giovedì, 16 Gennaio 2025
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CRAC COOPCA: CI RIMETTONO TUTTI, TRANNE LE BANCHE

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L’ulteriore beffa che sta vedendo protagonisti gli ex azionisti della Coopca non può che provocare una forte indignazione in tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia. Durante la procedura di liquidazione della cooperativa, per individuare lo stato di insolvenza è stato preso a riferimento un articolo della stampa datato 4 settembre 2014. Di fronte a questo fatto, dobbiamo ribadire quanto sosteniamo da oltre due anni e mezzo: gli unici che non hanno ritenuto quell’articolo come un campanello d’allarme sono le signore e i signori della giunta regionale che solo qualche settimana prima avevano fatto visita all’azienda; gli stessi signori che dovevano vigilare su Coopca, chiedendosi cosa stesse accadendo ai conti della coop carnica.

C’è voluta, invece, una successiva comunicazione del collegio sindacale, arrivata in Regione solo il 4 novembre 2014, per far deliberare nell’arco di 72 ore la revisione straordinaria della società, quando ormai la Procura della Repubblica di Trieste – non certo l’organo vigilante – aveva già chiesto il fallimento delle Cooperative Operaie.

Probabilmente non sarebbe stata sufficiente una revisione straordinaria nel settembre 2014 a tutelare imprese e soci prestatori che tuttora vantano 50 milioni di euro di crediti. Di sicuro però la giunta Serracchiani oggi deve dare una spiegazione – una volta di più – sul perché il liquidatore abbia ritenuto fondamentale un articolo di giornale per poter richiedere i soldi rimborsati agli azionisti un anno prima di quella data e sul perché abbia deciso di aspettare che fosse il collegio sindacale a intervenire.

La legge regionale che la Serracchiani a parole dice di voler cambiare, ma che non ha mai letto, parla chiaro: “le revisioni straordinarie sono effettuate dalla Direzione, previa deliberazione della Giunta regionale, a mezzo di revisori incaricati sulla base di esigenze di approfondimento derivanti dalle revisioni ordinarie e ogni qualvolta se ne ravvisi l’opportunità, con l’osservanza delle disposizioni stabilite nel presente capo”.

Tale formula è riportata insieme alle motivazioni per cui si richiede una revisione straordinaria che “consistono nell’accertamento del regolare funzionamento amministrativo-contabile della società e dell’effettiva consistenza patrimoniale ovvero dello stato delle attività e delle passività sulla base della situazione contabile corrente, e nello specifico nella verifica dell’attuale situazione del prestito sociale e della capitalizzazione della cooperativa, in relazione al mantenimento delle necessarie condizioni di stabilità patrimoniale e di equilibrio finanziario della stessa”.

Se è vero, come ha sostenuto Bolzonello intervistato dalla Rai, che i funzionari della Regione non sono in grado di leggere un bilancio perché non fanno i commercialisti e se la giunta non ha nulla da dire in merito alla decisione presa dal liquidatore della cooperativa di scegliere un articolo di stampa come manifestazione dell’insolvenza di Coopca e non interviene in favore dei soci che stanno subendo questa ulteriore beffa, allora dobbiamo ritenere che i funzionari della Regione non sono nemmeno in grado di leggere i giornali.

POVERTÀ: MIA, SIA E ORA REI. CAMBIA LA SIGLA MA RIMANGONO I RITARDI

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Nel Friuli Venezia Giulia, grazie alle proposte avanzate dal M5S, è stata approvata la “Mia” (Misura di inclusione attiva), evitando di attendere il 2018 per veder garantito un qualche aiuto alle famiglie della nostra Regione in povertà assoluta. Va ricordato che la “Mia” prevede erogazioni non sufficienti a consentire davvero un’inclusione sociale dei nuclei beneficiari, ma che risultano più alte rispetto a quelle annunciate dal governo.

Il “Rei” (Reddito di inclusione), approvato dal governo Gentiloni prevede l’erogazione di “un importo che andrà da circa 190 euro mensili per una persona sola, fino a quasi 490 euro per un nucleo con 5 o più componenti”. Come sempre per il Pd i concittadini in difficoltà non sono le priorità, come invece lo sono i soldi per salvare le banche. Noi invece, come sosteniamo da tempo, chiediamo che la misura regionale da erogare venga aumentata, avvicinandosi alle cifre da noi proposte nel 2014.

Nel 2016 sono stati erogati quasi 48 milioni per la “Mia”, mentre nel 2017 sono stati stanziati poco più di 30 milioni, a differenza dei 40 sbandierati dalla giunta Serracchiani. Va anche ricordato che, come da nostra mozione approvata in Consiglio, la legge regionale dovrà modificare anche i criteri di accesso a questa misura: non si dovrà tenere più in considerazione solo il reddito Isee, ma anche la situazione patrimoniale, il che allargherà la platea dei beneficiari.

Lo scorso 4 agosto l’assessore Telesca, di fronte ai continui allarmi lanciati dai beneficiari della misura di sostegno al reddito, rimasti per mesi senza alcun aiuto economico che gli spetta per legge, ha rassicurato tutti quanti con un comunicato stampa. A distanza di un anno, la Regione era pronta a firmare l’ennesimo protocollo con l’Inps, per “garantire una efficace ed efficiente applicazione combinata di norme regionali e statali, superando tutte le difficoltà gestionali che si sono manifestatesi”, dovute alla scelta della giunta Serracchiani di allineare la misura regionale con quella statale denominata “Sia” (Sostegno all’inclusione attiva).

I servizi sociali – tra l’altro non tutti – hanno finalmente iniziato a erogare i contributi previsti dalla legge regionale per le mensilità di maggio e giugno, mentre ancora nulla si sa per il bimestre luglio-agosto che volge ormai al termine.

Adesso il governo Gentiloni introduce il “Rei” che andrà a sostituire il “Sia”, altri allineamenti son previsti all’orizzonte con tutti i disagi che già possiamo immaginare. A differenza di quanto sostenuto dall’assessore, il “Rei” non sarà rivolto solo alle famiglie con figli, ma anche a persone single disoccupate con più di 55 anni o donne in gravidanza, e quindi ci saranno diversi parametri da tenere in considerazione per integrare le due misure. In più, come ricordato.

A quanto pare a chi ci governa piace complicare le cose semplici. Si stava ancora sistemando il caos iniziale dovuto al gran numero di domande della “Mia” e si è deciso di complicare tutto integrandola con la “Sia”. Nel momento in cui si stavano per risolvere i problemi – più a parole che nei fatti – si è costretti a modificare tutto di nuovo perché non ci sarà più la “Sia” ma il “Rei”. Insomma in questo balletto normativo a rimetterci sono sempre e soltanto le persone in difficoltà!

