Signora Presidente, Signori Consiglieri,
la proposta di legge che andiamo a discutere giunge in un momento particolare della storia istituzionale nazionale e regionale. Poche volte come in questa occasione si affronta un tema così sentito dai cittadini, e raramente si è presentata un’occasione così importante per segnare un cambiamento decisivo nel rapporto fra i cittadini ed i loro rappresentanti.
La riduzione e la pubblicità del trattamento economico dei consiglieri e degli assessori regionali riveste un significato che va al di là del mero dato contabile: si tratta del compenso che si ritiene congruo corrispondere a chi gestisce e regola la cosa pubblica, e soprattutto di chi deve essere di esempio alla collettività. Parallelamente a ciò, siamo chiamati a legiferare sui finanziamenti ai gruppi che nel corso degli ultimi anni sono stati al centro di scandali in molte regioni d’Italia, compresa la nostra, a testimonianza di una loro gestione opaca e autoreferenziale.
Ci dispiace constatare che con questo provvedimento si è pensato di più all’effetto placebo che alla reale sostanza delle cose. Altisonanti proclami di riduzione del 50% dei costi si traducono nella sostanza a compensi di poco inferiori ai precedenti, vengono aboliti i contributi dei singoli consiglieri all’accantonamento dell’indennità di fine mandato e di fatto vengono sensibilmente aumentati i rimborsi spese sottratti per sempre alla rendicontazione: 42.000€ / anno a consigliere per l’esercizio del mandato. Senza nessun giustificativo. Sono 3 anni di stipendio netto di un operaio.
Tutto l’abbattimento dei costi prodotto da questo provvedimento si basa sull’applicazione del decreto Monti relativo alle spese di funzionamento dei gruppi, abbattimento reale che porta ad una riduzione dei costi del 90% rispetto ad un paio di anni fa, e dell’80% rispetto a quest’anno, del quale questa amministrazione non può vantare alcun merito. Ci viene naturale il sospetto che l’accordato aumento dei rimborsi spese per l’esercizio del mandato sia dovuto anche alla compensazione di questa consistente riduzione ed alla contemporanea sottrazione della dovuta rendicontazione.
Anche la lodevole abrogazione del vitalizio contributivo non avrà effetto se non in un futuro piuttosto distante, mentre nulla si è voluto fare per ridimensionare, non dico le attuali erogazioni, ma nemmeno quelle che andranno a maturarsi nei prossimi anni (giorni?), come recentemente sottolineato dalla stampa.
Con le sue proposte e con i suoi emendamenti il MoVimento 5 Stelle vuole farsi portatore delle istanze di chi è stanco di sopportare i privilegi che la classe politica continua a mantenere.
Chi è chiamato a sedere su questi banchi deve considerare se stesso come un dipendente, non già di questa amministrazione, ma dei cittadini che lo hanno eletto.
Come dipendente ha diritto ad una congrua retribuzione commisurata al compito, alle responsabilità ed ai risultati che dimostra di saper ottenere.
Il riferimento alla retribuzione dei sindaci di capoluogo non ci sembra corretto né sul piano istituzionale, il sindaco è il primo amministratore della sua città e a lui fanno capo gravi responsabilità individuali, ciò che non si può dire del consigliere regionale, né ai fini pratici, in quanto il compenso reale è di 5024€, aumentato solo nel caso di lavoratori dipendenti che si mettono in aspettativa.
La tesi secondo cui a basso compenso corrisponderebbe bassa qualità professionale e umana, è semplicemente risibile: ciò è dimostrato ampiamente in molti paesi del mondo, dove le retribuzioni dei ruoli istituzionali sono normalmente più modeste delle nostre, ma anche semplicemente dal fatto che ci risulta siano ancora moltissimi i cittadini che si offrono alle istituzioni mossi da quel senso civico che porta a considerare la politica come servizio al bene della collettività: primi fra tutti proprio i nostri eroici sindaci.
La Giunta e il Consiglio regionale nelle ultime settimane hanno operato sotto l’impulso del “decreto Monti” che impone tagli rigorosi ai costi dei gruppi politici regionali.
Il provvedimento che sta per essere approvato da quest’Aula porterà a una spinta precarizzazione del personale dei gruppi. L’obiettivo è chiaro: ridurre al massimo la capacità di azione del gruppi regionali nell’attività legislativa e in quella politica sul territorio.
Stiamo assistendo a un evidente depotenziamento del Consiglio a vantaggio della Giunta, che non sta brillando certo, cara Presidente, per capacità di risparmio.
Nonostante le tante belle parole al vento dette in campagna elettorale, Lei non ha fatto nulla per ridurre i costi della sua Giunta che, anzi, ricorrendo a ben 6 assessori esterni, grava ulteriormente sui costi della Regione.
Concludiamo facendo una proposta. Riteniamo che il Consiglio regionale – dopo tanti, troppi, esempi deprecabili – debba diventare finalmente un modello di trasparenza. Affidiamoci al giudizio dei cittadini e rendiamo pubblico, trasparente, partecipato tutto quello che viene fatto in queste stanze. Così facendo, daremo una risposta seria e onesta a chi si aspetta molto da questo provvedimento.