mercoledì, 15 Gennaio 2025
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SECONDO LA REGIONE I DATI DI TERNA UTILIZZATI SONO INATTENDIBILI: IL PIANO ENERGETICO VA RISCRITTO DA CAPO

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«Il Piano energetico regionale, in buona parte, deve essere riscritto. Per la sua redazione sono stati utilizzati i dati forniti da Terna Spa che la stessa Regione Fvg oggi ritiene inattendibili». Il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo commenta così le affermazioni rilasciate l’altro ieri dal direttore centrale della Direzione centrale ambiente ed energia Roberto Giovanetti durante la seduta della IV Commissione dedicata all’efficienza energetica e ai rifiuti quale economia circolare nella sessione europea 2017.

«Martedì in Commissione è andato in scena l’ennesimo “giallo” scritto dalla giunta Serracchiani – rivela Sergo -. Dato che la seduta era incentrata sulle politiche energetiche della Ue, abbiamo chiesto quali azioni stesse mettendo in atto la Regione per l’efficientamento energetico. Si tratta di una domanda di particolare rilevanza visto che, secondo i dati di Terna, nel 2015 la pubblica amministrazione del Fvg ha consumato 30 gwh in più rispetto al 2014. Su questo argomento a novembre avevamo anche depositato un’interrogazione per capire quali fossero le ragioni di questo improvviso aumento dei consumi, interrogazione – precisa il consigliere del M5S – che ancora non ha ottenuto risposta».

«Approfittando della presenza dell’assessore regionale Sara Vito, l’altro ieri abbiamo riproposto la nostra domanda. La risposta è arrivata dal direttore centrale Giovanetti: “Terna si è accorta che i distributori di energia sono tanti e che non tutti, negli anni precedenti, fornivano i quantitativi di gwh consumati”. Una risposta insoddisfacente – sottolinea Sergo – perché, se così fosse, diventa inspiegabile come mai sia aumentato notevolmente solo il dato riguardante la pubblica amministrazione. Se la risposta del direttore Giovanetti fosse corretta anche altri settori come industria, artigianato e commercio avrebbero dovuto presentare dati contrastanti nelle due annate. Le variazioni invece sono in linea con i dati nazionali».

«Le sorprese non sono finite qui. Quando infatti abbiamo fatto notare ai presenti che proprio sulla base di quei dati la Regione ha redatto il nuovo Piano energetico regionale (Per) – dati che la Direzione centrale ambiente ed energia oggi ritiene non più attendibili, la replica è stata la seguente: “Non è vero, noi per il Per abbiamo usato i dati del Gestore Servizi Energetici (Gse) e non quelli di Terna”. Una balla colossale – attacca Sergo -. Il Piano energetico regionale fa continuamente riferimento ai dati Terna e a pag. 63 si legge testualmente: “relativamente all’energia elettrica i dati più recenti disponibili si riferiscono invece al 2013, sia per quanto concerne le fonti rinnovabili (dati Gse) sia per quanto riguarda il bilancio elettrico regionale completo (dati Terna)”. Già in precedenza avevamo sollevato numerose criticità all’interno del “Per”, arrivato dopo un’attesa lunghissima. A questo punto – conclude il consigliere del M5S – siamo costretti a chiedere ufficialmente che il Piano energetico regionale venga riscritto utilizzando – almeno – dati certi e condivisi».

IMMIGRAZIONE: PROPOSTE INAMMISSIBILI, INUTILI E STRUMENTALI. ECCO COME PRENDONO IN GIRO I CITTADINI

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Oggi in VI Commissione si è tenuto l’esame di due proposte di legge nazionali del centrodestra sulla rendicontazione delle spese sostenute per le esigenze di prima assistenza a favore di gruppi di stranieri privi di qualsiasi mezzo di sostentamento. «Siamo da sempre favorevoli a prevedere modalità puntuali di rendicontazione di ogni spesa che interessi denaro pubblico. Così come combattiamo lo sfruttamento del business dell’immigrazione. La proposta presentata oggi dal centrodestra era però inammissibile, inutile e strumentale». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai commenta così le due proposte di legge nazionale – identiche – presentate da Luca Ciriani (FdI/AN) e Mara Piccin (FI).

«È strumentale – precisa Ussai – perché, se fosse stata approvata, avrebbe modificato una legge del 1995, all’epoca adottata per far fronte a ben altre rotte migratorie (quella albanese) dei soli centri di accoglienza (oggi Cie) della Regione Puglia senza del resto nessuna utilità per le politiche dell’accoglienza a livello nazionale e regionale. È anche inammissibile in quanto il regolamento del Consiglio regionale prevede che la proposta di legge avrebbe dovuto presentare particolare interesse per il Friuli Venezia Giulia. Ed è lecito chiedersi quale interesse possano rivestire i centri di accoglienza oggi esistenti in Puglia? Inoltre è inutile – aggiunge il consigliere regionale del M5S -, perché il testo è un copia e incolla di un’altra proposta di legge già depositata in Parlamento nel dicembre del 2016 dagli stessi colleghi di partito del consigliere Ciriani. Anche se questa proposta fosse stata approvata, di fatto non avrebbe aggiunto nulla rispetto alla pdl nazionale identica, alla quale sarebbe stata accorpata. Una autentica legge “bandierina”, oltre a una clamorosa e indegna perdita di tempo, presentata solo per avere un po’ di visibilità sui media».

«Per quanto ci riguarda nel corso della seduta, responsabilmente, abbiamo presentato degli emendamenti che riportassero il tema della discussione sull’obbligo di rendicontare puntualmente tutte le spese sostenute con denaro pubblico per la gestione dei migranti, emendamenti – spiega Ussai – che una volta ancora il partito unico di centrodestra e centrosinistra ha pensato bene di bocciare. Anche se noi avremmo voluto proprio cassare una legge obsoleta del 1995 che legittima una gestione emergenziale dell’immigrazione attraverso grandi strutture».

«Quanto accaduto oggi in Commissione dimostra ancora una volta quanto siamo ancora lontani da una gestione condivisa delle strategie sull’accoglienza. Dietro il pretesto della rendicontazione, il centrodestra voleva solo rendere impossibile la vita di chi gestisce i centri di prima accoglienza in modo regolare e secondo le modalità previste dalla legge. Assurdo chiedere a queste realtà di anticipare il pagamento di tutti i costi di gestione. Così non si vogliono rivolvere i problemi dei cittadini, ma, per conquistare un facile consenso, la politica si ingegna per crearne di nuovi. Dal nostro punto di vista – conclude Ussai – bisogna, invece, andare sempre più verso un’accoglienza improntata sul modello Sprar, l’unico che finora ha prodotto risultati di qualità attraverso una rendicontazione puntuale».

