“Si è arrivati all’epilogo di una vicenda su cui siamo stati sempre e convintamente contrari. Se c’è un finale rispetto all’acciaieria, non c’è su altri punti che per noi restano un presupposto fondamentale per impedire che Punta sud sia oggetto di insediamenti che vadano a minare l’equilibrio ambientale, contro il presupposto fondamentale di rinaturalizzazione. Parliamo di un’area acquistata dal Consorzio industriale per perseguire tale scopo, non certo per cementificarla”.
Questo il commento, in una nota, della consigliera regionale Rosaria Capozzi (M5s) che ha proposto al Consiglio regionale di avviare una discussione su quanto richiesto da 24.173 cittadini tramite petizione, istanza che di fatto ha portato a non realizzare l’impianto siderurgico in un’area molto delicata.
“La Maggioranza – spiega la pentastellata – non ha voluto provocare imbarazzi alla Giunta e ha evitato di portare la discussione della petizione in Consiglio regionale. Purtroppo, chi non ha letto la petizione ha ritenuto che nella stessa si chiedesse solo di non realizzare l’acciaieria in laguna”.
“La Commissione non solo ha bocciato questa semplice richiesta – commenta Capozzi – ma ha deciso di archiviare tutta la petizione, senza dare risposta anche agli altri punti presenti nel documento”.
“Chi non ha appoggiato questa richiesta, ha lasciato campo libero alla Regione di approfondire il canale navigabile Aussa Corno anche oltre le altezze previste dal Piano regionale delle Infrastrutture e dei Trasporti e dal Piano della gestione della laguna. In più, non è stata accettata nemmeno la richiesta di garantire che l’area del Fearul o Punta Sud, come recentemente battezzata, venga rinaturalizzata”.
“C’erano evidenze – continua l’esponente di Opposizione – e ci sono ancora, anche alla luce degli studi delle università, che quella scelta non era giusta per Punta sud e per nessuna altra area della nostra regione, per l’impatto ambientale e per l’impatto sociale. Alla Giunta, però, per ritornare sui proprio passi è servita una petizione che ha portato oltre 24mila cittadini a dire no, difendendo così il proprio territorio”.
“Una conclusione – termina Capozzi – indegna di una Commissione che era partita anche peggio, con le arrampicate sugli specchi del presidente Maurmair, accusato dai comitati di non averli voluti convocare nella seduta del 21 settembre quando si sono discussi gli studi affidati a soggetti privati e alle università regionali. Approfondimenti che tuttora non sono stati resi pubblici e che non sono stati consegnati ai Comitati promotori della petizione e su cui avevamo chiesto, invano, di audire anche Arpa Fvg”.