AZIENDA CONFISCATA ALLA MAFIA: BISOGNA TENERE ALTO IL LIVELLO DI GUARDIA, CHIEDIAMO LA DISCUSSIONE IMMEDIATA DELLA NOSTRA PDL ANTIMAFIA

 Altri beni confiscati alla mafia riconducibili ad un’azienda con sede nella nostra Regione. E ancora una volta è il Pordenonese il territorio coinvolto nelle indagini che, in questo caso, riguardano l’imprenditore Pecora, deceduto nel maggio 2011, la cui figlia ha sposato uno dei trenta latitanti più pericolosi di “Cosa nostra”. Delle sei società sequestrate una, infatti, avevasede legale proprio nella destra Tagliamento.

 Un’operazione su vasta scala che arriva pochi giorni dopo l’inaugurazione del nuovo anno giudiziario. Come ricordato in quella sede dal procuratore generale della Corte d’Appello di Trieste – seppur in assenza di infiltrazioni criminali di stampo associativo mafioso – sul nostro territorio non mancano segnali di preoccupazione che devono spingerci a tenere alto il livello di guardia. La stessa cosa si può affermare leggendo anche la relazione sul primo semestre 2015 presentata, sempre pochi giorni fa, dalla Direzione Investigativa Antimafia. Il NordEst rimane una favorevole opportunità per riciclare somme di provenienza illecita e per percepire indebitamente finanziamenti pubblici per “Cosa nostra”. Per quanto riguarda l’analisi della presenza di infiltrazioni camorristiche – si legge nella relazione – le stesse vengono riscontrate nei comuni di Lignano Sabbiadoro, Monfalcone e Trieste dove gli interessi sarebbero rivolti allo spaccio di stupefacenti. Infine, pur non essendoci eclatanti manifestazioni della ‘Ndrangheta, rimangono sempre possibili le infiltrazioni nel settore degli appalti pubblici e negli apparati economici e produttivi. Le famiglie calabresi, invece, sarebbero interessate alle operazioni di partecipazioni societarie e di finanziamento di iniziative imprenditoriali, con l’intento di a coinvolgere anche soggetti degli enti pubblici locali.

 Parole di fatto non nuove, essendo già state pronunciate un anno fa anche dal procuratore capo di Trieste Mastelloni e che ci avevano spinto a convocare una commissione che si occupasse di questi temi con l’audizione dei principali soggetti interessati al tema. Commissione – purtroppo – mai convocata. Ci auguriamo che avendo depositato una proposta di legge organica sul tema, arrivi presto l’occasione per la sua illustrazione in commissione e che sia la volta buona per discutere di questi temi anche in Consiglio regionale.

 Continuare a fare allarmismi sulla presenza crescente del numero di immigrati nella nostra Regione, a fronte di un sensibile calo del numero dei reati sul nostro territorio, forse non aiuta a tenere alta l’attenzione su tematiche che, seppur vissute come lontane, vanno comunque a modificare la percezione che i nostri cittadini hanno in tema di sicurezza.

 In conclusione non possiamo dimenticare che, oltre alle confisca dell’altra mattina, recentemente ci sono state anche le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha fatto intendere come alcuni casi di abitazioni incendiate nel 2012 fossero riconducibili alla estorsione nei confronti di due assicuratori. Così fosse, questa sarebbe l’ennesima conferma dei legami tra il nostro tessuto economico e i clan mafiosi che sarebbero riusciti a penetrare qui da noi “contando sull’appoggio di alcune realtà locali”.

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