giovedì, 16 Gennaio 2025
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AZIENDA SANITARIA, COMUNE E REGIONE INCAPACI DI DEBELLARE I BATTERI DI LEGIONELLA E SALMONELLA

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In quattro mesi l’Azienda sanitaria non è riuscita a debellare il batterio della legionella all’interno delle tubature idriche della sede del Distretto Sanitario Alto Isontino che si trova in via Fleming a Gradisca. La stessa struttura che in futuro – non si sa bene quando – dovrebbe ospitare un nuovo Centro di assistenza primaria (Cap). Prima di parlare in lungo e in largo di progetti di difficile realizzazione e non dimostrata utilità, Azienda sanitaria, Regione e Comune dovrebbero prima risolvere i problemi, piuttosto seri, legati alla presenza sia della legionella che, più di recente, anche della salmonella.

Sono già arrivate numerose segnalazioni da parte degli operatori della sede di via Fleming e dal sindacato degli infermieri Nursind che hanno portato, tra novembre e dicembre 2017, a diverse chiusure della fornitura dell’acqua per procedere alla necessaria sanificazione. Problematiche confermate anche dai responsabili del Distretto sanitario che, su richiesta del sindaco di Gradisca, hanno provveduto a bloccare l’attività dell’ambulatorio odontoiatrico e di quello dei prelievi, trasferendo i pazienti a Cormons per poter garantire la continuità delle cure.

Nelle ultime settimane la situazione è pure peggiorata, visto che è stato individuato anche il batterio della salmonella. Inoltre sia il personale sanitario che gli utenti della struttura non hanno la possibilità di lavarsi le mani e per questo aumenta il rischio di contagio vista la frequentazione di persone anziane e fragili. Visto che la situazione non è stata risolta con gli interventi di sanificazione periodici già effettuati, molto probabilmente il problema è legato a problemi dell’infrastruttura idrica. Assurdo pertanto pensare che la struttura di via Fleming possa ospitare un Cap, come ha ipotizzato l’assessore regionale alla Sanità Telesca, prima che venga risolta questa importante criticità. Per questo la giunta di centrosinistra deve spiegare ai cittadini quali provvedimenti intenda porre in essere per tutelare la salute degli operatori e degli utenti e risolvere definitivamente questa urgenza sanitaria.

TORBIERA CICHINOT TRASFORMATA IN DISCARICA

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La scoperta è stata fatta nei giorni scorsi da alcuni cittadini e resa pubblica dai due consiglieri comunali del M5S di Cassacco Marco Castenetto e Luca Foschiatti che hanno potuto confermare di persona che la zona biotopo Cichinot sia stata ridotta in una discarica di lamiere d’amianto (alcune lastre di copertura sono persino immerse nell’acqua del torrente), forni a microonde, materiali ferrosi, batterie d’auto e di camion e pneumatici (nelle foto allegate). I due consiglieri pentastellati hanno immediatamente segnalato il tutto al Comune di Cassacco e hanno accompagnato le guardie del Corpo Forestale Regionale durante un sopralluogo. Se non verrà data una risposta in tempi rapidi ai cittadini, il M5S ha già pronta una mozione per sollevare questo scandalo in Consiglio comunale. Con tanto di decreto nel 2001 la Regione Fvg ha definito la Torbiera Cichinot, a Raspano nel comune di Cassacco, una località da salvaguardare e in grado di contribuire in maniera significativa al mantenimento della biodiversità all’interno del territorio regionale. Nello stesso decreto si ricordavano anche le emergenze naturalistiche di grande interesse e che corrono il rischio di distruzione. Con queste premesse è incomprensibile che questo sito sia stato completamente abbandonato a se stesso. A questo punto è lecito domandarsi se siano state distrutte o siano scomparse le caratteristiche naturalistiche, vegetazionali, floristiche e faunistiche che caratterizzavano questo luogo. Questo il commento del capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo che anticipa il deposito di un’interrogazione in Consiglio regionale sulla trasformazione della Torbiera Cichinot, che si trova al confine con il Comune di Magnano, in quella che si presenta come una discarica a cielo aperto.

RICERCA DELL’UNIVERSITÀ DI UDINE BOCCIATA DAL MIUR

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Secondo l’Agenzia nazionale sulla valutazione della ricerca (Anvur) l’unico dipartimento eccellente dell’Università di Udine è quello di Studi umanistici e del patrimonio culturale. Il rettore dell’ateneo friulano Felice De Toni ha imputato questo disastroso risultato all’accorpamento dei dipartimenti, passati da 14 a 8. Accorpamento che, a suo dire, ha appiattito le qualità dei dipartimenti precedenti. Con la consueta faccia tosta De Toni, però, si dimentica di dire che la scelta dell’accorpamento è stata presa dal CdA dell’Università di Udine nel 2015 quando lui era già rettore e sulla base di un “piano strategico”- ancora consultabile sul sito di ateneo – predisposto dalla commissione da lui stesso istituita e presieduta. Di certo De Toni passerà alla storia per essere stato uno dei peggiori rettori che l’ateneo friulano abbia mai avuto.

