«Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Nell’ultima seduta del Consiglio regionale abbiamo affrontato di nuovo la questione delle fontane opponendoci (da soli) al censimento dei pozzi artesiani che verrà fatto fare al gestore del servizio il “Cafc” e non ai Comuni, alle Regioni o alle Uti così come da noi richiesto. Questi enti, infatti, dovrebbero già essere in possesso delle “denunce di apertura pozzo” fatte dai cittadini. Che senso ha quindi coinvolgere il Cafc?». Il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo interviene ancora una volta in difesa delle fontane della Bassa friulana e del diritto al loro utilizzo sancito dal Regio Decreto.
«In Aula ci hanno accusato di fare “dietrologia” e di mistificare la realtà sull’acquedotto – attacca Sergo -. Ci hanno detto di fare attenzione con le parole dato che la gente può essere indotta a credere che si voglia fare pagare loro le bollette e che le cose non stanno assolutamente in questi termini! Già, noi saremmo quelli che fanno dietrologia e populismo! Non essendo – per fortuna – cantastorie di professione come molti politici di questa regione,prima di parlare ci informiamo e ci documentiamo. E infatti l’acquedotto era già previsto nel Piano d’Ambito, con tanto di preventivo di spesa (circa 25milioni di euro), così come c’era la cartina che indicava il suo percorso. Infatti, dopo la nostra denuncia e la dimostrazione di assoluta inutilità di un acquedotto nella Bassa friulana, il 27 marzo scorso – ricorda il portavoce M5S – il Cato ha dovuto fare marcia indietro portando in assemblea la modifica del Piano d’ambito votato solo un anno prima da 136 sindaci della Provincia di Udine».
«Dove erano i sindaci della Bassa, “soci” del Cato, un anno fa? Non si sa! Stavano per costruire l’acquedotto a loro insaputa? – denuncia Sergo -. I passaggi che porterebbero alla privatizzazione dell’acqua sono fin troppo chiari: si parte con il censimento da parte del Cafc (che così sa già a chi spedire le bollette, approvato nel recente ddl 82, con la nostra unica opposizione); vorrebbero installare i misuratori di portata (dicasi contatori) previsti dall’art. 36 del Piano tutela Acque (proposta di imminente approvazione); propongono la strozzatura dei pozzi (art.48 del PTA) in modo da non renderli unica fonte di approvvigionamento dell’acqua; infine si voleva costruire un acquedotto (che era già stato inserito nel Piano d’ambito) per supplire alla mancanza d’acqua (25 milioni di euro che sarebbero stati pagati da tutti i clienti Cafc della provincia di Udine); tutto questo con la scusa che questi cittadini stiano sprecando una risorsa preziosa come l’acqua, mentre sono i primi ad essere interessati che le falde non siano prosciugate, ma soprattutto inquinati da altri agenti esterni (altrimenti sarebbero costretti a pagare un bene che ora hanno, per diritto, a disposizione gratuitamente)».
«Questa è la realtà dei fatti e non basteranno certo 24mila letterine a cancellare le undici mila firme depositate in Regione – aggiunge il consigliere M5S -. Se l’interesse è davvero preservare l’acqua allora si vada a intervenire laddove si può davvero risparmiare la risorsa. Invece di prendersela sempre con i cittadini prendetevela con i più “forti”: industrie, centrali idroelettriche, dighe, agricoltura per nulla sostenibile sono le altre cause di impoverimento delle falde, ma nulla si dice o si fa per contrastare questi fenomeni, anzi. Tanto per fare un esempio recente, nel ddl82 appena votato sulla tutela acque si è concessa la possibilità di attingere dalle acque superficiali fino a 50 litri al secondo per le derivazioni (ma i pozzi domestici van strozzati a 0,1 litri al secondo). Poi – conclude Sergo – lamentiamoci se a valle non arriva l’acqua o se non si ricaricano le falde!».
«Se il Pd e i Cittadini per Serracchiani del consigliere Paviotti hanno davvero l’intenzione di strozzare le fontane senza voler venire incontro alle richieste dei comitati e dei cittadini, ma anche dei loro stessi sindaci, perché non lo hanno scritto nel Programma Elettorale 2013, dove tra le diverse iniziative previste non vi è traccia di “risolvere” il problema che improvvisamente sembra essere il più urgente di tutti, ovvero limitare la portata delle fontane ad uso domestico della bassa friulana?!».