mercoledì, 15 Gennaio 2025
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FERRIERA: SERRACCHIANI, ALTRO CHE MASSIMA ATTENZIONE SULLA SALUTE!

Intervistata in merito al tema dell’impatto della Ferriera sulla città, la presidente Debora Serracchiani ha recentemente affermato: “Teniamo in massima considerazione le preoccupazioni dei cittadini, specie per un tema cruciale come quello della salute. Proprio per questo abbiamo avviato un progetto che chiama in causa l’Istituto Superiore di Sanità, vale a dire il massimo organismo pubblico in materia di salute”. Una preoccupazione che non trova riscontro nei fatti secondo il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai che cita la sconfortante risposta ottenuta pochi giorni fa in commissione dall’assessore alla salute in merito all’interrogazione sui tempi di aggiornamento del Registro tumori.

“La pubblicazione più recente disponibile al pubblico – spiega il consigliere Ussai – registra i dati dal 1995 al 2007. L’aggiornamento dei registri è fondamentale per la prevenzione primaria e secondaria delle malattie neoplastiche e per il miglioramento della qualità della diagnosi e cura di tali malattie perché raccolgono, pubblicano e divulgano i dati di incidenza e di sopravvivenza per le malattie neoplastiche nella popolazione”.

In risposta a quali azioni intenda promuovere per ridurre i tempi che intercorrono tra la raccolta e la diffusione dei dati, l’assessore ha spiegato che i dati del Registro tumori del biennio 2008-2010 saranno messi a disposizione a breve mentre quelli sulle incidenze delle malattie fino al 2013 saranno pronti – forse – appena a fine anno. Secondo l’assessore i tecnici del Servizio regionale di Epidemiologia del Cro stanno infatti lavorando a una nuova procedura di produzione dell’informazione che richiederà verosimilmente ancora 12 mesi circa. “Ci fa piacere che la nostra sollecitazione porterà a migliorare le procedure ma ci tocca constatare che siamo ancora in alto mare. Di fronte al mancato aggiornamento del Registro tumori come faranno i professionisti dell’Istituto Superiore di Sanità a valutare l’impatto degli inquinanti ambientali sulla mortalità se non avranno a disposizione i dati?” si chiede il consigliere regionale.

“Inoltre – prosegue Ussai – la preoccupazione della presidente Serracchiani è tardiva. Ricordiamo che nel 2014 lo studio dell’Osservatorio ambiente e salute sui cittadini residenti nelle aree limitrofe al polo siderurgico di Trieste concludeva affermando che “Ulteriori studi (…) si rendono a questo punto indispensabili per contribuire a definire con più precisione il ruolo dei vari fattori ambientali di rischio e per consentire l’adozione di interventi per migliorare lo stato di salute della popolazione”. Inoltre la Vis.Pa (Valutazione di impatto sulla salute per la Pubblica Amministrazione) redatta dall’Aas n.1 Triestina in collaborazione con Arpa per il rinnovo dell’Aia nel 2015 raccomandava il monitoraggio sanitario sugli effetti dei livelli giornalieri delle polveri sulla mortalità. Ci chiediamo a questo punto quando sia previsto l’inizio dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità sull’impatto sanitario della Ferriera? Temiamo – conclude Ussai – che questa sia solo una facile promessa per continuare a prendere tempo”.

CONSEGNATA PETIZIONE IN DIFESA DEL TORRENTE ALBERONE

Insieme al Comitato “Amici del torrente Alberone” questa mattina la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi ha consegnato al presidente del Consiglio regionale Franco Iacop una petizione popolare in favore dell’integrità ambientale del corso d’acqua e contro la costruzione della centrale idroelettrica in località Ieronizza nel Comune di Savogna. Con questa petizione, sottoscritta da 390 cittadini, il Comitato vuole esprimere totale contrarietà a qualsiasi progetto di derivazione del torrente Alberone.

“Sono sempre più rare le zone del Friuli Venezia Giulia che non siano state toccate da opere di sfruttamento del territorio. Per questo – sottolinea Elena Bianchi – dobbiamo batterci per preservarle e salvaguardarle. Invece che danneggiare aree ancora intatte, bisogna trovare il modo di sfruttare altre vie d’acqua, come per esempio le condotte degli acquedotti, senza impattare sull’ambiente”.

Tutto è iniziato il 5 luglio del 2016 quando è stata avviata la procedura di Valutazione di impatto ambientale di un impianto idroelettrico da realizzare lungo il torrente Alberone tra le località di Savogna e Ieronizza. Il prossimo 24 marzo scade, invece, il termine per la presentazione delle osservazioni nell’ambito della procedura di Valutazione di impatto ambientale.

Se produrre elettricità da fonti energetiche rinnovabili è condivisibile non lo è l’incentivazione esagerata che accompagna la realizzazione degli impianti che utilizzano queste fonti. I promotori della petizione ricordano infatti che con un prelievo forzoso sulle bollette elettriche degli utenti pari a circa 1,1-1,2 miliardi di €/anno, lo Stato incentiva la produzione di energia da fonte idroelettrica e grazie a queste risorse i kWh prodotti da questa fonte sono pagati 0,21 €/kWh, tre volte il prezzo di mercato che oscilla intorno a 0,06 0,08 €/kWh.

Questa situazione ha portato a un incremento esponenziale delle domande di derivazione che provocherà da un lato un deterioramento sensibile dello stato di qualità ambientale dei corsi d’acqua italiani, portando così l’Italia al non rispetto della Direttiva Acque 2000/60 e alla conseguente apertura di una procedura di infrazione, e dall’altro ad un rilevante aumento della spesa pubblica non giustificato dall’incremento di produzione elettrica che si otterrebbe dalla realizzazione di questi nuovi impianti. Prese nel loro totalità le oltre 2000 derivazioni in attesa di autorizzazione in tutta Italia, una volta realizzate, andranno a coprire meno dell’1% dei consumi elettrici complessivi.

La petizione ricorda ancora che le emissioni di gas climalteranti (CO2, metano ecc.) dipendono solo per 1/3 dalla produzione di elettricità e per 2/3 da trasporti, processi produttivi e riscaldamento degli edifici. Se si vuol davvero ridurre le emissioni di questi gas bisogna spostare l’incentivo su azioni destinate all’efficientamento energetico degli edifici e delle infrastrutture, alla riorganizzazione in chiave di risparmio energetico dei processi produttivi e ad altre azioni educative volte ad un consumo consapevole. E’ stato dimostrato che agendo su questi punti si potrebbe pervenire ad una riduzione delle emissioni di oltre il 30% a scala globale.

Gli impianti come quello proposto sul torrente Alberone non hanno dunque alcun ruolo nel perseguire lo scopo per cui sono incentivati, cioè la riduzione delle emissioni di gas climalteranti, e si configurano, invece, come un chiaro esercizio speculativo non solo a danno dell’ambiente ma più in generale delle finanze pubbliche. “E in un periodo come quello che viviamo – si legge nella petizione – in cui lo Stato sta pesantemente ridimensionando il suo ruolo di fornitore di servizi pubblici essenziali, come la sanità, la scuola, i trasporti pubblici e l’acqua potabile – tanto per fare alcuni esempi – speculazioni come questa sono socialmente inaccettabili ”.

NUOVO IMPIANTO DELLA NET: L’AZIENDA CONTINUA A NON RISPONDERE SUGLI 8 MILIONI PUBBLICI “REGALATI” ALL’ASSOCIAZIONE TEMPORANEA DI IMPRESE

