“È dallo scorso dicembre che attendevamo la presentazione di un progetto della Bioman, per il quale l’azienda non solo ha visto l’ingresso della finanziaria regionale Friulia, che con 3,3 milioni di euro è diventata la terza azionista della società, ma ha anche ricevuto un finanziamento di 4 milioni di euro in quella operazione”. Lo affermano i deputati del MoVimento 5 Stelle, Sabrina De Carlo e Luca Sut, e i consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia, Cristian Sergo e Ilaria Dal Zovo. “Inutile ricordare qui i legami della Lega, del suo senatore Vallardi, amministratore unico di un consorzio, a sua volta socio Bioman, e della sottosegretaria alla Transizione Ecologica, Vannia Gava, con l’azienda, emersi anche dall’inchiesta Fanpage di qualche anno fa”.
“Sta di fatto che il piccolo incremento dei quantitativi di rifiuti in ingresso immaginato da Friulia si è trasformato in una richiesta di aumentare di quasi un quarto la gestione della frazione organica, presentata in Regione lo scorso 31 agosto – rimarcano i portavoce M5S -. Sul progetto ha già espresso un parere favorevole il Servizio Biodiversità della Regione, anche se di fatto la procedura è partita solo tre settimane dopo e poi ci si lamenta delle lungaggini burocratiche”.
“Ma quello che ci preoccupa è ricordare le parole dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale, nella precedente procedura di Valutazione di impatto sanitario in procedura abbreviata, la quale riteneva che non si debba eccedere dalle attuali 315.770 tonnellate/anno autorizzate, e che l’eventuale possibilità
di ampliamento della capacità di trattamento non tiene conto né della produzione annua di rifiuti biodegradabili in FVG, attualmente intorno alle 140.000 t/anno, né del principio di prossimità nella gestione dei rifiuti” aggiungono Sergo, Dal Zovo, De Carlo e Sut.
“Da ultimo, senza l’aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti, da noi auspicato da mesi (e in assenza del quale abbia proposto di approvare una moratoria alla richiesta di autorizzazioni di ampliamento o nuovi impianti, che non è mai stata presa in considerazione dalla Giunta, viene da dire che ora ne comprendiamo il motivo) – continuano gli esponenti pentastellati -, un ulteriore aumento della produzione comporterà l’inevitabile importazione di nuovi rifiuti da altre regioni o nazioni, ma soprattutto metterà in crisi gli altri impianti presenti sul territorio regionale, spesso di proprietà di società a controllo pubblico e talvolta legata da contratti di project financing, che devono vedere comunque riconosciuti gli utili ai privati che hanno realizzato l’impianto”.
“Il Movimento 5 Stelle – conclude la nota – ritiene che una corretta gestione di questi rifiuti debba esser quanto più vicina ai luoghi di produzione, evitando il turismo degli stessi e l’accentramento del trattamento in pochi impianti che non sempre riescono a garantire i tempi necessari per ottenere una maggior qualità del compost che viene spanto nei nostri terreni”.