MAXI PIANO DA 31 MILIONI DI HYDROGEA: DOVE SONO FINITI GLI INVESTIMENTI GIÀ IMPIEGATI E PAGATI IN BOLLETTA DAI CITTADINI?

«L’adeguamento e la manutenzione della rete idrica è un’attività che deve essere eseguita costantemente, ma la notizia del maxi piano da 31 milioni di euro in 4 anni, annunciato con grande enfasi mediatica dal presidente di Hydrogea Giovanni De Lorenzi, non può che suscitare qualche perplessità e alcune domande più che legittime. A partire da una considerazione tanto banale quanto urgente: se solo adesso Hydrogea indica come indispensabile l’utilizzo di ben 31 milioni di euro per portare a termine queste opere, è ovvio chiedersi fino ad oggi dove siano andati a finire gli ingenti investimenti già impiegati (e pagati dalle bollette dei cittadini)?». L’osservazione è della consigliera del M5S in Consiglio regionale Eleonora Frattolin.

«Una seconda domanda – aggiunge Eleonora Frattolin – sorge ancora dalla dichiarazione dell’azienda in merito ai 20 milioni di “copertura finanziaria propria”, in un sistema di servizio pubblico – secondo la legge Galli – a totale carico dei cittadini che dovrebbe coprire i costi di gestione, gli investimenti necessari a garantire il servizio e una piccola marginalità. Allora da dove saltano fuori i 5 milioni di euro all’anno necessari a tale copertura se non – come sempre – dalle tasche dei cittadini? Perché Hydrogea non riesce ad accedere a finanziamenti bancari?».

La consigliera del M5S solleva infine alcuni dubbi legati all’inquinamento. «Siamo sicuri che per risolvere il problema dell’inquinamento da atrazina (Dact) – che nel settembre del 2016 durante una audizione in Consiglio regionale Hydrogea sosteneva di aver già risolto – sia sufficiente aggiungere filtraggi, aumentare la profondità degli emungimenti in falda e miscelare acque pure con acque meno pure in modo da ottenere diluizioni nei limiti di legge? Il dovere delle istituzioni e dei gestori non dovrebbe essere anche quello di risolvere alla fonte il problema? Se andiamo avanti così – conclude Frattolin – prima o poi anche le falde profonde saranno inquinate con conseguenze, a quel punto, irreparabili».

STUPEFACENTE IL PASSAGGIO DALLA DANECO ALLA BIOMAN: BASTA GIOCHETTI SULLA PELLE DEI LAVORATORI

«L’annunciato affidamento della gestione dell’impianto di San Giorgio di Nogaro dalla Daneco alla Bioman è letteralmente stupefacente. Che fine ha fatto la gara europea, di cui si vantava il direttore generale Fuccaro sui media, che ha consentito alla Daneco Impianti Spa di gestire l’impianto che si trova nella zona industriale dell’Aussa Corno? Non bisognava indire una nuova gara europea? E sono stati tutelati i lavoratori che da due mesi non percepiscono gli stipendi visto che l’incontro con i sindacati, annunciato sempre da Fuccaro, non c’è ancora stato?”. Sono queste le domande che il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo rivolge ai vertici della Net spa, il cui socio di maggioranza è il Comune di Udine guidato dal sindaco Honsell.

«Lo scorso 21 febbraio – ricorda Sergo – avevamo partecipato a San Giorgio al sit-in dei lavoratori Daneco per protestare contro i licenziamenti a seguito della chiusura dello stabilimento di Udine e i mancati pagamenti da parte dell’azienda ai lavoratori dell’impianto sangiorgino. Oggi veniamo a sapere a mezzo stampa che a causa delle inadempienze della Daneco, Net spa ha convocato d’urgenza il cda lunedì 27 febbraio per risolvere di colpo il contratto con questa azienda e per affidarlo alla Bioman di Maniago, società che – per sua stessa ammissione – produce energia tramite il recupero di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata. Il dg della Net Massimo Fuccaro deve essere stato colpito da una improvvisa forma di amnesia, visto che solo pochi giorni fa, esattamente il 22 febbraio, aveva deciso di convocare i vertici di Daneco e i sindacati per il 9 marzo nella sede di San Giorgio di Nogaro per discutere della situazione dei dipendenti della stessa Daneco».

«La partecipata del Comune di Udine, oltre a spiegare come possa aver affidato questo incarico senza utilizzare la gara europea vinta dalla Daneco, deve anche dare subito garanzie ai lavoratori dello stabilimento di San Giorgio. Troviamo inaccettabile – conclude il capogruppo del M5S – che si continui a far profitti sulla pelle di chi lavora onestamente».

ARRIVA IL PROTOCOLLO GOVERNO-FINCANTIERI: ORA SI APPROVI LA NOSTRA PROPOSTA DI LEGGE ANTIMAFIA

«Il Ministero dell’Interno e Fincantieri hanno sottoscritto il Protocollo Quadro Nazionale di Legalità, finalizzato alla prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata. Il protocollo vale anche per Monfalcone e quindi rispetto a prima va considerato come un passo avanti nel contrasto alle mafie sempre più radicate anche nel Friuli Venezia Giulia. Era ora che fossero unificate a livello nazionale le procedure per le verifiche antimafia sulle imprese operanti in appalto e subappalto presso tutte le sedi del Gruppo Fincantieri, ma superando i protocolli già stipulati in altre realtà, si rischia che in alcuni casi i controlli siano anche meno efficaci». Questo il commento del capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo alla firma del protocollo.

«Fa piacere leggere la soddisfazione della presidente Serracchiani per la stipula di un atto richiesto da noi già nel novembre 2015. Restiamo però un po’ stupiti da questa ammissione del rischio di infiltrazioni nella nostra Regione. Rimane da capire cosa si aspetti allora ad approvare una legge “Antimafia” anche nel Friuli Venezia Giulia. Parafrasando infatti la presidente Serracchiani è a maggior ragione inaccettabile che tutta la nostra regione (e non solo lo stabilimento di Panzano) rischi infiltrazioni criminali e l’inquinamento di un tessuto sociale che in passato ha tenuto bene a molte pressioni».

«Migliorare il flusso delle informazioni per garantire la massima trasparenza al sistema delle forniture, degli appalti e dei subappalti che coinvolgono società controllate e fornitori esteri deve essere un obiettivo costante per il più grande gruppo cantieristico italiano che opera anche a Monfalcone. Lascia perplessi però leggere nell’accordo che “Le Prefetture potranno promuovere azioni di accertamento e verifica nei cantieri, coinvolgendo anche l’Ispettorato del Lavoro, l’INPS, l’INAIL e le ASL competenti per territorio. Potranno disporre mirati controlli nei cantieri da parte delle Forze di Polizia, utilizzando gli strumenti previsti dalle norme vigenti”. Come se prima non avessero avuto potere di farlo, quindi cosa cambia?» chiede Sergo.