Sicuramente gli accorpamenti fra dipartimenti avvallati dallo stesso De Toni finora non hanno portato a un miglioramento del livello qualitativo della ricerca. Situazione fotografata in modo impietoso dalla valutazione dell’Anvur che si è formata in due fasi. Prima è stata utilizzata la “superformula dell’eccellenza” voluta dalla ministra Fedeli che ha determinato prima una “classifica” e il 70% del punteggio finale. In un secondo momento una commissione di esperti ha completato i punteggi. Se il rettore De Toni ritiene sbagliato questo metodo di valutazione, invece di criticare in modo risibile decisioni da lui stesso prese, avrebbe dovuto spingere l’assessore regionale Panatiti a sollevare la questione al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (Miur) o sollevarla lui stesso in quanto segretario generale della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane). Se non l’ha fatto, evidentemente era d’accordo sul discutibile metodo ministeriale.

Al di là delle decisioni nefaste prese a livello nazionale dai governi prima di centrodestra e poi di centrosinistra, che si aggiungono ai continui tagli di fondi all’Università e alla ricerca di base, restiamo convinti che per elevare la qualità della ricerca di un ateneo, sia fondamentale migliorare i meccanismi di reclutamento dei ricercatori. Aspetto che da anni sembra essere trascurato dall’Università di Udine. In caso contrario la ricerca prodotta dai nostri atenei regionali continuerà a peggiorare inesorabilmente. Una cosa però è certa. I partiti politici stanno distruggendo il sistema universitario a livello nazionale come nel Friuli Venezia Giulia: in Italia dal 2004 il numero degli iscritti è precipitato del 20 per cento, quello dei docenti è diminuito del 17 per cento, quello del personale tecnico-amministrativo del 18 per cento e le risorse per il Fondo del finanziamento ordinario è calato del 22,5 per cento. Per il futuro del nostro Paese e della nostra Regione è fondamentale rimettere università e ricerca tra le priorità di investimento, e solo un governo del MoVimento 5 Stelle lo può fare con credibilità.

CHIUSURA EATON DI MONFALCONE: A CASA 153 LAVORATORI

Questo l’annuncio shock che è stato dato in un incontro ufficiale tra la Direzione Aziendale e le rappresentanze sindacali. 153 famiglie che, di punto in bianco, rischiano di perdere il posto di lavoro e salvo ripensamenti dell’azienda o riconversioni e assunzioni in altre imprese del territorio, passeranno a casa questo nuovo anno, nonostante le esultanze di chi commenta i dati occupazionali e di ripresa economica.

Ci auguriamo che la giunta regionale riesca a sedersi intorno a un tavolo con l’azienda e i lavoratori per risolvere questa ulteriore crisi industriale e per trovare delle soluzioni occupazionali. Da poco infatti, erano state date rassicurazioni ai dipendenti circa nuovi quantitativi di valvole da produrre proprio in questi mesi nello stabilimento monfalconese. Struttura che da sempre ha saputo dare un importante valore aggiunto ai propri prodotti garantendo quella qualità che in altri stabilimenti stranieri della Eaton non poteva esser data.

Cristian Sergo M5S FVGElisabetta Maccarini M5S Monfalcone

MEDIOCREDITO: SOLDI DEI CITTADINI PER OPERAZIONI A LIVELLO NAZIONALE?

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L’ultima volta che Banca Mediocredito del Friuli Venezia Giulia Spa si è avventurata verso nuovi orizzonti l’abbiamo pagata cara: cessione di 400 milioni di crediti deteriorati sicuramente al di sotto del 30% del loro valore e numerosi aumenti di capitale in pochi anni. Siamo molto preoccupati per la piega che la banca potrebbe prendere e non capiamo per quale motivo i soldi dei cittadini del Friuli Venezia Giulia debbano essere impiegati a livello nazionale.

Ottenute le autorizzazioni da parte di Banca d’Italia e Banca Centrale Europea, Mediocredito finirà per ampliare la “mission” della banca partecipata dalla Regione Fvg: affiancamento e implementazione delle preesistenti attività creditizie e finanziarie erogate in regione, tra cui il credito agevolato, i finanziamenti a medio e lungo termine, le attività di tesoreria degli enti pubblici, con ulteriori servizi, tra cui in particolare l’accompagnamento delle aziende al mercato dei capitali. L’obiettivo è quello di dare a Mediocredito “un futuro più ampio e ambizioso, anche a livello nazionale.

BIMBI SENZA SCUOLABUS: BISOGNA TUTELARE GLI INTERESSI DEI MINORI

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Da mesi un gruppo di genitori di Latisana chiede che i propri figli, iscritti alla scuola primaria di Precenicco, possano usufruire dello scuolabus per recarsi a scuola. Servizio che il Comune di Precenicco doveva sostenere economicamente, con la compartecipazione delle famiglie interessate e senza alcun onere per il comune di Latisana.

L’amministrazione Galizio ha però respinto, senza valide motivazioni, prima la proposta di convenzione avanzata dal sindaco De Nicolò per la fornitura del servizio, poi tutte le richieste di nulla osta presentate singolarmente dai genitori per ottenere l’autorizzazione per utilizzare il trasporto scolastico di Precenicco dalle fermate esistenti sul territorio latisanese. Oltretutto, nell’esprimere quest’ultimo diniego, il sindaco di Latisana e l’assessore Lizzi hanno mentito dichiarando che le due amministrazioni concordavano con quella decisione, costringendo De Nicolò – interrogato a proposito dai genitori – a inviare a Galizio una dura e categorica smentita scritta.

