lunedì, 13 Gennaio 2025
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LICENZIAMENTO 9 DIPENDENTI DELLA DANECO: LA GIUNTA SERRACCHIANI RIMANE A GUARDARE

“Lasciare a casa 9 dipendenti della Daneco Impianti Spa è una scelta “politica” dell’azienda o si tratta di una decisione tecnica? Come sempre la giunta Serracchiani non risponde nel merito e prende tempo, quando altre 9 famiglie della nostra regione si apprestano a trascorrere un brutto Natale”. È amaro il commento del consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo che oggi ha sollevato questo caso nel corso del “Question time”.

“Che la Regione si fosse fatta carico di verificare la percorribilità delle richieste avanzate dai sindacati lo sapevamo già dai verbali degli incontri che si sono tenuti nelle scorse settimane. Purtroppo – aggiunge Sergo – oggi abbiamo dovuto constatare che non si è ancora concretizzata né la possibilità che Net Spa acquisisca il ramo d’azienda che concerne lo smaltimento nel sito di via Gonars, né che i 9 dipendenti della Daneco vengano riassunti dalla società che gestisce la raccolta differenziata e il trattamento dei rifiuti a Udine e in oltre 80 comuni in Friuli, ma la cosa sconcertante è che non ci è stato detto, dopo due mesi, se ciò sia possibile o meno”.

“Ricordiamo che Net Spa, il cui socio di maggioranza è il Comune di Udine guidato dal sindaco Honsell, da una parte dice di non poter assumere queste persone, dall’altra si è dimostrata disponibile a valutarne i curricula. A che pro se l’intento non era quello di prendere in giro questi cittadini? – si chiede il consigliere del M5S -. Sulla possibilità di Net acquisire il ramo d’azienda di Daneco, che avrebbe permesso di salvare questi posti di lavoro, oggi l’esecutivo regionale non ha detto una parola. Inoltre al momento non si sa ancora nulla su chi abbia partecipato e vinto l’appalto da 30 milioni di euro per il nuovo impianto previsto in via Gonars a Udine. Il vincitore – aggiunge Sergo – sarebbe potuto intervenire anche in questa vertenza viste le cifre in campo e la necessità di dover assumere nuovo personale per l’impianto in costruzione, prendendo in considerazione anche gli aspetti economici che sicuramente sono alla base dell’asta prevista per l’appalto e le previste economie derivanti dalla “Gara” ”.

“Il segretario della Fiadel Nord Est Maurizio Contavalli non ha esitato a definire tutta questa procedura una vergogna. All’esito di quanto “non detto” in Aula questa mattina non possiamo che condividere questa valutazione. Sulla base di quanto recentemente riferito anche dalla società Daneco, poco o nulla è stato fatto. Dopo aver aperto una procedura di licenziamento collettivo per i 9 lavoratori coinvolti, nelle scorse ore la Daneco ha fatto sapere di ritenere la procedura un licenziamento individuale plurimo, che toglierebbe quindi ai lavoratori anche il diritto alla mobilità”.

“Anche su questo aspetto l’amministrazione regionale ha taciuto, limitandosi a dire che prosegue il monitoraggio sull’intera vicenda. Noi come al solito proseguiremo a mantenere alta l’attenzione. Vogliamo capire come pensano di risolvere questo pasticcio sia l’amministrazione regionale che il sindaco Honsell, visto che il Comune di Udine è il socio di maggioranza di Net Spa la cui idea di realizzare un nuovo impianto in project financing – concludono i consiglieri del M5S Cristian Sergo e Fleris Parente – ha creato questa situazione a dir poco incresciosa”.

Licenziamento 9 dipendenti della Daneco, Sergo (M5S): “La giunta Serracchiani rimane a guardare”

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“Lasciare a casa 9 dipendenti della Daneco Impianti Spa è una scelta “politica” dell’azienda o si tratta di una decisione tecnica? Come sempre la giunta Serracchiani non risponde nel merito e prende tempo, quando altre 9 famiglie della nostra regione si apprestano a trascorrere un brutto Natale”. È amaro il commento del consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo che oggi ha sollevato questo caso nel corso del “Question time”.
 
“Che la Regione si fosse fatta carico di verificare la percorribilità delle richieste avanzate dai sindacati lo sapevamo già dai verbali degli incontri che si sono tenuti nelle scorse settimane. Purtroppo – aggiunge Sergo – oggi abbiamo dovuto constatare che non si è ancora concretizzata né la possibilità che Net Spa acquisisca il ramo d’azienda che concerne lo smaltimento nel sito di via Gonars, né che i 9 dipendenti della Daneco vengano riassunti dalla società che gestisce la raccolta differenziata e il trattamento dei rifiuti a Udine e in oltre 80 comuni in Friuli, ma la cosa sconcertante è che non ci è stato detto, dopo due mesi, se ciò sia possibile o meno”.
 
“Ricordiamo che Net Spa, il cui socio di maggioranza è il Comune di Udine guidato dal sindaco Honsell, da una parte dice di non poter assumere queste persone, dall’altra si è dimostrata disponibile a valutarne i curricula. A che pro se l’intento non era quello di prendere in giro questi cittadini? – si chiede il consigliere del M5S -. Sulla possibilità di Net acquisire il ramo d’azienda di Daneco, che avrebbe permesso di salvare questi posti di lavoro, oggi l’esecutivo regionale non ha detto una parola. Inoltre al momento non si sa ancora nulla su chi abbia partecipato e vinto l’appalto da 30 milioni di euro per il nuovo impianto previsto in via Gonars a Udine. Il vincitore – aggiunge Sergo – sarebbe potuto intervenire anche in questa vertenza viste le cifre in campo e la necessità di dover assumere nuovo personale per l’impianto in costruzione, prendendo in considerazione anche gli aspetti economici che sicuramente sono alla base dell’asta prevista per l’appalto e le previste economie derivanti dalla “Gara” ”.
 
“Il segretario della Fiadel Nord Est Maurizio Contavalli non ha esitato a definire tutta questa procedura una vergogna. All’esito di quanto “non detto” in Aula questa mattina non possiamo che condividere questa valutazione. Sulla base di quanto recentemente riferito anche dalla società Daneco, poco o nulla è stato fatto. Dopo aver aperto una procedura di licenziamento collettivo per i 9 lavoratori coinvolti, nelle scorse ore la Daneco ha fatto sapere di ritenere la procedura un licenziamento individuale plurimo, che toglierebbe quindi ai lavoratori anche il diritto alla mobilità”.
 
“Anche su questo aspetto l’amministrazione regionale ha taciuto, limitandosi a dire che prosegue il monitoraggio sull’intera vicenda. Noi come al solito proseguiremo a mantenere alta l’attenzione. Vogliamo capire come pensano di risolvere questo pasticcio sia l’amministrazione regionale che il sindaco Honsell, visto che il Comune di Udine è il socio di maggioranza di Net Spa la cui idea di realizzare un nuovo impianto in project financing – concludono i consiglieri del M5S Cristian Sergo e Fleris Parente – ha creato questa situazione a dir poco incresciosa”.
 
 
In allegato una vignetta realizzata dai lavoratori licenziati.

ELETTRODOTTO UDINE OVEST-REDIPUGLIA: L’ENNESIMA PRESA IN GIRO, LE COMPENSAZIONI AMBIENTALI SONO LE STESSE DEL 2013

Nemmeno un euro in più viene riconosciuto ai territori, come se il parere negativo del Mibact non ci fosse mai stato. Oggi la Regione ha deliberato le somme che saranno messe a disposizione dei Comuni, anche quelli “ribelli” che non si sono mai piegati di fronte all’atto d’imperio di Terna. Una decisione beffarda, arrogante, assurda. L’ennesima presa in giro verso un territorio martoriato, soprattutto dopo che le ragioni di chi protestava sono state riconosciute come valide dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali lo scorso giugno. Un’opera che secondo il Ministro Franceschini “inciderà in modo drammatico nell’ambiente naturale in cui è particolarmente pregevole la visione del contrasto tra le Alpi Giulie sullo sfondo e della pianura coltivata e del tessuto insediativo rurale, anch’esso di pregio”.

I soldi sono gli stessi che erano stati previsti dalla precedente Convenzione quadro tra l’amministrazione regionale e Terna Rete Italia SpA stipulata nell’ottobre 2013, per gli interventi di compensazione e riequilibro ambientale. Bene, pochi giorni prima di quella stipula avevamo richiesto alla giunta Serracchiani di fermarsi e richiedere a Terna l’interramento dell’opera così come promesso in campagna elettorale. L’esecutivo regionale non ci diede ascolto. Fortunatamente a pensarci è stato nel luglio 2015 il Consiglio di Stato che ha accolto i ricorsi dei comuni e dei cittadini proprietari dei terreni attraversati dall’elettrodotto.

Anche nel 2016 la giunta Serracchiani non ha voluto ascoltare le nostre istanze, né quelle degli amministratori e dei cittadini e ci troviamo di fronte ad un’altra serie di ricorsi. Adesso ritornano le stesse compensazioni di allora, nonostante la certificazione che il paesaggio e i beni culturali della nostra Regione, non ultimo il Monumento Nazionale di Palmanova subiranno una ferita profonda. Non saranno certo poche migliaia di euro a sanarla.

AGRICOLTURA: ACCOLTA ISTANZA DEL M5S

“Siamo contenti che l’assessore Shaurli condivida l’obiettivo della nostra proposta di legge istituire la “Banca della terra”. Si vuole dare vita a un progetto finalizzato a riportare a fini agricoli alcune terre demaniali e pubbliche della Regione. Un primo passo che trova tutto il nostro appoggio”. Non nasconde la sua soddisfazione il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Cristian Sergo dopo la decisione della giunta Serracchiani di allocare nuove risorse in difesa del nostro territorio.

“Come avevamo sottolineato nella nostra proposta di legge depositata a Settembre la Banca della terra è uno strumento molto semplice che può avere enormi effetti indiretti e a lungo termine su diversi aspetti della pianificazione del territorio – spiega Sergo -. Recuperare i terreni incolti significa riappropriarsi, infatti, di terre abbandonate da tempo e considerate marginali. Significa quindi riportare imprese e famiglie in zone a forte calo demografico, creando quindi piccoli circuiti economici. L’obiettivo è quello di incentivare la nascita di aziende agricole e zootecniche perché si insedino e fungano da presidio permanente a salvaguardia dei territori, per la prevenzione del dilavamento e l’erosione del suolo fertile, nonché il rischio di incendi”.