«Oggi è fondamentale – dopo tutti i casi già emersi di infiltrazione della malavita organizzata in regione – verificare in modo sempre più preciso la sussistenza di eventuali partecipazioni societarie da parte di soggetti direttamente o indirettamente legati alla criminalità. Non possiamo che giudicare positivamente pertanto l’applicazione a livello nazionale dei controlli antimafia alle attività “ad alto rischio di infiltrazioni mafiose”, nonché – aggiunge il consigliere pentastellato – di un forte presidio dedicato al contrasto al fenomeno del “caporalato”».

«Come più volte abbiamo avuto modo di ricordare le infiltrazioni mafiose nel Friuli Venezia Giulia si traducono quasi sempre nella partecipazione societaria o nel finanziamento di imprese oltre che nel settore degli appalti pubblici, in particolare quelli legati alla viabilità, alla logistica portuale e all’edilizia residenziale turistica. Ora che anche il governo Gentiloni e Fincantieri hanno voluto dare un segnale di lotta alla criminalità organizzata, cosa aspetta la giunta Serracchiani e il Consiglio regionale a fare altrettanto?» si domanda il capogruppo del M5S.

«Sono trascorsi più 15 mesi da quando abbiamo depositato la nostra proposta di legge “Antimafia” che – tra le altre cose – prevede l’istituzione dell’Osservatorio regionale Antimafia, interventi di prevenzione e contrasto dell’usura e – conclude Sergo – azioni di sostegno alle vittime della malavita organizzata».

NUOVA CENTRALE UNICA 118: PERICOLOSO ATTIVARE IL SERVIZIO SENZA CHE GLI INFERMIERI ABBIANO TESTATO I SISTEMI INFORMATICI PER UN PERIODO ADEGUATO

“È pura follia chiedere agli infermieri dell’Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi (Egas) di essere operativi già il prossimo 14 marzo senza aver potuto testare, per un periodo adeguato, i sistemi informatici della nuova Centrale unica 118. In questo modo si mette in serio rischio la salute dei cittadini del Friuli Venezia Giulia”. Andrea Ussai, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, commenta così le preoccupazioni di questi professionisti che la giunta Serracchiani vuole mandare letteralmente allo sbaraglio.

“Pare non abbiano ancora utilizzato questi software di gestione – aggiunge Ussai -. Ed è veramente assurdo pensare che gli infermieri possano fare pratica nello stesso momento in cui rispondono a chiamate di emergenza. Fanno benissimo i lavoratori dell’Egas a chiedere di essere messi subito nelle condizioni di operare nella massima sicurezza, tutelando la loro professionalità e le persone che vengono soccorse”.

“Tra l’altro, come avevamo già ricordato a gennaio, il lavoro dell’operatore di Centrale non si esaurisce nella semplice attività di ricezione delle chiamate. La Centrale operativa 118 non è un centralino e gli operatori non sono centralinisti ma professionisti sanitari. Queste persone, infatti, devono essere in grado di raccogliere tutte le informazioni necessarie – anche da chi telefona in preda all’ansia o all’agitazione – e di gestire nel miglior modo e più rapidamente possibile l’intervento di soccorso. Già l’intero corso è durato troppo poco. Ora si vuole addirittura rendere operativa la nuova Centrale unica 118 il prossimo 14 marzo senza che gli infermieri siano in grado di gestire alla perfezione i software. Perché tutta questa fretta?” si chiede in conclusione il consigliere pentastellato.

CRISI DANECO: GRAVISSIMO LASCIARE I LAVORATORI SENZA STIPENDIO

“È quanto meno singolare che la Net non si senta parte in causa delle tristi vicende che riguardano le due sedi della Daneco di Udine e di San Giorgio di Nogaro. Ad affidare i lavori alla società romana è stata infatti proprio la partecipata dei comuni friulani. Così come la decisione di chiudere l’impianto di via Gonars a Udine, per farne un altro in project financing, è sempre della Net”. Il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo commenta così le ultime affermazioni del direttore generale di Net Massimo Fuccaro.

“Fa piacere che si prendano a cuore il futuro dei lavoratori – aggiunge Sergo -, ma avrebbero dovuto pensarci prima di assumere certe decisioni e, soprattutto, molto prima che queste persone, che – sottolineiamo – per quanto riguarda San Giorgio non ricevono lo stipendio da due mesi, fossero costrette a portare tutta questa faccenda all’attenzione dell’opinione pubblica”.

“In fondo già nel 2012 si era trovato un accordo per scongiurare i licenziamenti dei lavoratori proprio in vista delle modifiche agli impianti di Udine e San Giorgio. Vista la situazione che si è venuta a creare ci auguriamo che a marzo, al tavolo con le organizzazioni sindacali, si parli anche di questo “mancato accordo”. E a questo proposito anche in questo caso c’è di mezzo il solito giallo. Abbiamo potuto visionare la convocazione per il tavolo ed era datata 9 marzo e non 8 marzo. Inoltre la lettera è stata inviata il 22 febbraio e non il 21 come Fuccaro ha affermato alla stampa. Siamo sicuri – conclude il consigliere regionale del M5S – che non siano stati convocati due tavoli differenti?”