Questi i fatti che i genitori, ovviamente sconcertati da un simile trattamento, hanno raccontato ai portavoce del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo e Loredana Pozzatello. Il M5S è stata l’unica forza politica in Consiglio comunale di Latisana, infatti, a non accodarsi agli allarmismi di Forza Italia, raccolti dalla maggioranza, circa un risibile “furto” di bambini da parte di scuole fuori comune, colpevoli unicamente di essere meglio sostenute e organizzate dalle proprie amministrazioni comunali.

Sergo ha interessato della questione la garante regionale dei bambini Fabia Mellina Bares che ha prontamente e positivamente raccolto la segnalazione, inoltrando ai due sindaci interessati un monito ad attivarsi in favore del “miglior interesse dei minori d’età”. A ulteriore supporto, la garante ha segnalato le indicazioni della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, recepite con legge dello Stato, secondo cui in ogni decisione relativa ai fanciulli presa dalle amministrazioni pubbliche “l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”.

Il sindaco Galizio e l’assessore Lizzi credono di poter ignorare questa precisa indicazione ricevuta dalla garante regionale? E perché dopo oltre un mese dal ricevimento della comunicazione non hanno comunicato nulla in merito alla cittadinanza e nemmeno ai consiglieri comunali? Se non fosse stato per l’interessamento del MoVimento 5 Stelle avrebbero fatto passare tutto sotto silenzio?

È quanto accerterà a breve la portavoce del M5S Loredana Pozzatello con apposita interrogazione che sarà depositata in occasione del prossimo Consiglio comunale.

SANITÀ: IL PD MENTE SAPENDO DI MENTIRE

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Quando Sandra Telesca afferma che “in Fvg non è stato chiuso nessun ospedale” mente sapendo di mentire!

Nella nostra regione i presidi ospedalieri di Cividale del Friuli, Gemona del Friuli, Maniago e Sacile, nonché parte del “Maggiore” di Trieste, sono stati riconvertiti per lo svolgimento di attività distrettuali sanitarie e sociosanitarie. Quindi non sono più veri e propri ospedali!

Come stabilito dalla stessa legge di riforma della Sanità regionale gli ospedali, infatti, sono quelle strutture riservate alle patologie acute e complesse. Non basta quindi averli denominati “presidi ospedalieri per la salute” per affermare a mezzo stampa che non sono stati chiusi. A testimoniarlo in modo lampante è che il numero di posti letto per pazienti con malattie in fase acuta è uguale a zero (vedi tabella). Posti letto che non sono stati inclusi nella rete dei presidi ospedalieri regionali.

Il fatto più grave, inoltre, è che in questa legge di riconversione delle strutture ospedaliere non si è voluto nemmeno menzionare i posti letto per i malati che devono affrontare la fase successiva a quella acuta, le cosiddette “post-acuzie”. La giunta Serracchiani invece, ottusamente, ha preferito partire dai tagli, danneggiando pesantemente i cittadini del Friuli Venezia Giulia, in particolare quelli della montagna. Per non parlare poi della sospensione a tempo indeterminato del punto nascita di Latisana con la scusa di non poter garantire una Pediatria h24 quando, allo stesso tempo, si continua a sostenere una struttura privata come la clinica San Giorgio di Pordenone che presenta lo stesso problema.

Ricordiamo infine che in una prima versione della riforma sanitaria firmata dalla Serracchiani queste strutture, oggi denominate “presidi ospedalieri per la salute”, erano state chiamate più coerentemente “presidi per la salute” e la dicitura ospedale non compariva nemmeno. In fondo si tratta della solita truffa semantica con cui il Pd continua a prendere in giro i cittadini di questa regione!

IL RALLY DI LUIGI DI MAIO IN FRIULI VENEZIA GIULIA IL 3 E 4 GENNAIO

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Arriva nel Friuli Venezia Giulia il Rally di Luigi Di Maio.
Il 3 e 4 gennaio 2018 il candidato premier del MoVimento 5 Stelle incontrerà cittadini, imprese innovative e associazioni di categoria. 
 
Mercoledì 3 gennaio alle ore 19 all’auditorium Comelli, in via Sabbadini 31 Luigi Di Maio parteciperà all’incontro dedicato al commercio, organizzato dal gruppo del M5S in Consiglio regionale. All’evento interverranno i consiglieri del M5S Fvg e i rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti e degli Ambulanti.
 
Nell’arco delle due giornate ci saranno molti incontri con imprese artigiane, associazioni di categoria, aziende agricole e Luigi Di Maio incontrerà a Trieste anche i vertici dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale.

ELECTION DAY: VERGOGNOSA LA DECISIONE PRESA DALLA GIUNTA

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Per l’ennesima volta – in coerenza con le vette altissime di indecenza già toccate in questi cinque anni – la giunta e la maggioranza di centrosinistra a parole proclamano di lavorare per il bene dei cittadini ma nei fatti bocciano una proposta di buon senso come quella dell’Election Day. Il tutto con la scusa pretestuosa di permettere a una presidente in scadenza di firmare un Patto finanziario con un governo in scadenza. Una vergogna assoluta che questi signori e queste signore, espressione della peggiore partitocrazia, pagheranno caro quando i cittadini del Friuli Venezia Giulia saranno chiamati a votare per il Parlamento e per la Regione.