IMMIGRAZIONE: LA CARTA DI GORIZIA NON E’ SUFFICIENTE!

I flussi di migranti causate da guerre, fame e cambiamenti climatici (dove i paesi occidentali non sono esenti da colpe) non sono destinati a ridursi! Un vero esodo che è appena cominciato e a cui l’Europa, lo stato Italiano e i Comuni non stanno fronteggiando per mancanza di volontà.

Bene hanno fatto i sindaci dei maggiori capoluoghi regionali a trovarsi per analizzare il problema e per cercare delle soluzioni ma l’ipocrisia continua a regnare sovrana. Soluzioni come l’aumento delle commissioni per velocizzare il riconoscimento degli aventi diritto ma anche i rimpatri, più controlli alle frontiere e più risorse per la polizia, sono cose che come M5S chiediamo da anni!

Quello che servirebbe veramente, però, è che ogni comune faccia la sua parte! Non si può chiedere che l’Europa faccia la sua parte ridistribuendo i rifugiati che si sono visti accogliere la domanda di asilo e poi non fare lo stesso all’interno della nostra regione abbandonando a se stessi i grandi comuni che soffrono la pressione maggiore. Tutti i Comuni devono avere il coraggio di gestire in prima persona l’immigrazione attraverso il sistema Sprar, senza delegare alle cooperative e al volontariato questo problema. Il dato fornito dalle Prefetture, per la nostra regione, vedeva al 12 giugno la presenza di 4.739 persone straniere richiedenti o titolari di protezione internazionale sul territorio regionale.

L’intesa raggiunta nei mesi scorsi tra l’Anci e il Ministero dell’Interno prevede la clausola di salvaguardia per i comuni che vorranno aderire su base volontaria allo Sprar, ovvero la garanzia del numero di richiedenti, presenti nel proprio territorio comunale, con l’impossibilità del prefetto di inviare nuovi richiedenti. L’accordo prevede il riparto di 2,5 migranti ogni mille abitanti. E’ di questo che abbiamo bisogno, che ogni singolo primo cittadino, della nostra regione, aderisca alla rete SPRAR, in modo da avere una ripartizione giusta su tutto il territorio regionale e la giusta convivenza ed integrazione, che solo un sistema così, può garantire. I primi cittadini spieghino perché non hanno attivato un numero adeguato di posti Sprar e, per quanto riguarda Gorizia, chiediamo al sindaco, di sanare l’errore fatto dall’ex sindaco Romoli, di uscire dal sistema SPRAR.

Cari sindaci se volete fare cassa e speculare anche elettoralmente sui disservizi legati all’immigrazione che contribuite a creare, siete sulla buona strada. Se invece volete risolvere i problemi dei cittadini allora umilmente vi consigliamo di cambiare strada e di aiutare tutta la regione, ad essere virtuosa, nella gestione di questo fenomeno che è ormai strutturale.

Nella nostra regione, a gennaio 2017, a fronte di circa 5000 richiedenti accolti, solo l’8% risulta essere inserito nel sistema SPRAR. Altre regioni italiane, come Lazio, Calabria o Sicilia, hanno delle percentuali ben più elevate (29,6% – 41,1% – 34,7%) segno che hanno capito che solo con questa strada, si può governare il fenomeno.

DAL V-DAY A ROUSSEAU, 10 ANNI DI PARTECIPAZIONE

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In occasione del decimo anniversario del V-Day, venerdì 8 settembre si terrà a Trieste un evento dal titolo “Dal V-Day a Rousseau, 10 anni di partecipazione” che ospiterà al suo interno anche il primo Openday Rousseau del Friuli Venezia Giulia. L’evento, ospitato nella bellissima “Sala Ambriabella” presso il Magazzino 42 della Stazione Marittima di Trieste (Molo dei Bersaglieri 3), avrà inizio alle ore 16 con il seguente programma (in via di definizione):

ore 16 – 17
Sessione formativa per portavoce – il Bilancio Pubblico – relatrice Laura Castelli

ore 17 – 18.30
Evento pubblico dei gruppi locali (regionali – comunali) con illustrazione delle azioni realizzate dai portavoce e dagli attivisti, con particolare riferimento agli strumenti di partecipazione.

ore 18.30 – 20
Evento pubblico serale con interventi dei responsabili di funzione Rousseau e confronto pubblico

ore 20 – 21
Conclusione dei lavori con il vice presidente della Camera Luigi Di Maio (salvo impegni istituzionali dell’ultimo minuto)

All’evento saranno presenti i portavoce del M5S al Senato Nicola Morra e Paola Taverna, la portavoce del M5S alla Camera Laura Castelli, i referenti di Rousseau Massimo Bugani ed Enrica Sabatini, la portavoce del M5S della Regione Liguria Alice Salvatore e, come detto, Luigi Di Maio.

Inoltre, nel corso dell’evento i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi, Ilaria Dal Zovo, Eleonora Frattolin, Cristian Sergo e Andrea Ussai e l’europarlamentare del M5S Marco Zullo presenteranno alcune iniziative politiche già realizzate attraverso gli strumenti della partecipazione diretta.

ATTIVITÀ MAFIOSE IN CRESCITA NEL FVG

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Nelle ultime ore i media hanno dato ampio risalto alle dichiarazioni della presidente Serracchiani sui dati delle denunce per estorsione forniti dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, in base ai quali negli ultimi 5 anni le denunce nella nostra regione sarebbero aumentate del 125,4 per cento (+79 denunce). Ci teniamo a ricordare che la proposta di legge AntiMafia presentata dal MoVimento 5 Stelle nel novembre 2015, approvata nel mese di maggio di quest’anno conteneva uno specifico articolo dedicato agli “Interventi per la prevenzione e il contrasto dell’usura e dell’estorsione”. Con l’introduzione di questo articolo, grazie alle competenze legislative regionali, si prevedeva l’integrazione degli interventi statali per contribuire a combattere e prevenire i fenomeni dell’usura e dell’estorsione nel nostro territorio, promuovere specifiche azioni di tipo educativo e culturale volte a favorirne l’emersione, e infine gli interventi per prevenire le situazioni di disagio e di dipendenza connesse e derivanti da queste attività criminose di stampo mafioso. Purtroppo però l’articolo è stato soppresso durante la discussione in V Commissione con un emendamento presentato dal Partito democratico e votato dalla maggioranza.

Il MoVimento 5 Stelle aveva proposto di inserire questi articoli perché consapevole della gravità del fenomeno che, certamente, non si è palesato ieri, ma è presente nel nostro territorio da molti anni. Le dichiarazioni di Debora Serracchiani dimostrano invece che i politici di questa Regione non se ne erano mai accorti e ci sono voluti i consiglieri pentastellati per portare finalmente all’attenzione delle istituzioni la gravità di questo fenomeno.

