martedì, 14 Gennaio 2025
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TARIFFE ATER IN AUMENTO DEL 125%: LA GIUNTA SERRACCHIANI VUOLE FAR PAGARE UN CONTO SALATISSIMO ALLE PERSONE PIÙ SOLE E DEBOLI

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«Come si può definire “congruo” un aumento dell’affitto Ater del 125% a una persona anziana con la pensione minima? Come possiamo accettare che i cittadini attendano con ansia l’arrivo dei bollettini?». Queste domande, poste dai portavoce del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo e Paolo Menis, sono rivolte alla giunta Serracchiani.

«Qualche tempo fa – spiega la consigliera regionale Ilaria Dal Zovo – ci avevano spiegato che gli affitti sarebbero stati più equi per aiutare i più deboli e le persone maggiormente in difficoltà. Oggi invece scopriamo che sono proprio queste persone quelle maggiormente penalizzate dall’applicazione delle nuove tariffe. In commissione l’assessore regionale Santoro aveva assicurato: “tutti pagheranno in modo coerente rispetto alla propria capacità e al proprio alloggio”, ma leggendo le notizie riportate dai media non sembra proprio così! Certo – aggiunge la portavoce del M5S – i nuclei familiari saranno quelli che beneficeranno maggiormente del nuovo computo. Le persone sole e più deboli finiranno, però, per pagare un conto molto salato».

«Non riusciamo veramente a capire come si sia potuti arrivare a questa situazione – afferma il consigliere comunale di Trieste Paolo Menis -. La casa è un diritto e la Regione e il Comune devono mettere in campo tutte le misure per risolvere i problemi dei cittadini. E certamente non ingegnarsi per crearne di nuovi totalmente assurdi».

SUPPLENTI DELLE SCUOLE NON PAGATI: INTERPELLANZA DEL M5S

Interpellanza del MoVimento 5 Stelle Fvg sul caso dei supplenti delle scuole del Friuli Venezia Giulia che non vengono pagati. «Vogliamo sapere se la giunta Serracchiani sia a conoscenza di questa situazione – spiega la consigliera regionale Eleonora Frattolin -. Da mesi i supplenti temporanei della nostra Regione non ricevono lo stipendio o lo ricevono solo parzialmente. Che cosa pensa di fare l’esecutivo regionale nei confronti del Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca per sbloccare questa situazione?».

«Queste persone hanno ricevuto gli stipendi arretrati relativi ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2016, con somme decurtate anche di 800 euro – precisa la portavoce del M5S -. Questo perché questi stipendi, pagati in ritardo, figurano come “arretrati”, una sorta di “straordinario”, dai quali vengono escluse detrazioni e bonus di 80 euro. Ad essere maggiormente danneggiati sono quindi i supplenti temporanei e chi percepisce una retribuzione complessiva annua non superiore a 8 mila euro. Questi docenti, infatti, con il riconoscimento delle detrazioni fiscali, sarebbero stati totalmente esenti dalla tassazione Irpef».

«A complicare il quadro il fatto che i pagamenti non sono gestiti dal Ministero del tesoro ma dal Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca. Vista l’importanza che hanno queste persone per la formazione dei nostri figli – conclude Frattolin – chiediamo alla giunta Serracchiani di intervenire il più rapidamente possibile».

ABBONAMENTI TRENITALIA: IL PRESIDENTE IACOP NON PUÒ FARE FINTA DI NIENTE DAVANTI AI TROPPI SILENZI DELLA GIUNTA SERRACCHIANI

Apprezziamo l’intervento sugli aumenti degli abbonamenti di Trenitalia del presidente Iacop che – forse per la prima volta da quando è stato eletto – si ricorda di essere anche un consigliere regionale. D’altronde i tempi della campagna elettorale si avvicinano per tutti!

Invece di chiedersi in quale Paese vivano gli amministratori di Trenitalia, il presidente del Consiglio regionale dovrebbe domandarsi in quale Paese vivano gli assessori e i dirigenti della sua Regione, soprattutto quelli che si occupano di trasporti.

Franco Iacop non si deve limitare ad annunciare le interrogazioni dei consiglieri in Aula. Deve pretendere, invece, il rispetto dei termini entro i quali la giunta Serracchiani ha l’obbligo di rispondere alle interrogazioni. In questo modo avrebbe potuto conoscere quali azioni siano state messe in atto dalla giunta per scongiurare l’aumento degli abbonamenti e se ciò interesserà anche il Friuli Venezia Giulia.

Questo infatti è quanto abbiamo chiesto con la nostra interrogazione n. 812, depositata l’11 ottobre 2016 e annunciata in Aula il successivo 24 ottobre, ma ancora oggi risulta non evasa come – purtroppo – molte altre.

Una settimana fa abbiamo ribadito i contenuti di questo nostro intervento anche alla presidente Serracchiani. Dopo esser stati i primi a sollevare il caso pubblicamente, Debora Serracchiani si è recata a Roma per incontrare proprio gli amministratori di Trenitalia nell’intento di scongiurare il taglio di due intercity che avrebbero creato forti disagi ai nostri concittadini. Anche in quell’occasione abbiamo ricordato alla presidente il pericolo dei rincari degli abbonamenti.

Al presidente Iacop, per il ruolo istituzionale che riveste, chiediamo infine che venga tutelato il nostro lavoro e la valenza delle nostre interrogazioni. Con questi atti non cerchiamo mai di alimentare sterili polemiche, bensì proponiamo delle soluzioni con un unico obiettivo: risolvere i problemi dei nostri corregionali!

OSPEDALE DI CATTINARA: FREDDO, POCHI POSTI LETTO E CARENZA DI PERSONALE

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La Bora dei scorsi giorni ha messo in evidenza forti criticità in molti reparti dell’ospedale di Cattinara, in paricolare al Pronto Soccorso e in Medicina d’Urgenza. Le rigide condizioni climatiche hanno messo a nudo le carenze del Servizio sanitario sia per quanto riguarda le strutture e la sicurezza dell’ambiente lavorativo sia per quanto concerne l’organizzazione della gestione assistenziale con posti letto disponibili e il personale sanitario in servizio sotto pressione.

A Cattinara è stato registrato un freddo gelido nei corridoi, negli ascensori e in alcuni reparti nonostante il recente intervento di revisione e ristrutturazione di quasi tutti i serramenti dell’ospedale. La situazione è diventata talmente drammatica (con temperature pari a 14 gradi negli ascensori e a 19 nei corridoi di reparto) che è stato apposto del nastro adesivo sugli infissi di molte finestre e alcune lenzuola sono state arrotolate agli angoli delle porte vicine agli ascensori.

Nel reparto di Medicina d’urgenza sono stati costretti a spostare all’interno del reparto tutti i parenti dei pazienti. Era impossibile infatti per queste persone rimanere in attesa fuori dal reparto in prossimità degli ascensori sempre a causa delle temperature troppo basse.

Oltre agli evidenti disagi per gli operatori in servizio, i pazienti e i parenti in visita, la Bora e il freddo hanno provocato anche un incremento nei carichi di lavoro. L’affluenza di malati – già alta in questo periodo dell’anno per il normale aumento delle patologie dell’apparato respiratorio e della riacutizzazione di quelle croniche – è infatti cresciuta a causa delle condizioni climatiche. Il Pronto soccorso si è trovato così a gestire una impennata di accessi all’ospedale. Con tanti pazienti è diventato difficile gestire alcuni casi che sovente possono essere stabilizzati direttamente all’interno del Pronto soccorso. Questa situazione ha comportato uno smistamento di molti pazienti soprattutto in Terapia intensiva, Medicina d’urgenza, Cardiologia e Pneumologia.

