mercoledì, 15 Gennaio 2025
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NUMERO UNICO DELL’EMERGENZA: ENNESIMO FALLIMENTO DELLA GIUNTA SERRACCHIANI

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Dopo le numerose criticità segnalate dagli operatori del 118 durante il primo mese di utilizzo del nuovo sistema di comunicazione e navigazione, che avrebbe dovuto essere il fulcro del sistema tecnologico di gestione degli interventi tra la Centrale unica per le emergenze di Palmanova e i mezzi di soccorso (Datcom e geolocalizzazione dei mezzi), veniamo a sapere che “la direzione ha ritenuto di rinunciare temporaneamente ai primi due servizi in attesa di avere a disposizione un sistema… che crei un reale valore aggiunto per gli operatori”. A comunicarlo con nota ufficiale è l’Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi (Egas) in cui è incardinata la gestione unificata del soccorso sanitario regionale.

“Nei mesi scorsi avevamo già denunciato le continue criticità di un sistema privo di mezzi adeguati che la giunta Serracchiani aveva voluto far partire in tutta fretta. Disservizi tutti reali e documentati – attacca il consigliere del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai -. Nonostante questo ci siamo sentiti dire dall’assessore Telesca che le nostre erano solo strumentalizzazioni. Quali sono i fatti concreti? Che oggi i tablet vengono ritirati”. Ussai commenta così la notizia del “dietro front” di Egas per quanto riguarda l’utilizzo di una tecnologia tanto lodata dalla giunta Serracchiani quanto contestata dagli operatori. “Si torna pertanto al metodo precedente che si basa sull’utilizzo della radio per fornire le informazioni sui luoghi da raggiungere, sulla posizione dei diversi mezzi di soccorso e sul tipo di intervento da effettuare”.

“Purtroppo però in questo mese gli operatori della Centrale unica, anche a causa di un organico incompleto, sono stati sovraccaricati di lavoro: hanno formato gli infermieri non esperti e hanno dovuto utilizzare un sistema tecnologico inadeguato. Tutto questo ha portato inevitabilmente all’aumento delle probabilità di commettere errori e di ritardare le operazioni di soccorso – denuncia il consigliere regionale del M5S -. Adesso il ritiro dei tablet è una ammissione di colpa ma almeno è un primo passo per risolvere una delle principali criticità”.

“Chiediamo all’assessore Telesca che vengano forniti i tempi degli interventi e il numero delle segnalazione dei cittadini e degli operatori per poter avere un quadro completo della situazione. L’assessore dovrà spiegare inoltre – afferma Ussai in conclusione – chi abbia voluto e quanto sia costata questa tecnologia che ha causato disservizi, danni economici e che rappresenta un evidente fallimento per la giunta Serracchiani”.

CHIUSURE FESTIVE: IL PD HA PERSO UN ALTRO ANNO DI TEMPO

Il PD in Parlamento ha perso un altro anno di tempo. Questa è l’unica considerazione che si può fare per commentare la decisione della Consulta sulla legge che prevedeva le giornate di chiusura degli esercizi commerciali nei giorni festivi.

Se avessimo avuto anche un minimo dubbio che una legge così come presentata potesse esser accettata dalla Corte costituzionale, tre anni fa avremmo presentato noi una proposta di legge regionale e non un voto alle Camere con cui siamo riusciti già nel settembre 2013 a far esprimere all’unanimità la volontà del Consiglio regionale di superare il Decreto Salva Italia di Monti. La giunta Serracchiani, invece, ha voluto andare a sbattere contro un muro senza nemmeno recepire i nostri suggerimenti, volti a motivare in legge la decisione di tenere chiusi i negozi. Evidentemente la presidente è stata consigliata male dai legali che garantivano buone possibilità di non vedere bocciato il provvedimento che tenesse conto solo delle giornate festive e non anche delle chiusure domenicali. Avremmo avuto una motivazione in più da parte della Corte, costringendo i giudici ad affermare il principio che il libero mercato e la concorrenza sfrenata siano principi da tutelare più importanti della tutela dei lavoratori, compresi i piccoli imprenditori che non possono competere sul mercato con i grandi centri commerciali, rimanendo aperti sette giorni su sette.

L’azione della giunta Serracchiani, finora, non è riuscita a smuovere le coscienze dei senatori che da anni ormai hanno nel cassetto una proposta molto simile a quella avanzata qui nel Friuli Venezia Giulia e che punta a far chiudere i negozi almeno nei giorni festivi. Proposta ancora mai discussa in Parlamento. Che a Roma la reputazione della presidente Serracchiani non godesse di buona salute era ormai noto, dopo quest’ultima decisione della Consulta ha toccato il fondo. Forse è proprio per questo motivo che il capogruppo alla Camera Rosato l’ha invitata caldamente a ricandidarsi alla presidenza del Friuli Venezia Giulia.

In tutto questo teatrino a rimetterci sono sempre gli stessi, i più indifesi, cittadini costretti a lavorare con ritmi assurdi, giovani e famiglie intere cui non viene dato alcuna prospettiva se non quella di chiudersi in un centro commerciale la domenica vuoi per lavorare, vuoi per trascorrere qualche ora e respirare un po’ di aria condizionata.

SUBAPPALTI DELLE PARTECIPATE DEI COMUNI: CHIEDIAMO CHIAREZZA

Ambiente servizi Spa, Gea Spa, Net Spa, A&T 2000 Spa e Isontina Ambiente Srl sono tutte società partecipate al 100 per 100 dai comuni del Friuli Venezia Giulia che, attraverso il regime di “in-house providing”, si occupano della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Non tutti sanno però che queste realtà stanno subappaltando questi servizi a società terze. Le partecipate “in house” si giustificano affermando di non disporre dei mezzi per realizzare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. «In buona sostanza queste società affidano ad altri soggetti, attraverso procedure ad evidenza pubblica – sottolineiamo – del tutto regolari, i servizi che però stanno alla base della loro stessa creazione. Una assurdità assoluta che pare aggirare la normativa nazionale e le direttive europee. A questo punto chiediamo alla giunta Serracchiani di fare chiarezza su questa situazione piuttosto inquietante». Da questi presupposti è partita l’interpellanza presentata dai consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin, Elena Bianchi, Ilaria Dal Zovo, Cristian Sergo e Andrea Ussai.

«In base alla legge – spiegano i pentastellati – una società “in-house” può subappaltare a terzi la gestione di un servizio solo se viene rispettato il requisito dell’attività prevalente. Possono quindi essere subappaltati solo i servizi strumentali alla propria attività, come per esempio il servizio di fatturazione delle bollette, ma non parte del proprio “core-business”. Inoltre nelle delibere di affidamento del servizio da parte degli enti locali interessati, devono essere contemplati espressamente i sub-appalti dei relativi servizi o interi rami degli stessi, anche sotto il profilo del rispetto degli obiettivi di universalità e socialità, di efficienza, di economicità e di qualità del servizio, nonché di ottimale impiego delle risorse pubbliche. L’impressione – aggiungono i consiglieri regionali – è che questi presupposti non vengano rispettati».

