Mancate risposte da parte della Giunta regionale, in particolare sulla mortalità in Friuli Venezia Giulia durante la seconda e terza ondata dell’epidemia da Covid, ma non solo. Su questo i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle hanno tenuto una conferenza stampa. “Non vogliamo speculare né tantomeno festeggiare se le cose vanno male, come vorrebbe far credere il presidente Fedriga con dichiarazioni inaccettabili. Siamo però preoccupati dai numeri che vediamo quotidianamente e da una verità che viene raccontata solo parzialmente per salvare le apparenze” affermano Andrea Ussai, Cristian Sergo, Ilaria Dal Zovo e Mauro Capozzella.
“Anche ieri, durante la riunione della Commissione sanità, non si è voluta focalizzare l’analisi sulla mortalità nelle fasi più critiche – rimarca Ussai -. È vero che nella prima ondata siamo stati la regione del Nord meno colpita, con una crescita dei decessi per tutte le cause (Covid e non) del 9,0% tra marzo e maggio del 2020 rispetto alla media degli stessi mesi del periodo 2015-2019; ma tra ottobre e dicembre l’incremento è stato del 45,6%. L’assessore Riccardi ritiene ‘ingeneroso dividere la mortalità’ tra le diverse ondate, ma forse non si è accorto che è proprio l’Istat a fare questa suddivisione”.
“Ma ci sono anche i numeri dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ad aggiungere dati sulla gravità della situazione nella nostra regione. Il Friuli Venezia Giulia – aggiunge il consigliere M5S – ha avuto un’impennata del tasso di mortalità di oltre quattro volte tra novembre e dicembre, risultando secondo solo alla Valle d’Aosta. L’indice è stato il più alto in Italia a gennaio e ancora oggi, seppure in calo, è tra i più elevati nel Paese. Numeri su cui abbiamo presentato un’interrogazione a fine gennaio, ponendo il tema in Commissione più volte, ma ancora non abbiamo ottenuto risposte. Così come attendiamo la convocazione della Commissione competente sull’audizione dei professionisti e dei sindacati sulla gestione dell’emergenza, sui piani pandemici, sulle case di riposo. Richieste che giacciono da mesi (sono state tutte inoltrate tra settembre e novembre) quando il regolamento del Consiglio regionale impone la convocazione entro dieci giorni”.
“Già in un’audizione del 24 gennaio, i manager delle Aziende sanitarie avevano lanciato un grido di dolore su come il nostro sistema sanitario sia stato travolto dalla seconda ondata di Covid – ricorda Capozzella -. Analizzare i dati senza tenere conto dei diversi momenti che il Friuli Venezia Giulia ha passato durante la pandemia non permette di avere una giusta chiave di lettura della situazione. Attraverso un’analisi più adeguata dei numeri, si potrebbe invece capire se e cosa non abbiamo funzionato per il meglio nella nostra sanità”.
“Tra le domande a cui non è stata data risposta, c’è anche quella che riguarda la situazione dei nostri ospedali – aggiunge Dal Zovo -. Il tasso di occupazione delle terapie intensive, attualmente al 48%, è relativo ai 175 posti che sono stati indicati al Ministero della Salute, ma non sappiamo quanti sono realmente operativi e con quanto personale dedicato. Non ci è stato detto perché la pressione sulle nostre strutture non abbia praticamente avuto una ‘tregua’ che invece c’è stata in altre regioni durante il periodo tra seconda e terza ondata, né abbiamo ottenuto riscontri quando abbiamo chiesto delucidazioni sulla possibilità di ridurre questa pressione attraverso una migliore presa in carico territoriale”.
“La terza ondata, che stiamo attraversando in queste settimane, continua a vedere il Friuli Venezia Giulia tra le regioni a più alta mortalità – sottolinea Sergo -. Tra gennaio e febbraio 2021 c’è stato un incremento dei decessi rispetto alla media dei primi due mesi tra il 2015 e il 2019 del 21,50%, contro il 5,30% complessivo delle regioni del Nord e lo 0,90% dell’intero Paese. Fedriga e Riccardi puntano sempre l’attenzione sull’alto numero di tamponi, rifiutando le classificazioni che mettono la nostra regione in zona rossa o, come accaduto a livello europeo, in ‘rosso scuro’. Ma se è vero che più tamponi si eseguono e più contagi emergono, i dati relativi a ricoveri e decessi sono indipendenti da questo fattore. E i numeri in questo senso, purtroppo, sono incontrovertibili”.