Non riuscendo, inoltre, a trovare posti letto liberi nei reparti di Medicina, si è cercato di sopperire a queste carenze richiedendo disponibilità alla Medicina d’urgenza (dove questi ricoveri risultano impropri) e trasformando in stanze improvvisate per la degenza alcune delle aree del Pronto Soccorso, come quella didattica di solito utilizzata per l’organizzazione dei corsi di aggiornamento.

La carenza di posti letto ha portato come diretta conseguenza l’annullamento di alcune operazioni programmate nelle chirurgie e una saturazione di quelli liberi nei reparti molto prima di affrontare il turno notturno. Il rischio, nel caso di urgenze notturne, è quello di trovarsi in difficoltà per la carenza di posti intensivi o semi intensivi. Nei giorni fra il 16 e il 19 gennaio l’afflusso di ricoveri è stato tale che alcuni pazienti, che necessitavano di monitoraggio intensivo, sono rimasti sulle barelle nei corridoi.

È ormai chiaro che i posti letto sono pochi e che basta una emergenza climatica passeggera per mettere in evidenza queste carenze,  che aumenteranno sicuramente in fase di ristrutturazione dell’ospedale e sopratutto se l’assessore Telesca non rivedrà la politica dei tagli. Serve un incremento delle degenze (ospedaliere e nelle strutture intermedie) che dovrebbe andare di pari passo con un incremento del personale sanitario che spesso viene messo a dura a prova per il sovraccarico di lavoro e per i turni serrati. Come cittadino, prima ancora che come politico, non posso fare altro che ringraziare tutti gli operatori e sperare che chi governa questa regione non continui a dire che va tutto bene. La giunta Serracchiani, una volta per tutte, deve ammettere le difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti. La Bora insegna ma la politica regionale – purtroppo – continua a non ascoltare!

CENTINAIA LE DOMANDE SENZA RISPOSTA: NONOSTANTE LA PROPAGANDA LA REGIONE CONTINUA A NON ESSERE UNA “CASA DI VETRO”

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Documenti sull’inquinamento prodotto dalla Ferriera e da altri impianti industriali del Maniaghese e dell’Udinese; atti riguardanti Banca Mediocredito del Friuli Venezia Giulia S.p.A. e Aeroporto Friuli Venezia Giulia Spa (che arriva a pubblicare on-line bandi che per essere consultati hanno bisogno della password); documenti sulla Terza corsia dell’A4, sulle ispezioni del Frie, sulle somme erogate alle case di cura private, sul cronoprogramma di Insiel per la banda larga, sui lavori di dragaggio del canale di accesso al porto di San Giorgio di Nogaro; relazioni dell’Osserva torio dei contratti pubblici della Regione, concernenti gli anni 2014 e 2015, che ancora non sono pubbliche ecc. ecc. ecc. Ecco una breve selezione – assolutamente per difetto – dei tanti segreti che continuano ad essere ben nascosti all’interno di quella “casa di vetro” chiamata comunemente Regione Friuli Venezia Giulia.

L’incompletezza e frammentarietà dei dati pubblicati sul sito della Regione, emerse a seguito della richiesta dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, è infatti solo la punta dell’iceberg. Sono anni che i cittadini e i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle chiedono informazioni sulle attività istituzionali dell’ente e sull’universo di enti e società partecipate, controllate o finanziate dalla Regione, senza ottenere alcuna risposta, o ricevendo riscontri parziali e tardivi o – addirittura – inspiegabili dinieghi.

«Gli esempi si sprecano – sottolineano i portavoce del M5S -. In teoria la legge regionale 7 del 2000 consente a tutti i cittadini un accesso incondizionato agli atti amministrativi della Regione e degli enti ad essa funzionali (Arpa, Ersa, Ardiss, ecc.), mentre la 17 del 2007 riconosce ai consiglieri regionali il diritto di accedere agli atti degli uffici della Regione e degli enti e degli organismi di diritto pubblico dipendenti dalla Regione. Bene, nonostante la legge parli chiaro, da maggio 2014 pendono istanze per conoscere gli esiti delle ispezioni e dei controlli eseguiti dal comitato di gestione del Frie, da febbraio 2015 per conoscere le somme erogate dal Servizio sanitario regionale a diverse case di cura private in regime di convenzione (dati sollecitati ad aprile 2016 ma ancora senza esito) e per sapere il cronoprogramma di Insiel per completare la mitica banda larga almeno nelle zone industriali. Inoltre – aggiungono – da quasi due anni è calato un silenzio preoccupante sui documenti relativi agli inquinamenti della Ferriera di Trieste e di altri siti industriali nel Maniaghese e in Provincia di Udine, così come è impossibile conoscere gli atti che hanno modificato moltissime opere pubbliche della Regione con un notevole aggravio dei costi rispetto a quelli iniziali».

«Poi sulle partecipate, oggetto di specifica segnalazione dell’Anac, dobbiamo segnalare che, nonostante il Ministero abbia emanato nell’ormai lontano febbraio 2014 la circolare esplicativa sulle regole di trasparenza introdotte dal d.lgs. 33/2013, ci siamo visti rispondere da Banca Mediocredito che “pur essendo indubbia la sussistenza del potere di verifica dei componenti del Consiglio regionale, in assenza dell’emanazione di criteri su come esercitare dette verifiche da parte della Regione, le richieste di accesso non possono aver seguito”. Non meno suggestive appaiono le risposte pervenute da Aeroporto Friuli Venezia Giulia Spa, sia sotto la gestione di nomina centrodestra che sotto l’attuale guida di nomina del centrosinistra, secondo cui non è possibile accedere agli atti di gara nemmeno dopo l’aggiudicazione definitiva».

«Particolarmente assurda e indicativa del “modus operandi” della giunta regionale – sottolineano i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle – la nota datata dicembre 2014 a firma dell’assessore Santoro in qualità di soggetto attuatore delle opere affidate al Commissario della Terza corsia dell’A4 (ovvero Debora Serracchiani) che, in merito a una nostra richiesta di accesso agli atti sulla progettazione esecutiva del raccordo Villesse-Gorizia, ha risposto che non poteva accogliere l’istanza in quanto il Commissario straordinario non rientra tra gli organismi di diritto pubblico dipendenti dalla Regione. Peccato ne sia solo la presidente!».

«Forse il giudice Raffaele Cantone, attraverso l’Autorità Nazionale Anticorruzione, riuscirà a rendere maggiormente trasparente l’azione di governo dell’esecutivo regionale. Potrebbe anche innescarsi un effetto virtuoso in grado di coinvolgere anche la maggioranza di governo. E – chissà – potrebbero addirittura arrivare in Aula due proposte di legge presentate dal MoVimento 5 Stelle: la n. 105 in materia di trasparenza, nomine e cumulo di indennità e la n. 121 in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso. Due proposte – concludono i pentastellati – che dal 2015 sono in attesa di essere discusse».