«Vogliamo capire se la giunta Serracchiani sia a conoscenza di questa situazione anche perché l’Autorità unica per i servizi idrici e i rifiuti (Ausir), che raggruppa tutti i comuni del Friuli Venezia Giulia, dall’1 gennaio 2017 dovrebbe svolgere funzioni di programmazione, organizzazione e soprattutto di controllo sull’attività di gestione del servizio idrico integrato e del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani. Recentemente – ricordano i pentastellati – l’esecutivo regionale ha affermato sulla stampa che “l’Ausir sarà l’Ente di governo dell’Ambito Territoriale Ottimale (Ato), ovvero del territorio dell’intero Friuli Venezia Giulia; in questo modo si compie un deciso passo avanti verso la gestione ottimale e condivisa delle risorse idriche e si favoriscono la raccolta e lo smaltimento coordinati dei rifiuti, perseguendo nel contempo l’obiettivo di razionalizzare la spesa e rendere ai cittadini un servizio sempre migliore”. Obiettivi più che condivisibili – concludono i consiglieri del M5S – ma che, facendo una foto nitida della situazione reale, sembrano lontanissimi da essere raggiunti»

CONTRIBUTI PER DISABILI E MALATI ANCORA IN RITARDO

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«L’erogazione del Fondo per l’autonomia possibile (Fap) continua a registrare ritardi inaccettabili. Sono mesi – in alcuni casi anche quattro – che diverse persone con disabilità residenti, in particolare, nel territorio dell’Ambito socio assistenziale di Udine non percepiscono questo contributo e non possono pagare il proprio assistente personale. Ricordiamo che solo con questo aiuto una persona con disabilità non autosufficiente può provvedere alla cura della propria persona, mantenere una vita normale di relazione e continuare a vivere nella propria abitazione, anche da sola attraverso i “progetti di vita indipendente”. La giunta Serracchiani deve eliminare una volta per tutte le cause di questi blocchi nell’erogazione del Fap che si ripetono puntualmente ogni anno». Ancora una volta il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai accende i fari su questa grave situazione.

«Nel 2016 la giunta Serracchiani – ricorda Ussai – aveva accolto un nostro ordine del giorno volto a garantire la puntuale corresponsione dei contributi con scadenze certe e prestabilite applicate uniformemente su tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia, prevedendo anche forme di sostituzione dell’Amministrazione regionale in caso di inadempienza degli enti gestori. Purtroppo l’impegno dell’esecutivo regionale è rimasto per l’ennesima volta lettera morta».

«Questa situazione determina pesanti ricadute su utenti che già sostengono maggiori spese e che devono far fronte mensilmente al pagamento di uno o più assistenti personali e dei relativi oneri contributivi con scadenze non rinviabili. La civiltà di una Regione si misura anche dalla sua capacità di sostenere i cittadini più deboli e in maggiore difficoltà. Per questo – conclude Ussai – siamo certi che la giunta Serracchiani saprà risolvere a breve questa situazione che palesa un’odiosa mancanza di rispetto nei confronti delle persone con disabilità del Friuli Venezia Giulia».

SOSTEGNO AL REDDITO: TROPPE CRITICITÀ

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«Il Friuli Venezia Giulia deve gestire direttamente tutte le misure di sostegno al reddito, rideterminando i criteri per l’accesso, come una Regione autonoma degna di questo nome deve saper fare». A chiederlo sono i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo, Elena Bianchi, Eleonora Frattolin, Ilaria Dal Zovo e Andrea Ussai attraverso una mozione che è stata depositata oggi in Consiglio regionale.

«L’attuale sistema presenta troppe criticità – sottolineano i pentastellati -: numero di domande superiore al previsto, rallentamenti e blocchi nell’utilizzo dell’applicativo utilizzato, difficoltà nella collaborazione inter-direzionale, complessità nell’armonizzare il “Sostegno all’inclusione attiva” (Sia) di carattere nazionale con la “Misura attiva di sostegno al reddito” (Mia) che è invece regionale, cronici ritardi nell’erogazione, con la conseguente implementazione di procedure informatiche e amministrative nuove e di complessa realizzazione».

«Ormai è acclarato che tutte queste criticità si sono inevitabilmente riverberate sui beneficiari delle misure attive di sostegno, che stanno subendo ritardi nell’erogazione di questo beneficio economico, assistendo al peggiore degli scarica barile da parte della politica e delle istituzioni coinvolte. In questo contesto si è aggiunto, inoltre, un terzo tassello: quello del Reddito di inclusione attiva (Rei) che il governo nazionale deve varare entro maggio. Questa complicatissima misura non farà altro che aumentare le incertezze, i dubbi e i problemi alle famiglie bisognose di uno dei tre strumenti».

«Per questo crediamo sia urgente che l’esecutivo regionale pretenda dal governo Gentiloni che le risorse finanziarie statali stanziate e destinate all’introduzione di misure nazionali di contrasto alla povertà siano gestite direttamente dalla Regione Fvg, nel rispetto dei livelli minimi essenziali delle prestazioni. Il governo grazie all’interlocuzione con l’Alleanza per la Povertà – realtà che dal 2013 raggruppa un insieme di soggetti sociali che hanno deciso di unirsi per contribuire alla costruzione di adeguate politiche pubbliche contro la povertà assoluta nel nostro Paese – ha rivisto infatti al rialzo alcuni suoi parametri per l’accesso alla misura del “Rei” rispetto al “Sia” che risulta essere molto più restrittivo».

«Anche in questo caso la giunta Serracchiani deve dare ragione al MoVimento 5 Stelle, adeguando i requisiti del “Mia” in modo che gli assegni erogati tengano conto dell’effettivo bisogno delle famiglie. Per questo – rivelano in conclusione i consiglieri regionali del M5S – nei prossimi mesi porteremo in Aula alcuni correttivi alla “Mia” regionale e una mozione per chiedere di poter gestire in autonomia tutte le misure per il contrasto della povertà. Il MoVimento 5 Stelle vuole che il Friuli Venezia Giulia torni a diventare una Regione speciale, non solo nei programmi elettorali ma soprattutto con i fatti concreti».

AFFERMAZIONI FALSE, CHIEDIAMO UNA IMMEDIATA RETTIFICA

Di seguito la richiesta di immediata rettifica riguardante un articolo che Il Messaggero veneto ha pubblicato oggi sull’edizione di Pordenone, inviata dalla consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin.