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La Net, società partecipata del Comune di Udine che gestisce la raccolta differenziata e il trattamento dei rifiuti nel capoluogo friulano e in oltre 80 comuni della regione, sul web ha un dominio che rappresenta una vera e propria dichiarazione di intenti: www.netaziendapulita.it. Una realtà di certo pulitissima, ma poco trasparente. L’ultima notizia sul proprio sito risale infatti a fine gennaio. Tema: innovazione informatica alla Net. Del nuovo e importantissimo impianto da 33 milioni di euro per trattare i rifiuti, che permetterà anche un cospicuo risparmio nelle bollette dei cittadini, della gara che ha portato a questo risultato e delle società che hanno presentato questo progetto sul sito Internet dell’azienda, invece, neanche una parola, ma cosa ben più grave dell’esito della gara non c’è traccia nell’apposita sezione “amministrazione trasparente”.
Per “fortuna” – si fa per dire – oggi il Messaggero veneto ha pubblicato un articolo, o forse sarebbe il caso di chiamarla più una velina dell’azienda considerato che non viene riportata nemmeno la firma dell’autore, grazie al quale siamo venuti a sapere che la gara d’appalto per la costruzione e la gestione dell’innovativo impianto di trattamento dei rifiuti solidi urbani e dell’organico e delle opere accessorie e complementari è stata vinta dall’associazione temporanea tra le imprese Bioener, Green Project, Ici Impianti Civili e Industriali, Austeam Environmental Protection e Amut”. Due di queste aziende – la Bioener spa di La Spezia e la Green Project srl di Firenze – erano note perché sono quelle che avevano presentato il “project financing”, mentre Ici Impianti Civili e Industriali è balzata agli onori della cronaca già alcuni anni fa per aver finanziato con 3 mila euro la campagna elettorale della presidente Serracchiani e da allora ha partecipato alla costruzione del nuovo Stadio Friuli e sta costruendo il nuovo Polo Intermodale a Ronchi dei Legionari.
Ovviamente nessuna risposta neanche alle domande che avevamo fatto pubblicamente dieci giorni fa in conferenza stampa: perché la Net ha ritenuto di versare 8 milioni di euro di contributo pubblico, per il “project financing del nuovo” impianto di compostaggio previsto in via Gonars a Udine quando un progetto praticamente identico in Puglia non costerà nulla ai cittadini della regione del sud Italia?
Nell’articolo del Messaggero veneto viene ribadito che “le tariffe favorevoli, assieme alla posizione baricentrica del nuovo impianto, comporteranno una ricaduta positiva sui costi di Net e, di conseguenza, sulle tariffe finali”. A maggior ragione, ci chiediamo che senso aveva mettere sul tavolo anche 8 milioni di euro, ovvero soldi dei cittadini di un’ottantina di comuni del Friuli Venezia Giulia? Se, come sostenuto dalla Net, non erano soldi richiesti ma è stata la società udinese che ha ritenuto di metterli, avranno come unico scopo quello di aumentare gli utili dell’Associazione temporanea d’impresa? Avevamo realmente bisogno in questa regione di un altro impianto di compostaggio dopo aver autorizzato un mega impianto come quello della Bioman a Maniago che soddisfa già abbondantemente il fabbisogno regionale (e arriva a gestire l’umido di Roma)?
Da un’azienda che si autoproclama “pulita” bisogna pretendere uno sforzo maggiore in termini di trasparenza, risposte in tempi ragionevoli e tutela dei lavoratori, cosa che in questo caso non è avvenuta atteso che la realizzazione dell’impianto ha comportato il licenziamento di nove dipendenti.

ELETTRODOTTO UDINE-REDIPUGLIA: GOVERNO ASCOLTI APPELLO DI CITTADINI E ISTITUZIONI LOCALI E FERMI SUBITO I LAVORI DI COSTRUZIONE

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“Il Governo e Terna devono ascoltare Comuni e cittadini e fermare subito la ripresa dei lavori concessa dal MISE per la costruzione dell’elettrodotto Udine Ovest – Redipuglia, che ricalca esattamente quello precedente, già severamente bocciato dal Consiglio di Stato nel 2015. Va garantita la tutela del paesaggio, evitando inutili sprechi di risorse, nel caso in cui i Tribunali dovessero bloccare nuovamente i cantieri”. E’ questo l’appello lanciato al Governo dalla capogruppo del M5S in Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati Arianna Spessotto e dal Capogruppo in Consiglio regionale Cristian Sergo.

“Come M5S stiamo portando avanti la nostra battaglia contro la ripresa dei lavori, sia a livello locale che nazionale – ricorda il deputato Spessotto – . Dopo aver già presentato un’interpellanza urgente a maggio scorso, a cui il Governo aveva risposto in maniera del tutto insoddisfacente, è stata presentata in questi giorni una nuova interpellanza alla Camera ai Ministeri competenti e una risoluzione in Commissione Ambiente, per chiedere che venga immediatamente sospesa la ripresa dei lavori per la realizzazione di questo elettrodotto, in attesa del pronunciamento del Tar e qualora servisse del Consiglio di Stato. Non possiamo permettere ulteriori sprechi di denaro, che ricadrebbero comunque sulle tasche dei cittadini”.

“Il Governo, che possiede la maggioranza delle quote di Terna attraverso Cassa depositi e Prestiti, non deve ignorare la bocciatura del progetto da parte del Ministero dei Beni Culturali e – conclude Spessotto – non può rimanere indifferente all’appello delle istituzioni locali, dei comitati ambientalisti e dei cittadini, che si sono rivolti anche al Presidente della Repubblica Mattarella. Ancora non arriviamo a comprendere come la Giunta Serracchiani sia riuscita a esprimere un parere favorevole al progetto di Terna. L’ennesimo tradimento verso chi l’ha votata. Eppure nel 2010 si scagliò contro il centro destra e la Lega Nord colpevoli, di fronte a certi interessi, di essersi dimenticati come si fa la voce grossa. Nel 2016 lei che ha espresso un parere favorevole all’opera quali interessi stava difendendo?”.

“Non curante della sentenza del Consiglio di Stato del luglio 2015, Terna ha ripresentato lo stesso progetto. Nonostante il no del Mibact – precisa Sergo – il Governo è riuscito ad autorizzare la ripresa dei lavori, prevista per il prossimo 22 marzo. Il tutto in presenza del ricorso al Tar del Lazio contro la ripresa della realizzazione dell’opera, presentato da 7 sindaci del territorio friulano appoggiati da molti cittadini e coltivatori, ricorso che, per puro caso, sarà discusso il prossimo 22 marzo, così come, sempre per puro caso, il prossimo 22 marzo alle ore 14:30 è prevista l’audizione di Terna, dell’Assessore regionale Vito, delle associazioni ambientaliste e dei Sindaci, presso la IV Commissione del Consiglio Regionale a Trieste”.

“In quella occasione, dodici mesi dopo la richiesta di audizione – prosegue il Capogruppo Pentastellato – avremo l’occasione di porre a Terna tutte le domande accumulate in questi anni e riusciremo, forse, a trovare le risposte che molti cittadini si pongono sia sull’iter procedurale, sia sulla reale necessità di un’opera di queste dimensioni e capacità. Il tutto alla luce dell’elettrodotto tra la Slovenia e il Veneto, classificato come progetto di interesse comunitario, di cui la procedura governativa non ha mai voluto tenere in considerazione. A differenza di quello friulano, non solo sarà interrato ma anche sottomarino e secondo documenti ufficiali del gestore sloveno avrà un costo di realizzazione di 869 milioni di euro, oltre venti volte il costo dell’Udine-Redipuglia”.

PUNTO NASCITA DI LATISANA: TROPPE PROMESSE NON MANTENUTE

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«È stata presentata la richiesta di dimissioni di Pilati? In che data? Qual è stata la risposta ricevuta dalla Regione? I sindaci dell’Uti Riviera Bassa Friulana durante i tavoli tecnici hanno chiesto alla presidente Serracchiani di intraprendere la procedura per chiedere la deroga del Punto nascita di Latisana? Il sindaco Galizio è veramente favorevole alla chiusura del Punto nascita e del reparto di Pediatria in cambio della Guardia Medica Pediatrica h24?». Sono queste le domande contenute nell’interrogazione che la consigliera comunale del MoVimento 5 Stelle di Latisana Loredana Pozzatello ha depositato ieri.

«Siamo stufi di promesse non mantenute – attacca Pozzatello, che ricorda quanto accaduto dal 23 giugno dello scorso anno -. In quella data, durante una seduta del Consiglio comunale, era stato approvato infatti un ordine del giorno che impegnava il sindaco di Latisana Galizio a chiedere alla Regione le dimissioni del direttore dell’Azienda per l’assistenza sanitaria n. 2 “Bassa Friulana-Isontina” Giovanni Pilati. Dimissioni di cui il Consiglio comunale non ha più saputo nulla. Inoltre un mese più tardi, il 25 luglio, nel corso della seduta straordinaria del Consiglio comunale, Debora Serracchiani aveva dichiarato di aver chiesto la deroga per il Punto nascita di Latisana, deroga che a suo dire non era stata concessa. Atto che però nessuno ha mai visto e che i sindaci che fanno parte del tavolo tecnico non hanno mai preteso dalla stessa presidente della Regione».

