mercoledì, 15 Gennaio 2025
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ASSESTAMENTO DI BILANCIO 2017: PIOGGIA DI MILIONI PER VIABILITÀ’ E TRASPORTI, BRICIOLE A MONTAGNA E AMBIENTE

Aspettiamo di leggere il testo del disegno di legge di Assestamento di bilancio che come al solito – purtroppo – viene presentato prima alla stampa che alla commissione di merito del Consiglio regionale che poi dovrà approvare il provvedimento.

Balza subito agli occhi che per la viabilità e i trasporti si trovino sempre le risorse finanziarie. Quando invece si chiedono poche decine di migliaia di euro per incentivare la mobilità sostenibile o il cicloturismo bisogna presentare degli ordini del giorno per chiedere alla giunta Serracchiani di verificare la possibilità di adottare queste misure. Questioni di priorità, senza dubbio.

Il fatto poi che questa manovra rappresenti il passo d’ingresso della contabilità regionale nel sistema del pareggio di bilancio, tanto caro all’Unione europea, va visto come una vera iattura. Non possiamo spendere, fare investimenti e realizzare una seria programmazione e queste politiche recessive stanno causando tanti problemi al nostro Paese frenandone la crescita.

Inoltre sarà almeno il terzo anno di fila che mettiamo a disposizione dei comuni strumenti per fare opere pubbliche. Forse è il caso di iniziare a valutare la necessità e l’efficacia delle opere che si finanziano. Il fatto che si prevedano in questo assestamento di bilancio risorse per le imprese e per i territori coinvolti dalla defunta Palmanova-Manzano, sta a significare che la giunta Serracchiani è riuscita nella perfetta operazione di maquillage di quell’opera come abbiamo più volte cercato di denunciare in questi anni. Visto che si spendono gli 89 milioni di euro previsti, ora si stanziano ulteriori risorse per le imprese? Invece di risparmiare soldi dalla rimodulazione del progetto ne aggiungiamo ancora? Le reali priorità di questo esecutivo regionale sono sempre più incomprensibili.

Come non sottolineare l’altra faccia della medaglia, ovvero gli appena 3,2 milioni di euro destinati all’ambiente. Una cifra ridicola con la quale non potranno trovare soddisfazione le richieste di quei territori che spesso finiscono allagati per la mancanza di infrastrutture idrauliche adeguate. Basti vedere quanto successo recentemente a Pavia di Udine e in tanti comuni della nostra Regione con politici che danno la colpa alle cosiddette  “bombe d’acqua” solo per pulirsi la coscienza e per non ammettere le proprie responsabilità e incapacità di mettere in sicurezza il territorio.

Ad ogni modo valuteremo con attenzione il testo nella speranza che la giunta Serracchiani si sia ricordata di rimpinguare con almeno 20 milioni di euro il fondo per il sostegno al reddito, destinato altrimenti a rimanere a secco.

 

RIDIMENSIONAMENTO DEI COLLEGAMENTI FERROVIARI NELLA BASSA

Con il ridimensionamento estivo dei collegamenti ferroviari che interessano la Bassa Friulana siamo di fronte all’ennesima fuga in avanti di Trenitalia per quanto riguarda il trasporto ferroviario del Friuli Venezia Giulia. Forse stanno mettendo in campo la strategia del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. È evidente che Trenitalia stia vestendo i panni del poliziotto cattivo, proponendo al nostro territorio cose irricevibili. Poi arrivano Debora Serracchiani e i suoi assessori vestiti da poliziotti buoni, pronti a sistemare i problemi nella speranza di passare da “salvatori della Patria” con a cuore gli interessi dei cittadini. Se è una commedia non fa ridere!

Oppure siamo di fronte all’ennesima dimostrazione di inutilità di questa giunta regionale e della responsabile Infrastrutture del Partito democratico che governa questa regione da quattro anni e l’Italia da quasi sei.

È inconcepibile questa sudditanza quando Trenitalia incassa 40 milioni di euro l’anno per gestire i viaggi dei nostri lavoratori pendolari e dei turisti. Allo stesso tempo è assurdo tagliare corse e avere dodici treni nuovi di cui quattro a fare le prove da qualche parte nel mondo senza che si abbia notizia circa l’ennesimo ritardo con cui verranno consegnati e le penali che dovrebbero esser contestate. Un’assurdità che però fa capire bene come tra le parti non ci sia né dialogo né rispetto.

Ci auguriamo che si possa trovare una soluzione anche perché per il raddoppio della Udine-Cervignano la giunta Serracchiani ha firmato la triplicazione dei costi (da 170 a 541 milioni euro) e oggi veniamo a scoprire che la linea non è di alcun interesse per il gestore.

Se questo significa esser utili per la Regione…

LEGGE ELETTORALE: LE PROPOSTE DEL M5S

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Le proposte di modifica alla legge elettorale regionale del M5S risalgono ai primi mesi di questa legislatura e sono state enunciate nella nostra proposta di legge n.16 del 4 ottobre 2013. Proposte che rimangono valide tutt’ora perché fondate su principi cari al MoVimento 5 Stelle.

Andiamo per punti:

1. esclusività del mandato elettorale: nessuno eletto, dal consigliere circoscrizionale al deputato europeo passando per tutti i livelli istituzionali, deve ricoprire un’altra carica. Questo per rispetto degli elettori e del mandato che sta coprendo. Da questo presupposto la nostra proposta di estendere a tutti i sindaci, ma anche ai consiglieri comunali, l’ineleggibilità in Consiglio regionale. Se un sindaco sente fortissimamente il desiderio di partecipare alle elezione il Consiglio regionale, crediamo possa tranquillamente attendere la conclusione del proprio mandato.

2. massimo di due mandati elettivi in assoluto: riteniamo che 10 anni dedicati al servizio della pubblica amministrazione siano più che sufficienti per dispiegare le proprie capacità in modo costruttivo, lasciando spazio ad altri egualmente capaci. Da qui la nostra proposta di limitare a due mandati anche non consecutivi.

3. valorizzazione del voto dei cittadini e rispetto della proporzionalità: escludere dal Consiglio regionale i candidati presidenti di liste o coalizioni che superano la soglia della rappresentatività ed esprimono consiglieri rappresenta un tradimento dell’espressione di voto. Ecco perché abbiamo proposto di includere fra gli eletti in Consiglio, oltre al primo e secondo classificato, anche gli altri candidati presidenti.

A differenza dell’immagine che i media e le altre forze politiche da sempre cercano di propagandare, il MoVimento 5 Stelle non è una forza politica esclusivamente antisistema, antagonista e antipoliticato in grado di soddisfare i principi che ci stanno a cuore mediando le esigenze delle altre forze politiche che avanzano proposte diverse.

In questo senso oggi in commissione abbiamo avuto modo di presentare le nostre proposte chiarendo anche quali sono i punti di caduta oltre i quali la mediazione non sarà possibile e lasciando quindi che il tempo, che ci separa dalla discussione in Aula del provvedimento approvato in commissione, consenta alle varie forze politiche in campo – se possibile – di trovare una quadra.

Certo è che se alla fine prevarrà il “liberi tutti” sull’incandidabilità dei sindaci, rimarrà la possibilità del terzo mandato e si insisterà in modo imperativo sul bipolarismo, allora sarà meglio lasciare tutto così com’è, rimandando la discussione alla prossima legislatura.

