giovedì, 16 Gennaio 2025
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RINVIATA VOTAZIONE AL SENATO SUL CETA

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E’ stata rinviata ufficialmente a data da destinarsi la ratifica del Ceta da parte del Parlamento italiano. La conferma è arrivata oggi dalla Conferenza dei capigruppo del Senato. Tutti i gruppi politici, infatti, si sono espressi a favore del rinvio.

Un esito che premia l’impegno del MoVimento 5 Stelle e delle associazioni che da anni si oppongono al Ceta. Adesso la speranza è che la crescente consapevolezza dei cittadini su questo trattato devastante possa portare il Parlamento a esprimere una votazione contraria alla ratifica definitiva.

Oggi abbiamo vinto una battaglia ma non la guerra. La serata di venerdì sera – da noi organizzata alle ore 20.15 all’auditorium Comelli di Udine – assume così una valenza politica ancor maggiore.

Attraverso il dialogo possiamo, anzi dobbiamo, convincere anche la Regione Friuli Venezia Giulia a esprimersi in maniera contraria a questo trattato”.

CENTRALE UNICA EMERGENZE: TEMPI DI INTERVENTO TROPPO LUNGHI

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Siamo consapevoli del grande lavoro svolto dagli operatori per far partire la Centrale Unica delle Emergenze e finalmente abbiamo a disposizione dati su cui ragionare, ma il tempo di intervento delle ambulanze si discosta ancora troppo dalla normativa, mettendo a rischio cittadini e operatori.

Crediamo sia opportuno fare un po’ di chiarezza e analizzare i numeri da un altro punto di vista, cioè quello – meno tecnico – di un cittadino qualunque che si rivolge a questi servizi.

Nel corso delle audizioni è stata illustrata l’attività giornaliera del 112 fornendo il numero di chiamate, il tempo medio di attesa per la risposta, il tempo medio di processo, sgancio e impegno (in secondi) delle chiamate inoltrate, l’azione di filtro e la provenienza delle chiamate, i tempi medi di soccorso del 118 degli ultimi mesi, in tutta la regione, accorpando i dati delle zone urbane ed extra urbane, con focalizzazione anche sulla montagna. Purtroppo però, per problemi legati alla registrazione dei dati, non ci è stata fornita la comparazione delle tempistiche dalla prima telefonata all’arrivo sul target, prima e dopo l’attivazione della centrale unica e non sono state presentate nemmeno le percentuali di rispetto delle tempistiche dalla normativa statale, per i codici gialli e rossi.

Grazie a un nostro accesso agli atti sappiamo che, per quanto concerne il trasporto extraurbano, più del 30% dei casi non ricevono risposta nel limite dei 20 minuti stabiliti per legge, con picchi che superano il 40% in provincia di Trieste. Sul trasporto urbano, poi, la situazione peggiora: i tempi (che dovrebbero essere inferiori agli 8 minuti) sono rispettati solo nel 16% dei casi, con la situazione più critica a Udine, dove scende fino all’11.5%. E va considerato che a questo vanno sommati in media altri 90 secondi, cioè il tempo di smistamento da quando la chiamata arriva al 112 a quando viene inoltrata all’operatore sanitario.

È vero che sono aumentati i mezzi a disposizione e anche il numero totale di interventi è cresciuto rispetto allo stesso periodo del 2016, con standard più stringenti di quelli europei che si attestano a 18 minuti (per area urbane e extraurbane), ma restano ancora tanti problemi. A pesare sono il numero e la tipologia dei mezzi previsti dal Piano dell’emergenza/urgenza, nonché la situazione in cui si trovano a lavorare gli operatori, quelli del Nue con turni massacranti, e interinali che non sanno se saranno rinnovati ad ottobre. Per quanto riguarda il Sores 42 unità per garantire il servizio sono sottostimate e dal mese prossimo dovranno ricominciare anche a prestare servizio di emergenza sul territorio. Infine non sono ancora stati risolti i problemi tecnologici, i tablet delle ambulanze sono in manutenzione e continuano a ripetersi i crash del sistema (Cus). A causa di queste disfunzioni l’inserimento degli interventi e l’impiego dei mezzi, infatti, sono saltuariamente gestiti ancora con il vecchio sistema radio e cartaceo.

Fermo restando l’impegno di tutti gli operatori e dei dirigenti che garantiscono quotidianamente la risposta alle diverse emergenze, crediamo che questa nuova organizzazione, imposta dalla politica, abbia ancora molta strada da fare per entrare a regime.

CETA: PRO E CONTRO. COME CAMBIERÀ LA NOSTRA REGIONE?

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Lo scorso 21 settembre il CETA (“Comprehensive Economic and Trade Agreement”, letteralmente “Accordo economico e commerciale globale”), l’accordo di liberalizzazione tra Canada e Europa è entrato in vigore in modalità provvisoria, abbattendo quindi dazi e dogane tra Canada e Europa e mettendo in piedi le commissioni bilaterali che modificheranno – solo per citare alcuni temi scottanti – gli standard in vigore sulla sicurezza alimentare, sull’ambiente, sulla sicurezza dei prodotti e sul lavoro.

“Ceta pro e contro. Come cambierà la nostra regione” è il titolo di un evento pubblico che avrà luogo venerdì 29 settembre alle ore 20.15 all’auditorium Comelli di Udine (via Sabbadini, 31).

Alla serata, moderata dal consigliere regionale del M5S Cristian Sergo, interverranno Dario Ermarcora (presidente della Coldiretti Fvg), Ennio Benedetti (presidente della Confederazione italiana agricoltori Fvg), Emilia Accomando (Comitato Stop Ttip/ Stop Ceta Fvg) e Cristiano Shaurli (assessore Agricoltura Regione Fvg).

Sono tre anni che portiamo all’attenzione del Consiglio regionale le problematiche inerenti la stipula degli accordi commerciali tra l’Unione Europea e Canada (Ceta) e Stati Uniti (Ttip). Tre anni di mozioni presentate in aula, discussioni e audizioni nella commissione di merito, incontri pubblici, dibattiti, banchetti e comunicati stampa contro la decisione della giunta regionale di non volersi esprimere in maniera netta e contraria a questi accordi commerciali che avranno un impatto pesante sulla vita dei cittadini del Friuli Venezia Giulia.

Probabilmente i più colpiti saranno ancora una volta i nostri agricoltori. Tutti gli sforzi fatti per far progredire le coltivazioni biologiche rischiano di essere vanificate. Per tutti questi motivi abbiamo organizzato questo evento pubblico, che prevede la partecipazione dell’assessore Shaurli, per fare chiarezza su queste tematiche e dare la possibilità a chi è favorevole e a chi è contrario di spiegare ai cittadini, agli agricoltori e agli imprenditori della nostra Regione come cambierà la nostra società con l’approvazione di questi nuovi trattati.