Una vergogna testimoniata anche fisicamente dal capogruppo del Partito democratico, Moretti, che in Aula non solo non ha ascoltato i nostri ragionamenti, ma non ha neppure letto la nostra mozione. Secondo Moretti, infatti, va rispettata la scadenza naturale della legislatura. Esattamente quello che abbiamo chiesto con la nostra proposta. Risibile poi la motivazione addotta dall’assessore Peroni che ha giustificato la necessità di separare le due tornate elettorali per consentire alla presidente Serracchiani di negoziare il Patto finanziario con il governo Gentiloni. Questa firma era certamente nelle prerogative della Serracchiani, ma non è accettabile che la legislatura venga allungata per siglare un’intesa che nel prossimo futuro dovrà essere gestita da un altro presidente e da altre forze politiche. La presidente, che ha deciso di non ricandidarsi alla guida del Friuli Venezia Giulia, non ha nemmeno la decenza di lasciare questa “gravosa incombenza” a chi verrà dopo di lei. Serracchiani, già di suo fuori dalla realtà, è ormai anche fuori tempo massimo!

La verità è che il Pd vuole tentare di limitare i danni nel Friuli Venezia Giulia. Il consenso a livello nazionale è in picchiata e la paura di una doppia bruciante sconfitta è sempre più forte. Meglio – per loro – allontanare quindi al massimo i due momenti elettorali. Un calcolo meschino e un furto legalizzato di quasi 3 milioni di euro. Ai danni dei cittadini della nostra regione!

RIFIUTI: MAZZATA SUL DISTRETTO DEL MOBILE

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Il recentissimo il disegno di legge sulla gestione dei rifiuti nel Friuli Venezia Giulia in origine prevedeva che fossero indennizzati quei comuni sul cui territorio fossero presenti discariche, impianti di recupero energetico di rifiuti legati a inceneritori e cementifici, impianti che utilizzino rifiuti per produrre ammendante compostato misto o che effettuino la digestione anaerobica di rifiuti. Una norma equa che doveva essere rispettata da tutte queste realtà particolarmente inquinanti. Meglio, da quasi tutte. Il Partito democratico, durante la discussione sulla legge di stabilità, infatti, ha proposto, in fretta e furia, una modifica alla norma regionale: niente indennizzo per quelle realtà in possesso di certificazione ambientale Iso 14001 e per quelle che risultano registrate ai sensi del regolamento CE 1221/2009. Modifica che è stata caldeggiata dalla giunta Serracchiani, in particolare dall’assessore Bolzonello, e subito accolta da quasi tutta la maggioranza di centrosinistra.

Un piccolo emendamento che dimostra quanto chi governa nel Friuli Venezia Giulia sia totalmente sottomesso alla grande industria. Grazie a questa modifica impianti come l’inceneritore di Trieste o la Bioman, tanto per fare qualche esempio, non saranno più costrette a versare gli indennizzi ai comuni di Trieste e Maniago. Oltre al danno (economico) c’è pure la beffa. Come abbiamo scoperto dalla risposta ricevuta oggi in Aula ad una nostra interrogazione, a pagare nella nostra regione saranno solo 17 impianti e 14 di questi sono insediati nel cosiddetto Distretto del mobile di Pordenone, che da tempo vive un periodo di forte crisi. Realtà che operano a Prata, Pasiano, Brugnera costrette a versare all’anno indennizzi cospicui.

Proprio un bel lavoro quello portato a termine dall’assessore Bolzonello che si vanta di essere espressione di quel territorio e che aspira a guidare l’intero Friuli Venezia Giulia. I grandi impianti che inquinano pesantemente non devono riconoscere nulla ai comuni che li ospitano, mentre il settore del mobile è costretto a pagare un conto salato. Un piccolo esempio concreto dei danni che il Pd e Bolzonello potrebbero continuare a fare una volta alla guida della nostra regione.

AZZARDOPATIA: NULLA OSTA PER NUOVE SLOT-MACHINE GRAZIE AL PD

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Ennesimo schiaffo da parte del Pd nazionale al Friuli Venzia Giulia e alla lotta contro la diffusione – dilagante – dell’azzardopatia. Nell’ambito della discussione sulla legge di stabilità è stato approvato, infatti, in Commissione Finanze un emendamento dei deputati Pd Sanga e Fragomeli che proroga fino al 31 dicembre 2018 la possibilità di rilasciare nulla osta per nuove slot-machine. In precedenza la data fissata era quella del 31 dicembre 2017.

Chi governa l’Italia, su questo tema così delicato, sta prendendo in giro i cittadini. Promettono in pompa magna di ridurre il numero delle slot ma poi, pur di favorire le lobby del settore, non toccano le slot più tecnologiche e pericolosissime Vlt-Videolottery e mettono ancora a repentaglio l’efficacia delle leggi regionali virtuose come quella del Friuli Venezia Giulia, una legge fortemente richiesta dal MoVimento 5 Stelle e che con le ultime modifiche ha accolto la quasi totalità delle proposte pentastellate.

Ogni anno in Italia i danni socio-sanitari causati dall’azzardopatia sono pari a 6 miliardi di euro, mentre sono quasi 4 i miliardi di mancata Iva sui consumi di chi butta i propri risparmi tentando la sorte anziché acquistare beni di prima necessità. Con le tragedie personali e familiari conseguenti a questi numeri, si misurano soprattutto le Regioni e gli enti locali che sono chiamate a sopportare il peso maggiore delle ricadute sociosanitarie negative del gioco e che sono da tempo impegnati in azioni volte a contrastare il fenomeno.