Qui è possibile verificare l’iter della legge in oggetto:

Proposta di legge presentata dal MoVimento 5 Stelle

Emendamenti approvati in Commissione tra cui il n. 9.1 che sopprime l’articolo sopra richiamato ( pag 14/20 del Pdf)

 

ATTIVAGIOVANI: L’UNICA CHE DEVE ANCORA ATTIVARSI E’ LA GIUNTA SERRACCHIANI

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Leggendo il comunicato stampa dell’assessore Panariti in risposta all’allarme lanciato dalla Cgil circa l’occupazione dei giovani della nostra regione, avevamo subito nutrito delle forti perplessità. La nota sulle misure di sostegno al reddito ci ha poi convinti una volta di più che chi governa il Friuli Venezia Giulia sia quanto meno confuso sullo stato di fatto. Mentre sulla stampa di questi giorni si sprecano i commenti compiaciuti dell’assessore Panariti per la migliorata condizione dei cosiddetti “neet”, i giovani non impegnati nello studio e che non cercano lavoro, siamo sorpresi che l’assessore non avesse menzionato la legge “AttivaGiovani”.

Siamo abituati agli annunci in pompa magna di questa amministrazione regionale, ma ormai siamo alla mistificazione pura. Una legge annunciata a fine 2016 con debite coperture finanziarie – parliamo di 4,5 milioni di euro in tre anni – e varata ad aprile, che a fine agosto non abbia ancora un’attuazione è una cosa aberrante.

La legge regionale 7/2017 del 12 aprile individua i beneficiari dei contributi previsti e prevede la pubblicazione di un avviso con il quale vengano definiti i termini e le modalità per la presentazione della domanda di contributo. Tale avviso ad oggi non esiste! Nonostante questo l’assessore ci viene a dire che quanto è stato fatto con “AttivaGiovani” – cioè nulla – sarà impiegato anche in altri ambiti, tra cui le misure di sostegno al reddito. Ma come può una legge del 2017, ancora mai attuata, essere utile per una norma in vigore già dal 2015 e che ci è costata più di 50 milioni di euro?

L’assessore con le sue dichiarazioni ha dimostrato che la misura di sostegno al reddito così come è stata attuata dalla giunta Serracchiani, senza menzionare tra l’altro i costanti drammatici ritardi, è puro assistenzialismo e che nulla è stato fatto per avvicinare questi cittadini al mondo del lavoro, così come nulla è stato ancora fatto per avviare “AttivaGiovani”.

NUE 112: OPERATORI MESSI IN GRAVE DIFFICOLTÀ DALLE DECISIONI DELLA GIUNTA

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Visto che l’assessore Telesca ci accusa pubblicamente di voler “dare a tutti i costi un’idea generalizzata di cattivo servizio enfatizzando alcuni episodi”, siamo costretti a replicare punto per punto, ricordando che non abbiamo mai attaccato gli operatori del 112 e del 118, i quali, anzi, sono le persone messe maggiormente in difficoltà dalle decisioni scellerate prese dalla giunta Serracchiani.

Telesca parla di “meno chiamate gestite dal 118, in particolare perché il numero unico per le emergenze 112 opera da filtro e consente così di scartare o reindirizzare quelle di carattere non sanitario”. Ragionamento lapalissiano. Le 50 mila chiamate in più registrate dal vecchio sistema sono dovute infatti alle telefonate non sanitarie che il Nue 112 oggi ovviamente filtra e non passa al 118, a quelle prettamente informative risolte direttamente dagli operatori del Nue e a quelle per la Guardia medica di Trieste attraverso il Numero verde. In realtà il numero di chiamate è sempre lo stesso solo che alla Sala Operativa Regionale Emergenza Sanitaria (Sores) arrivano esclusivamente quelle sanitarie. Se non fosse stato così il Nue 112 poteva chiudere immediatamente.

Telesca afferma che “nello stesso arco di tempo le missioni attivate, ovvero gli interventi dei mezzi di soccorso, sono aumentate, passando da 28.838 a 30.843 (2.005 in più, quasi il 7 per cento): una media di 360 al giorno”. Questo è un dato interessante e che tutti a spanne si aspettavano. Dalle informazioni raccolte direttamente dagli operatori, questa è l’ovvia conseguenza del “dispatch” che sovrastimando la situazione clinica genera praticamente sempre una missione anche per le situazioni gestibili diversamente (come avveniva in passato). L’utilizzo del “dispatch” per la gestione di solo una parte delle chiamate (che verosimilmente fluttua tra il 30 e il 50 per cento) genera un 7% in più di missioni. Provate a immaginare se il “dispatch” venisse usato nel 100% delle chiamate. Quante missioni in più avremmo?! Sarebbe la paralisi totale del sistema.

Telesca sostiene che “la riduzione delle chiamate è il frutto dell’introduzione di nuove tecnologie (app e geolocalizzazione) e soprattutto dell’avvio operativo del numero unico per le emergenze 112”. La riduzione delle chiamate, invece, non ha nulla a che vedere con l’introduzione di nuove tecnologie…che tra l’altro non funzionano! Ricordiamo che i tablet sono stati rottamati e che la geolocalizzazione delle chiamate non solo non è sempre precisa, ma molte volte non viene proprio utilizzata dagli operatori del Nue 112! A Trieste, ma anche nelle zone montane della regione, ci sono stati segnalati casi di geolocalizzazione non utilizzata con target errato.

Telesca dice che “il maggior numero di missioni è anche il risultato del nuovo Piano dell’emergenza urgenza, che ha messo a disposizione sull’intero territorio regionale più mezzi di soccorso e con una loro distribuzione più capillare, in un quadro di contestuale potenziamento degli organici”. E qui siamo alle barzellette. Dove sono aumentati gli organici? Gli unici organici aumentati sono quelli delle realtà convenzionate e non c’è stata alcuna distribuzione capillare! L’assessore dovrebbe spiegare quante e quali postazioni sono cambiate con l’introduzione della riforma.

Telesca racconta che “l’analisi dei dati mette poi in risalto che per i codici più gravi (rossi e gialli) i tempi di soccorso, ovvero quelli che intercorrono dalla chiamata all’arrivo di un’autoambulanza o di un’automedica, in questi tre mesi hanno rispettato gli standard nel 71,7% dei casi, contro il precedente 64,2%. Un fattore positivo che non ci basta e quindi siamo impegnati per migliorare ancora”. In sostanza l’assessore sta dicendo che il 71,7% dei codici gialli e rossi viene espletato in area urbana entro gli 8 minuti ed in area extraurbana entro i 20 minuti! Affermazioni a cui crediamo poco che vengono smentite dai dettagli degli interventi. Telesca abbia il coraggio di mostrare pubblicamente i tabulati!

