Ci apprestiamo ad esaminare la legge Finanziaria 2014, la prima di questa legislatura e di questo esecutivo. Una legge molto attesa dai cittadini di questa regione e che il Movimento 5 Stelle ha voluto analizzare con grande attenzione.
Siamo consapevoli che questa finanziaria si inserisce, a livello internazionale, in un momento storico difficile dove si prevede una limitata crescita globale. Crescita che invece riguarderà soprattutto i Paesi emergenti e che supererà quella dei Paesi industrializzati. Ci troviamo in un periodo caratterizzato da forti difficoltà dettate dall’elevato debito pubblico, dai timori provenienti dalla lenta e scarsa crescita economica e da una riduzione del lavoro che porta ad un drammatico aumento del tasso della disoccupazione che colpisce soprattutto i giovani!
In questo contesto si inserisce la situazione italiana che si presenta come molto preoccupante.
Nel nostro Paese la Cassa integrazione (Cig) è in continuo aumento tanto che lo scorso agosto ha segnato un +12,4%. In Italia, nell’ultimo quinquennio, hanno chiuso 9 mila imprese con più di 50 anni di attività alle spalle. Ci collochiamo al 49° posto per competitività, persino dopo la Lituania e i consumi si sono ridotti dell’8%.
Il debito pubblico continua ad abbattere record (negativi) e il rispetto del rapporto deficit/pil sotto il 3% ha dimostrato essere un parametro inutile anzi dannosissimo per economie come la nostra. Gli sforzi che il nostro paese ha fatto dall’inizio della crisi però sono notevoli, basti pensare che in questo difficile contesto l’Italia è in paese in cui il debito è cresciuto di meno. Dal 2007 al 2013 l’incremento è stato del 27%; nello stesso periodo la Germania ha visto lievitare il suo debito del 34% la Francia addirittura del 54%. Anche le entrate tributarie sono crollate di oltre il 2%, mentre dilaga l’evasione fiscale che secondo stime istat si attesta attorno ai 275 miliardi di euro.
Non parliamo poi del numero di fallimenti, in aumento di quasi il 6% con 6500 procedure registrate nel 2013.
Questo “bollettino di guerra” potrebbe continuare con il calo del gettito Iva, con il crollo del mercato immobiliare, con i cittadini “totalmente inattivi” che toccano il 36% della popolazione, con il popolo delle partite iva ormai allo stremo e con il costante rialzo delle insolvenze bancarie.
Addirittura, l’indice della felicità nel rapporto Onu ci vede al 45° posto nel mondo. Felicità sempre più sconosciuta anche ai lavoratori e agli imprenditori del Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda le imprese che hanno chiuso, il 2° trimestre del 2013 ha presentato il peggior risultato dal 2009 e il numero di quelle attive è al minimo storico da 13 anni a questa parte.
Inoltre il tasso di crescita delle imprese regionali (+0,31%) resta inferiore alla media italiana (0,43%). Il tasso di disoccupazione al 6,8% – con quello giovanile tra 15 e 24 anni addirittura al 30,4% – non è tra i peggiori in Italia, ma la nostra regione, “periferia d’Italia” (dell’Impero), ha sempre reagito in ritardo, nel bene e nel male, agli scossoni dell’economia e temiamo quindi che il peggio non sia ancora arrivato.
Questi dati negativi, presidente Serracchiani, sono ormai ben noti e lei li conosce meglio di tutti. Le ricette economiche che vengono proposte sono però sempre le stesse: aumenti di capitale, sostegno incondizionato alle grandi aziende, ma nessun segnale di cambiamento nel modello di sviluppo, tanto da non prevedere alcun investimento, forse proprio perché non si sa bene dove si voglia andare.
Nella nostra campagna elettorale abbiamo sempre detto che vogliamo salvare le persone e non le multinazionali, salvare l’ambiente non chi inquina, sostenere le piccole medie imprese e non chi delocalizza dopo aver ottenuto ingenti finanziamenti pubblici. Dove sono gli interventi per ridurre la pressione fiscale, tassare chi inquina, incentivare lo sviluppo industriale compatibile sul territorio e sostenere chi è in difficoltà?