Queste pessime decisioni prese a Roma non fanno altro che danneggiare le azioni di contrasto all’azzardopatia messe in campo anche nel Friuli Venezia Giulia. Un fenomeno sempre più conosciuto anche grazie all’inchiesta sui dati su tutte le tipologie di azzardo promossa da questa estate da MoVimento 5 Stelle e associazione No Slot. Ricordiamo che nel Friuli Venezia Giulia, secondo i dati dei Monopoli, nel 2016 sono stati bruciati oltre 1,6 miliardi di euro. Miliardi di euro che finiscono in un settore ben poco produttivo anziché nell’economia reale danneggiando commercio e l’indotto di piccole imprese virtuose. In Friuli Venezia Giulia, numeri alla mano, si ha una spesa pro capite a famiglia pari a 3.008 euro a famiglia l’anno, 250 euro mensili. Più del 10% della spesa mensile pro capite delle famiglie del Friuli Venezia Giulia che per l’Istat nel 2016 era pari a 2.479 euro!

I dati sul gioco d’azzardo nel Friuli Venezia Giulia sono drammatici: dai dati avuti dai Monopoli, riguardanti il 2016, in provincia di Udine si è azzardato per 701.906.364 euro, in provincia di Trieste per 332,2 milioni di euro, in provincia di Gorizia per 218.764.869 euro e in provincia di Pordenone per 434,4 milioni di euro.

CRAC COOP: PD BOCCIA IL FONDO DI RISTORO FINANZIARIO

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Il Partito democratico in Friuli Venezia Giulia boccia il “Fondo di ristoro finanziario” per i soci ed i prestatori delle cooperative che abbiamo presentato durante la discussione della legge di stabilità. Ecco come, nel concreto, l’esecutivo e la maggioranza di centrosinistra si preoccupano dei cittadini che non si vedono tutelare il risparmio, un diritto costituzionalmente garantito.

Quello che non si comprende è che questa proposta, facendo seguito a tutti gli interventi già posti in essere per venire incontro ai soci e ai prestatori delle cooperative, i cui vertici sono stati indagati dalle Procure della nostra Regione, è stata proposta a seguito della recente approvazione di un emendamento che istituisce analogo “Fondo di ristoro” per i soci delle banche venete presentato dai senatori del Partito democratico nella legge di stabilità nazionale. La parola ristoro non ci piaceva, avremmo preferito risarcimento, ma l’abbiamo lasciata per far capire ai consiglieri regionali che stavamo parlando dello stesso meccanismo, con le stesse modalità.

Evidentemente continua l’avversione del Pd locale verso chi ha creduto nelle cooperative di consumo come Cooperative Operaie di Trieste e CoopCa di Tolmezzo. Quando si trattava di difendere i risparmiatori, la giunta regionale considerava il prestito sociale un investimento a rischio, ora che c’è da equiparare i soci delle cooperative agli obbligazionisti delle banche, il Pd tutela il risparmio di chi ha creduto negli istituti di credito, sottoposti alla vigilanza di Consob e Bankitalia e non di chi ha prestato i propri soldi alle coop, sottoposte alla vigilanza della Regione Friuli Venezia Giulia.

L’ennesimo controsenso, l’ennesimo caso di incoerenza tra quanto votato in Consiglio Regionale e quanto approvato in Parlamento, come se consiglieri, deputati e senatori facessero parte di partiti politici diversi. E soprattutto, se verranno confermate le pesanti accuse di “abusiva attività di raccolta del risparmio”, non c’è alcuna motivazione per cui si possano considerare differenti le due situazioni, ma per il Pd si può fare questo e altro.

Per le coperture del Fondo abbiamo puntato sui risparmi che porteranno alle casse della Regione dal prossimo anno le modifiche alla legge sullo sconto carburanti apportate dall’assessore Vito in legge di stabilità. Sia per gli incentivi per chi acquisterà auto ibride ed elettriche dal 2018, sia perché dal 2019 verrà tolto o dimezzato il contributo per chi acquista o possiede auto benzina o diesel comprate qualche anno fa.

COMUNI: NECESSARIO RIMETTERE MANO ALLA LEGGE SULLE FUSIONI IN FVG

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Calpestare la volontà di una comunità che si è espressa chiaramente attraverso un referendum, significa aumentare ulteriormente la distanza – già enorme – fra i cittadini e la politica. Crediamo sia quanto mai necessario rimettere mano alla legge che regolamenta le procedure di approvazione delle fusioni dei comuni nel Friuli Venezia Giulia.

Questa urgenza è dimostrata anche dalla richiesta dei comuni di Aquileia e Terzo di Aquileia che si apprestano a indire il referendum consultivo per la fusione dei due comuni. Noi del Movimento 5 Stelle chiediamo che non si proceda alla fusione se anche solo in uno dei due comuni i cittadini esprimano contrarietà con un voto maggioritario. Dal nostro punto di vista, inoltre, è necessario rivedere le modalità di stanziamento dei fondi finalizzati alla “promozione” delle fusioni nei comuni. Promozione che evidentemente non funziona, visto il generale fallimento dei referendum.

Eppure, come più volte sostenuto, la riforma degli enti locali con l’imposizione delle Uti avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi gestionali e amministrativi dei comuni più piccoli, rendendo inutili o superflue le eventuali fusioni. Non capiamo pertanto questa insistenza da parte della maggioranza, sempre molto convinta della bontà della propria riforma e allo stesso tempo così ansiosa di approvare fusioni, di fatto, imposte ai cittadini.