Molto duro il giudizio del MoVimento 5 Stelle anche sul “modus operandi” del tavolo tecnico del quale, oltre ai sindaci, dovevano fare parte anche alcuni cittadini del Comitato Nascere. «Non solo durante le riunioni che sono state convocate non sono mai stati redatti dei verbali, ma non sono neanche stati invitati i rappresentanti del Comitato. Di fatto – contesta la consigliera comunale del M5S – non risulta firmato nessun accordo scritto. Lo scorso 29 ottobre il sindaco Galizio, infatti, aveva dichiarato che durante gli incontri del tavolo tecnico i sindaci dell’Uti avevano ottenuto la guardia Pediatrica H24 per l’ospedale di Latisana. In buona sostanza l’accordo prevedeva il consenso alla chiusura del Punto nascita e del reparto di Pediatria in cambio della guardia medica Pediatrica h24. Circostanza che, come tutti sanno – ribadisce Pozzatello -, non si è ancora verificata. Pertanto sono sempre più forti i dubbi che questa soluzione sia gradita al primo cittadino della cittadina della Bassa».

«L’ultimo atto di questa lunghissima e penosa storia è andato in scena pochi giorni fa, il 15 marzo, quando in Consiglio regionale i sindaci hanno chiesto ai rappresentanti di tutte le forze politiche che venisse rispettato l’accordo raggiunto durante il tavolo tecnico. Dalla giunta Serracchiani – afferma la portavoce pentastellata – non è arrivata ancora però né una smentita né, tanto meno, una conferma».

«È molto grave – conclude il consigliere regionale del M5S Andrea Ussai – che l’assessore alla Sanità Telesca, nello spirito di leale collaborazione che dovrebbe contraddistinguere il rapporto fra le istituzioni, non abbia rispettato la parola data ai primi cittadini di quel territorio».

LEGGE SULL’ECONOMIA SOLIDALE: UNO STRUMENTO PER AFFRONTARE CRISI ECONOMICA, OCCUPAZIONALE E AMBIENTALE

«L’approvazione della legge per la valorizzazione e la promozione dell’economia solidale rappresenta un ottimo risultato. Si tratta infatti di una legge che parla della costruzione di comunità locali la cui coesione si basa sui principi di solidarietà e cura dei beni comuni. Una legge che parla di cittadini e di comunità che si auto-organizzano e condividono quali valori cardine del loro stare assieme la solidarietà, la gratuità e la collaborazione. Una legge che ritiene che questa loro forma di organizzazione sociale sia un modello socio-economico che non deve stare ai margini dell’economia reale ma che possa essere la strada maestra da percorrersi per affrontare la crisi economica, occupazionale e ambientale che stiamo attraversando». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai esprime soddisfazione per l’approvazione di una legge attesa da lungo tempo in Friuli Venezia Giulia.

«Anche se alcune decisioni, che potevano essere prese subito dalla politica, sono state demandate a successivi regolamenti, questo provvedimento normativo non va considerato come uno strumento prettamente tecnico. È per questo motivo – precisa Ussai – che gli emendamenti che noi abbiamo proposto – e che riteniamo fondamentali – insistono sulla necessità di creare un contesto culturale che si rifà ai principi dell’economia solidale. È per questo che abbiamo proposto che presso le istituzioni scolastiche e formative di ogni ordine e grado, la Regione debba promuovere specifici progetti e interventi di sperimentazione di forme di economia solidale per la diffusione di una cultura della reciprocità, della collaborazione solidale, della gratuità e della responsabilità verso il bene comune».

«Allo stesso tempo, partendo sempre da questi presupposti, abbiamo proposto che il “Portale web dell’economia solidale”, che verrà attivato sul sito della Regione, avesse come scopo primario quello di informare in merito alle attività delle “Comunità dell’economia solidale” – gruppi di cittadini che portano avanti pratiche e progetti di economia solidale -, di portarle a conoscenza delle persone interessate e promuoverne l’adesione. Ad esempio, i circuiti dei Gruppi di acquisto solidali (i Gas), le botteghe del commercio equo e solidale e i patti di filiera tra produttori e consumatori, come il “Patto della farina del Friuli Orientale”, o il “Patto della farina e del pane” attivato tra la frazione di San Marco di Mereto di Tomba e il comune di Tramonti che stanno promuovendo la produzione di farine e derivati di alta qualità ma economicamente accessibili a tutti e prodotti con metodi sostenibili».

«Bene, ora con questa legge la Regione ha valorizzato le buone pratiche in atto e ha riconosciuto una sede istituzionale di confronto ai rappresentanti delle comunità. Grazie a questa norma – conclude il consigliere regionale – vogliamo sostenere le comunità dell’economia solidale quali laboratori di sperimentazione civica, economica e sociale, in funzione della valorizzazione della dimensione locale».

SABATO A TRIESTE IL STOP CETA DAY

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Nel silenzio assordante dei media il Parlamento europeo, con la complicità di PD e Forza Italia, ha approvato il CETA (accordo economico e commerciale globale), un trattato suicida per l’Italia e l’Europa che, con l’obiettivo di eliminare i dazi doganali tra UE e Canada, finirà per distruggere le piccole e medie imprese italiane a favore delle grandi multinazionali, porterà sulle nostre tavole OGM, carne con ormoni e porterà alla perdita di migliaia di posti di lavoro.

Cosa possiamo fare per contrastare questo accordo? Sabato 18 marzo lo spiegheranno nel dettaglio Marco Zullo (europarlamentare del M5S), Cristian Sergo (consigliere regionale del M5S), Elena Danielis (consigliere comunale del M5S di Trieste) ed Elena Mazzoni (Stop TTIP Italia).

Due gli appuntamenti in programma: alle ore 11.30 in piazza Cavana si terrà un’agorà pubblica, mentre alle ore 15.30 è in programma un evento informativo aperto a tutti al Caffè San Marco (via Battisti, 18).

CHIEDIAMO CHE ELEZIONI AMMINISTRATIVE E REFERENDUM VENGANO ACCORPATI IN UN UNICO ELECTION DAY

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Il MoVimento 5 Stelle FVG chiede alla giunta Serracchiani che le elezioni amministrative comunali di primavera si tengano nella stessa giornata prevista per il voto referendario indetto dal Governo nazionale per domenica 28 maggio 2017. La proposta è contenuta in una mozione presentata oggi in Consiglio regionale. «L’accorpamento delle due consultazioni in un unico “election day” nel Friuli Venezia Giulia, oltre a favorire la partecipazione democratica dei cittadini, scongiurerebbe anche un inutile spreco di denaro pubblico – spiegano i consiglieri regionali pentastellati -. Pertanto, per le medesime ragioni, chiediamo all’esecutivo regionale di fare pressione sul Ministero dell’Interno per indire lo svolgimento delle consultazioni amministrative nelle Regioni a statuto ordinario sempre per il prossimo 28 maggio».

«Già l’accorpamento dei due importanti momenti di espressioni di democrazia partecipata – amministrative e referendum – permetterebbe un notevole risparmio sulle finanze pubbliche – sottolineano i pentastellati -. Tra i costi diretti della consultazione referendaria vanno ricompresi, infatti, i rimborsi ai Comuni, che vanno dalle spese per la propaganda elettorale all’acquisto di materiale di consumo ritenuto indispensabile per l’installazione dei tabelloni, alla remunerazione dei presidenti di seggio e degli scrutatori, nonché al costo del trasporto delle schede e ai costi del personale di sicurezza per garantire il regolare svolgimento delle consultazioni. Del resto anche dalla lettura della legge regionale 19 del 2015 si evince il principio per il quale si dovrebbe tendere ad accorpare il più possibile le consultazioni elettorali».

«In particolare la scelta di due date differenti per le due consultazioni – aggiungono i consiglieri regionali del M5S – potrebbe comportare una minore partecipazione al voto, rendendo difficile il raggiungimento del quorum previsto dalla legge per rendere valida la consultazione referendaria e inficiando così il valore politico e democratico della convocazione alle urne».

«Se questa decisione fosse confermata, questa classe politica finirebbe per reiterare il grave errore già commesso nel 2011, quando non si accorparono le elezioni amministrative, tenutesi il 15 e 16 maggio in diverse regioni, con i referendum abrogativi del 12 e 13 giugno 2011. Allora il mancato risparmio fu calcolato in circa 115 milioni di euro. In un periodo di crisi come quello che il Paese sta vivendo, risorse pubbliche così ingenti – concludono i portavoce del M5S in Consiglio regionale – devono essere impiegate per far fronte a emergenze decisamente più urgenti».