Non vogliamo che questi atti vengano approvati senza che i cittadini siano informati per tempo. Così come accaduto con la “famigerata” Direttiva Bolkestein i cui effetti nefasti sono stati ben visibili solo qualche decennio dopo la sua approvazione. Purtroppo oggi conosciamo l’impatto devastante che la Bolkestein ha avuto su piccoli commercianti, ambulanti, stabilimenti balneari e piccole e medie imprese.

NOMINE (COME SE PIOVESSE) IN SANITÀ: CONFERENZA STAMPA

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Domani, giovedì 28 settembre 2017, alle ore 9.30, negli uffici del gruppo del M5S in Consiglio regionale (che si trovano al terzo piano del Palazzo della Regione in piazza Oberdan 6 a Trieste) terremo una conferenza stampa sulle ultime nomine in Sanità.

Alla conferenza stampa interverranno i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai, Cristian Sergo, Eleonora Frattolin, Ilaria Dal Zovo ed Elena Bianchi.

UN REGOLAMENTO CHE SEMBRA CUCITO ADDOSSO A UN MEDICO BEN PRECISO

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Una volta c’era il regolamento e in base a questo veniva scelto il responsabile da una graduatoria. Ora invece pare che si scelga prima la persona e poi i regolamenti le vengono “cuciti addosso”.
Sembra infatti che il nome del nuovo referente per la continuità assistenziale ci sia già, anche se i cittadini e gli operatori saranno gli ultimi a saperlo. In attesa di rendere ufficiale la nomina, l’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste (AsuiTs) da poche ore ha pubblicato, in sordina, il nuovo regolamento che cambia totalmente i criteri di scelta, non premiando più l’affidabilità data dall’anzianità di servizio, ma – piuttosto – gli ultimi arrivati. Così almeno si evince dalle tempistiche e dalla pubblicazione dei documenti.

Eravamo già stati avvertiti che i nuovi metodi di selezione non fossero proprio ortodossi ma eravamo convinti che i curricula e le graduatorie rimanessero il principale criterio di selezione. Fino a ieri, infatti, il “Regolamento Attività del Servizio di Continuità Assistenziale” individuava la figura del referente tra i medici titolari di incarico a tempo indeterminato, tra quelli che avevano espresso una disponibilità a ricoprire quel ruolo, elaborando la graduatoria aziendale sulla base del rapporto unico e dell’anzianità di titolarità maturata nell’ambito dell’Azienda sanitaria.

Oggi tutto è cambiato. Il nuovo regolamento, reso pubblico ieri sul sito della AsuiTs, all’articolo 5 istituisce la figura del “Referente del servizio di continuità assistenziale”, con l’individuazione di un medico tra i titolari di incarico a tempo indeterminato, selezionato dal direttore generale sulla base di una terna di nomi trasmessa dalle organizzazioni sindacali partecipanti al comitato aziendale ex art. 23 Acn.

Il nostro timore è che i titoli per assumere il coordinamento di un servizio così fondamentale per i cittadini non siano più dati dall’attività svolta sul campo in molti anni di lavoro, ma dal fatto di avere in tasca una ben precisa tessera di partito.

“SCOMPARSO” IL PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE

Il Piano regionale delle attività estrattive (Prae) doveva essere approvato entro il luglio del 2017. In Consiglio regionale alla nostra precisa domanda, diretta a conoscere “quante attività estrattive sono state e saranno autorizzate in deroga nelle more dell’approvazione del Prae”, l’assessore Sara Vito ha risposto che “le domande di ampliamento delle aree di cave autorizzate da parte di soggetti che abbiano scavato almeno l’80% del volume previsto dal provvedimento di autorizzazione sono: n. 0 autorizzazioni rilasciate; n. 0 procedimenti in istruttoria”.

Peccato che tra le deroghe della LR 12/2016 non vi siano solo le fattispecie di ampliamento citate dall’assessore Vito, ma anche tutte le istanze la cui istruttoria sia iniziata prima (anche di qualche ora) l’entrata in vigore di ennesima riforma – frettolosa – del centrosinistra.

Infatti, consultando il portale internet della Regione, risulta che le procedure di Via relative a progetti di attività estrattive concluse successivamente al luglio 2016 siano ben 8, senza contare le procedure di proroga o le varianti “non sostanziali” che non sono soggette a Via.
Quello però che stupisce non è il dato parziale fornito dall’assessore Vito – generato più dalla solita necessità di fornire un dato giornalisticamente clamoroso, piuttosto che da un’attenta verifica delle procedure sottese – ma soprattutto l’assenza di conoscenza della reale situazione del territorio.

Nell’interrogazione infatti si chiedevano lumi anche sulla ricognizione degli stati di fatto delle attività estrattive al 31 dicembre 2016 (previsto dall’art. 22 della medesima LR 12/2016) e per cui l’amministrazione regionale aveva chiesto a tutti i cavatori di fornire la documentazione integrativa necessaria entro giugno 2017.
Nessuna informazione in ordine allo stato di fatto è stata pubblicata, né è dato modo di conoscere quando il Prae sarà approvato (un discorso analogo vale anche per il Piano regionale di tutela delle acque di cui non si sa nulla dall’ottobre 2015), dati che molto probabilmente – a questo punto – risultano sconosciuti anche dall’assessore regionale competente.

MENTRE DESTRA E SINISTRA LITIGANO, I CITTADINI VENGONO PENALIZZATI

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Più e più volte abbiamo ricordato che il sostegno al reddito sia una misura che il MoVimento 5 Stelle nel Friuli Venezia Giulia ha chiesto a gran voce sin dall’inizio della legislatura nel 2013. Purtroppo la sua attuazione ha visto l’erogazione dei primi contributi solo nei primi mesi del 2016. Quasi tre anni che non hanno permesso di prendere per tempo le giuste soluzioni, evitando caos, ritardi, proteste, disguidi, norme da noi proposte e votate in Consiglio definite dagli stessi assistenti sociali “salvagente”.

Il dibattito che doveva basarsi solo sulla relazione presentata dalla III Commissione all’Aula è stata l’occasione per analizzare la norma ai raggi X dalle diverse forze politiche. A questo dovrebbero servire le clausole valutative e le relazioni presentate al Consiglio, altrimenti verrebbe meno la funzione giudicatrice e correttiva della misura stessa. Così non fosse dovremmo limitarci solo a commentare i numeri, ma i numeri, se poi non sono completi, forniscono una immagine distorta rispetto a quanto stia accadendo al di fuori del Palazzo della Regione.

