“È sempre positivo che il territorio regionale possa usufruire delle risorse messe a disposizione, grazie all’impegno del Presidente Giuseppe Conte, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e siamo contenti che il CAFC ne possa usufruire per un impianto di essicamento fanghi a bassa temperatura. Ma anche dietro a questa decisione ci sono delle perplessità per il costo delle opere e per quelle che rimangono ancora da realizzare negli impianti di depurazione da adeguare”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Cristian Sergo.
“Dal punto di vista economico l’intervento finanziato con fondi PNRR avrà un costo complessivo di circa 14,6 milioni di euro, di cui 10 milioni con i fondi del piano spiega Sergo -, ma nel programma degli interventi approvato dall’AUSIR il medesimo intervento doveva costare un terzo. Infatti, basta scorrere il programma delle opere per verificare non solo il solito costante ritardo nel realizzare i lavori (che erano previsti nel biennio 2020-2021), ma soprattutto che il costo previsto era di 5,5 milioni di euro per raggiungere gli stessi obiettivi. Tra questi c’era la riduzione delle bollette: nonostante, o forse a causa di milioni di euro spesi ogni anno, secondo le stime di Cittadinanzattiva, la spesa media delle famiglie friulane è passata dai 132 euro del 2007 ai 322 euro del 2020. Praticamente un aumento del 150%”.
“In attesa di comprendere come mai siano triplicate le previsioni di spesa dell’intervento, con la stessa trepidazione attendiamo di veder realizzati sia gli interventi già autorizzati dalla Regione a Udine nel 2020 e mai realizzati, sia quelli obbligatori prescritti nel 2017 per il depuratore di Lignano – continua l’esponente M5S -. Lavori necessari per adeguare gli impianti alle stesse normative regionali, nazionali ed europee inseriti anche questi nei piani di intervento, ma mai realizzati”.
“Per quanto riguarda l’impianto di Udine, invece di realizzare opere già autorizzate, si spendono ancora soldi in studi e consulenze per comprendere come mai i dati reali in ingresso al depuratore siano così diversi da quelli dell’agglomerato di riferimento, forse a causa dell’eccessiva diluzione dei reflui, stesso problema presente in molti impianti del territorio. Nonostante queste mancanze – conclude Sergo – si continuano a rilasciare le autorizzazioni regionali degli scarichi di questi impianti, utilizzando anche formule innovative per verificarne l’efficienza, invece di far valere i poteri sostitutivi per superare l’inerzia di chi li gestisce”.