Spettabile
IL MESSAGGERO VENETO
alla cortese attenzione
del direttore responsabile Omar Monestier
e per conoscenza
al vice caporedattore di Pordenone Antonio Bacci

La sottoscritta, Eleonora Frattolin, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, eletta nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, in base all’art. 8 della legge n. 47 del 1948 e all’art. 2 della legge n. 69 del 1963, chiede l’immediata rettifica delle affermazioni riportate nell’articolo «Polli alla diossina, “nascosti” due documenti» (non firmato), pubblicato nell’edizione di Pordenone del Messaggero veneto di oggi, martedì 9 maggio 2017.

Nell’articolo in questione, dedicato al caso diossina nel Maniaghese, si legge in chiusura: «Sino ad oggi, le analisi pubbliche disposte dall’Aas e dall’Arpa hanno invece rilevato parametri conformi alla normativa». Affermazioni del tutto false. A più riprese infatti gli organi competenti in materia hanno rilevato parametri NON conformi alla legge.

La cosa incredibile è che lo stesso Messaggero veneto almeno in quattro occasioni (1, 2, 3, 4) aveva dato notizia dei risultati dei campionamenti superiori ai limiti di legge.

Chiediamo pertanto che venga immediatamente rettificata questa informazione che rappresenta un grave esempio di disinformazione nei confronti dei cittadini del Maniaghese e del Friuli Venezia Giulia.

NOTA DEL COMITATO PER LA LEGISLAZIONE, IL CONTROLLO E LA VALUTAZIONE

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Il Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione, presieduto da Ilaria Dal Zovo (M5S) ha esaminato e, infine, approvato con voto unanime la prima relazione informativa sull’attuazione della LR 15/2015 predisposta dagli Assessori regionali alla Salute, Telesca e al lavoro Panariti che illustra e commenta i dati derivanti dal monitoraggio del primo anno di sperimentazione della Misura attiva di sostegno al reddito (MIA).

La legge regionale 10 luglio 2015, n. 15 , ha infatti introdotto la MIA al fine di assicurare un sostegno economico alle persone che non dispongono di una adeguata fonte di reddito. Si tratta di un intervento monetario di integrazione al reddito erogato nell’ambito di un percorso concordato (patto di inclusione) finalizzato a superare le condizioni di difficoltà del nucleo familiare beneficiario.

Nella relazione gli assessori hanno dato conto, del processo di attuazione della misura, dei contenuti dei Patti di inclusione riferendo anche sui punti di forza della misura, sulle risorse erogate e sulle criticità emerse. L’assessore ha precisato che l’afflusso di domande iniziale è stato elevatissimo, superiore a quanto previsto.

Nei primi tre mesi di avvio sono state accolte e inserite a sistema ben 8.518 domande su un totale di 15.745 di domande registrate nel periodo considerato (oltre il 50% del totale delle domande del primo anno): un numero elevatissimo, se si considera che nell’arco del 2015 i fruitori del Fondo di solidarietà (l’intervento che la MIA andava a sostituire e che aveva soglia ISEE più elevata) erano stati 5.373. I nuclei familiari beneficiari della misura sono stati 14.102.

L’afflusso di domande è stato differenziato a livello territoriale concentrandosi soprattutto nelle aree urbane. I nuclei unipersonali rappresentano il 33% del totale (maggior peso nel Triestino, Alto Isontino e Alto Friuli). I nuclei con tre o più componenti sono il 49% del totale (maggior peso nel Basso Isontino, San Vito al T., Azzano X e Pordenone). Prevalgono le famiglie con figli (57,5% del totale); di queste l’85% ha almeno un figlio minorenne. Analizzando la cittadinanza del richiedente in regione prevalgono i nuclei con richiedente italiano (61,9%9 rispetto il 38,1% del richiedente straniero. Al crescere della numerosità dei figli prevale la cittadinanza straniera (per il 60% dei nuclei con 3 o più figli il richiedente è straniero).

I nuclei che presentano al loro interno un componente con invalidità sono il 15% del totale.

Dato interessante quello relativo ai patti di inclusione. Al primo settembre 2016, risultano stipulati 8.819 Patti, pari al 67% dei nuclei beneficiari di almeno due bimestri di erogazione finanziaria. IL 48,5% dei Patti persegue finalità di pura inclusione sociale (area abitativa, relazionale cure genitoriali e parentali) mentre il restante 51,5% contiene obiettivi riferiti all’Area lavorativa e formativa.

Dalla relazione è emerso inoltre un dato consistente pari addirittura al 36% di working poor (cioè i c.d. lavoratori poveri che nonostante un’occupazione accedono alla misura in quanto si trovano in condizioni di povertà reale) e ha fatto emergere una parte di cittadini che fino ad ora erano sconosciuti ai servizi sociale dei Comuni.

La relazione ora verrà inviata alla III commissione consiliare per il seguito di competenza.

CONTINUA IL PRESSING PER FARE CHIAREZZA SU BONIFICHE, CRONOPROGRAMMA, STANZIAMENTI MILIONARI E RITARDI DECENNALI DI ALCUNE OPERE

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L’articolo 168 del Regolamento interno del Consiglio regionale prevede la possibilità di svolgere inchieste consiliari su materie di pubblico interesse. Sfruttando questa opportunità abbiamo presentato una mozione per realizzare una inchiesta dedicata al risanamento ambientale della zona industriale di Trieste con la Ferriera di Servola, dichiarata “area di crisi industriale complessa”, e della laguna di Grado e Marano dove si trova l’ex Caffaro di Torviscosa, definita “area di interesse nazionale per le bonifiche”. È la terza volta che chiediamo al Consiglio regionale di aprire un’inchiesta – le prime due riguardavano il consumo energetico e Mediocredito FVG – e per la terza volta i consiglieri regionali di tutte le altre forze politiche hanno preso paura. Il Consiglio ha deciso, infatti, di non approvare la nostra mozione ma di convocare, la IV Commissione per approfondire i temi delle bonifiche, del cronoprogramma, dei milioni di euro stanziati e dei ritardi anche decennali nella realizzazione di alcune opere: commissione di inchiesta no, commissione si.

Va benissimo, ovviamente, discutere questi argomenti in Commissione. Visto, però, che pare impossibile istituire una indagine consiliare, a questo punto chiediamo che venga sostituito l’articolo 168 del Regolamento. Se indagare non sta bene, si trasformi almeno una parola tanto spaventevole come “inchiesta” con una definizione più rassicurante come “commissione di approfondimento”.

In conclusione ricordiamo che le inchieste su queste vicende esistono già e vengono portate avanti da altri organi competenti in materia. Non va dimenticata la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e illeciti ambientali ad esse correlati, che nello scorso luglio ha ascoltato anche la presidente Serracchiani, per cui ci sembra surreale che di queste vicende se ne occupi chiunque tranne il Consiglio regionale visto che i soldi pubblici utilizzati sono anche quelli del Friuli Venezia Giulia.