“Crediamo però che sia necessario realizzare un inventario completo e aggiornato dei terreni incolti sia di proprietà pubblica che di quella privata. Questo inventario – afferma il consigliere del M5S – dovrebbe poi essere reso pubblico per consentire ai privati interessati di redigere un piano di uso del terreno, per la sua coltivazione o il suo sfruttamento a pascolo. Un piano da consegnare poi alla Direzione regionale competente in agricoltura che, valutati i piani, potrebbe quindi assegnare i terreni”.

“Il recupero produttivo delle terre incolte è un tema estremamente rilevante per la nostra Regione. È stato recentemente stimato dall’amministrazione regionale che a fronte di 30mila campi coltivati sul nostro territorio ne esistono almeno altri 100mila abbandonati o incolti, situati in particolare nelle aree montane e in quelle considerate economicamente marginali. Queste aree, storicamente caratterizzate da una estrema frammentazione della proprietà, hanno subito fortissimi episodi di spopolamento e continuano ad essere soggette a fenomeni di invecchiamento della popolazione e di abbandono dei terreni agricoli. Le aree non coltivate sono sottoposte a un rapido processo di rimboschimento e spesso dipendono da sussidi pubblici per rimanere a prato e a pascolo. Questo fenomeno di rimboschimento – conclude Sergo – non può essere visto come una positiva “rinaturalizzazione”. Si tratta infatti di un indicatore di abbandono del territorio e di allontanamento delle comunità locali dall’ambiente naturale”.

COSTI DELLA POLITICA: CHIEDIAMO CHE VENGA TAGLIATO LO STIPENDIO DEI CONSIGLIERI REGIONALI

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Sono intanto 808.969,34 gli euro risparmiati dai cinque consiglieri pentastellati per sostenere le piccole medie imprese. Domenica a Gorizia in programma l’ottavo “Restitution Day”

«Gli stipendi dei consiglieri regionali devono essere adeguati a quello del sindaco di Trieste, capoluogo di Regione, pari cioè a 5.052 euro al mese, al netto di aumenti derivanti da ulteriori indennità. È venuto il momento di ridurre lo stipendio di chi siede in Consiglio regionale, come chiesto con forza dal Partito democratico, a livello sia nazionale che regionale, prima del referendum. Questa classe politica, che a parole difende la credibilità delle istituzioni, dimostri un briciolo di coerenza almeno nel rispetto di quel 40 per cento di elettori italiani che il 4 dicembre scorso ha votato per tagliare le indennità agli eletti in Regione». Questa richiesta arriva per l’ennesima volta dai consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi, Eleonora Frattolin, Ilaria Dal Zovo, Cristian Sergo e Andrea Ussai che, per raggiungere questo risultato, nei giorni scorsi hanno depositato un emendamento all’articolo 10 del Ddl 167 “Legge collegata alla manovra di bilancio 2017 – 2019”.

«Chiediamo quindi di passare da 6.300 euro mensili lordi ai 5.052 mensili lordi – spiega Andrea Ussai, primo firmatario dell’emendamento -. Fino a pochi giorni fa, battendosi per il Sì al referendum costituzionale, il Pd promuoveva con convinzione sui quotidiani, in tv e sui social network la necessità – improrogabile – di contenere i costi di funzionamento delle istituzioni. Tra le misure da approvare con urgenza c’era anche il taglio delle indennità dei consiglieri regionali. Bene, oggi hanno l’occasione, almeno nel Friuli Venezia Giulia, di rispettare il volere di chi ha votato a favore di questa riforma».

«Ogni euro risparmiato potrà essere utilizzato per aiutare i cittadini e le piccole medie imprese in forte difficoltà per la crisi economica. Sono tre anni e mezzo – ricorda Sergo – che invitiamo i nostri “colleghi” a ridursi lo stipendio così come facciamo noi senza bisogno di una legge. Finora siamo stati del tutto ignorati dai politici di professione. Anzi, siamo stati regolarmente bacchettati per queste nostre proposte che sono state sempre bocciate perché – secondo gli esponenti di centrosinistra e di centrodestra – quello dei consiglieri è un lavoro importante che deve avere il “giusto” riconoscimento economico. Quando invece a sostenerlo era l’attuale sottosegretario al Governo Maria Elena Boschi, nessuno aveva da obiettare. Per fortuna i cittadini del Friuli Venezia Giulia continuano ad apprezzare questa nostra battaglia politica di “buon senso”. E ad oggi – precisa il consigliere del M5S – abbiamo già risparmiato più di 800 mila euro».

È infatti di 808.969,34 euro l’importo esatto che i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle hanno restituito, complessivamente, ai cittadini e alle imprese del Friuli Venezia Giulia dal giorno in cui sono stati eletti nell’aprile 2013. Parliamo di una quota rilevante, che si aggira attorno al 65%, delle indennità ricevute mese per mese, versata nel “Fondo per lo sviluppo” della Regione Fvg.

Negli ultimi giorni i cinque consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle hanno bonificato, infatti, altri 73.993,29 euro. Sono risorse risparmiate dagli stipendi dei portavoce regionali del M5S nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto 2016, destinate a sostenere le piccole e medie imprese del Friuli Venezia Giulia.

L’ottavo assegno (simbolico) sarà consegnato ai cittadini domenica 18 dicembre nel corso di un incontro pubblico che si terrà, dalle ore 16, nella sala Dora Bassi di Gorizia (via Garibaldi, 7).

PANONTIN INDAGATO PER PECULATO: QUESTA CLASSE POLITICA HA DEFINITIVAMENTE PERSO IL CONTATTO CON LA REALTÀ

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«C’è chi gira in lungo in largo il territorio scorrazzato da un auto blu e chi usa i treni regionali o il proprio scooter. C’è chi ogni mese si taglia lo stipendio per sostenere le piccole medie imprese in difficoltà economica e chi invece accumula cariche su cariche. C’è chi si dimette quando gli arriva un avviso di garanzia e c’è chi fa finta di niente, convinto di fare bene operando “in continuità col sistema”. Della serie: “tanto così fan tutti!” di craxiana memoria. I cittadini italiani, pochi giorni fa, hanno bocciato sonoramente questo modo di fare politica, perfettamente rappresentato dalla presidente Serracchiani e dalla sua giunta. Questa classe politica non ha capito quanto accaduto domenica 4 dicembre. Il modo in cui sta gestendo il “caso Panontin” dimostra che, con una incredibile ottusità, sta perseverando nel non voler capire». Il gruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale commenta così le ultime notizie riguardanti l’assessore regionale Panontin, finito sotto inchiesta per peculato.

«A suo tempo apprezzammo molto il comportamento tenuto dall’assessore Torrenti che quando venne raggiunto da un avviso di garanzia rassegnò le dimissioni. Un atto non dovuto – concludono i consiglieri del M5S -, ma in linea con le affermazioni della presidente Serracchiani in campagna elettorale».

GIUNTA SERRACCHIANI IN MODALITÀ RALLENTY: PIÙ DI 40 MESI PER CHIEDERE UNO STUDIO DI FATTIBILITÀ?

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“Non vogliamo credere al fatto che in tre anni e mezzo di governo la giunta Serracchiani – e in particolare l’assessore Santoro – non abbia mai chiesto a Rete Ferroviaria Italiana (RFI), o a qualsiasi altro soggetto in grado di farlo, di valutare l’ipotesi di spostare i convogli ferroviari dal centro di Udine. Una “dimenticanza” incredibile alla luce dei 60 milioni di euro di investimenti dallo Stato già stanziati per il nodo di Udine”. Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Cristian Sergo commenta così la notizia dell’accordo stipulato oggi da Comune di Udine, Regione Friuli Venezia Giulia e RFI per l’eventuale soppressione di alcuni passaggi a livello.

“La Regione ha firmato un protocollo – l’ennesimo – che impegna RFI “a effettuare una valutazione di fattibilità tecnica dell’ipotesi di trasferimento del traffico passeggeri sulla circonvallazione a seguito del completamento integrale dei lavori del nodo ferroviario di Udine” che è cosa ben diversa da quanto propagandisticamente annunciato dalla Giunta “FERROVIE: INTESA REGIONE/RFI/COMUNE UDINE SPOSTA TRAFFICI FUORI CITTÀ”.

Più di 40 mesi per chiedere a Rete Ferroviaria Italiana uno studio di fattibilità?! – attacca Sergo -. La cosa incredibile è che la stessa RFI ritiene i passaggi a livello antieconomici sia per i costi di gestione e manutenzione, sia per chi transita nei paraggi ed è costretto spesso a soste forzate con relativo consumo di carburante. Queste barriere – come sottolineato anche nella mozione recentemente votata all’unanimità dall’aula. presentata dal consigliere Sibau e da noi sottoscritta – possono costituire, inoltre, un pericolo a causa di eventuali guasti o per l’indisciplina degli automobilisti, per cui la tendenza generale – conclude Sergo – è cercare di eliminarle e lo dimostrano i molti milioni di euro”.

LEGGI DI BILANCIO: RELATORE DI MINORANZA ELENA BIANCHI

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Egregio Presidente, gentili colleghe, egregi colleghi,
prima di entrare nel merito dell’attuale legge di stabilità volevamo fare una premessa sulle modalità operative che hanno visto coinvolto il nostro Consiglio.
In quest’ultimo mese e mezzo, abbiamo visto freneticamente calendarizzare lavori di Commissione e d’Aula per affrontare una molteplicità di provvedimenti molto impegnativi e dalle importanti ripercussioni sul futuro della nostra Regione e dei nostri cittadini, tutti di iniziativa giuntale, quali la riforma del comparto unico, il superamento delle Province, le leggi su commercio e turismo, e da ultimo anche un assestamento bis. Troviamo che questa modalità operativa sia lesiva dei principi di democrazia e di partecipazione e irrispettosa nei confronti del Consiglio regionale che si vede affrontare argomenti importanti senza avere il tempo di approfondirli e minimamente discuterne. Oltre a non esser stato concesso alle Commissioni il tempo minimo necessario ad affrontare la legge di stabilità e la copiosa documentazione a corredo, si subisce, nonostante le serie difficoltà già riscontrate l’anno passato, l’inerzia nel rivedere la procedura per affrontare in modo compiuto tutte le parti che compongono la manovra. Se la finalità è quella di depauperare il ruolo dell’Organo legislativo, facendo votare una manovra a scatola chiusa, siamo sulla strada giusta.
La giunta ha tempo e risorse per elaborare un disegno di legge e dovrebbe tenere in più alta considerazione la funzione istituzionale del Consiglio, ma sembra dimenticarsene spesso. Crediamo che i nostri cittadini abbiano il diritto di pretendere che i loro rappresentanti siano messi nelle condizioni di capire e valutare i provvedimenti per poter esprimere un voto consapevole nell’ottica del bene comune e le opportune correzioni o migliorie che rendono un provvedimento applicabile.