FERRIERA DI SERVOLA: UNA VERGOGNA CHE LA GIUNTA SERRACCHIANI NON ABBIA ANCORA FATTO CHIAREZZA SUL CONFLITTO DI INTERESSI DEL DIRETTORE AGAPITO

**Giovedì 16 marzo alle ore 12.00 Andrea Ussai sarà in diretta streaming sulla pagina facebook Movimento 5 stelle Friuli Venezia Giulia per rispondere a tutte le domande sul tema Ferriera e salute**

Sul caso del conflitto di interessi che coinvolge il direttore del Servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Regione Fvg Luciano Agapito la giunta Serracchiani ha deciso di entrare nel Guinness dei primati nella specialità “arrampicamento sugli specchi”.

Lo scorso 23 febbraio la Direzione generale, in seguito al ricevimento di una segnalazione in merito ad un potenziale conflitto di interessi del dott. Agapito, chiede alla Direzione centrale ambiente ed energia di fornire ogni utile chiarimento idoneo ad una esaustiva ricostruzione dell’accaduto. Cosa che viene fatta appena il 27 febbraio – ben quattro giorni dopo – quando contestualmente il direttore centrale Ambiente ed energia avoca a sé le pratiche relative all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata alla Siderurgica Triestina. Oggi in Aula veniamo a sapere che “tale procedimento non è ancora concluso”: in buona sostanza 20 giorni dopo il direttore Agapito non ha ancora fornito tutta la documentazione richiesta per sgomberare il campo da ogni dubbio. Una cosa scandalosa”. Non nasconde la propria indignazione la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Eleonora Frattolin che oggi ha interrogato la giunta Serracchiani per avere notizie più precise sul “caso Agapito”.

Come il MoVimento 5 Stelle ha portato a conoscenza dell’opinione pubblica, il 27 gennaio 2016 il direttore del Servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Regione Fvg Luciano Agapito firmava il Decreto n.96/AMB di riesame con valenza di rinnovo dell’AIA della Ferriera di Servola, mentre il figlio dello stesso Direttore autorizzante, Daniele Agapito, ad aprile del 2015 riceveva dalla proprietà dell’impianto, la Siderurgica Triestina, un importante incarico di progettazione e direzione lavori, seguito poi da ulteriori incarichi nel 2016 presso il medesimo stabilimento.

“Si tratta di una macchia gravissima per l’amministrazione regionale – incalza Frattolin -. Il presunto conflitto di interessi andava chiarito immediatamente con la massima rapidità. Invece l’esecutivo regionale continua a prendere tempo non tenendo conto dell’interesse pubblico che sottende l’intera vicenda. Alla faccia della massima rapidità e scrupolo invocati dalla presidente Serracchiani!”.

“Ci chiediamo inoltre – aggiunge il consigliere regionale del M5S Andrea Ussai – quanto tempo ci metterà, dato che la Regione ha bocciato la richiesta di rivedere l’AIA a ottemperare all’allegato “b” del decreto che prevede che per gli anni successivi al 2016 – nello spirito del continuo miglioramento delle performance ambientali da perseguire – siano verificati e aggiornati i valori obiettivo per la qualità dell’aria per le PM10 della stazione di San Lorenzo in Selva e quelli di polverosità dei punti di monitoraggio delle deposizioni nel perimetro del stabilimento. Anche sulla tutela della salute si continuerà a prendere tempo?”.

 

POLSTRADA DI TOLMEZZO: BOCCIATA LA MOZIONE DELLE OPPOSIZIONI

L’obiettivo era chiaro, semplice e inequivocabile: volevamo impegnare la giunta Serracchiani a mantenere in servizio il reparto della Polizia Stradale di Tolmezzo. Purtroppo la maggioranza di centrosinistra ha bocciato la nostra mozione perché ormai ha deciso: Tolmezzo non avrà più la Polstrada. La cosa peggiore è che non c’è nemmeno la garanzia che Tolmezzo e Amaro possano accorparsi e possano assumere la connotazione di reparti misti, ovvero possano vigilare sia la rete autostradale, che la rete ordinaria.

Un accorpamento di questo tipo, infatti, secondo il piano di razionalizzazione presentato del Ministero degli Interni il 17 gennaio 2017 è previsto solamente per cinque reparti situati nelle Regioni di Lazio, Toscana, Marche, Abruzzo e Sicilia. Per il Friuli Venezia Giulia è prevista solo la chiusura di Tolmezzo, senza ulteriori indicazioni.

Oggi invece la presidente Serracchiani è riuscita a dire che Lei non ha queste informazioni e che vuole che la sede di Tolmezzo chiuda e il personale si trasferisca nella non lontana sede di Amaro. Come al solito siamo di fronte all’ennesima promessa non mantenuta, visto che a novembre la numero 2 del PD nazionale aveva rassicurato tutti con un annuncio altisonante dei suoi, che a questo punto possiamo descrivere come mera propaganda da campagna elettorale: “Il distaccamento della Polstrada di Tolmezzo prosegua la sua attività a presidio della viabilità ordinaria di una vasta area della montagna friulana”, così come invano richiesto anche dal Consiglio Comunale con un Ordine del Giorno, inutilmente inviato in Regione.

Oggi il problema non è il già di per sé penalizzante trasferimento di sede della Polstrada, ma soprattutto la mancanza di una qualche – anche minima – garanzia che ad Amaro il reparto della Stradale sia considerato “misto”, potendo così continuare a vigilare le strade e non solo le autostrade.

Con il trasferimento, l’attuale presidio di Amaro non completerebbe nemmeno il proprio piano organico previsto per svolgere le proprie funzioni di vigilanza sulla rete autostradale. In ogni caso il territorio dell’Alto Friuli, ma di riflesso anche la provincia di Udine, subiranno l’ennesima imposizione del governo centrale con l’avvallo di questo esecutivo regionale. A rimetterci – come sempre – sono i cittadini!

 

DISCARICA DI PECOL DEI LUPI: SARANNO I CITTADINI A PAGARE UN SACCO DI SOLDI PER BONIFICA E RIPRISTINO?

Ritorna l’incubo della discarica di Pecol dei Lupi. Con la sentenza 91 dell’8 marzo 2017 il Tar del Friuli Venezia Giulia ha azzerato, infatti, i provvedimenti di attuazione della legge di assestamento di bilancio 2016 per l’acquisizione dei terreni della discarica. Ricordiamo che la Regione, con legge di assestamento, aveva inserito la previsione per l’acquisto dei terreni di proprietà del Comune di Cormons, stanziando 200 mila euro e concedendo a Isontina Ambiente l’utilizzo dei terreni stessi a titolo gratuito. Successivamente, con due diversi decreti, il direttore centrale della direzione aveva dato attuazione alla norma, trasferendo al patrimonio indisponibile della Regione i beni di proprietà della società Sir srl con la motivazione che si trattava di beni di interesse pubblico.

Ebbene, a seguito di un ricorso promosso dalla società Sir e finalizzato a chiedere l’ottemperanza di una sentenza precedente pronuncia del 2014, lo scorso 8 marzo il Tar ha dichiarato illegittimi questi atti.

In sostanza, la Regione non poteva acquisire quei terreni perché su di essi pendeva già una precedente sentenza definitiva che disponeva la bonifica, il ripristino e la restituzione del bene.

Riteniamo grave che la Regione abbia inserito in una legge finanziaria (la LR 14/2016) una norma elusiva di un giudicato dell’Autorità giudiziaria al solo fine di superare il divieto di utilizzare in tali casi l’istituto dell’acquisizione sanante, disciplinato dal Testo unico degli espropri. Forse la Regione non conosce le normative sovraordinate e i diritti dei cittadini garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo?

Ciò che ci preme però sottolineare non sono solo i principi violati, ma le conseguenze di questa sentenza. Isontina Ambiente dovrà, infatti, ripristinare le aree della discarica di Pecol, riportando le stesse a un uso agricolo. Cosa significa tutto questo? Che per dare attuazione alla sentenza, Isontina Ambiente dovrà ottenere tutte le autorizzazioni previste e dovrà stanziare una somma cospicua per sanare e bonificare i terreni e restituirli alla destinazione d’uso indicata dal giudice. Questa cosa è gravissima, non solo perché dal 2014 non si è mai fatto nulla per ottemperare alla sentenza, ma perché si è cercato in altri modi di trovare una soluzione a un annoso problema. Tutto questo si traduce in tempo perso, in risorse economiche che Isontina Ambiente dovrà trovare e in spese legali che la Regione dovrà pagare.

Tutte queste spese ricadranno sui cittadini, in particolare quelli della provincia di Gorizia? Se fosse così rimaniamo sempre più esterrefatti dalla superficialità con la quale si affrontano i problemi e dalla forzatura usata per bypassare la sentenza del 2014.