ELEZIONI REGIONALI, ON-LINE LE ADESIONI AI GRUPPI DI LAVORO PER LA STESURA DEL PROGRAMMA DEL MOVIMENTO 5 STELLE FVG

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Parte ufficialmente oggi il lungo percorso che porterà alla stesura del programma del MoVimento 5 Stelle per le elezioni regionali del 2018, documento che guiderà le iniziative politiche del M5S su tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia. Come sempre, qualsiasi cittadino può dare il proprio contributo alla realizzazione del programma, partecipando attivamente ai gruppi di lavoro che andranno ad approfondire i temi trattati dalle sei commissioni del Consiglio regionale.

Per dare l’adesione ai gruppi di lavoro, basta andare sul sito web del gruppo del MoVimento 5 Stelle Fvg in Consiglio regionale,  (e a breve anche sulla pagina Facebook “Movimento 5 Stelle Friuli Venezia Giulia”) e compilare il modulo che si trova a questo link.

La compilazione del modulo serve esclusivamente all’organizzazione delle attività sulla base degli interessi e delle competenze personali. Oltre alla condivisione di idee e documenti attraverso la rete, i gruppi di lavoro organizzeranno costantemente anche incontri sul territorio per consentire la più larga partecipazione possibile alla stesura del programma del MoVimento 5 Stelle Fvg.

POLSTRADA DI TOLMEZZO: LA REGIONE HA SALVATO DUE TRENI, ORA DEVE SALVARE LE NOSTRE STRADE

Con la solita tattica di togliere un pezzo alla volta, prima lo Stato ha lasciato solo 11 persone a lavorare nel reparto della Polizia Stradale di Tolmezzo, anche se l’organico previsto sarebbe di 19, poi sostiene che non è più utile e necessario facendo sì che la Montagna rischi di privarsi di questo servizio in quanto zona di “scarsa valenza strategica”.
Questo avviene quando si prendono le decisioni solo davanti ad un computer senza conoscere il territorio di riferimento, senza valutare non solo i dati ma il contesto in cui insistono certe realtà. Basterebbe pensare al vasto territorio della Provincia di Udine in cui sono intervenuti i poliziotti che lavorano in questo reparto.
A nulla son serviti, finora, gli appelli del sindacato di Polizia, della politica locale, della politica nazionale, né le sterili rassicurazioni della Presidente Serracchiani durante la campagna elettorale per il Referendum, “la Polstrada non smobilita” affermava sicura l’11 novembre 2016. Infatti, passato il Referendum, dopo due giorni, il 6 dicembre si continuava a sostenere che Tolmezzo e la montagna non avessero bisogno di un presidio stradale e, cosa sconcertante, lo si sostiene ancora.
Come MoVimento 5 Stelle rimaniamo fermamente convinti che i servizi ai cittadini e ai territori non si debbano toccare, semmai implementare aumentando gli organici. Il Governo e la Regione confondono il termine “razionalizzazione” con i “tagli alla spesa pubblica”. Non sempre le due cose coincidono. Anzi, ma i veri sprechi non si toccano mai. E il reparto di Polizia Stradale di Tolmezzo è un caso emblematico.
La razionalizzazione dovrebbe prevedere delle valide alternative per evitare che vengano a mancare funzioni importanti come la prevenzione degli incidenti stradali, i controlli sulle imprese che trattano lo smistamento di rifiuti o di quelle che operano nelle attività estrattive, il controllo delle nostre frontiere e il via vai di clandestini che ha interessato la nostra Regione, per ricordarne solo alcune.
Questo territorio pezzo dopo pezzo si vede privato sempre più di imprese, di servizi, con la posta consegnata a giorni alterni, ha già sofferto la perdita del Tribunale, della Procura della Repubblica e, cosa anche paradossale considerato che Tolmezzo sarà la “Città Alpina 2017”, anche degli Alpini della Caserma Cantore. I suoi cittadini si sono visti privare anche dei prestiti sociali affidati alla Cooperativa Carnica, su cui negli anni è venuta a mancare anche la necessaria vigilanza, ma il carcere di massima sicurezza e gli ospiti detenuti con il 41 bis rimangono.
Sentirsi ora definire di “scarsa valenza strategica” è un’offesa che non può essere accettata. Suona ancora più beffardo se si pensa che recentemente è stato “salvato” lo sportello di Equitalia, per quello sì la Serracchiani si è mossa, permettendo ai cittadini colpiti dall’ente di non dover correre in giro per la Regione per far valere quelle che sono le loro ragioni.
Siccome sul piano di razionalizzazione che è stato recentemente diramato dal Ministero degli Interni c’è scritto che i reparti individuati “potrebbero formare oggetto di provvedimento di immediata chiusura” chiediamo che nel Consiglio Regionale di fine mese ci sia la possibilità di discutere una mozione per impegnare la Giunta Regionale a salvaguardare la Polizia Stradale di Tolmezzo. Ci auguriamo che la mozione possa essere firmata e votata all’unanimità da un’Aula che non deve sentirsi “speciale” solo quando comoda, ma lo deve dimostrare con i fatti.

INTERCITY TAGLIATI: SERRACCHIANI RICORDI A TRENITALIA CHE UN ANNO E MEZZO FA LA REGIONE HA ACQUISTATO 8 TRENI NUOVI DI ZECCA E ALTRI 4 SONO IN ARRIVO

“La presidente della Regione dovrebbe incontrare oggi i vertici di Trenitalia per risolvere il problema degli Intercity tagliati di recente. Attenzione, la soluzione non deve esser quella di ripristinare dei treni che erano anche più costosi per i pendolari dei regionali normali, avevano gli stessi tempi di percorrenza e non erano proprio nuovissimi. Di sicuro la soluzione proposta da Trenitalia di sostituirli con dei bus è ridicola e peggiorativa. La presidente deve invece ricordare ai vertici di Trenitalia che, da ormai un anno e mezzo, la Regione ha comprato 12 treni – costati oltre 80 milioni di euro – 8 dei quali già in funzione dal giugno scorso, mentre altri 4 sono ancora in fase di prova”. Cristian Sergo, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, interviene nuovamente sulla difficile situazione in cui versa il sistema di trasporto regionale.
“Non sarebbe il caso di sfruttare questi nuovi treni per potenziare la nostra rete ferroviaria? Come mai molti degli stessi ogni mattina rimangono posteggiati in stazione a Trieste? Non sarebbe meglio che gli Intercity vengano sostituiti con dei treni regionali, senza costi aggiuntivi per la nostra Regione? La presidente Serracchiani ha letto la nostra interrogazione con la quale chiediamo di risolvere anche i problemi che i pendolari sono costretti ad affrontare a causa dei nuovi Frecciarossa? Anche nel Friuli Venezia Giulia scatteranno gli aumenti per gli abbonamenti dei treni ad alta velocità, che nella nostra regione viaggiano alla stessa velocità degli altri?”. Queste alcune delle domande che Sergo rivolge a Debora Serracchiani, il tutto perché alle interrogazioni rivolte dai consiglieri si continua a non dare risposta. Inoltre le commissioni di merito in Consiglio regionale non vengono mai convocate per parlare di queste problematiche, ma si continua a intervenire solo a cose fatte.