SOSTEGNO AL REDDITO: BASTA PRENDERE TEMPO SULLA PELLE DEI CITTADINI IN DIFFICOLTÀ

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Riceviamo quotidianamente segnalazioni di cittadini beneficiari della Misura di inclusione attiva e di sostegno al reddito (Mia) che ormai da mesi non ricevono più nulla, vivendo in una costante situazione di disperazione. Persone che si sentono abbandonate dalle istituzioni e alle quali non vengono date le informazioni corrette su quanto stia avvenendo. Avevamo da poco apprezzato l’intervento del sindaco di Monfalcone Anna Cisint sul “cortocircuito” in cui si trova la misura di sostegno alle famiglie del Friuli Venezia Giulia. Il sindaco aveva individuato esattamente i problemi, dovuti alla scelta della giunta Serracchiani – criticata fortemente dal MoVimento 5 Stelle – di affidare i controlli e l’erogazione degli assegni all’Inps, ma anche alle difficoltà di reperire gli assistenti sociali che solo pochissimi ambiti hanno potuto ottenere. 

Oggi però siamo venuti a conoscenza di una lettera che è stata spedita ai beneficiari della misura che dovrebbero godere del rinnovo previsto per legge. Purtroppo però le informazioni continuano a non corrette e vengono inventate di sana pianta procedure non previste. Il tutto, secondo noi, per celare i reali motivi per cui non si erogano i soldi dovuti ai cittadini. Così, ecco che a Monfalcone spunta il “pre-patto”: un nuovo documento del quale, in due anni dall’approvazione della 15/2015, non avevamo mai né sentito né letto da nessuna parte. Non è previsto, infatti, né dalla legge regionale né dal regolamento attuativo. A nostro avviso si tratta solamente dell’ennesima lungaggine burocratica fatta da chi lamenta eccessivi vincoli e procedure. Una cosa senza senso che condanniamo senza se e senza ma.

La legge è chiara sul punto; per ottenere il rinnovo deve passare almeno un bimestre dall’ultima mensilità corrisposta e non più di sei mesi. Invece, a quanto pare, molti servizi sociali hanno lasciato correre ben oltre i due mesi ma avrebbero dovuto rinnovare la misura alla stesura del patto. Per il M5S è inaccettabile che a un cittadino, dopo sei mesi, si faccia compilare un pre-patto, per poi, successivamente, tornare a stringere il patto di inclusione. C’erano 180 giorni di tempo per farlo e non è stato fatto nulla e stiamo parlando di un rinnovo di interventi già previsti nel precedente patto.

Speriamo che si possa far chiarezza anche su quest’ultima invenzione che, come detto, a noi sembra l’ennesima “genialata” per prendere tempo, mettendo in ulteriore difficoltà chi ha bisogno della Misura di inclusione attiva e di sostegno al reddito anche solo per fare la spesa.

(Segnalazione ricevuta dal MoVimento 5 Stelle di Monfalcone)

DALLA PRESIDENTE SERRACCHIANI I CITTADINI HANNO SENTITO SOLO BUGIE E MENZOGNE

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Iniziamo con il taglio agli sprechi? La Serracchiani dovrebbe spiegare ai suoi cittadini come mai nonostante i suoi tagli degli stipendi i cinque consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle, in poco più di 4 anni, siano stati in grado di restituire un milione di euro per sostenere le piccole medie aziende del Friuli Venezia Giulia. Grazie a questi fondi, infatti, sono centinaia le imprese che hanno potuto ammodernare la propria attività con finanziamenti a tassi agevolati. Il tutto applicando alla lettera il programma elettorale della presidente Serracchiani che aveva proposto il 50% dei tagli degli stipendi dei consiglieri regionali quando, al contrario, le paghe nette sono state tagliate appena del 15%. Se non fosse così noi non potremmo restituire quasi 4mila euro a testa ogni singolo mese. I fatti dimostrano sempre chi fa solo propaganda e chi invece no.

Ma vogliamo parlare delle proposte del M5S? La menzogna più grande di giornata riguarda la fantasiosa astensione del nostro gruppo sul sostegno al reddito. Solo questa affermazione dovrebbe far vergognare chi però, già da tempo, ha smesso di vergognarsi. Ricordiamo che siamo stati i primi a proporre quella legge, quando ci venne detto che non si sarebbero mai trovati i 50 milioni di euro necessari. In effetti – chiediamo scusa – su questo punto aveva ragione il Partito democratico: servivano solo 48 milioni! Va rimarcato però che numerosi passaggi della legge approvata nel 2015 sono stati copiati dal nostro testo e portano la nostra firma. Abbiamo votato contro l’assestamento di bilancio 2016 – vero! – ma è proprio grazie a quelle disposizioni che moltissimi cittadini oggi stanno ancora aspettando i soldi dovuti, tutto questo a causa della brillante idea della Serracchiani di affidare all’Inps i controlli e l’erogazione dei fondi.

Se la presidente avesse avuto il buon gusto di presentarsi in Aula nell’ultima seduta, avrebbe assistito e forse votato l’ennesima proposta di legge del M5S (meno male che non facciamo proposte!), ovvero la Legge Anti-Mafia. Probabilmente per lei è cosa da nulla, ma il giudice Paolo Borsellino già nel 1989 aveva avvisato del rischio infiltrazioni in Fvg e ci son voluti ben 28 anni per approvare una legge. Penultimi in Italia e se è successo è solo perché, per la prima volta, in Consiglio regionale sono entrati cittadini e non politici di professione.

Sulla lotta al gioco d’azzardo, sui medicinali alla cannabis, sulla delocalizzazione delle imprese, il no agli Ogm, l’accorpamento dei consorzi industriali, la ricerca delle responsabilità per la situazione di Mediocredito, l’istituzione della Banca della terra, la tutela dell’ambiente e della salute dei nostri cittadini (giardini inquinati e Ferriera che ancora oggi ha annerito il cielo di Trieste, i polli alla diossina nel Maniaghese, l’inquinamento a Monfalcone ecc ecc) si sprecano le azioni e gli interventi, molti dei quali accolti dall’Aula.

Basterebbe ricordare che l’inutile Serracchiani ha di fatto regalato 5,7 miliardi di euro che lo Stato aveva già previsto di stanziare per la nostra rete ferroviaria e invece in tre anni non è riuscita​ a farsi consegnare nemmeno uno studio di fattibilità da Rfi. Quei soldi che fine hanno fatto? Si potevano spendere in mille modi, avremmo erogato servizi invece di tagliare reparti in sanità e forze dell’ordine e potuto dare contributi ai cittadini per la rinascita della Regione dalle macerie di 20 anni di governo Tondo-Illy-Serracchiani, mentre lei li avrebbe usati per coprire le voragini che loro stessi hanno creato.

Siamo stati i primi a denunciare i malfunzionamenti del Nue, abbiamo lottato per mantenere i servizi nelle zone meno tutelate, abbiamo chiesto di far ripartire filiere importanti per la nostra agricoltura e dal Partito della presidente abbiamo quasi sempre trovato porte sbarrate alle nostre proposte, per avere il facile alibi di dire che non le facciamo.