I numerosi ritardi tuttora persistenti, le associazioni di volontariato costrette ad anticipare i soldi ai beneficiari per poter pagare le utenze domestiche, il prossimo allineamento con un’altra misura nazionale. A gennaio infatti il Sostegno di inclusione attiva verrà sostituito dal Reddito di inclusione e la Regione, come abbiamo chiesto con una nostra mozione votata in Aula, è chiamata ad apportare anche i giusti e necessari correttivi.

A parole tutti quanti sembrano anche voler aumentare le risorse da destinare a questa misura. Il centrodestra che, dopo qualche mese, chiede – esattamente come noi – di modificare il parametro reddituale di accesso per superare l’attuale Isee, mentre il centrosinistra – anche qui come il M5S chiede da tempo – vorrebbe ampliare le risorse da erogare.

Siamo contenti che il nostro lavoro di questi anni abbia portato a risultati importanti. Con la nostra battaglia in favore del sostegno al reddito innanzitutto abbiamo dimostrato che il numero delle persone costrette in povertà nella nostra Regione sia nettamente superiore rispetto a quanto ritenuto dalle altre forze politiche. Inoltre abbiamo dimostrato che le risorse per questa misura ci siano e si possano trovare agevolmente nei capitoli di bilancio. C’è poi un dato che abbiamo contribuito a rendere ottimo, quello cioè sulla dispersione scolastica che nel Friuli Venezia Giulia sia tra le più basse in Italia. Pertanto, con la faccia tosta che l’assessore Telesca spesso e volentieri ci attribuisce, possiamo rivendicare che dal 2015, grazie ad un nostro emendamento, la frequenza obbligatoria da parte dei nostri figli a percorsi scolastici o formativi sia diventata una condizione necessaria per ottenere la Misura di inclusione attiva.

VERDI DI TRIESTE: PROPOSTE DELLA SERRACCHIANI A FRITTATA FATTA

A frittata fatta la presidente della Regione Serracchiani ora va in giro con il cappello in mano a chiedere ai privati di mettere soldi per compensare il taglio di 900 mila euro imposto al Teatro Verdi dal Ministero dei Beni e delle attività culturali. Non si arrabbia con il governo amico, guidato da Gentiloni. Non chiede un immediato coordinamento con il Comune e con la Fondazione del Verdi per contestare in ogni sede il taglio di fondi da Roma. Non lavora per impugnare al Tar questa decisione ingiusta. È evidente che Debora Serracchiani sia sempre più un corpo estraneo in questa regione. E un corpo estraneo non può che avere zero “appeal” nei confronti degli investitori privati che operano nel Friuli Venezia Giulia.

È paradossale che la quota parte del Fondo unico per lo spettacolo sia stata diminuita all’unico ente lirico-sinfonico in Italia che, grazie a decisioni virtuose, ha centrato l’obiettivo di far approvare il proprio piano di risanamento, garantendo spettacoli di grande spessore e mantenendo i conti in ordine. Così come sembra una boutade – l’ennesima – la proposta della Serracchiani di utilizzare i fondi strutturali europei gestiti dalla Regione “per avviare dei corsi di formazione che valorizzino le competenze e le professionalità storicamente presenti nel teatro Verdi”. Una proposta che arriva ormai a fine corsa e fuori tempo massimo.

TITOLI DI PRESTITO SUBORDINATO PRESENTI NEL PORTAFOGLIO DELLA FONDAZIONE CRTRIESTE

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Pura speculazione finanziaria, risorse economiche per una scalata all’interno di Mediocredito o un tesoretto da utilizzare fra qualche anno per una inevitabile futura ricapitalizzazione? Lo scopriremo solo nel 2024. Oggi però i cittadini di questa regione devono sapere che grazie a una – diciamo così – brillante operazione finanziaria la Fondazione CRTrieste, guidata dal presidente Paniccia, quando sarà il momento potrà chiedere il rimborso di 20 milioni di euro alla partecipata della Regione. In sostanza soldi dei cittadini del Friuli Venezia Giulia. Per questo è grave che la giunta Serracchiani affermi trattarsi di “indirizzi che la Regione non ha alcun titolo a conoscere e tanto meno a sindacare”.

Con l’Assestamento di bilancio del 2016 la Regione, nella sua qualità di socio di Banca Mediocredito Fvg – aveva stanziato risorse necessarie per partecipare ad un aumento di capitale dell’istituto bancario. Successivamente la giunta Serracchiani nel giugno del 2017 aveva deliberato di aderire a tale aumento di capitale sociale a pagamento per un importo massimo di quasi 55 milioni di euro. E con la stessa delibera l’esecutivo prendeva atto della disponibilità espressa dalla Fondazione CRTrieste a sottoscrivere, contestualmente al socio Regione, l’aumento di capitale, partecipando complessivamente fino a un importo massimo di 31,5 milioni di euro, stabilendo di versare per cassa un importo non superiore a 1,5 milioni di euro e convertendo 30 milioni di euro del prestito subordinato Tier-2 di complessivi 50 milioni di euro, emesso dalla Banca stessa, nell’anno 2014, e acquistato interamente dal socio CRT da Assicurazioni Generali.

Questo passaggio ci era sembrato subito oscuro. Come e quando la Fondazione CRTrieste è entrata in possesso delle obbligazioni di Generali? E soprattutto a quale prezzo? Si vocifera di una cifra che si aggira attorno al 30%, ma comunque la si veda, alla fine si è trattato di un affarone per l’istituto guidato dal presidente Paniccia. Il problema, soprattutto per i cittadini del Friuli Venezia Giulia, è dato però dal fatto che i rimanenti 20 milioni di euro di tale prestito continueranno a gravare sui futuri bilanci di Mediocredito. Se alla scadenza naturale del prestito, nel 2024, la Fondazione chiedesse, infatti, alla partecipata dalla Regione di rimborsare l’importo di queste obbligazioni, la situazione diventerebbe molto pesante per l’istituto regionale. Senza scordare che si tratta sempre di denaro proveniente dalle tasse dei cittadini del Friuli Venezia Giulia. Risorse che chi governa la Regione dovrebbe maneggiare sempre grande cura e attenzione.

VERDI DI TRIESTE: INACCETTABILE PENALIZZARE UNA REALTÀ VIRTUOSA

La Regione e le nostre istituzioni culturali devono attivarsi subito a difesa del teatro lirico-sinfonico Giuseppe Verdi di Trieste. Attraverso un’interpellanza alla giunta Serracchiani chiediamo l’immediato coordinamento con il Comune e con la Fondazione del Verdi per contestare in ogni sede il taglio di fondi da Roma.

È ingiusto e scorretto che la quota parte del Fondo unico per lo spettacolo sia stata diminuita all’unico ente lirico-sinfonico in Italia che è riuscito a far approvare il proprio piano di risanamento. Chi è virtuoso e riesce a garantire spettacoli di qualità e con i conti in ordine viene punito, a vantaggio di teatri come quelli di Firenze, Bari o Cagliari in rosso permanente. Come si spiegherà questa “punizione” ai dipendenti del Verdi, che avevano contribuito al risanamento rinunciando ai premi di produzione?

