Nel giorno in cui ricorre la Giornata internazionale delle Ostetriche e a margine del convegno dove la Federazione nazionale degli ordini della professione ostetrica incontra le ostetriche/i del FVG, ho voluto rendere un tributo personale a tutte le ostetriche, un tributo per il valore importante che danno alla nostra società, e questo lo dico non soltanto come un rappresentante delle istituzioni ma soprattutto come donna e come madre, perché ho attraversato i percorsi della gravidanza, del parto, del post partum e dell’allattato, supportata fisicamente ma soprattutto emotivamente da questa importante figura.
“Partiamo dall’etimologia della parola “ostetrica”, che deriva dal latino, ovvero da “ob-stare”, stare davanti; è la figura che nell’antichità stava letteralmente davanti alla donna per sostenerla ed assisterla in ogni fase della vita.
Ma non credo che tutti conoscano le peculiarità del lavoro dell’ostetrica, vero?
Quando pensiamo all’ostetrica, siamo soliti identificarla come quella figura professionale che fornisce supporto alla donna in sala parto.
Viene dunque associata esclusivamente all’ospedale e in particolar modo alla sala parto.
Ciò che i più ignorano, è che l’ostetrica è in realtà la professionista deputata all’assistenza della donna lungo il corso di tutta la sua vita.
Non solo durante la nascita, dunque, ma anche pubertà, adolescenza, maternità, allattamento, fino ad arrivare alla menopausa ed oltre. L’ostetrica accompagna la donna in ogni fase della vita prendendosene cura e dandole la comprensione e l’aiuto necessari, instaurando, grazie alla sua empatia, un rapporto unico.
Tuttavia siamo in una società in cui la medicalizzazione assurge ad elemento principale in ogni aspetto della vita e, per questo, questa figura viene talvolta sottovalutata e sostituita dal ginecologo, cui la donna è solita rivolgersi per tutti i problemi riguardanti la sua salute.
Ciò che è importante sapere è che le due figure dell’ostetrica e del ginecologo, non si equivalgono né sono in contrapposizione tra loro. Anzi, esse sono complementari, diverse nelle funzioni ed ugualmente necessarie per affrontare la gravidanza, il parto e il post partum nella maniera migliore possibile.
Ultimo aspetto su cui mi soffermo è quello della compassione perché oggi, nei protocolli di formazione per le ostetriche, è esplicitamente previsto che acquisiscano abilità professionali che consentano di offrire cure «sicure, competenti, gentili, compassionevoli e rispettose». Questa definizione mi ha colpita, perché è la sintesi di questa professione; in particolare modo il tratto compassionevole è il tratto su cui su voglio soffermarmi, la compassione, è considerata fondamentale per un’assistenza ostetrica di qualità, la compassione intesa come sentirsi insieme, in compagnia di qualcun altro e al contempo un agire ed eseguire azioni di gentilezza, per fornire sollievo alla sofferenza o al dolore.
Con l’Ordine delle Ostetriche di Udine e Pordenone ho fatto percorsi importanti, che hanno portato ad altrettante conquiste importanti.
La nostra collaborazione ha fatto sì che Udine avesse per la prima volta una stanza per cambio pannolino e allettamento nella sede comunale, facendo sì che la nostra città fosse più a misura di mamme e papà.
Nel tempo questa collaborazione, mi ha portata a proporre che venisse istituita l’ostetrica domiciliare, per supportare la donna e la sua famiglia nella fase successiva al parto, perché la neo mamma così come i neo papà si ritrovano in un ruolo a cui non sono preparati, è pertanto fondamentale un supporto nei primi 40 giorni dopo il parto.
Questa proposta non ha trovato seguito, ma non ci arrendiamo, perché le proposte buone prima o poi trovano applicazione.
La valorizzazione dell’ostetrica è un elemento importante per migliorare la nostra stessa sanità, per migliorare servizi alle famiglie, e questo è un compito importante di cui dobbiamo tutti farcene carico.”