Il M5S del Friuli Venezia Giulia resta ovviamente favorevole alle fusioni quando partono dal basso e sono volute dalle comunità comunali. A tal proposito basti ricordare che senza il nostro voto non sarebbe stato approvato il referendum per Aquileia e Terzo, perché la maggioranza non avrebbe avuto i numeri per approvarlo da sola.

ELEZIONI REGIONALI 2018, DOMANI LA PRESENTAZIONE DEL PERCORSO PARTECIPATIVO DI ELABORAZIONE DEL PROGRAMMA DEL MOVIMENTO 5 STELLE FVG

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Domani, mercoledì 20 dicembre 2017, alle ore 9.45, il MoVimento 5 Stelle Fvg terrà una conferenza stampa per presentare il percorso partecipativo di elaborazione del programma elettorale per le elezioni regionali della primavera 2018.

Interverranno i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi, Ilaria Dal Zovo, Eleonora Frattolin, Cristian Sergo e Andrea Ussai.

La conferenza stampa si terrà nella Sala Azzurra del Consiglio regionale che si trova al primo piano del Palazzo della Regione in piazza Oberdan 6 a Trieste.

Qui il video della diretta streaming

WATER SAFETY PLAN: ANCHE LE UNIVESITÀ REGIONALI DEVONO FAR PARTE DEL TAVOLO

Anche le università di Udine e Trieste devono fare parte del tavolo che il Consorzio per l’Acquedotto del Friuli Centrale (Cafc) intende organizzare a partire dal prossimo gennaio per arrivare anche in Friuli all’adozione – richiesta dall’Unione europea – dei “Piani di sicurezza dell’acqua”, più noti come “Water Safety Plan”.

Capiamo che, al di là della legge, dove non son state inserite le nostre proposte in tal senso, ci possano essere anche altri modi per coinvolgere gli atenei regionali, ma sicuramente il tavolo di cooperazione tra gestori del servizio idrico integrato e le altre realtà interessate a questo progetto deve essere uno di questi. A Udine abbiamo segnalato questa grave lacuna al direttore del Cafc Battiston, il quale ha accolto il nostro invito, assicurando che al tavolo di cooperazione tra gestori ed enti parteciperanno anche i rappresentanti delle università regionali e non solo Arpa e la Direzione Centrale Salute.

In occasione della discussione in Aula della Legge 5/2016 sull’Organizzazione delle funzioni relative al servizio idrico integrato e al servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani abbiamo presentato 157 emendamenti, di cui 150 sono stati bocciati dalla maggioranza di centrosinistra. Con molti di questi emendamenti avevamo chiesto che l’università avesse un ruolo centrale per rendere effettiva la sostenibilità della gestione e l’utilizzo secondo le migliori tecniche disponibili. L’obiettivo era quello di avere un’acqua migliore da un punto di vista qualitativo e di sfruttare questa fondamentale risorsa in modo sempre più sostenibile. Riteniamo infatti che, in materia di risorse idriche, la Regione debba riconoscere la risorsa idrica come un bene naturale e un diritto umano universale, individuando le cause di inquinamento e contrastando tutte le pratiche che mettono a rischio la salute degli utenti finali. Il diritto all’acqua potabile di qualità nonché ai servizi igienico-sanitari è un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani, come sancito dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Principi che nel 2018 si devono perseguire riconoscendo un ruolo attivo di tutti gli enti preposti alla ricerca nel Friuli Venezia Giulia che, ultima in Italia, deve ancora approvare il Piano Regionale Tutela delle Acque, di cui non si sa più nulla da due anni.

A CURIE E PARROCCHIE I CONSUETI “REGALINI DI NATALE”

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Nel Friuli Venezia Giulia è già in vigore una legge che finanzia, ogni anno, la ristrutturazione di chiese, parrocchie e pertinenze delle stesse parrocchie con svariati milioni di euro. Una legge, a nostro avviso vergognosa, che garantisce la copertura del 100% dell’importo dei lavori da eseguire. Lavori che vengono decisi e gestiti direttamente dalle curie della nostra regione. Come se tutto questo non bastasse, puntualmente a ogni legge di stabilità spuntano come funghi emendamenti bipartisan per contributi straordinari per lavori – che i vari politici definiscono sempre “urgentissimi” – finalizzati mettere in sicurezza chiese e campanili a rischio di crollo.

I casi sono due: o le curie non sono in grado di valutare l’urgenza dei progetti da finanziare come abbiamo più volte evidenziato o semplicemente il clero sa benissimo di poter contare sui “regalini di Natale” che, per realizzare i lavori urgenti, arrivano all’ultimo minuto. Il sospetto, sempre più fondato, è che attraverso il canale contributivo ordinario le curie finanzino, pertanto, le “loro parrocchie” e non i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza delle strutture religiose. Quando il MoVimento 5 Stelle governerà il Friuli Venezia Giulia questa pratica odiosa – come quella più generale delle “poste puntuali” – sparirà per sempre.