È palese che ci siano motivazioni politiche dietro a una inspiegabile discriminazione: se come istituzione la Regione non è capace di farsi rispettare dal governo amico, è necessario che a livello locale ci si metta tutti attorno un tavolo e si impugni al Tar il taglio dei fondi. L’assessore alla cultura Torrenti farebbe bene a non compiacersi delle briciole riservate dal Fus ai teatri di prosa. Non dobbiamo dimenticare che i cittadini di questa regione hanno contribuito con milioni di euro per mantenere in vita una realtà importante come il Verdi, elemento di punta della produzione culturale dell’intero Friuli Venezia Giulia.

OBBLIGO VACCINALE: INDICAZIONI DELLA REGIONE HANNO AUMENTATO LA CONFUSIONE

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Dalle segnalazioni pervenute da parte dei genitori, la prima applicazione in Friuli Venezia Giulia delle disposizioni della legge 119/2017 in materia di obbligo vaccinale non può certo dirsi omogenea.

La circolare della Regione Fvg del 30 agosto non è chiara, nonostante dovesse contenere indicazioni specifiche a livello regionale destinate ai genitori, alle aziende sanitarie, agli istituti scolastici, agli enti gestori dei nidi e delle materne e ai comuni. Indicazioni definite “frutto di un lavoro coordinato tra la direzione regionale Salute, la direzione regionale Istruzione e Formazione e l’Ufficio scolastico regionale”.

Inoltre la pagina del sito della Regione relativa all’applicazione dell’obbligo vaccinale, nella parte introduttiva, in maniera riassuntiva ma imprecisa riporta che: “A partire dall’anno scolastico 2017/2018 per iscriversi e frequentare le scuole è necessario essere in regola con i vaccini”. Tutto ciò senza distinguere tra scuole dell’infanzia e scuole dell’obbligo.

A causa di questa informazione intempestiva e imprecisa, all’atto dell’inserimento dei minori nelle rispettive classi della miriade di istituti scolastici interessati, molti genitori si sono visti rifiutare l’autodichiarazione. In altri casi, in modo errato, è stata richiesta l’autocertificazione nonostante fossero stati presentati il libretto delle vaccinazioni o le attestazioni rilasciate dall’Azienda sanitaria. Alcuni studenti sono stati addirittura minacciati di espulsione – anche dalle scuole dell’obbligo -, minacce espresse persino in presenza degli stessi minori.

Questo sia negli istituti per l’infanzia per cui bisognava produrre la documentazione entro il 10 settembre, sia in alcune scuole dell’obbligo (con termine di presentazione al 31 ottobre), nonostante la circolare emanata dal Ministero della salute il 12 giugno scorso fosse chiara sulla procedura transitoria per l’anno scolastico 2017-2018. La presentazione della documentazione, infatti, costituisce requisito di accesso ai servizi educativi per l’infanzia e alle scuole dell’infanzia (incluse quelle private non paritarie), mentre per le scuole dell’obbligo (scuola primaria, scuola secondaria di primo grado, scuola secondaria di secondo grado, centri di formazione professionale regionale), la presentazione della predetta documentazione non costituisce requisito di accesso alla scuola o agli esami.

Nelle prossime ore inoltreremo le segnalazioni dei cittadini che abbiamo raccolto al Garante regionale per i bambini e gli adolescenti per le iniziative del caso. A breve depositeremo inoltre una mozione per impegnare la giunta Serracchiani a promuovere il giudizio dinanzi alla Consulta per dichiarare l’illegittimità costituzionale della legge 119/2017, una norma nata male e applicata ancora peggio che invece di puntare al dialogo e all’informazione sta provocando veri drammi famigliari e discriminazioni nei confronti dei bambini.

MALASANITÀ: TERZO CASO DI AMBULANZA IN RITARDO IN POCHE SETTIMANE

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Per tre volte, in poche settimane, nel Maniaghese un’ambulanza è arrivata in ritardo. Tre indizi fanno una prova. È evidente che con la trasformazione del Pronto soccorso di Maniago in Punto di primo Intervento (Ppi) va garantita una maggiore copertura di mezzi in quel territorio.

La riforma sanitaria targata Serracchiani ha riconvertito molti ospedali e strutture di Pronto soccorso, situati anche nella zona pedemontana, in Presidi ospedalieri per la salute e in Punti di primo intervento dove non vengono più garantiti i ricoveri dei pazienti con patologia in fase acuta. Queste persone, infatti, vengono stabilizzate sul posto per poi essere trasportate al Pronto soccorso dell’ospedale di riferimento. È ovvio quindi che, fornendo risposte solo a situazioni di minore criticità e bassa complessità, questa organizzazione comporta un aumento dei trasporti verso gli altri ospedali!

A Maniago è presente un’unica ambulanza adibita sia agli interventi di soccorso che ai trasporti secondari urgenti, sia di giorno che di notte, nemmeno lo sforzo profuso dagli operatori della Centrale operativa del 118 per utilizzare al meglio i mezzi disponibili riesce a garantire i tempi previsti dalla normativa, cioè 8 minuti in area urbana e 20 minuti in aree extraurbane. L’assessore Telesca pertanto deve attivarsi al più presto per analizzare le criticità e ottimizzare la disposizione e l’utilizzo delle ambulanze per evitare che questi disservizi continuino a ripetersi.

Quello di Maniago è un territorio vastissimo dove, inoltre, sono presenti grosse industrie che producono anche di notte. È veramente grave che in questo contesto non sia attivo un Pronto soccorso e che anche la dotazione di mezzi sia carente. Il sindaco di Maniago Carli dovrebbe smetterla di sbandierare ai quattro venti i presunti investimenti nella sanità locale quando poi, alla prova dei fatti, i problemi quotidiani dei cittadini non vengono affatto risolti.

Andrea Ussai e Eleonora Frattolin M5S FVG
Antonio Iracà e Johnny Didon M5S Maniago

MOBILITA’ SOSTENIBILE: DENUNCIA DEL M5S

Se la proposta viene dal MoVimento 5 Stelle viene tacciata di “populismo”. Se invece viene messa in pratica concretamente dalla giunta Serracchiani allora sono “applausi” e “ringraziamenti”. Il tema è di estrema attualità visto che fra pochi giorni arriva, puntuale come ogni anno, la “Settimana europea della mobilità” che punta a promuovere il trasporto sostenibile.