AUMENTO CANONI ATER: BASTA PAROLE, INTERVENIRE SUBITO CON ATTI CONCRETI

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La giunta Serracchiani deve trovare una soluzione all’aumento ingiustificato dei nuovi canoni Ater. Sono innumerevoli infatti le segnalazioni dei cittadini riguardanti gli ingenti incrementi dei canoni di locazione applicati dalle Ater anche a seguito dell’entrata in vigore del nuovo regolamento che disciplina le modalità di gestione degli alloggi di edilizia sovvenzionata. Proprio per cercare di aiutare le tante persone colpite da questi aumenti oggi abbiamo depositato una mozione in Consiglio regionale con la quale chiediamo all’esecutivo regionale di adottare atti concreti per rimediare ai pasticci creati finora.
Già alcune settimane fa, subito dopo le prime lettere inviate dai cittadini allarmati, eravamo intervenuti, chiedendo all’assessore competente di correggere subito il tiro. Da allora però la situazione non è affatto migliorata. Si continua a convocare tavoli, a organizzare incontri e commissioni varie, ma gli aumenti rimangono ancora invariati.
Purtroppo il problema non è causato esclusivamente dall’introduzione dell’indicatore della situazione economica equivalente (Isee) del nucleo famigliare. I danni maggiori sono provocati dai coefficienti correttivi al valore catastale che, introdotti con il nuovo regolamento, rappresentano il punto di partenza per il calcolo del cosiddetto “canone oggettivo”.
I cittadini devono sapere però che le Ater hanno la facoltà di utilizzare dei correttivi sulla determinazione degli affitti.
La giunta Serracchiani deve emanare quanto prima specifiche linee di indirizzo per le singole Ater, al fine di evitare questi aumenti spropositati. È importante inoltre verificare le situazioni sperequative che si sono venute a creare in conseguenza all’introduzione del nuovo Isee e introdurre tutti i correttivi necessari.
Chiediamo infine all’esecutivo regionale di modificare il regolamento riguardante le modalità di gestione degli alloggi di edilizia sovvenzionata gestiti dalle Ater regionali. Vanno introdotte infatti le disposizioni necessarie a evitare l’aumento dei canoni cosiddetti calmierati, provocato dalle rivalutazioni delle rendite catastali o dall’applicazione dei coefficienti correttivi regionali che incidono sull’innalzamento di quello che tecnicamente – come abbiamo visto – viene definito “canone oggettivo”.

IMMIGRAZIONE: BASTA ALIMENTARE DISCORSI IRRAZIONALI BASATI SULL’INTOLLERANZA!

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Con la conferenza stampa dell’altro giorno il procuratore di Udine ha definitivamente archiviato un’indagine a carico di un interprete e alcuni volontari dell’associazione “Ospiti in arrivo”. Dopo un lungo lavoro investigativo, il fascicolo, aperto a seguito di segnalazione dei cittadini, è stato chiuso per assenza di prove. La questione aveva avuto una risonanza nazionale, scatenando un dibattito incentrato sul rischio assurdo che la solidarietà potesse trasformarsi in reato. A sostegno della buonafede delle azioni svolte dall’associazione era nata anche una petizione online.
Vogliamo ribadire nuovamente – e l’abbiamo fatto anche nel corso dell’ultimo Consiglio regionale durante la trattazione delle mozioni relative alla gestione dell’immigrazione – che alcune forze politiche dovrebbero smetterla di alimentare sterili polemiche che portano solo a incrementare l’intolleranza e la paura verso lo sconosciuto. Negli ultimi anni le paure dei cittadini di fronte al fenomeno migratorio che sta interessando anche la nostra Regione, infatti, sono state alimentate da un discorso irrazionale, basato sull’intolleranza fine a se stessa. Gli allarmismi, le paure generiche, il parlare alla cosiddetta “pancia” del Paese non hanno fatto altro che spingere alcuni cittadini in Procura, a far indagare altri comuni cittadini colpevoli del solo fatto di sopperire alla mancanza delle istituzioni nella prima accoglienza. Per non parlare del carico di lavoro che ha impegnato, per ben due anni, magistratura e forze dell’ordine, nella redazione di corposi fascicoli ed intercettazioni.
La politica da campagna elettorale, è quella che invoca lo “stato di emergenza” giocando su legittime e personali paure dello sconosciuto e dell’inaspettato; la politica utile è quella che sta dalla parte dei cittadini – di quelli che aiutano e di quelli che denunciano – accomunati dalla stessa necessità, cioè di veder gestiti i flussi in maniera rapida. È questo il lavoro in cui ci impegniamo quotidianamente come consiglieri regionali: cercando, attraverso un dibattito collettivo serio e informato, di risolvere i problemi. Ci auguriamo che dopo quanto avvenuto a Udine, si apra una riflessione seria, che riporti il dibattito sull’immigrazione, a toni non allarmistici.

FERRIERA DI TRIESTE: RIMUOVERE SUBITO QUALSIASI POTENZIALE CONFLITTO DI INTERESSI

È noto a tutti che il 27 gennaio 2016 il direttore del Servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Regione Fvg Luciano Agapito abbia firmato il Decreto n.96/AMB di riesame con valenza di rinnovo dell’AIA della Ferriera di Servola. Meno noto è il fatto che il figlio dello stesso Direttore autorizzante, Daniele Agapito, ad aprile del 2015 riceveva dalla proprietà dell’impianto, la Siderurgica Triestina, un importante incarico di progettazione e direzione lavori, seguito poi da ulteriori incarichi nel 2016 presso il medesimo stabilimento.
Cosa c’è di strano?

A prescindere dal dovere di astensione per potenziale conflitto di interessi, le date degli incarichi privatistici coincidono, in modo tanto curioso quanto particolare, con specifici eventi riguardanti la procedura di rinnovo dell’AIA.

Ad inizio aprile del 2015 il direttore del servizio ridefiniva, infatti, i termini della diffida ad adempiere nei confronti di Siderurgica Triestina, disponendo la limitazione dell’attività produttiva, sulla base di un rapporto di Arpa che rilevava la non conformità delle emissioni acustiche. Sempre ad aprile 2015 arrivava il maxi incarico al figlio del direttore del Servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Regione Fvg.

Il 28 aprile 2015 il papà riavviava il procedimento istruttorio di rinnovo dell’AIA (sospeso da quasi un anno), a cui seguirono diverse conferenze di servizi istruttorie. Quasi contestualmente ad ogni conferenza, arrivavano anche altri incarichi di progettazione per il figlio, terminati (per quanto noto) a febbraio 2016, a decreto firmato. Incarichi realizzati attraverso la ARTEC Ingegneria S.r.l. di cui è socio insieme ad altre due persone.

Ricordiamo che da quando è presente in Consiglio regionale il Gruppo del MoVimento 5 stelle ha sempre invocato il rispetto dei principi di trasparenza e imparzialità che reggono l’azione amministrativa, posti dalla Costituzione a tutela di tutti i cittadini. Purtroppo però continuano a verificarsi episodi in cui detti principi non sembrano osservati. Spesso assistiamo infatti all’emanazione di atti in forte sospetto di conflitto di interessi.

Non solo l’articolo 323 del codice penale impone un dovere di astensione per l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni pubbliche, si trovi in presenza di un conflitto di interessi proprio o di un prossimo congiunto, ma anche il Codice di comportamento dei dipendenti regionali impone l’astensione dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività inerenti alle loro mansioni che possano coinvolgere interessi propri ovvero di parenti e affini entro il secondo grado, nonché del coniuge o di conviventi.

Per queste ragioni annunciamo una interrogazione con la quale chiederemo alla giunta Serracchiani se era a conoscenza dei rapporti esistenti fra Siderurgica Triestina, il figlio del direttore del Servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico della Regione Fvg e la ARTEC Ingegneria S.r.l.