Il nostro intento era quello di poter consultare tutti i documenti e i dati a disposizione e, se possibile, accelerare l’iter nel rispetto dell’ambiente e della normativa vigente, facendo intervenire in Consiglio anche tutti gli altri soggetti coinvolti negli ultimi anni su queste vicende. Con la mozione di oggi abbiamo raggiunto il nostro scopo.

VACCINI: SI ALLA VERITÀ, NO ALLE STRUMENTALIZZAZIONI!

«Basta con le menzogne, basta con questa squallida campagna denigratoria portata avanti dal PD e dalla presidente Serracchiani che, pur di attaccare il M5S, è disposto a strumentalizzare temi seri e delicati come i vaccini e la salute degli italiani. Di questo la Serracchiani se ne assumerà le responsabilità davanti al Paese. Noi lo diciamo chiaramente e una volta per tutte: il M5S non ha mai fatto campagne contro i vaccini e non c’è nessuna piattaforma “no vax”, come ha scritto recentemente il New York Times». Questo il commento del consigliere regionale del M5S Andrea Ussai (vice presidente della commissione Sanità) alle ultime dichiarazioni della presidente Serracchiani.

«La nostra posizione – continua – è chiara da sempre: per noi i vaccini sono essenziali e riteniamo che sia dovere e responsabilità di medici, pediatri e istituzioni fare in modo che sia garantita una elevata copertura vaccinale e che alle famiglie e a tutti i cittadini siano fornite informazioni scientificamente validate».

«Con la nostra interrogazione, incentrata sugli accertamenti per verificare lo stato immunitario degli operatori sanitari (morbillo, parotite, varicella e rosolia), abbiamo solamente chiesto di conoscere “le strategie complessive dell’Azienda sanitaria di Udine e se la stessa sia conseguente ad una direttiva regionale in materia”. Volevamo inoltre sapere – aggiunge il consigliere pentastellato – se fosse stato verificato il rispetto della circolare del Ministero della Salute n° 0010740. Da questa interrogazione Debora Serracchiani ha preso spunto per sostenere che il M5S Fvg fa disinformazione, sostituisce la scienza con la superstizione e rappresenta un pericolo per la salute dell’intera comunità. Affermazioni vergognose e strumentali».

«Dalla lettera arrivata ad alcuni operatori – chiarisce Ussai – poteva sembrare, infatti, che l’accertamento sierologico (pratica da noi dichiarata “invasiva” perché trattasi di prelievo del sangue e non di mere linee operative) fosse a tappeto per tutti gli operatori e prioritariamente per quelli che svolgono la loro attività a contatto con i bambini, ma senza differenziare – come previsto dalla Circolare Ministeriale – tra chi già possiede “documentazione scritta di avvenuta vaccinazione o malattia”. Ricordiamo poi alla presidente Serracchiani che la risposta ricevuta dell’assessore alla salute si concludeva con queste parole: “per quanto riguarda il quesito del consigliere Ussai la Direzione centrale salute porterà la problematica al tavolo tecnico degli specialisti nell’ottica di una ottimizzazione e omogeneizzazione dei comportamenti”».

«Sul suo blog Debora Serracchiani, inoltre, ha accomunato la nostra richiesta di chiarimenti sulla profilassi per gli operatori sanitari a un tema completamente estraneo: la mancata vaccinazione dei bambini da parte di un’infermiera che aveva operato a Codroipo! Per noi è inaccettabile l’accostamento, in malafede, a un fatto penalmente perseguibile».

«In conclusione chiediamo ai cittadini di non credere per partito preso a nessuno, ma di verificare di persona quanto scritto nella nostra interrogazione e nei verbali d’Aula o di guardare il video che è reperibile sul nostro canale YouTube.

CANONI ATER: ECCO COME SI SAREBBERO POTUTI EVITARE TUTTI QUESTI DISAGI

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Ilaria Dal Zovo non si ferma e sul ricalcolo dei canoni Ater interroga nuovamente la giunta Serracchiani per conoscere quanti sono, ad oggi, gli inquilini Ater già contattati in ogni provincia per permettere a queste persone di beneficiare della revisione del canone. «L’introduzione del nuovo calcolo, dal 1 gennaio 2017, ha portato non pochi disagi agli inquilini degli alloggi Ater che si sono visti anche quintuplicare l’affitto della propria abitazione – ricorda la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle -. L’introduzione del parametro Isee come indicatore, ha fatto salire i canoni in maniera esorbitante, creando disagi, notti insonni e molti mal di pancia ai cittadini che usufruiscono degli alloggi Ater».

«I più colpiti – sottolinea Dal Zovo – sono stati i nuclei unipersonali, proprio quelli che l’assessore voleva tutelare maggiormente con questa modifica, quando parlava di canone “equo”. Solo dopo molte segnalazioni l’assessore si era reso conto che qualcosa non aveva funzionato e aveva dato mandato ai direttori delle Ater di valutare caso per caso e di apportare tutti i correttivi necessari per risolvere il problema, arrivando persino a stanziare 2 milioni di euro per far fronte alle diminuzioni causate dal ricalcolo».

«Nonostante l’assessore Panontin, rispondendo alla nostra interrogazione al posto dell’assessore Santoro, oggi in Aula abbia snocciolato numeri all’apparenza consistenti, restiamo del parere che con una simulazione preventiva tutto questo disagio alla cittadinanza si sarebbe potuto evitare – dichiara la consigliera pentastellata -. Questi dati ci devono ancora una volta far pensare, quanto sia necessaria una valutazione “ex ante” quando si introducono riforme così importanti e strutturali. La valutazione “ex ante” si inserisce nella prima fase del ciclo del progetto: l’identificazione. La valutazione fatta in questo momento, ha come finalità quella di valutare preliminarmente e in modo astratto il progetto così come identificato. In questo modo è possibile già in fase di identificazione correggere alcuni aspetti del progetto che palesemente potrebbero inficiarne la realizzazione o produrre effetti negativi sugli utilizzatori finali».

«Sono ben 9 mila le persone che finora hanno chiesto aiuto alle Ater per ricalcolare l’affitto. Crediamo che tutto questo si poteva evitare – conclude Dal Zovo – se solo si fosse agito con più calma e con maggior attenzione nei confronti di coloro che usufruiscono di alloggi di edilizia pubblica. Cittadini che, lo sappiamo bene, non sono di certo abbienti».

AL VIA NUOVA RACCOLTA FIRME IN DIFESA DEL PUNTO NASCITA DI LATISANA:

Domani, giovedì 4 maggio 2017, alle ore 15, il MoVimento 5 Stelle Fvg terrà una conferenza stampa per presentare la terza raccolta firme in difesa del Punto nascita e della Pediatria di Latisana.

Interverranno i consiglieri regionali pentastellati Andrea Ussai,  Cristian Sergo, Elena Bianchi, Eleonora Frattolin, Ilaria Dal Zovo, la presidente del Comitato Nascere a Latisana Renata Zago e i garanti delle prime due petizioni.

La conferenza stampa si terrà nella Sala Verde del Consiglio regionale che si trova al primo piano del Palazzo della Regione in piazza Oberdan 6 a Trieste e sarà possibile seguire la diretta streaming dalla pagina facebook MoVimento 5 Stelle Friuli Venezia Giulia.

ENERGIA IN MONTAGNA: L’UFFICIO ENI DI VILLA SANTINA DEVE RIMANERE APERTO AL PUBBLICO

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«Una multinazionale come l’Eni non può calpestare una convenzione sottoscritta con la Regione perché improvvisamente gli obiettivi di quell’accordo non le interessano più. Le politiche di un’azienda non devono mai andare contro gli interessi dei cittadini. Per questo è sconcertante che la giunta Serracchiani accetti che l’ufficio Eni di Villa Santina, contrariamente a quanto stabilito nella convenzione del 1990, rimanga aperto esclusivamente per le emergenze/urgenze. È gravissimo quanto affermato oggi, come se nulla fosse, dall’assessore Sara Vito: “Eni ci fa sapere che le sedi dislocate non sono aperte al pubblico da politica aziendale”». Ad affermarlo è la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi che sull’argomento oggi ha interrogato l’esecutivo regionale, chiedendo se siano ammesse violazioni al testo della convenzione di servizio.

«In virtù di questa convenzione, nata per sostenere i residenti nei comuni montani, la Regione Fvg aveva investito risorse importanti per potenziare la distribuzione del gas in montagna. L’obiettivo – ricorda Bianchi – era quello di mantenere queste aree del Friuli Venezia Giulia competitive da un punto di vista economico e di frenare lo spopolamento anche attraverso i prezzi dei combustibili calmierati, una assistenza tecnica gratuita, alcuni corsi professionali per manutentori dedicati ai giovani dei comuni interessati e, appunto, la presenza di ufficio territoriale per i rapporti con l’utenza. Di tutto questo – precisa la consigliera pentastellata – oggi è rimasto ben poco: il costo del gas è fuori controllo, l’assistenza gratuita non esiste più e l’ufficio territoriale, di fatto, non è più aperto al pubblico».

«La situazione, insomma, sta peggiorando di continuo. In particolare nei sette comuni di Paularo, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Cimolais, Barcis, Claut e Andreis dove, poiché la metanizzazione era stata valutata troppo onerosa, era stata costruita una rete locale per il Gpl. Il risultato è che, mentre in tutti gli altri comuni montani i costi del metano vengono stabiliti dalla libera concorrenza, in questi sette comuni i prezzi per il Gpl sono più elevati e dal 2000 non possono più essere calmierati a seguito del processo di liberalizzazione del settore del gas naturale».

«Oggi l’amministrazione regionale pensa di dare risposte ai cittadini e alle imprese della montagna suggerendo l’installazione di centraline a biomassa e l’utilizzo del teleriscaldamento. Consigliamo agli assessori della giunta Serracchiani un bel giro in montagna per toccare con mano quali possano essere le implicazioni di simili affermazioni. Non possono infatti trascurare il fatto che, molto spesso, nelle centraline già installate venga fatto bruciare gasolio perché – conclude Bianchi – la filiera del legno purtroppo lascia molto a desiderare».

FERRIERA DI SERVOLA: PER LA GIUNTA SERRACCHIANI AGAPITO NON E’ RESPONSABILE DA UN PUNTO DI VISTA DISCIPLINARE

Sul caso Agapito la giunta Serracchiani sta continuando a far melina, dispensando informazioni con il contagocce esclusivamente in risposta alle nostre interrogazioni. Oggi abbiamo scoperto, attraverso le parole in Aula dell’assessore Vito (la presidente Serracchiani ancora una volta si è data alla macchia) che il direttore del servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Direzione centrale ambiente ed energia non sarebbe responsabile da un punto di vista disciplinare. Punto. Senza dare alcuna motivazione né al Consiglio regionale né ai cittadini che attendono un po’ di chiarezza sull’intera faccenda.

Ecco le parole testuali pronunciate dall’assessore Vito: “All’esito dei controlli e delle verifiche effettuate dall’amministrazione regionale, per il tramite degli uffici del personale, non sono emersi margini di responsabilità disciplinare in capo al dirigente del ruolo unico, ing. Luciano Agapito. Peraltro, per ragioni di opportunità, la trattazione degli atti di competenza dell’Amministrazione in materia permane in capo al Direttore centrale”.

Niente responsabilità? Nessun conflitto di interesse per aver firmato il 27 gennaio 2016 il Decreto n.96/AMB di riesame con valenza di rinnovo dell’AIA della Ferriera di Servola, quando ad aprile del 2015 il figlio dello stesso direttore autorizzante, Daniele Agapito, aveva già ricevuto da Siderurgica Triestina, proprietaria dell’impianto, il primo di una serie di incarichi di progettazione e direzione lavori? Nessun procedimento disciplinare in vista per l’alto dirigente della Regione?

E infine la domanda delle domande: se per Agapito non sono emersi margini di responsabilità disciplinare perché non viene rimessa nuovamente nelle mani del dirigente la trattazione degli atti riguardanti la Ferriera di Servola? Perché di questo continuerà a occuparsi il Direttore centrale?

Visto che la giunta Serracchiani vive in una casa di vetro con le finestre oscurate, siamo costretti a dare a tutti un nuovo appuntamento con questo caso che si sta trasformando in una telenovela. Annunciamo da subito, infatti, che presenteremo un accesso agli atti per poter leggere tutti i documenti prodotti dagli uffici della Regione che hanno portato la giunta Serracchiani ad assolvere l’ing. Agapito. Chissà che da quelle carte non salti fuori qualche altro pezzo di verità per spiegare ai cittadini perché – secondo l’esecutivo regionale – non ci sia stato alcun conflitto di interessi, perché non siano stati presi provvedimenti nei confronti dell’alto dirigente della Regione, perché il rinnovo dell’AIA della Ferriera di Servola sia avvenuto in assoluta regolarità. Aspetti che oggi la giunta Serracchiani, nonostante ne avesse l’occasione, non ha voluto chiarire.

VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE: UNA RIFORMA DEVASTANTE

«La riforma della Valutazione di impatto ambientale proposta dal governo Gentiloni è l’ennesimo mostro che minaccia l’ambiente. Chiediamo ufficialmente alla Regione Friuli Venezia Giulia di esprimere parere negativo a questa riforma giovedì prossimo nell’ambito della conferenza Stato Regioni chiamata a esprimere il proprio parere». A chiederlo sono i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi, Eleonora Frattolin, Ilaria Dal Zovo, Cristian Sergo e Andrea Ussai.