Per quanto ci riguarda, coerentemente con il nostro programma, in questi quattro anni e mezzo abbiamo sempre appoggiato anche le politiche dell’esecutivo e della maggioranza che andavano in questo senso e presentato in Consiglio vari emendamenti per aumentare le poste in bilancio a favore delle piste ciclabili, dei progetti Pedibus e di interventi in grado di potenziare la mobilità sostenibile nel Friuli Venezia Giulia. Tutti documenti protocollati che gli assessori della Serracchiani ancora oggi fingono di non conoscere.

Troviamo però poco coerente che la giunta Serracchiani continui a mettere ogni anno per la benzina agevolata circa 50 milioni di euro, incentivando in questo modo l’acquisto di carburanti fossili e mettendo ricchi e poveri sullo stesso piano (le stesse parole – “ricchi e poveri sullo stesso piano” – che l’assessore Santoro utilizzò per attaccare la nostra proposta sul Tpl gratuita da lei definita “socialmente ingiusta”). Finanziare con soldi di tutti la benzina agevolata è per noi una scelta politica sbagliata che, non a caso, ha portato all’apertura da parte dell’Unione europea di una procedura di infrazione nei confronti del Friuli Venezia Giulia.

A luglio scorso, inoltre, abbiamo lanciato una proposta per rendere il trasporto pubblico locale (Tpl) gratuito per tutti i cittadini residenti nella nostra regione. L’obiettivo è quello di favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici e di diminuire le autovetture private in circolazione a vantaggio dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini. Una proposta che a breve si trasformerà in una proposta di legge. Bene, quella nostra iniziativa venne immediatamente bocciata dalla giunta Serracchiani. In Aula l’assessore Santoro arrivò a dire che “populismo significa chiudere gli occhi alle differenze e dire, olè!, tutti sull’autobus gratis, quasi fosse un regalo che Mamma Regione fa ai cittadini”.

Purtroppo per lei, poche settimane prima la stessa Santoro la pensava in modo diametralmente opposto, al punto di finanziare con soldi pubblici – attraverso un bando della Regione – un bel viaggetto gratuito per i cittadini interessati a partecipare all’inaugurazione del tratto Resiutta-Moggio della ciclovia Alpe Adria. “Oggi il colpo d’occhio di tutti questi ciclisti, arrivati qui per questa festa, è davvero il regalo più grande a tutti quelli che hanno lavorato” disse l’assessore Santoro davanti alle telecamere. In quell’occasione, quindi, per avere il colpo d’occhio di tutti quei ciclisti, la Regione offrì loro dei pullman gratuiti. Proprio un bel regalo per gli amministratori che tanto hanno lavorato, come l’assessore “populista” a giorni alterni.

Chissà quante iniziative di questo tipo ha intenzione di organizzare la giunta Serracchiani da qui alle prossime elezioni regionali?

LEGGE VIABILITÀ: SOLUZIONE NON ESALTANTE MA ALMENO IL PERSONALE È TUTELATO

Anche se una soluzione andava necessariamente trovata, non ci esalta la soluzione prevista dal disegno di legge n. 225 grazie al quale si punta alla razionalizzazione delle funzioni regionali in materia di viabilità provinciale attraverso il trasferimento di queste funzioni alla società in house Fvg Strade. Restiamo tuttavia abbastanza fiduciosi che in questo modo il personale sia sufficientemente tutelato anche se bisogna sempre sottolineare che Fvg Strade rimane una società per azioni e che quindi la privatizzazione è sempre possibile. Le preoccupazioni dei lavoratori, pertanto, sono più che comprensibili.

Speriamo che la giunta Serracchiani sappia valorizzare questa realtà eliminando ogni ipotesi di alienazione, visto che in passato sia destra che sinistra hanno già fatto grandi promesse in tal senso, puntualmente smentite dai fatti.

Ci auguriamo infine che Fvg Strade, migliorando la sua organizzazione, sia in grado di gestire correttamente le strade provinciali della nostra regione, avvalendosi della professionalità delle persone che lo hanno fatto per molti anni.

SETTIMANA EUROPEA DELLA MOBILITA’

Dal 16 al 22 settembre torna la Settimana europea della mobilità che quest’anno ha come tema principale la “Mobilità pulita, condivisa e intelligente”. Questa importante iniziativa ci deve spingere a ripensare il sistema dei trasporti che incide molto sulla crescita economica locale e sulla vivibilità dei centri urbani. Partendo da queste considerazioni chiediamo a tutti i comuni della nostra regione di aderire all’iniziativa, approvando provvedimenti permanenti per favorire la mobilità sostenibile.

Siamo fermamente convinti che anche nel Friuli Venezia Giulia sia necessario estendere le zone Ztl, migliorare gli spostamenti in bici utilizzando percorsi sicuri e potenziare il trasporto pubblico. Non è un caso infatti che nel luglio scorso abbiamo lanciato una proposta per rendere il trasporto pubblico locale (Tpl) gratuito per tutti i cittadini residenti nella nostra regione. Una proposta che a breve si trasformerà in una proposta di legge.

Come il MoVimento 5 Stelle ha ricordato a livello nazionale, in Italia circolano più di 37 milioni di vetture e il costo medio annuo per il mantenimento di una macchina viene stimato in circa 6.700 euro, pesando notevolmente sul bilancio di una famiglia. Restano poi drammatici i dati riguardanti gli incidenti che, molto spesso, coinvolgono gli utenti della strada più vulnerabili come i pedoni e i ciclisti. Secondo l’Istat nel 2016 si sono verificati in Italia 175.791 incidenti stradali con lesioni a persone che hanno provocato 3.283 vittime (morti entro il 30° giorno) e 249.175 feriti. Ma i costi sono altissimi anche in termini ambientali per le migliaia di tonnellate di emissioni inquinanti prodotte dai mezzi pubblici e privati.

È sempre più urgente adottare soluzioni alternative anche nella nostra regione. Una politica in grado di guardare lontano, tutelando la salute dei cittadini e l’ambiente in cui viviamo, deve favorire la mobilità a piedi e in bici, l’impiego dei mezzi pubblici e promuovere l’utilizzo dei mezzi in “condivisione”, liberando le nostre città dall’occupazione selvaggia che tutti i giorni è sotto i nostri occhi.

ASSUNZIONE DIRIGENTE ALL’ASUITS: FORTI DUBBI SU NECESSITA’ E URGENZA

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Siamo ancora più stupiti dallo stupore del direttore generale Nicola Delli Quadri. Se è vero, come afferma la Direzione dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste (Asuits), che l’acquisizione di un dirigente amministrativo era era già stata programmata nel Piano attuativo locale (Pal) del 2017, presentato a dicembre 2016, il direttore generale dimentica di dire che questa azione è un completamento del Pal 2016 dell’allora Azienda per l’Assistenza Sanitaria n.1 “Triestina” (Aas1). Un manovra, quindi, già programmata nel 2015 molto prima della fusione tra le due realtà. A questo punto la Direzione deve spiegare se l’esigenza di acquisire un nuovo dirigente sia stata oggetto di rivalutazione dopo l’integrazione dei due enti avvenuta, ricordiamolo, nel maggio del 2016.