Ora prepareremo interrogazioni a livello comunale e interpellanze a livello regionale per avere risposte in tempi brevi su questa questione. Purtroppo – come sempre – dobbiamo constatare che, al posto della politica, a risolvere i problemi non resta che il Tar e speriamo che a pagare non siano sempre quelli, ovvero i cittadini di questa regione.

Interventi di questo genere impegnano un abnorme uso di soldi pubblici e Isontina Ambiente da qualche parte dovrà pur trovarli.

SOSTEGNO AL REDDITO: LA GIUNTA SERRACCHIANI FA ESPERIMENTI SULLA PELLE DEI CITTADINI BISOGNOSI

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«Le sperimentazioni della giunta Serracchiani sulla pelle dei cittadini devono terminare. Per le persone che hanno diritto di ricevere le Misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito (Mia) non possono essere indifferenti i gravi e ingiustificabili ritardi che continuiamo a registrare. Ad oggi la concreta applicazione di questa misura non risulta infatti omogenea sul territorio regionale, nonostante le modifiche di settembre al Regolamento e l’accorpamento dell’istanza con quella dell’Inps per la misura statale. Sperimentazioni – è evidente – che andavano testate attraverso delle simulazioni per verificare in precedenza qualsiasi tipo di problema. Solo dopo il superamento delle criticità, le modifiche dovevano essere applicate. Non certo prima facendo aspettare persone che hanno un bisogno estremo di un aiuto concreto». La consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi commenta così la risposta data oggi in Aula dall’esecutivo regionale in merito alle inefficienze e i disagi per i beneficiari del “Mia”.

«Già a maggio 2016 la giunta Serracchiani aveva attribuito alla fase iniziale della misura e all’elevato numero di domande nei territori urbani, le cause del disservizio, assicurando che “esaurita la fase di avvio, le erogazioni saranno sicuramente più rapide e potranno avvenire all’inizio di ogni bimestre”.

I fatti ancora una volta stanno dando torto all’esecutivo regionale.

I casi si sprecano – sottolinea Bianchi -. Il Comune di Latisana, per esempio, è stato costretto ad affiggere un avviso con il quale ha annunciato ai cittadini la propria impossibilità a garantire entro la fine di febbraio l’erogazione del beneficio agli aventi diritto – testualmente – “per motivi non dipendenti dalla nostra volontà e da problematiche con i sistemi telematici di gestione in raccordo con l’Inps”. Invece al Comune di Udine, per la cronica mancanza di personale, chi volesse depositare la domanda viene invitato a presentarsi alla fine di giugno».

«Ora la giunta Serracchiani assicura ancora una volta che sta affrontando insieme all’Inps i problemi con l’obiettivo di risolverli nel più breve tempo possibile e prevede di giungere a una soluzione che “permetta di recuperare i ritardi entro il mese di marzo”. A forza di promesse su promesse – conclude Bianchi – questa legislatura è quasi finita».

LEGGE PER LA VALORIZZAZIONE E LA PROMOZIONE DELL’ECONOMIA SOLIDALE: INTERVENTO DI USSAI

In qualità di relatore di minoranza ma anche di firmatario di questa proposta di legge ci tengo a farvi sapere che il tema dell’economia solidale mi sta da sempre molto a cuore. Non nascondo il mio conflitto di interesse: faccio parte di un gruppo di acquisto solidale a cui in passato ho partecipato in maniera attiva e frequento le botteghe del commercio equo e solidale fin dalle scuole dell’obbligo, da quando per acquistare i prodotti bisognava avere la tessera di socio. È anche per questo che ho deciso di impegnarmi politicamente nella convinzione che le istituzioni devono cambiare e fare propri nuovi modelli che non si limitino a ridistribuire la ricchezza ma che promuovano uno sviluppo sostenibile sia sul piano sociale che ambientale. Una società più equa e con al centro, non l’individuo come mero produttore e consumatore, ma come soggetto in relazione solidale alla comunità in cui vive.

Questa legge non è, come qualcuno ha detto, mirata alla divulgazione della conoscenza dei principi dell’economia solidale. Questo si fa nelle aule universitarie di economia nei corsi che insegnano “solidarity economy”. No, questa è una legge che parla della costruzione di comunità locali la cui coesione si basa sui principi di solidarietà e cura dei beni comuni. Una legge che parla di cittadini e di comunità che si auto-organizzano e condividono quali valori cardine del loro stare assieme la solidarietà, la gratuità e la collaborazione. Non solo, con questa legge riteniamo che questa loro forma di organizzazione sociale sia un modello socio-economico che non deve stare ai margini dell’economia reale ma che possa essere la strada maestra da percorrersi per affrontare la crisi economica, occupazionale e ambientale che stiamo attraversando. Mi ritrovo perfettamente d’accordo su questi principi e auspico quindi che questo Consiglio approvi all’unanimità questa legge.

Non posso esimermi però dal segnalare – non posso per me, per questa legge e per il senso del dibattito civile in questa sede – che il percorso che i consiglieri di maggioranza hanno scelto di seguito per arrivare a discutere questa legge oggi qui ha mancato di rispetto ai principi sanciti in questa legge e ai principi della leale collaborazione istituzionale. Come spiegato, questa legge ha avuto una genesi molto lunga: è una legge che ci è stata proposta dal Forum dei beni comuni del Friuli Venezia Giulia, io l’ho sostenuta da subito partecipando alle riunioni organizzate dal Forum ed estese a tutti i consiglieri interessati. La condivisione iniziale è durata ben poco: tre consiglieri di maggioranza hanno presentato la proposta di legge nell’estate 2015 senza alcun dialogo, al solo scopo di potersene vantare durante un incontro pubblico. Evidenza ne è il fatto che la proposta è rimasta lettera morta per il successivo anno senza il presidente della seconda commissione, nonché primo firmatario, la portasse in discussione per un adeguato confronto.

Nell’ estate 2016, su sollecitazione nostra e del Forum, abbiamo avuto un incontro con il consigliere Codega e il consigliere Gratton a seguito del quale, il 22 luglio abbiamo condiviso una proposta sulla quale il nostro gruppo ha nel mese di agosto, potete non crederci ma è così! per studiare, per migliorare in attesa di portare all’incontro di settembre una buona proposta di lavoro in condivisione. Il giorno 8 settembre ho ricevuto questa mail: Buongiorno, si invia in allegato la proposta di legge “Norme per la valorizzazione e la promozione dell’economia solidale”. Qualora foste interessati a sottoscriverla, si chiede di segnalarlo entro le ore 12.00 di venerdì 9 settembre p.v. Ho sottoscritto mordendomi le labbra per non rallentare l’iter della legge e preparando gli emendamenti sulla bozza arrivatami per il successivo passaggio in Commissione. Ho tolto gli emendamenti elaborati in agosto che avrebbero cambiato l’impianto della legge, perché preoccupato di rispettare il lavoro di tutti. La commissione è stata convocata per mercoledì 8 marzo alle 14.30. Il giorno 7 marzo alle ore 17:58 ho ricevuto in via collaborativa la seguente mail: ti inoltro gli emendamenti che domani intendo presentare. (…) Fammi sapere. Ho aperto la mail e ho trovato 12 emendamenti per una legge di 11 articoli: 3 modificativi e 9 interamente sostitutivi, che cambiavano sostanzialmente l’impianto della legge cercando di dare risposta a un rilievo fatto dagli uffici fin dallo scorso luglio e formalizzato nel dossier arrivato a gennaio.

Perché racconto queste cose a voi, colleghi consiglieri? Per due motivi, il primo è per sottolineare – l’abbiamo fatto più volte, noi e altri colleghi delle opposizioni – come sia difficile e faticoso trovare in questa maggioranza spazi per collaborare in modo costruttivo al fine di rendere un buon servizio alla collettività. Il secondo è per richiedere con forza che le parole abbiano un senso, in questo Consiglio e in questa legge. La partecipazione è una cosa seria. I colleghi dicono che questo è stato un percorso partecipato: non è vero. È stato un percorso raccapezzato per tenere insieme diverse istanze. Mercoledì in Commissione ci siamo sentiti dire: “ci piacciono i vostri emendamenti, vediamo come farli entrare nella nostra proposta”. Eh no, questo non è un percorso “partecipato”, come dite voi. I percorsi seri di costruzione collettiva delle idee prevedono momenti chiari a cui far corrispondere azioni diverse: momenti di raccolta di idee, di analisi, di confronto, di stesura a più mani. Questo è un percorso condiviso. Alla stessa maniera, e questo mi interessa molto di più, richiedo con forza che le parole abbiano un senso in questa legge.

