“La Commissione regionale Pari opportunità, organismo di consultazione istituito con legge regionale 23 del 1990, necessitava dopo quasi 35 anni di una doverosa rivisitazione e la proposta di legge approvata in Commissione costituisce concretamente il punto di arrivo di tale rivisitazione. Si è trattato di un lavoro trasversale, perché ha coinvolto ogni forza politica presente in questo consesso: questo perché le politiche di promozione delle pari opportunità non hanno alcun colore politico”.
Lo evidenzia in una nota stampa la consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), esprimendosi in merito al tema della Commissione regionale per le Pari opportunità tra Uomo e Donna (Crpo Fvg), oggetto quest’oggi delle attività in seno al Consiglio regionale per quanto concerne la sua nuova norma istitutiva.
“La Commissione svolge un importante ruolo per l’elaborazione di proposte di interventi e politiche – aggiunge l’esponente pentastellata – atte a rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale, culturale e istituzionale, intervenendo sui modelli culturali e sociali di genere. I tempi sono ormai cambiati, ma tante cose risentono ancora di retaggi di cui non ci siamo liberate. Come nel caso in cui si vuole negare esplicitamente l’esistenza stessa del patriarcato: sono infatti proprio di questi giorni le dichiarazioni inopportune del ministro Valditara, secondo il quale il patriarcato è solo ideologia”.
“I numeri, tuttavia, parlano chiaro. Riprendendo un rapporto della Camera di commercio di Pordenone-Udine, per esempio, il tasso di occupazione maschile nella nostra regione – precisa Capozzi – è pari al 74,4%. Quello femminile si ferma invece al 60,2%, evidenziando un divario di genere del 14,2%. Ovviamente, a sfavore delle donne”.
“Le donne occupate, tuttavia, possono vantare mediamente – sottolinea la rappresentante del M5S – un titolo di studio più elevato rispetto gli uomini. Infatti, quasi una su due è diplomata (47,6%) e quasi una su tre è laureata (30,9%). Gli uomini, invece, fanno registrare una media decisamente inferiore. Nonostante i maggiori livelli di istruzione delle donne, inoltre, le differenze contrattuali rispetto agli uomini sono comunque rilevanti: una su tre (33,9%) lavora a part-time, a fronte dell’8,2% degli uomini, mentre nelle posizioni dirigenziali le donne sono solo il 14,9% del totale e poco più di una donna su quattro è un ‘quadro’ (27,5%). Le retribuzioni degli uomini, calcolate sull’imponibile previdenziale medio annuo, superano quelle femminili del 35,3%.”.
“Inoltre, la presenza delle donne è ancora troppo esigua – dettaglia Capozzi – persino tra le Istituzioni: nell’ambito dell’attuale legislatura regionale, infatti, siamo solo in nove a rivestire le cariche di consigliere, dopo le sette di quella precedente. Se guardiamo, poi, la piaga della violenza sulle donne proprio nel mese in cui se ne promuove il contrasto le cose non vanno certamente meglio perché, alla fine dell’anno 2022, i casi di violenza contro le donne riguardavano oltre 1.200 soggetti femminili. Sono state altresì più di duemila le vittime femminili che, nell’arco di un solo anno, hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza del Friuli Venezia Giulia: un’inquietante media di oltre cinque segnalazioni al giorno”.
“Numeri preoccupanti che devono far riflettere ulteriormente e che impongono di lavorare per promuoverne il contrasto. Tutte queste cifre – conclude Capozzi – ci dicono una cosa sola: ossia, che il lavoro da fare è ancora immane! Proprio in questo senso, però, il ruolo della Crpo Fvg appare prezioso e più che mai indispensabile”.