Siamo consapevoli del grande lavoro svolto dagli operatori per far partire la Centrale Unica delle Emergenze e finalmente abbiamo a disposizione dati su cui ragionare, ma il tempo di intervento delle ambulanze si discosta ancora troppo dalla normativa, mettendo a rischio cittadini e operatori.
Crediamo sia opportuno fare un po’ di chiarezza e analizzare i numeri da un altro punto di vista, cioè quello – meno tecnico – di un cittadino qualunque che si rivolge a questi servizi.
Nel corso delle audizioni è stata illustrata l’attività giornaliera del 112 fornendo il numero di chiamate, il tempo medio di attesa per la risposta, il tempo medio di processo, sgancio e impegno (in secondi) delle chiamate inoltrate, l’azione di filtro e la provenienza delle chiamate, i tempi medi di soccorso del 118 degli ultimi mesi, in tutta la regione, accorpando i dati delle zone urbane ed extra urbane, con focalizzazione anche sulla montagna. Purtroppo però, per problemi legati alla registrazione dei dati, non ci è stata fornita la comparazione delle tempistiche dalla prima telefonata all’arrivo sul target, prima e dopo l’attivazione della centrale unica e non sono state presentate nemmeno le percentuali di rispetto delle tempistiche dalla normativa statale, per i codici gialli e rossi.
Grazie a un nostro accesso agli atti sappiamo che, per quanto concerne il trasporto extraurbano, più del 30% dei casi non ricevono risposta nel limite dei 20 minuti stabiliti per legge, con picchi che superano il 40% in provincia di Trieste. Sul trasporto urbano, poi, la situazione peggiora: i tempi (che dovrebbero essere inferiori agli 8 minuti) sono rispettati solo nel 16% dei casi, con la situazione più critica a Udine, dove scende fino all’11.5%. E va considerato che a questo vanno sommati in media altri 90 secondi, cioè il tempo di smistamento da quando la chiamata arriva al 112 a quando viene inoltrata all’operatore sanitario.
È vero che sono aumentati i mezzi a disposizione e anche il numero totale di interventi è cresciuto rispetto allo stesso periodo del 2016, con standard più stringenti di quelli europei che si attestano a 18 minuti (per area urbane e extraurbane), ma restano ancora tanti problemi. A pesare sono il numero e la tipologia dei mezzi previsti dal Piano dell’emergenza/urgenza, nonché la situazione in cui si trovano a lavorare gli operatori, quelli del Nue con turni massacranti, e interinali che non sanno se saranno rinnovati ad ottobre. Per quanto riguarda il Sores 42 unità per garantire il servizio sono sottostimate e dal mese prossimo dovranno ricominciare anche a prestare servizio di emergenza sul territorio. Infine non sono ancora stati risolti i problemi tecnologici, i tablet delle ambulanze sono in manutenzione e continuano a ripetersi i crash del sistema (Cus). A causa di queste disfunzioni l’inserimento degli interventi e l’impiego dei mezzi, infatti, sono saltuariamente gestiti ancora con il vecchio sistema radio e cartaceo.
Fermo restando l’impegno di tutti gli operatori e dei dirigenti che garantiscono quotidianamente la risposta alle diverse emergenze, crediamo che questa nuova organizzazione, imposta dalla politica, abbia ancora molta strada da fare per entrare a regime.