Questo modus operandi dimostra chiaramente quale concezione di processo democratico ha questa giunta: prendere le decisioni senza lasciare spazio al dialogo e confronto non solo con le opposizioni ma neanche con la propria maggioranza. I fatti recenti dimostrano che gli italiani non gradiscono le marce forzate e l’esercizio della democrazia a suon di 50% più uno dei voti, credere di portare in sé l’ultima verità porta spesso a rovinosi scontri con la realtà.
Entrando nel merito, l’attuale legge di stabilità vede uno stanziamento pari a € 3.724, 5 milioni di euro rispetto ai 3.446,5 milioni del 2016, 300 milioni in più rispetto allo scorso anno, conseguenza dei nuovi principi contabili relativi al pareggio di bilancio e del trasferimento di alcune funzioni delle Province alla Regione con annesse alcune componenti di gettito.
In linea con le necessità introdotte con la nuova disciplina causata dalle necessità del cosiddetto ‘pareggio di bilancio’, sono stati stanziati tutti i fondi di parte corrente con il beneficio che per l’intera struttura amministrativa finanziata (dagli EELL, alla sanità, agli enti funzionali) sarà possibile programmare con precisione le attività di tutto l’anno. Allo stesso modo anche una parte dei fondi destinati agli investimenti trovano programmazione in questa manovra, riservando ai prossimi assestamenti l’ultimo avanzo accertato ancora possibile e le riprogrammazioni necessarie a portare a compimento gli adempimenti richiesti dalla normativa a partire dal 2018.
Passiamo al dettaglio degli articoli:

All’art. 2, attività produttive, la scelta di approfittare della programmazione europea e spingere i nostri imprenditori a usufruire dei finanziamenti del POR FESR, ha come risultato che molti dei canali contributivi individuati dal Rilancimpresa vengono ora azzerati, confermando le nostre perplessità su quella legge proprio perché prevede numerosi canali contributivi anziché puntare su poche e innovative misure. Desta perplessità la conferma di un ulteriore contributo al comune di Socchieve per la realizzazione di una centralina idroelettrica sul Rio Grasia, in assenza di chiarimenti sul tipo di impianto. Tra i pochi interventi per lo sviluppo del territorio montano spicca la riproposizione del finanziamento per il comprensorio di Pramollo-Nassfeld; per il resto, a differenza di tutti gli altri servizi, quello di coordinamento delle politiche per la montagna è l’unico che non vede un consistente aumento dei propri stanziamenti, se si toglie l’innovativo contributo di ben 800mila euro a disposizione dei campeggi montani.

All’art. 3, risorse agricole e forestali, sono ritenute apprezzabili la rivisitazione della normativa sull’apicoltura e l’accoglimento, seppur parziale, della proposta grillina di istituire una banca della terra che permetta di censire le terre a disposizione, anche se per il momento solo di proprietà pubblica, in modo da prevederne la valorizzazione e la possibilità di essere concesse a terzi, con particolare attenzione ai giovani agricoltori. Se da un lato dal M5S viene chiesta maggiore trasparenza dall’Associazione allevatori considerati gli ingenti contributi regionali ricevuti, dall’altro è accolta positivamente la previsione concernente i macelli e la lavorazione delle carni che risponde alle richieste contenute in una mozione Cinquestelle. Bene anche il cambio di contribuzione per i distretti venatori, con un contributo non più forfettario, ma che rispecchierà le reali esigenze e dovrà essere rendicontato.

All’art. 4, tutela dell’ambiente e energia, le disposizioni accolgono diverse esigenze, dalla rimozione dell’amianto su edifici privati e commerciali al superamento delle infrazioni comunitarie in materia di depurazione; ma le risorse stanziate rimangono insufficienti a risolvere i problemi esistenti. E se le poste maggiori sono per il funzionamento di Arpa e ancora per la benzina agevolata, nulla è previsto per interventi di bonifica per le numerose criticità. Desta perplessità la contribuzione a pioggia legata all’installazione di centrali a biomassa e relative reti di teleriscaldamento, in assenza di una seria individuazione dei bacini di reperimento della risorsa e delle relative quantità.

All’art. 5, assetto del territorio ed edilizia, perplessità per i contributi alle Uti per la pianificazione di area vasta, posto che la loro costituzione doveva portare all’ottimizzazione delle risorse e alla specializzazione dei funzionari. Non convincono neppure le previsioni per l’avvio di un’attività sperimentale di adeguamento degli strumenti urbanistici generali al Piano paesaggistico regionale in corso di elaborazione. Insufficienti e non del tutto centrati i pur copiosi finanziamenti per le politiche sulla casa, poiché ancora troppe persone hanno difficoltà a trovare una sistemazione, trovandosi in difficoltà economiche e con uno sfratto in mano, mentre numerosissime sono le abitazioni sfitte.

Per l’art. 6, trasporti e diritto alla mobilità, la dotazione infrastrutturale è superiore ai livelli italiani e poiché nel DEFRR sono previste innumerevoli nuove opere stradali e gli stanziamenti dedicati alle infrastrutture, lavori pubblici e trasporti, quest’anno partono con una dotazione di ben 100 milioni in più rispetto allo scorso anno, l’auspicio è che si prediliga l’opera pubblica utile e funzionale anziché l’opera pubblica “motore dell’economia”.

Condivisa all’art. 7, beni e attività culturali, sport e tempo libero, la scelta di portare tutti gli stanziamenti del settore a bando e l’aumento dei relativi fondi. Apprezzato anche lo sforzo per fare altrettanto verso il terzo settore, pur rimanendo diverse poste puntuali che andrebbero regolamentate e gestite in maniera diversa. E così pure, apprezzabili gli investimenti nel settore dello sport, anche se mancano agevolazioni per la pratica sportiva di famiglie e minori. Nulla poi è stato fatto per rendere gratuiti i certificati medici per l’attività sportiva non agonistica, mediante convenzione con i medici di base.

Quanto all’art. 8, istruzione, lavoro, formazione e politiche giovanili, si registra un leggero aumento di fondi, ma si rimane molto lontani da livelli adeguati di investimento: i 16,4 milioni dell’istruzione (compresi fondi a scuole paritarie e istituiti privati) rappresentano solo lo 0,44% di tutto il bilancio regionale; i 22,2 milioni della formazione professionale sono lo 0,60%; i 16,3 milioni della ricerca lo 0,43%. In tutto, istruzione, formazione e ricerca rappresentano appena l’1,47% del bilancio totale, troppo poco per una Regione che ambisce ad essere veramente speciale e a ritagliarsi un ruolo nel futuro economico e sociale del Paese.

L’art. 9, salute e politiche sociali, vede la spesa corrente, aumentare, dopo tre anni in calo, di circa 90 milioni, in parte per compensare la spesa di farmaci innovativi, in parte per le risicate nuove assunzioni, nonché per l’auspicato aumento contrattuale. Si assiste anche a un ulteriore intervento sulla recentissima LR 9/2016, finalizzato al superamento dei rilievi ministeriali, ma che comunque non risolve in via definitiva tutte le criticità del comparto educatori. Netta contrarietà all’importante taglio dello stanziamento per l’abbattimento del superticket.

E se all’art. 10, sistema della autonomie locali e coordinamento della finanza pubblica, sono ripartiti i fondi alle autonomie locali con alcuni aggiustamenti necessari a seguito della soppressione delle Provincie, all’art.11, servizi istituzionali, generali e di gestione, trovano spazio invece le norme che potranno consentire la costituzione di una nuova società in-house per la gestione dell’autostrada attualmente in concessione ad Autovie Venete, oltre alla ripostazione della somma necessaria ad un’eventuale cartolarizzazione delle sofferenze di Banca Mediocredito, portata a 38,5 milioni di euro in Commissione.

All’Art.11, Servizi istituzionali, generali e di gestione, trovano spazio invece, le norme che potranno consentire la costituzione di una nuova società in house per la gestione dell’autostrada attualmente in concessione ad Autovie Venete, oltre alla ripostazione della somma necessaria da un’eventuale cartolarizzazione delle sofferenze di Banca Mediocredito, portata a 38,5 milioni di euro in Commissione.
Come avete potuto sentire, i nostri giudizi cercano di rimanere sempre nel merito delle cose e non ci risparmiamo nel riconoscere quelle parti che ci paiono positive a beneficio dei cittadini, ma dobbiamo rilevare che la giunta -anche per questa legge di stabilità- non ha perso l’usanza delle poste puntuali, che spaziano in ogni materia. Per questo motivo porteremo come emendamento le parti più significative della nostra proposta di legge 176 recentemente depositata.
Diversamente dal solito però, annunciamo fin da subito e a prescindere, il nostro voto contrario a questo provvedimento perché le modalità che hanno portato ad affrontare quella che è la spina dorsale delle politiche in questa regione ci ha offeso, stancato, indignato una volta di troppo. La nostra Costituzione prevede che alle opposizioni sia dato ogni possibile modo di esaminare, valutare, e anche contestare, non solo per ovvie garanzie democratiche, ma anche e soprattutto per una fattiva e leale collaborazione tra rappresentati eletti dei cittadini: questo è il ruolo che la Costituzione repubblicana e quindi anche lo Statuto di autonomia della nostra Regione, attribuiscono insindacabilmente alle opposizioni. Riteniamo inutile, offensivo e indecente continuare a comportarsi come se ciò non fosse. Della stessa opinione risulta almeno il 61% dei cittadini di questa Regione, attraverso la sonora bocciatura della riforma costituzionale che perseguiva la medesima involuzione autoritaria, a cui purtroppo già stiamo assistendo da tempo: forse la Presidente dovrebbe rivedere il suo concetto di governo.
Di certo, ne ha necessità la Regione FVG, che meriterebbe il debito rispetto se non altro per i valori di solidarietà, operosità e onestà che hanno sempre contraddistinto l’operato dei nostri cittadini.

LEGGI DI BILANCIO: INTERVENTO DI ANDREA USSAI (M5S)

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La narrazione secondo cui va tutto bene è finita! Il popolo italiano e in particolare i cittadini della nostra regione non ci credono più. Per questo pochi giorni fa hanno bocciato il referendum costituzionale ma avrebbero bocciato anche le riforme della Sanità e le UTI se solo ne avessero avuto la possibilità. Perché è possibile credere alle bugie, ma non per sempre! E di bugie ne abbiamo sentito molte in questi anni:

dal fatto che sulla Sanità questa Giunta non avrebbe tagliato nulla (neanche con l’aumento della spesa corrente stanziato di questa legge di stabilità arriviamo allo stanziamento complessivo per il fondo regionale sanitario del 2012, nel 2014 abbiamo avuto il picco con –202 milioni di tagli e attualmente ci attestiamo a –17 milioni rispetto allo stanziamento iniziale del 2012), a una riforma sanitaria che avrebbe dovuto mettere al centro i cittadini (cosa che chiunque, anche solo guardando i confini delle aziende, capisce non essere vero), a proroghe per punti nascita annunciate ma mai richieste…fino all’applicazione delle nuove linee guida per le RSA, che non avrebbero avuto nessuna ricaduta negativa sui servizi. Peccato che a smentirvi non sono solamente i fatti, ma anche i professionisti politicamente a voi vicini! Come la vice presidente dell’associazione regionale dei fisioterapisti che, durante il convegno sull’accreditamento delle RSA, svoltosi il 25 novembre scorso, ha sottolineato la necessità di modificare le linee guida perché, nonostante le RSA siano strutture a prevalente funzione riabilitativa, nei primi 2 moduli non è previsto nessun intervento del fisioterapista.