Questa legge che in fondo non è che un primo germe di una legge sulla partecipazione pubblica. Forse per questo che è stato tanto difficile generarla, perché non siamo abituati, o siamo forse (in)consciamente riluttanti a fare ciò che la partecipazione impone: riconoscere che le opinioni di tutti contano, e questo implica prenderci del tempo e perdere la quota di potere che ci siamo ritagliati. Rifiuto quindi totalmente l’idea che questa legge fissi dei principi di partecipazione che poi devono essere messi in pratica e resi operativi da regolamenti della Regione senza nemmeno prevedere un parere dei rappresentanti nominati dalle Comunità dell’economia solidale. Con le modifiche introdotte dalla maggioranza, la Regione decide: a) le modalità di convocazione e di svolgimento dell’assemblea delle Comunità, nonché i criteri di ammissione dei suoi partecipanti, b) le modalità di convocazione del Forum, c)le modalità di convocazione e di funzionamento del Tavolo, e infine d) le modalità e i criteri di attuazione delle iniziative previste! Non secondario, rifiuto l’idea che non sia lasciato spazio ai cittadini di auto-regolamentarsi e soprattutto che i regolamenti decidano le modalità e i criteri di attuazione delle iniziative. Insomma, noi diciamo quali cittadini possono partecipare, come e quando devono riunirsi!

Io non credo che sia assolutamente questa la direzione che in futuro debba prendere la legge: è per questo che gli emendamenti che noi proponiamo – e che riteniamo fondamentali – insistono sulla necessità di creare un contesto culturale che si rifà ai principi dell’economia solidale per la costruzione di comunità locali la cui coesione si basa sui principi di solidarietà e cura dei beni comuni. È per questo che proponiamo che presso le istituzioni scolastiche e formative di ogni ordine e grado, la Regione promuova specifici progetti e interventi di sperimentazione di forme di economia solidale per la diffusione di una cultura della reciprocità, della collaborazione solidale, della gratuità e della responsabilità verso il bene comune. E parimenti, vorremmo che il “Portale web dell’economia solidale” fosse pieno di contenuti. Certo, il fine deve essere “divulgare principi, obiettivi, criteri e modalità operative dell’economia solidale”, ma soprattutto deve a nostro avviso informare in merito alla pratiche e ai progetti di economia solidale avviati dalle Comunità di economia solidale, portare a conoscenza delle comunità interessate i patti di filiera attivati e promuoverne l’adesione. E non ultimo, promuovere le Comunità dell’economia solidale quali laboratori di sperimentazione civica, economica e sociale, in funzione della valorizzazione della dimensione locale.

All’inizio di questo percorso, il Forum dei Beni comuni ci ha chiesto due cose: 1. che la Regione riconosca i soggetti dell’economia solidale, le loro forme di organizzazione e rappresentanza, e che riconosca loro un luogo di confronto istituzionale; 2. supporti la diffusione delle loro pratiche e dei loro progetti Il movimento 15M e l’esperienza della città di Porto Alegre sono stati momenti fondanti e esemplari della cultura della partecipazione e sono stati organizzati attorno a dei tavoli in una piazza! Qui si è riusciti a proporre le “Comunità di economia solidale” (la cui natura giuridica non è ancora chiara), che si riuniscono in Assemblee che votano i loro rappresentanti al Forum che vota i propri rappresentanti al Tavolo che dialoga con istituzioni che votano senza consultarli 4 regolamenti diversi che disciplinano tutti i momenti della partecipazione! Forse, se si fosse riuscito a organizzare un percorso chiaro e condiviso di stesura della legge, saremmo riusciti a fare di meglio. Ritengo che questa legge sia una grande occasione presa: far riconoscere alla Politica la voce dei cittadini che si organizzano. E una grande occasione persa: avremmo potuto dimostrare che i principi della legge li abbiamo capiti, li abbiamo fatti nostri e li abbiamo messi in pratica nel nostro lavoro quotidiano all’interno di questo Consiglio.

 

SUPPLENTI ANCORA SENZA STIPENDIO. CHI GOVERNA IN REGIONE E A ROMA DEVE MODIFICARE QUESTO SISTEMA CHE PENALIZZA I LAVORATORI

Sembrano non finire mai i problemi per i lavoratori della scuola. Oggi il MoVimento 5 Stelle, grazie a una interpellanza firmata dalla consigliera Eleonora Frattolin, ha nuovamente portato in Consiglio regionale un caso decisamente sottovalutato: quello dei docenti temporanei che anche nel Friuli Venezia Giulia per mesi non ricevono lo stipendio. “Questa mattina l’assessore regionale Santoro ha confermato che la giunta sta verificando l’entità del fenomeno insieme ai dirigenti scolastici. L’obiettivo sarebbe quello di chiedere un chiarimento al Ministro competente. Va assolutamente sollevato il problema al Miur – sottolinea Frattolin – non possiamo certo prendere sotto gamba l’impatto che questa situazione finisce per avere su docenti e personale ATA anche perché – aggiunge la consigliera del M5S – il problema si è ripresentato puntuale anche quest’anno, dopo le segnalazioni dello scorso anno a livello sia regionale che nazionale”.

“Alcuni supplenti hanno ricevuto gli stipendi arretrati relativi ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2016, con somme decurtate anche di 800 euro, dovuto al fatto – spiega Frattolin – che tali stipendi, pagati in ritardo, figurano come ‘arretrati’, una sorta di ‘straordinario’, dai quali vengono escluse detrazioni e bonus di 80 euro. A essere maggiormente danneggiati sono proprio i supplenti temporanei e chi percepisce una retribuzione complessiva annua non superiore a 8 mila euro. Queste persone infatti, con il riconoscimento delle detrazioni fiscali, sarebbero state totalmente esenti dalla tassazione Irpef. Una situazione incresciosa dovuta al fatto che i pagamenti non sono gestiti dal Ministero del tesoro ma dal Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca. È urgente – conclude la portavoce pentastellata – modificare questo sistema assolutamente dannoso”.

ANCORA DISATTESA LA NORMA REGIONALE SUI TEMPI DI ATTESA PER LE PRESTAZIONI SANITARIE

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«Dal 2013 non viene presentata le relazione che dovrebbe documentare lo stato di attuazione della legge regionale del 2009 sul contenimento dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie nell’ambito del Servizio sanitario regionale. Sono ben quattro anni di seguito che la giunta Serracchiani è fuori legge e i cittadini continuano a lamentarsi per le continue difficoltà ad accedere rapidamente alle prestazioni sanitarie. L’esecutivo regionale deve dire pubblicamente quali sono le prestazioni sanitarie per cui vengono superati i tempi massimi di attesa e quali provvedimenti correttivi sono stati adottati nei casi di superamento dei tempi massimi e quali sono gli esiti di tali provvedimenti. Quante prestazioni vengono poi erogate da strutture private in regime di convenzionamento». Queste domande sono contenute in una interrogazione depositata nei giorni scorsi dal consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai che su questi temi dal 2013 ha presentato numerose interrogazione e recentemente anche due accessi agli atti.

«Ci sono altre questioni che attendono da tempo delle risposte – aggiunge Ussai -. Vogliamo infatti sapere quante prestazioni ambulatoriali vengono svolte in regime di intramoenia presso le strutture del Servizio sanitario regionale e se, come prevede la legge regionale 7 del 2009, viene osservato dai medici il rapporto tra i volumi di prestazioni erogate nell’ambito delle attività istituzionali e quelli nell’attività di libera professione intramuraria. La giunta Serracchiani deve poi spiegare se, in caso di mancato rispetto dei tempi massimi di attesa, le Aziende abbiano già ridefinito i volumi delle prestazioni».

«Sono numerosi i casi di superamento dei tempi massimi. Emblematico – sottolinea il consigliere regionale del M5S – quello di un paziente che nel 2014, in possesso di impegnativa per una visita endocrinologica, si era visto fissare la visita presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine a maggio 2017, quando il tempo massimo di attesa in assenza di esplicitazione del codice di priorità previsto nel Sistema sanitario regionale è di 180 giorni. In fondo il precedente modello organizzativo era stato modificato per regolare meglio l’accesso alle prestazioni di specialistica ambulatoriale e per gestire in modo più razionale i tempi d’attesa nella Regione al fine di ottenere un sistema nel quale l’offerta sanitaria risulti omogenea sul territorio regionale, trasparente e di facile accesso per i cittadini. Obiettivi che non sembrano raggiunti – attacca Ussai -. Per questo è urgente conoscere oggi, nell’attuale quadro di riorganizzazione del Servizio sanitario regionale, l’effettiva capacità dei servizi di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini».