Telesca invita ad “adoperarsi per accrescere l’appropriatezza degli interventi. Le quasi 31 mila missioni effettuate hanno riguardato per lo più codici verdi (persone che non corrono un rischio immediato) e talvolta anche bianchi: 24.956 in totale, e dunque con 5.887 codici tra rossi (persone in pericolo di vita) e gialli (con problemi gravi)”. Parlando di appropriatezza vogliamo sapere quale sia la percentuale di corrispondenza tra codice di uscita e codice di rientro. Infatti, se su 100 codici gialli dichiarati, solo 30 rientrano in giallo, 50 in verde e 20 in bianco allora non ci siamo proprio! Anche questo è un prodotto del “dispatch”.

Telesca ricorda inoltre che “il paziente non va trasportato semplicemente al pronto soccorso più vicino ma al pronto soccorso dell’ospedale più attrezzato per assicurare le cure più appropriate per il tipo di patologia. Va in quest’ottica la costruzione di reti specifiche per la presa in carico, ad esempio, di traumi cranici, ictus, infarti”. Anche qui l’assessore mistifica la realtà. Questi percorsi sono sempre esistiti. Un trauma cranico o un infarto che si registra a Monfalcone è sempre stato centralizzato a Trieste o Udine. La Centrale unica non c’entra niente. Anzi, ci sono stati segnalati casi di situazioni critiche, come per esempio gli infarti a Grado che sostano 1 ora al Pronto soccorso di Monfalcone invece di andare direttamente in emodinamica a Trieste, casi che non solo non sono stati risolti ma vengono deliberatamente taciuti.

Telesca prega infine che le “telefonate dirette al 118 (che in effetti sono ancora possibili) devono essere effettuate solo in caso di emergenze sanitarie, e non certo per segnalare l’allagamento di uno scantinato, come purtroppo è accaduto anche in questi ultimi giorni, durante la violenta ondata di maltempo”. Cosa vuol dire telefonare “direttamente” al 118? Se si fa il 118 risponde sempre 112! L’assessore dà messaggi sbagliati e fuorvianti che generano ulteriore confusione.

VENDITORI ABUSIVI IN SPIAGGIA: PROPOSTA DEL M5S

Nelle ultime ore sono scattati in Veneto i sequestri di prodotti destinati alla vendita in spiaggia che hanno interessato decine di venditori abusivi. Cogliamo l’occasione per lanciare una proposta per il Friuli Venezia Giulia. Altrove si è già affrontato il problema in modo intelligente. In alcuni comuni il problema è stato risolto, infatti, facendo entrare in spiaggia solo i venditori ambulanti in regola sia dal punto di vista burocratico e con il fisco sia con i permessi. In una località, per fare un esempio, a questi commercianti è stata regalata una maglietta con la scritta “venditore autorizzato” per distinguerli da quelli abusivi.

Chiediamo pertanto che si tutelino tutti i commercianti regolari. Non basta colpire con le multe i turisti, spesso stranieri e ignari, che non sempre possono riconoscere se si tratta di merce contraffatta. In questo modo potremmo valorizzare sia chi rispetta la legge, sia gli stessi consumatori che hanno tutto il diritto di acquistare prodotti in regola. Senza dimenticare poi che molti di questi prodotti da spiaggia sono destinati ai bambini.

La situazione nelle località turistiche del Friuli Venezia Giulia a volte è problematica. Sono molte le segnalazioni di disagio e insofferenza per questa situazione. Abbiamo già condiviso questa proposta con il presidente del Gruppo indipendente degli ambulanti (Goia) in Friuli Venezia Giulia Gilberto Marcolin, che approva la richiesta. Se non si riesce a intervenire per questa stagione si pongano almeno le basi per migliorare le cose per la prossima estate.

SAGRE: BISOGNA GARANTIRE SICUREZZA, LEGALITÀ E TUTELA DEGLI ANIMALI

Sulle sagre e sulla tutela delle tradizioni del Friuli Venezia Giulia abbiamo sempre dimostrato una particolare attenzione, soprattutto verso quelle che, generazione dopo generazione, rischiano di andare perdute per sempre. Allo stesso tempo, però, è importante garantire la massima trasparenza e la tutela dei diritti degli animali che molto spesso sono protagonisti di tornei, manifestazioni ed eventi. Ma non solo: sicurezza e trasparenza sono necessari per garantire che ogni manifestazione sia un momento educativo e aggregativo nel rispetto di tutti i partecipanti.

Registriamo con piacere che la pensino allo stesso modo sia quegli stessi organizzatori di eventi, i quali negli ultimi giorni hanno dichiarato di voler garantire la massima sicurezza, che alcuni politici che hanno parlato di una carta dei doveri degli umani nei confronti degli animali. Raccogliamo pertanto con favore le parole e l’invito del presidente regionale dell’Unione nazionale Pro loco d’Italia (Unpli) Pezzarini, il quale ha compreso la nostra posizione, aprendo un dialogo teso a salvaguardare sia le tradizioni della nostra regione che il benessere degli animali.

Siamo abituati a vedere stravolte le nostre parole, ma se questo serve a sollevare un problema e a fare uno sforzo comune per trovare delle soluzioni condivise, allora crediamo di aver raggiunto il nostro obiettivo.

Per noi contano i cittadini che in questo caso partecipano alle sagre, i quali chiedono che tutto si svolga nella più totale sicurezza, nella piena legalità e con la massima tutela degli animali. E allora “sì” alle sagre tradizionali del Friuli Venezia Giulia e “sì” ai controlli. La polemica tra partiti la lasciamo serenamente a chi non ha nulla da dire in queste settimane estive.

AFFERMAZIONI SULLA CENTRALE UNICA E AVVIO DEL 112: UN MIX DI IGNORANZA, ARROGANZA E MISTIFICAZIONE!

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Le affermazioni dell’assessore Telesca, la quale sostiene che con la Centrale unica del 118 e l’avvio del 112 “cresce l’appropriatezza e si riducono i tempi di intervento” sono
un mix di ignoranza, arroganza e mistificazione!

Tutti i professionisti del settore sanno che prima di applicare il nuovo Piano dell’emergenza urgenza nelle province di Gorizia e Trieste non si rilevavano criticità che invece erano presenti nelle province di Udine e Pordenone in particolare nei comuni montani. Ora è ovvio che l’aumento del numero dei mezzi (quattro), tra l’altro solo nelle ore diurne (7-21), possa avere giovato sui tempi di soccorso a livello regionale ma nulla si dice sui tempi medi di soccorso (dallo squillo al Nue ad all’arrivo sul target) per codici gialli e rossi suddivisi per singola Provincia e sulle variazione rispetto a situazione di gestione precedente, dati che qualche settimana fa abbiamo provveduto a chiedere ufficialmente alla Direzione salute e nemmeno sulla percentuale di utilizzo del nuovo programma per il “dispatch” rispetto a totale chiamate e sulla percentuale globale (regionale) di corrispondenza tra codice assegnato con “dispatch” e codice di rientro, dove c’è il forte sospetto che vi sia una sopravvalutazione della gravità.