NUOVA CENTRALE UNICA 118: UN’ALTRA TOPPA PER UN PROGETTO CHE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI

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“L’Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi (Egas), che nel Friuli Venezia Giulia dovrà gestire la nuova Centrale unica 118, non riuscendo a raggiungere il numero di personale necessario per far funzionare la struttura, ha deciso di farsi assegnare sei Infermieri attingendo dalla graduatoria di un concorso regionale del 2015. Un concorso al quale hanno partecipato anche moltissimi neolaureati privi di qualsiasi esperienza. Riteniamo sia quanto meno sospetto pescare degli infermieri da una graduatoria di un concorso regionale che, tra le destinazioni, assolutamente non prevedeva l’Egas. È legale questo salvagente creato dalla Regione o è soltanto un’altra toppa per un progetto che fa acqua da tutte le parti?”. La denuncia è del consigliere del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai.

“Non è una caso che i concorsi per individuare il personale per la nuova Centrale operativa 118 siano stati disertati dagli infermieri con esperienza sul campo – sottolinea Ussai -. La maggioranza di questi professionisti, che attualmente presta servizio nelle quattro Centrali 118 operative su base provinciale, ha ritenuto, infatti, che non siano state fornite adeguate garanzie sul piano organizzativo e congrui riconoscimenti economici per la complessità di lavoro richiesta e per il rimborso delle spese di viaggio che si sarebbero dovute sostenere con lo spostamento della sede lavorativa. In sostanza a queste persone non sono state assicurate le garanzie minime dal punto di vista economico e organizzativo per partecipare a questo progetto”.

“Inoltre in questo momento sono in atto i corsi di formazione per l’utilizzo dei nuovi sistemi informatici per la gestione delle chiamate di soccorso e delle radio, con programmi che non sono ancora stati testati definitivamente per il loro utilizzo integrato. Sembra che questi sistemi presentino criticità pericolose, segnalate fin dal primo giorno di corso. I problemi non sono stati ancora risolti e il rischio è quello di compromettere la sicurezza nella gestione del soccorso. Questo – aggiunge il consigliere regionale del M5S – non potrà che rendere più complesso il lavoro dell’operatore di Centrale che non è, come molti sono portati a pensare, una mera attività di ricezione delle chiamate. La Centrale operativa 118 non è, infatti, un centralino e gli operatori non sono centralinisti ma professionisti sanitari, in grado non solo di ottenere tutte le informazioni necessarie – anche da quegli utenti che chiamano in notevole stato di agitazione – ma soprattutto, a telefonata conclusa, di gestire al meglio l’intervento di soccorso. Insomma, non proprio un lavoro che si impara in appena due settimane di corso”.

“La Centrale unica 118, nata come un progetto interessante e migliorativo, sembra diventata ogni giorno di più uno spot politico da far partire a tutti i costi. Purtroppo i rischi di questo spot ricadranno sia sugli operatori che accetteranno di partecipare al progetto che sui cittadini della nostra regione. Quali rischi comporteranno queste scelte sia per gli utenti sia per chi si troverà seduto a dover gestire urgenze ed emergenze?” si chiede in chiusura Andrea Ussai che su questo caso nei prossimi giorni presenterà una interrogazione.

TAGLI DEI POSTI LETTO: LO STOP ANNUNCIATO CONFERMA CHE AVEVAMO RAGIONE NEL CRITICARE UNA RIFORMA SANITARIA PALESEMENTE SBAGLIATA

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Durante la discussione sulla Riforma sanitaria, come MoVimento 5 Stelle avevamo evidenziato sia in commissione che in Aula, che il taglio del numero di posti letto fosse eccessivo, soprattutto per l’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste. Su un taglio di 286 posti letto per acuti a livello regionale ben 156 erano i posti letto ordinari che dovevano essere persi da Trieste. Si doveva passare quindi complessivamente da 764 posti letti a 608, nonostante la presenza media presso gli ospedali di Cattinara e Maggiore fosse notevolmente superiore – 675,88 posti letto – dovuta in parte alla presenza della popolazione più anziana della regione.
La giunta Serracchiani puntava a essere la prima regione in Italia a recepire i nuovi standard ospedalieri nazionali. Tra gli obiettivi c’era quello di avere 3 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti anche se, in altri sistemi sanitari – per esempio quello francese, considerato i migliori al modo – troviamo 6,3 posti letto ogni 1000 abitanti e nel sistema tedesco addirittura 8,3 posti letto ogni 1000 abitanti.
Il mantra “meno ospedale e più territorio” non ammetteva sconti. Si è voluto quindi tagliare iniziando dall’ospedale per poi accorgersi che non erano stati previsti posti letto a sufficienza nelle strutture intermedie del territorio e negli ospedali! Non si può dire che non fossero stati avvisati: i nostri emendamenti di buon senso, che prevedevano che il recepimento degli standard fosse subordinato “all’appropriatezza del setting terapeutico e al suo successivo monitoraggio”, infatti sono stati tutti bocciati.
La volontà, manifestata dal direttore generale, di non voler procedere a ulteriore riduzione di posti letto per acuti a Trieste, fermandosi agli attuali 674 posti letto, è sicuramente un atto di responsabilità da parte di Delli Quadri che però non fa altro che confermare le nostre critiche a una riforma sanitaria palesemente sbagliata e poco condivisa. Ci auguriamo che la giunta Serracchiani inizi ad ammettere i propri errori perché solamente così potrà incominciare a porvi rimedio.

INTERROGAZIONE M5S SULLA PUBBLICITA’ DEI PREZZI PRATICATI DAI DISTRIBUTORI DI CARBURANTI

“Recentemente la Guardia di finanza, nella sua azione di verifica del rispetto della normativa vigente in materia di pubblicità dei prezzi da parte dei distributori di carburante, ha scoperto che alcuni gestori del Goriziano esponevano congiuntamente sulla carreggiata sia i prezzi nazionali che regionali, traendo in inganno gli automobilisti non residenti nel Friuli Venezia Giulia sulla convenienza dei prezzi effettivamente praticati. I benefici – è bene sottolinearlo – sono riservati infatti alle “sole persone fisiche residenti nella Regione”. Questo tipo di concorrenza sleale danneggia la maggior parte dei gestori che rispettano la legge. Allo stesso tempo va segnalato chi, attraverso forme di pubblicità ingannevole, danneggia lavoratori e turisti che arrivano da fuori regione. È necessario che la giunta Serracchiani faccia chiarezza su tutta questa materia”. A chiederlo, con una interrogazione, è la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo.
“Vogliamo sapere se e quando l’esecutivo regionale ritenga di procedere con l’emanazione di nuove linee di indirizzo applicativo della normativa regionale in materia. La giunta deve inoltre spiegare – aggiunge Dal Zovo – se sono già state avviate attività di controllo da parte della competente struttura regionale”.
Tutto è partito da una richiesta di chiarimenti da parte di un gestore di Gorizia. In merito all’esposizione dei prezzi praticati dei carburanti visibili dalla carreggiata, il Ministero dello Sviluppo economico (Mise) nel luglio scorso ha precisato “preliminarmente che per prezzo praticato deve intendersi il prezzo nazionale e non quanto effettivamente pagato al consumatore al netto di sconti, abbuoni o contribuzioni. Inoltre alla luce di quanto indicato all’art.2 e all’art. 5 del DM 17 gennaio 2013 (oggetto del quesito) i prezzi da esporre in modo visibile dalla carreggiata siano quelli praticati intesi come sopra e che i prezzi al netto del/dei contributi possano essere esposti all’interno dell’area di rifornimento, secondo le modalità più opportune valutabili anche dalla regione medesima”.
“Ad oggi – sottolinea la consigliera del M5S – sul sito istituzionale della Regione non ci sono ancora le informazioni necessarie riguardanti la corretta esposizione dei prezzi, come indicato anche dal Mise, sia in una circolare del 2013 che nel parere del luglio scorso e nessuna informativa è pervenuta ai gestori degli impianti. Inoltre – conclude Dal Zovo – bisogna dare prontamente comunicazione di eventuali disposizioni applicative impartite dalle autorità statali, anche al fine di prevenire comportamenti irregolari che non solo danneggiano i cittadini ma gli stessi operatori”.