Questa Regione non si può più governare sulle menzogne, la lista sarebbe lunga, ma visto che veniamo sollecitati passeremo l’ultimo anno di legislatura a smascherare le bugie della Serracchiani, continuando nel frattempo a illustrare il nostro programma che è chiaro a tutti tranne che a lei. I cittadini del Friuli Venezia Giulia meritano altro: ad esempio di potersi esprimere al più presto sulle “fantastiche” riforme di questa amministrazione.

SOSTEGNO AL REDDITO: UN PASSO AVANTI PER RENDERLO PIÙ EQUO

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Un passo avanti per rendere il sostegno al reddito più equo. Oggi il Consiglio regionale, approvando una parte della nostra mozione, ha impegnato infatti la giunta Serracchiani ad apportare delle modifiche a questa misura per stabilire i beneficiari non solo attraverso l’Isee ma tenendo conto anche del reddito “disponibile” e degli indicatori della capacità di spesa di ognuno. In questo modo potrà ottenere il sostegno al reddito chi, pur essendo proprietario di un immobile, versi in condizioni di povertà per mancanza di liquidità, ma anche chi è in affitto e che, per pagare regolarmente il canone, si trovi a non avere altre risorse per vivere.

È stata bocciata invece la nostra richiesta di riportare in capo alla Regione e agli assistenti sociali la gestione della misura che è stata delegata all’Inps. Purtroppo da tempo la Regione ha deciso di affidare all’Istituto nazionale i soldi destinati ai suoi cittadini. Un’assurdità che sta causando enormi ritardi. Ovviamente auspichiamo che i problemi vengano risolti al più presto, altrimenti torneremo a chiedere quanto oggi proposto, unica soluzione per una Regione che deve essere “speciale” nell’erogare con regolarità i servizi ai propri cittadini senza doversi affidare sempre allo Stato.

Dopo gli agricoltori beffati dai ritardi dell’Agea e dai suoi software adesso ci sono migliaia di cittadini ai quali non viene erogato quanto spetta loro per colpa dei ritardi dell’Inps e dei suoi software. È sempre colpa di qualcuno, ma mai dei ministri competenti cui fanno capo i due enti nazionali.

ELIMINAZIONE DELLE NUTRIE: VOTO CONTRARIO DEL M5S

Profonda delusione rispetto a quanto accaduto questa mattina in Aula dove per affrontare il complesso tema della presenza delle nutrie sul territorio regionale il Consiglio, partendo dal presupposto che sopprimere tutti gli individui di una specie sia sufficiente a “riequilibrare” il territorio, si è limitato a approvare una legge molto simile a un regolamento di caccia.

Presentata all’Aula dall’assessore Panontin – competente in materia di caccia –, la legge non prevede altro che venga approvato successivamente un Piano di eradicazione della nutria di competenza del Servizio caccia (per non lasciare ambiguità!).

La diffusione delle specie aliene invasive è a oggi una delle più gravi minacce alla biodiversità a livello mondiale, in Italia esempi sono la cosiddetta tartaruga dalle orecchie rosse e lo scoiattolo grigio. Abbiamo presentato molti emendamenti già nella Commissione competente perché crediamo che l’approccio più corretto al tema delle specie aliene importate per scopi economici, rilasciate incautamente nell’ambiente, e oggi diventate invasive come la nutria, non sia quello della (ormai comunque impossibile) “disinfestazione”. Crediamo invece che la Regione debba fare leggi per la tutela della biodiversità e per questo abbiamo proposto di adottare ogni misura utile a impedire l’introduzione di nuove specie esotiche invasive, a controllare la loro diffusione e a riparare i danni a esse imputati, come ad esempio quelli agli argini dei canali.

E invece non è stato neppure presente in Aula l’assessore regionale che ha la delega alla biodiversità!

Abbiamo ripresentato gli emendamenti oggi nel corso della discussione, ma la maggioranza di centro-sinistra coalizzandosi assieme alle opposizioni di centro-destra – escluso il consigliere Novelli, che ringraziamo per aver capito e aver sostenuto i nostri emendamenti -, pur apprezzando l’approccio proposto, ha votato contro i nostri emendamenti con estrema leggerezza.

Il Consiglio regionale oggi non si è curato minimamente del ripristino degli habitat, non è stato accolto nemmeno l’emendamento che chiedeva di sensibilizzare la cittadinanza sul significato del rilascio delle specie aliene potenzialmente invasive e dell’impatto che possono avere sul nostro territorio.

Abbiamo anche presentato un ordine del giorno per chiedere alla giunta Serracchiani di valutare la possibilità di istituire un fondo per gli agricoltori che subiscono danni dalle nutrie. Un odg che è stato accolto. Ci auguriamo che non rimanga lettera morta, ma che -almeno su questo aspetto – si possa intervenire con serietà e coscienza.

La cosa che più ci ha fatto più male, è stato vedere la leggerezza con la quale gli altri consiglieri regionali hanno votato gli emendamenti, senza nemmeno giustificare i motivi del “no” e la legge nel suo insieme. Come se si stesse parlando di cose inanimate e non di esseri viventi. Questo, a nostro avviso, è il peggior metodo per affrontare questo tema ed è un pessimo segnale ai cittadini del Friuli Venezia Giulia.

Abbiamo sempre sostenuto che il problema esiste e che bisogna pianificare le azione da fare, ma questa legge di certo non risolverà il problema e aumenterà le criticità nelle aree interessate dalla presenza delle nutrie.

LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE SERRACCHIANI

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L’intervista rilasciata a Vanity Fair della presidente Serracchiani offre diversi spunti di riflessione ma, nell’interesse dei cittadini e, ancora di più, delle cittadine che siamo e rappresentiamo, abbiamo deciso di focalizzarci solo su alcuni aspetti, che non riguardano la vita privata della presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, ma l’impatto che le sue parole possano suscitare sulla cittadinanza che lei stessa governa.

In Consiglio regionale ci sono diverse donne impegnate, preparate, con vite molto intense dal punto di vista lavorativo. Alcune hanno figli, altre no. Alcune sono sposate, altre no. Per scelta, opportunità, casualità della vita. Sono donne indipendenti, politicamente impegnate, esempio concreto che il genere non è correlato con le ambizioni, il lavoro e la capacità intellettiva di ognuna di noi.

Spiace perciò sentire che, nonostante sia la presidente della Regione, una donna si debba adeguare all’orario “maschile” delle riunioni: “la nostra società non è preparata culturalmente e logisticamente ad accogliere un forte impegno fuori casa della donna. Non c’è riunione politica che sia fissata prima delle otto e mezzo di sera, perché prima gli uomini sono impegnati” ha detto Debora Serracchiani. Ma come? Anche da governatrice si deve piegare alle esigenze maschili?

Ci lascia perplesse inoltre sentire che la presidente si sia accorta tardivamente di quanto spesso le donne siano penalizzate nel mondo del lavoro, che senza il paracadute sociale dei nonni non ce la facciano a tenere insieme tutto e che non abbia esaudito un desiderio materno perché “a Udine non avevamo cuscinetti familiari e non avrei fatto un figlio per farlo crescere a un estraneo”.