«Infine il silenzio della giunta Serracchiani è assolutamente imbarazzante. In risposta ad una mia interrogazione l’assessore si era impegnata a presentare la relazione sui tempi di attesa entro il mese di maggio 2014 e successivamente, sempre su nostra precisa richiesta, l’Ufficio di Presidenza della Commissione sanità nel dicembre del 2015 aveva programmato la presentazione della relazione sul contenimento dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie per una successiva seduta della III Commissione dedicata a questi argomenti, seduta che non si è mai tenuta – ricorda il consigliere pentastellato -. Inoltre anche il Comitato legislazione, controllo e valutazione ha più volte sollecitato – purtroppo senza successo – la trasmissione di questa relazione. Se a tutta questa inerzia e reticenza, aggiungiamo che l’assessore Telesca non si sia mai presentato in Commissione per affrontare questi temi, il quadro è tanto completo quanto preoccupante. D’altronde – conclude Ussai – l’ultimo monitoraggio pubblicato sul sito web istituzionale della Regione e relativo alle liste di attesa delle prestazioni ambulatoriali del Servizio sanitario regionale, che ha utilizzato dati del 2013, risale addirittura alla rilevazione del 2 gennaio 2014».

NET: PROJECT FINANCING DI 8 MILIONI DI EURO PUBBLICI MENTRE UN PROGETTO SIMILE IN PUGLIA NON COSTERÀ NULLA ALLE AMMINISTRAZIONI PUGLIESI?

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Progetti molto simili (se non identici), ma la Net di Udine ha ritenuto di versare 8 milioni di euro di contributo pubblico, per il project financing del nuovo impianto di compostaggio previsto in via Gonars a Udine quando un progetto praticamente identico in Puglia non costerà nulla ai cittadini della regione del sud Italia? Perché le due società toscane che hanno proposto i due project financing – la Bioener spa di La Spezia e la Green Project srl di Firenze – sono riuscite a sostenere l’investimento di Barletta, Andria e Trani senza ipotizzare soldi pubblici e per Udine non è stato possibile?

Il MoVimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia si è già occupato per ben due volte in passato della realizzazione del nuovo impianto di via Gonars. La prima nell’aprile 2016 dopo l’avviso pubblico della procedura per il nuovo impianto, la seconda per la vicenda più recente riguardante i dipendenti della Daneco che lavoravano nell’impianto di Udine che è stato chiuso per lasciare spazio a questa nuova costruzione. Sono nove infatti i dipendenti Daneco che sono stati licenziati, mentre gli altri cinque che operavano a Udine sono stati trasferiti nel dicembre scorso a San Giorgio di Nogaro e sono due mesi che non percepiscono lo stipendio. E tutto questo nonostante le nostre interrogazioni e i nostri solleciti alle istituzioni competenti.

Su questo caso abbiamo già presentato una interrogazione all’assessore Panariti finalizzata a conoscere il destino di queste persone. I consiglieri pentastellati di Udine hanno depositato anche una interpellanza al sindaco Furio Honsell. Lo scorso 1 febbraio il sindaco ha risposto in Aula che la gara è stata aggiudicata e che quindi di lì a poco si sarebbe conosciuto il nome del vincitore. Sono trascorsi quasi 40 giorni e ancora sul sito della Net non è comparso il nome di chi si è aggiudicato la gara.

Tutta questa storia è ricca infatti di aspetti a dir poco singolari. A partire dai costi dell’operazione. Il nuovo impianto che verrà realizzato con il sistema della finanza di progetto (project financing), come già riportato dalla stampa locale, richiederà un finanziamento complessivo di oltre 29 milioni di euro con una partecipazione della Net spa di 8 milioni di euro di soldi pubblici.
La notizia già di per sé pare in contraddizione con le dichiarazioni pubbliche della Net datate 13 aprile 2016: “Il nuovo impianto di via Gonars non comporterà alcun costo aggiuntivo ai cittadini e ai Comuni soci… Il nuovo impianto della Net in cui sarà trattato il materiale raccolto dalla raccolta differenziata dell’organico (il cosiddetto “umido”) non peserà sui cittadini, che anzi troveranno la bolletta sullo smaltimento dei rifiuti più leggera… non costerà nulla ai Comuni soci e non conta su fondi pubblici, visto che l’investimento – già programmato nel piano industriale Net spa dal 2011 – è interamente a carico della società udinese e della concessionaria che vincerà la gara per la gestione nel sito di via Gonars a Udine”. E conclude il presidente della Net Renzo Moro dicendo “Ricordiamo che la Net, i cui proprietari sono circa 90 Comuni del Fvg”.

Ricordiamo che gli ingenti ricavi previsti dal project financing (4 milioni circa l’anno previsti) sono dovuti anche alla vendita dei Certificati di Immissione in Consumo (CIC) che vengono assegnati ogni 10 Gcal di biometano immesso in consumo, dunque 1 ogni 1.166 nmc di biometano immesso in consumo per autotrazione. Il Decreto Ministeriale 5 dicembre 2013 prevede all’art 4 comma 1 che i CIC siano assegnati per la durata di 20 anni. Il project financing presentato a Udine ha una durata di 23 anni (3 di realizzazione e 20 di gestione come la durata di assegnazione dei CIC) a differenza di quello pugliese che avrà una durata di 27 anni (2 di realizzazione e 25 di gestione).Infine la somma degli utili netti per gli aggiudicatari della gara è molto simile, proprio grazie all’elargizione degli 8 milioni di euro pubblici (nonostante la differenza degli anni di gestione): Utili previsti per la società aggiudicatrice a Udine € 80.565.000 a fronte di un investimento di 21 milioni; Utili previsti per la società aggiudicatrice a Barletta € 78.281.000 a fronte di un investimento di 27 milioni.

Perché la Net ha preferito elargire 8 milioni di euro invece di allungare la gestione dell’impianto a 25 anni? Una cosa è certa: la nostra idea di “impianto che non peserà nemmeno un euro sui cittadini” è completamente diversa da quella che hanno in mente i vertici della Net.
È lecito domandarsi se questa operazione, sicuramente innovativa, rappresenti l’unica soluzione possibile e la più conveniente per quello che dovrebbe essere il risultato finale: la riduzione delle tariffe pagate dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti e l’impatto dei rifiuti sull’ambiente. Anche perché in provincia di Pordenone esiste già un enorme impianto di compostaggio che è attrezzato per gestire 280 mila tonnellate di rifiuti all’anno.

Abbiamo più volte chiesto pubblicamente quale fosse il futuro dei lavoratori che hanno perso il lavoro. Non abbiamo mai ricevuto risposte chiare. È molto grave che nel bando di gara – come già accaduto in altre situazioni analoghe – non si siano inserite formule precise di tutela dei lavoratori. Siamo molto delusi per come è stata gestita questa triste vicenda.

GESTIONE DEI RIFIUTI A UDINE, CONFERENZA STAMPA SUL PROJECT FINANCING PER L’IMPIANTO DI VIA GONARS

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Il MoVimento 5 Stelle domani, sabato 11 marzo, alle ore 10.30, nella sala Modotti del Palazzo della Regione Fvg di Udine (via Sabbadini) terrà una conferenza stampa dedicata al project financing per l’impianto di via Gonars a Udine su un’area di proprietà di Net Spa, partecipata del Comune di Udine.

Interverranno i consiglieri regionali del M5S Cristian Sergo ed Elena Bianchi e il consigliere comunale del M5S di Udine Fleris Parente.

UTI: CORNUTI E MAZZIATI I COMUNI CHE HANNO ACCOLTO LA RIFORMA

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«L’assessore regionale alle Autonomie locali Paolo Panontin ha fatto il miracolo. Con la riforma delle Uti è riuscito a scontentare tutti, persino le amministrazioni fedelissime al centrosinistra. I comuni che – ligi al dovere (e al potere) – hanno accolto la riforma senza protestare oggi sono “cornuti e mazziati”. Non sono ancora in grado di sapere ufficialmente a quanto ammonteranno le risorse economiche a bilancio. In questo modo frana rovinosamente uno dei capisaldi dell’Unione territoriale intercomunale: la certezza delle risorse trasferite dalla Regione grazie alle nuove modalità stabilite dalla legge regionale 18 del 2015». Durissimo l’intervento della consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi sull’ennesima incertezza provocata dall’introduzione delle Uti.