Presidente, c’è bisogno di un segnale di cambiamento reale, non solo di facciata, affrontando con coraggio le pressioni delle lobby e coinvolgendo persone nuove ed estranee alle logiche che ci hanno trascinato in questa situazione, senza trovare soluzioni alle difficoltà economiche ma perpetuando esclusivamente sistemi di potere che i cittadini non accettano più. Ricordiamo che metà degli elettori di questa regione non ha votato, e anche se, secondo un recente sondaggio di Swg sull’indice di gradimento dei cittadini verso i presidenti di regione, Lei sig. Presidente ha ottenuto il 46% dei consensi, ciò significa, ancora una volta, che il 54% dei cittadini, non si ritiene soddisfatto del suo operato.
Decisioni prese lontano da questa regione ma soprattutto lontano dai cittadini, implicano una programmazione finanziaria nazionale con pesanti ingerenze sulle politiche della nostra Regione, tanto è vero che sono stati promossi numerosi ricorsi alla Corte costituzionale in merito ai quali stiamo ancora aspettando gli esiti. Con la legge di stabilità 2013 è stato rivisto il patto di stabilità per le Regioni a statuto speciale, per gli anni dal 2013 al 2016. Le manovre statali già approvate, più l‘attuale disegno di legge di stabilità in discussione al Senato, fanno sì che la nostra Regione debba contribuire per il 2014 con l’enorme cifra di € 1.139.643,41. Rispetto al 2013 la riduzione della spesa che la legislazione vigente impone all’Autonomia speciale è aumentata di 80 milioni a cui si aggiungono i 56 milioni previsti nel disegno di legge di stabilità 2014 per un totale di € 136 milioni, che potrebbe ancora variare – speriamo non in peggio – in fase di approvazione definitiva della manovra statale.
Accanto al concorso di riduzione dei livelli di spesa programmata vi sono i contributi che la regione deve a titolo di accantonamento a valere sulle risorse regionali (quote di compartecipazione ai tributi erariali) che sono stimati nel 2014 in circa € 719 milioni (con una quota maggiore di € 136 milioni rispetto al 2013), anche questa cifra passibile di modificazione a seguito della contrattazione con lo Stato da compiersi nella prima metà del 2014. A questo si va ad aggiungere la mancata iscrizione dell’avanzo presunto al bilancio di previsione- in ottemperanza a quanto sancito dalla Corte Costituzionale- iscrizione che diverrà possibile solo una volta acquisita giuridica certezza della quantificazione dell’avanzo. Quindi solo dopo l’approvazione del rendiconto- praticamente ad oltre metà anno-sarà disponibile questa cifra per essere impiegata. Ma ciò solo in base alla capacità di spesa che la nostra Presidente sarà riuscita a farsi riconoscere all’interno del Patto di stabilità e di crescita del 2014
Ricordiamo infine la necessità di adeguarci al principio di armonizzazione e del pareggio del bilancio, dal 2015, la cui applicazione comporterà inevitabilmente per la nostra Regione un ridimensionamento della spesa corrente, a cui dovranno necessariamente corrispondere razionalizzazioni e migliori rendimenti dell’intera macchina regionale, dei quali ancora non si vede traccia; vale la pena ricordare a questo proposito che la nostra regione ha più dipendenti della regione Lombardia che per estensione territoriale, popolazione insediata e dimensione economica, capite bene, pesa nel sistema Italia circa 4 volte di più del FVG.
Abbiamo poi pesanti critiche da muovere in merito alle decisioni prese sugli esigui spazi di spesa che rimangono alla Regione.
Fatta salva la scelta obbligata di impostare la manovra finanziaria 2014 in due fasi, riteniamo ancora una volta di matrice attendista, o più francamente pavida, la decisione di dare immediata copertura alle spese correnti, rimandando alla seconda fase, successiva all’accertamento dell’avanzo, ogni investimento.
