Anche nel Friuli Venezia Giulia il governo Gentiloni deve garantire il servizio universale di corrispondenza su tutto il territorio nazionale, compromesso dal contratto di programma 2015-2019 tra Poste Italiane e il Ministero dello Sviluppo Economico. Con il cosiddetto Piano di razionalizzazione, infatti, è stata introdotta la consegna a giorni alterni della corrispondenza ed è stato dato il via alla chiusura di numerosi uffici postali nei piccoli centri, privando così moltissimi comuni della nostra regione di un servizio essenziale, come appunto quello postale. Ricordiamo che per questo servizio Poste Italiane incassa ben 262,4 milioni di euro l’anno di soldi pubblici.
Questi tagli hanno prodotto tonnellate di missive in giacenza, con bollette consegnate anche dopo la scadenza, e compromesso persino invii prioritari, come raccomandate dell’Inps, avvisi di Equitalia e telegrammi. Questo scellerato piano di riorganizzazione, che andrà a regime ad inizio 2018 e coinvolgerà decine di comuni della nostra regione, contrasta con le norme Ue che obbligano gli stati membri ad assicurare la raccolta e la distribuzione degli invii postali al domicilio del destinatario ‘come minimo cinque giorni lavorativi a settimana’ e non per 5 giorni ogni 2 settimane come fa invece Poste Italiane. Secondo la Ue solo in presenza di circostanze o condizioni geografiche eccezionali è ammessa la fornitura di questo servizio per un numero inferiore di giorni. Profili di eccezionalità che, per stessa ammissione di Poste Italiane, non esistono: difendendosi davanti al Tar, Poste Italiane ha infatti ammesso che la riduzione del servizio non dipende da particolari difficoltà nel raggiungere le località interessate bensì da un mero calcolo di convenienza economica.
Anche il Parlamento europeo è intervenuto sulla materia: oltre un anno fa ha approvato una risoluzione che ribadiva la necessità, da parte degli stati Ue, di garantire il servizio universale e il mantenimento degli sportelli postali proprio in quelle aree remote, montane, disagiate e a maggiore rischio di isolamento. Purtroppo l’Italia oggi sta facendo tutto l’opposto, rischiando di incorrere in una procedura d’infrazione europea per violazione del diritto degli utenti. E nel Friuli Venezia Giulia la giunta Serracchiani pare essersi dimenticata delle due mozioni accolte nel marzo del 2015. Che fine ha fatto il tavolo regionale di trattativa sul piano di riordino degli sportelli in Fvg che doveva coinvolgere l’Anci regionale e le parti sociali? Cosa sta facendo l’esecutivo di centrosinistra per garantire la capillare presenza degli uffici postali soprattutto nelle zone disagiate e di montagna? Domande cui difficilmente avremo una risposta da parte di una giunta Serracchiani sempre molto attenta a non disturbare il manovratore nazionale.
Cristian Sergo & Arianna Spessotto M5S Camera