“La Lega pare, ancora una volta, non aver alcun bisogno di un democratico confronto e di un corretto approfondimento: va dritta come un treno su una questione complicata che, altresì, investe aspetti giuridici e religiosi. Oggi è stata discussa in Commissione una proposta di legge nazionale, sulla quale la Regione Friuli Venezia Giulia non ha peraltro alcuna competenza. Inoltre, non ci è stato concesso il tempo per procedere a una serie di doverose audizioni per un confronto con i rappresentati delle comunità interessate, come invece chiesto dalla sottoscritta durante la riunione dei capigruppo e come sempre avviene nel caso delle pdl, al fine di giungere a un lavoro condiviso”.
Lo rimarca, attraverso una nota stampa la consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), facendo riferimento agli odierni lavori della V Commissione, impegnata nella discussione di una proposta di legge nazionale del Gruppo Lega in merito al divieto di utilizzo del velo integrale in tutti i luoghi pubblici e in quelli aperti al pubblico.
“Contestiamo in primis il metodo, in merito al quale – aggiunge l’esponente pentastellata – la sola spiegazione è quella di una pura e semplice propaganda politica da parte del Carroccio. Nel merito, invece, è semplicemente aria fritta, giacché esiste già una legge del 22 maggio 1975, la 152, che vieta l’uso di ‘caschi protettivi o qualsiasi altro mezzo che renda difficile il riconoscimento della persona in luoghi pubblici o aperti al pubblico’, a meno che vi sia un giustificato motivo. È proprio questo l’aspetto su cui interviene la Lega, togliendone il riferimento”.
“D’altra parte, com’è chiaro fin dal titolo della legge del 1975, la norma non era stata pensata per dirimere questioni culturali o per difendere i diritti delle donne, ma esclusivamente per garantire la sicurezza. Le esigenze di pubblica sicurezza – precisa Capozzi – vengono infatti soddisfatte dal divieto di utilizzo in occasione di manifestazioni e dall’obbligo, in tali circostanze, di sottoporsi all’identificazione e alla rimozione del velo. Naturalmente, ove necessario a tal fine”.
“La Lega ritorna a gamba tesa e in maniera sfacciatamente ideologica – sottolinea la rappresentante del M5S – su una questione che andrebbe, invece, affrontata con i mediatori culturali. La questione sicurezza viene utilizzata strumentalmente solo per portare avanti una battaglia anti-islamica. L’integrazione e l’autodeterminazione delle donne in questo specifico caso non possono invece realizzarsi con un divieto o con una secca imposizione. Vietare di ricorrere a certi indumenti per garantirne l’autodeterminazione è sbagliato, perché chi vive una situazione di soggezione, mentre la Lega vuole erigersi a paladina della giustizia, finisce per essere marginalizzato o per soggiogare al divieto, per poi rivivere la stessa situazione in altri contesti”.
Sarà curioso sapere che posizione sosterranno i colleghi di Forza Italia oggi assenti in aula, la cui posizione espressa anche da colleghi lombardi sembra essere diametralmente opposta, tra l’altro autori di una mozione volta a introdurre tavoli di confronto e di ascolto con le comunità islamiche, condivisibili peraltro, che, secondo le dichiarazioni di Calligaris non possono che servire per mercanteggiare al ribasso i diritti delle donne, anche minorenni.
“Crediamo fermamente nell’emancipazione della donna e nelle pari opportunità, ma il metodo non passa attraverso alcun divieto. L’integrazione – conclude Capozzi – dovrebbe costituire l’obiettivo principale, però non possiamo ottenerlo con la forza. Si tratta di un processo che va accompagnato insieme ai mediatori culturali, aspetto che la legge non tocca, ed è solo attraverso di esso che potremo finalmente parlare di reale integrazione. Ecco i motivi per cui non ho partecipato al voto di una legge bandiera che cela, dietro una fantomatica ragione di sicurezza e tutela delle donne, una mera battaglia ideologica e discriminatoria, resa ancora più evidente dalle modalità e dal momento storico che vede Monfalcone approssimarsi al voto”.