Nell’esigenza di contenere la spesa corrente in coerenza dei tagli subiti e nell’incognita dei futuri vincoli nazionali, questo permetterà alla macchina regionale di rimanere operativa ma, di fatto, essendo reduci da una manovra di assestamento 2013 che si è dovuta occupare delle spese correnti lasciate ‘indietro’ dalla finanziaria 2013, le risorse per lo sviluppo resteranno ferme per più di 12 mesi. Gli investimenti, di fatto, verranno previsti nella seconda parte del 2014 quando con l’assestamento del bilancio si disporrà dell’avanzo di amministrazione e eventuali ulteriori spazi finanziari concessi dal governo nazionale.
Questo porterà la nostra regione ad essere ferma, bloccata, per troppo tempo. Nessun investimento, nessuna opera, tutto rimarrà immobile e rimarranno ferme le aziende, i lavoratori, l’economia…e questo per almeno altri 6 mesi perché solo un intervento forte dal parte di questo esecutivo potrà farci ottenere da parte del Governo nazionale, spazi finanziari adeguati alle necessità e capacità della nostra Regione!
E se il nostro governo regionale dovesse fallire e le nostre ipotesi di spesa così prudenziali dovessero avverarsi? Bene, rimarremo allora fermi per tutto il 2014 e la nostra economia dovrà aspettare che la Presidente Serracchiani batta i pugni sul tavolo per essere ascoltata a Roma?
È la classica barzelletta dell’operazione perfettamente riuscita, ma – purtroppo – il paziente è morto.
Entriamo però nel merito di questa manovra finanziaria che consta 3,2 miliardi di euro e che possiamo riassumere a grandi linee.
Alle attività economiche sono stati stanziati nel 2014 118,38 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale di 200,72 milioni.
È praticamente nulla l’azione del suo esecutivo, presidente, in favore delle nostre imprese. La grave crisi colpisce tutte le attività produttive, ma le uniche aziende in crescita (se analizziamo il numero di imprese attive) sono quelle che si occupano della fornitura di energia elettrica e gas (+3,6%); che strano!
Tutti gli altri settori sono in drastico calo, con i numeri preoccupanti che abbiamo citato in precedenza. Abbiamo sottolineato infatti già in luglio come andrebbero implementate politiche volte al sostegno del reddito e creati nuovi incentivi per le imprese più virtuose, con un occhio di riguardo alla sostenibilità. Abbiamo accolto favorevolmente l’idea di predisporre un piano industriale per il nostro territorio, ma – come sollevato nella commissione competente – riteniamo opportuno che questo piano tenga in grande considerazione il rispetto dell’ambiente e la salute dei lavoratori, temi che ci hanno visti impegnati su più fronti e sui quali non cesseremo mai di porre la massima attenzione.
Per quanto riguarda la crisi delle attività commerciali e delle nostre produzioni agricole, ci teniamo a sottolineare che, a volte, per risolvere i problemi non servono atti, mozioni, interrogazioni (molte delle quali, pur presentate a maggio, attendono ancora una risposta) ma pressioni; le stesse che Lei presidente molto spesso ha avanzato verso il governo Letta, purtroppo solo ed esclusivamente per determinati temi, come le lunghe, lunghissime strisce di asfalto sulle quali nessuno circolerà a causa dei costi sempre più esorbitanti dei pedaggi.
Nulla ci è mai sembrato di leggere sui giornali riguardo la sua personale posizione sulle liberalizzazioni del commercio per far valere il voto unanime espresso da questo Consiglio regionale, nulla abbiamo letto a seguito del voto alle camere, espresso, seppur a maggioranza, sugli ogm. Se il buongiorno si vede dal mattino allora cosa potremo sperare di ottenere per le nostre imprese e i nostri settori produttivi, già martoriati da uno scarso stanziamento di risorse? Risorse oltretutto destinate al mantenimento di una mastodontica macchina amministrativa, la stessa che molto spesso viene vissuta dagli imprenditori, se non come un nemico, molto spesso come un fastidio inutile.
