“L’autonomia differenziata sancirebbe la fine del concetto di solidarietà tra Regioni, non tenendo conto della perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante e rischia così di acuire i divari nel garantire diritti importantissimi dal punto di vista civile e sociale. Ne deriverà una frammentazione che esporrà la legge e le intese conseguenti a rischio di incostituzionalità, essendo in palese contrasto del principio supremo di unità e indivisibilità della nostra Repubblica”.
Lo sostiene in una nota la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Rosaria Capozzi a margine della odierna seduta della V Commissione.
“La complessità amministrativa – evidenzia Capozzi – aumenterà inevitabilmente su tutto il territorio nazionale rischiando di rendere difficile la vita a cittadini e imprese, costrette a misurarsi con regolamentazioni regionali diverse tra loro, finendo per confrontarsi con 21 legislazioni differenti”.
“Uno dei punti più controversi – ribadisce l’esponente pentastellata – è quello relativo al finanziamento dei livelli essenziali di prestazione che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale con i quali garantire i diritti civili e sociali di cittadine e cittadini. L’entità di questi finanziamenti andrebbe stabilita prima delle richieste di autonomia, in modo tale da avere chiaro di quante risorse ha bisogno ogni Regione richiedente. Secondo il disegno di legge approvato, tali finanziamenti verranno distribuiti in base alla spesa storica della Regione nell’ambito specifico in cui chiede l’autonomia”.
“E’ anche così – prosegue la consigliera di Opposizione – che si accentuerebbero le disuguaglianze tra i due poli del paese, ad esempio l’autonomia colpirà gravemente il sistema scolastico in cui si avrebbero non solo programmi diversi, ma anche sistemi di reclutamento territoriale e funzionamenti differenziati, con l’inevitabile migrazione di insegnanti, scenari già visti nel recente passato anche per la nostra sanità, dagli errori dovremmo imparare ma a quanto pare a qualcuno piace moltiplicarli”.
“Il Friuli Venezia Giulia non sarà immune dagli effetti travolgenti che la legge 86 presuppone. Ci preoccupa e non poco immaginare un futuro in cui tutte le rimanenti quindici ordinarie si trasformeranno in autonome, ciascuna delle quali con funzioni e risorse differenziate, rendendoci di fatto ordinarie alle altre. La nostra autonomia – conclude Capozzi – è radicata prima ancora che nella Carta Costituzionale della Repubblica italiana, nella sua storia, nelle sue diversità linguistiche e culturali, nella sua collocazione geografica che la pone al centro dell’Europa. Ne usciranno sconfitti i cittadini, ma soprattutto chi questa riforma l’ha voluta e tutto questo per meri giochi di equilibrio nel governo Meloni”.