Perché è stata attivata una procedura concorsuale prima della definizione ed assegnazione degli incarichi ai dirigenti già di ruolo? Quali sono le ragioni d’urgenza che giustificano l’attivazione di una simile procedura quando ancora l’assetto istituzionale è in fase di definizione? All’interno dell’Asuits non ci sono figure dirigenziali che possano svolgere l’attività di supporto così come indicate nel bando di mobilità citato dalla Direzione?

Bisogna infatti ricordare che le linee annuali per la gestione del servizio sanitario e sociosanitario regionale per l’anno 2017 consentono alle direzioni generali, nell’ambito dell’autonomia e discrezionalità riconosciute all’Asuits, di procedere alle assunzioni di personale senza la necessità di richiedere la preventiva autorizzazione regionale, esclusivamente nel rispetto di alcuni vincoli. Relativamente alle funzioni amministrative e tecniche oggetto di accorpamenti, le aziende prima di procedere a qualsiasi assunzione – per esempio – devono porre in essere processi di riorganizzazione al fine assicurare le attività tramite l’utilizzo di risorse interne.

È necessario inoltre sottolineare che, sempre nelle stesse linee di gestione, viene specificato che
“Nel corso del 2017, la Direzione Centrale salute integrazione socio sanitaria politiche sociali e famiglia procederà alla definizione di standard e parametri relativi al personale amministrativo, sanitario e tecnico al fine di individuare i fabbisogni concreti, sulla base delle funzioni effettivamente svolte dalle aziende ed enti del Ssr. La definizione degli standard terrà conto della vigente normativa di riferimento nazionale e regionale”.

In conclusione non resta che ringraziare l’Asuits per i dati forniti relativi alla “chiusura” di 4 strutture complesse e alla riduzione dell’organico di ben 20 unità, di cui 17 di comparto e 3 di area dirigenziale. Non possiamo però non domandarci quanta sia effettivamente la forza lavoro delle strutture accorpate come, ad esempio, quella riguardante il personale il cui numero – una settantina di unità di personale del comparto – ad oggi non è stato smentito dalla Direzione dell’ente. E poi, che fine hanno fatto – o faranno – i 4 dirigenti titolari delle strutture complesse “chiuse”?

SANITÀ: SCADE OGGI BANDO PER DIRIGENTE AMMINISTRATIVO PER L’ASUISTS

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Era proprio necessario procedere all’assunzione di un nuovo dirigente amministrativo all’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste (Asuits)?

Stupisce la scelta di pubblicare il bando durante il periodo “ferragostano” e a favore di un ente in cui è confluito il personale di due diverse aziende sanitarie: quella ospedaliera e quella territoriale. In questo periodo ci saremmo aspettati, invece, la ricognizione dei posti dirigenziali in soprannumero, anche al fine di “tagliare i doppioni”. L’occasione era data dalla recente adozione dell’“Atto aziendale” con cui si era stabilito, infatti, di realizzare una nuova articolazione organizzativa promuovendo le sinergie tra le diverse strutture interne.

Al contrario, dopo una ricognizione degli incarichi dirigenziali gestionali di struttura complessa e semplice dipartimentale di area sanitaria, che ha confermato molti dirigenti già in sella, si procede all’assunzione di un nuovo dirigente, per un incarico amministrativo non meglio specificato e senza requisiti stringenti richiesti magari da una condizione di necessità ed urgenza.

Da ultimo va ricordato che per il solo settore della gestione del personale presso l’Asuits sono già operative circa 70 risorse tra personale di comparto, comprese le posizioni organizzative e 6/7 dirigenti. Abbiamo bisogno di nuove figure apicali? Dobbiamo stabilizzare qualche dirigente a tempo determinato? Sarebbe il caso che la giunta Serracchiani rendesse conto di come le nuove aziende sanitarie stiano pensando di organizzare il proprio personale.

AZZARDOPATIA: ZERO SANZIONI, ORARI DI APERTURA FUORI CONTROLLO E NESSUNA POLITICA DI PREVENZIONE

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La giunta Serracchiani deve rigettare i nuovi criteri di regolamentazione del gioco d’azzardo inseriti nella bozza del decreto legislativo che il governo Gentiloni sta per presentare alla Conferenza unificata Stato-Regioni.

La nuova bozza del governo è piena di bugie e doppi giochi. Gli esercizi commerciali potranno infatti mantenere le slot machine dato che non sono previste sanzioni efficaci a ridurre la presenza delle macchinette. Inoltre Regioni e Comuni potranno fissare distanze minime dai luoghi sensibili (scuole, palestre, ricreatori, banche, ecc ecc) purché non vengano create zone libere dal gioco d’azzardo. Esattamente il contrario di quanto stabilito dalla legge regionale che recentemente ha accolto la quasi totalità delle nostre proposte. Tra le più rilevanti, proprio il divieto all’installazione di macchinette da gioco entro la distanza di 500 metri dai luoghi sensibili anche per le attività già aperte, la limitazione dell’accesso ai finanziamenti regionali ai soli esercente che non ospitano le slot machine, il limite degli orari di gioco all’interno delle sale, l’attivazione di un numero verde per le richieste di aiuto, il divieto della pubblicità delle sale gioco e dell’oscuramento delle vetrine.

Purtroppo nella nuova bozza del governo Gentiloni Regioni e Comuni non potranno regolamentare gli orari di apertura senza prima mettersi d’accordo con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Orario di apertura che, di fatto, non potrà essere inferiore alle 18 ore.

Infine è molto grave che l’esecutivo sostenga a parole di voler “garantire i migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute” e di “prevenire il rischio di accesso ai minori di età”, subordinando poi le competenze costituzionali delle Regioni in materia sanitaria a “tener conto dell’ubicazione degli investimenti esistenti, relativi agli attuali punti vendita”.

La giunta Serracchiani, pertanto, deve opporsi a questo decreto legislativo che ancora una volta rischia di rendere inutile la legge contro il gioco d’azzardo appena approvata dal Friuli Venezia Giulia.

10 ANNI DAL PRIMO V-DAY: VENERDÌ 8 SETTEMBRE A TRIESTE

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Sono passati 10 anni da quel meraviglioso primo V-day di Bologna. 10 anni che sono volati via, 10 anni in cui quella rabbia e quella passione hanno dato vita al MoVimento 5 Stelle, 10 anni in cui sono successe tantissime cose. Non sapevamo allora cosa avremmo fatto e cosa sarebbe accaduto, ma allora come oggi sapevamo di essere al posto giusto e sapevamo di essere in tanti che non volevano più stare a guardare.