Infine, chiudiamo il capitolo con una nota dolente: avevamo espresso le nostre perplessità riguardo la ricapitalizzazione di 17 milioni di euro per la finanziaria Friulia; dopo solo una settimana abbiamo appreso dai giornali di un buco di quasi 30 milioni di euro, causato quasi per intero da Mediocredito, società nella quale abbiamo versato 23 milioni di euro. In tutto fanno 40 milioni che dovevano esser stanziati per affrontare la crisi delle nostre imprese. Dire che siamo contrariati è poco.
I finanziamenti ai fallimenti di vecchi amici, hanno fatto la fine che era facile prevedere.
Alla tutela dell’ambiente e alla difesa del territorio sono stati stanziati nel 2014 19,22 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale di 24,12 milioni.
Come pretendiamo di salvare il nostro ambiente se continuiamo a stanziare sempre meno risorse? Siamo nel 2013 e sentiamo ancora parlare di carbone, di amianto, di rifiuti abbandonati, di inceneritori, quindi per la tutela dell’ambiente siamo a 0. Dove sono tutte le buone proposte tanto sbandierate in campagna elettorale? Dov’è la volontà espressa nel programma? Migliorare l’ambiente per migliorare la qualità della vita, Lei nel suo discorso programmatico sosteneva con “convinzione” che bisogna ridurre le emissioni che alterano il clima, prevenire i danni, parlava di strategia energetica, di accentuare il risparmio energetico. Ma dove sono queste azioni? In questa manovra finanziaria dove sono i capitoli che puntano a questi risultati? E’ stata finanziata la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua.
Ci dispiace presidente, ci dispiace molto farle notare che tutti i suoi buoni propositi non si sono concretizzati, nemmeno un pochino. Questo – purtroppo – non porterà a nulla di buono. Noi, i cittadini, continueremo a respirare carbone e inquinanti, mentre i soliti noti continueranno a violentare il nostro ambiente, a bruciare immondizie e a produrre diossina. E la natura continuerà a ribellarsi, stanca di dare e di essere bistrattata.
Presidente Serracchiani, le chiediamo di dare un segnale forte ai cittadini di questa regione. Non è più accettabile pagare in vite umane e con gli inevitabili costi crescenti del sistema sanitario i danni provocati dalla mancata tutela dell’ambiente che si traduce nella mancata tutela della salute dei cittadini.
Ancora: alla gestione del territorio sono stati stanziati nel 2014 248,56 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale di 257,70 milioni.
Il piano paesaggistico è partito. Ma anche su questo punto il MoVimento 5 Stelle è costretto a dire qualcosa. Si parlava di stop al consumo del suolo, di recupero dell’esistente, di tutela e salvaguardia del territorio, eppure in questa finanziaria regionale non troviamo niente di tutto questo, nessuna misura per il recupero e l’efficientamento dell’esistente, nessuna misura per la gestione del territorio e il suo riordino, nessun intervento che blocchi, e sottolineiamo blocchi il consumo del suolo.
Alle infrastrutture, trasporti, telecomunicazioni sono stati stanziati nel 2014 71,06 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale di 62,62 milioni.
Qui tocchiamo altri tasti dolenti. Se da una parte c’è da rallegrarsi perché non investire nelle infrastrutture, se non altro, significa evitare di consumare ulteriore suolo, è anche vero che, come abbiamo sempre sostenuto, alcune opere sono necessarie. Abbiamo provato con una mozione discussa nell’ultima seduta consiliare a far cambiare idea a questa giunta sull’idea di sviluppo, ancora oggi troppo legata alle grandi opere irrealizzabili. Prendiamo il caso della Terza corsia. Il giorno della votazione dell’assestamento di bilancio, Lei presidente annunciava in aula con una certa enfasi uno sblocco di fondi da parte dello Stato. Di quei soldi si è poi persa traccia fino alla recente legge di stabilità dove, nell’ultimo maxi emendamento, approvato solo al Senato e non ancora alla Camera, abbiamo visto rispuntare l’ipotesi di uno stanziamento di 130 milioni di euro sempre per la Terza corsia. Con un piccolo particolare, solo 30 arriveranno nel 2014, gli altri 100 nel 2015. Rimaniamo sempre perplessi nel vedere l’entusiasmo che questi stanziamenti, pari all’1% del costo complessivo dell’opera, riescono a suscitare a livello politico e mediatico. Il tempo passa inesorabile e non saranno certo 30 milioni di euro a risollevare le sorti di un’opera che è nata malissimo.