Di seguito un breve elenco dei “regalini natalizi” approvati ieri dal Consiglio regionale:

Chiesa degli Armeni di Trieste 152.000 € (Liva, Moretti)
Santa Maria Ausiliatrice di Piancavallo 80.000 € (Liva, Paviotti, Gratton, Colautti)
San Benedetto Abate di Pasiano di Pordenone 45.000 € (Liva, Paviotti, Gratton, Bagatin)
Parrocchia Ortodossa Romena della Nascita di San Giovanni Battista di Pordenone 100.000 € (Liva)
Chiesa di Nostra Signora di Sion di Trieste 45.000 € (Marini, Piccin, Riccardi, De Anna, Marin)
Chiesa di San Nicolò Vescovo di Forgaria nel Friuli 50.000 € (Liva, Paviotti, Gratton, Agnola)

CENTRALE A CARBONE DI MONFALCONE: NON DIMENTICHIAMO COME SONO ANDATE LE COSE

Il governo Gentiloni ha emanato un decreto che adotta la Strategia energetica nazionale 2017, il piano decennale per la gestione del cambiamento del sistema energetico. Questo documento, come anticipato pochi giorni fa dall’assessore regionale Sara Vito, prevede la fine dell’utilizzo del carbone per una serie di centrali elettriche alimentate a carbone in Italia, compresa quella della A2A-Energiefuture di Monfalcone. L’esponente della giunta di centrosinistra sui media ha parlato di chiusura dell’impianto già nel 2025 o in alternativa entro il 2030, affermando con soddisfazione che si tratta di “un riconoscimento importante da parte del governo per una visione strategica che prefigura un futuro senza carbone per l’impianto di Monfalcone”.

È incredibile la faccia tosta dell’assessore. Nei suoi interventi sulla stampa l’assessore, infatti, si è dimenticato di dire che la centrale termoelettrica a carbone A2A-Energiefuture è una delle realtà del territorio che provoca inquinamento nel Monfalconese. Inoltre ha esultato quasi si trattasse di una vittoria di chi ha amministrato il Friuli Venezia Giulia negli ultimi 5 anni. Dobbiamo ricordare invece quanto siano state proprio l’inerzia della giunta Serracchiani a condannare chi abita nella città dei cantieri e nei paesi limitrofi ad altri 8 anni di inquinamento da metalli pesanti. Un inquinamento diventato palese già nel biennio 2015-2016 a seguito di due studi scientifici – uno privato e uno della Provincia di Gorizia – che avevano fotografato perfettamente le ricadute che anche la centrale termoelettrica di Monfalcone ha su quel territorio. Al punto che noi del M5S avevamo chiesto alla giunta Serracchiani di battersi per chiedere la revisione dell’Aia. Richiesta, come sempre, mai presa in considerazione!

Inoltre lo stesso assessore Vito era “caduto dal pero” quando era diventata di pubblico dominio la notizia che la centrale avesse ottenuto la proroga dell’Aia fino al 2025. E adesso, senza la minima decenza, arriva a gioire in pubblico per la dismissione del carbone entro il 2025.

Allo stesso tempo non possiamo dimenticare che è stato il governo Renzi, sulla base di una direttiva europea, a estendere per altri 8 anni l’Aia alla centrale fino al 2025. Estensione, arrivata in seguito all’intervento sui denitrificatori (denox) fatto dalla proprietà. Nell’Aia è prevista, la riconversione a gas, che però l’azienda non ha mai preso in considerazione perché non sostenibile economicamente, ma che la giunta Serracchiani ha inserito nel Piano energetico regionale.

Noi del MoVimento 5 Stelle nel nostro Piano energetico nazionale avevamo previsto, invece, l’abbandono definitivo del carbone in Italia entro il 2020. Per parte nostra, da quando siamo stati eletti in Consiglio regionale, abbiamo chiesto con forza che ricercatori indipendenti fossero messi in grado di effettuare studi epidemiologici, analisi dei fondali e indagini sui licheni per avere dati certi sull’inquinamento nel Monfalconese. In realtà la politica finora ha fatto sempre troppo poco per tutelare la salute dei cittadini del Monfalconese, schiacciati da un mix micidiale di agenti inquinanti.

SOCIALE: LA GIUNTA CON 5 ANNI DI RITARDO SFORNA UNA RIFORMA LAST MINUTE

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La giunta regionale aveva ben 5 anni di tempo per riformare in maniera organica tutto il settore del “sociale”, inteso sia come politiche socio assistenziali che come problemi concreti relativi all’assunzione e formazione degli operatori del settore oberati di lavoro. Argomenti – nonostante le grandi promesse – del tutto trascurati dalla politica tradizionale che, invece, continua a occuparsi del settore a tempo perso e senza interventi strutturali. Forse ciò è un bene dato l’esito fallimentare delle riforme fatte sino a oggi.

Chi governa si ricorda del settore socio assistenziale solo ora con 5 anni di ritardo e in occasione dell’approvazione dell’ultima legge finanziaria di questa legislatura, ridisegnando bacino d’utenza dei servizi sociali dei comuni, funzioni degli uffici e dotazione di assistenti sociali per numero di abitanti, saltando anche in questa occasione il confronto in commissione e soprattutto l’ascolto delle parti sociali interessate.