In queste ore si stanno inaugurando altri nuovi Centri di Aggregazione Primaria (i cosiddetti CAP) mentre è di ieri sera il servizio del tg locale che ha denunciato, per l’ennesima volta, il permanere di disservizi e lunghissimi tempi di attesa al Pronto Soccorso cittadino. Ci auguriamo che queste strutture possano svolgere un’azione di filtro per gli accessi impropri all’ospedale, purtroppo però sappiamo che per il momento l’attivazione dei CAP rappresenta solamente una passerella politica utile per qualche taglio del nastro e per il raggiungimento degli obiettivi dei DG che passeranno poi all’incasso. C’è il fondato rischio infatti che restino scatole vuote dove i medici, che avrebbero dovuto dare volontariamente la propria disponibilità, difficilmente riusciranno a coprire tutte ore di apertura del servizio. Non è sufficientemente chiaro inoltre che in questi centri potranno recarsi solamente gli assistiti dei medici che compongono il CAP e che gli specialisti saranno presenti solamente per poche ore nell’arco della settimana e saranno impegnati comunque con altre visite per cui oltre a dover attivare un’altra agenda interna, con maggiori costi per il SSR, dovranno cercare di non discriminare gli assistiti dei medici che non appartengono ai CAP.

Se si volesse avere realmente il polso della situazione, al di là degli slogan e della propaganda, credo che bisognerebbe indagare la soddisfazione dei cittadini rispetto alla qualità dei servizi e anche il clima interno che vivono quotidianamente gli operatori. Potrebbe essere un modo per capire come migliorare i servizi e modificare l’applicazione di una riforma che fa acqua da tutte le parti.

Dopo la sconfitta riportata a Monfalcone il capogruppo Moretti aveva detto, in un attimo di sincerità, che la maggioranza avrebbe dovuto riflettere su riforme come quelle della sanità e delle UTI che hanno penalizzato il territorio. Oggi invece, dopo il referendum, si fa finta di niente negando il lutto oppure incolpando i cittadini perché non comprendono le magnifiche riforme varate dal PD.

Credo che potete attribuirvi solamente un merito: avete portato i cittadini a votare! A votare per bocciare le vostre riforme e per mandarvi a casa!

Il periodo dell’uomo solo al comando è finito e a breve finirà anche quello della donna sola al comando. Quindi continuate così e state sereni!

Perché saranno le vostre menzogne e la vostra svergognata perseveranza a mandarvi a casa!

LEGGI DI BILANCIO: INTERVENTO DI ILARIA DAL ZOVO (M5S)

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E’ sempre più difficile trovare le parole per commentare la finanziaria regionale. Ogni anno assistiamo a pochi interventi volti a tutelare e a migliorare l’ambiente, sempre più risorse vengono viceversa stanziate per altre finalità, finalità che spesso vanno in una direzione opposta rispetto alla tutela dell’ambiente se non addirittura verso il deturpamento dello stesso.

Ci sono sì, delle scelte condivisibili, in questa manovra finanziaria, ad esempio gli interventi di rimozione dell’amianto sugli edifici di privati ed imprese, la depurazione e allacciamenti delle fognature, che speriamo porteranno a superare pesanti criticità che ci vedono pure soggetti a procedure di infrazione comunitaria, segnaliamo però che gli annosi problemi di questa regione, in materia ambientale, restano del tutto irrisolti.

Ci capita troppo spesso che un nostro richiamo alla Giunta sull’urgenza di intervenire con azioni concrete e dirette a garantire la salubrità dell’ambiente, sortisca l’effetto di semplici comunicati stampa o nel migliore dei casi di convocazione, a posteriori, di tavoli tecnici. A tale tipo di reazione immediata, troppo spesso non segue alcuna azione incisiva e concreta… tutto torna nel dimenticatoio e non se ne parla più. Così, ad esempio, le grotte che restano piene di rifiuti, carcasse e idrocarburi.

Segnaliamo la gravità del progressivo inquinamento atmosferico e l’inadeguatezza delle politiche messe in campo per affrontare questo grave problema, …purtroppo nemmeno qua si interviene se non per posticipare scelte che dovrebbero essere obbligate e soprattutto andare nella direzione di diminuirlo. Ad esempio, come siamo con il raggiungimento dell’obbiettivo di riduzione della co2?

E ancora, vogliamo parlare della centrale termoelettrica ..dopo la convocazione di tavoli tecnici, di numerose riunioni tra i vertici, studi epidemiologici e comunicati stampa, l’ Aia è stata prorogata fino al 2026 e un silenzio assordante è nuovamente calato su di essa..
…sulla ferriera … giornalmente vediamo pubblicate fotografie da parte di cittadini che abitano nelle vicinanze, ostaggi in casa propria perché aprire le finestre comporta un grave rischio per la loro salute. Sarebbe interessante sapere quali azione intende mettere in campo la Giunta per pretendere il rispetto dei tempi dell’accordo di programma e trovare finalmente soluzione a questo grave problema.

E ancora richiamiamo l’attenzione sui rifiuti abbandonati nel territorio regionale come l’amianto sul Cellina Meduna, i tronchi e masserizie accatastati sotto i piloni dei ponti, che ostacolano il normale defluire dell’acqua ogni qual volta piove. ..

Una volta si moriva di vecchiaia o di malattie cardiovascolari, o di incidenti. Adesso il bollettino di guerra è quasi tutto legato a patologie tumorali, derivanti dall’inquinamento in primis.

Questi alcuni degli esempi eclatanti a dimostrazione della sofferenza del nostro territorio e dell’ambiente.

Abbiamo sì notato un aumento rispetto allo stanziamento iniziale per quanto riguarda la direzione ambiente, abbiamo però constatato con disappunto che, l’aumento riguarda, in primis, il capitolo della benzina che ha prosciugato quasi il totale delle risorse per il 2017. Ci sono poi i 22 milioni che vanno ad ARPA per il suo funzionamento e per le funzioni ad essa delegate. E’ facile quindi intuire che lo stanziamento maggiore non è legato a scelte particolari per il contrasto a fenomeni sopra citati o la risoluzione di annosi problemi.

Dobbiamo perciò rassegnarci … e constatare che anche con questo provvedimento normativo non vengono adottate precise politiche per garantire una regione rispettosa dell’ambiente e del suo paesaggio, che sappia mettere al centro la sua tutela, perché tutelare l’ambiente vuol dire tutelare le persone che vivono in quell’ambiente e garantir loro un futuro e uno stato di salute buono.

Prova ne è, il recente parere favorevole, all’ultimazione dell’elettrodotto Udine – Redipuglia, in spregio al parere contrario del Ministero dei beni culturali e in spregio ai principi garantiti dall’art. 9 della costituzione.
Tutelare significa far sì che l’attuale patrimonio ambientale non venga in futuro alterato, garantendo la conservazione di esso in condizioni il più possibile vicine a quelle originali.

Non significa quindi continuare a cementificare il territorio, o rendere il terreno impermeabile, o costruire opere su opere. Continuate a disseminare la regione di strade e di varianti e di rotonde che servono sì a bypassare un problema locale, ma sono interventi spot e non collegati l’un l’altro da alcuna idea di insieme.

E’ anche difficile proporre emendamenti, sia perché in passato, sono stati quasi tutti bocciati, sia perché si rischia che al massimo venga accolto un ordine del giorno che, sappiamo bene, non si nega a nessuno, ma che abbiamo capito che serve a ben poco perché spesso e volentieri rimane lettera morta.

Occorre un’inversione di marcia sulle politiche legate all’ambiente, che metta la sua tutela al primo posto sulla scala di priorità.

Per quanto riguarda le infrastrutture, lo stanziamento cresce ogni anno di più. Quasi 100 milioni in più rispetto allo scorso anno. 50 milioni sui servizi di viabilità di interesse locale e regionale e non serve aggiungere molto.

Si evince la direzione in cui questa giunta va: strade, cemento, impermeabilizzazione del suolo e riduzione dei terreni destinati all’agricoltura. E sinceramente non so come l’assessore all’ambiente, quello alla salute o quello all’agricoltura, possano essere molto contenti di questa modalità.

Per non parlare del danno che subisce il turismo che potrebbe e dovrebbe essere il volàno di questa regione.

Questa modalità porta necessariamente a più inquinamento, più malati, meno terreni agricoli, ma evidentemente poco interessa. E’ più produttivo un appalto per un’opera pubblica, che un campo coltivato.
La mobilità sostenibile, la riduzione dell’impatto sanitario, le zone 30 non trovano mai molto spazio, dentro le politiche che porta avanti questa maggioranza e ogni volta lo stanziamento per queste politiche, viene demandato a manovre successive.

E ancora, desideriamo segnalare che abbiamo ancora come riferimento il PURG del 1978 e non c’è al momento alcuna strategia di Governo del Territorio, si continua ad operare senza una programmazione adeguata, improvvisando ogni qual volta accade qualche evento particolare.
Avete demandato alle UTI, la pianificazione territoriale in area vasta.
Con questa manovra, ci mettiamo lo zampino, dietro la buona volontà di aiutare le UTI a pianificare in modo corretto, ma assieme alle funzioni, sono state passate anche le risorse per lo svolgimento delle stesse e quindi, perché prevedere una norma di influenza, da parte della Regione, per la progettazione in area vasta?

In ogni caso, ci risulta, che la legge di stabilità non sia lo strumento adatto per introdurre nuovi strumenti urbanistici sperimentali dai contenuti non ben definiti, nè in grado di incidere sulle parti strutturali dei piani regolatori comunali, oltretutto rinviando alla procedura di formazione delle varianti non sostanziali della LR 21/2015, i cui principi informatori, dichiarati al tempo dalla Giunta, non sembrerebbero però consentire modifiche sostanziali delle parti strutturali dei vigenti PRGC attraverso la procedura semplificata. Altro pasticcio finalizzato forse a coprire ulteriori interventi a pioggia in favore dei Comuni che attiveranno procedure di variante urbanistica per recepire un Piano regionale che non c’è.