Alle attività culturali, ricreative e sportive sono stati stanziati nel 2014 86,46 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale 79,10 milioni, segnando una notevole inversione di tendenza.
Spendere per la cultura non ci vedrà certo contrari, né oggi né mai. Ma attendiamo al varco l’assessorato competente in merito alle scelte reali, sui nomi e cognomi, sulle commissioni di esame dei provvedimenti ed il loro operato. Non faremo sconti, perché l’immobilismo e il clientelismo regnano ancora sovrani e noi del Movimento 5 Stelle siamo qui anche per smascherare una volta per tutte queste pratiche che non possono più essere avvallate.
Per istruzione, formazione e ricerca sono stati stanziati nel 2014 78,53 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale di 122,57 milioni. Qui vale lo stesso discorso fatto per il sistema produttivo, con l’aggravante che dove vengono ridotti gli investimenti produttivi, è ottuso ridurre anche la spesa per l’istruzione, in quanto la seconda traina i primi, come dimostra ogni analisi a livello industriale. Oppure, siccome le ultime statistiche Pisa dicono che il sistema scolastico del Friuli Venezia Giulia regge, pensiamo di poterci permettere di ridurre la sua qualità, giusto per stare al passo con le altre disgraziate regioni italiane?
Ci aspettavamo un comportamento più illuminato da questa amministrazione in un settore che rappresenta l’unica speranza per un Paese ormai allo stremo. Dobbiamo riacquistare qualità e competitività. E il punto di partenza è sicuramente l’istruzione. I paesi dove il livello di qualità della vita è più alto sono proprio quelli dove si investe maggiormente nella scuola, nell’università, nella formazione.
Qualunque famiglia al mondo sa che se vuole migliorare il proprio tenore di vita deve far studiare o formare adeguatamente i propri figli, anche a costo di sacrifici, tagliando altre spese. Doveva dare un segnale forte in questo senso, presidente Serracchiani, segnale che non è arrivato. Per noi del Movimento 5 Stelle questo rappresenta un altro gravissimo errore.
Alla sanita pubblica sono stati stanziati nel 2014 2.164,52 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale di 2.284,88 milioni mentre alla protezione sociale sono stati stanziati nel 2014 356,76 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale di 377,76 milioni.
Il taglio complessivo delle risorse al sistema sanitario regionale e alle politiche sociali è stato pari a 118 milioni con una riduzione del 3% sul comparto sanità e del 5% su quello del sociale. Sono due finalità particolarmente delicate che, come ci ha assicurato l’assessore Telesca, saranno sicuramente rifinanziate in assestamento di bilancio. In ogni caso non riusciamo a capire il motivo per cui, in un periodo di pesante crisi economica e di aumento delle famiglie in situazione di povertà, non si sia provveduto a mantenere o addirittura ad incrementare le risorse soprattutto per il capitolo del sociale.
Così facendo si corre invece il rischio di rispondere alla crescente domanda di bisogni sociali attraverso una sanitarizzazione degli stessi, con costi che, a lungo termine, finiranno per essere ancora più elevati. In quest’ottica quello che ci preoccupano in particolare è la riduzione del “Fondo sociale per assistenza dei comuni”, il supporto ai centri diurni e il finanziamenti a favore dei sevizi per le persone con disabilità, tutte voci che sostengono l’assistenza a domicilio.