Non solo quindi una palese scarsa fiducia in tutte le strutture pubbliche e private che ogni giorno si prendono cura dei minori, ma anche la dimostrazione che nonostante sia a conoscenza delle difficoltà che quotidianamente si possano incontrare, in qualità di presidente del Friuli Venezia Giulia e di vice segretario nazionale del Partito democratico non si sia spesa per creare una rete di servizi che consentano alle madri lavoratrici di non perdere opportunità ed essere comunque professionalmente e personalmente soddisfatte.

E spiace ancora di più se ricordiamo a tutti che la proposta del MoVimento 5 Stelle di incentivazione del tempo parziale per il personale sanitario, volta a una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia, non sia stata accolta dalla stessa giunta Serracchiani e sia stata respinta dal Consiglio regionale. Accogliere la nostra proposta sarebbe stato un primo passo importante per questa regione.

Fra le azioni concrete della Serracchiani in favore delle donne, invece, dobbiamo sottolineare la delibera che stabilisce che una donna possa usufruire della procreazione medicalmente assistita fino al compimento del 43esimo anno di età. Limite che però non esiste in altre regioni come per esempio in Veneto. Un provvedimento che, quindi, inevitabilmente finisce per penalizzare le donne del Friuli Venezia Giulia che hanno più di 43 anni.

Eppure le donne del Friuli Venezia Giulia sono state sempre all’avanguardia per libertà personale, studio e lavoro. Sono un esempio di emancipazione e libertà di pensiero, oltre che grandi stacanoviste sul lavoro e nel sociale. Peccato che la loro presidente non abbia fatto nulla per aiutarle.

Nel Friuli Venezia Giulia siamo governate da chi è un passo indietro.

Elena Bianchi
Ilaria Dal Zovo
Eleonora Frattolin
consigliere regionali del MoVimento 5 Stelle

ANTI-MAFIA: APPROVATA LEGGE TARGATA M5S

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«Siamo estremamente soddisfatti per l’approvazione all’unanimità della nostra legge Anti-Mafia. Un grande risultato per i cittadini del Friuli Venezia Giulia. Per la prima volta infatti nella legislazione regionale si cita il contrasto alla criminalità organizzata di stampa mafioso». Questo il commento a caldo del capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo subito dopo l’approvazione della legge intitolata “Norme in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso”.

Oggi si è concluso un percorso iniziato nel dicembre del 2014. Ovviamente questo provvedimento non può sostituire le competenze di chi combatte ogni giorno la malavita organizzata. Rappresenta però uno straordinario strumento di prevenzione elogiato sia dalla magistratura, che dalla Direzione nazionale antimafia. Una norma che contribuirà a diffondere la cultura della legalità tra le istituzioni e i cittadini. Il Friuli Venezia Giulia – purtroppo – è solo la 19esima regione italiana a dotarsi di una legge Anti-Mafia. Ora però la legge è stata approvata e possiamo dimostrare con i fatti di essere una regione che sta con determinazione dalla parte della legalità.

Cruciale sarà il ruolo dell’Osservatorio regionale Anti-Mafia. Composto da cinque membri scelti dal Consiglio regionale tra personalità esterne alla politica che non potranno ricoprire cariche elettive o dirigenziali all’interno dei partiti, l’Osservatorio terrà un faro acceso costantemente sui fenomeni di infiltrazione mafiosa nel Friuli Venezia Giulia, finora minimizzati dalla politica e dalle istituzioni. Inoltre due dei cinque membri eletti dovranno essere nominati dalle forze di opposizione. L’obiettivo è che mafie e criminalità organizzata non riescano più a infiltrarsi nel tessuto imprenditoriale e sociale della nostra regione come avvenuto invece negli ultimi anni.

MEDIOCREDITO: NO DEL M5S ALL’AUMENTO DI CAPITALE

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“Abbiamo votato contro l’aumento di capitale di Mediocredito perché è quanto mai necessario un ragionamento serio sulle partecipazioni pubbliche a società che operano nel mercato: la commistione pubblico/privato deve finire perché sempre queste operazioni si riducono alla privatizzazione degli utili e alla condivisione fra i cittadini delle perdite”. La consigliera regionale Elena Bianchi ha motivato in Aula le ragioni del MoVimento 5 Stelle, l’unica forza politica ad aver votato contro l’aumento di capitale per Banca Mediocredito Fvg.

La Regione non era azionista di maggioranza di Mediocredito; lo è diventata a seguito di successivi e reiterati necessari aumenti di capitale che gli altri soci privati, non hanno ritenuto opportuno sottoscrivere. Molto probabilmente sarà così anche questa volta con la possibilità – finora solo accennata – di portare la quota regionale oltre al 58%. L’ingresso di un ‘partner industriale’ potrà aver senso nella logica di funzionamento della banca, ma la Regione non può rischiare ulteriori fuoriuscite per riparare gli esperimenti fatti nel passato da altri. Bisogna valutare bene invece se lo strumento “banca” può essere utile allo sviluppo di questa regione. Se è così – come noi crediamo sia così – si operi allora perché Mediocredito rimanga nelle mani della Regione. Se invece non è più utile allo sviluppo della Regione, allora lo si lasci libero di correre felice nel mercato. Non dobbiamo permettere, infatti, che quanto avvenuto in passato, possa ripetersi di nuovo a danno della collettività.

Lo Stato, nasce come esigenza di protezione e regolazione della natura sociale dell’uomo e ha per oggetto il cittadino, e non può abdicare da questa funzione. Lo Stato, rappresentato in questo caso dalla Regione, deve mantenere il focus su queste due necessità fondamentali: protezione e regolazione. E i dati che emergono anche dalla relazione approvata recentemente sul primo anno di applicazione della Misura attiva di sostegno al reddito sono devastanti: 14.102 nuclei famigliari beneficiari riferiti a 38.410 persone in 12 mesi, con un importo erogato di 47.945.030 di euro. Davanti a queste cifre, risanare una banca pubblica con 17,8 milioni di euro più altri 54,9 milioni di euro, per poi cederla al mercato, è un insulto nei confronti di tutte queste persone e rappresenta l’atto finale di una “resa alla logica del mercato”. Un mercato privo di logica come abbiamo visto bene nelle recenti e numerose crisi bancarie.

FERRIERA: PRENDE SEMPRE PIÙ CORPO L’IPOTESI DI POTENZIALE CONFLITTO D’INTERESSI

«Abbiamo inviato alla Procura di Trieste e all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) guidata dal giudice Raffaele Cantone la lettera con cui Luciano Agapito, direttore del servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Direzione centrale ambiente ed energia della Regione Fvg, ha cercato di spiegare perché non si trovasse in una situazione di conflitto di interesse quando, il 27 gennaio 2016, firmò il Decreto n.96/AMB di riesame con valenza di rinnovo dell’Aia della Ferriera di Servola, nonostante il fatto che, ad aprile del 2015, il figlio dello stesso direttore autorizzante, Daniele Agapito, avesse già ricevuto da Siderurgica Triestina, proprietaria dell’impianto, il primo di una serie di incarichi di progettazione e direzione lavori. A nostro avviso, contrariamente a quanto sostenuto dalla giunta Serracchiani, la lettera dell’ingegner Agapito, infatti, non fa che confermare una situazione di potenziale conflitto di interesse. Un fatto gravissimo che getta un’ombra sul procedimento di rinnovo dell’Aia per lo stabilimento siderurgico triestino». Prosegue senza sosta il pressing del MoVimento 5 Stelle sul “caso Agapito” che, invece, l’esecutivo regionale vorrebbe far cadere nel dimenticatoio.