Analoga valutazione può farsi anche per i non pochi 727.000 euro stanziati per i bandi relativi all’attuazione dei Progetti di paesaggio, con il rischio che tali previsioni assorbano tutte le risorse necessarie per attuare concretamente gli interventi minimi di tutela e valorizzazione del Paesaggio regionale (o di quello che ne resta).

Insomma, per quanto ci riguarda, bocciamo in toto questa manovra e questo modus operandi, noi abbiamo un’idea completamente diversa per garantire il benessere e un positivo futuro ai cittadini di questa regione.

LEGGI DI BILANCIO: INTERVENTO DI CRISTIAN SERGO

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“L’Ue sta vivendo la fase più difficile della sua storia, una sorta di tempesta perfetta in cui terrorismo, flussi migratori, populismi in ascesa e i perduranti effetti della recessione economica, specialmente la disoccupazione giovanile, sono tutti là, insieme”: lo ha detto l’ex ministro degli Esteri Paolo Gentiloni intervenuto il 28 novembre scorso al Forum di politica estera organizzato dalla fondazione Koerber a Berlino.

Il Nuovo Primo Ministro aveva fatto un’analisi della situazione Europea, ma non si è soffermato sulle motivazioni per cui l’Unione Europea si trova all’interno di una tempesta perfetta. Certo ha provato a dare la colpa alla recessione economica, ma forse non si è reso conto che i dati parlano chiaro: ci sono Paesi che crescono (sarebbe da dire crescevano perché arrancano anche quelli ultimamente), altri che galleggiano altri che non crescono proprio.

Molte volte a leggere i dati non possiamo avere il quadro della realtà perché siamo portati a dare più importanza a chi li legge piuttosto che soffermarci su quanto ci dicono.

Ecco che siamo pronti a esultare se leggiamo sui giornali di oggi titoli come “Export gennaio-settembre in Fvg al +5,5%, il miglior risultato del Nordest” ma la prospettiva cambia notevolmente se entriamo nell’articolo e ci accorgiamo che in Regione “senza l’apporto della cantieristica navale nei primi nove mesi del 2016 il valore delle esportazioni sarebbe rimasto sostanzialmente invariato (-0,2%)“. Ma non siamo in crescita? E’ forse colpa dei populismi in ascesa se nella nostra Regione non abbiamo una crescita degna chi questo nome?

Anche dove i dati sono positivi, vediamo che nella nostra Regione abbiamo un vero e proprio boom di turisti nel 2016, segno che gli sforzi di voler avviare una regia unica sono supportati da risultati positivi, ma se poi andiamo a leggere “tutti” i dati ci accorgiamo che la crescita è per il 9% di turisti stranieri e per il quasi 3% di turisti italiani, dato che conferma che all’estero si sta (un po’) meglio che in Italia.

Ma come detto i dati si lasciano leggere e scrivere. Nella relazione di maggioranza il Presidente Liva ha parlato “di elementi di risveglio dell’economia, di dati migliorativi che si consolidano come anche recentissimamente riferito dal Presidente uscente di “Federlegno –arredo” che ha definito ormai dietro le spalle gli anni bui, e sapendo la rilevanza del settore legno nel Pil della nostra Regione non possiamo che rallegrarcene” poi andiamo a leggere i dati dell’export e constatiamo come “i mobili sono in frenata, -3,4% a 929,7 milioni, erano 963,2 nel 2015”.

Infine, chiudo la parentesi statistica con l’ultimo dato a nostra disposizione, che non è uscito nemmeno una settimana fa. I dati sull’occupazione della nostra Regione dimostrano che siamo in una situazione di stallo a dir poco preoccupante. Nell’era dei voucher, anche nella Nostra Regione abbiamo avuto un aumento dell’occupazione nel settore terziario, dei servizi, ma nonostante il boom di turisti il numero di persone occupate nel settore commerciale-turistico e alberghiero è sceso di 200 unità. Il trend del numero generale di occupati, che se nel secondo trimestre del 2015 era pressochè fermo (con un incremento di soli 300 persone) conferma il nostro stato di difficoltà, nel terzo trimestre quando dopo una serie di incrementi abbiamo registrato il segno meno il numero di occupati torna a scendere attestandosi a poco più di 499 mila con dati negativi per quanto riguarda i risultati dell’industria (-1.400 posti) e soprattutto dell’edilizia (-3.200).

Il tasso di disoccupazione ci può confortare? No nemmeno quello. Infatti se il numero di disoccupati, nella media dei primi nove mesi dell’anno, si attesta a 40.300 unità, quasi 5.000 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con il calo maggiore che si riscontra tra gli uomini (-3.000 unità),

Ma come detto, i numeri si lasciano scrivere e leggere. Allora ad un’attenta lettura leggiamo che la riduzione del numero di persone in cerca di un impiego, risulta maggiore dell’incremento del numero di occupati, tali dinamiche però non sono state accompagnate da un aumento del numero di inattivi, ma da una diminuzione della popolazione (in particolare nella fascia di età 15-64 anni). Ci siamo chiesti che fine ha fatto questa popolazione? Un dato l’abbiamo potuto leggere tra le righe: erano tre milioni gli italiani all’estero iscritti nelle circoscrizioni elettorali del referendum costituzionale nel 2006, il dato è salito a 4 milioni nell’ultima consultazione di pochi giorni fa. Dato che fa ancor più impressione se raffrontato al referendum sulle trivelle dell’aprile scorso: gli elettori (italiani ovviamente non solo friulvenetogiuliani) sono stati 100 mila in più.

Questo significa che va tutto male? No di certo, come detto i segnali positivi ci possono essere e vanno sostenuti. Il Turismo ha dimostrato di essere un comparto importante, l’agricoltura lo stesso. Ma di sicuro sarebbe il momento una volta per tutte di lasciar perdere la propaganda, anche se c’è sempre una scusa per essere in campagna elettorale e da qui ai prossimi mesi lo saremo ancora di più, ma recentemente il popolo italiano ha dimostrato di non abboccare più all’amo di chi rappresenta solo sé stesso e non i cittadini.

La verità è che come ha detto la Presidente Bianchi nella sua relazione ci risulta difficile se non impossibile parlare di questo provvedimento. Il testo di legge presentato dalla Giunta non presentava particolari innovazioni legislative, tanto che i titoloni dei giornali si sono concentrati su una norma come quella denominata ATTIVAGIOVANI che però in questo disegno di legge prevede solo uno stanziamento per futura legislazione, per una norma che dovrà venire in Consiglio nei prossimi mesi. Non possiamo pertanto nemmeno giudicare questa scelta politica in quanto non abbiamo alcun testo su cui basarci se non il titolo di una legge che verrà approvata.

Il lavoro in commissione non ha prodotto particolari emendamenti e soprattutto come opposizioni visti i tempi stretti previsti per l’illustrazione e l’esame del testo diventa particolarmente difficile presentare proposte. Questo si traduce con la montagna di emendamenti, alcuni dei quali dovranno essere approvati nelle prossime 24 ore, senza la necessaria verifica dei testi proposti. Forse è il caso di rivedere e profondamente il regolamento con cui decidiamo di affrontare questi importanti provvedimenti normativi. Altrimenti, decidiamo solo di spostare i soldi alle direzioni e ai servizi dell’amministrazione e poi durante l’anno pensiamo a come questi soldi debbano esser spesi e verso chi. Questo ci eviterebbe di legiferare in maniera confusa, caotica e come han lamentato già molti colleghi senza la dovuta consapevolezza di quanto si va ad approvare in aula.

La verità è che le decisioni vengono comunque prese altrove. I grandi provvedimenti e le grandi partite che questa regione deve affrontare si giocano in campi che non sono più questo. Le grandi opere son solo affare di Giunta, eppure i soldi che supportano queste opere sono notevoli e le decisioni che si prendono riguardano migliaia di persone, non solo chi si vede espropriare un terreno ma anche chi deve pagarle poi quelle opere per vedersi negare la possibilità di curare i propri cari in un posto vicino, o a chi per ricevere quelle cure deve attendere ore e ore in un pronto soccorso, o a chi si vede aumentare a dismisura le proprie bollette, anche del servizio idrico, per constatare poi che come si dice in Friulano “al è dut di fa” se siamo richiamati dall’Europa per il nostro servizio di depurazione delle acque o se abbiamo, come sostiene la maggioranza, gli acquedotti della regione più bucati d’italia che perdono acqua da tutte le parti, dove vada a finire quest’acqua non si sa.

Non arrivare a capire questo è segno di poca o scarsa lungimiranza e non serve aver fatto la gavetta auspicata dal consigliere Cargnelutti per capirlo, basta il giudizio di un cittadino qualsiasi di questa regione che ogni giorno si trova di fronte a questi problemi.

Chiudo perché non possono passare inosservate le parole del consigliere Cargnelutti, il quale citando il fenomeno dei social network e dei riflessi che questi potrebbero avere sulla popolazione ha commesso l’errore di citare il movimento 5 stelle. Grosso errore, atteso che rifiutando i rimborsi elettorali ed essendo contrario ai finanziamenti per l’editoria il movimento 5 stelle a differenze di altre formazioni politiche non conta su un giornale di informazione che più di fare informazione fa propaganda, spesso raccontando una realtà che non esiste, quanti danni hanno fatto questi nella nostra società e nel nostro Paese? Quanti danni fanno i Telegiornali nazionali che non passano la notizia che un gruppo di cittadini entrati nelle istituzioni ha restituito agli italiani 80 milioni di euro, ma sono pronti a sottolineare che la bocciata proposta referendaria avrebbe portato un risparmio di un miliardo di euro, per poi però venir smentiti dai fatti e dai documenti della ragioneria della Camera dei Deputati che ha attestato quei risparmi in 57,7 milioni di euro.

E’ lo stesso errore che recentemente hanno commesso anche alcuni deputati del partito democratico a portare il caso del cyberfango in parlamento. Infatti, “Il sospetto è che sul web sia all’opera un sistema occulto di propaganda a favore del Movimento 5 stelle e contro il Pd e il governo che ruota attorno ad un account che porta il nome di Beatrice Di Maio, “star dei social a 5 stelle che ogni giorno insulta e diffama il presidente Mattarella, esponenti del Governo e deputati Pd”, dice Ettore Rosato, presidente dei deputati del Partito democratico.

Peccato che pochi giorni dopo si è appurato che dietro l’account di Beatrice di Maio ci fosse “Tommasa Giovannoni Ottaviani, moglie e madre di due ragazzi. Arredatrice di interni…, moglie del capogruppo Forza Italia alla Camera Renato Brunetta”.

