«Il governo Renzi deve avviare al più presto la procedura di revisione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) della centrale termoelettrica di Monfalcone. Procedura che deve essere appoggiata anche dalla Regione». Le richieste sono contenute in due interrogazioniche nelle prossime ore saranno presentate alla Camera dal deputato M5S Aris Prodani e in Regione dalla consigliera regionale Ilaria Dal Zovo.
«Negli ultimi mesi sono emersi elementi inquietanti che le istituzioni non possono sottovalutare – spiega Prodani -. Lo studio di Arpa Fvg del giugno 2013, basato sull’analisi della biodiversità dei licheni che vivono sulla scorza degli alberi, organismi sensibili ai diversi gas tossici, ha messo in evidenza, infatti, che i valori peggiori sono concentrati proprio in prossimità della centrale termoelettrica di Monfalcone, presso la Ferriera di Trieste e a Muggia».
«I dati non lasciano adito a dubbi: lo studio riporta sette classi di alterazione dei licheni, l’ultima equivale al cosiddetto “deserto lichenico”, cioè un’anomalia molto alta indice di un fortissimo inquinamento: Monfalcone è nella classe 6 “alterazione alta”. Secondo i tecnici dell’Arpa – precisa il portavoce M5S – l’origine delle alterazioni ambientali registrate a Monfalcone è quindi legata alle emissioni della centrale a carbone del gruppo A2A».
«Lo scorso settembre 2013 sempre l’Arpa Fvg ha presentato inoltre uno studio che ha rivelato le tonnellate di cadmio e nichel emesse dalla centrale termoelettrica di Monfalcone. Sono metalli cancerogeni, gli stessi rinvenuti nel rione di Panzano – precisa la consigliera regionale Ilaria Dal Zovo -. Il modello di dispersione di questi metalli utilizzato da Arpa è molto diverso da quanto riportato nell’Aia della centrale termoelettrica di Monfalcone. Questo è un altro buon motivo per pretendere la revisione dell’Aia».
«La Regione deve appoggiare il Comune di Monfalcone nella richiesta di revisione dell’Aia già inviata al Ministero – aggiunge la portavoce M5S -. Questa nostra posizione era già contenuta inuna Iri rivolta all’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito che però – incredibilmente – ci ha risposto in modo negativo. Ora però che anche il Comune di Monfalcone si è mosso, l’appoggio da parte della Regione rappresenterebbe un segnale molto più forte per il governo Renzi».
«È sempre evidente poi la necessità di inserire nell’Autorizzazione, in scadenza nel 2017, alcuni studi già in corso per approfondire l’impatto ambientale e l’inquinamento del territorio generato dall’attività dell’impianto industriale – afferma Prodani – come quello sulla qualità dell’aria che la Regione ha affidato ad Arpa e Università di Trieste e che si concluderà in primavera e quello che a breve sarà avviato dall’Osservatorio epidemiologico regionale sulla salute della popolazione locale e che riguarderà nell’immediato l’incidenza di malattie nella popolazione femminile».
«La salute dei lavoratori e della popolazione locale – concludono i portavoce M5S – deve esseresalvaguardata senza tentennamenti».