Perché, nonostante le telefonate siano quasi la metà, gli operatori di centrale operativa generano maggiori missioni? C’è una criticità a livelli di mole di lavoro per gli operatori di centrale operativa sanitaria? Significa forse che i professionisti chiamati a lavorare in questo contesto sono nettamente sotto numero con tutte le conseguenze che possiamo immaginare in termini di rischio nella gestione delle missioni di soccorso? Oppure trattasi di ordine di scuderia per cui si debbano comunque generare missioni per non incorrere in ripercussioni legali? Ciò significa, comunque, che aumenta il rischio di non ottemperare in modo adeguato all’invio del mezzo di soccorso nei caso di necessità. Infatti il numero di mezzi sanitari non è infinito e se un mezzo è già impegnato, non può prestare altra missione di soccorso. Infatti l’assessore parla di un 71,7% di ottemperamento degli standards temporali nei codici più gravi ovvero solo di 7 caso su 10… e gli altri 3 casi gravi ricevono un soccorso tardivo! E’ questa una reale ammissione di colpa che può innescare problematiche importanti per la salute dei cittadini che evidentemente non hanno lo stesso diritto alla salute in almeno 3 casi su 10. La norma recita chiaramente che i tempi di soccorso nei codici gravi debbano essere di 8 minuti in ambito urbano e di 20 minuti in ambito extraurbano, il nostro sistema di emergenza non garantisce questi numeri per cui è fuori legge!

Senza parlare del fatto che tra i codici gravi alcuni hanno la facoltà di ricevere completamente un soccorso medico-infermieristico adeguato, altri hanno solo l’infermiere senza la presenza del medico, altri solo il medico con un équipe non professionale costituita da volontari o addirittura, nel caso che tutti i mezzi siano impegnati, solo volontari soccorritori (anche su questo abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti).

Sono numeri che, ancora una volta raccontano di una riforma fallimentare fatta contro qualsiasi standard scientifico, che mette a rischio i cittadini e gli operatori. Una riforma da rigenerare dalle basi!

Trattato di “libero” scambio tra Canada e Ue, Sergo (M5S): “L’assessore Shaurli partecipi ad un’assemblea pubblica per spiegare i numerosi rischi che le piccole medie imprese della regione dovranno affrontare”

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“Ha fatto  bene Coldiretti a ricordare che sono già 78 i comuni del Friuli Venezia Giulia che si sono espressi chiaramente contro il Ceta (Comprehensive economic and trade agreement), il trattato di “libero” scambio stipulato tra Canada e Unione europea, cavallo di Troia della globalizzazione più estremista. L’organizzazione degli imprenditori agricoli dovrebbe però ricordare anche che solo poche settimane fa il Consiglio regionale ha bocciato un ordine del giorno, presentato dal MoVimento 5 Stelle, con il quale si chiedeva alle forze politiche presenti in piazza Oberdan di dichiarare un “No” forte e chiaro nei confronti di questo accordo che, oltre a cancellare i dazi doganali tra Ue e Canada, metterà sul lastrico le piccole e medie imprese italiane, favorendo importazione di cibi e prodotti ora ritenuti nocivi sulle nostre tavole, avvantaggiando le grandi multinazionali e portando alla perdita di migliaia di posti di lavoro”. Commentando le ultime affermazioni della Coldiretti Fvg sul Ceta, il capogruppo del M5S in Consiglio regionale Cristian Sergo lancia una proposta.

“Visto che la maggioranza di centrosinistra e la giunta Serracchiani continuano a essere sorde alle preoccupazioni manifestate dal MoVimento 5 Stelle e da una ottantina di comuni, chiediamo pubblicamente all’assessore regionale all’Agricoltura Shaurli di convocare un’assemblea aperta a tutti dedicata al trattato tra Canada e Unione europea. In quel contesto – aggiunge Sergo – l’assessore Shaurli potrà spiegare quali saranno i pochissimi vantaggi per i nostri prodotti e quali, invece, i numerosi rischi che le piccole medie imprese italiane dovranno affrontare”.

“In Consiglio regionale, snocciolando i dati forniti dal Parlamento europeo, abbiamo ricordato che questo accordo internazionale porterà una diminuzione dell’occupazione e una risibile crescita del Pil. Nonostante questo l’esecutivo regionale ha votato contro il nostro ordine del giorno. Durante l’assemblea pubblica – conclude Sergo – l’assessore Shaurli avrà, infatti, la possibilità di spiegare la posizione della giunta e chiarire quali siano gli interessi effettivamente tutelati dal Partito democratico che insiste a voler ratificare questo trattato”.

 

 

CAMERA UNICA: OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE RISPETTANDO ACCORDI E TEMPI GIÀ STABILITI

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Il vicepresidente della Regione Bolzonello ha deciso di imprimere una forte accelerazione al processo che dovrebbe portare a una sola camera di commercio per il Friuli Venezia Giulia. Siamo favorevoli alla nascita di una sola camera di commercio, ma questo obiettivo deve essere raggiunto rispettando gli accordi presi fin qui e i tempi concordati. Siamo contrari invece alle imposizioni calate dall’alto.

A suo tempo tre camere di commercio su quattro avevano sottoscritto il protocollo e il cronoprogramma presentato da Unioncamere. Un percorso, avvallato dalla stessa presidente Serracchiani, che doveva portare prima alla fusione di Gorizia e Trieste da una parte e di Udine e Pordenone dall’altra, per poi arrivare in un secondo momento a una unica realtà regionale. Invece abbiamo saputo che con un vero e proprio blitz, in una recente seduta di giunta regionale straordinaria, il vicepresidente Bolzonello ha mandato all’aria tutte queste premesse. Assente Debora Serracchiani, Bolzonello ha comunicato che in occasione della Conferenza Stato-Regioni in programma giovedì la Regione esprimerà una posizione contraria al documento di Unioncamere e a favore della nascita immediata della Camera di commercio unica.

Sospettiamo che questo cambio di rotta sia dettato esclusivamente dal desiderio di tutelare in qualche modo quello che Bolzonello considera il proprio territorio di riferimento. Pordenone è l’unica infatti a non aver sottoscritto il documento che porta ad un’unica camera di commercio. Siamo convinti invece che sia fondamentale pensare al bene del Friuli Venezia Giulia e di tutte le imprese non solo di quelle che operano nell’area nella quale si è stati eletti. Questo è da sempre un principio cardine del MoVimento 5 Stelle.