Come non ricordare infine che è vero sui social la propaganda può essere negativa, quanto denunciato dal Consigliere Cargnelutti è vero, ma non ci riguarda, anche perché sfido il Consigliere che spesso presiede anche quest’aula a dire quando un messaggio veicolato dal mio gruppo consiliare si sia rivelato falso. Se lo trova ce lo dica pure saremo ben felici di smentirci, le auguro buon lavoro perché di comunicati ne abbiamo fatto qualche migliaio di tweet e post su facebook qualche centinaio di migliaia.

Ma come detto è vero, il web può avere i suoi risvolti negativi, ormai basta un tweet e si diventa presidenti del consiglio rasserenando qualcuno, speriamo che il tweet del Ministro Gentiloni in cui concordava sul fatto che “dovremmo cedere sovranità ad un’Europa unita e democratica” non gli abbia permesso di diventare premier.

Buon lavoro a tutti i colleghi.

LEGGI DI BILANCIO: INTERVENTO DI ELEONORA FRATTOLIN

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Questa Legge di Stabilità sarebbe l’ultima occasione credibile di dimostrare le priorità di questa amministrazione nonché le scelte di sviluppo futuro sul medio/lungo periodo. Tutto ciò che verrà fatto nelle manovre restanti della legislatura sarà inevitabilmente influenzato da logiche elettorali.

Ricordo altisonanti strali di inizio legislatura:

“Possiamo scegliere se iniziare a progettare il nostro futuro o, consapevolmente, rimetterci in cammino sulle strade del passato, rammentando a noi tutti che fuori dalle stanze dei bottoni c’è una regione reale che chiede provvedimenti efficaci per affrontare le emergenze.”

Mi spiace dire che troppe strade ottuse del passato si sono mantenute e troppe scelte nuove si stanno rivelando completamente inefficaci ad affrontare le emergenze.

Le priorità espresse a parole a suo tempo da questa giunta non coincidono con le priorità degli investimenti realizzati in questi anni.

Come abbiamo ripetuto costantemente, per progettare il futuro di un Paese non si può prescindere dagli investimenti nel settore dell’istruzione: Un Paese che non investe nella scuola pubblica, nell’università pubblica, nella libera ricerca, nel diritto allo studio, un Paese che soprattutto non investe nei giovani, che sono il presente e il futuro, non solo non ha crescita, ma non ha futuro.

Nel discorso di insediamento della Presidente Serracchiani mancava qualunque cenno all’istruzione e forse, a questo punto, non era solo un caso.

Niente più dell’ordinario è stato fatto (e non parlo di edilizia scolastica, per la quale riconosco lo sforzo, ma visto che parliamo di incolumità dei nostri figli, ci mancherebbe anche che ci si giri dall’altra parte!!), le strade discutibili intraprese dal passato si sono mantenute (vedi l’incredibile tipicità, unica in Italia, delle anticipazioni di cassa alle sole scuole paritarie, evidente discriminazione nei confronti della scuola pubblica) e lontani sono gli investimenti che ci porterebbero ad un livello concorrenziale rispetto al resto del Mondo. L’Italia continua ad essere fanalino di coda per gli investimenti su scuola, università e ricerca, secondo l’ultimo rapporto Ocse, e la regione non si distingue per particolare attenzione a questo settore.

Per non parlare dell’occasione storica completamente fallita (e non mi riferisco alla riforma costituzionale): una Presidente di Regione che è anche vice-segretaria nazionale del partito al Governo, e che ha sempre vantato questa congiuntura come assolutamente favorevole e vantaggioso per la nostra piccola regione, avrebbe potuto come minimo portare a casa da tempo le competenze sull’istruzione, in modo da poter garantire un futuro veramente speciale alla nostra scuola.

Sempre a proposito di finte priorità, devo assolutamente ricordare queste altre parole che andrebbero scolpite su pietra: “il diritto ad un ambiente salubre diventerà una delle priorità improrogabili della nostra sanità pubblica.” E ancora:

– ridurre l’esposizione della popolazione agli agenti cancerogeni, mutageni e teratogeni, con particolare riferimento alla protezione dei soggetti più vulnerabili e suscettibili;

– abbassare nel medio periodo i costi sociali pro-capite con misure di prevenzione delle malattie;

Dicevate testualmente che:

“Il territorio non è un asino su cui caricare indistintamente e arbitrariamente di tutto, com’è avvenuto per decenni. Il territorio e le comunità che vi abitano e operano meritano tutta la nostra attenzione e cura. Il governo del territorio sarà leva essenziale che, con gli strumenti di preservazione e buon uso e gestione delle risorse, permetterà di individuare le responsabilità istituzionali, alle diverse scale, chiamate ad assumere decisioni e ad approvare progetti. Al fine di costruire la governance per lo sviluppo sostenibile, intendiamo utilizzare la conoscenza che risiede nella dimensione pubblica e privata, nelle sedi accademiche e di ricerca come nelle professioni e aziende, e avvalerci della diretta partecipazione e il protagonismo dei cittadini e di ogni forma associativa e di rappresentanza.” (Il famoso comitatismo che adesso si guarda con ribrezzo)

Ecco sulla prevenzione primaria, sulla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini che ci vivono, non solo potevate, ma DOVEVATE fare di più.

Spero abbiate capito cosa è emerso qualche giorno fa dall’ultimo studio di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti presenti nel territorio di Taranto effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità, perchè porta intrinsecamente addosso un giudizio tombale sulle politiche adottate dai governi nazionali e regionali degli ultimi anni.

E se non l’avete capito ve lo riassumo io. Perchè Taranto non è un posto su Marte e il FVG non è una regione a tutela ambientale speciale.

Le nano-particelle di PM1,0 risulterebbero essere ancora più nocive del PM10 e PM2,5 (e faccio presente che nella nostra regione già non vengono adeguatamente monitorate le pm2,5… delle pm1,0 nessuno si preoccupa minimamente).

A proposito di diossine e pcb (rilevati oltre i limiti anche in diverse zone della nostra regione e sulla cui presenza più di qualcuno minimizza gli effetti), le giovani donne tarantine con endometriosi hanno aumentate concentrazioni di diossine e PCB rispetto al gruppo di controllo e il rischio di endometriosi è maggiore nelle donne con le concentrazioni maggiori di queste sostanze nel sangue.

Nei bambini presupposti “sani” che vivono nelle aree maggiormente esposte rispetto a quelli che vivono più lontano dall’impianto, si evidenzia la riduzione dei livelli intellettivi, deficit di ascolto e cognitivi, autismo e disturbi comportamentali quali: ansia, depressione, stress, indipendentemente da fattori socio-economici e culturali.

Aggiungo: il particolato ultrafine generato da qualunque impianto industriale che funzioni a combustione è in grado di superare tutte le barriere dell’organismo compresa la placenta, la barriera emato-encefalica, le membrane cellulari e nucleari. E’ capace di interferire con tutti i sistemi ormonali e con il metabolismo, di alterare l’espressione genica e di creare danni in questa generazione e in quelle future. Nonostante questo sia ormai scientificamente chiaro, c’è ancora qualcuno pronto a sostenere che produrre emissioni inquinanti a breve distanza da abitazioni e scuole non generi alcun problema.

Come lapidariamente affermato da uno dei medici che si battono per l’ambiente: “a Taranto sono morte ormai da tempo non solo la salute ma anche l’etica, la morale e la politica.”

Non mi pare che nel nostro piccolo ci si stia dimostrando molto diversi.

Se la politica, nell’accezione più nobile del termine, non riesce a garantire quantomeno i diritti umani primari quali accesso all’acqua (pubblica e pulita), cibo sano, aria respirabile e ambiente di vita salubre, allora io credo che la politica abbia fallito miseramente.

PROPOSTA DI LEGGE DEL M5S PER IL RICONOSCIMENTO DELLA FIBROMIALGIA COME MALATTIA PROGRESSIVA E INVALIDANTE

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“Nella nostra regione bisogna giungere rapidamente al riconoscimento della fibromialgia come malattia progressiva e invalidante e il relativo inserimento tra le patologie che, per legge, danno diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie”. A chiederlo è il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai che su questo argomento ha da poco presentato una proposta di legge.

“La fibromialgia – spiega Ussai – è una sindrome caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso e da affaticamento che colpisce approssimativamente 2 milioni di italiani. Non possiamo poi scordare che il dolore cronico rappresenta una delle forme di sofferenza a più alto costo nei paesi industrializzati e causa in Europa almeno 500 milioni di giorni di lavoro persi ogni anno, con un costo di circa 34 miliardi di euro. In questi casi è frequentissimo che i pazienti con dolore cronico, dopo mesi o addirittura anni, non vedano riconosciuto il loro stato di salute con il risultato di sentirsi persino esclusi dalla sfera dei “malati”. Il non riconoscimento del dolore e delle conseguenze che questo causa nella persona è uno dei principali motivi di isolamento e di ulteriore sofferenza”.

“L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha riconosciuto questa sindrome attraverso l’adozione della cosiddetta “Dichiarazione di Copenaghen” del 1992 e nel 2008 il Parlamento europeo ha approvato una dichiarazione per invitare la Commissione europea e il Consiglio a mettere a punto una strategia comunitaria per la fibromialgia, in modo da riconoscere questa sindrome come una malattia e incoraggiando gli Stati membri a migliorare l’accesso alla diagnosi e ai trattamenti. Al contrario – aggiunge il consigliere del M5S – l’Italia non ha ancora provveduto a tale riconoscimento”.

“In realtà le politiche di contrasto alla fibromialgia risultano particolarmente disomogenee anche sul territorio nazionale e qui nel Friuli Venezia Giulia siamo ancora al palo a causa di un Partito democratico e di una maggioranza di centrosinistra che continuano a non prendere una posizione netta su questo argomento. Occorre infatti tenere presente che il 30 settembre 2015 è stata depositata in Consiglio regionale la petizione dal titolo “Per il riconoscimento in Friuli Venezia Giulia della fibromialgia, della encefalomielite mialgica benigna/sindrome da fatica cronica e della sensibilità chimica multipla quali patologie croniche invalidanti” presentata da 6.515 cittadini. Sempre in Consiglio regionale – sottolinea Ussai – è stato anche approvato un nostro ordine del giorno con il quale la giunta Serracchiani si è impegnata a prevedere nel disegno di legge “Finanziaria 2016” della nostra Regione il riconoscimento della fibromialgia, della encefalomielite mialgica benigna/sindrome da fatica cronica e della sensibilità chimica multipla, anche al fine di prevedere la parziale esenzione del pagamento del ticket e dei farmaci eventualmente prescritti per la loro cura con modalità da definirsi mediante provvedimento dell’esecutivo regionale. A ciò non è però stato dato seguito. Anzi, un anno fa la maggioranza di centrosinistra ha persino bocciato un nostro emendamento finalizzato a istituire l’esenzione per questo tipo di patologia”.

