«Esprimiamo grande soddisfazione per la conclusione cui è giunta la Corte dei Conti in tema di indennità di funzione di sindaci ed assessori: anziché aumentarle, la Regione avrebbe dovuto applicare gli orientamenti di contenimento della spesa pubblica fissati a livello nazionale. Questi ultimi sono “restrittivi” – nel senso che il coordinamento della finanza pubblica impone dei limiti anche alla disciplina dettata da una regione a statuto speciale come la nostra – e vanno nella direzione di decurtare le indennità dei politici». La capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Eleonora Frattolin, commenta così la deliberazione della Corte dei Conti sulla cosiddetta “maggiorazione dell’indennità di funzione per gli amministratori locali titolari di pensione” che tanto ha fatto discutere negli ultimi mesi.
«Sarebbe ora che anche il Friuli Venezia Giulia si decidesse a ridurre i costi della politica, come sta avvenendo nelle altre regioni d’Italia» aggiunge Frattolin.
Ecco i tre passaggi più rilevanti della deliberazione della Corte:
“E’ quindi alla luce dei limiti stabiliti dal legislatore nazionale in attuazione del coordinamento della finanza pubblica che va interpretata la disciplina del Friuli-Venezia Giulia in materia di indennità di funzione per gli amministratori locali, al fine di comprendere se la maggiorazione prevista dalla delibera di Giunta regionale n.1193 del 24 giugno 2011spetti anche agli amministratori locali titolari di reddito da pensione”.
“La normativa regionale applicabile alle indennità di funzione degli amministratori locali, per essere compiutamente compresa ed applicata, deve infatti essere letta congiuntamente ai principi di coordinamento della finanza pubblica recati dal legislatore statale, a cui la Corte costituzionale ha sempre dato un particolare risalto, ritenendoli applicabili anche alle regioni a statuto speciale”.
“Posto quindi che la disciplina delle indennità di funzione degli amministratori locali, dopo l’iniziale previsione del D.Lgs. 267/2000, ha avuto una serie di limitazioni (recate in particolare dall’art. 2, comma 25, legge 24 dicembre 2007 n. 244; dall’art. 61, comma 10 e dall’art. 76, comma 3, DL 25 giugno 2008 n. 112, convertito nella legge n. 133/2008; dall’art. 5, comma 7 del DL n. 78/2010), anche la surrichiamata disciplina regionale va considerata in base agli orientamenti (restrittivi) sulle maggiorazioni delle indennità di funzione, in quanto espressi in sede di fissazione dei limiti dovuti al coordinamento della finanza pubblica”.
«Per noi è chiaro ciò che emerge da questa deliberazione della Corte dei Conti – precisa la portavoce M5S -: la disciplina regionale deve tener conto della necessità del contenimento della spesa pubblica. Attualmente la delibera regionale non cita in maniera esplicita il caso di amministratori in quiescenza e questo ha portato a diverse interpretazioni. Ora gli enti locali non dovrebbero più avere dubbi interpretativi e, a nostro avviso, devono da subito escludere l’aumento delle indennità a questa fattispecie di amministratori che causa ogni mese un costo complessivo per le casse pubbliche di almeno 40 mila euro».
«Questo almeno nell’attesa che la Giunta regionale si decida a modificare la delibera n. 1163 del 24 giugno 2011, chiarendo una volta per tutte in maniera esplicita a chi vada applicato tale aumento, in conformità ovviamente con il contenimento e coordinamento della finanza pubblica, cosa – conclude Frattolin – da noi sollecitata da mesi con diverse interrogazioni che non hanno trovato un’adeguata risposta».
A questo link è consultabile il testo integrale della deliberazione della Corte dei Conti: