mercoledì, 15 Gennaio 2025
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RISTORAZIONE OSPEDALIERA: IMPORTANTE VIGLIARE CON ATTENZIONE SULLE DECISIONI PRESE DA CHI GOVERNA

“Personalmente sono mosso da un unico interesse: la salute dei cittadini”. Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai replica così alla nota dell’assessore alla Sanità Telesca, la quale, riferendosi al modello organizzativo per la ristorazione nelle strutture sanitarie regionali, ha sostenuto che “in questo appalto l’unico aspetto strano è l’interesse in merito del consigliere Ussai

“L’assessore si sbaglia – sottolinea il consigliere del M5S -. Compito delle politica è anche quello di vigilare con attenzione sulle decisioni prese da chi governa. Evidentemente la giunta Serracchiani non ama essere controllata. Invece di polemizzare con le opposizioni, suggeriamo all’assessore Telesca di dare risposte nel merito perché siamo dipendenti dei cittadini ed è a loro che dobbiamo sempre rendere conto”.

INCIDENTE NEL CANALE NAVIGABILE DEL FIUME CORNO: CHIEDIAMO CHE VENGA FATTA SUBITO CHIAREZZA

“Quanto accaduto la sera di giovedì 20 aprile alla nave mercantile battente bandiera dello stato del Tuvalu è tanto sorprendente quanto inquietante. Se davvero, come afferma la Guardia Costiera, questa nave ha un pescaggio di poco inferiore ai sei metri, appare infatti alquanto strano che si sia potuta arenare in un tratto del canale navigabile del fiume Corno appena oltre le bocche di Porto Buso, ovvero uno dei tratti interessato ai lavori urgenti di dragaggio finalizzati, tra l’altro, a garantire la sicurezza della navigazione, che come annunciato dall’assessore Santoro sono stati completati lo scorso 31 gennaio. A questo punto attendiamo che la Regione Friuli Venezia Giulia faccia subito chiarezza su questo episodio visto che l’attuale ordinanza vigente in Porto Nogaro prevede un pescaggio massimo delle navi a sei metri ma non poteva tenere conto dei lavori di dragaggio, dato che è stata emessa nel 2012”. Il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo commenta così l’incidente avvenuto alcuni giorni fa nel canale navigabile del Corno.
“Non possiamo tralasciare, come riferito dall’assessore in Consiglio regionale solo il 5 aprile scorso rispondendo ad una nostra interrogazione – spiega Sergo -, che si è in attesa della certificazione necessaria dell’Istituto Idrografico della Marina di Genova a seguito delle batimetrie, rilevate da una società privata, che avrebbero attestato come l’intero canale navigabile del fiume Corno avesse raggiunto i tanto attesi 7,5 metri di profondità. Grazie a questa certificazione la giunta Serracchiani si attende infatti l’emissione di una nuova ordinanza per ampliare l’operatività del porto. Alla luce di quanto accaduto riteniamo, però, che questo obiettivo sia ancora difficile da raggiungere”.
“Apprendere che una nave con un pescaggio inferiore ai sei metri si sia incagliata proprio in questo canale fa sorgere mille interrogativi – attacca il consigliere regionale del M5S -. In parte sono gli stessi che nemmeno due settimane prima avevamo sottoposto all’assessore Santoro proprio con la nostra interrogazione a risposta immediata dall’eloquente titolo: “Porto Nogaro pienamente operativo solo sui comunicati stampa?”. La risposta dell’assessore Santoro era stata molto rassicurante – ricorda Sergo – . Doveva essere sicuro anche l’equipaggio del mercantile, forte anche dei lavori eseguiti nel 2015 che hanno portato alla sostituzione di briccole e pali all’interno del canale per un costo di 180 mila euro che dovevano migliorare proprio la navigazione in sicurezza delle navi”.
“Attendiamo quindi che si chiarisca come sia stato possibile che una nave, seppur carica di materiale pesante, si sia incagliata in una zona di tratto marittimo, nemmeno lagunare. Altrimenti – conclude il pentastellato – ci vedremo costretti a depositare l’ennesima interrogazione su questa telenovela che non sembra avere ancora un lieto fine”.

RISTORAZIONE OSPEDALIERA: MODELLO PIÙ COSTOSO E QUALITATIVAMENTE PEGGIORE

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Il MoVimento 5 Stelle Fvg accende i fari sulle scelte fatte in merito al modello organizzativo per la ristorazione nelle strutture sanitarie del Friuli Venezia Giulia. «Abbiamo gettato i soldi pubblici spesi in passato per le consulenze oppure stiamo per optare per un modello di ristorazione ospedaliera più costoso e peggiore da un punto di vista qualitativo? Perché la giunta Serracchiani sta avvallando queste scelte? Quali sono gli interessi in gioco?». Questi i dubbi alla base di una interrogazione depositata dal consigliere regionale del M5S Andrea Ussai.

«Vogliamo sapere se il Comitato di indirizzo dell’Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi (Egas) – composto da tutti i direttori generali degli enti del Servizio sanitario regionale (Ssr) e dal direttore centrale della salute – abbia effettivamente preso visione e nella giusta considerazione lo studio sugli scenari e sulle scelte metodologiche relative ai servizi ristorativi per le aziende del Servizio sanitario regionale. Un lavoro – precisa Ussai – effettuato dalla Fondazione Scuola nazionale servizi e commissionato dallo stesso Egas, che è costato ben 36 mila euro».

«Vogliamo inoltre conoscere un altro aspetto di questa faccenda: gli esiti dello studio intitolato “Organizzazione della ristorazione ospedaliera in Friuli Venezia Giulia” e affidato successivamente ad alcuni professionisti locali, sono stati sottoscritti e accolti da tutti i componenti del gruppo di lavoro regionale istituito proprio per redigere una proposta operativa da sottoporre al Comitato di indirizzo di Egas?» chiede il consigliere regionale pentastellato, che vuole fare luce anche sull’utilizzo- a dir poco strano – delle risorse pubbliche impiegate in questo frangente.

«Quest’ultima domanda è più che pertinente visto che le conclusioni del gruppo di lavoro regionale contraddicono le risultanze emerse dallo studio effettuato dalla Fondazione. Valutazioni diametralmente opposte – insiste Ussai – sia riguardo all’incidenza dei costi del personale e delle materie prime sia riguardo al miglior modello organizzativo da adottare in termini di qualità, efficienza e sostenibilità del servizio».

«La giunta Serracchiani deve chiarire se, in considerazione dell’importanza del progetto per gli enti del Servizio sanitario regionale (Ssr) e dell’ingente spesa prevista per l’appalto di fornitura (21 milioni di euro), si intenda procedere a un ulteriore approfondimento su quale modello organizzativo di ristorazione ospedaliera sia maggiormente adeguato alla realtà regionale. Non vorremmo, come previsto durante la seduta del 22 settembre 2016 del Comitato di indirizzo di Egas, che si fosse già proceduto alla stesura del capitolato della nuova gara per l’affidamento del servizio di ristorazione ospedaliera, facendo propri i contenuti del gruppo di lavoro che prevedevano un’organizzazione “cook&chill” (raffreddamento veloce delle pietanze appena cotte) con un centro regionale di produzione unico. Se così fosse – attacca il consigliere pentastellato – si sarebbe disattesa completamente la mozione n.147, presentata dal M5S e approvata all’unanimità in Consiglio regionale il 30 settembre del 2015, che prevedeva il recepimento dei principi europei e nazionali degli standard qualitativi, garantendo anche la sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei meccanismi di preparazione dei pasti ospedaliere, che raccomandano di servire pasti prodotti in “modalità espressa” in sede ospedaliera, valorizzando l’impiego di prodotti freschi, per garantire criteri qualitativi alti e omogenei per tutte le strutture ospedaliere della regione».

«Quali sono le azioni di contrasto alle maggiori criticità evidenziate nel servizio di ristorazione presso gli ospedali di Udine e Trieste dove attualmente viene utilizzato il sistema “cook & chill”, con pasti serviti ai pazienti che vengono acquistati in Veneto, con tecniche che consentono la produzione addirittura anche 20 giorni prima del loro consumo?» si chiede il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle. «Nella relazione della Fondazione Scuola nazionale servizi emerge, tra le varie problematiche, quella della questione del grave sottodimensionamento della cucina di Cattinara che impatta negativamente sulla tipologia del sistema di produzione dei pasti. Quali sono allora le proposte concrete per superare la mancanza di conformità? Quali sono gli investimenti previsti?».

«Nel caso di Cattinara – conclude Ussai – è noto che molti degenti – se possono – si facciano portare il cibo da casa, non per sfizio ma per il fondato bisogno di nutrirsi adeguatamente. Sono stati presi in considerazione questi elementi inammissibili oggi in un contesto di assistenza sanitaria e di prestazioni che devono essere di livello europeo?».

NUMERO UNICO DELL’EMERGENZA 112: ANCORA TROPPE LE CRITICITÀ

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«Secondo la presidente Serracchiani “il nuovo 112 ci permette di offrire un servizio migliore e più efficiente ai cittadini del Friuli Venezia Giulia rispetto al passato”. Si tratta, invece, della solita propaganda non veritiera viste le innumerevoli criticità denunciate da cittadini e operatori». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai commenta così le ultime esternazioni della presidente della Regione sulla Centrale unica.

«L’idea del numero unico dell’emergenza poteva anche avere un senso – afferma Ussai – ma per come è partito si è trasformato – purtroppo – solamente in un grande spot elettorale che fa acqua da tutte le parti. Un sistema di emergenza senza dubbio peggiorato rispetto agli standard garantiti da quello precedente».

«Innanzitutto i tablet, che dovrebbero essere il fulcro del nuovo sistema tecnologico di gestione interventi tra centrale e mezzi, continuano a non funzionare. Ci chiediamo se e quando saranno operativi? Saranno acquistati nuovi tablet? Come è possibile che un sistema che avrebbe dovuto essere adeguatamente testato possa continuare a evidenziare così tante gravi criticità?» si chiede il consigliere del M5S.

«Il “nuovissimo” sistema Cus 118 – prodotto 10 anni fa e ormai ben che superato -, che gli operatori devono utilizzare per inserire le schede degli interventi, necessita di circa 15 minuti di tempo per ogni paziente, mentre prima ne bastavano soltanto 5. Sembra addirittura che in alcune Aziende sanitarie gli operatori siano stati esonerati dall’inserimento dei dati».

«Ma anche il tanto decantato nuovo sistema di “dispatch” non funziona bene! Secondo gli operatori, infatti, fa perdere molto più tempo del sistema precedente. Minuti preziosi tolti al soccorso! Inoltre – aggiunge Ussai – tutti i problemi vengono sovrastimati, intasando così il sistema. Al momento anche questo metodo pare non venga utilizzato con continuità perché allungherebbe in maniera pericolosa i tempi di soccorso».

«È un miglioramento questo? – si domanda ancora il consigliere pentastellato -. Alla luce delle numerose falle del sistema, compensate solamente grazie alla professionalità degli operatori, ci sembra che i tablet e il sistema operativo di “dispatch” (che pare sia costato centinaia di migliaia di euro) rappresentino più un utilizzo non oculato del denaro pubblico piuttosto che un miglioramento del “Sistema di emergenza urgenza”».

«Infine anche la puerile accusa rivolta ai cittadini triestini di “chiamare troppo … il 118 anche per servizi non emergenziali” non giustifica i disservizi del sistema e rappresenta un finto problema dato che, piaccia o meno, le centrali di Trieste e Pordenone, che in questi anni hanno gestito anche servizi come la guardia medica, risultavano in grado di far fronte a tutte le richieste, oltre a fornire una risposta pronta e più appropriata grazie alla conoscenza profonda di un territorio molto complesso».

«Una soluzione percorribile – propone in conclusione Ussai – potrebbe essere l’attivazione di un numero dedicato per i trasporti e i servizi non urgenti come, per esempio, le dimissioni o la guardia medica. Un numero che di certo andrebbe ad alleggerire la centrale di Palmanova. Vista la fretta dimostrata dalla giunta Serracchiani nel voler far partire il 112, ci chiediamo quando sarà disponibile per i cittadini anche un servizio diretto per le non urgenze».

CRAC COOPCA: ANCORA UNA VOLTA LA MAGISTRATURA ARRIVA MOLTO PRIMA DELLA POLITICA

“Il nostro augurio è che la magistratura faccia chiarezza e si riescano a individuare le cause e gli eventuali responsabili del crac CoopCa. Per parte nostra non possiamo che ribadire ancora una volta come la Procura sia giunta alle conclusioni che i tre gradi di controllo previsti dalla legge regionale non sono riusciti a determinare, compresa la Regione Friuli Venezia Giulia. Come abbiamo già sottolineato in precedenza è stato per noi grave che un’amministrazione regionale non abbia esercitato il proprio potere di vigilanza nemmeno a posteriori. Per mesi alcuni componenti del cda oggi coinvolti nell’indagine sono rimasti al loro posto, nonostante le richieste di sostituzione avanzate dai soci. Chi governa dovrebbe intervenire prima che sia troppo tardi“. Il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo commenta così gli ultimi sviluppi del caso CoopCa.

“Chiediamo la massima severità di giudizio anche in questa fase, perché nel malaugurato caso di una frettolosa archiviazione del caso Coopca, tutti si sentiranno in diritto di agire come gli ex amministratori della cooperativa – aggiunge il consigliere comunale del M5S di Tolmezzo Matteo Muser -. Non dimentichiamoci che sono stati polverizzati 35 milioni di euro tra prestito sociale e azioni, distrutto il patrimonio immobiliare, soppressi 650 posti di lavoro diretti, senza contare gli indiretti e le famiglie lacerate – purtroppo anche dai suicidi -, tant’è che dopo due anni e mezzo ci sono ancora moltissimi ex dipendenti in mezzo a una strada”.

“Se questa non è stata la più grande truffa ai danni della Carnia, non ci resta che sperare che la magistratura ci dica cos’è! Le migliaia di famiglie coinvolte – conclude Muser – hanno il diritto di saperlo”.

AZZARDOPATIA: LA REGIONE FVG DEVE DIFENDERE L’AUTONOMIA DEGLI ENTI LOCALI NEL COMBATTERE QUESTA PIAGA

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Il governo Gentiloni ritenta il blitz sul gioco d’azzardo? Oggi nella conferenza unificata Stato Regioni, al primo punto all’ordine del giorno, infatti, c’è di nuovo l’intesa tra Stato, Regioni ed enti locali sui “punti gioco”. Il governo tenta di nuovo di scalfire l’autonomia di Comuni e Regioni? La Regione Friuli Venezia Giulia si deve opporre con tutta la forza a questa ipotesi”. La denuncia è del gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale.

“La bozza non è stata discussa pubblicamente con la miriade di associazioni che seguono questo tema – precisano i consiglieri del M5S -. La Regione Friuli Venezia Giulia deve difendere con i denti l’autonomia degli enti locali di combattere la piaga di azzardopoli con regolamenti che limitino gli orari e vietino slot, vlt, centri scommesse nelle vicinanze di luoghi sensibili come scuole, edifici religiosi e ospedali”.

“L’azzardopatia è una piaga sociale ed economica che in tutta Italia colpisce oltre un milione di cittadini dipendenti dall’illusione di ‘tentar la sorte’. Una illusione che annualmente, per fare qualche esempio, costa alle casse dell’erario oltre 4 miliardi di euro di mancata Iva sui consumi con decine di miliardi di euro che, anziché nel piccolo commercio, nei negozi, nell’economia reale, finiscono nel gioco d’azzardo dove vince sempre il banco”.

“Negli ultimi quindici anni con la diffusione di massa di slot, vlt, giochi online e scommesse si sono solo alimentate illusioni, mentre è aumentata la crisi economica del nostro Paese – continuano gli esponenti del M5S -. E anche il gioco cosiddetto “legale” finisce per garantire ingenti affari alle mafie, come certificato dall’ultima relazione presentata dalla Commissione bicamerale antimafia”.

“Nel Friuli Venezia Giulia in Consiglio regionale sono già state approvate due mozioni presentate dal MoVimento 5 Stelle – ricordano i pentastellati -. In questo periodo, inoltre, sono in corso le audizioni su un testo unificato che, oltre a un intervento sull’Irap, ha recepito tutte le norme contenute nelle nostre proposte di legge depositate per contrastare l’azzardo e rendere più efficace l’attuale normativa regionale. Se dovesse passare il testo dell’accordo Stato Regioni – conclude il gruppo del M5S – tutti gli sforzi fatti fino ad oggi dai Comuni e dalla Regione per arginare l’azzardo risulterebbero – purtroppo – solo tempo perso”.

ELETTRODOTTO UDINE OVEST-REDIPUGLIA: COMPENSAZIONI AMBIENTALI PER I COMUNI TROPPO BASSE

Recentemente, nel corso dell’audizione dei vertici di Terna spa in IV Commissione, è emersa una novità importante. Secondo il direttore di Terna Conti la realizzazione dell’elettrodotto avrebbe subito un notevole incremento dei costi. Per ottemperare, infatti, alle prescrizioni richieste dal Ministero dell’Ambiente con il Decreto di compatibilità ambientale del 2011, poi annullato dal Consiglio di Stato, l’azienda avrebbe già speso 86 dei 106 milioni di euro previsti, cosa che però non risultava nella sezione dedicata del sito dell’azienda “Cantieri aperti trasparenti” dove a dicembre 2015 venivano riportati appalti per soli 50 milioni di euro.

Ciò che i dirigenti di Terna non hanno saputo spiegare in Consiglio regionale è perché a questo aumento dei costi non sia corrisposto l’aumento delle previste compensazioni ambientali per i comuni. Come noto, lo scorso 16 dicembre l’esecutivo regionale aveva approvato lo schema di convenzione quadro e poche ore più tardi il MoVimento 5 Stelle aveva già depositato un ordine del giorno per chiedere alla giunta Serracchiani di revocare questo atto, ma l’ordine del giorno non venne accolto dalla Giunta e venne anche bocciato dal Consiglio Regionale.

Per il Movimento 5 Stelle risultava già strano che l’importo per i comuni fosse lo stesso della precedente convenzione quadro firmata nel 2013 da Serracchiani con Terna che prevedeva sempre compensazioni per 3,9 milioni di euro, quando, nel frattempo, c’era stato il cambio di parere del Ministero dei beni culturali diventato negativo nel 2016, atteso che l’impatto dell’opera veniva giudicato difficilmente mitigabile. Ma ora i conti proprio non tornano più. Nel 2013 Terna e la Serracchiani, infatti, avevano annunciato che le compensazioni ammontavano al 6% del costo complessivo dell’opera (65 milioni di euro).

Per queste ragioni, mantenendo la stessa percentuale ed essendo aumentato il costo dell’opera le compensazioni avrebbero dovuto essere almeno 6,3 milioni di euro e non di 3,9 milioni di euro come stabilito nella recente delibera di dicembre. Si tratterebbe di un danno enorme per le amministrazioni coinvolte che da anni devono fronteggiare un costante calo dei trasferimenti economici con cui dover far quadrare i bilanci.

Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione di superficialità della giunta Serracchiani che continua a firmare atti con aziende nazionali che finiscono per danneggiare e sfavorire il Friuli Venezia Giulia.

Con un esposto abbiamo portato la vicenda all’attenzione della Corte dei conti per capire se i comuni coinvolti abbiano subito un danno economico (danno erariale), sia quelli che si sono detti contrari, non volendo accettare le compensazioni e ricorrendo al Tar, sia quelli favorevoli che hanno già stipulato le convenzioni, ma sulla base dei vecchi importi!

Ovviamente tutto questo nulla toglie alla battaglia che portiamo avanti da quattro anni per l’abbattimento dei piloni. In fondo, anche se la magistratura dovesse decidere che l’opera debba alla fine essere interrata, ai comuni spetterebbero comunque le compensazioni ambientali, ma queste andrebbero calcolate sulla base dell’importo dell’opera e nell’esclusivo interesse dei cittadini, non certo di Terna spa.

SOLO IL M5S DIFENDE IL LAVORO E LE PMI ITALIANE DALLE ASSURDE REGOLE DEI BUROCRATI

I consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin e Cristian Sergo hanno partecipato ieri all’assemblea regionale del Gruppo organizzato indipendente ambulanti (Goia Fvg) per confermare ciò che tutti gli ambulanti già sanno ovvero che solo il M5S difende il lavoro e le piccole imprese italiane dalle assurde regole dei burocrati europei, dalla prepotenza del grande capitale internazionale e dai partiti politici che hanno recepito a loro piacimento queste direttive.

C’è di mezzo il futuro di 200 mila piccole imprese di tutta Italia e sono coinvolti almeno 400 mila lavoratori del commercio ambulante. Non è accettabile – spiega Sergo – che l’Italia sia l’unico Paese che abbia incluso il comparto nella disciplina della direttiva Bolkestein, il pacchetto di norme che riguardano la libera circolazione dei servizi in Ue. Gli ambulanti regolari, che animano le strade dei nostri preziosi centri storici e i mercati rionali delle nostre città, sono un patrimonio di cultura e tradizioni che va preservato. E un volano economico importante per il Paese”.

“Non può ritenersi sufficiente la proroga dell’entrata in vigore della Bolkestein, che avrà come conseguenza la liberalizzazione del commercio su aree pubbliche, aprendolo alle cooperative e alle società di capitale come previsto dal Decreto Legislativo 59/2010 dell’allora governo Berlusconi. Non possiamo mettere nelle mani dei tecnocrati europei la vita dei nostri piccoli imprenditori. E soprattutto – aggiunge Frattolin – non possiamo regalare un intero settore alle solite multinazionali. Ecco perché lo scorso 7 aprile 2017 abbiamo già depositato una mozione in Consiglio regionale con cui abbiamo impegnato la giunta Serracchiani a chiedere in tutte le sedi che gli ambulanti vengano esclusi dai dettami della direttiva Bolkestein”.

“Anche a livello nazionale – ricorda Sergo – abbiamo presentato in tempi non sospetti risoluzioni e proposte di legge. Il MoVimento 5 Stelle sostiene questa battaglia da molto tempo. Lo testimonia anche l’impegno contro le liberalizzazione dei negozi in sede fissa di cui tanto si discute proprio in questi giorni. Notiamo invece che altre forze politiche, dopo aver massacrato l’economia italiana mettendo in crisi migliaia di persone, oggi si dichiarano pronte a fare un passo indietro e a metter mano ai danni creati dai loro stessi partiti quando hanno governato questo Paese”.

ELEZIONI REGIONALI: CON IL BALLOTTAGGIO UNA SOLIDA BASE PER GOVERNARE BENE

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Ci troviamo in totale accordo con la tesi del senatore Sonego: chi vuole modificare la legge elettorale del Friuli Venezia Giulia deve esplicitare in modo comprensibile le proprie ragioni per mettere i cittadini nelle condizioni di comprenderne a fondo le motivazioni. Rimango invece perplessa da come Sonego interpreta il concetto di trasparenza, dal momento che preferisce di gran lunga esaltare solo gli aspetti convincenti delle sue tesi.

Tecnicamente, è bene sottolinearlo, le elezioni regionali sono due consultazioni distinte (ecco perché si declinano al plurale): un voto è rivolto alla scelta del presidente della Regione che, a suo piacimento, comporrà la giunta, ovvero l’organo esecutivo. Un altro voto, distinto dal precedente, è destinato invece a eleggere i consiglieri, che comporranno l’organo legislativo, ovvero il Consiglio regionale.
Fatte le debite proporzioni, al perdente alle presidenziali degli Stati Uniti d’America si stringe la mano, gli si dice “buon lavoro, arrivederci e grazie”. E questi se ne torna tranquillamente a casa a fare quello che faceva prima. Non gli è garantito infatti un posto nel congresso a stelle e strisce.

Un qualsiasi cittadino un po’ curioso, a questo punto, potrebbe già domandarsi per quale motivo nel Friuli Venezia Giulia venga riservato d’ufficio un seggio da Consigliere regionale esclusivamente al secondo classificato nella corsa alla presidenza della Regione. Se il secondo arrivato ne ha diritto, pare ovvio che dovrebbero godere del medesimo diritto anche tutti gli altri candidati alla presidenza le cui liste d’appoggio abbiano superato una determinata soglia di sbarramento e abbiano conquistato dei seggi in Consiglio regionale. Ancor più logico sarebbe, forse, consentire ai candidati presidenti di essere anche candidati consiglieri, come del resto avviene in tutte le altre regioni italiane, lasciando agli elettori il giudizio su chi far sedere in Consiglio regionale.

Se questo concetto così semplice, a portata di bambino, ha il potere di turbare così profondamente il compimento del bipolarismo, toccherà farcene una ragione, perché la realtà politica oggi non sta dando certo ragione a questo “tentativo bipolare”.

Venendo all’esempio concreto e molto attuale brandito da Sonego, Debora Serracchiani sta governando sulla base del 39,34% delle preferenze; ciò significa che il 60,66% degli elettori di questa regione voleva un altro presidente. Se poi vogliamo anche tener conto della bassa affluenza alle urne (50,48%), si spiegano molto chiaramente le difficoltà riscontrate dall’attuale giunta Serracchiani: deve governare infatti una regione che, in larghissima maggioranza, non la vuole.

Il ballottaggio serve dunque a questo: a dare una solida base al presidente eletto al solo e semplice scopo di portare avanti i compiti gravosi che gli competono nell’interesse dei cittadini.

Se poi ci si voglia soffermare sulla “bassa” presenza femminile in Consiglio regionale lamentata da Sonego, questo dato, confrontato con il più alto risultato ottenuto in Parlamento (dove non ci sono le preferenze!), evidenzia che il Partito Democratico ha insediato 19 consiglieri, di cui solo 4 donne, mentre il MoVimento 5 Stelle ne ha eletti 5 di cui 3 donne. Credo quindi che il problema sia a monte della doppia o singola preferenza: quanto spazio sono disposti a lasciare alle donne i decotti partiti tradizionali?

Un breve accenno infine alla questione dei mandati. Il fatto che solo una piccola percentuale di eletti faccia più di due mandati è esattamente la ragione per cui è necessario porre un limite: con gli anni, i rapporti, gli interessi e i canali preferenziali si concentrano e si stabilizza così un certo status quo che sicuramente non favorisce l’adattamento della politica alla realtà dinamica delle cose (tema di fondo dell’idea pentastellata della politica) e, al contrario, contribuisce al distacco e all’autoreferenzialità di cui soffrono tutti i politici di lungo corso.

Su una cosa però siamo sicuramente d’accordo: un sindaco non è un cittadino come gli altri; è stato eletto (a volte anche con un ballottaggio, e non per questo vale meno, anzi!) dai cittadini del suo comune per amministrarlo al meglio nei loro interessi. Il Consiglio regionale si rinnova ogni cinque anni. C’è sempre tempo per un sindaco, al termine del proprio mandato, di candidarsi dove vuole.

GUARDIA DI FINANZA NEGLI UFFICI DI AMBIENTE E SERVIZI

Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza si è presentata negli uffici dei comuni di Porcia e San Vito al Tagliamento e in quelli di Ambiente Servizi e ha portato via incartamenti piuttosto voluminosi.

Forse potremo avere finalmente delle risposte a tutte le questioni emerse in questi anni. Ricordiamo che recentemente le opposizioni presenti nel Consiglio comunale di Porcia hanno presentato un esposto riguardante l’appalto assegnato ad Ambiente Servizi, la società per azioni che nel Pordenonese si occupa della raccolta di rifiuti solidi (urbani e speciali, non pericolosi e pericolosi) e del servizio di tariffazione dei servizi di igiene ambientale.

In precedenza va ricordato anche l’esposto alla Corte dei Conti depositato dai sindacati, così come non possiamo trascurare le denunce e le interrogazioni portate dal MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale in merito alla gestione discutibile e poco trasparente della società e alla riconferma con proroga, secondo noi illegittima, del presidente Gasparotto.

A fronte delle difese d’ufficio dell’operato di Ambiente Servizi che non sono mai mancate da parte delle amministrazioni comunali e di quella regionale, noi, invece, abbiamo sempre agito a tutela degli interessi dei cittadini, chiedendo conto di atti e di documenti che invece dipingono un quadro tutt’altro che virtuoso.

Finora l’unica risposta ottenuta dall’azienda è stata quella di denigrare le nostre richieste di chiarimento sulla pubblicazione trimestrale di Ambiente Servizi pagata dai cittadini.

A questo punto speriamo che sia fatta chiarezza su tutto l’operato della società per azioni e delle amministrazioni comunali che dovrebbero esercitare il controllo su Ambiente Servizi, ma che spesso non sono nemmeno a conoscenza delle azioni assunte dall’azienda, come nel caso della partecipazione alla gara di appalto del Comune di Lignano.

CENTRALE UNICA 118: OPERAZIONE STRUMENTALIZZATA DALLA GIUNTA SERRACCHIANI

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La Centrale unica del 118 è partita con il fine politico, proclamato a più riprese dalla giunta regionale, di essere i primi in Italia. Unico vero motivo per cui un sistema né sperimentato né rodato adeguatamente è dovuto partire in tempi che non forniscono garanzie per nessuno. Telesca e Serracchiani parlano di strumentalizzazione? La realtà è che è stata la giunta regionale a strumentalizzare l’intera operazione, anticipando la partenza di una struttura totalmente immatura e ad altissimo rischio clinico.

Sono numerose inoltre le cose inesatte affermate oggi dalla presidente Serracchiani. Innanzitutto il Peu (Piano dell’emergenza urgenza) non è ancora completamente operativo. Mancano sia ambulanze che automediche mentre altre sono state collocate dove non erano previste, come ad esempio a Santa Croce, mentre manca ancora a Pordenone ed è rimasta a Maniago. Basta leggere il Peu, che – come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte – è già carente e raffrontarlo con la realtà quotidiana per verificare come la situazione sia peggiore di quanto previsto dal Piano!

Inoltre anche la tecnologia per il momento rappresenta un flop totale. Il software Cus 118 per l’inserimento dei dati è vecchio di 10 anni e molto più lento e farraginoso del precedente. Chi lavora in strada se ne sta accorgendo perché ogni giorno è in balia del malfunzionamento del sistema radio e tablet per target e geolocalizzazione. Nei giorni scorsi l’elisoccorso ha riscontrato grossissimi problemi di comunicazione con la Centrale con perdita di segnale e di contatto durante alcune missioni.

Inoltre oggi in tutto il Friuli Venezia Giulia i tablet forniti non funzionavano. Erano fuori uso i tasti della radio per comunicare con Palmanova gli spostamenti, la posizione e gli interventi e così gli operatori sono stati costretti a lavorare totalmente “in fonia” cioè come prima, quindi con tutta la parte tecnologica innovativa di fatto inutile. Non può essere sminuito inoltre il blackout verificatosi domenica scorsa. Si è trattato infatti di un evento drammatico potenzialmente catastrofico che non deve assolutamente ripetersi.

Serracchiani ha parlato poi di protocolli omogenei e più efficaci. Ma quali protocolli? La centrale è partita senza alcun protocollo né clinico né organizzativo e la prima istruzione scritta dal responsabile della centrale è stata che ogni provincia continui a lavorare come ha sempre fatto. Solo successivamente sono stati redatti alcuni protocolli in fretta e furia mentre altri sono ancora in elaborazione. Vi sembra normale?

Infine la presidente della Regione ha sostenuto che in questo momento un operatore riceve le chiamate mentre un altro gestisce i mezzi. Vorremmo ricordare alla Presidente che questa modalità è già in funzione dagli anni 90 presso tutte le centrali provinciali.

Concludendo ribadiamo che tutto è stato fatto frettolosamente e i professionisti si stanno arrangiando utilizzando tablet e software problematici che avevano sconsigliato ma che poi qualcuno ha deciso di acquistare. La situazione attuale, per tutti, è molto più pericolosa di quella precedente. Se la Centrale unica del 118 sta funzionando e garantendo la sicurezza è solamente per i sacrifici che gli operatori stanno facendo. La professionalità di queste persone va elogiata. Sono gli unici che tentano di togliere gli utenti da un baratro creato da una politica sorda ai bisogni del cittadino ma molto attenta agli interessi particolari.

GRANDE DISTRIBUZIONE: CONTINUA LA BATTAGLIA CONTRO LE APERTURE FESTIVE

Dopo la giusta decisione della giunta regionale di non voler concedere alcuna deroga per l’apertura dei negozi nel giorno di Pasquetta, così come avevamo sostenuto anche noi durante la recente audizione dei sindacati a Trieste, leggiamo già di grandi catene pronte a opporsi alla legge regionale tuttora in vigore.

In questi giorni c’è la solita confusione con addetti alle vendite e consumatori che si interrogano sull’apertura o meno dei negozi, soprattutto a Pasquetta. Come al solito spetta al MoVimento 5 Stelle fare chiarezza. Le multe che abbiamo sempre sollecitato e richiesto per i trasgressori anche in occasione delle festività natalizie, non sono l’unico deterrente contro chi volesse tenere aperto i negozi nelle prossime festività del Lunedì dell’Angelo e della Festa di Liberazione del 25 aprile, o peggio, durante la Festa dei Lavoratori del 1 maggio.

La legge regionale vigente infatti prevede che in caso di recidiva (ovvero “qualora sia stata commessa la stessa violazione per due volte in un anno solare, anche se si è proceduto al pagamento della sanzione” ex art. 79 commi 2 e 3 della L.R. 29/2005), il “Comune dispone la sospensione dell’attività di vendita da sette a trenta giorni. Qualora l’attività venga svolta durante questo periodo di sospensione, la fattispecie è equiparata all’esercizio di attività senza la segnalazione certificata di inizio attività o senza la prescritta autorizzazione”. Per chi volesse tenere aperto anche durante la sospensione, oltre alla sanzione amministrativa suindicata, la legge prevede che il Comune disponga l’immediata chiusura dell’attività.

E’ vero che molti negozi hanno fatto ricorso avverso le sanzioni comminate dai comuni, ma è anche vero che se la Consulta dovesse confermare l’impianto della norma regionale, la contestata recidiva provocherebbe in automatico la sospensione dell’attività e qualora non si rispettasse nemmeno questa la chiusura della stessa.

Per frenare i bollenti spiriti della grande distribuzione, ci teniamo anche a ricordare la recente sentenza della Corte di Cassazione n. 23730 del 22 novembre 2016 che ha ricordato come “a fronte della funzione politica legislativa (artt. 68, comma 1 e 122 comma 4 della Costituzione) non è ravvisabile un’ingiustizia che possa qualificare il danno in termini di illecito e arrivare a fondare il diritto al suo risarcimento”, ovvero non si può ipotizzare alcun risarcimento dei presunti danni “da chiusura”, anche se la Corte ravvisasse l’illegittimità costituzionale della legge regionale, per aver violato la potestà legislativa esclusiva statale.

I veri danneggiati dalla liberalizzazione degli orari e dei giorni d’apertura, rimangono gli addetti alle vendite ma anche i piccoli esercenti che non possono tenere i negozi aperti sette giorni su sette, dodici ore al giorno, vittime di quella concorrenza che, paradossalmente, il Decreto Salva Italia di Monti voleva tutelare: ecco perché l’abrogazione di questa legge è stata una delle prime nostre proposte presentate in Parlamento e sarà una delle prime ad essere modificata con il MoVimento 5 Stelle al governo del Paese.

NET DI SAN GIORGIO: SONO STATI PAGATI TUTTI I FORNITORI DEI MACCHINARI?

Sono mesi che ci occupiamo delle vicende legate alla chiusura del sito di via Gonars in Udine per la realizzazione del nuovo impianto di compostaggio da parte della società che gestisce i rifiuti di moltissimi comuni della provincia di Udine. Ci siamo occupati delle tristi vicende di nove famiglie lasciate in mezzo alla strada per costruire un’opera di 33 milioni di euro, di cui 8 milioni soldi della Net e quindi dei cittadini friulani.

Sapevamo che la Net avesse iniziato a pagare anche le ditte fornitrici dello stabilimento di San Giorgio di Nogaro, motivo per cui ci siamo chiesti come mai non venissero riconosciuti gli stipendi dei lavoratori, costretti a indire un’assemblea sindacale per portare alla luce dei cittadini quanto stesse accadendo.

Oggi il grido di dolore proviene da chi ha fornito i macchinari per quello che il direttore della Net Massimo Fuccaro, un paio di mesi fa, aveva definito una grande investimento. Un’operazione che ha portato a una spesa di circa 8,5 milioni di euro dopo l’indizione di una gara europea, grazie alla quale la gestione dell’impianto era stata affidata alla Daneco. Oggi, dopo le vicissitudini economiche della Daneco, l’impianto è stato affidato per via diretta alla Bioman. Nonostante questo passaggio alcune ditte, tra cui la società Vazzoler di Cigole – Brescia, vantano ancora crediti per aver fornito alcuni macchinari.

Nel caso del fornitore di Cigole – Brescia la macchina risulterebbe pienamente funzionante, con i vantaggi, anche economici, che l’utilizzo del mezzo comporta giorno dopo giorno per la Net e le bollette dei friulani. Cosa ancor più incredibile è che, secondo la ditta Vazzoler, il macchinario non sarebbe mai stato da loro collaudato con il materiale di processo, in quanto l’impianto sarebbe stato avviato senza avvertire i produttori e senza metterli nelle condizioni di poterlo eseguire, come invece dovrebbe essere previsto espressamente nel contratto di sub-affidamento.

In questo modo la ditta Vazzoler non solo da oltre 8 mesi vanta un credito a saldo con la Daneco, ma non può nemmeno fornire la garanzia e i tagliandi di manutenzione. Una circostanza a nostro avviso gravissima. Pertanto invitiamo – come al solito – la Net Spa e il suo socio di maggioranza, ovvero il sindaco di Udine Furio Honsell, ad assumersi le proprie responsabilità per quanto in essere nello stabilimento sangiorgino, risolvendo una volta per tutte le problematiche legate all’impianto, compreso il mancato collaudo del macchinario, su cui ogni giorno lavorano operai probabilmente ignari della situazione e che hanno il diritto di lavorare in piena sicurezza.

RICHIESTA DI IMMEDIATA RETTIFICA INVIATA AL GAZZETTINO

Di seguito la richiesta di immediata rettifica riguardante un articolo che Il Gazzettino ha pubblicato ieri sull’edizione di Pordenone, inviata dalla consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin.

Spettabile
IL GAZZETTINO
alla cortese attenzione
del direttore responsabile
Roberto Papetti
e per conoscenza al giornalista Lorenzo Padovan

La sottoscritta, Eleonora Frattolin, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, eletta nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, in base all’art. 8 della legge n. 47 del 1948 e all’art. 2 della legge n. 69 del 1963, chiede l’immediata rettifica delle affermazioni riportate nell’articolo “Elezioni, i 5 Stelle rinunciano alla sfida” di Lorenzo Padovan, pubblicate dal quotidiano Il Gazzettino a pagina 9 dell’edizione di Pordenone di ieri, martedì 11 aprile 2017.

Nell’articolo in questione, parlando delle candidature alle prossime elezioni amministrative di Aviano e dando notizia dell’assenza di una lista del MoVimento 5 Stelle, si afferma erroneamente: “L’ufficializzazione è stata data ieri dalla consigliera regionale Eleonora Frattolin, avianese, alla quale nei mesi scorsi era stato dato il compito di sondare il terreno e verificare se ci fossero istanze in tal senso da parte della base”. Con la presente si precisa che mai mi è stato affidato il compito di sondare il terreno e di verificare se ci fossero istanze in tal senso da parte della base. Smentisco categoricamente – come già fatto con il giornalista che mi ha intervistato – questa ricostruzione dei fatti.

Poiché le parole sono importanti, per quanto riguarda poi la frase “Dunque, per partecipare alla competizione elettorale nessuno deve essere obbligato perché non siamo mossi dalla volontà di esserci a ogni costo e di occupare sedie o seggi, ma ci presentiamo solo dove i militanti esprimono la volontà di mettersi a disposizione della comunità” preciso di non aver mai pronunciato le parole “sedie o seggi” e di non aver mai parlato di “militanti”. Ho utilizzato sempre, invece, il termine “cittadini”.

Ancora: la frase “Tanto più che fare il sindaco è un impegno gravoso e nessuno di noi si sognerebbe di farlo tanto per fregiarsi del titolo” è frutto di totale invenzione da parte del giornalista. Rimarco che non ho mai pronunciato quelle parole.

L’articolo abbonda, inoltre, di altre definizioni da me mai pronunciate. Non ho mai parlato di “procedure standard di verifica”, bensì di “procedure di certificazione”. Non ho mai utilizzato il termine “compagini”, bensì sempre “lista” o “gruppo”. Non ho mai parlato dei “nostri organismi di controllo”, bensì di “staff”.

Infine è inventata di sana pianta anche la frase: “il nostro mancato impegno è frutto del grande rispetto che abbiamo dei cittadini”.

Per amore di verità, è bene precisare ancora una volta che il MoVimento 5 Stelle non è (e non sarà mai) un partito e che le liste che si ispirano ai principi del M5S nascono dal basso. Si formano, infatti, su iniziativa di cittadini che decidono di mettersi in gioco per risolvere i problemi del proprio territorio.

Per contro, il MoVimento 5 Stelle non ha un coordinamento nazionale o regionale che, sfruttando i rimborsi elettorali pubblici, possa operare sul territorio per presentare liste e candidati in ogni comune del Friuli Venezia Giulia, non desidera – come fanno invece da sempre i partiti – occupare ogni spazio politico possibile e non deve rispondere alle lobby economico-finanziarie che imperversano a tutti i livelli.

FARMACI RECUPERATI: BENE LA SPERIMENTAZIONE, NO ALLE INIZIATIVE SPOT DELLA GIUNTA SERRACCHIANI

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Ha preso il via oggi il progetto sperimentale della direzione regionale Ambiente e delll’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste (AsuiTs) che permetterà di donare alla onlus Trieste Recupera tutti quei farmaci, parafarmaci e dispositivi medici per l’infanzia prossimi alla scadenza, non soggetti a obbligo di ricetta medica e rimasti invenduti nelle farmacie che aderiranno all’iniziativa. «Non possiamo che apprezzare che l’assessore Vito abbia recepito prontamente le linee guida nazionali e le misure previste nella nostra proposta di legge sulla riduzione dello spreco farmaceutico. Dopo questo primo passo chiediamo alla giunta Serracchiani e alla maggioranza di centrosinistra di calendarizzare e di approvare al più presto il nostro provvedimento». La richiesta è del consigliere del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai.

«Quella lanciata dall’assessore Vito non può essere una iniziativa “una tantum”, limitata esclusivamente al territorio giuliano – aggiunge Ussai -. La riduzione dello spreco farmaceutico deve essere applicata su tutto il territorio regionale con iniziative strutturate e costanti. La nostra proposta di legge prevede misure e interventi che sono stati sviluppati con l’apporto dei cittadini: l’istituzione di punti di raccolta dei farmaci, la realizzazione di un tavolo di coordinamento regionale che contribuisca alle strategie di medio e lungo periodo, alcune campagne di sensibilizzazione e di informazione rivolte alla cittadinanza, la tracciabilità delle eccedenze recuperate… Il tutto – precisa in conclusione il consigliere pentastellato – nell’ottica di un’economia circolare in grado di ridurre al minimo lo spreco e quindi la produzione di rifiuti. La sfida è quella di contribuire alla definizione di un sistema organico regionale, che sappia minimizzare e monitorare gli sprechi sia farmaceutici che alimentari».

POLLI ALLA DIOSSINA: IL M5S DIFFIDA L’ARPA FVG E INTERPELLA LA GIUNTA SERRACCHIANI

Una diffida ufficiale rivolta ad Arpa Fvg e una interpellanza indirizzata alla giunta Serracchiani. Sono queste le prossime mosse del MoVimento 5 Stelle Fvg per cercare di fare luce sul caso dei polli alla diossina nel Maniaghese. “L’Agenzia regionale per la protezione ambientale, nonostante le nostre continue richieste, non ci fornisce i documenti richiesti da tempo – spiega la consigliera regionale del M5S Eleonora Frattolin -. Stiamo ancora aspettando le prime analisi dei terreni e vogliamo sapere quanto tempo ci vorrà per completare il Piano di campionamento. Ricordiamo che il Piano presentato a settembre non prevedeva i pcb, i composti organici più inquinanti più presenti in tutte le analisi eseguite finora nella zona dal 2011 ad oggi. I pcb – aggiunge Frattolin – sono stati riscontrati, infatti, in dosi massicce sia nei campioni fuori norma che in quelli risultati entro i limiti, sia in quelli prelevati nella zona di Campagna che nelle aree distanti dalle zone industriali del Maniaghese”.

“Sappiamo che Azienda per l’Assistenza Sanitaria n.5 “Friuli Occidentale” ha effettuato l’incrocio dei dati sulla mortalità per alcune tipologie di tumore correlate all’accumulo di diossina. Purtroppo una analisi impostata in questo modo non può portare a nessuna correlazione semplicemente perché il campione della popolazione del Maniaghese non è statisticamente rilevante, vista la scarsa densità di persone residenti. Una situazione che doveva essere presa in considerazione fin da subito da chi ha commissionato queste indagini. Allo stesso tempo – sottolinea la consigliera pentastellata – è assurdo concentrarsi su mortalità e patologie tumorali correlati alle diossine, quando gli inquinanti più presenti sono i pcb. Una ricerca ben fatta deve invece focalizzarsi sui livelli di endometriosi, infertilità e deficit dell’attenzione che sono collegati all’assunzione prolungata nel tempo di pcb che, penetrando nel fegato, nei tessuti nervosi e in tutti gli organi e tessuti ad alta componente lipidica, possono anche portare alla morte”.

“Il sospetto – ogni giorno più forte – è che Arpa Fvg e Azienda Sanitaria, su pressione ovviamente della politica, stiano cercando di far passare più tempo possibile. Completare e rendere pubbliche tutte le analisi in tempi rapidi potrebbe avere un effetto deflagrante sulla campagna elettorale delle amministrative – ipotizza Frattolin -. Se questo fosse vero, saremmo di fronte all’ennesimo comportamento vergognoso. La salute dei cittadini non può mai aspettare, né sono accettabili giochetti di questo tipo sulla pelle delle persone”.

“Infine è pronta la nostra interpellanza con la quale chiediamo all’assessore regionale Vito per quale motivo non siano state inviate automaticamente agli uffici competenti dell’Unione europea tutti i risultati delle analisi eseguite dal 2015 in poi, circostanza emersa nelle ultime ore – aggiunge la portavoce del M5S -. In Regione abbiamo chiesto di visionare i documenti inviati a Bruxelles. Vogliamo sapere chi sta scaricando la colpa sui proprietari delle aie. Come sempre – conclude Frattolin – in Regione vige l’ordine del silenzio assoluto”.

ATER: QUASI 8 MILA FAMIGLIE SENZA ALLOGGIO E 2.431 ABITAZIONI INUTILIZZATE!

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Attraverso una serie di accessi agli atti che hanno riguardato tutte le Ater del Friuli Venezia Giulia, abbiamo scoperto che sono quasi 8 mila – per l’esattezza 7.755 – le famiglie che pur essendo già in graduatoria non hanno ancora un alloggio dove possano essere sistemati. Siamo di fronte a una situazione scandalosa!

I numeri parlano chiaro: ci sono 2.431 alloggi Ater non utilizzati, perché in attesa di manutenzione o da ristrutturare. Mancano le risorse per effettuare questi lavori? Invece di stanziare continuamente risorse per nuove opere pubbliche che devastano il territorio del Friuli Venezia Giulia, quelle stesse risorse dovrebbero essere destinate al recupero di questi alloggi per garantire a migliaia di persone un tetto di edilizia residenziale pubblica.

Sarebbe interessante sapere il perché, in tutti questi anni, non siano stati messi in cantiere lavori di recupero di questi alloggi. Dove sono state destinate le risorse che dovrebbero servire a questo scopo? Prepareremo un’interrogazione e una interpellanza/mozione per avere risposte e impegni precisi da parte della giunta Serracchiani che si vanta di fare “tantissimo” per i cittadini di questa regione.

Anche i 414 alloggi da demolire gridano giustizia. E anche su questo c’è da chiedersi il perché siamo giunti fino a questo punto. Forse perché negli anni sono stati lasciati in totale abbandono? Il loro stato è così compromesso che conviene demolire queste abitazioni piuttosto che recuperarle?

L’assessore Santoro deve trovare al più presto una soluzione a questa situazione. Avere un alloggio è uno dei passi fondamentali per poter riacquistare la propria dignità.

DISTRIBUTORI AUTOMATICI: INTERROGAZIONE DEL M5S

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Il “vending” è il termine tecnico con cui si indica tutta l’attività di vendita e somministrazione di prodotti alimentari e non alimentari per mezzo di distributore automatici. Anche in questo ambito i sistemi sanitari regionali possono giocare un ruolo importante nella promozione di scelte alimentari sane e bilanciate.

Nel 2013, la Direzione centrale salute della Regione, in collaborazione con Federsanità Anci Fvg e l’Associazione Italiana di dietetica e nutrizione clinica Adi Fgv, ha approvato le linee di indirizzo per la distribuzione automatica di prodotti alimentari dedicate alle pubbliche amministrazioni del Friuli Venezia Giulia. Sottoscritte anche dall’attuale assessore regionale alla salute Telesca, queste linee guida richiamano specifiche raccomandazioni della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità. Tra queste l’invito a consumare ogni giorno almeno 400 gr di frutta e verdura, a contenere l’assunzione quotidiana di sale al di sotto dei 5 grammi e a ridurre la percentuale di acidi grassi saturi e di zuccheri semplici a un valore inferiore al 10% del fabbisogno calorico. Obiettivi essenziali e facilmente raggiungibili con l’utilizzo di prodotti alimentari equilibrati per quantità e qualità che devono essere acquistabili anche nella distribuzione automatica, in particolare attraverso le “macchinette” presenti nelle strutture sanitarie.

A questo proposito da anni si attende una nuova gara regionale che preveda l’armonizzazione del servizio “vending” per tutte le sedi delle Aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia. Questi sistemi automatici, infatti, dovrebbero promuovere alimenti salutari prodotti in regione. Per questo abbiamo appena depositato una interrogazione rivolta alla giunta Serracchiani per sapere se l’Egas, l’Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi, intenda seguire queste indicazioni nella nuova gara per il “vending”. Vogliamo inoltre conoscere quali criteri di assegnazione dei punteggi premiali saranno adottati e quali finalità salutistiche e di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, saranno introdotte negli atti di gara, in ottemperanza alle linee di indirizzo condivise con Federsanità Anci Fvg e convalidate dal Ministero della Salute e inserite nelle azioni del programma “Guadagnare Salute”.

Per coerenza del messaggio educativo non possiamo continuare a trovare cibo spazzatura all’interno dei distributori automatici che sono collocati negli ospedali e nelle strutture sanitarie. Il Servizio sanitario regionale deve promuovere alimenti preconfezionati bilanciati nei distributori di sua pertinenza.

SOSTEGNO AL REDDITO: GIUNTA SERRACCHIANI COMPOSTA DA DILETTANTI

Con la nostra intensa battaglia in favore dell’istituzione del reddito minimo garantito, che ha portato poi all’approvazione, in via sperimentale, della Misura di Inclusione Attiva e di Sostegno al Reddito (Miasr), abbiamo aiutato a far aprire gli occhi di chi governa oggi il Friuli Venezia Giulia. La presidente Serracchiani e i suoi assessori finalmente si saranno resi conto che il mondo che da anni stanno descrivendo non esiste. Pensavano di aiutare dalle 6 alle 8 mila famiglie. Dopo un anno di Miasr siamo già a 14 mila e il tassametro corre, mentre si sono già dimenticati dei continui ritardi nelle erogazioni che in taluni casi ancora persistono.

L’esecutivo di centrosinistra era convinto di spendere 20 milioni di euro l’anno perché Riccardo Illy per il reddito di cittadinanza aveva messo sul tavolo 25 milioni di euro in 5 mesi. Il capolavoro di Debora Serracchiani costa invece 25 milioni di euro in 6 mesi. Ennesima dimostrazione di come questa Regione sia amministrata da dilettanti allo sbaraglio che oggi si prendono meriti che non hanno.

Senza la costante opposizione del MoVimento 5 Stelle, pronto a ricordare le promesse elettorali della presidente Serracchiani, non avremmo 30 mila persone che possono giovare di un aiuto concreto e non avremmo 6 mila persone che definire avviate al lavoro risulta comunque eccessivo e fuorviante ma alle quali è stata data la possibilità, quanto meno, di rimettersi in gioco.

Come già ribadito più volte, con la prossima giunta regionale a 5 stelle saranno rivisti sia i metodi di erogazione, sia il ruolo degli assistenti sociali – inutilmente oberati -, sia gli importi troppo esigui.
Il fatto che il 63% dei beneficiari sia italiano mette a tacere anche la finta opposizione del centrodestra che – tra l’altro – non ha mai spiegato come mai si sia arrivati a 14 mila famiglie sotto i 6 mila euro di Isee dopo gli anni in cui il Friuli Venezia Giulia è stato governato dalla giunta Tondo.

VARIANTE DI DIGNANO: CON PROGETTI DI QUESTO TIPO BEN PRIMA DEL 2050 IL TERRITORIO SARA’ TOTALMENTE COPERTO DI CEMENTO

Alla fine è arrivata la firma del contratto di aggiudicazione dei lavori per la realizzazione della famigerata Variante di Dignano.

“Un’opera attesa da decenni e che ha avuto un iter particolarmente complesso” ha sentenziato recentemente l’assessore regionale alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro. Certo, si tratta di una infrastruttura che – come spesso abbiamo ricordato – non è stata sottoposta ad alcuna Valutazione di impatto ambientale; è un’opera che vedrà la realizzazione di alcune rotonde, ma anche di una galleria che passerà sotto la strada e in mezzo alle case; un’opera che sbucherà in area golenale di pericolosità idraulica P4 del fiume Tagliamento.

“Un’opera vitale per il nostro territorio, che vive una situazione insostenibile per il traffico pesante”, l’aveva definita il sindaco Zuccolo.

Eppure il progetto è datato 1989 e andava certamente rivisitato ben prima di consentire all’iter di proseguire. Allo stesso tempo era necessario commissionare un nuovo studio sul traffico visto che il sindaco aveva emesso una ordinanza di divieto per impedire ai mezzi pesanti di attraversare il paese, anche perché – come il MoVimento 5 Stelle continua a sostenere in tutte le sedi – i camion dovrebbero essere trasportati sempre di più su rotaia invece di intasare le nostre strade.

Per chi non lo sapesse, la Variante di Dignano sarà lunga 1, 2 Km per un costo per il progetto definitivo approvato di 22,6 milioni di euro: ovvero 18.333,33 euro – tra progetti e realizzazione – per ogni metro di questa strada. Basta distruggere il territorio, basta costruire opere in aree golenali a discapito dell’ambiente e del territorio, basta disseminare la nostra regione di strade e varianti, basta cementificare, basta i camion sulle nostre strade.

La giunta Serracchiani sostiene che il Friuli Venezia Giulia possa arrivare a un consumo zero di suolo nel 2050. Siamo certi che questo obiettivo è alla portata di chi adesso – ma anche in futuro – porta avanti politiche di questo tipo. Continuando a questi ritmi, infatti, nel 2050 nella nostra regione non ci sarà più suolo da consumare!

Cogliamo l’occasione dell’aggiudicazione dei lavori, per reiterare la nostra totale opposizione a questa realizzazione che non fa altro che peggiorare una situazione – già precaria – del nostro territorio. Con il cemento non si risolvono i problemi dei cittadini.