“Il disegno di legge che abbiamo depositato mira dunque a dare seguito alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Parlamento europeo, assicurando omogenei trattamenti a tutti i cittadini affetti da questa patologia. Anche perché la fibromialgia non è tuttora presente nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) nel Servizio Sanitario Nazionale che sono stati approvati lo scorso settembre da tutte le regioni italiane. Questa patologia non si trova infatti né nell’elenco delle malattie rare, né in quello delle malattie croniche e invalidanti. Carenze – conclude Ussai – inaccettabili nei confronti dei tanti cittadini che soffrono di questa malattia”.

IL M5S RINGRAZIA I CITTADINI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA!!!

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“Ringraziamo tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia che ieri sono andati a votare per difendere la Carta costituzionale e per dire un secco NO a una riforma che voleva smantellare le regole fondamentali del nostro sistema democratico”. Esprime grande soddisfazione la portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Elena Bianchi il giorno dopo l’esito referendario.

“Si è trattato di una enorme mobilitazione di popolo e di una bocciatura senza appello per i proponenti che – sottolinea Bianchi – fino all’ultimo e in tutti i modi hanno tentato di imporre dall’alto una riforma dannosa. Dopo il presidente del Consiglio Renzi, anche la presidente della regione Serracchiani dovrebbe trarre le conclusioni a seguito di questa ennesima e limpidissima batosta. Il modus operandi di chi governa in Italia e nel Friuli Venezia Giulia – fatto di continue bugie, di leggi calate dall’alto, di finta partecipazione e di zero ascolto dei cittadini – è ormai inviso alla stragrande maggioranza degli elettori. Qui, nella nostra regione, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata senz’altro la che, presentata in pompa magna violando persino le regole della par condicio, voleva svendere al volere del governo Renzi la specialità del Friuli Venezia Giulia. Siamo orgogliosi di aver fatto il nostro dovere e di aver bloccato questo progetto per noi inaccettabile”.

“In questo momento non possiamo inoltre scordare che la Serracchiani si è rifiutata di dare la parola ai cittadini del Friuli Venezia Giulia per permettere loro di esprimersi, per esempio, sulle riforme regionali riguardanti le Uti e la Sanità. Per l’esecutivo regionale il risultato sarebbe stato lo stesso se non peggiore rispetto a quello di ieri. Ecco perché non vi saranno in primavera i referendum regionali!”.

“Vogliamo infine ringraziare pubblicamente le centinaia di attivisti e portavoce del MoVimento 5 Stelle che dalla fine di luglio si sono impegnati per spiegare al maggior numero di cittadini quali erano le ragioni del NO. Con la nostra lunghissima campagna referendaria #IODICONO abbiamo organizzato più di 100 eventi, dibattiti, flash mob in tutto il Friuli Venezia Giulia, abbiamo sensibilizzato centinaia di migliaia di persone, abbiamo distribuito una quantità enorme di materiale informativo, realizzato sempre grazie all’autofinanziamento. E ieri avevamo ben 350 rappresentanti di lista nei seggi a controllare il regolare andamento delle votazioni e degli scrutini. Un pezzo importante della vittoria ottenuta ieri è merito di questa massa di cittadini consapevoli che – conclude Bianchi – cresce ogni giorno a vista d’occhio”.

PRESENTATO A TRIESTE IL RAPPORTO DOGANE: VOGLIAMO ARRIVARE A UNA VERA UNIONE DOGANALE EUROPEA

I rappresentanti del MoVimento 5 Stelle Tiziana Beghin (Parlamento europeo), Marco Zullo (Parlamento europeo), Mattia Fantinati (Camera dei deputati), Ilaria Dal Zovo (Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia) e Paolo Menis (Consiglio comunale di Trieste) hanno presentato questa mattina a Trieste #RapportoDogane, un viaggio attraverso alcune città portuali italiane, per incontrare cittadini e stakeholder, con l’obiettivo di scrivere insieme la prima bozza del Rapporto Dogane da presentare al Parlamento europeo.

“L’unione doganale dell’Unione europea esiste solo in teoria. In pratica – ha spiegato l’eurodeputato Tiziana Beghin – questa non si risolve in eguali prassi doganali. Alcune dogane, infatti, sono più efficienti di altre. Queste differenze nel modus operandi manovrano le rotte commerciali, provocando una evidente distorsione della concorrenza per gli operatori marittimi e portuali, danni economici ed erariali, pesanti ricadute sull’indotto e sul mondo del lavoro e problemi ai nostri imprenditori a causa della contraffazione. Anche il meccanismo sanzionatorio è molto differente da paese e paese: si va da un minimo di 200 euro a un massimo di 30 mila euro. Allo stesso tempo sono molto marcate le differenze per quanto concerne i controlli. Un container, per fare un esempio, che deve raggiungere Milano impiega meno tempo se parte da Rotterdam piuttosto che se parte da Genova”.

“Queste differenze finiscono così per manovrare le rotte commerciali: le merci in arrivo dai Paesi non europei evitano, infatti, di passare per una dogana che obbliga a maggiori controlli preferendo una dogana che “chiude un occhio”. L’Italia – ha precisato l’eurodeputato del M5S – viene particolarmente danneggiata da questa situazione visto che le nostre coste raggiungono una lunghezza complessiva di circa 7458 km e abbiamo 31 porti, con altrettante dogane. Per queste ragioni il nostro Paese, che in passato ha giocato un ruolo di rilievo, oggi ha perso progressivamente di importanza. Il Report che stiamo realizzando – ha sottolineato Tiziana Beghin – rappresenta una base di partenza per arrivare a una unione doganale vera anche nei fatti, evitando le distorsioni, contrarie ai principi dell’Unione europea”.

“In Commissione Mercato interno – ha raccontato l’eurodeputato Marco Zullo – stiamo lavorando sul codice doganale dell’Unione europea e la prossima settimana modificheremo il testo entrato in vigore operativamente nel maggio 2016 per correggere alcune storture. Una di queste, particolarmente grave dal punto di vista dei controlli, va a toccare l’art. 136 che riguarda il cosiddetto “porto di primo approdo”. Oggi, per la non chiarezza del codice doganale, viene a mancare l’obbligo di controllo da parte di un porto se la merce prima è transitata da un altro scalo portuale europeo. Questa è una falla nel sistema doganale che, di fatto, impedisce controlli piu efficaci sulle merci che entrano nell’Unione europea e vanifica la lotta alla contraffazione”.

Attraverso le dogane che “chiudono un occhio” passano, infatti, soprattutto le merci contraffatte, con una notevole perdita di lavoro e di entrate a scapito delle dogane rigorose. Queste circolano liberamente in tutto il territorio europeo senza essere sottoposte a controlli. Numerose analisi dimostrano che le merci contraffatte passano dalle dogane del nord Europa, dove i controlli sono meno severi. E proprio su questo fenomeno si è soffermato Mattia Fantinati, deputato del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei deputati.

“L’Italia soffre più di tutti il fenomeno della contraffazione perché siamo il Paese delle piccole medie imprese e del lusso che puntano tutto sul quel “quid” in più dato dal fatto di essere “made in Italy” – ha detto Fantinati -. Queste rappresentano il 94 per cento dell’intero settore produttivo. Ricordiamo che se il “made in Italy” fosse un brand, sarebbe il terzo marchio al mondo dopo Visa e Coca Cola. Siamo inoltre il Paese che vive sulla sua biodiversità del territorio che ci ha fatto conoscere nel mondo. Per quanto riguarda l’Indicazione geografica protetta (Igp) e Denominazione di origine protetta (Dop) l’Italia è infatti leader in Europa con un giro d’affari di 9,2 miliardi di euro e con 230 mila aziende, molte delle quali esportano. Un modo di fare impresa che è importantissimo – ha rimarcato il deputato del M5S – perché non è delocalizzabile. Se esportiamo all’estero, aumentiamo i posti di lavoro qui nel nostro Paese. Ecco perché l’Italia deve essere in prima linea contro la contraffazione che ci costa ogni anno fino a 10 miliardi di euro e 130 mila posti di lavoro. Se a tutto questo aggiungiamo quel fenomeno definito “Italian Sounding” si parla di un danno che va dai 20 ai 40 miliardi di euro”.

“Per quanto riguarda la lotta alla contraffazione, guardando i dati, scopriamo che i porti del nord Europa, in particolare quelli di Paesi Bassi e Gran Bretagna, importano molto e sequestrano poco. Tutti sanno che più si controlla, meno si sequestra – ha ribadito Fantinati -. Se l’Europa è considerata un mercato unico io mi aspetto che anche gli stati che non hanno una vocazione manifatturiera come la nostra, ma magari più commerciale, siano in prima linea anche per tutelare il nostro Paese. Allo stesso tempo dobbiamo agire anche sul territorio italiano. Per contrastare efficacemente la contraffazione è necessario un maggior coordinamento di tutte le forze dell’ordine, implementare un data base unico e inasprire le pene”.

“La presenza oggi, intorno a questo tavolo, di eletti del MoVimento 5 Stelle al Parlamento europeo, alla Camera dei deputati, in Regione e in Comune dimostra il nostro modus operandi in grado di coinvolgere tutti i livelli amministrativi per poter portare avanti in modo condiviso le istanze dei territori e dei cittadini – ha detto Ilaria Dal Zovo, consigliera regionale del M5S -. Il Porto di Trieste è uno dei più importanti in Europa e lo scorso anno è stato il primo scalo in Italia per quanto riguarda la movimentazione di merci, superando il milione di Teu fra container e rotabili. Sono stati registrati numerosi sequestri. È ovvio che in Europa controlli e sanzioni devono essere uguali in tutta l’Unione europea”.

“Trieste subisce anche la concorrenza del porto di Capodistria, che dista pochissimi chilometri, a causa di contesti fiscali ed economici molto diversi – ha ricordato il consigliere comunale Paolo Menis -. Qui siamo però in presenza di un porto franco internazionale, la cui esistenza è precedente la costituzione dell’Unione europea. Noi nel 2013 abbiamo portato questo caso anche a livello nazionale perché la legge sui porti – la legge 84 del 1994 – ha una previsione specifica sul porto di Trieste, ma da 20 anni nessun governo ha mai emanato il regolamento attuativo che renderebbe molto vantaggioso transitare per questo scalo, per operazioni estero su estero. Solo da poco si è capita l’importanza di questo problema e ci auguriamo che la soluzione arrivi molto presto”.

Tutte le informazioni utili su #RapportoDogane sono riassunte sul sito.