Vogliamo inoltre sapere quali provvedimenti saranno presi dall’esecutivo regionale nei confronti di questo alto dirigente della Regione Fvg che a nostro avviso deve essere subito rimosso da qualsiasi azione amministrativa riguardante la Ferriera di Servola.

Alto dirigente che ci risulta essere stato dal 2002 al 2004 direttore del Servizio della pianificazione dell’intervento pubblico per la casa e per l’arredo urbano e dal 2008 al 2010 promosso addirittura direttore centrale presso la DC pianificazione territoriale, autonomie locali e sicurezza, in entrambi i casi quando ad amministrare il Friuli Venezia Giulia era la giunta di centrodestra guidata da Renzo Tondo.

I curricula di Daniele Agapito e di ARTEC Ingegneria S.r.l. e il decreto AIA

SOSTEGNO AL REDDITO: ASSEGNI DI NUOVO IN RITARDO. QUESTA VOLTA DI CHI E’ LA COLPA?

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I pagamenti degli assegni del sostegno al reddito continuano a essere effettuati in ritardo. E questo nonostante i ritocchi al regolamento, l’allineamento con il sistema di Sostegno all’inclusione attiva (Sia) dell’Inps, nonostante sia stata superata da un anno la crisi iniziale dovuta al numero delle domande arrivate in misura doppia rispetto a quelle previste dalla giunta Serracchiani e gli annunci di assunzioni di nuovi assistenti sociali. Anzi, sulla base degli interventi appena citati, tutti questi ritardi risultano ancora più incomprensibili.

L’anno scorso in assestamento di bilancio siamo riusciti a far approvare una norma che avrebbe permesso a migliaia di persone di non dover aspettare anche dodici mesi per rifare una domanda. Questa norma è stata definita “salvagente” dagli stessi assistenti sociali che ricevono le domande dai cittadini ed erogano gli assegni bimestrali. Ebbene da settembre queste persone sono state invitate a compilare i nuovi moduli e a ottobre è stato approvato il nuovo regolamento redatto sulla base delle modifiche apportate alla legge regionale. Senza questo regolamento non era possibile, infatti, erogare i fondi previsti dal “salvagente”. Purtroppo sono già trascorsi quasi sei mesi dallo scorso settembre e i beneficiari non hanno ancora ricevuto gli assegni che spettano loro di diritto.

Infine ci sono giunte – cattive – notizie anche da parte dei beneficiari che possiamo definire “regolari”. Anche questi cittadini stanno lamentando lo stesso disservizio. Come al solito a gennaio e a febbraio non vengono effettuati i pagamenti del sostegno al reddito.

Siamo sicuri che dopo questo nostro intervento partirà di nuovo il triste gioco dello scarica barile: gli assistenti sociali daranno la colpa alla Regione per i ritardati pagamenti e per il poco personale messo a disposizione, la Regione dirà che non è vero e che comunque dal 2016 la colpa è dell’Inps, l’Inps a chi darà la colpa? Dobbiamo solo attendere le prossime ore per scoprirlo.

Intanto migliaia di cittadini sono in costante attesa. Persone che non arrivano nemmeno alla prima settimana del mese, non alla fine. C’è qualcuno in grado di risolvere questo problema una volta per tutte o dobbiamo ripresentare le stesse interrogazioni depositate nel 2016?

DIPENDENTI DELLA DANECO DI SAN GIORGIO SENZA STIPENDIO DA DUE MESI: SERVONO RISPOSTE CONCRETE

“Questa mattina abbiamo partecipato a San Giorgio al sit-in dei lavoratori Daneco. Due ore di assemblea per “protestare” contro i licenziamenti a seguito della chiusura dello stabilimento di Udine e i mancati pagamenti da parte dell’azienda che gestisce l’impianto che si trova nella zona industriale dell’Aussa Corno. Da due mesi i dipendenti non ricevono quanto dovuto dalla società che gestisce l’impianto della Net. Inoltre questi lavoratori si ritrovano nella ricattatoria situazione di non poter indire nemmeno uno sciopero per non esser tacciati di interruzione di pubblico servizio. Chiediamo alla Net, alla Regione e al Comune di Udine di intervenire subito per sbloccare questa situazione”. A chiederlo è il capogruppo del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo.

“La situazione dei lavoratori dell’azienda, peggiora ogni giorno di più, da quando la Net ha deciso di chiudere l’impianto di conferimento rifiuti di Udine per realizzarne uno in project financing per oltre trenta milioni. Gara già chiusa, secondo il sindaco Honsell. Eppure sulla pagina “amministrazione trasparente” del sito della società partecipata non è stato ancora pubblicato nulla a riguardo”.

“Sono trascorsi ormai 20 giorni – ricorda Sergo – da quando il consigliere Parente ha presentato una interrogazione al sindaco Honsell, quasi tre mesi da quando abbiamo informato la Regione e il silenzio calato su questa vicenda da parte delle istituzioni è assordante, oltre che incomprensibile. I lavoratori che gestiscono un servizio utile a tutta la comunità devono meritare il rispetto di conoscere le motivazioni di questi ritardi”.

ABBATTIMENTO DEI LUPI: LA PRESIDENTE SERRACCHIANI SI OPPONGA A QUESTO PIANO DI MORTE

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Nonostante ben 11 regioni italiane, durante la Conferenza Stato-Regioni, abbiano votato contro il piano di abbattimento del lupo, il ministro Galletti tira dritto per la sua strada, noncurante di tutto e di tutti. Il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare sostiene che ogni anno circa 300 lupi vengono uccisi dai bracconieri. Pertanto cosa propone di fare? Invece di rispettare il volere delle regioni, intensificando i controlli per fermare il bracconaggio, decide di “legalizzarlo”, inserendo nel piano la facoltà di uccidere il 5% della popolazione dei lupi.

Nel Friuli Venezia Giulia sappiamo bene cosa significhi “bracconaggio”. Sembra che recentemente tre lupi che popolavano il Pordenonese siano stati uccisi proprio dai bracconieri senza che, ovviamente, la notizia trapelasse. La nostra regione rimane infatti una delle peggiori in Italia su queste tematiche visto che, da quanto abbiamo capito, non vengono ancora attuate le misure di prevenzione così come previste da “Life WolfAlps”, il progetto che implementa e coordina le azioni di conservazione della popolazione alpina di lupo in aree chiave particolarmente importanti per questa specie. Per questo, forse, non hanno mai risposto alla nostra richiesta di accesso agli atti!

Misure di prevenzione che però, in tutti questi anni, sono state finanziate dall’Unione Europea e che sarebbero dovute essere attuate sistematicamente da governo e regioni attraverso anche la tutela degli allevatori e delle zone interessate al ripopolamento.