Dal bilancio è evidente un iniziale segnale di discontinuità rispetto al finanziamento delle poste puntuali, fatto che per quanto condivisibile, dovrà comportare in tempi brevi una diversa modalità di sostegno, meno discrezionale e più organizzata, per sostenere quelle associazioni che svolgono un ruolo importante di sussidiarietà orizzontale nei diversi territori. È ora di dire basta, stop, alla processione dei questuanti a caccia di finanziamenti per la propria associazione! Il tutto deve rientrare in una programmazione, che ridia dignità alla politica e che deleghi ai comuni e alle aziende sanitarie l’assegnazione delle risorse, tramite convenzioni e una progettualità partecipata con le rispettive risorse territoriali.
Le note positive sono rappresentate invece dal mantenimento delle risorse per il Fondo abbattimento rette asili nido e per il Fondo per l’autonomia possibile a cui è stata introdotta anche la rendicontazione per la parte che riguarda l’assegno per l’autonomia.
Ci auguriamo inoltre, in un’ottica di sostenibilità, che si giunga al più presto a una riorganizzazione non solo dell’intero servizio sanitario regionale ma anche del sistema di protezione sociale puntando a un suo rafforzamento che, attraverso una forte regia pubblica, vada sempre più verso la fornitura di servizi alla persona e non solo verso l’erogazione di contributi economici.
La sussidiarietà e devoluzione prevede stanziamenti nel 2014 di 509,833 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale di 535,95 milioni. Riteniamo apprezzabile lo sforzo di mantenere inalterata la cifra dei trasferimenti agli enti locali, ai quali viene però meno una parte del rimborso per il mancato gettito derivante dall’abolizione dell’addizionale energia.
Rimane invece aperta la questione del comparto unico che continua a pesare sul bilancio regionale per 33 mil di €. Ma soprattutto che vede perpetrarsi la stortura di un sistema di mobilità del personale che ha funzionato, e continua a funzione, in un solo verso – quello dagli enti locali alla Regione, ovvero il più costoso. Urgente ci appare lo sforzo di riconsiderare l’intero apparato amministrativo, in un’ottica di forte crescita professionale forse poco e mal valorizzata sino ad oggi. Meno autoreferenzialità e più risposte concrete ai bisogni dei cittadini dovrebbero essere garanti di un apparato che conta ben 3.000 dipendenti. Da costo si deve diventare risorsa. E la politica deve pretendere ciò, oltre che renderlo possibile. Ma di tale argomento siamo certi che ci saranno ulteriori occasioni di approfondimento e di confronto anche nel futuro più prossimo.
Per il funzionamento della Regione sono stati stanziati nel 2014 298,39 milioni di euro quando nel 2013 avevamo uno stanziamento iniziale di 302,13 milioni. A questo riguardo vale la pena sottolineare che i miseri risparmi ottenuti con i tanto sbandierati tagli ai costi della politica sono sostanzialmente serviti a mascherare l’aumento degli stanziamenti a favore dell’amministrazione regionale e dei suoi enti e agenzie. Anche facendo la tara al quotidiano stillicidio di pessime notizie inerenti le improduttive gestioni di gran parte di quegli stessi enti e agenzie, si stenta a capire il senso di tali aumenti che dovrebbero invece, essere sostituiti da una puntigliosa spending review, termine a noi non particolarmente caro ma in questo caso più che opportuno.
Premessa e svolgimento non possono che portare a un finale che enunceremo in poche parole:
NON spendere è cosa ben diversa dal spendere bene. Con la poca chiarezza di intenti, la mancanza di forza di fronte ad interlocutori superiori e la rassegnazione di fronte alla bulimia normativa che dilaga si rischia di uccidere la funzione della pubblica amministrazione, di trasformarla in cosa inanimata, rendendo impossibile la soluzione di problemi reali, si rischia di impedire una riflessione coraggiosa sulla stessa geografia delle istituzioni e delle organizzazioni. E’ urgente invece più che mai costruire il valore pubblico, favorire la crescita del capitale sociale e del benessere equo e sostenibile.
Siamo quindi contrari all’impostazione data a questa manovra finanziaria regionale che pur presentando alcuni timidi caratteri innovativi appare ancora insufficiente a fronte degli enormi problemi che sussistono e che dovremo invece affrontare con maggior decisione.