GRADISCA: LA GIUNTA SERRACCHIANI DEVE INTERVENIRE SUBITO PER CHIEDERE A PREFETTO E MINISTRO DELL’INTERNO DI RISOLVERE LA SITUAZIONE DI SOVRAFFOLLAMENTO

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Vogliamo ricordare alla presidente della Regione che il Consiglio ha votato nella seduta del 27 gennaio 2015 una mozione a firma lunga, chiedendo l’impegno della giunta regionale su tre punti. Il primo “a ribadire con fermezza la contrarietà a un’eventuale riapertura del Cie e, in subordine, a una riconversione dei locali, ad esso precedentemente destinati, in vista dell’ampliamento del Cara”.

In questi giorni, invece, assistiamo al collasso della struttura Cara/Cie di Gradisca d’Isonzo che ormai ha raggiunto la capienza a pieno carico di 450 ospiti: 208 persone ospitate dal Cara, che originariamente dovevano essere 138, e gli altri nella struttura dell’ex Centro di identificazione ed espulsione (Cie).

Oggi abbiamo letto l’appello della sindaca di Gradisca, preoccupata per quello che sta accadendo nel suo comune. Un comune piccolo che sta sopportando da anni il peso dell’accoglienza quando, invece, leggiamo ogni giorno di amministrazioni che si rifiutano di accogliere i migranti.

La situazione, ormai è insostenibile. Ci uniamo pertanto all’appello della sindaca di Gradisca e chiediamo che la giunta Serracchiani si faccia sentire presso il ministro degli Interni e il prefetto di Gorizia per chiedere l’immediato trasferimento di almeno la metà degli ospiti in altre strutture e il potenziamento delle forze dell’ordine per evitare che si ripetano episodi come quelli accaduti in questi giorni.

POSTE PUNTUALI: PROPOSTA DI LEGGE M5S PER ELIMINARE QUESTA PRATICA TANTO AMATA DAI PARTITI DI CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA

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“Norme in materia di bilancio” è il titolo della proposta di legge del MoVimento 5 Stelle Fvg che sarà depositata nei prossimi giorni e che si propone di passare dal procedimento legislativo attuale – che tollera il frequente ricorso alle cosiddette “poste puntuali” – a una legislazione per obiettivi, fondata su principi di imparzialità e di eguaglianza. La proposta di legge è stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa in Consiglio regionale dai portavoce del M5S Elena Bianchi, Ilaria Dal Zovo, Eleonora Frattolin, Cristian Sergo e Andrea Ussai.

“Stiamo per affrontare il quarto bilancio della Regione ed ogni volta spuntano le immancabili “poste puntuali” in favore di parrocchie, associazioni, comuni, edifici da ristrutturare, iniziative di ogni genere e chi più ne ha più ne metta – spiega Elena Bianchi -. Noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre osteggiato questa pratica così apprezzata e largamente utilizzata, invece, sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Stanchi di sollevare ogni volta questa questione, abbiamo deciso di presentare una norma che recepisce anche le osservazioni più volte presentate dalla Corte dei conti nei suoi giudizi di parificazione. Una proposta di appena otto articoli che vuole riaffermare il rispetto del criterio della generalità delle autorizzazioni legislative previste dagli strumenti di programmazione finanziaria e dalle altre leggi, che devono limitarsi a determinarne finalità e oggetto della spesa, senza individuare uno specifico beneficiario”.

“Con la nostra proposta ogni spesa dovrà avvenire nella successiva fase amministrativa ad opera degli organismi deputati e nel rispetto del principio di distinzione tra funzioni di indirizzo politico ed attività di gestione. Vogliamo garantire, infatti, l’imparzialità dell’assegnazione di contributi e finanziamenti a soggetti pubblici e privati mediante procedure concorsuali o bandi. Con questi avvisi pubblici – aggiunge la portavoce del M5S – dovranno essere definiti i criteri e le priorità di selezione funzionali all’elaborazione della graduatoria dei beneficiari degli incentivi, dei contributi e dei finanziamenti risultante dal confronto e dalla selezione delle relative domande. Solo al termine di questo processo i richiedenti saranno valutati e posti in graduatoria per l’accesso alle risorse disponibili”.

“Abbiamo comunque tenuto conto del fatto che si possano presentare delle questioni urgenti e indifferibili di tutela della salute pubblica, dell’ambiente o di protezione civile – precisa Bianchi -. Tutti questi casi che, ovviamente, necessitano di assegnazioni particolari, potranno essere gestiti direttamente dalla giunta regionale, sotto la propria esclusiva responsabilità, attraverso delibere che – in ogni caso – dovranno essere trasmesse entro cinque giorni alla commissione consiliare competente e alla Corte dei conti”.

“Vogliamo dare un taglio definitivo a questa pratica più adatta alla ricerca del consenso che alla soluzione dei problemi. Sarà un caso, ma spesso accade che a beneficiare di queste prebende siano proprio quei comuni che stanno per andare al voto. Eliminando alla fonte ogni potere discrezionale nello stanziamento delle risorse pubbliche, automaticamente – conclude la portavoce del M5S – verrà meno anche la possibilità per i partiti politici di fare campagna elettorale con gli stanziamenti pubblici”.

SANITA’: L’ESECUTIVO REGIONALE HA PROMESSO UN CORSO DI FORMAZIONE PER DIRIGENTI, VIOLANDO LA PARITA’ DI TRATTAMENTO E LA TRASPARENZA

«La giunta Serracchiani autorizza corsi di formazione palesemente discriminatori». La segnalazione arriva dal portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai dopo aver visionato il bando per un corso di formazione per i direttori del Servizio sanitario regionale, scaduto lo scorso 18 novembre.

«Sono assolutamente oscure le motivazioni che portano questo bando a privilegiare oltre agli attuali direttori generali, anche i direttori sanitari, amministrativi e coordinatori socio-sanitari, riservando in via prioritaria a queste figure la partecipazione al corso di formazione. In questo modo, – precisa Ussai – viene limitata la platea di possibili partecipanti, predeterminando – cosa molto grave – il novero dei potenziali destinatari di incarichi così importanti. È molto grave che l’esecutivo regionale approvi un percorso formativo che non preveda la corretta parità di trattamento fra tutti i possibili cittadini aventi i requisiti di legge».

«Per entrare nello specifico del bando, siamo in presenza di una discriminazione oggettiva e marcata nei confronti dei dirigenti di struttura complessa sanitaria. Per questi professionisti vige infatti lo stesso impianto normativo più volte citato nella delibera della giunta Serracchiani, eppure queste persone sono state ignorate dal meccanismo previsto dalla stessa delibera precludendo agli stessi la partecipazione al percorso formativo».

«Oltre al privilegio riservato alla “casta”, composta dalle attuali figure apicali, l’avviso è tutto fuorché trasparente e chiaro rispetto i criteri di scelta dei possibili destinatari del corso. Il bando riserva, infatti, un arbitrio pressoché totale alla commissione – nominata dalla Regione – che dovrà individuare le persone che potranno partecipare a questo corso di formazione e – aggiunge il portavoce del M5S – non è neanche coerente con la delibera in quanto estende il privilegio ai direttori scientifici e ai commissari».

«È un vero peccato che la delibera abbia questa impostazione anche perché, a livello generale, si tratta di una iniziativa lodevole. Finalmente la Regione ha avviato, infatti, un percorso che andava attivato già 20 anni fa. Tutti i bandi pubblici devono però garantire parità di trattamento e trasparenza per tutti i cittadini potenzialmente interessati e aventi i requisiti ad assumere un determinato ruolo. L’impianto attuale, viceversa, fa sconfinare la politica ben oltre gli ambiti di propria competenza, in quanto – conclude Ussai – oltre a scegliere gli attuali direttori generali, “blinda” i dirigenti che saranno scelti in futuro».

M5S, DOMANI FA TAPPA A TRIESTE IL TOUR PER SCRIVERE #RAPPORTODOGANE: CONFERENZA STAMPA ALLE ORE 11.30 IN CONSIGLIO REGIONALE

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Il MoVimento 5 Stelle ha lanciato il tour #RapportoDogane, un viaggio attraverso alcune città portuali italiane, per incontrare cittadini e stakeholders, con l’obiettivo di scrivere insieme la prima bozza del rapporto-dogane da presentare al Parlamento europeo. Tutte le informazioni utili sono riassunte in questo sito. In ogni tappa, insieme all’eurodeputata Tiziana Beghin, vengono coinvolti in tavoli di lavoro i deputati, i consiglieri regionali e comunali del MoVimento 5 Stelle.

“In Italia esistono 31 porti per flusso di merci, e ogni porto corrisponde a una dogana. Tutte le merci che circolano in Europa ma che arrivano da territori non europei sono obbligate a passare attraverso una dogana. Perché il nostro Paese non sfrutta questa grande fortuna?” dichiara la parlamentare europea Tiziana Beghin.

“Non tutte le dogane europee sono uguali, le merci in arrivo dai Paesi non europei evitano di passare per una dogana che obbliga a maggiori controlli preferendo una che “chiude un occhio”. Ma trattamenti diversi e non coerenti sono la principale causa di perdite economiche che ricadono su consumatori, lavoratori, indotto ed erario. A tutto questo si aggiunge il problema della circolazione di merci contraffatte che entrano nel nostro Paese proprio attraverso quelle dogane che “chiudono un occhio”, conclude Tiziana Beghin.

Venerdì 25 novembre il tour #RapportoDogane farà tappa a Trieste insieme ai portavoce del Movimento 5 Stelle Marco Zullo (Parlamento europeo), Mattia Fantinati (Camera dei deputati), Paolo Menis (Consiglio comunale di Trieste) e Ilaria Dal Zovo (Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia).

Alle ore 11.30 si terrà una conferenza stampa presso la Sala Azzurra del Consiglio regionale (piazza Oberdan, 6 – primo piano). Nel pomeriggio, alle ore 15.30, al via il Workshop con addetti ai lavori.

NORME IN MATERIA DI BILANCIO: PROPOSTA DI LEGGE DEL M5S PER ELIMINARE LE “POSTE PUNTUALI”

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“Norme in materia di bilancio” è il titolo della proposta di legge del MoVimento 5 Stelle che sarà depositata nei prossimi giorni e che si propone di passare dal procedimento legislativo attuale – che tollera il frequente ricorso a contribuzioni puntuali – a una legislazione per obiettivi, fondata su principi di imparzialità e di eguaglianza.

La proposta di legge sarà presentata domani, giovedì 24 novembre, alle ore 13 (al termine della sessione antimeridiana del Consiglio regionale) nel corso di una conferenza stampa che si terrà al terzo piano del palazzo della Regione in piazza Oberdan 6.

Saranno presenti i portavoce del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi, Ilaria Dal Zovo, Eleonora Frattolin, Cristian Sergo e Andrea Ussai.