La specificità dei territori e le loro differenze dovrebbero indurre la giunta Serracchiani a non rimangiarsi la parola data, imponendo le decisioni e asfaltando i percorsi virtuosi già avviati. Questo è invece il “modus operandi” tipico di questo esecutivo regionale che però non può durare in eterno. Se sorgono dei problemi nelle tempistiche si lavori per accelerare il processo non certo per sopprimerlo di colpo! Ma si sa, la capacità di dialogo non appartiene a chi vuole comandare – e non governare – questa Regione.

Chiediamo pertanto alla presidente Serracchiani di annullare la decisione assunta da Bolzonello e di rispettare gli impegni presi a tutela delle minoranze e delle imprese, qualsiasi sia la loro provenienza. In assenza di questi presupposti e di queste garanzie il rischio è che nasca l’ennesimo carrozzone centralizzato.

CAMERA DI COMMERCIO: INSANE LE POLEMICHE DEL CENTRODESTRA

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Il Ministero dello Sviluppo economico considera “accoglibile” la posizione della giunta Serracchiani sull’istituzione di un’unica Camera di commercio. Il MoVimento 5 Stelle è sempre stato a favore di un’unica Camera di commercio in Friuli Venezia Giulia. Pertanto riteniamo insane le polemiche delle forze politiche di centrodestra e della Camera della Venezia Giulia.

Pensare di difendere il nostro territorio in questo modo è inutile e sbagliato. Con l’unificazione potremmo avere minori costi di gestione a carico della collettività e servizi migliori per le imprese. Il problema vero – come per altre riforme che la giunta Serracchiani ha tentato di imporre dall’alto – è invece l’attuazione di questo percorso. A partire dal nervo scoperto legato alla riallocazione del personale. Su questo punto l’amministrazione regionale non sembra avere infatti le idee molto chiare.

VITALIZI: FA INDIGNARE SENTIRE I PARLAMENTARI DEL PD PARLARE DI ATTO DI SOBRIETÀ

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Noi consiglieri regionali M5S abbiamo rinunciato al vitalizio poche settimane dopo l’elezione. È bastata una lettera inviata al presidente Iacop per rifiutare questo medievale privilegio della casta. Non hanno certo atteso l’approvazione di una legge!

È vero, il Consiglio regionale qualche mese più tardi ha abolito i vitalizi per tutti i nuovi eletti mantenendo però questo odioso privilegio per gli ex consiglieri. Già quattro anni fa ne avevamo chiesto la revoca visto che, ogni anno, costa ai cittadini del Friuli Venezia Giulia 9 milioni di euro. Importanti risorse economiche che avevamo chiesto fossero utilizzate per il reddito minimo garantito. All’epoca ci era stato detto che questo non era possibile e che al massimo si poteva chiedere un bonus solidarietà con tagli ridicoli di qualche punto percentuale. Così la casta regionale bocciò la nostra proposta di legge che voleva che i vitalizi per gli ex consiglieri fossero riparametrati in base al sistema contributivo.

Ieri qualcuno si è convinto del contrario. Bene, ne prendiamo atto, ma quanti milioni di euro è costato tutto questo ai cittadini italiani? Ora che la Camera ha approvato la legge sui vitalizi attendiamo il sì del Senato dove scopriremo se le forze politiche stanno continuando a prendere in giro gli italiani o se questa vogliono andare fino in fondo. Siamo certi che il senatore Sonego sarà felicissimo di votare un provvedimento di questo tipo!

Di sicuro fa indignare sentire i parlamentari del Partito democratico parlare di atto di sobrietà. Adesso che vanno in giro a dire che la crisi è finita parlano di sobrietà. Dov’erano negli ultimi dieci anni quando il MoVimento 5 Stelle, a tutti i livelli, chiedeva un atto di giustizia nei confronti delle famiglie italiane che diventavano sempre più povere? È evidente a tutti che la crisi non solo non è finita ma continua a mordere senza pietà soprattutto le persone delle fasce più deboli. Sta finendo invece la legislatura e i politici di professione, nonostante i disastri combinati finora, cercano di rifarsi una verginità nella speranza di farsi rieleggere.

INFILTRAZIONI MAFIOSE IN FVG

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Puntualmente, anno dopo anno, la relazione della Direzione investigativa antimafia ricorda a tutti che le organizzazioni criminali – in particolare ‘ndrangheta e camorra – si sono da tempo infiltrate nel Friuli Venezia Giulia. Per questo è sempre più urgente che il Consiglio regionale nomini con la massima urgenza i componenti dell’Osservatorio Anti-Mafia, uno degli strumenti più incisivi della legge intitolata “Norme in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso”, presentata dal MoVimento 5 Stelle e approvata lo scorso 29 maggio.

Da almeno tre anni denunciamo in Regione questi fenomeni gravissimi. E già nel 1989 – ben 28 anni fa – il giudice Borsellino svelava agli studenti dell’Università di Udine che le infiltrazioni mafiose erano (e sono) un problema molto grave per la nostra Regione. Visto che la nostra legge Anti-Mafia è stata approvata con il sostegno dell’intero Consiglio regionale, oggi, alla luce di quanto affermato dal Procuratore della Repubblica di Trieste, Carlo Mastelloni, chiediamo con forza che questa norma venga applicata con la massima urgenza.

CARA DI GRADISCA: ENNESIMA PROMESSA NON MANTENUTA

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Chi governa a livello nazionale e in Regione continua a non mantenere le promesse fatte ai cittadini. Avevamo un Cara e un Cie. Questi politici avevano promesso di ridurre l’impatto sul territorio. Entrando dentro a questa struttura abbiamo verificato che anche l’ex Cie è stato riempito di migranti. Il Cara è letteralmente stracolmo e oggi ospita 525 persone che durante il giorno si riversano su un territorio molto piccolo come quello di Gradisca che deve poi affrontare tutti i problemi legati all’integrazione. Alla faccia dell’accoglienza diffusa!

Il vice prefetto ha inoltre confermato che nell’ultimo periodo sono aumentati gli arrivi via terra sia da Tarvisio ma anche da Venezia con il treno. Si registrano circa 15 nuovi arrivi al giorno con picchi di 40 persone. Senza scordare che al Cara di Gradisca ci sono alcuni immigrati ospitati persino da tre anni. Realtà come queste dovrebbero essere eliminate. Un sistema che funziona correttamente dovrebbe identificare in tempi rapidi chi ha diritto a rimanere nel nostro Paese. Gli altri andrebbero rimpatriati nei Paesi di provenienza evitando che rimangano parcheggiati per mesi e anni in grandi strutture, capaci solo di fronteggiare l’emergenza.