 

SPRECO ALIMENTARE: NUOVA LEGGE DEL M5S

Contributi regionali per le associazioni che, sulla base di progetti triennali, si occupano di recupero alimentare e farmacologico, una piattaforma web per incrociare domanda e offerta di generi alimentari altrimenti destinati allo scarto o alla distruzione, un tavolo di coordinamento regionale, al fine di realizzare una regia unica in tema di gestione delle eccedenze alimentari e farmaceutiche in ambito regionale, istituzione della giornata regionale contro lo spreco alimentare e farmaceutico. Sono questi alcuni dei punti principali della nuova proposta di legge presentata oggi dal gruppo regionale del MoVimento 5 Stelle per ridurre lo spreco alimentare e farmaceutico nel Friuli Venezia Giulia. Un fenomeno ancora oggi in Italia dalle dimensioni impressionanti: dai campi al consumatore finale 5,6 milioni di tonnellate di cibo vengono prodotte in eccedenza e ben 5,1 milioni diventano spreco, per un valore di 12,6 miliardi di euro.

“Partendo dalla legge nazionale 166 del 2016, la sfida è quella di contribuire alla definizione di un sistema organico – anche a livello regionale – di contrasto allo spreco alimentare e farmaceutico, adottando misure e strategie sempre più specifiche ed efficaci – spiega il consigliere regionale del M5S Andrea Ussai -. Appare infatti necessario che anche il legislatore regionale contribuisca ad indicare le azioni da intraprendere, i target da raggiungere e le modalità di monitoraggio nel tempo dei risultati conseguiti, anche con la valutazione ex post delle politiche approvate”.

“La nostra proposta prevede due iniziative utili all’incontro fra domanda ed offerta di generi alimentari altrimenti destinati allo scarto o alla distruzione, quali una piattaforma solidale on-line ed un’operatività in grado di dare continuità al prezioso lavoro che molte associazioni di volontariato stanno già svolgendo, incentivandole a lavorare in rete. Prevediamo inoltre che vengano adottati accordi o protocolli di intesa con il settore della grande distribuzione organizzata alimentare e con quello della ristorazione. La nostra speranza – ha aggiunto il primo firmatario del testo – è che la nostra proposta possa trovare una larga condivisione in Consiglio regionale”.

“Il MoVimento 5 Stelle è molto attivo su questo fronte, in particolare a Trieste – ha sottolineato in conclusione la consigliera circoscrizionale del M5S Eva Balzano -. Stiamo sostenendo le associazioni attive sul territorio e con questa legge vogliamo porre le basi per garantire maggiori incentivi per quella che consideriamo una battaglia per noi fondamentale”.

INTERCITY SOPPRESSI: CHIEDIAMO CHIARIMENTI

Il MoVimento 5 Stelle torna sul caso della soppressione dei due treni Itercity che collegano Venezia a Trieste e viceversa. “Siamo contenti che la nostra segnalazione di ottobre abbia sollevato il caso – spiega il capogruppo in Consiglio regionale Cristian Sergo -. A questo punto ci auguriamo che l’intervento della Regione, che adesso deve essere tempestivo, possa risolvere il problema. Resta comunque lo stupore che l’assessore sia caduta dalle nuvole. A fatica crediamo che Trenitalia prenda queste decisioni senza avvisare nessuno.”

“La cancellazione di due treni da e per Venezia è l’ennesimo impoverimento per Trieste, il capoluogo regionale è sempre più isolato dal resto del paese – aggiunge il capogruppo M5S nel Consiglio comunale di Trieste Paolo Menis -. Non possiamo accettare che la contropartita alla diminuzione di pochi minuti per i treni più veloci che percorrono la tratta venga pagata togliendo corse che servono soprattutto a chi si sposta per recarsi al lavoro. E la sostituzione delle corse con gli autobus non serve a nulla“.

“Gli Intercity rientrano nel cosiddetto “servizio universale” – spiega la deputata del M5S Arianna Spessotto – e non è ammissibile sottrarre servizi essenziali ai cittadini andando addirittura a sostituire i treni a lunga percorrenza con mezzi meno efficienti e più inquinanti, con aumento del traffico su strada! Gli Intercity vengono infatti spesso utilizzati come alternativa alla più costosa alta velocità ma anche come servizio interregionale da tanti pendolari delle città che non sono servite da Frecce e Italo”.

“Il taglio dei due Intercity rientra tra le misure previste nel nuovo Contratto di programma tra RFI e il Ministero dei Trasporti, in discussione alla Camera nelle prossime settimane, e a rischio ci sono altre 13 corse di treni da Nord al Sud del Paese: in qualità di capogruppo del M5S in Commissione Trasporti – preannuncia la parlamentare pentastellata – chiederò che venga mantenuto il servizio assicurato dagli Intercity, senza toccare un servizio che resta essenziale per i cittadini, e che si trovi quanto prima una soluzione che non sia dettata esclusivamente da conti economici, anche attraverso la convocazione di un tavolo di concertazione tra Ministero, vertici nazionali di Trenitalia e le Regioni Veneto e Friuli”.

“L’allarme era stato lanciato già lo scorso ottobre dai nostri consiglieri del Friuli Venezia Giulia con una interrogazione, ma – conclude Spessotto – né il governo, né il “ministro ombra dei Trasporti” Serracchiani hanno mai mosso un dito”.

TRENI SOPPRESSI: GRAVI DISAGI PER I PENDOLARI DELLA BASSA FRIULANA

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“È ufficiale: dal 16 gennaio saranno soppressi due treni Itercity che collegavano Venezia a Trieste e viceversa. Quanto paventato in gennaio e da noi anticipato con un’interrogazione a fine ottobre diventa realtà. Saranno molti i disagi causati dall’arrivo dei Frecciarossa in Regione e di fronte a questi disservizi la giunta Serracchiani continua a tacere”. Il capogruppo del M5S in Consiglio regionale Cristian Sergo commenta così l’ennesima soppressione decisa da Trenitalia.

“Saranno molti i disagi per i passeggeri e i pendolari, soprattutto di quelli in partenza ogni mattina dalle stazioni di Latisana e San Giorgio di Nogaro – ricorda Sergo -. Per raggiungere Trieste in treno e recarsi al lavoro o a scuola per le 8 si vedranno costretti, infatti, ad anticipare la sveglia di almeno 30 minuti o a prendere un mezzo proprio. La soluzione proposta da Trenitalia di usufruire di un autobus “sostitutivo” è per queste persone impraticabile, in quanto la durata del viaggio prevista è di circa 40 minuti in più (traffico permettendo), ma la partenza è stata fissata ben 40 minuti dopo quella del treno soppresso”.