Ridisegnando in modalità “last minute” l’organizzazione dei servizi sociali e prevedendo per ogni Uti l’emanazione di un regolamento per stabilire le regole di gestione dei servizi e soprattutto per l’accesso dei cittadini, probabilmente finiranno per intasare anche quel poco che funziona ancora di un settore già in grave difficoltà. Ritenevamo che la materia, rimasta ignorata da più di dieci anni, meritasse grande attenzione e importanti interventi da parte della politica regionale. Inoltre attendiamo ancora la promessa legislazione organica in materia di “accessibilità e mobilità delle persone con disabilità”, mentre, come segnalato anche dal garante regionale per le persone a rischio discriminazione, la disciplina regionale in materia risulta ancora sporadica e sparsa in una trentina di normative di settore. Chissà se oltre alla scelta dei candidati, il centrosinistra troverà il tempo di pensare anche a questi problemi dei cittadini.

TRASPORTI: DENUNCIA DEL M5S

Arrivi e partenze in ritardo, treni costretti a procedere a passo d’uomo e a fermarsi nei pressi dei passaggi a livello, sbarre fuori controllo che si alzano quando i vagoni attraversano i passaggi a livello, altri guasti sulla linea. Problemi puntualmente registrati da pendolari, studenti e da increduli automobilisti (nella foto allegata). La ri-partenza della Sacile-Maniago, costata ben 17 milioni di euro, è stata decisamente negativa e se non si risolvono subito i problemi emersi si rischia di vanificare tutte le possibili ricadute positive del progetto. E la giunta di centrosinistra oggi si è limitata a dare la colpa a Rfi. Deve ancora rispondere, infatti, alla nostra interpellanza depositata più di due mesi fa, che chiedeva rassicurazioni sullo stato manutentivo dei passaggi a livello secondari, sulla loro effettiva operatività e sulla garanzia che possano essere attraversati in totale sicurezza. Visto il malfunzionamento evidente dei passaggi a livello principali emerso in questi giorni, dubitiamo fortemente che quelli secondari possano garantire maggiore sicurezza.

La giunta Serracchiani viaggia veloce, velocissima. Per questo è a favore del Treno ad alta velocità (Tav), che, grazie al nuovo Polo intermodale, secondo loro, sarà collegato all’aeroporto di Ronchi. Eppure nel Friuli Venezia Giulia i treni di alta velocità hanno solo il nome, non potendo raggiungere i 300 km orari e oltre che possono come invece avviene altrove.

Infatti, sono però le Frecce Rosse e Argento. In questo momento quelle che collegano Venezia a Trieste – spiega il consigliere regionale – sono cinque nell’arco della giornata: una sola tra le 8 e le 17 e quattro tra le 17.46 e le 22, orari in cui non ci sono molti aerei in partenza o in arrivo a Ronchi. Quelle invece che da Trieste arrivano fino a Venezia sono solo cinque: tre in partenza tra le 6 e le 7 del mattino, una alle 9.40 e un’altra alle 17.02. Pochine per annunciare in pompa magna che l’Aeroporto di Ronchi possa definirsi collegato all’alta velocità. Inoltre – sottolinea Sergo – non possiamo certo dimenticare che le Frecce impiegano 9 minuti per collegare le stazioni di Monfalcone e Cervignano del Friuli.

Ora che sarà realizzata un’altra fermata di fronte all’aeroporto e si pensa di costruire una nuova stazione di Latisana, con tanto di ponte – l’ennesimo – da realizzare sopra il Tagliamento, le Frecce saranno costrette a fermarsi 4 volte ogni 4 o 5 minuti? Oppure qualcuno vuole assumersi la responsabilità di dire ai cittadini di Monfalcone e di Cervignano del Friuli che molto probabilmente dovranno dire addio alle Frecce?» chiede il capogruppo del MoVimento 5 Stelle. «Soprattutto perché sull’attuale linea ferroviaria che attraversa il Carso è impossibile raggiungere anche i 200 km/h e i lavori di velocizzazione della linea Venezia-Trieste, annunciati in pompa magna già nel marzo del 2014, dopo tre anni e mezzo non hanno nemmeno uno di studio di fattibilità. La giunta di centrosinistra – conclude Sergo – è veloce, velocissima – a prendere in giro i cittadini del Friuli Venezia Giulia».

TPL: LA REGIONE DEVE ESERCITARE IL SUO RUOLO ATTIVO

Confermata la volontà di scalata da parte di Ferrovie Nord Milano nell’Atap di Pordenone. A dirlo non è il MoVimento 5 Stelle ma lo stesso Andrea Gibelli, presidente del colosso milanese, a sua volta controllato da Regione Lombardia e partecipato anche da Ferrovie dello Stato. Ora la Regione deve esercitare il suo ruolo attivo.

A fine ottobre avevamo sollevato il problema e con un’interrogazione immediata avevamo chiesto quali azioni intendesse porre in essere la giunta Serracchiani per evitare la prospettata scalata attraverso l’acquisizione di quote attualmente detenute dagli enti pubblici. La risposta dell’Assessore all’interrogazione è stata lapidaria: “la Regione intende esercitare il suo ruolo attivo con riguardo alle scelte di indirizzo relative alla programmazione e gestione del servizio volto a mantenere, con gli Enti Locali, la governance del sistema del Trasporto Pubblico Locale”. Forse è il caso che la giunta di centrosinistra dichiari una volta per tutte come intenda esercitare il suo ruolo attivo o, meglio, cosa intenda per ruolo attivo: di questo passo l’unico ruolo che resterà alla nostra Regione sarà quello di prendere atto delle decisioni che saranno assunte da altre Regioni. E purtroppo non solo nel Trasporto pubblico locale.