“Per ragioni di equità sociale, in un momento storico, in cui i cittadini lottano contro il caro vita, contro l’aumento dei mutui, non si può legare l’aumento dell’assegno vitalizio all’indice ISTAT, senza porvi un tetto”. A dirlo è la Consigliera Regionale del Movimento 5 Stelle Rosaria Capozzi, che ha depositato una proposta di legge regionale per porre un tetto agli aumenti dei vitalizi riconosciuti agli ex consiglieri regionali e loro aventi diritto.
“Se la rivalutazione Istat negli anni non ha inciso più di tanto su tali assegni, negli ultimi mesi ha raggiunto percentuali considerevoli – precisa l’esponente pentastellata – che mi hanno spinta a intervenire, annunciando nel mio discorso sulle linee programmatiche rappresentate dal presidente Fedriga, di voler depositare una proposta di legge finalizzata per quest’anno, alla riduzione dei vitalizi e a rivedere il metodo di rivalutazione, prevedendo una soglia massima per il prossimo triennio. Una misura simile è già stata approvata in Toscana e la loro legge regionale non è stata impugnata dal Governo Meloni”.
“È un dovere politico intervenire rispetto a un privilegio di pochi, i quali – ricorda Capozzi – nel giro di pochi mesi gli ex consiglieri regionali si sono visti aumentare la propria quota di assegno mensile dell’8,1% e se il Consiglio Regionale non intervenisse, si vedrebbero aumentare ulteriormente il proprio vitalizio, ottenendo così nel giro di 12 mesi incrementi superiori al 15% rispetto a quanto percepito fino al gennaio di quest’anno”.
“Anche Banca d’Italia ha dovuto ammettere nel suo ultimo Bollettino Economico – conclude la presidente del Gruppo Misto in Regione – che in questo periodo nonostante i margini di profitto delle imprese siano aumentati lievemente, le retribuzioni non manifestano nel complesso segnali di decisa accelerazione, da qui la nostra idea di intervenire secondo equità. Va ricordato anche che le pensioni calcolate con il sistema contributivo non superano l’ultima retribuzione percepita, qui invece alcuni assegni sono abbondantemente più ingenti delle indennità riconosciute ai consiglieri regionali. Motivo ulteriore per porre un freno al meccanismo di aumenti”.