«Per la Serracchiani e i suoi assessori – spiega la consigliera regionale del M5S Eleonora Frattolin – non ci sono “margini di responsabilità disciplinari in capo al dirigente unico” anche se, dopo lo scoppio del caso, “per ragioni di opportunità” la trattazione degli atti di competenza dell’Amministrazione riguardanti l’Aia della Ferriera permane in capo al Direttore centrale e non è più nelle mani dell’ingegner Agapito. La giunta Serracchiani fa finta di dimenticare che l’ordinamento italiano (sia nazionale che regionale) non fa distinzione tra interesse proprio o altrui, diretto o indiretto, concreto o potenziale. Nel “caso Agapito” – aggiunge Frattolin – l’avvocato Serracchiani, addirittura, ritiene chiusa l’indagine interna con l’acquisizione della dichiarazione unilaterale della parte in causa che, ovviamente, afferma non sussistere alcun conflitto di interessi. La giustificazione è a dir poco funambolica e si basa sulla dichiarazione che il figlio, Daniele Agapito, ha operato sì come progettista e direttore lavori strutturali di alcuni edifici e manufatti all’interno del sito della Ferriera durante l’istruttoria dell’Aia ma non direttamente su incarico della Siderurgica Triestina, bensì per la propria società a sua volta subappaltatrice di altra società incaricata dall’acciaieria. A parte il gioco delle scatole cinesi già noto in alcune pratiche fiscali – sottolinea la consigliera regionale pentastellata -, il conflitto di interessi – almeno potenziale – ci sta tutto, basti pensare che il provvedimento di AIA rilasciato dal funzionario autorizza l’impianto nella sua interezza, compresi gli edifici progettati e costruiti sotto la direzione del figlio».

Insomma, una situazione imbarazzante che si fa letteralmente beffe del famoso Codice di comportamento voluto fortemente proprio da Debora Serracchiani. “Il Codice, approvato dalla stessa presidente della Regione con decreto n. 39 del 24 febbraio 2015, con particolare riferimento alla procedimentalizzazione della comunicazione in ordine alla sussistenza di ipotesi di conflitto di interessi e la conseguente astensione (al pari del DPR 62/2013) parla in modo piuttosto chiaro – ricorda Frattolin -: “Il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività inerenti alle sue mansioni che possano coinvolgere interessi propri ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale, ovvero di soggetti od organizzazioni con cui egli o il coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi, ovvero di soggetti od organizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente, ovvero di enti, associazioni anche non riconosciute, comitati, società o stabilimenti di cui sia amministratore o gerente o dirigente. Il dipendente si astiene in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza. Il conflitto, anche potenziale, può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali, come quelli derivanti dall’intento di voler assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici. Sull’astensione decide il responsabile dell’ufficio di appartenenza”. Parole chiare che non servono a nulla quando a sbagliare sono dirigenti che occupano ruoli importanti all’interno dell’amministrazione regionale».

«Oggi i cittadini del Friuli Venezia Giulia sanno come viene applicato nel concreto il Codice di comportamento della Serracchiani quando un alto dirigente della Regione viene pescato con le mani nella marmellata. Un dirigente che nella sua lettera assolutoria si lascia andare persino a valutazioni prettamente politiche. È a dir poco risibile infatti la valutazione dell’ingegner Agapito in merito all’azione del MoVimento 5 Stelle, definita “meramente strumentale al fine di rimettere in discussione per finalità di contrapposizione politica una procedura regionale di Aia, sin qui vanamente contrastata”. Un giudizio sfacciatamente politico – conclude la consigliera del M5S – che, certamente, un dirigente della Regione Fvg non avrebbe dovuto mai avanzare».

CONTRASTO AL GIOCO D’AZZARDO

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«Oggi, con l’approvazione quasi unanime in Commissione (solo Forza Italia si è astenuta) della proposta di legge finalizzata al contrasto del gioco d’azzardo, sono state gettate le basi per rendere le città e i piccoli centri del Friuli Venezia Giulia “slot free”. Siamo molto soddisfatti e orgogliosi soprattutto perché, dopo tre anni di battaglie in Consiglio regionale, sono state accolte le nostre proposte che rappresentano la stragrande maggioranza delle misure previste dalla legge». Questo il commento del consigliere regionale del M5S Andrea Ussai.

«Non appena questo testo diventerà legge del Friuli Venezia Giulia, sale giochi, sale scommesse e bar che ospitano delle slot – come da noi richiesto con insistenza dal 2014 – avranno infatti al massimo 5 anni di tempo per spostarsi a una distanza di 500 metri da quelli che vengono definiti luoghi sensibili, ovvero da istituti scolastici, centri professionali, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali sociosanitarie, luoghi di aggregazione giovanile e per anziani, biblioteche, ricreatori, oratori, istituti di credito e bancomat, esercizi di compravendita di oggetti preziosi e oro usati e stazioni ferroviarie. In buona sostanza – aggiunge Ussai – si ridurrà drasticamente l’offerta del gioco d’azzardo nei centri urbani».

«Un altro aspetto fondamentale riguarda l’accesso ai finanziamenti regionali. Un esercente che vorrà ottenere un finanziamento, infatti, non potrà ospitare nei suoi locali le slot machine. Un requisito essenziale che il MoVimento 5 Stelle ha chiesto con forza di inserire in questa proposta di legge e già attuato dalla Regione Piemonte. La Commissione, inoltre, ha recepito buona parte delle norme contenute nella nostra proposta di legge, tra le quali il divieto di pubblicità sul territorio regionale e quello di oscuramento delle vetrine e la realizzazione di un codice etico in collaborazione con le associazioni di categoria per responsabilizzare i gestori sulla sorveglianza delle condizioni di fragilità dei giocatori e al rispetto della legalità, anche per prevenire il diffondersi della malavita organizzata».

«Finora la normativa regionale vigente si è dimostrata inefficace a contrastare un fenomeno in drammatico aumento come l’azzardopatia. Una normativa che era urgente migliorare, rendendola più chiara e stringente come abbiamo fatto oggi. Adesso l’auspicio – conclude Ussai – è che il governo Gentiloni non renda inutile questo provvedimento, adottando una legge nazionale più favorevole alle lobby del gioco d’azzardo che alla tutela della salute dei cittadini».

PROLIFERAZIONE DELLE NUTRIE: NO ALL’USO DELLE ARMI

La giunta Serracchiani sta per portare nella commissione competente del Consiglio regionale un disegno di legge per l’eradicazione delle nutrie.

Se verrà approvato così com’è stato proposto, saremo di fronte a un buco nell’acqua perché non risolverà il problema, trattandosi più di un mero regolamento sulla caccia e non di un provvedimento volto a prevenire il problema. Addirittura potrebbe produrre ulteriori danni all’ecosistema visto che le armi da fuoco potranno entrare anche nei parchi protetti. Tutti i soggetti muniti di licenza per l’esercizio dell’attività venatoria, infatti, potranno sparare in ogni periodo dell’anno su tutto il territorio regionale, anche in luoghi, periodi e orari di solito vietati all’esercizio venatorio.