Abbiamo colto l’occasione del decennale del V-day per presentare a tutti la piattaforma Rousseau dove chiunque può esprimere le proprie idee, sostenere le sfide in cui crede, proporre disegni di legge, votare le leggi proposte dagli altri utenti e portare tematiche di interesse collettivo all’attenzione dei portavoce del MoVimento 5 Stelle.

Il V-day che si è tenuto 10 anni fa ha rappresentato un punto di partenza per raccogliere in tutta Italia le firme per la presentazione di una legge di iniziativa popolare riguardante i criteri di candidabilità ed eleggibilità dei parlamentari, i casi di revoca e decadenza dei medesimi e la modifica della legge elettorale. Una proposta concreta che ancora oggi dimostra quanto siano false le accuse di populismo che strumentalmente e costantemente vengono mosse al MoVimento 5 Stelle. Bene, in un solo giorno a Trieste raccogliemmo 2.500 firme per una legge che – come quasi tutte quelle di iniziativa popolare – il Parlamento non ha mai voluto discutere.

Concretezza e partecipazione dal basso. Le linee guida del MoVimento 5 Stelle anche in Consiglio regionale. La nostra prima proposta di legge in Regione, datata ottobre 2013 puntava proprio a favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica. Alcune delle nostre proposte inserite in quel provvedimento sono state anche accolte. Come la riduzione delle firme necessarie per depositare una legge regionale di iniziativa popolare o per presentare un referendum abrogativo di una legge regionale. Uno dei nostri principali obiettivi è sempre quello di aumentare la partecipazione dei cittadini.

Fin dall’inizio, ancora prima della nascita della piattaforma Rousseau, abbiamo stimolato la partecipazione dei cittadini di questa regione, partendo dalla destinazione dei nostri extra stipendi, circa il 65% delle indennità ricevute mese per mese. Attraverso una consultazione on-line si decise di versare gli extra stipendi nel “Fondo per lo sviluppo” della Regione Fvg. Una somma che oggi supera i 940 mila euro, destinata a sostenere le piccole e medie imprese locali. In questi anni abbiamo poi attivato meccanismi analoghi di partecipazione dal basso su temi importanti come il reddito minimo garantito e la riforma sanitaria. La politica deve essere vicina ai bisogni dei cittadini.

Questo modo di intendere la politica marca nettamente la differenza fra il MoVimento 5 Stelle e i partiti tradizionali. Ricordiamo che migliaia di cittadini di questa regione hanno fatto uno sforzo enorme – purtroppo inutilmente – per chiedere di potersi esprimere, attraverso un referendum popolare, su alcune riforme realizzate dalla giunta Serracchiani come, per esempio, quella sulla Sanità. Infatti, grazie a una legge che l’attuale Consiglio si è auto votato, la possibilità di ritenere ammissibile o meno un referendum spetta alla maggioranza del Consiglio regionale. La decisione di fatto viene presa dalle stesse forze politiche che hanno approvato quella riforma. Una cosa che accade solo in questa regione e che noi da tempo stiamo cercando di modificare.

Nel corso della presentazione alla stampa è stata confermata la presenza a Trieste venerdì 8 settembre del vice presidente della Camera Luigi Di Maio. All’evento saranno presenti anche i portavoce del M5S al Senato Paola Taverna e Nicola Morra, i portavoce del M5S alla Camera Laura Castelli e Danilo Toninelli, i referenti di Rousseau Massimo Bugani ed Enrica Sabatini e la portavoce del M5S della Regione Liguria Alice Salvatore. Interverranno anche l’eurodeputato del M5S Marco Zullo e i consiglieri regionali del M5S Elena Bianchi, Eleonora Frattolin, Ilaria Dal Zovo, Cristian Sergo e Andrea Ussai.

Durante l’evento saranno anche raccolte le firme per chiedere il referendum abrogativo della legge sulla riforma sanitaria e sulla chiusura dell’area a caldo della Ferriera di Servola.

PROGRAMMA
“DAL V-DAY A ROUSSEAU, 10 ANNI DI PARTECIPAZIONE”
Venerdì 8 settembre 2017

L’evento viene ospitato nella “Sala Ambriabella” presso il Magazzino 42 – Stazione Marittima – Molo dei Bersaglieri 3 – 34123 – Trieste.

Ore 16 – 17
Sessione formativa per portavoce non aperta al pubblico – il Bilancio Pubblico – relatrice Laura Castelli

Ore 17 – 18.30
Evento pubblico dei gruppi locali, con la partecipazione di Marco Zullo, portavoce in Europa del Movimento 5 Stelle, e dei portavoce in Regione FVG, con illustrazione di azioni prodotte dai portavoce e dagli attivisti, con particolare riferimento agli strumenti di partecipazione. Saranno presenti i gazebo di Trieste, Latisana, Fontanafredda, Pordenone, Cordenons, Muggia, Bisiacaria, Sacile, Gorizia, Muggia e Monfalcone

Ore 18.30 – 20
Evento pubblico serale con interventi dei responsabili di funzione Rousseau e confronto pubblico.

Ore 20 – 21
Conclusione dei lavori con Luigi Di Maio

MANAGER E REVISORI DEI CONTI NOMINATI DAL PD OBBLIGATI A FINANZIARE IL PARTITO

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Il presidente regionale dei democratici, Salvatore Spitaleri o non conosce il Regolamento finanziario del suo partito o mente sapendo di mentire. Quelle che Spitaleri definisce quote differenziate per poi correggersi e chiamarle “erogazioni liberali” al partito sono, o sono state tutt’altro. Infatti, questa pratica è espressamente prevista – con tanto di sanzioni in caso di mancato versamento – dal Regolamento finanziario del Pd del Friuli Venezia Giulia, approvato nel 2011, quando il segretario regionale era Debora Serracchiani, dal Direttivo di cui facevano già parte gli attuali assessori Bolzonello e Shaurli, parlamentari come Gianna Malisani e Lodovico Sonego, i sindaci di Trieste e Aquileia Cosolini e Scarel, i vice sindaci di Udine e Fagagna Martinez e Pecile e altri esponenti di spicco del Pd come Adele Pino, Laura Famulari, Giorgio Rossetti, Ester Pacor e Andrea Plazzotta.

Ecco cosa prevede testualmente il Regolamento che si può reperire sui siti internet del Partito: non ci si limita solo agli eletti e agli iscritti a vari livelli, che come ormai è risaputo destinano mensilmente una parte della loro indennità al Pd, motivo per cui è sempre stato bocciato ogni nostro tentativo di abbassare le indennità consiliari. La norma inserita riguarda anche “i designati e nominati in qualità di presidenti, amministratori, consiglieri di indirizzo, revisori dei conti ecc., in enti, società, consorzi, aziende, autorità, fondazioni ecc.,” i quali “sono tenuti a versare al Partito democratico del rispettivo livello di nomina una percentuale dell’indennità lorda percepita pari al 10%”. Il rispetto di tali norme è “condizione necessaria per essere candidato a una delle successive competizioni elettorali, o designato in altri enti pubblici o società a partecipazione pubblica e/o in organizzazioni di vario livello del Partito”.