«Con il pretesto di riformare la Via il governo ha tolto la finalità “di proteggere la salute umana, contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, provvedere al mantenimento delle specie e conservare la capacità di riproduzione dell’ecosistema in quanto risorsa essenziale per la vita”. Questi principi fondamentali vanno subito ripristinati – rimarcano i pentastellati -. Inoltre è stata del tutto soppressa la fase della consultazione pubblica dalla fase di Valutazione di assoggettabilità. Infine nel procedimento non si integra la Vis e ci sarà un’unica conferenza dei servizi provvisoria che riassumerà tutti i permessi. Inclusa una sanatoria dopo un eventuale disastro per i territori».

«Questo decreto – spiegano i consiglieri del M5S – si discosta dalla direttiva europea che dovrebbe recepire. Anzi, in molti punti va proprio in senso contrario, come per la partecipazione pubblica. Anche il Friuli Venezia Giulia deve dire un NO forte e chiaro alle modifiche che finiranno per distruggere il nostro territorio e per mettere il bavaglio ai cittadini».

«Abbiamo pronta una mozione con la quale chiederemo alla presidente della Regione Serracchiani di attivarsi presso il governo Gentiloni per correggere le mostruosità contenute in questa riforma. Allo stesso tempo – annunciano i portavoce del M5S – a breve depositeremo in Consiglio regionale una proposta di legge regionale per innovare i processi decisionali in materia di Valutazione dell’impatto ambientale delle opere sul nostro territorio, rendendoli più condivisi e inclusivi attraverso la promozione della partecipazione dei cittadini. La nostra proposta si basa sulla convinzione che le preferenze – i valori, gli interessi, le opinioni – dei cittadini su un determinato progetto che trasforma il territorio in cui vivono non possono e non devono solo essere “contate” o “aggregate”. Anche il Friuli Venezia Giulia, così come gran parte del nostro Paese, è molto fragile. Per questo – concludono i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle – va difeso e tutelato con tutti i mezzi».

FIBROMIALGIA: APPROVATA PROPOSTA DI LEGGE

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“Finalmente si è conclusa positivamente una battaglia politica iniziata nel settembre del 2015 con la petizione firmata da 6.515 cittadini e che noi abbiamo appoggiato presentando ben due emendamenti e un ordine del giorno nel 2015 e una proposta di legge nel novembre 2016. Una intesa attività di pressing e di mediazione con le altre forze politiche che ha portato oggi all’approvazione all’unanimità della proposta di legge sulla fibromialgia e del correlato voto alle Camere e al Governo”. Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai non nasconde la propria soddisfazione per un obiettivo raggiunto dopo quasi 20 mesi di confronti in Commissione e in Aula.

“Siamo particolarmente contenti soprattutto perché, nel testo presentato dalla maggioranza, è stata accolta la nostra proposta di prevedere un livello aggiuntivo di assistenza sanitaria che può portare alla parziale o totale esenzione del ticket per le prestazioni sanitarie. Opzione – spiega Ussai – che, dopo la rilevazione fatta dalla Direzione salute attraverso lo strumento del Registro regionale, potrà scattare qualora venisse accertato che le prestazioni diagnostiche e i trattamenti per questa patologia non siano coperti dagli attuali livelli assistenziali. Bene anche che la giunta Serracchiani abbia accolto il nostro ordine del giorno con cui chiediamo all’esecutivo regionale di individuare uno o più centri di riferimento per le malattie correlate alla fibromialgia”.

“Oltre alle iniziative di sensibilizzazione, di formazione degli operatori sanitari e di ricerca, con questo provvedimento abbiamo assicurato ai cittadini del Friuli Venezia Giulia colpiti da fibromialgia la possibilità di vedersi riconoscere l’esenzione della spesa sanitaria e di essere presi in carico da centri di riferimento specializzati nella diagnosi e nel trattamento di questa patologia. Ora – conclude il consigliere regionale del M5S – ci auguriamo che la fibromialgia venga riconosciuta anche a livello nazionale e che venga inserita fra le malattie che danno diritto alla compartecipazione alla spesa, sperando che questo sia un primo passo per aprire le porte al riconoscimento anche delle altre patologie correlate”.

MEDIOCREDITO: 76 MILIONI DI PASSIVO E SOFFERENZE FUORI CONTROLLO

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Sono almeno tre anni che Banca Mediocredito del Friuli Venezia Giulia S.p.A. e la giunta Serracchiani parlano di un Piano industriale in grado di risollevare le sorti dell’istituto bancario regionale. Piano che prevedeva il pareggio di bilancio nel 2016. I dati – freddi e crudi – raccontano invece un’altra storia. Il bilancio 2016 è stato chiuso con un passivo di 76 milioni di euro quando nel 2015 i conti erano in rosso per 39 milioni di euro e nel 2014 di circa 28,5 milioni di euro. Un altro dato drammatico è quello delle sofferenze passate dai 350 milioni di euro del 2015 ai 385,3 dello scorso anno. E nel frattempo pare sfumata anche l’ipotesi di trovare un partner strategico, quello che l’assessore Peroni definisce “un alleato industriale”. In sostanza un salvatore della Patria… E in questo quadro idilliaco anche l’economista di fama internazionale Cristiana Compagno, ex rettore dell’Università di Udine, professore di prima fascia di Economia e gestione delle imprese e titolare della cattedra di “Strategie di impresa” alla facoltà di Economia, nonostante la sua sconfinata competenza in materia, ha deciso di abbandonare la barca Mediocredito al suo destino.

Questi sono i risultati ottenuti dai professionisti del settore, sostenuti a spada tratta dai professionisti della politica di centrosinistra e di centrodestra. Politici minacciosi, pronti a brandire il “babau” dell’aggiotaggio nei confronti di chi osa muovere qualche – anche timida – critica. Secondo queste persone il sacrosanto diritto di critica politica deve essere messo da parte per non turbare il mercato, per non “cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato”. Peccato che anche questa volta – come sempre da quando siamo in Consiglio regionale – non si tratti di “notizie false, esagerate o tendenziose” o di “altri artifizi” escogitati per rovinare la reputazione di Mediocredito. L’incapacità di questa classe politica e i numeri parlano abbondantemente da soli. Sono quelli che, se non possiamo chiamarli “nuovi buchi”, possiamo serenamente definirli “nuovi non utili”.

E mentre il Piano industriale prosegue a gonfie vele, gli atti riguardanti Mediocredito continuano a essere – di fatto – secretati, le nostre legittime domande non trovano mai una risposta chiara e non è ancora stata fatta azione di responsabilità in merito alle gestioni precedenti, quelle – per intenderci – che hanno autorizzato gli impieghi che stanno producendo il 95% della montagna di sofferenze che la spa vorrebbe alienare quanto prima. Senza dimenticare – come è stato ammesso dalla stessa Cristiana Compagno – che il 58% di queste sofferenze sono relative ad operazioni che non riguardano il Friuli Venezia Giulia. Se non fosse chiaro Mediocredito ha utilizzato risorse ingenti per sostenere realtà imprenditoriali extraregionali sulle quali viene mantenuto il più stretto riserbo.

