Rimangono ancora diverse criticità nella bozza di atto dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), nonostante alcuni passi in avanti rispetto alla prima versione, frutto degli interventi dell’opposizioni e delle richieste dei cittadini e degli operatori. Così i consiglieri regionali Andreai Ussai (M5S) e Roberto Cosolini (PD) in una conferenza stampa per fare il punto sull’iter del documento aziendale.
“Constatiamo le aperture del direttore generale Poggiana sulle preoccupazioni esternate da un’opposizione attenta alle scelte sulla sanità e a oltre 2400 cittadini, utenti e familiari che hanno chiesto al presidente Fedriga e all’assessore Riccardi di non tagliare servizi indispensabili in tema di salute mentale, in un momento di aumento della domanda– ha rimarcato Ussai -. Ma i piccoli segnali di retromarcia non bastano: l’atto aziendale ancora non ci soddisfa”.
“Ci preoccupa, in particolare, lo svuotamento del distretto, che rischia di compromettere l’integrazione tra le strutture che lavorano sul territorio – ha spiegato l’esponente M5S -. Auspico l’ascolto dei professionisti, degli ordini, degli istituti scientifici che si occupano delle attività sociosanitarie territoriali, così come è necessario un confronto serrato con gli enti locali per la realizzazione delle strutture, quali le case e gli ospedali di comunità, previste dal PNRR. Penso, ad esempio alle zone che scontano la carenza di medici di medicina generale e di servizi, dove ci sono strutture da recuperare, come nel caso della don Marzari a Prosecco. Manca inoltre la valorizzazione delle professioni sanitarie, per le quali è previsto un taglio importante di strutture e un modello per i ‘servizi di area’ gerarchico e burocratico, che non investe su tutte le professioni, come invece previsto dalla normativa nazionale e regionale, istituendo due figure dirigenziali (una per l’area triestina, una per quella isontina) di cui non si capisce la ratio organizzativa”.
“Le modifiche migliorative all’atto aziendale ci sono state ma vanno considerate come un intervento di doveroso buon senso, in particolare per quel che concerne la salute mentale – ha aggiunto Cosolini -. È necessario che un miglioramento arrivi anche per il dipartimento delle dipendenze, dove per inseguire un’eccessiva semplificazione si prevede un’unica struttura a Trieste, per 4.000 persone seguite. Andrebbero invece mantenute le due strutture dedicate rispettivamente alle dipendenze da sostanze legali e illegali che rappresentano un’esperienza di eccellenza”.
“Per quanto riguarda i distretti, non è solo una questione di numeri, ma di funzioni spostate altrove, che finirebbero con il ridurre l’autonomia nell’organizzazione dei servizi, svuotando perciò le capacità dei distretti stessi. Rimane il fatto che passare improvvisamente da quattro a due distretti è una modifica estremamente pesante che rischia di ripercuotersi nell’erogazione dei servizi ai cittadini. Il tutto, peraltro, in una fase di cambiamento che porterà alle case e agli ospedali di comunità, su cui la bozza di atto aziendale dice troppo poco. L’invito – ha concluso Cosolini – è di prendere il tempo necessario per ascoltare i professionisti e calibrare le modifiche, senza svuotare i distretti di funzioni, in controtendenza con l’orientamento a livello nazionale per la sanità territoriale”.