*Video intervista del TgR Friuli Venezia Giulia*

PROFESSIONISTI DELLA POLITICA INCAPACI DI FARE IL BENE PER I CITTADINI

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La figuraccia della riforma della legge elettorale dimostra ancora una volta che il Partito democratico vuole esclusivamente imporre le proprie decisioni. Non perde il vizio di comandare, non essendo in grado di amministrare il territorio e la comunità regionale. Il partito di Debora Serracchiani avrebbe potuto accogliere le nostre proposte di buon senso: ineleggibilità dei sindaci a consigliere regionale; massimo di due mandati elettivi; possibilità per i candidati a presidente della Regione di presentarsi anche come candidato consigliere. Invece ha deciso di andare a sbattere contro il muro della propria arroganza. Probabilmente si illude di vincere ancora con la legge elettorale del 2013. Pura illusione visto che il centrosinistra, anche nel Friuli Venezia Giulia, continua a perdere i pezzi.

Ad ogni modo quella che ieri i professionisti della politica hanno messo in scena è stata una vera e propria sceneggiata. La maggioranza, escludendo qualsiasi ipotesi di mediazione politica, è andata avanti imperterrita su quel sentiero – intrapreso da lungo tempo – che porta dritto dritto al burrone. Il bene per i cittadini del Friuli Venezia Giulia come sempre, non era compreso dal copione.

CURE PALLIATIVE: ADESSO E’ ORA DI PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI

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È apprezzabile l’intenzione, manifestata dall’assessore alla salute Telesca e dal direttore generale dell’Azienda sanitaria Nicola Delli Quadri, di potenziare la rete delle cure palliative. Adesso però è venuto il momento di passare dalle parole ai fatti.

Ricordiamo all’assessore che nella Delibera regionale 165/2016 da lei citata si afferma anche che: “A regime in ogni Distretto Sanitario è attivata una Unità di Cure Palliative (UCP) intesa come unità funzionale di personale medico, infermieristico, riabilitativo formato ed in possesso di specifiche competenze, con la finalità di erogare cure domiciliari di elevata intensità e palliative per malati terminali, caratterizzate da una risposta intensiva a bisogni di elevata complessità…”. Siamo costretti invece a rilevare che sono ormai tre anni che in provincia di Trieste le risorse dedicate a questo servizio consistono in un solo medico esperto in cure palliative.

Un unico professionista per un territorio esteso e per circa 210 mila residenti, che deve essere operativo dalle ore 8 alle ore 20, 7 giorni su 7, intervenendo anche di notte.

Nella nostra interrogazione abbiamo chiesto “quando entrerà a regime l’applicazione del modello organizzativo della rete delle cure palliative nei Distretti sanitari (in maniera omogenea su tutto il territorio regionale) in particolare in quello triestino. Come spesso succede l’assessore non ha risposto alla nostra domanda ma ha rassicurato che “tale organizzazione sarà ulteriormente consolidata”. Noi stiamo ancora aspettando quel potenziamento del territorio, tanto promesso anche nella riforma sanitaria dalla giunta Serracchiani, unico modo per promuovere un minor ricorso dei pazienti terminali alle strutture ospedaliere, garantendo così una morte più dignitosa anche presso il proprio domicilio.

MUSEI: PUNTEGGI SUPERIORI A CHI GARANTIRÀ L’ACCESSO AI MINORI DI 18

Nei bandi riservati ai musei maggior punteggio a chi sarà in grado di garantire l’accesso gratuito ai minori di 18 anni. Questa la sostanza del nostro ordine del giorno approvato oggi all’interno dell’assestamento di bilancio.

Riteniamo che tutti i luoghi della cultura presenti in regione, sia pubblici che privati, debbano essere di libero e gratuito accesso da parte dei minori di 18 anni. Da sempre siamo convinti che educare alla conoscenza e all’uso consapevole del patrimonio culturale rappresenti un mezzo imprescindibile per comprendere il nostro passato come la realtà presente, in tutta la sua complessità. Per questo motivo avevamo presentato un emendamento che introduceva questa previsione tra le caratteristiche richieste ai musei per poter essere inseriti nel sistema museale regionale ed aver accesso ai relativi finanziamenti.

La nostra previsione, però, non è stata accettata dall’assessore perché a suo dire troppo penalizzante per i musei comunali e privati sui quali la Regione Fvg non ha competenza diretta. È stato accolto, invece, il nostro ordine del giorno che impegna la giunta Serracchiani a prevedere, nei bandi riservati ai musei, un sistema premiale per quelli che garantiscono la gratuità ai minori. Speriamo che in tal modo si riesca ad incentivare i giovani cittadini di questa regione a visitare e scoprire i numerosissimi e spesso poco frequentati musei del territorio. Luoghi dove non solo la cultura viene conservata, ma veri e propri punti di riferimento per una comunità, custodi unici della storia e della tradizione di un territorio che devono essere trasmesse alle giovani generazioni.

LEGGE ELETTORALE FVG: ECCO COSA PROPONIAMO

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La nostra proposta di legge, che prevede misure volte a favorire l’aumento della partecipazione dei cittadini alla vita politica, è stata depositata il 4 ottobre 2013, neanche sei mesi dopo la nostra elezione in Consiglio. Abbiamo voluto fosse chiaro fin dall’inizio del nostro mandato che chi si trova a gestire la cosa pubblica, e quindi programma e pianifica il presente e il futuro della nostra Regione, deve agire con la stessa immediatezza utilizzata nell’affrontare le problematiche della vita reale.

Ci troviamo solo oggi, a meno di un anno dalla fine della legislatura, a discutere le diverse proposte di legge depositate dai gruppi di maggioranza e opposizione in pendenza di una legge elettorale nazionale, con le ultime amministrative alle spalle e il definitivo avvio della campagna elettorale regionale e nazionale.

Dopo quattro anni la maggioranza non ha ancora ben chiare quali siano le modifiche da fare, a quali rinunciare e per quali scendere a patti. In Comitato ristretto ci sono stati segnalati i quattro punti su cui la maggioranza ha aperto un possibile dialogo: il numero massimo di mandati dei consiglieri, la doppia preferenza di genere, l’ineleggibilità dei sindaci e la revisione generale delle altre cause di incompatibilità ed ineleggibilità. Nulla è stato proposto per rimediare ad una evidente criticità dell’impianto attuale della legge elettorale regionale: costruita per inculcare il bipolarismo ad una popolazione fondamentalmente pluralista, si dimostra profondamente ingiusta quando, alla prova dei fatti e nonostante le evidenti discriminazioni, come il divieto per il candidato presidente di presentarsi come candidato nelle liste circoscrizionali e la conseguente esclusione dal consiglio se non secondo classificato, una forza politica molto consistente si affaccia sulla scena politica. Il Presidente di questa regione governa con il 39,34% di voti, un candidato presidente che ha ottenuto il 19,21% dei voti NON siede in consiglio.

A nulla è servito il Comitato ristretto da cui è emerso solo che la PDL 40 presentata dai Cittadini sarà il testo base da cui partire e gli altri testi di legge verranno abbinati.

