“Ho aderito convintamente alla staffetta per il digiuno come metodo di protesta politica per il rispetto di alcuni diritti, che in questo momento sono negati a causa delle condizioni in cui versano le nostre carceri.
Quello che si sta svilendo è il lavoro di chi opera in condizioni difficili, ma anche il fine stesso della pena che è quello della rieducazione.
Ritengo che questo digiuno, cui abbiamo aderito in tantissimi, serva a smuovere le coscienze perché chi sconta una pena non può essere considerato un reietto della società”.
Rosaria Capozzi