Peraltro limitarsi a regolamentare il semplice abbattimento delle nutrie senza intervenire con ulteriori e necessarie misure a salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità, non rappresenta una novità in quanto già negli anni scorsi era stato attuato con piani di eradicazione che non hanno portato al contenimento del problema. Le risorse economiche che vengono impiegate in questi piani di abbattimento – inutili e crudeli – dovrebbero essere usate, invece, per la tutela delle arginature fluviali e dei canali, limitando l’impatto della nutria sulle colture agricole.
L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha più volte confermato che l’eradicazione di una specie esotica invasiva, quale la nutria, rappresenta un’utopia. Al contrario abbiamo bisogno di un monitoraggio serio e di un piano coordinato, perché le nutrie si spostano da un ambiente all’altro per creare all’infinito nuove colonie. Inoltre, aumentando l’attività venatoria, aumenta anche la loro fertilità in un circolo vizioso senza fine.

Per ottenere risultati dovremmo promuovere un programma di informazione e formazione sui potenziali impatti ecologici ed economici delle specie esotiche invasive definite nel regolamento dell’Unione europea n. 1141/2016, e in particolare sulla nutria; investire le risorse in progetti di sterilizzazione e interventi tesi al miglioramento e al riequilibrio ambientale proteggendo e potenziando gli antagonisti naturali di questi roditori, come le volpi, adottare azioni di mitigazione e ripristino degli habitat danneggiati dalle popolazioni di nutrie. Per questo presenteremo una serie di emendamenti al progetto di legge proposto dalla giunta Serracchiani.

Dopo il fallimento conclamato delle politiche regionali per il problema dei cinghiali, che ha seguito un copione simile, sarebbe doveroso un ripensamento da parte dell’esecutivo regionale che dovrebbe ritirare questo disegno di legge e proporre uno diverso, in grado di individuare le giuste finalità che una legge regionale in materia di salvaguardia dell’ambiente e di tutela della biodiversità deve porsi. A maggior ragione, quando tutti sanno che a Roma è in fase di predisposizione un disegno di legge in materia. Prima bisognerebbe attendere gli sviluppi romani, per poi preoccuparsi delle deleghe che lo Stato ci darà a riguardo.

Non dobbiamo inoltre dimenticare che le nutrie, non sono arrivate da sole in Italia, ma sono state liberate da chi, per anni, le ha sfruttate e uccise per la loro pelliccia. Ancora una volta, ai problemi causati dall’uomo si risponde con lo sterminio e non con la ricerca delle reali colpe e di una soluzione del problema nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità. Senza contare che le carcasse dovranno essere bruciate con enormi spese a carico dei cittadini del Friuli Venezia Giulia.
Per tutte queste valutazioni chiediamo alla giunta Serracchiani di fermarsi e di analizzare con maggiore serietà il problema della proliferazione delle nutrie nella nostra regione.

VALUTAZIONE DELLE POLITICHE PUBBLICHE: FONDAMENTALE METTERE A SISTEMA LE INIZIATIVE VIRTUOSE REALIZZATE DALLE REGIONI

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La consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo, su invito del presidente del Consiglio regionale del Fvg Franco Iacop e in qualità di presidente del Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione, ha preso parte al primo incontro dal titolo “Better Regulation e Valutazione delle Politiche” organizzato Conferenza dei presidenti delle assemblee regionali europee (Calre), che si è tenuto a Perugia presso l’Assemblea legislativa dell’Umbria. Negli ultimi anni, a livello europeo si è diffusa una crescente consapevolezza dell’importanza della valutazione delle politiche pubbliche, come valido strumento per promuovere una migliore regolamentazione a tutti i livelli di governo. “Come legislatori, in un contesto di scarsità di risorse, abbiamo il dovere di assicurare ai cittadini che le nostre decisioni politiche siano frutto di una valutazione attenta e che tenga conto delle lezioni dell’agire passato”. Con questa affermazione ha introdotto i lavori la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi.

Ilaria Dal Zovo ha offerto il proprio contributo al gruppo di lavoro affrontando nel proprio intervento il tema delle funzioni di controllo sull’attuazione delle leggi e valutazione delle politiche nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. “La valutazione delle politiche pubbliche, quale attività tesa alla produzione sistematica di informazioni per dare giudizi su azioni pubbliche con l’intento di migliorarle, si è da tempo affermata nelle assemblee legislative italiane ­- ha esordito Dal Zovo -. Per sue finalità informative e di apprendimento, tale funzione sposta l’attenzione dal naturale confronto dialettico tra maggioranza e opposizione alla verifica della reale capacità dell’intervento pubblico di raggiungere i risultati che si è proposto e si configura quindi, come una naturale estensione della funzione legislativa. Al compito di produrre buone leggi non può, infatti, non affiancarsi quello di conoscere e analizzare ciò che è successo dopo la loro approvazione”.

“Io credo – ha affermato la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle – che le politiche pubbliche siano tanto più leggibili nell’ottica della terapia quanto più è possibile attribuire loro obiettivi di cambiamento circoscritti e ben definiti. Una più diretta leggibilità delle politiche come terapia, implica anche che queste politiche siano più facilmente valutabili anche da parte dei cittadini, veri destinatari finali degli interventi pubblici. I risultati della valutazione sono patrimonio dell’intera comunità interessata al problema collettivo che la politica oggetto di valutazione tenta di risolvere. La fase della divulgazione dei risultati è tanto importante quanto quella di realizzazione dell’analisi – ha aggiunto Dal Zovo -. Se la valutazione è mal comunicata, e quindi poco capita o addirittura ignorata dai possibili utilizzatori, è come se non fosse mai stata realizzata. Per questo è sempre più necessario effettuare anche una valutazione ex ante delle politiche da attuare per intercettare tutte le fasce di cittadini, imprese e portatori di interesse, che vengono interessati dalle leggi varate a tutti i livelli”.

“Molto importanti, sono stati gli interventi proposti dalle due funzionarie europee che hanno spiegato come l’Europa intenda muoversi per valutare gli impatti che le politiche europee finiranno per avere sugli stati e sulle regioni che fanno parte dell’Unione europea. Non si può in alcun modo ritardare ulteriormente questa fondamentale buona pratica. Anzi – ha concluso la presidente del Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione – bisogna rafforzare e mettere a sistema tutte le iniziative virtuose che, in tutti questi anni, sono state realizzate dalle regioni italiane ed europee”.

MACULOPATIA: A UDINE TEMPI DI ATTESA LUNGHISSIMI

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L’assessore regionale alla Salute Telesca ha confermato lo scorso 17 maggio in III Commissione consiliare l’imminente revisione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta), approvato dalla giunta Serracchiani nel 2014 in tema di trattamento intravitreale delle malattie retiniche, in particolare le maculopatie legate all’età o a determinate patologie croniche.

Strumento creato per rispondere alle necessità diagnostico-terapeutiche dei pazienti al fine di assicurare la diagnosi tempestiva, l’accesso alle terapie farmacologiche anche innovative e un’appropriata presa in carico dei pazienti, a tutela della qualità e uniformità di cure su tutto il territorio regionale. Cure che in realtà non risultano uniformemente garantite da tutte le Aziende sanitarie del FVG.