Riprendiamo qui gli elementi che caratterizzano la nostra proposta:

Esclusività del mandato elettorale: nessun eletto, dal consigliere circoscrizionale al deputato europeo, passando per tutti i livelli istituzionali, può ricoprire contemporaneamente un’altra carica elettiva. Per il Movimento è fondamentale rispettare la volontà degli elettori e il mandato per cui si è eletti. Da questo presupposto nasce la nostra proposta di estendere a tutti i sindaci, e anche a tutti i consiglieri comunali, l’ineleggibilità in Consiglio regionale, che naturalmente deve valere anche in direzione opposta. Crediamo infatti che se un sindaco o un consigliere volesse competere alle elezioni del Consiglio regionale, potrebbe aspettare in tutta tranquillità la fine del suo mandato. Idem per i consiglieri regionali che approfittano del ruolo per poi candidarsi sindaco. Una persona che ha ottenuto la fiducia dei cittadini, e che quindi li rappresenta, non dovrebbe, anche solo dopo pochi mesi dalla propria elezione, “tentare l’avventura per il livello successivo” inseguendo ambizioni personali e poi decidere quale carica scegliere o, peggio ancora, riprendere come nulla fosse quello che stava facendo, nel caso andasse male. Ne perde la credibilità della democrazia e si incrina il rapporto fiduciario dei cittadini nei confronti della politica, come ci hanno dimostrato le ultime votazioni.

Massimo di due mandati elettivi in assoluto. Riteniamo che dieci anni, il tempo di due mandati, a servizio del cittadino per la gestione della cosa pubblica, siano più che sufficienti per dispiegare le capacità dell’eletto in modo costruttivo lasciando poi lo spazio ad altri, ugualmente o anche maggiormente capaci. La politica non deve essere una professione ma un servizio. Oltretutto, è necessario riattivare un salutare ricambio degli occupanti gli scranni del cosiddetto ‘potere’ perché il tempo crea necessariamente abitudini e legami che possono essere di impedimento al fluire delle novità ed ai cambiamenti che avvengono nella società. Da questi principi parte la nostra proposta a limitare a due mandati, anche non consecutivi, il tempo per gli eletti in Consiglio regionale.

Valorizzazione del voto dei cittadini e rispetto della proporzionalità. Escludere dal Consiglio regionale i candidati presidenti di liste e coalizioni che raggiungano la soglia della rappresentatività significa un tradimento dell’espressione di voto. E’ quindi necessario includere tra gli eletti in Consiglio anche gli altri candidati alla presidenza della Regione e non solo il secondo come è ora, qualora le liste o coalizioni che li supportano abbiano superato la soglia di ammissibilità, ma anche istituire un turno di ballottaggio per consentire al Presidente eletto di governare con una reale maggioranza di consensi.

Riparare queste ingiustizie significherebbe rivedere completamente l’impianto della legge elettorale, ed è evidente come a meno di un anno dalla scadenza della legislatura questo sia impossibile. Un possibile e semplice rimedio è la cancellazione del divieto per il candidato Presidente di presentarsi come candidato nelle liste circoscrizionali. Divieto che tra l’altro non esiste in alcuna altra legge elettorale regionale quando non è addirittura obbligatorio come in Sicilia.

In Commissione abbiamo presentato diversi emendamenti che hanno ripreso gli articoli della nostra proposta di Legge chiarendo quali sono i punti imprescindibili oltre i quali la mediazione non sarà possibile. Li abbiamo altresì ritirati, ma verranno ripresentati in aula, per dare il tempo alle varie forze politiche in campo di trovare, se possibile, un accordo. Consapevoli che il processo democratico deve necessariamente prevedere un punto di mediazione che avvicini il più possibile le diverse istanze rappresentate nella discussione, che, in ultima istanza, ci sono sembrate una generale richiesta di parità di trattamento fra organi elettivi regionali e comunali, dichiariamo che potremmo convergere su una proposta che:

– estenda l’ineleggibilità dei Consiglieri regionali a Sindaco, mantenendo l’attuale ineleggibilità dei Sindaci a Consigliere regionale spostando al limite della presentazione delle candidature le dimissioni dalla carica

– estenda ai Consiglieri regionali il massimo di due mandati consecutivi

– consenta al candidato Presidente regionale di presentarsi anche come candidato consigliere nella lista della circoscrizione di appartenenza

– consenta, qualora il numero di candidati eleggibili in una circoscrizione risulti dispari, di presentare liste con un ulteriore candidato a garanzia della tutela della parità di genere.

Riguardo alla doppia preferenza di genere crediamo che non sia necessario prevedere una misura così facilmente strumentalizzabile come questa per aumentare la partecipazione attiva delle donne alla politica, e che le azioni da compiere siano a monte. Ma per noi, come gruppo consiliare, non sarebbe un ostacolo imprescindibile e non ne faremmo una questione di principio, se questo rimanesse l’unico impedimento alla condivisione di una proposta.

Non riusciamo però a capire perché, nella proposta di legge 40, sia stata abrogata la disposizione che prevede un sistema premiale di riparto delle risorse economiche ai gruppi consiliari composti anche da donne. Si concede di apporre due preferenze sulla scheda elettorale purché differenziate nel genere, ma si decide di abrogare i commi che prevedono forme di incentivazione nei confronti del gruppo sotto rappresentato, nei riparti delle risorse spettanti ai diversi gruppi consiliari, ritenendo superato il problema delle “pari opportunità” con la doppia preferenza.

Vale la pena di citare i commi 1 e 2 dell’articolo 32 che si vogliono abrogare: “1. La Legge regionale promuove la pari opportunità di accesso alla carica di consigliere regionale a favore del genere sotto rappresentato mediante forme di incentivazione o di penalizzazione nel riparto delle risorse spettanti ai
gruppi consiliari. 2. Per “genere sotto rappresentato”, ai fini della presente legge, si intende quello dei due generi che, in Consiglio, è rappresentato da meno di un terzo dei componenti…”

E’ così sicuro il genere maschile di non finire sotto rappresentato nei prossimi anni? A differenza dell’immagine che i media e le altre forze politiche da sempre cercano di propagandare, il Movimento 5 stelle non è una forza politica antisistema, antagonista e anti politica.

Siamo perfettamente in grado, infatti, di misurare le nostre proposte al fine di ottenere un risultato che soddisfi i principi che ci stanno a cuore, mediando le esigenze delle diverse parti politiche. Certo è che, se alla fine prevarrà il “liberi tutti” sull’ineleggibilità dei sindaci, e se rimarrà possibile il terzo mandato, o se si insisterà in modo imperativo sul bipolarismo, allora meglio lasciare tutto così
com’è e rimandare la discussione alla prossima legislatura.