“La Regione pochi giorni fa ha rifiutato l’istanza di autorizzazione unica per l’ampliamento della discarica di amianto di Porcia. Sventato il blitz della maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale, che avrebbe permesso l’ampliamento o anche la realizzazione di nuove discariche di amianto a meno di 500 metri dai centri abitati”. Lo affermano i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle in Friuli Venezia Giulia e il consigliere comunale M5S di Porcia Mauro Biolcati. “Sono state infatti accolte le osservazioni presentate dal M5S nella procedura autorizzativa, che ricordavano come lo stesso Piano di gestione dei rifiuti del Friuli Venezia Giulia non preveda che questi impianti possano esser realizzati in prossimità di case o luoghi sensibili”.
“A Porcia il tentativo della General Beton, nel più completo silenzio dell’amministrazione comunale e con l’aiuto dei consiglieri regionali di maggioranza, che hanno approvato una specifica norma lo scorso dicembre, nonostante l’interessamento del Sottosegretario al Ministero per la Transizione Ecologica Vannia Gava, era quello di allargare l’impianto arrivando a circa 300 metri dalle case più vicine nelle località Ceolini a nord-ovest della discarica e Sant’Antonio a sud-est – ricordano gli esponenti pentastellati -. L’azione del Governo Conte bis ha sistemato tutto e reso inefficace l’intervento normativo della maggioranza” .
“Il problema dell’amianto è reale, sono le soluzioni che sono sbagliate. Innanzitutto, andrebbero valorizzati gli studi e le pratiche virtuose che prevedono il riutilizzo delle fibre di amianto inertizzate e non pericolose per la salute dell’uomo, in secondo luogo si è perso fin troppo tempo per l’individuazione di aree idonee allo smaltimento, laddove necessario, di questo materiale – concludono i consiglieri M5S -. Aree che non devono essere individuate così vicine alle zone abitative. Come detto in passato, la nostra contrarietà non è rivolta alla ditta che sta svolgendo con rigore le proprie attività, ma al rischio di smaltire l’amianto vicino alla popolazione. Un rischio inutile ed evitabile, se solo si sviluppassero le alternative da noi indicate; ci auguriamo che nei 60 giorni di tempo richiesti per presentare alternative al progetto iniziale sia la ditta stessa a indicare la strada da percorrere”.