“Questo significa, ad esempio, che tutti i pendolari che da Latisana o da San Giorgio di Nogaro volessero raggiungere il capoluogo con l’autobus “sostitutivo” arriverebbero circa un’ora e un quarto dopo rispetto al treno. Soluzione questa del tutto inutile in quanto pochi minuti prima passa il treno regionale che arriva a Trieste 40 minuti prima. L’unico vantaggio – afferma con un pizzico di ironia il consigliere regionale del M5S – sarà quello di aumentare il traffico su strada, come se non fosse già abbastanza congestionato, nonché l’inquinamento della nostra pianura. Ma non dovevamo ridurre le emissioni di CO2?”.

“Per chi prende ogni giorno il treno una ulteriore prese in giro – aggiunge la consigliera comunale di Latisana Loredana Pozzatello – è rappresentata dal fatto che queste soppressioni sono state fatte senza un preavviso ufficiale. In molti – come fanno sempre – hanno infatti acquistato l’abbonamento mensile per un servizio che usufruiranno solo per 15 giorni. Su queste decisioni la giunta Serracchiani non solo non dice nulla, ma non si degna neppure di rispondere alle interrogazioni dei nostri portavoce M5S in Consiglio regionale. Al contrario accetta i tagli ed esulta per l’arrivo dei Frecciarossa che sono più costosi, meno capienti e per nulla più veloci. L’importante – conclude Pozzatello – è ottenere i titoloni sui giornali. Tanto poi i sacrifici li fanno sempre i cittadini delle zone più periferiche della regione”.

RIFORMA SANITARIA: ALTRO CHE PROGRESSO RISPETTO AL 2013!

Fanno sorridere le dichiarazioni trionfalistiche dell’assessore Telesca sulla qualità della Sanità del Friuli Venezia Giulia che sarebbe – a suo dire – “in progresso rispetto al 2013 nel 58 per cento degli indicatori”. Secondo l’assessore questi dati attestano che la “Riforma del Friuli Venezia Giulia corre su un ottimo binario”. Peccato si tratti di dichiarazioni già in parte confutate dall’indice di performance del sistema sanitario elaborato dell’istituto di ricerca “Demoskopika” che certifica come nel 2016 il sistema sanitario regionale del Friuli-Venezia Giulia abbia perso due posizioni nella classifica nazionale (dal 10° al 12° posto), posizionandosi in un area di mediocrità.

Abbiamo voluto però analizzare gli indicatori più significativi tra gli oltre cento rilevati della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, da cui l’assessore alla Salute ha preso spunto per le sue esternazioni. Facendo un confronto tra gli indicatori del 2014, epoca pre-riforma, e quelli del 2015, anno in cui è entrata in vigore la riforma, e analizzando una sessantina di indicatori suddivisi in 11 classi, la posizione del FVG rispetto alle altre regioni può essere riassunta nel seguente modo:

– per 1/3 degli indicatori la posizione del FVG è rimasta invariata rispetto all’anno precedente (il valore dell’indicatore non è sostanzialmente mutato). In otto casi si è registrato un peggioramento della performance rispetto all’anno precedente ma la posizione del FVG è rimasta invariata (perché sono peggiorate anche le performance delle altre regioni);
– per 1/3 gli indicatori la posizione del FVG è migliorata di poco, con risultati rilevanti solamente nella percentuale di fratture del collo del femore operate entro 2 giorni dall’ammissione (dal 5° al 3° posto), nella riduzione della percentuale parti indotti (dal 12° all’8° posto) e nell’efficacia assistenziale delle patologie croniche (dal 7° al 4° posto). Inoltre, relativamente al percorso di emergenza urgenza, si evidenzia un peggioramento di questi indicatori: percentuale degli accessi al Pronto soccorso con codice giallo entro 30 minuti e con codice verde entro 1 ora;
– infine per 1/3 degli indicatori la posizione del FVG è peggiorata rispetto all’anno precedente. In 4 casi è peggiorata nettamente: il tasso di accessi al Day hospital medico standardizzato per 1000 residenti è passata dalla quinta alla sesta posizione; l’integrazione ospedale territorio passando dalla quinta all’ottava; il percorso oncologico è passato dalla quinta alla nona posizione ma soprattutto il costo pro-capite per assistenza ospedaliera (da 559,44 a 853,48 pro-capite) dal 1° all’8° posto.

Sostanzialmente: la posizione del Friuli Venezia Giulia, relativamente alla performance sanitaria, è rimasta invariata (registrando un lieve miglioramento in alcuni indicatori e un peggioramento in altri) nell’area delle cure domiciliari, capacità di governo della domanda, appropriatezza chirurgica e qualità di processo. La posizione della regione invece è retrocessa nell’area dell’integrazione ospedale-territorio, dell’appropriatezza prescrittiva farmaceutica, del percorso oncologico, del percorso emergenza-urgenza, degli abbandoni da pronto soccorso, del governo della spesa farmaceutica e dei dispositivi e del costo pro-capite per l’assistenza ospedaliera.

Caro assessore alla Salute, “farsi belli” usando gli indicatori della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa del 2015 sostenendo che “la Riforma della Sanità del FVG corra su ottimi binari” non funziona!

Se la qualità del Sistema sanitario regionale, nonostante le numerose criticità, continua ad essere buono non è certamente merito di questa riforma!

Anzi, gli indicatori della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa dimostrano che i primi effetti della riforma sanitaria targata Partito democratico sono stati un aumento del costo pro-capite per assistenza ospedaliera con un netto peggioramento degli indicatori del percorso emergenza-urgenza (come gli abbandoni dal pronto soccorso) e dell’integrazione ospedale-territorio, aree – queste – che dovevano essere il fiore all’occhiello dell’attuale riordino del Servizio sanitario regionale”.

Concludendo, l’assessore Telesca continua nella sua azione propagandistica e usa in maniera del tutto faziosa gli indicatori bersaglio. Un’analisi più approfondita e completa dimostra infatti che la Sanità del Friuli Venezia Giulia non è migliorata, anzi, nelle aree in cui la riforma avrebbe dovuto ottenere i migliori risultati, ha ottenuto un peggioramento significativo. In realtà, nel suo complesso, i risultati della Sanità della nostra regione non sono catastrofici, solo perché può ancora contare su un “capitale” di esperienze e risultati maturati nel periodo pre-riforma.