A FUOCO AUTO DEL SINDACALISTA DELLA FIADEL: SOLIDARIETÀ DA PARTE DEL M5S

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Esprimiamo solidarietà al sindacalista della Fiadel, dipendente di Ambiente e servizi di San Vito al Tagliamento. Ci auguriamo che gli inquirenti facciano rapidamente chiarezza sull’episodio per capire se la vettura del sindacalista è andata a fuoco a causa di un incidente, di un atto vandalico o di un vero e proprio atto intimidatorio. La nostra speranza è che quanto accaduto non abbia nulla a che fare con le battaglie che il sindacato Fiadel sta portando avanti all’interno di Ambiente e servizi. Battaglie che, in molti casi, vengono combattute anche dal MoVimento 5 Stelle.

Il Gruppo del MoVimento 5 Stelle
Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia

IL LUNGO L’ELENCO DEI FALLIMENTI DI DEBORA SERRACCHIANI

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«Il caos Uti, la riforma sanitaria contestata dai cittadini e dagli stessi operatori della Sanità, la centrale unica del 112 che non funziona come dovrebbe, il balletto indecente del Punto nascita di Latisana, il sostegno al reddito in perenne ritardo, i polli alla diossina nel Maniaghese, la Ferriera che continua a inquinare… e l’elenco potrebbe proseguire a lungo. Ecco alcune delle brillanti “soluzioni” escogitate dalla giunta Serracchiani negli ultimi anni. Un esecutivo regionale formato da super esperti, da professionisti navigati, da professori universitari, “impeccabili” nel riformare il Friuli Venezia Giulia». Il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale commenta così le critiche mosse recentemente da Debora Serracchiani ai portavoce pentastellati capaci – secondo la presidente della Regione – solo a “sottolineare le difficoltà senza proporre vere soluzioni”.

«In questi quattro anni – per la prima volta spesi all’interno delle istituzioni – abbiamo depositato decine di proposte di legge e migliaia di altri provvedimenti. Alcune di queste iniziative sono state fatte proprie dalla maggioranza, in toto, altre purtroppo solo in parte, ma sono la minoranza. La maggior parte di esse – spiegano i consiglieri pentastellati – in Consiglio regionale sono andate a sbattere contro il muro della giunta guidata da Serracchiani e del centrosinistra. Per loro infatti i cittadini non sono in grado di fare proposte o di capire la bontà delle loro politiche e per questo non accettano nemmeno che si possano esprimere con i referendum. Tanto per fare un esempio concreto nelle ultime due manovre finanziarie, sulle centinaia presentate da tutte le forze politiche, l’Aula ha approvato solo 8 emendamenti depositati dal MoVimento 5 Stelle. Non si contano poi le nostre proposte di legge che, solo per ostruzionismo, non si vuole nemmeno portare in Aula. La verità, sotto gli occhi di tutti, è che noi continuiamo a presentare proposte che vengono bocciate senza neppure essere lette o prese in considerazione».

«Comprendiamo che, essendo quasi sempre assente dall’Aula del Consiglio regionale, Debora Serracchiani faccia fatica ad avere contezza delle proposte del MoVimento 5 Stelle. Capiamo anche che chi oggi comanda faccia fatica a confrontarsi con una opposizione degna di questo nome. Fatto inedito per questa Regione che non aveva mai visto una forza politica fare vera opposizione ».

«Ha ragione la presidente Serracchiani quando afferma che “in un periodo medio-lungo la capacità di governare e di dare risposte prevalga”. Per fare questo bisogna però ascoltare fino in fondo i cittadini e proporre soluzioni che devono rispondere alle esigenze delle persone che abitano nel Friuli Venezia Giulia e non certo – concludono i consiglieri regionali del M5S – a quelle delle lobby – politiche, industriali, finanziarie – che ancora oggi imperversano nella nostra regione».

GIORNATA MONDIALE PER LE VITTIME DEL’AMIANTO: AVVIO MISSIONE VALUTATIVA APPROVATO ALL’UNANIMITÀ

Oggi, venerdì 28 aprile, si celebra la Giornata mondiale per le vittime dell’amianto che, solo in Italia, ha già ucciso più di 4 mila persone. In questa occasione il Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione del Consiglio regionale ha approvato all’unanimità l’avvio di una “missione valutativa” per fare il punto della situazione e conoscere le iniziative volte allo smaltimento dell’amianto nel Friuli Venezia Giulia. L’obiettivo è anche quello di verificare se nella nostra Regione sono state messe in atto tutte le azioni possibili per ridurre i rischi da esposizione alle fibre di amianto e far aumentare la conoscenza e la consapevolezza su un problema che miete molte vittime e che, fino a un decennio fa, era noto solo a chi ne era stato colpito direttamente.
“Sono molto soddisfatta che la mia proposta abbia raccolto l’unanimità dei consensi all’interno del Comitato, segno che tutte le forze politiche hanno preso atto dell’importanza di questa tematica – afferma Ilaria Dal Zovo, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle e presidente del Comitato -. Nonostante infatti siano trascorsi 25 anni dalla legge 257/1992 che ha bandito l’uso dell’amianto in Italia, in FVG, come nelle altre regioni, il problema è ancora di estrema attualità: l’amianto è tuttora presente sul nostro territorio ed è necessario raccogliere la sfida di rimuoverlo totalmente perché provoca conseguenze negative per la salute delle persone e rischi per l’ambiente. La valutazione – aggiunge Dal Zovo – permetterà infatti al legislatore regionale di assumere eventuali iniziative concrete alla gestione e al progressivo superamento delle situazioni di criticità attraverso nuovi strumenti normativi per mettere a regime quanto di sua competenza in materia di rischi sanitari ed ambientali collegati all’amianto.”
“La nostra regione ha pagato molto in termini sanitari e ambientali e ci auguriamo che vengano stanziate risorse sufficienti per finanziare la bonifica degli edifici pubblici e privati e del territorio. La Giornata mondiale che celebriamo oggi – conclude la consigliera pentastellata – non deve servire solo a ricordare le vittime dell’amianto ma deve rappresentare anche uno stimolo per la politica chiamata a mettere in campo subito azioni concrete per debellare questo gravissimo fenomeno”.

