
“Evidentemente, lo schiaffo sonoro preso recentemente sul tema dell’autonomia differenziata scotta moltissimo alla Lega. Al punto che i suoi rappresentanti ripartono subito con un altro cavallo di battaglia: la battaglia anti islamica. Sulla proposta di legge nazionale, arrivata oggi in discussione al cospetto dell’Aula, la nostra Regione non ha neppure competenza e, perciò, si tratta semplicemente di un documento ideologico, utile solo per interessare ulteriormente il Parlamento a intervenire, nonostante esista già una proposta nazionale tematica targata Carroccio”.
Lo sottolinea, attraverso una nota stampa, la consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), riprendendo i contenuti già espressi questa mattina nell’emiciclo di piazza Oberdan a Trieste nel corso dei lavori dell’Assemblea legislativa dedicati alla pln “Norme urgenti per l’ordine pubblico, la sicurezza e la tutela dei diritti delle donne e dei minori”.
“Benché avvenga senza urgenza, questo è vero, troviamo comunque discutibili – aggiunge l’esponente pentastellata che, come già fatto in Commissione, ha deciso di non prendere parte al voto conclusivo – i tempi e i modi della valutazione della norma, giacché non c’è stato il tempo per procedere alle necessarie e auspicabili audizioni, come sempre avviene nel caso delle pdl e come io stessa avevo chiesto durante una seduta dei capigruppo. Tutto ciò perché la Lega ritiene di non aver bisogno di confronto e approfondimento”.
“La sostanza dei fatti è che si interviene ideologicamente a gamba tesa – precisa Capozzi – su una questione complicata che investe aspetti giuridici e religiosi con il solo fine di raccattare voti per la campagna elettorale che, guarda caso, vede la città ‘amica’ di Monfalcone approssimarsi alle urne. La Lega in questo caso inasprisce il testo della legge del 1975, eliminando il giustificato motivo e limitandosi a intervenire in maniera punitiva su una questione che non si può affrontare solo con il divieto, ma che andrebbe altresì accompagnata e affrontata insieme ai mediatori culturali”.
“In una società multiculturale come la nostra, promuovere un dibattito oggettivo su questa pratica – rimarca ancora Capozzi – appare di importanza fondamentale, sia per tutelare i diritti delle donne musulmane che per promuovere una maggiore uguaglianza tra i sessi. Sempre di più, tuttavia, alcune forze politiche, associano il velo all’integralismo islamico, dipingendo le donne musulmane come oppresse e prive di qualunque volontà individuale, ignorando così i molteplici significati del velo islamico e compromettendo ulteriormente i diritti delle donne. Le leggi che limitano l’uso del velo islamico, presenti in molti Paesi europei con l’obiettivo di emancipare le donne musulmane, hanno avuto proprio l’effetto inverso di minare i loro diritti”.
“Limitare l’uso del velo, infatti, ha come unica conseguenza – specifica l’esponente del M5S – quello di minare ulteriormente la partecipazione delle donne alla sfera pubblica. Inoltre, questa narrativa impedisce ai Paesi europei di focalizzarsi sulle reali forme di disuguaglianza di genere presenti all’interno delle loro stesse società. L’integrazione dovrebbe essere l’obiettivo principale, ma non possiamo pretendere di ottenerlo con la forza. Si può e si deve perseguire l’obiettivo, non vietando, ma lavorando per l’integrazione culturale”.
“Questa pnl leghista utilizza strumentalmente la sicurezza – conclude Capozzi – solo per portare avanti una polemica anti-islamica”.