Conoscere “le cause dell’elevato numero di decessi non direttamente legati al Covid evidenziati dall’Istat” e “quali misure si vogliono intraprendere per recuperare i ritardi negli screening oncologici e nella presa in carico delle strutture specialistiche e l’attività chirurgica, per riuscire a gestire nei prossimi mesi un lavoro supplementare di diagnosi e di cura”. Lo chiede in un’interrogazione il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai. “Non bisogna mettere in secondo piano i tanti pazienti con patologie diverse dal Covid che, dopo più un anno, ancora non sanno quando potranno riprendere a curarsi”.
“Nel contempo – aggiunge Ussai – abbiamo inoltrato nei giorni scorsi una richiesta di accesso agli atti alle Aziende sanitarie e alla Direzione Salute della Regione per avere il numero di operazioni chirurgiche rinviate nel periodo di sospensione degli interventi non urgenti, vale a dire dal 17 marzo 2021 al 12 aprile 2021. Chiediamo inoltre un approfondimento sugli interventi oncologici eseguiti o inviati al Burlo e al Cro nello stesso periodo, con un confronto rispetto ai due anni precedenti. La sospensione dell’attività chirurgica programmata, decisa proprio il 17 marzo scorso, ha lasciato agli IRCCS della regione il compito di prendere in carico gli interventi “non urgenti, ma comunque non differibili”, con disagi per i pazienti, sia per le complicanze cliniche, sia per l’allungamento delle liste d’attesa”.
“Il Rapporto pubblicato da Istat e Istituto Superiore di Sanità il 5 marzo – continua il consigliere M5S – indica come il Friuli Venezia Giulia abbia subìto un aumento drammatico della mortalità, per tutte le cause, negli ultimi mesi del 2020, passando da un aumento del 9% durante la prima ondata al 45,6% della seconda, con un eccesso tra ottobre e dicembre di 2.430 morti, distinti tra 1.420 legati al Covid e 1.010 da altre cause. Un numero impressionante che merita attenzione e che può essere ricondotto o a una sottostima dei casi Covid o ad un sistema sanitario sovraccarico. Gli stessi professionisti hanno a più riprese lanciato l’allarme su questa situazione, invocando soluzioni tempestive per mitigare degli effetti che potrebbero riflettersi anche a lungo termine”.
“La mortalità non attribuibile direttamente alla pandemia può essere riconducibile anche alle mancanze e ai ritardi causati dall’emergenza nella gestione ordinaria della Sanità, che impedisce o ritarda l’accesso a visite diagnostiche, specialistiche e agli screening – conclude Ussai -, pesando sulle liste d’attesa e favorendo l’abbandono di percorsi terapeutici”.