«L’assessore Panontin, per difendere pubblicamente la sua assurda riforma degli enti locali, ha utilizzato spesso parole di questo tenore: “Vi assicuro che mai come ora i comuni avranno delle certezze in merito alle risorse trasferite dalla Regione. Mai più bilanci approvati a settembre! Le risorse saranno certe e definite per tre anni”. La realtà purtroppo è un’altra – ribadisce Elena Bianchi -. Sembra addirittura che sia stato attivato, a marzo inoltrato, una specie di “Numero verde” per comunicare con le ragionerie comunali i dati definitivi quando il termine per l’approvazione dei bilanci è tassativamente quello del 31 marzo. Una scadenza – aggiunge la consigliera regionale del M5S – di fatto impossibile da mantenere».

«Attraverso comunicazioni del tutto informali, le amministrazioni stanno cercando di capire a quanto ammontino gli effettivi trasferimenti e le cifre ballano e cambiano ad ogni telefonata – rivela Bianchi -. Siamo di fronte alla “madre di tutte le incertezze” che va ad aggiungersi all’imperscrutabilità delle modalità di calcolo sui riparti ordinari e dei servizi (fintamente) trasferiti alle Uti. Insomma un disastro che ricadrà – come sempre – sui cittadini del Friuli Venezia Giulia che si vedranno privati di risorse fondamentali per colpa della giunta Serracchiani che – conclude la consigliera pentastellata – ha voluto imporre dall’alto una riforma nata male e messa in pratica in modalità “dilettanti allo sbaraglio”».

LINEA UDINE-CIVIDALE: LITTORINE ATTREZZATE ANCHE PER DISABILI COSTATE 6 MILIONI DI EURO INUTILIZZATE

«Perché le due automotrici Atr 110 della Stadler, costate alla Regione 6 milioni di euro ed entrati in servizio nell’estate 2007, sono inutilizzate, trovandosi da mesi ferme sui binari antistanti il deposito di via Peschiera a Udine?». A chiederselo è il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo che ha raccolto le segnalazioni di protesta da parte di numerosi cittadini che per lavoro o studio utilizzano ogni giorno la linea Udine-Cividale.
«Ci è stato segnalato – spiega Sergo – che in più occasioni alcuni lavoratori e studenti, che pagano regolarmente il biglietto o l’abbonamento, sono dovuti rimanere a “a terra” perché viaggiava una sola littorina al posto delle due che circolano di solito. La cosa è ovvia perché il treno tocca numerose stazioni e una sola littorina è totalmente insufficiente nelle ore di massima affluenza. In queste fasce di orario per far salire tutti i passeggeri, non si può utilizzare un vecchio che tiene circa 60 posti a sedere contro gli oltre 110 dei nuovi mezzi».
«Le persone che non hanno potuto utilizzare il treno hanno dovuto arrangiarsi in tutta fretta, trovando qualche altro mezzo e arrivando in molti casi in ritardo sul posto di lavoro o a scuola (esattamente come avvenuto questa mattina a me e a chi avesse voluto raggiungere Trieste o partire dal capoluogo, per colpa del falso allarme bomba che ha paralizzato la linea ferroviaria regionale). Ma il problema – aggiunge il consigliere regionale del M5S – riguarderebbe anche molte persone con disabilità. I due Atr 110 della Stadler che, come detto, sono fermi in via Peschiera a Udine presso la officina ristrutturata pochi anni fa, sono attrezzati infatti anche per il trasporto delle persone con disabilità, al contrario delle vecchie littorine che stanno circolando in questo periodo».
«Immaginiamo che le due automotrici siano ferme per una “normale manutenzione”. Ma se così fosse, perché sta durando così a lungo? I due Atr 110 hanno avuto un guasto entrambi nello stesso momento? Oppure c’è un problema di reperire pezzi di ricambio? Non son passati dieci anni dalla loro messa in funzione e questi ritardi sono davvero incomprensibili» insiste Sergo che conclude: «Sembra strano, se non grave, che si sia giunti allo stop contemporaneo dei due mezzi creando non pochi disagi ai pendolari, proprio in un periodo in cui la mobilità sostenibile viene sempre più ricercata dai nostri cittadini».

IMPIANTO BIOGAS DI SAN FOCA: CHIEDIAMO CHE SI FACCIA CHIAREZZA UNA VOLTA PER TUTTE

Il MoVimento 5 Stelle di San Quirino chiede urgentemente un approfondimento in Consiglio comunale e un’assemblea pubblica sull’inquinamento provocato dall’impianto di biogas di San Foca di proprietà della Sito Energy. «In Consiglio dobbiamo andare a fondo su quanto accaduto nel passato e prevedere gli sviluppi futuri, mentre durante l’assemblea – spiega il consigliere comunale del MoVimento 5 Stelle Mauro Rampogna – è urgente fornire ai residenti tutte le informazioni sull’impatto ambientale dell’impianto, nonché garantire che i valori di mercato degli immobili e dei terreni della frazione di San Foca non subiscano una pesante svalutazione a causa della vicinanza alla centrale».

«La giunta di San Quirino sta verificando che Sito Energy rispetti le Norme tecniche di attuazione del Piano regolatore?» chiede ancora Rampogna -. «Vogliamo inoltre sapere se il Comune abbia concertato con l’Azienda sanitaria la predisposizione dei controlli del particolato (PM10) e del biossido di azoto (NO2). Bisogna ricordare infatti che, in base alle nuove disposizioni europee, l’Italia è sotto procedura di infrazione proprio per il superamento dei valori limite di PM10 e NO2».

«I risultati delle analisi dei fumi della centrale biogas Sito Energy, effettuate il 22 settembre del 2015 su commissione della Procura e del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, dimostrano che l’impianto non era a norma. Al momento delle autorizzazioni l’impianto non rispettava infatti i limiti dettati dal D.lgs 152/2006 – attacca il consigliere comunale del M5S -. Le analisi di Arpa Emilia Romagna evidenziano infatti un anomalo superamento dei limiti di legge durato per ben tre anni e mezzo, fino a quando, il 26 luglio del 2016, Sito Energy alla fine è stata sanzionata e costretta a installare un costoso post-combustore per rientrare nei limiti».
«Cos’ha fatto il Comune di San Quirino per limitare questo inquinamento?» si domanda Rampogna che su questo punto insiste. «L’amministrazione guidata da Giugovaz è in grado di mostrare pubblicamente la richiesta di intervento indirizzata ad Arpa Fvg che ha poi portato ai controlli da parte di Arpa Emilia Romagna nel settembre del 2015? Inoltre – aggiunge il portavoce pentastellato – va spiegato perché, il 16 novembre 2015, Arpa Fvg comunichi al Comune di San Quirino (il 16 novembre del 2015) di aver consegnato alla Procura di Pordenone gli esiti delle analisi e nessuno chieda chiarimenti all’ingegnere Pellizzoni di Arpa Fvg che, su proprio in quel documento, si era reso disponibile a fornire maggiori informazioni. Su tutti questi aspetti e sulle responsabilità va fatta chiarezza una volta per tutte».

«Va ricordato che solo a seguito di una nostra precisa richiesta rivolta ad Arpa Fvg le analisi sono diventate di pubblico dominio – spiega la consigliera regionale del M5S Eleonora Frattolin -. Se fosse stato per i soggetti coinvolti le risultanze dell’inquinamento sarebbero ancora chiuse in qualche cassetto. Intanto continuano ad essere molto forti le preoccupazioni dei cittadini sulla nocività degli impianti di biogas. Allo stesso tempo i sindaci sono quanto meno disorientati dalla normativa regionale del settore. Al momento la decisione sulle autorizzazioni per gli impianti più piccoli è delegata in via esclusiva ai sindaci (quella invece di San Foca è stata autorizzata dalla Conferenza dei servizi), primi cittadini che spesso non hanno le conoscenze e le informazioni sufficienti per valutare l’impatto e le conseguenze sul territorio causate da queste centrali. È sempre più necessario fare un serio approfondimento sulle cosiddette “soglie critiche”. È noto infatti che sotto 1 megawatt non sia necessaria la Valutazione di Impatto Ambientale. Su questo però la politica deve prestare la massima attenzione: un conto sono i piccoli impianti aziendali che riciclano i sottoprodotti e gli scarti aziendali, un altro – conclude Frattolin – sono i megaimpianti che stanno proliferando sotto mentite spoglie».