RATIFICA DELLA CONVENZIONE DI STOCCOLMA SUGLI INQUINANTI ORGANICI PERSISTENTI – DICHIARAZIONE E DISCORSO DI ELEONORA FRATTOLIN

“Apprezziamo il voto unanime espresso oggi dal Consiglio regionale finalizzato a chiedere alle Camere e al governo Gentiloni di attivarsi per approvare al più presto le proposte parlamentari che vogliono la ratifica della Convenzione di Stoccolma di maggio 2001 sulle sostanze organiche persistenti. Il nostro auspicio è che anche la giunta regionale, guidata dalla presidente Serracchiani, si faccia promotrice di questa ratifica, affinché non rimanga lettera morta. In fondo il centrosinistra, oltre ad essere in maggioranza in Parlamento, oggi esprime anche il governo nazionale, così come accaduto per molto tempo negli ultimi 16 anni, nel corso dei quali la importante ratifica non è mai arrivata. Basta solo la volontà politica di calendarizzare la ratifica della Convenzione di Stoccolma”.

Di seguito il discorso integrale della consigliera del M5S Eleonora Frattolin:

Grazie Presidente,

la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (POPs) è stata adottata nel 2001 al termine di tre anni di negoziati svolti nell’ambito della Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e ha ad oggetto la protezione della salute umana e dell’ambiente da sostanze chimiche che rimangono nell’ambiente per lunghi periodi di tempo, che hanno un’ampia distribuzione spaziale, che si accumulano nei tessuti grassi di essere umani e animali e hanno impatti tossici sulla salute umana e sull’ambiente, in particolare sulle donne e, attraverso di loro, sulle generazioni future.

Per capirsi, stiamo parlando di dodici sostanze messi al bando dalla Convenzione, che sono insetticidi (Aldrin, Clordano, DDT, esaclorobenzene ed altri), prodotti industriali (PCB o policlorodifenili) e sottoprodotti, cioè prodotti secondari non desiderati (diossine e furani policlorurati).

La Convenzione di Stoccolma è ritenuta un documento di portata storica che ha determinato e determinerà risultati di enorme importanza per il controllo di tali sostanze ubiquitarie, per la cooperazione tra gli Stati, e per la protezione dell’ambiente dell’intero pianeta.

Come dicevo prima, la Convenzione è stata approvata nel 2001, è in vigore dal 17 maggio 2004 e ad oggi è stata ratificata da 176 paesi riconosciuti dalle Nazioni Unite, ad eccezione di poco più di una decina di Stati, tra i quali gli Stati Uniti d’America, Malta e l’Italia, che ha firmato il trattato ma non l’ha mai ratificato pur essendosi fatta promotrice, attraverso il Dicastero degli Affari Esteri, della ratifica della Convenzione da parte della Cina.

Bisogna anche ricordare che sono da tempo depositate in Parlamento diverse proposte di legge [n. 2901 presentata alla Presidenza della Camera il 24 febbraio 2015 per la ratifica della Convenzione di Stoccolma; n.3198 presentata in data 13 marzo 2012; n. 1858 presentata in data 27 novembre 2013; n.1403 presentata il 13 marzo 2007; n.2909 in data 21 aprile 2004].

La domanda è: perché è importante ratificare la Convenzione?

Perché le parti aderenti alla convenzione sono tenute a elaborare un piano d’azione nazionale, regionale o subregionale, che si inserisce nel piano d’azione principale per l’attuazione della convenzione, e che deve predisporre la valutazione degli scarichi, dell’efficacia della legislazione vigente e delle politiche in atto per la gestione degli stessi, nonché l’elaborazione di strategie per conseguire gli obiettivi della convenzione. Inoltre gli Stati aderenti devono incoraggiare lo sviluppo di nuove sostanze e di nuove procedure che contribuiscano ad evitare la produzione non intenzionale degli inquinanti organici persistenti.

Cosa si intende quando si parla di produzione non intenzionale di POPs? La stessa Convenzione elenca dettagliatamente le categorie di fonti industriali che presentano un potenziale relativamente elevato di produzione ed emissione nell’ambiente di dette sostanze chimiche:

a) l’incenerimento dei rifiuti, compreso il coincenerimento di rifiuti urbani, pericolosi o sanitari o di fanghi di depurazione;

b) la combustione di rifiuti pericolosi in forni di cemento;

c) la produzione di pasta di cellulosa mediante cloro elementare o sostanze chimiche che generano cloro elementare per lo sbianchimento;

d) i seguenti processi termici nell’industria metallurgica:

i) la produzione secondaria di rame,

ii) gli impianti di sinterizzazione nell’industria del ferro e dell’acciaio,

iii) la produzione secondaria di alluminio,

iv) la produzione secondaria di zinco.

Ancora gli Stati che ratificano sono incoraggiati a collaborare a vari livelli, compreso quello regionale e subregionale, a predisporre il monitoraggio dell’evoluzione della presenza dei POPs, in riferimento all’ambiente e alla salute pubblica e a incoraggiare la ricerca e lo sviluppo.

È inoltre sottolineata l’importanza prioritaria di informare e sensibilizzare il pubblico, i responsabili politici e l’industria chimica sulle disposizioni relative ai POPs e sui rischi che essi comportano, prevedendo a tal fine misure specifiche, come la formazione delle persone interessate al problema.
Riteniamo che l’ulteriore ritardo nella ratifica della Convenzione non trovi giustificazioni normative o finanziare, in quanto le sostanze oggetto della Convenzione sono da tempo bandite o strettamente controllate, mentre altre ancora (in particolare diossine e furani) sono sottoprodotti di attività industriali che dovrebbero essere già oggetto di interventi di contenimento. Purtroppo bisogna rilevare come i campioni per la ricerca di PCDD/F e PCB che vengono effettuati in Italia sulla base del PNR (Piano Nazionale Residui) siano assolutamente risibili di fronte alle esigenze e alle emergenze e come laboratori siano costretti per ragioni finanziarie a limitare grandemente le analisi.

Proprio riguardo a questo aspetto, va evidenziato come la ratifica della Convenzione agevolerebbe l’accesso a fondi internazionali stanziati per la ricerca sui contaminanti persistenti a cui potrebbero attingere anche le due Università regionali, l’ARPA e altri operatori insediati in Regione.

Per concludere, riteniamo che sia assolutamente necessario garantire il diritto alla tutela della salute e dell’ambiente dal rischio chimico e tossicologico indotto da questi potenti inquinanti che continuano a essere rilevati in grandi quantità nella nostra Regione: secondo le stime del catasto delle emissioni Arpa (purtroppo aggiornato solo al 2010) la nostra regione produce 21,5 mg all’anno di diossina, contro gli 1,5 mg/anno prodotti da tutta l’Austria e i 20 mg/anno prodotti dalla Svezia.

Per tutte queste ragioni chiediamo che il Parlamento e il Governo della Repubblica si attivino affinché vengano calendarizzate e approvate al più presto le proposte parlamentari che chiedono la ratifica della Convenzione di Stoccolma del 22-23 maggio 2001.