Questo vuol dire una cosa semplice semplice: il piano lupo del 2002, che prevedeva tutte queste misure di prevenzione, è rimasto sulla carta. E così, dopo anni di indifferenza e noncuranza, oggi viene proposto l’abbattimento come unica soluzione senza prima realizzare il censimento previsto proprio dal piano di 15 anni fa.

Siamo indignati e preoccupati per le soluzioni proposte dal governo Gentiloni. La presidente della Regione Serracchiani deve attivarsi immediatamente, rispettando l’impegno che si era presa solo poche settimane fa. La salvaguardia del lupo deve essere perseguita fino in fondo e portata avanti con determinazione. Basta deroghe e basta con l’inerzia!

CASE PATER DI RONCHI: LA NUOVA AMMINISTRAZIONE SI ATTIVI PER RISOLVERE QUESTO ANNOSO PROBLEMA

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“Quale futuro hanno le case Pater di Ronchi dei Legionari? Quanto tempo dobbiamo ancora attendere per vedere queste abitazioni agibili, pronte per essere consegnate alle famiglie bisognose?”. A chiederselo sono la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo e i consiglieri comunali di Ronchi dei Legionari Lorena Casasola e Denis Deiuri.
“A dicembre la giunta Serracchiani ha approvato una delibera (la n° 2.343) finalizzata all’applicazione del programma delle politiche regionali abitative, con un finanziamento, su proposta dell’Ater Fvg, complessivo di 13,9 milioni di euro. Nello specifico – spiega Dal Zovo – l’Ater di Gorizia ha chiesto 2,5 milioni di euro per la sistemazioni di alloggi a Monfalcone, Gradisca e in “comuni vari”. Questo particolare ci ha subito incuriosito perché non venivano specificati né le tipologie di intervento né i comuni oggetto di queste opere. Quando i dettagli del finanziamento sono diventati pubblici – purtroppo – abbiamo scoperto, con una certa sorpresa, che non sono state chieste risorse per il recupero e la sistemazione delle case Pater di Ronchi che versano in una situazione di degrado inaccettabile. Alle porte della cittadina è facile imbattersi infatti in queste abitazioni murate che – sottolinea la consigliera regionale – dovrebbero essere messe a disposizione dei nuclei familiari bisognosi da tempo in attesa di un alloggio”.

“Già durante la recente campagna elettorale avevamo portato avanti questa battaglia che ci sta molto a cuore: trovare una soluzione sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico per questo rione tipico della nostra cittadina – ricordano Casasola e Deiuri -. È uno scandalo che, ogni volta che un alloggio si svuota, vengano murati gli ingressi e a distanza di anni non ci sia ancora un serio progetto di recupero delle case Pater. Il piano regolatore di Ronchi prevede nuove cementificazioni, nuovi edifici commerciali, nuovi uffici e chi più ne ha più ne metta. Noi rimaniamo dell’idea che quella zona debba essere riconosciuta da tutti per la sua tipicità e per la caratteristica struttura di queste costruzioni. Dobbiamo puntare su un progetto di riqualificazione che valorizzi al massimo l’esistente”.
“I finanziamenti della Regione potevano essere utilizzati per mettere a norma – anche in via temporanea – almeno gli alloggi che si trovano nelle condizioni migliori per riconsegnarli alla cittadinanza. Dobbiamo registrare invece l’ennesima occasione persa – attaccano i tre consiglieri del M5S -. Chiederemo subito un confronto con l’Ater stessa per sapere se, oggi nel 2017, esista un progetto serio di riqualificazione che tenga conto delle richieste e delle proposte fatte da chi quel rione lo vive ogni giorno”.
“Chi ha amministrato Ronchi nel recente passato non ha mai dimostrato la volontà di risolvere concretamente questo problema. Ci auguriamo che chi oggi governa la cittadina, abbia voglia di trovare una soluzione condivisa anche con chi, in quella zona, ci vive ”.

CENTRO COMMERCIALE DI LATISANA: FIDEIUSSIONI NON VALIDE, SALTA LA COSTRUZIONE?

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Giovedì sera il consigliere comunale Loredana Pozzatello e il consigliere regionale Cristian Sergo, accompagnati dall’arch. Renato Marcon di Legambiente, hanno tenuto a Latisana una serata informativa per ripercorrere le tappe della realizzazione del centro commerciale che dovrebbe nascere all’uscita del Casello Autostradale di Latisana.
Il MoVimento 5 Stelle da anni si batte anche in questa Regione per porre un freno al proliferare di centri commerciali, visto che — come rilevato dall’Ires — il Friuli Venezia Giulia detiene già il triste primato italiano di territorio con il maggior numero di metri quadri di suolo destinati alla grande distribuzione organizzata ogni mille abitanti.
Su questo nuovo centro commerciale il M5S ha voluto pero’ scavare in profondità. Grazie a un accesso agli atti Loredana Pozzatello, infatti, ha potuto conoscere anche il nome della società che per conto dei proponenti ha rilasciato le fideiussioni a garanzia delle opere da realizzare previste nell’atto, per complessivi tre milioni ottocento mila euro. Dopo la serata di giovedì il MoVimento 5 Stelle ha così verificato che secondo il regolamento comunale i soggetti che rilasciano gli atti di fideiussione devono, ai sensi di legge, risultare iscritti in appositi elenchi gestiti da entità governative e, in caso di banche, devono esser assoggettate alla vigilanza della Banca d’Italia. In caso di assicurazioni, invece, devono esser autorizzate all’esercizio del ramo 15 “Cauzioni” e iscritte all’Albo Imprese tenuto dall’Ivass, nel caso degli intermediari finanziari devono esser iscritti alla Banca d’Italia.
Questa mattina da una prima verifica effettuata presso l’Ivass (Istituto Vigilanza delle Assicurazioni) e presso la Banca d’Italia non risulta che la società che ha rilasciato questi atti sia iscritta in alcuno degli elenchi sopra richiamati. A questo punto depositeremo un’interrogazione all’amministrazione comunale per sapere se gli atti di fideiussione possano ritenersi a norma di regolamento e se in caso contrario la convenzione stipulata decada o meno.
In attesa che si chiarisca quanto avvenuto lo scorso dicembre a Latisana come MoVimento 5 Stelle riteniamo sia importante sollevare questo caso per far sì che anche altre amministrazioni possano verificare se i numerosi atti che sono coperti da fideiussioni siano tutti stati emessi da società iscritte negli appositi elenchi e nel caso agire di conseguenza a tutela degli interessi dei cittadini.

