Il Gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale ha presentato questa mattina alla stampa una proposta di legge volta a favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica. Come hanno spiegato questa mattina i consiglieri regionali Elena Bianchi e Cristian Sergo a Udine il provvedimento risponde a una duplice esigenza: da un lato quella di favorire una maggiore partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica e dall’altro porre un freno alla politica intesa come professione, la cui autoreferenzialità conduce inevitabilmente a una deriva che continua a minare le istituzioni democratiche.
Il provvedimento stabilisce un nuovo limite dei mandati per i consiglieri regionali, abbassa drasticamente il numero di firme necessarie per indire i referendum abrogativi di iniziativa popolare, fa sì che il quorum per l’approvazione del referendum si abbia con la maggioranza dei voti validamente espressi, determina nuovi criteri di ineleggibilità alle cariche – ponendo fine alle spiacevoli estromissioni cui abbiamo recentemente assistito – e permette a tutti i candidati alla presidenza della Regione che superano il quorum di sedere in Consiglio regionale. Una proposta di legge ispirata a un modo di fare politica più trasparente e più vicino alla gente.
«Nel XXI secolo si deve definitivamente affermare una modalità diretta di fare politica, spogliata da sovrastrutture e sacralità che hanno via via allontanato i cittadini eletti dai cittadini elettori – sottolinea la capogruppo M5S Elena Bianchi – . Chi si trova a gestire la cosa pubblica, e quindi programma e pianifica il presente e il futuro, deve agire con la stessa immediatezza utilizzata nell’affrontare le problematiche della vita reale. Una rivoluzione culturale, resa possibile anche dai nuovi mezzi di comunicazione, che oggi consente a un numero crescente di persone di prendersi cura del nostro territorio e della nostra comunità».
Per favorire la partecipazione il dispositivo riduce anche il numero delle firme necessarie per indire il referendum regionale abrogativo. L’obiettivo è quello di riequilibrare la proporzione fra il numero di firme calcolato sull’elettorato attivo regionale, rispetto allo stesso istituto previsto a livello nazionale. Se la normativa statale, infatti, richiede 500.000 firme su una base di elettorato attivo composta da circa 47 milioni di elettori, risulta sovradimensionato il quantitativo di 30.000 firme richiesto nel Friuli Venezia Giulia su una base di 1,1 milioni di elettori.
Allo stesso tempo la proposta di legge punta a ovviare a una limitazione presente nel solo sistema elettorale del Friuli Venezia Giulia che restringe, infatti, l’accesso al consesso consiliare al solo candidato alla Presidenza “che abbia conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore a quello del candidato eletto Presidente”. Una norma che non rispecchia la reale espressione della volontà popolare. Per questo si vuole consentire, invece, a tutti i candidati alla presidenza della Regione, che superano il quorum, di far parte del Consiglio regionale.
Il provvedimento interviene, inoltre, sulla modalità di espressione del voto. Per garantire, infatti, la massima chiarezza nella lettura della scheda elettorale, evitando al contempo la proliferazione di simboli che finisce per confondere i cittadini, si vieta al candidato Presidente di associare simboli al proprio nome.
Infine le disposizioni che hanno ad oggetto la carica di consigliere regionale evitano l’accumulo di ruoli pubblici, rendendo più chiari i limiti riguardanti l’ineleggibilità e l’incompatibilità dei candidati e spingono il consigliere eletto a svolgere in via esclusiva e pienamente il mandato sancito dal voto dei cittadini.