La questione era stata sollevata a novembre 2016 dal consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai, con un’interrogazione in materia di diagnosi e cura delle malattie dell’occhio che provocano disabilità visive, fino a provocare in molti casi la cecità se non affrontate in tempi rapidi. “Non sono rari – precisa Ussai – i casi registrati in Regione di pazienti già in cura presso un Ospedale di un’Azienda Sanitaria, costretti a rivolgersi ad altra Azienda per la somministrazione dei farmaci – e con ripetizione degli esami già fatti – o peggio dirottati a istituti e ambulatori privati, con costi proibitivi da sostenere, pena il peggioramento irreversibile della vista”.
L’assessore, nel tranquillizzare in ordine al rispetto dei tempi di attesa da parte delle Aziende per quanto attiene alla prima visita, riconosce che “permangono difficoltà per i successivi cicli di cure in quasi tutte le Aziende” e aggiunge “la situazione di maggior criticità si evidenzia a Udine, sia per il primo trattamento che per i successivi cicli”, e viene giustificata per “problemi organizzativi non ancora risolti e per un particolare setting aziendale”.

“Peccato che la riforma Serracchiani è stata venduta ai cittadini proprio per risolvere e prevenire simili questioni – attacca Ussai -. Non si capisce perché nello stesso Ospedale di Udine i tempi di attesa della Clinica universitaria di oculistica siano il quadruplo (120 giorni) di quelli del Reparto di oculistica (30 giorni) e anche oltre rispetto ai tempi di attesa registrati a Trieste (dove l’attesa media è di 25 giorni). La giunta Serracchiani non ha ancora posto rimedio a questa grave disparità che costringe i pazienti a costosi esodi, anche nelle vicine strutture private”.
“Nell’attesa che diventi operativo il nuovo protocollo del prof. Lanzetta, con il dichiarato obiettivo di migliorare la continuità assistenziale, i pazienti della Clinica oculistica di Udine e del Polo ospedaliero di Palmanova – conclude il consigliere regionale del M5S – dovranno ancora attendere in media 4 mesi il trattamento necessario, salvo continuare a recarsi nelle altre sedi”.

NEUROCHIRURGIA DI TRIESTE: MASSICCIO TURN OVER

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A Cattinara altri due concorsi nel mese di maggio per coprire posti da dirigente medico nel reparto di Neurochirurgia! Nulla di strano, se non fosse che nel corso degli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi avvisi pubblici finalizzati a coprire posti di dirigenti medici a tempo determinato e indeterminato per il reparto dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste che, è bene precisare, conta in organico solo 7 dirigenti medici.

«L’assunzione di 22 medici in 5 anni non può essere considerato un turn-over “fisiologico” di professionisti. Vogliamo conoscere le ragioni di questa fuga massiccia dei dirigenti medici dal reparto di Neurochirurgia, che non ha eguali nell’Azienda sanitaria universitaria integrata». A chiederlo è il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai che su questo argomento ha da poco presentato una interrogazione in Consiglio regionale.

«Non sono solo i costi delle procedura selettive in termini di risorse finanziarie e di personale che preoccupano – spiega in conclusione il consigliere regionale del M5S -. Ma soprattutto vorremmo essere rassicurarti sul fatto che questo continuo ricambio non incida sulla qualità del servizio offerto ai cittadini».

INGRESSO DI ANAS NELLA NEWCO PER GESTIONE DELL’A4

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Secondo quanto appreso dalla stampa il governo Gentiloni avrebbe espresso dubbi in merito all’ingresso di Anas nella nuova società autostradale destinata a raccogliere l’eredità di Autovie venete per la gestione dell’A4. “Da una parte è evidente che questa operazione non piace al governo nazionale, dall’altra sta diventando sempre più palese che la presidente Serracchiani continua a non avere una grande capacità di influenza a livello nazionale”. Questo il commento della consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi.
“Meglio per tutti – aggiunge la portavoce pentastellata -. Fin dall’inizio, infatti, avremmo dovuto pensare a una soluzione interna alla Regione. La giunta Serracchiani stanzia di continuo importi cospicui per opere che non si faranno mai (vedi Pramollo), mentre si spaventa di fronte a situazioni che abbiamo già dimostrato di saper gestire (vedi Autovie venete). L’esecutivo regionale dovrebbe invece smetterla con le perdite di tempo e con tutte quelle iniziative che hanno come unico risultato quello di svuotare l’autonomia del Friuli Venezia Giulia”.

POLLI ALLA DIOSSINA: ECCO CHI NASCONDE LO SCANDALO

Finora il suo nome era rimasto sconosciuto. Oggi, finalmente, sappiamo chi ha incolpato i proprietari dei polli del Maniaghese risultati contaminati nel dicembre 2015. Si tratta del dott. Manlio Palei, direttore del Servizio Sanità pubblica veterinaria della Regione Fvg. Il dirigente, nel marzo 2016, ha inviato al Ministero della Salute una relazione sulle risultanze del Piano nazionale residui 2015, nella quale – tra le altre cose – si ricostruisce la vicenda del Maniaghese e si evidenzia che il Dipartimento di Prevenzione dell’ASS n.5 si sia attivato subito in seguito al primo campione analizzato da privati nel 2011 risultato non conforme alla normativa vigente. Obiettivo: ricercare l’origine della contaminazione con un piano di controllo rafforzato e mirato.

Nella relazione si dice che “il problema diossina è concentrato negli unici due allevamenti rurali a gestione familiare” poco distanti tra loro e non è tale da creare allarmismi, pur ricordando che la positività riscontrata è in un caso ben 4 volte superiore alla norma per alcuni “metaboliti della diossina”. Palei aggiunge che uno di questi “metaboliti” è scientificamente riferibile a processi di combustione. In conclusione poi si afferma che “… è stato verificato che, a fronte di un’indagine approfondita sul territorio circostante sia da parte dei Servizi Veterinari che dell’Arpa senza alcun riscontro di non conformità su matrici alimentari e mangimi, il problema sia connesso alla contaminazione antropica dei luoghi di allevamento, e nel dettaglio ad una gestione non appropriata dell’aia in particolare”.

«Dobbiamo subito sottolineare tutta la debolezza del cosiddetto piano di controllo “rafforzato e mirato” adeguato – spiega la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin -. Sono stati raccolti infatti 2 campioni (sbagliati) nel 2014 e 4 campioni nel 2015 di cui 2 prelevati fuori Campagna di Maniago e 2 a Campagna. Per noi questo non può essere definito un piano di controllo “rafforzato e mirato” adeguato».

«Oltre a chiedere pubblicamente al dott. Palei di spiegare cosa sia un “metabolita” della diossina (nessun nostro consulente ha mai sentito questo termine usato in riferimento a un inquinante organico persistente che per sua natura non può essere metabolizzato), vogliamo anche comprendere perché non sia stato evidenziato che gli inquinanti più rilevati nei campioni sono i PCB che non sono prodotti da alcuna combustione» insiste Eleonora Frattolin.