SERRACCHIANI SU ANDAMENTO ECONOMIA: LA PRESIDENTE DELLA REGIONE VIVE IN UNA REALTÀ PARALLELA

“Affermare, come ha fatto oggi Debora Serracchiani, che i dati Istat confermino “una tendenza positiva per l’economia del Paese”, dimostra ancora una volta che la presidente della Regione stia vivendo in una realtà parallela. Solo due giorni fa tutti i media hanno spiegato, infatti, che l’Italia abbia chiuso il 2016 in deflazione, con un calo su base annuale dei prezzi che non si verificava da ben 57 anni. E la deflazione – su questo punto tutti gli economisti sono pressoché d’accordo – porta un aggravamento del debito, una pericolosa recessione occupazionale e commerciale e una gravissima flessione in tutti i comparti dei beni durevoli e di investimento industriale. Il rischio, insomma, è quello di innescare una spirale pericolosissima che aggraverebbe ancora di più la recessione che già stiamo vivendo, questo perché la deflazione è sintomo di mancanza di fiducia e senso di precarietà nelle persone che devono affrontare non solo le spese di tutti i giorni ma anche quelle di lungo termine”. Il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo commenta così le ultime esternazioni sull’economia italiana della presidente della Regione Serracchiani.
“Purtroppo basta analizzare seriamente i dati che continuamente ci vengono riproposti dagli istituti di ricerca per capire che il nostro Paese e la nostra regione stiano vivendo momenti bui – attacca Sergo -. Prendiamo per esempio l’export: recentemente si è parlato di una crescita del 5,5 per centro nel Friuli Venezia Giulia, salutata come “il miglior risultato del Nordest”. Peccato che, se scorporiamo da questo dato l’apporto della cantieristica navale, nei primi nove mesi del 2016 il valore delle esportazioni sarebbe rimasto sostanzialmente invariato (-0,2%)”.
“Inoltre – aggiunge il consigliere regionale del M5S -tutti i dati sull’occupazione del Friuli Venezia Giulia dimostrano che siamo in una situazione di stallo a dir poco preoccupante. Nell’era nefasta dei voucher, anche nella nostra Regione abbiamo avuto un aumento dell’occupazione nel settore terziario, ma nonostante il boom di turisti il numero di persone occupate nel settore commerciale-turistico e alberghiero è sceso di 200 unità. Infine il trend del numero generale di occupati, nel terzo trimestre 2016, dopo una serie di incrementi, ha registrato il segno meno, tornando a scendere attestandosi a poco più di 499 mila con dati negativi per quanto riguarda i risultati dell’industria (-1.400 posti) e soprattutto dell’edilizia (-3.200)”.
“Per Serracchiani, invece, in Italia e nel Friuli Venezia Giulia l’economia sta andando bene. Affermazioni – conclude Sergo – che purtroppo attestano ancora una volta quanto la presidente sia completamente staccata dalla realtà, portandola a esultare anche per la deflazione o per crescite minimali del Pil a fronte di otto anni di recessione, che non porteranno a nulla di positivo. Questa è la strada voluta dal PD, ma ci sta portando verso il baratro, mentre il resto del Paese ancora aspetta di vedere la luce in fondo al tunnel”.066

PENALI PER I NUOVI TRENI CAF CIVITY: I CONTI NON TORNANO E MANCANO ALL’APPELLO QUASI 3 MILIONI DI EURO

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Oggi abbiamo appreso dalla stampa che le penali emesse contro la Caf per i nuovi treni Caf Civity ammontino a 4,5 milioni di euro. A questo proposito i conti non ci tornano! I 4,5 milioni di euro rappresentano infatti le penali per la consegna dei primi otto elettrotreni Civity, consegnati dopo due anni e mezzo rispetto a quanto pattuito tra le parti.

C’è però un ulteriore mistero, quello relativo alla consegna di altri 4 elettrotreni. Qualche mese fa, con una nota, l’assessore Santoro aveva annunciato che nell’agosto 2016 l’Agenzia regionale per la sicurezza delle ferrovie avesse emesso l’autorizzazione per la messa in servizio per prove degli ultimi quattro nuovi treni ETR 564. E infatti, a seguito di questa autorizzazione, è ancora in corso di definizione la programmazione per le prove in linea tra i soggetti interessati (l’Ente per la certificazione ferroviaria RINA, Trenitalia, CAF e RFI). Quindi non sarebbero ancora stati consegnati alla regione, nonostante i termini di consegna fossero previsti, salvo nuovi accordi tra le parti mai comunicati pubblicamente, per il lontano marzo 2015. Anche in questo caso quindi dovrebbero esser state contestate le penali previste dal contratto.

Non possiamo inoltre tralasciare che il prezzo di acquisto di questi 4 nuovi treni sia di 27.542.000 euro. L’ammontare della penale è però la stessa dei primi 8 treni, quindi 5 mila euro per ogni giorno di ritardo e fino ad un massimo del 10 per cento del valore dell’appalto. Ammesso pertanto che per raggiungere il limite massimo di penale si dovesse attendere il giorno di Natale 2016, riteniamo che la Regione si sia già mossa per contestare anche ulteriori 2,7 milioni di euro di penale.

Pertanto, con le sue dichiarazioni di oggi ai media l’assessore Santoro ci sta forse raccontando che i termini di consegna sono stati rispettati? Questa sarebbe una bellissima notizia per i nostri pendolari e per i nostri turisti, ma allora perché non è stata annunciata l’entrata in servizio dei nuovi treni. Oppure si è semplicemente dimenticata di aggiungere questa cifra alle penali da contestare nella sua recente intervista alla stampa locale? Se i pendolari son pronti all’esposto alla Corte dei Conti, sarebbe bene che tengano in mente che i milioni in questione non sono solo 4,5 ma 7,2.

Su questa vicenda ci siamo già occupati nell’ottobre del 2014 quando, con una interrogazione, avevamo chiesto alla giunta Serracchiani se la vera causa di tutti questi ritardi fosse da ricercare anche nella volontà dell’amministrazione regionale di non affidarsi più al personale di Trenitalia per la procedura di consegna e di omologazione dei treni. Ovviamente non abbiamo mai ottenuto risposta.

INFLUENZA AVIARIA: URGENTE INTERVENIRE PER ARGINARE LA PROLIFERAZIONE DEL VIRUS

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A seguito dell’individuazione di uno dei ceppi virali responsabili dell’influenza aviaria in un esemplare di avifauna selvatica rinvenuto nella laguna di Grado, la Regione Veneto ha attivato subito tutte le misure operative previste dal protocollo comunitario e nazionale in materia.

Ha pertanto sospeso tutte le deroghe concernenti alcune attività venatorie che possano aumentare i rischi legati alla diffusione dell’influenza nel territorio regionale. L’obiettivo delle misure preventive è evitare il contagio su larga scala che si è verificato negli anni scorsi.

In seguito al rinvenimento dell’esemplare nella nostra laguna, lo scorso 30 dicembre sono state emanate misure straordinarie di controllo da parte del Ministero. La deroga al divieto di uso di richiami vivi nell’attività venatoria nazionale è stata sospesa immediatamente, quindi non potranno essere sfruttati i richiami che fanno parte degli ordini degli anseriformi e caradriformi durante la caccia.

E la Regione Friuli Venezia Giulia cosa fa? Il caso è successo nella nostra laguna, ma fino ad oggi, non abbiamo letto provvedimenti presi in merito per arginare la propagazione del virus. Riteniamo questa mancanza, molto strana, perché ci saremmo aspettati che i primi provvedimenti fossero partiti proprio dal Friuli Venezia Giulia. Invece, come sempre, dobbiamo attendere che altre regioni si muovano prima e poi noi “copiamo”.

Chiediamo pertanto alla giunta Serracchiani di emanare urgentemente tutti i provvedimenti necessari per arginare la proliferazione del virus e di mettere in atto ogni altra misura possibile.

Gli stessi cacciatori, di fronte a un problema di questo tipo, devono essere informati e hanno il dovere di intervenire per evitare il dilagare di un problema che può potrebbe causare danni: ognuno faccia la sua parte per il bene di tutti.