MINI CIE A GRADISCA: LA GIUNTA SERRACCHIANI SI E’ RIMANGIATA UN’ALTRA VOLTA LA PAROLA DATA AI CITTADINI

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«Chiamateli come volete “Cie”, “Mini Cie”, “Centri permanenti per i rimpatri”, ma siate intellettualmente onesti nei confronti dei cittadini di Gradisca e del loro sindaco Linda Tomasinsig. Il primo febbraio 2017 il Consiglio regionale, ha approvato due mozioni molto importanti – ricorda la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo -. Una del MoVimento 5 Stelle che esprimeva una totale contrarietà all’apertura di nuovi Centri di identificazione ed espulsione sul territorio regionale o alla riapertura/riconversione delle strutture già esistenti. L’altra, presentata invece dalla maggioranza di centrosinistra, impegnava la giunta regionale – tra le altre cose – a intervenire, per evitare la riapertura del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca. Entrambe le mozioni sono state accolte e votate, oltre che dalla maggioranza dell’Aula, anche dai membri della giunta regionale, compresa la presidente Serracchiani. Come se tutto questo non fosse accaduto, a distanza di pochissimi giorni dall’approvazione delle due mozioni, sui quotidiani locali è apparsa la notizia che a Gradisca verrà imposto di ospitare il “Mini Cie” e, per non farsi mancare nulla, anche il Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara)».

«Già due anni fa – sottolinea Dal Zovo – era stata accolta in Consiglio regionale una mozione con la quale la giunta Serracchiani si era impegnata a ribadire con fermezza la contrarietà a una eventuale riapertura dei centri di identificazione ed espulsione, e a garantire il costante coinvolgimento degli enti locali e delle realtà associative con l’obiettivo di organizzare in sinergia un’accoglienza diffusa e inclusiva. Due anni di promesse non mantenute: da una parte la maggioranza ha sostenuto le mozioni, dall’altra ha lavorato per sostenere l’attuazione del piano del governo Gentiloni che persegue obiettivi diametralmente opposti».

«Nei giorni scorsi – interviene il consigliere comunale del M5S di Gradisca Michele Freschi – abbiamo discusso con il sindaco Linda Tomasinsig di queste problematiche, disillusi forse sul ritorno del Cara a dimensioni accettabili ma convinti che il Cie non fosse più un nostro problema ma un lontano quanto doloroso ricordo». Solo pochi giorni fa, in un incontro svoltosi a Udine, il sindaco aveva, infatti, ottenuto rassicurazioni dalla stessa presidente Serracchiani. «In quell’occasione si è parlato della storia di Gradisca, della necessità di valorizzare la città e di superare finalmente il solito binomio penalizzante Cie/Gradisca. Ora questa “tegola” inaspettata. La storia recente ci insegna che i Cie sono causa di scontri che coinvolgono la cittadinanza: ricordiamo quando i fumogeni utilizzati per sedare le rivolte interne al Cie spandevano un odore acre sui locali pubblici e sulle abitazioni private. Rinnovo pertanto l’appoggio alla proposta del collega Verdimonti: il sindaco Tomasinsig deve convocare un Consiglio comunale di fronte al Cara».

«Rimaniamo sconcertati, prima che per il ruolo che ricopriamo all’interno delle istituzioni, come cittadini per la pochissima considerazione che questo esecutivo dimostra nei confronti di chi risiede in questo comune, delle associazioni che da sempre lottano strenuamente per la difesa dei diritti umanitari e, non da ultimo, dello stesso sindaco. Anche per quanto riguarda l’alleggerimento del Cara, ricordiamo all’assessore che nel 2015, il Consiglio regionale aveva votato una mozione che impegnava la giunta regionale a farsi parte attiva affinché la struttura del Cie, ormai chiusa, non venisse utilizzata come Cara. Se oggi c’è la volontà di alleggerire la struttura non è di certo un vanto. I numeri che abbiamo visto fino ad oggi – spiega Freschi – sono frutto di un atto di imperio da parte dell’allora prefetto che in una notte trasferì nella struttura del Cie, in via temporanea, un numero di richiedenti asilo. Da allora i numeri sono sempre aumentati e mai ci sono stati degli spostamenti».

«La presidente e il suo assessore – concludono i due portavoce del M5S – rispettino l’Aula del Consiglio regionale, compreso quanto votato dalla loro maggioranza, e i cittadini di questa regione».

MODIFICHE ALLA LEGGE ELETTORALE FVG: ECCO LE NOSTRE PROPOSTE

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Elezione a consigliere regionale per ogni candidato presidente di una lista o coalizione che superi una determinata soglia di preferenze, solo due mandati per i consiglieri, estensione dei criteri di incompatibilità e ineleggibilità, stop alle candidature in più circoscrizioni e il ballottaggio fra i due candidati più votati alla carica di presidente di Regione. Sono queste le proposte che il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale è pronto a mettere sul tavolo dedicato alla riforma della legge elettorale del Friuli Venezia Giulia.

«L’utopia di un sistema bipolare è morta anche nella nostra regione – spiega la consigliera regionale del M5S Elena Bianchi -. È venuto il momento di prendere atto che i poli sono più di due e di conseguenza è giusto che anche i candidati presidenti delle liste che si piazzino terze o quarte e superino un determinato sbarramento debbano conquistare un seggio in Consiglio regionale. Chiederemo inoltre una maggiore severità per quanto riguarda i criteri per essere eletti. Dobbiamo evitare il ripetersi di casi “Mazzolini” che creano solo confusione nell’opinione pubblica. Per noi un consigliere non può fare mai più di due mandati, inoltre – aggiunge Bianchi – non è accettabile che un politico faccia contemporaneamente il sindaco e il candidato consigliere regionale. Basta con la corsa alla poltrona. Se si viene eletti per fare il primo cittadino, si faccia bene il compito per il quale si è stati votati. E se uno è stufo o stanco di fare il sindaco, prima si dimetta e poi corra pure per una poltrona in Consiglio regionale, ma abbia il coraggio di abbandonare i cittadini che lo hanno scelto, senza paracadute».

«Tra le modifiche alla legge elettorale – annuncia la consigliera pentastellata – vogliamo proporre anche il ballottaggio fra i primi due candidati alla presidenza. Ci pare poco rappresentativo un presidente – come nel caso di Debora Serracchiani – che venga messo nelle condizioni di governare il Friuli Venezia Giulia, nonostante la sua coalizione non sia riuscita a conquistare nemmeno il 40% dei votanti. Con il ballottaggio, invece, avremmo necessariamente un presidente più forte perché finirà per ottenere l’investitura dalla maggioranza di chi andrà a votare al secondo turno».