A differenza di quanto sta emergendo in queste ore in altre parti d’Italia, in Friuli Venezia Giulia quindi, persino i revisori dei conti di nomina Dem, sarebbero tenuti a versare “l’obolo” al partito e sottoposti al ricatto. Un fatto inaudito visto quanto previsto dalla legge (D.Lgs. 39/2010 e successive modifiche) e dal codice deontologico dei revisori legali in Italia ma anche a livello internazionale. Il revisore, infatti, deve esercitare in piena indipendenza ed autonomia utilizzando, in senso compiuto e nel rispetto delle norme vigenti, le proprie conoscenze e la capacità di giudizio che gli derivano dalla preparazione professionale e dalla conoscenza diretta ed approfondita di fatti e situazioni. Inoltre, con riferimento alla indipendenza, l’art. 10 e l’art. 10 bis del D.Lgs. 39/2010 stabilisce in generale che il revisore legale e la società di revisione legale che effettuano la revisione legale dei conti di una società devono essere indipendenti da questa e non devono essere in alcun modo coinvolti nel suo processo decisionale.

Se i revisori nominati dal Pd hanno rispettato i vincoli imposti dal Regolamento, versando al partito una quota dei loro compensi, di fatto le revisioni firmate da questi professionisti sono state fatte in violazione della legge.

Come può essere indipendente un revisore di conti, nominato dal Partito democratico, costretto a versare allo stesso partito il 10% dei propri compensi? Tanto per fare un esempio di strettissima attualità, Giulia Nogherotto può conciliare il ruolo di tesoriere del Pd di Gorizia con quello di presidente – appena confermato – del Collegio sindacale di Mediocredito?

Ammesso che come afferma Spitaleri adesso non ci sarebbe alcun obbligo di questo tipo, se il Regolamento finanziario del Pd Fvg fosse stato applicato in passato, saremmo di fronte a un fatto gravissimo. Ricordiamo che a sostenerlo non è il solo MoVimento 5 Stelle. Persino l’esponente dei Dem e presidente nazionale dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) Antonio Decaro, definisce “estorsiva” la norma che impone ai manager pubblici nominati dai Dem di finanziare il partito con una tassa sul compenso o sul gettone di presenza: figuriamoci poi se tale balzello venisse esteso anche ai revisori. Tutto questo avrebbe comportato una montagna di soldi dei cittadini che è finita nelle casse del partito, vista la quantità di nomine che il Pd gestisce su tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia e ora i vertici o tacciono o mentono affermando che questa usanza in auge ai tempi della vecchia DC, di cui evidentemente ben conoscono i meccanismi, “non si è tradotta nel regolamento del PD”. In Trentino queste erogazioni dovevano esser pubblicate sul sito internet, a noi basta vederle per sapere se qualche manager o revisore ha versato diligentemente quanto previsto.

Se invece dobbiamo credere alle parole di Spitaleri e tali norme non sono mai state applicate, i politici di professione che le hanno approvate devono spiegare ai cittadini perché il Pd approvi regolamenti finanziari che poi risultano carta straccia. Quale credibilità può avere un partito che non riesce ad applicare neanche i propri regolamenti?

Noi ringraziamo Spitaleri per aver voluto metterci la faccia, dimenticandosi di quel che prevede il suo regolamento, ma noi in realtà abbiamo già interrogato la giunta regionale. Sulla vicenda la presidente Serracchiani resta in rigoroso silenzio così come gli assessori regionali Shaurli e Bolzonello. Eppure sono due possibili candidati nel 2018 alla guida della Regione che in passato, durante i loro precedenti incarichi istituzionali, si sono trovati a gestire queste “erogazioni liberali”. Agli occhi dei cittadini sembra l’ennesimo stratagemma per usare soldi pubblici per finanziare il partito.

Riferimenti legislativi
 Dlgs 39/2010

Art. 10

1-ter. Il revisore legale o la societa' di revisione legale deve adottare tutte le misure ragionevoli per garantire che la sua indipendenza non sia influenzata da alcun conflitto di interessi, anche soltanto potenziale, o da relazioni d'affari o di altro genere, dirette o indirette, riguardanti il revisore legale o la societa' di revisione legale e, laddove applicabile, la sua rete, i membri dei suoi organi di amministrazione, i suoi dirigenti, i suoi revisori, i suoi dipendenti, qualsiasi persona fisica i cui servizi sono messi a disposizione o sono sotto il controllo del revisore legale o della societa' di revisione o qualsiasi persona direttamente o indirettamente collegata al revisore legale o alla societa' di revisione legale.
 2. Il revisore legale o la societa' di revisione legale non effettua la revisione legale di una societa' qualora sussistano dei rischi di autoriesame, di interesse personale o rischi derivanti dall'esercizio del patrocinio legale, o da familiarita' ovvero una minaccia di intimidazione, determinati da relazioni finanziarie, personali, d'affari, di lavoro o di altro genere instaurate tra tale societa' e il revisore legale o la societa' di revisione legale o la sua rete, o qualsiasi persona fisica in grado di influenzare l'esito della revisione legale, dalle quali un terzo informato, obiettivo e ragionevole, tenendo conto delle misure adottate, trarrebbe la conclusione che l'indipendenza del revisore legale o della societa' di revisione legale risulti compromessa.

Art. 10-bis
 1. Il revisore legale o la societa' di revisione legale, prima di accettare o proseguire un incarico di revisione legale, deve valutare e documentare:
 a) il possesso dei requisiti di indipendenza ed obiettivita' di cui all'articolo 10 e, ove applicabile, all'articolo 17;
 b) l'eventuale presenza di rischi per la sua indipendenza e, nel caso, se siano state adottate idonee misure per mitigarli;
 c) la disponibilita' di personale professionale competente, tempo e risorse necessari per svolgere in modo adeguato l'incarico di revisione;
 d) nel caso di societa' di revisione legale, l'abilitazione del responsabile dell'incarico all'esercizio della revisione legale ai sensi del presente decreto.

(1) Articolo inserito dall'articolo 13, comma 1, del D.Lgs. 17 luglio 2016, n. 135; a norma dell'articolo 27, comma 9, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al presente articolo, come modificato dal citato d.lgs. 135/2016 , non si applicano con riferimento agli esercizi sociali delle societa' sottoposte a revisione legale in corso alla data di entrata in vigore del suddetto decreto.