“Rimangono tutte le perplessità che avevamo sollevato nei mesi scorsi: tagli sul territorio, smantellamento delle funzioni del Distretto, mancata valorizzazione di tutte le professioni sanitarie; non si vede la volontà di integrare ospedale e territorio e l’area giuliana con quella isontina, ma solamente mantenere orti e orticelli con strutture nuove create ad personam”. Lo afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai, in merito all’atto aziendale di ASUGI (Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina).
“Lo svuotamento del Distretto rischia di compromettere il suo ruolo di regia ed integrazione con le risorse del territorio, cancellando 25 anni di esperienza positiva di lavoro in rete – sottolinea l’esponente M5S -. Gli stessi saggi indicati dall’assessore Riccardi chiedevano di definire percorsi attuativi del ruolo del Distretto quale caposaldo della sanità non ospedaliera e dell’integrazione socio-sanitaria e sociale, in questo modo invece rischia di diventare puro centro di committenza”.
“Tra le criticità, nell’assistenza territoriale spunta un Dipartimento specialistico territoriale di cui non si sentiva la necessità, mentre la riabilitazione territoriale ha avuto un inquadramento alquanto travagliato e preoccupante – continua Ussai -. Nella prima bozza di atto aziendale questa funzione (presente oggi con una struttura semplice in ogni Distretto) era scomparsa, ed era stata poi riproposta nella seconda bozza come struttura complessa unica per tutta l’ASUGI, sempre incardinata nel Dipartimento di assistenza territoriale. Nella versione definitiva, da poco approvata, si parla invece di due strutture semplici, una per l’area giuliana e una per quella isontina, sotto l’egida dell’ospedale nel Dipartimento di ortopedia e riabilitazione. Un’operazione che lascia perplessi molti professionisti e che rischia di assorbire il personale della riabilitazione territoriale più nel lavoro ospedaliero che in quello multidisciplinare svolto dal Distretto”.
“Rispetto alle professioni sanitarie, è previsto un taglio importante di strutture e un modello per i ‘servizi di area’ gerarchico e burocratico, che non investe su tutte le professioni, come invece previsto dalla normativa nazionale e regionale, istituendo due figure dirigenziali (una per l’area triestina, una per quella isontina) di cui non si capisce la ratio organizzativa – spiega il portavoce -. È da evidenziare come, sulle professioni, gli atti aziendali delle tre principali aziende hanno scelto ciascuno un modello diverso e non crediamo che in questo caso la diversità possa considerarsi un valore aggiunto per le Aziende. Riteniamo invece che la presenza di modelli diversi sarà un evidente ostacolo al dialogo tra le Aziende stesse e tra queste e l’ARCS sulle numerose linee di lavoro identificate dalla programmazione sanitaria. È evidente come in questa fase sia mancata la necessaria attenzione politica su un aspetto di grande interesse per i professionisti del Servizio sanitario regionale e fondamentale per lo sviluppo dei servizi ai cittadini”
“L’atto aziendale di ASUGI – conclude Ussai – va in direzione opposta al PNRR. Si parte tagliando la sanità territoriale triestina e si promette, attraverso la presentazione alla stampa, un futuro potenziamento con le Centrali Operative Territoriali, le Case e gli Ospedali di Comunità, che non erano nemmeno inseriti nella prima bozza dell’atto aziendale. Se invece di sottoporre adesso il documento ai sindacati e ai singoli medici si fosse realizzato un percorso più partecipato, si sarebbe potuto migliorare una sanità buona e in alcuni aspetti all’avanguardia, e non rischiare un passo indietro di 30 anni”.