CENTRI COMMERCIALI: QUESTO SISTEMA UTILIZZATO SULL’INTERO TERRITORIO NAZIONALE DEVE FINIRE PER TUTELARE UNA VOLTA PER TUTTE I PICCOLI IMPRENDITORI E I LORO DIPENDENTI

Una indagine della Guardia di Finanza e della Procura di Gorizia mette in forte dubbio la validità degli affitti di ramo d’azienda imposti dai centri commerciali ai piccoli negozi. Tutto parte da un caso specifico, che riguarda il Tiare di Villesse, ma questo sistema è diffuso sull’intero territorio regionale e nazionale e coinvolge molti imprenditori e i loro dipendenti.
Di questa situazione nei prossimi giorni sarà informato anche il Parlamento e l’esecutivo nazionale. Il deputato del MoVimento 5 Stelle Claudio Cominardi si è detto, infatti, disponibile a portare all’attenzione del governo Gentiloni i risultati di questa indagine che potrebbe avere ricadute importanti sull’intero territorio regionale e italiano.
“Non lasciano spazio all’immaginazione le conclusioni cui sono giunti la Procura di Gorizia e il Nucleo di Polizia Tributaria di Gorizia, a seguito di un esposto presentato alla Guardia di Finanza da Barbara Nadale, una delle tante imprenditrici che ha ceduto nel 2012 alle sirene dei centri commerciali, aprendo un negozio all’interno del Tiare Shopping Centre di Villesse – spiega il capogruppo del M5S in Consiglio regionale Cristian Sergo -. Dopo l’apertura, da subito sono sorti alcuni problemi. La commerciante è già stata protagonista, infatti, di una protesta legata alle perdite degli impianti fognari che di fatto sporcavano la merce e il negozio. Ma come sappiamo il Tiare è tristemente famoso anche per i mancati pagamenti alle ditte esecutrici”.
“Il sogno di una giovane imprenditrice friulana si è dimostrato fin da subito un incubo – aggiunge Sergo -. Va ricordato che a Barbara Nadale è stato consegnato un locale grezzo, nemmeno rifinito dal punto di vista dell’impiantistica e senza le vetrine. Tutte spese che sono state affrontate con investimenti personali di centinaia di migliaia di euro. Dopo le problematiche sorte, che si sono ripresentate anche nel corso del 2015, la commerciante ha prima cercato un concordato con la proprietà, poi si è vista costretta a non pagare più i canoni di affitto previsti dal contratto e per questo le è stato intimato di lasciare il locale, prendersi l’arredamento del negozio, ma di non toccare tutte le migliorie apportate agli impianti e alla struttura, comprese le vetrine”.
“Barbara Nadale ha quindi presentato un esposto alla Guardia di Finanza finalizzato a difendere le proprie ragioni. A seguito di accurate indagini – rivela il consigliere pentastellato – gli inquirenti hanno potuto accertare che sarebbe stato più opportuno stipulare un contratto di locazione commerciale, molto più favorevole per i commercianti che per i proprietari, anche perché dalle risultanze è emerso che non vi era alcuna attività avviata che potesse essere ceduta come ramo d’azienda (volturata). La Villesse Shopping Centre risulta, infatti, in possesso dell’autorizzazione a svolgere attività commerciale presso i locali del Tiare Shopping ma non avrebbe mai segnalato l’inizio di una sua attività commerciale al Comune di Villesse, sebbene nell’atto notarile stipulato con Barbara Nadale si dichiarasse in possesso di una Segnalazione certificata di inizio attività (Scia). Come sia possibile che un’attività mai avviata sia stata affittata e volturata con una Scia presentata dalla Nadale Fashion al Comune di Villesse rimane un mistero – afferma il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle -. Un mistero che necessita di essere svelato una volta per tutte dalle autorità competenti. Per ora sulla natura di questo contratto si è espressa in maniera inequivocabile la Polizia tributaria di Gorizia attestandone la falsa qualificazione giuridica”.
“È bene fare chiarezza su questi rapporti commerciali perché sono coinvolti anche molti dipendenti, ovviamente di tutti i centri commerciali che presentano situazioni analoghe. La firma di questi contratti definiti “capestro” dallo stessa Procura di Gorizia con contenuti estremamente “pesanti” inseriti dalla parte dominante – ovvero dalla proprietà – comporta l’accettazione di clausole vessatorie che già in altre parti d’Italia sono state contestate e su cui ci sono indagini e processi in corso. Una di queste clausole riguarda i lavoratori dipendenti dei negozi che, una volta cessato il contratto, invece di esser assorbiti dalla proprietà (in continuità con l’attività commerciale asseritamente volturata) vengono spesso licenziati – conclude Sergo – con tutte le conseguenze che questo comporta per centinaia di famiglie e anche per le casse pubbliche in termini di ammortizzatori sociali”.

POLO INTERMODALE DI RONCHI: L’ENNESIMA OPERA CHE PARTE SENZA UN’IDEA CHIARA DI QUEL CHE CI RISERVA IL FUTURO

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“Abbiamo appreso dai media che a inizio anno cominceranno i lavori per il Polo intermodale di Ronchi dei Legionari, opera che continuiamo a ritenere non necessaria e che cementificherà e impermeabilizzerà il nostro territorio” dichiara la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo.

“Abbiamo anche letto le dichiarazioni del presidente Marano sul futuro dello scalo regionale – aggiungono i consiglieri comunali del M5S di Ronchi Lorena Casasola e Denis Deiuri -. E siamo rimasti basiti davanti alle sue parole, non per quanto affermato dal presidente – lui il suo compito lo sta svolgendo – ma per il fatto che si spendano tutte queste risorse senza sapere se ci sarà poi un acquirente disposto ad acquisire la società”.

“Avremmo delle domande da porre alla presidente della Regione Serracchiani e agli amministratori locali di quei territori: come si possono spendere 18 milioni di soldi pubblici senza sapere se li avremo spesi per qualcosa, con la sola speranza che le cose vadano bene? Come si può imporre quest’opera senza che si abbia la certezza che verrà utilizzata e che le rotte dello scalo aumenteranno? Come si possono spendere 60 milioni di euro di investimenti tra Polo e piano industriale, a fronte dei circa 600 spesi da Save? Non era meglio trovare preventivamente un accordo con i partner vicini o lontani e decidere assieme a loro, quali siano gli investimenti da fare?” domandano i consiglieri del MoVimento 5 Stelle.

“Senza Polo – dicono – non possiamo avere le rotte. Senza rotte non aumentiamo il numero di passeggeri e senza passeggeri non abbiamo collegamenti ferroviari o su gomma, per altri lidi… è un cane che si morde la coda e a pagare sono sempre i cittadini del Friuli Venezia Giulia – sottolineano Casasola e Deiuri -. Sarebbe stato decisamente meglio avere un’idea precisa sul futuro di quest’area e soprattutto conoscere quali saranno gli utilizzi che potrebbe avere lo scalo. A meno che – come sempre – non sia già tutto pianificato nelle segrete stanze e che, ultimato il Polo, non arrivi il nuovo acquirente che troverà già tutto pronto”.

“Alta velocità, Alta capacità, Polo intermodale, Terza corsia e chi più ne ha, più ne metta! Se questo è il futuro che voi, immaginate per quest’area del Friuli Venezia Giulia, noi non ci stiamo. Le cose si fanno con la testa e con un’idea di futuro, non solo per non perdere i fondi europei. Siamo proprio curiosi di vedere – conclude Dal Zovo – se questa, sarà l’ennesima cattedrale nel deserto. L’ennesimo investimento spot non collegato ad una idea di sviluppo e di pianificazione”.