«Anche considerando unicamente le analisi effettuate fino ad inizio 2016 sui 4 campioni di pollame riguardanti 29 diversi tipi di contaminanti – aggiunge il biologo Federico Grim che per conto del MoVimento 5 Stelle ha condotto lo studio “Chicken’s POPs” -, va evidenziato come siano caratterizzate da un’elevata omogeneità dei dati, ovvero i rapporti tra i vari contaminanti analizzati sono molto simili tra loro, anche confrontando i campioni conformi con quelli non conformi. La conclusione dal punto di vista scientifico è molto semplice: la fonte di emissioni molto probabilmente è unica, e non ci troviamo di fronte alla somma di più sorgenti emissive».

«Detto più semplicemente, nonostante i campioni avessero età diverse e vivessero in luoghi diversi, la miscela di veleni è sempre la stessa, in 2 campioni entro i limiti e negli altri 2 oltre i limiti, ma in proporzioni omogenee. Ritengo impossibile quindi che contadini diversi abbiano contaminato le proprie aie con miscele di veleni così simili tra loro- afferma Grim -. Si deve aggiungere anche che una parte cospicua dei contaminanti rilevati (PCB) sono di esclusivo uso industriale e non in vendita al pubblico. Dubito fortemente che contadini con venti galline siano dotati di nastri trasportatori per portare le uova dal pollaio al frigo e che tutti usino lo stesso lubrificante a base di PCB».
«Perciò l’ipotesi che attribuisce la colpa della contaminazione alla gestione delle aie è un falso dal punto di vista scientifico e una stupidaggine dal punto di vista logico» sostiene con forza il consulente del MoVimento 5 Stelle.

In conclusione la consigliera pentastellata lancia una sfida al dirigente del Servizio Sanità pubblica veterinaria della Regione Fvg. «Chiediamo al dott. Palei di smentire pubblicamente le valutazioni del nostro consulente per ristabilire la verità nel rispetto dei proprietari delle aie e, più in generale, dei cittadini del Friuli Venezia Giulia che non vogliono più essere presi in giro».

BANCA MEDIOCREDITO: UNA BUONA NOTIZIA L’AVVIO DELL’AZIONE GIUDIZIALE

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«Era assolutamente giustificata l’insistenza con cui in questi primi anni di presenza in Consiglio regionale abbiamo chiesto che si facesse luce sul passivo maturato nel tempo da Banca Mediocredito. Oggi in Commissione abbiamo avuto la prova provata. La presidente dell’istituto Cristiana Compagno, rispondendo a una nostra precisa domanda, ha confermato infatti che, dopo una approfondita indagine interna – realizzata anche con il supporto di legali indipendenti -, il consiglio di amministrazione di Mediocredito ha deliberato di agire giudizialmente nei confronti di alcune persone che hanno operato negli anni in cui sono state accumulate sofferenze pesantissime. Speriamo solo che queste responsabilità non vengano attribuite all’usciere di turno». La consigliera del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi commenta così l’audizione che ha sostenuto questa mattina in I Commissione Cristiana Compagno, la quale ha terminato il mandato e ha deciso di non rimanere al timone di Banca Mediocredito.

«In questa occasione è giusto sottolineare la coerenza dimostrata dalla presidente Compagno. Per la prima volta – afferma Bianchi – vediamo un amministratore pubblico, chiamato per puro spirito di servizio a svolgere un compito – in questo caso molto gravoso -, che, concluso il suo mandato, torni a fare la professione di sempre. Ora speriamo che la giunta Serracchiani sappia scegliere il nuovo presidente di Mediocredito con grande oculatezza visto che l’aumento di capitale richiesto dall’istituto bancario alla Regione è diretta conseguenza della pessima gestione del passato».

«È vero che qui non ci sono clienti truffati come accaduto in altri casi che hanno visto le banche italiane protagoniste in negativo nel nostro Paese. Qui a pagare, invece, sono tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia. Fatto questo – conclude la consigliera del M5S – ancora più grave!».

APPROVATA IN COMMISSIONE PROPOSTA DI LEGGE ANTI-MAFIA DEL M5S

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«Siamo estremamente soddisfatti che, dopo due anni e mezzo di battaglie in Consiglio regionale, oggi in Commissione sia stata approvata all’unanimità la nostra proposta di legge di legge n. 121 intitolata “Norme in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso”. Provvedimento che a fine mese sarà portato in Aula per diventare legge del Friuli Venezia Giulia». Questo il commento del consigliere regionale del M5S Cristian Sergo, primo firmatario della proposta di legge Anti-Mafia.

«Il MoVimento 5 Stelle ha ottenuto questa mattina un successo importante anche perché – aggiunge Sergo – siamo una delle poche regioni italiane che non si sia ancora dotata di una norma di questo tipo. La magistratura ce l’ha ricordato più volte e a tutti i livelli: il Friuli Venezia Giulia sta accogliendo sempre con maggior frequenza uomini della malavita organizzata che operano nella nostra regione “con l’intento di sottrarsi all’attenzione degli organi investigativi e qui hanno investito, o reinvestito i patrimoni accumulati nel tempo”. Il nostro provvedimento punta proprio a bloccare queste infiltrazioni così pericolose anche grazie all’istituzione dell’Osservatorio regionale Anti-Mafia».

«Nel corso del dibattito che si è tenuto questa mattina in Commissione è stato accolto anche un emendamento della maggioranza che prevede un maggior coinvolgimento degli istituti scolastici, finalizzato a potenziare i percorsi di educazione alla legalità. Finalità – precisa il consigliere del M5S – che sono già presenti nella legge regionale 9 del 2009 ma che oggi la Commissione ha voluto rafforzare. Dal testo originale – che prevede anche alcune azioni di sostegno alle vittime della malavita organizzata – sono state tolte, invece, le parti in cui si parlava espressamente del contrasto a usura, agromafie ed ecomafie. A nostro avviso, per come è impostata la legge, l’Osservatorio regionale Anti-Mafia sarà comunque messo nelle condizioni di poter proporre interventi legislativi per prevenire o per contrastare anche questi gravissimi fenomeni».

«Composto da 5 membri nominati dai consiglieri regionali tra persone esterne alla politica che non potranno ricoprire cariche elettive o dirigenziali all’interno dei partiti, l’Osservatorio raccoglierà infatti dati e informazioni con lo scopo di indagare e valutare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nella nostra regione, verificherà l’attuazione delle leggi antimafia nazionali e regionali, raccoglierà dati sugli appalti in collaborazione con l’Osservatorio dei Contratti Pubblici, relazionerà entro il 31 marzo circa la propria attività al Consiglio e alla Giunta, elaborerà e suggerirà l’adozione di interventi normativi, linee guida, buone pratiche e modalità volte anche a migliorare le procedura della Centrale Unica di Committenza ed infine formulerà pareri sulle proposte di legge inerenti le materie di sua competenza».

«Oltre all’Osservatorio, le novità più importanti consistono nell’obbligo della Regione di costituirsi parte civile nei processi che vedono coinvolti amministratori e dipendenti regionali, nell’istituzione di borse di studio su questi temi ed infine nell’assistenza agli enti locali destinatari dei beni confiscati al crimine organizzato per agevolare il loro proficuo riutilizzo a fini sociali. Con l’approvazione a fine maggio in Aula di questo provvedimento – conclude Sergo – il Friuli Venezia Giulia potrà finalmente definirsi una regione che si batte per rimanere o essere “Mafia Free”».