«Infine una considerazione sulla doppia preferenza di genere, battaglia tanto cara al centrosinistra. Non si tratta di una modifica che riteniamo necessaria. Noi cinque consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle siamo l’esempio pratico dell’inutilità di normare una fattispecie di questo tipo, visto che – conclude Elena Bianchi – i nostri elettori, senza alcun artificio aggiuntivo, hanno eletto in Consiglio regionale tre donne e soli due uomini».

SISMA IN CENTRO ITALIA: 18.700€ VERSATI DAL M5S FVG PER RICOSTRUIRE L’ASILO DI SARNANO

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I consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi, Eleonora Frattolin, Ilaria Dal Zovo, Cristian Sergo e Andrea Ussai hanno versato la cifra di 18.700 euro nel fondo per la ricostruzione dell’asilo di Sarnano attivato dalla Protezione civile del Friuli Venezia Giulia. L’obiettivo di questo progetto è quello di ricostruire l’asilo della piccola località in provincia di Macerata, gravemente danneggiato dall’evento sismico dello scorso ottobre, che ospita 82 bambini.

I 18.700 euro bonificati dai consiglieri regionali del M5S sono le risorse risparmiate dagli stipendi dei portavoce pentastellati nel mese di dicembre 2016.

Il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, fra le tante iniziative di solidarietà messe in piedi in questi mesi, ha scelto il progetto “Sisma centro Italia: il Friuli Venezia Giulia non dimentica” perché la Protezione civile della nostra regione si è sempre distinta per la sua capacità di intervenire rapidamente e con grande professionalità nelle numerose emergenze che hanno colpito l’Italia.

RIMETTIAMO IL COMMERCIO AL CENTRO: GIOVEDÌ INCONTRO INFORMATIVO A LATISANA

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“Rimettiamo il commercio al centro”. È questo il titolo dell’incontro organizzato dal gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale che si terrà giovedì 16 febbraio, alle ore 20, al Centro Polifunzionale di Latisana (via Goldoni 22).

Consumo del suolo, stop ai centri commerciali e impatto di questi sul commercio sono alcuni dei temi che saranno toccati nel corso della serata informativa.

Interverranno il capogruppo del M5S in Consiglio regionale Cristian Sergo, la consigliera del M5S di Latisana Loredana Pozzatello e l’architetto Renato Marcon, presidente di Legambiente Circolo “Fabiano Grizzo” di Pordenone.

Alla serata sono invitati tutti i cittadini che vorranno approfondire la tematica e conoscere il progetto del centro commerciale che dovrebbe sorgere poco distante dal nuovo casello autostradale di Ronchis, ma sono stati invitati anche il sindaco Galizio e i rappresentanti dell’attuale giunta comunale di Latisana.

GIARDINI INQUINATI: SE NON SI CONOSCONO I RESPONSABILI DELL’INQUINAMENTO DOPO LA BONIFICA SAREMO PUNTO E A CAPO

«Zero risposte dalla giunta Serracchiani e dall’Arpa Fvg in merito alle azioni per mitigare l’esposizione dei cittadini alle fonti di inquinamento. Non basta mettere in sicurezza e bonificare i giardini di Trieste se non si conoscono i responsabili dell’inquinamento. Il giorno dopo, infatti, ripartirebbe inesorabilmente il lento avvelenamento delle nostre aree verdi». Andrea Ussai, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, punta il dito contro le amministrazioni della Regione e del Comune che stanno facendo troppo poco per scoprire i veri agenti contaminanti.

«Inoltre – aggiunge la consigliera M5S Eleonora Frattolin -, dopo essersi accorti solo per “sbaglio” che i giardini della città sono pesantemente inquinati, i politici che amministrano la Regione e il Comune non vogliono assolutamente verificare quale sia la situazione nelle altre aree verdi frequentate dalle famiglie triestine».

«Non siamo certo soddisfatti di quanto ascoltato in commissione – sottolinea ancora Ussai -. Avevamo richiesto l’audizione dell’assessore all’Ambiente Vito e dei tecnici dell’Arpa Fvg per avere informazioni precise sulla tipologia di inquinanti rilevati, su quanto incidano rispetto ai valori complessivi e sulle ipotesi formulate dagli esperti rispetto ai processi di trasporto e di deposizione sui terreni degli inquinanti. Inoltre, oltre ad avere notizie precise sul cronoprogramma delle azioni di messa in sicurezza e bonifica dei giardini, volevamo sapere quali azioni la giunta Serracchiani intenda intraprendere, insieme al Comune di Trieste, per ridurre in maniera significativa le principali fonti di inquinamento».

«Le domande che abbiamo posto nel corso dell’audizione sono tutte rimaste in sospeso – sottolinea il consigliere pentastellato -. Per Regione e Comune siamo in presenza di diverse sorgenti inquinanti. Bene, qual è allora il contributo di ciascuna di queste fonti sul totale nei diversi giardini? Quali sono gli agenti maggiormente tossici? Cosa si farà per ridurre l’esposizione a questi inquinanti?” questi i quesiti sollevati da Ussai che si è soffermato anche sulla relazione dell’Arpa e della Provincia, dello scorso novembre, incentrata sulla contaminazione delle aree abitate di Trieste. “Non è chiaro se l’indagine statistica di Arpa rivolta alle analisi dei profili di policlorobifenili (pcb) e di diossine sia stata già completata. Così come – aggiunge il portavoce del M5S – non sappiamo se sia stato dato seguito alla richiesta, avanzata dalla Provincia, di effettuare delle indagini integrative per il riconoscimento del contributo storico della sorgente siderurgica».

«La Provincia aveva evidenziato come, nei terreni di Trieste ci fosse un contributo di furani (“marker” evidenti di emissione siderurgica) del 20-40 per cento, mentre era molto più contenuto nel pm10 atmosferico, ritenendo quindi non trascurabile l’impatto della componente siderurgica, di probabile carattere storico, su tutta la città. Secondo la Provincia – ricorda Ussai – sono infatti evidenti “sia situazioni di inquinamento diffuso (come il giardino Tommasini), che fenomeni di trasporto a distanza delle alterazioni (come per il Sincrotrone), mentre non è escludibile una situazione di maggiore alterazione a Servola, a causa delle sostanze contenute nelle emissioni prodotte dall’impianto siderurgico. Questo sarebbe supportato dalla presenza di un gradiente distale e direzionale».

«Infine dobbiamo sottolineare che la giunta Serracchiani non ha brillato neppure nell’attività di comunicazione su un argomento come questo molto sentito dai cittadini. Azione prevista esplicitamente dal documento 2016 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e ritenuta fondamentale per garantire ai cittadini una informazione corretta e puntuale, per mitigare il rischio e per evitare comportamenti scorretti e una percezione distorta degli eventi da parte dei cittadini. Anche in comunicazione – conclude Ussai – il voto dei cittadini è largamente insufficiente».