«La Regione deve avviare un progetto complessivo di migrazione a software open source che possano essere utilizzati dalla stessa amministrazione regionale. Gli standard e i formati aperti, affermatisi con Internet, sono un fenomeno in continua evoluzione e sempre più diffuso. Solo puntando sull’open source è possibile “sfidare” le multinazionali del settore, costringendole a immettere sul mercato servizi adeguati a costi sempre più bassi». A chiederlo è la portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Elena Bianchi che su queste tematiche ha da poco depositato una interrogazione rivolta alla giunta Serracchiani.
«Per raggiungere questo obiettivo bisogna formare ex novo o ricreare un gruppo di lavoro di esperti informatici interni all’amministrazione e a Insiel spa, un gruppo aperto anche ad altri portatori di interesse, primi fra tutti i cittadini. A suo tempo – ricorda Bianchi – la Regione aveva addirittura istituito il Centro Regionale sull’Open Source Software (Cross) proprio per diffondere il software libero nelle pubbliche amministrazioni e nelle piccole e medie imprese. Tra le sue finalità c’era anche lo sviluppo di una “Community Open Source” a livello regionale in linea con le direttive nazionali ed europee. Purtroppo però del “Cross” si sono perse le tracce».
«La sensazione – attacca la portavoce del M5S – è che in questo settore si stia perdendo terreno. La giunta Serracchiani dovrebbe invece rispettare l’articolo 68 del Codice dell’amministrazione digitale, in base al quale “le pubbliche amministrazioni acquisiscono programmi informatici o parti di essi nel rispetto dei princìpi di economicità e di efficienza, tutela degli investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico tra le soluzioni disponibili sul mercato, fra cui il software libero, quello a codice sorgente aperto e riutilizzo di software”. D’altronde – aggiunge Bianchi – è ormai provato come le “suite per ufficio open source” presentino un numero inferiore di problemi legati alla sicurezza – nel senso di vulnerabilità o esposizione agli attacchi informatici – rispetto a quelli di Microsoft Windows Office».
«Per chi ancora non lo sapesse, il Comune di Udine ha già sostituito il vecchio sistema operativo con un software open source Linux / Apache OpenOffice e, sulla scia di questa importante innovazione, ha anche formato adeguatamente il proprio personale. E se lo ha fatto il Comune di Udine, cosa aspetta la Regione a fare lo stesso?» si chiede in conclusione la portavoce del MoVimento 5 Stelle.