lunedì, 13 Gennaio 2025
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AMIANTO NEL FIUME: INACCETTABILE L’IMMOBILISMO DELLA GIUNTA SERRACCHIANI

L’amianto abbandonato nel greto del fiume Cellina a partire dagli anni 70 del secolo scorso è una vergogna intollerabile per tutto il Friuli Venezia Giulia. Chiediamo alla giunta Serracchiani di attivarsi per procedere alla bonifica integrale del sito. Vanno subito rifinanziati quantomeno gli interventi della Protezione civile per ultimare la bonifica parziale già avviata e interrotta nel 2014. L’esecutivo regionale, che a parole dice di tutelare l’ambiente e il territorio, deve mettere queste azioni in cima alle sue priorità.

Nonostante la situazione sia conosciuta da decenni dalle istituzioni, finora non è cambiato praticamente niente e l’amianto, abbandonato abusivamente in passato da una ditta locale che faceva guarnizioni di testate di motori e più recentemente da privati e da altre aziende, rimane ancora nel letto del fiume. Vedere questo spettacolo con i propri occhi è però un’esperienza sconvolgente. Stiamo parlando di centinaia di cumuli di amianto, alcuni coperti da teli – che in parte negli anni si sono rotti -, altri coperti da ghiaia e altri ancora con evidenti fuoriuscite di materiale fortemente inquinante. Si può vedere anche dell’amianto, in un primo tempo sepolto nel terreno, che ora è riemerso in superficie, tanto da essere stato trasportato fino a Vivaro in occasione di alcuni recenti fenomeni alluvionali. Amianto che quasi sicuramente è finito persino nelle falde acquifere.

Questa situazione riguarda entrambe le sponde del Cellina e una zona che in parte ricade all’interno del sito di interesse comunitario istituito nel 2013. Ci chiediamo come sia possibile far convivere un SIC e una Zona Speciale di Conservazione dell’habitat e della biodiversità con quella che probabilmente è la più grande discarica abusiva di amianto della regione!

Bisogna ricordare che nel 2007 c’è stata un’ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri che imponeva alla Regione di intervenire per la messa in sicurezza, dato che il responsabile di questa situazione, individuato dalle indagini giudiziarie, nel frattempo era deceduto. Bene, a parte l’asportazione di qualche cumulo e l’avvio di una parziale – molto parziale – bonifica, che è stata interrotta nel 2014, non è stato fatto altro. Certamente non si è provveduto a verificare le condizioni dei teli che ricoprono l’amianto. Noi comprendiamo che la soluzione non sia facile e che i costi di bonifica stimati siano molto elevati, tanto che si parla di più di 20 milioni di euro. Rimane però scandaloso l’immobilismo di chi ha governato la Regione in tutti questi anni.

Siamo di fronte a una vera emergenza ambientale che incide sulla salute dei cittadini. E la mancanza di risorse economiche non deve essere una scusa, vista la facilità con la quale milioni di euro vengono spesi per opere inutili, soprattutto strade che non portano alcun beneficio ai cittadini ma distruggono il nostro territorio. Agiremo a tutti i livelli affinché si intervenga in maniera tempestiva per risolvere questa incredibile emergenza ambientale.

REGIONE SANZIONATA DALL’AGCOM: GRAZIE AL NOSTRO ESPOSTO ABBIAMO PIZZICATO DEBORA SERRACCHIANI CON LE MANI NELLA MARMELLATA

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«Pur di far vincere il Sì al prossimo referendum costituzionale, Debora Serracchiani è disposta a fare di tutto, anche a violare spudoratamente la par condicio scattata lo scorso 28 settembre. Fortunatamente l’abbiamo beccata con le mani nella marmellata e, su nostra segnalazione, l’Agcom non ha potuto fare altro che sanzionare la Regione». È soddisfatta la portavoce del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi per l’esito dell’esposto presentato alcuni giorni fa dal gruppo del M5S in Consiglio regionale all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

«L’Agcom, con propria delibera, ha ordinato infatti alla Regione di pubblicare sulla home page del proprio sito istituzionale l’indicazione di non rispondenza, a quanto previsto dall’art.9 della legge 22 febbraio 2000 n.28, della comunicazione istituzionale riguardante il convegno “Riforma costituzionale e Autonomie speciali” che si è tenuto a Udine lo scorso 7 ottobre. Parliamo di quella indegna iniziativa – ricorda Bianchi – nel corso della quale la presidente Serracchiani ha sottoscritto la famigerata “Carta di Udine”. In sostanza una vergognosa resa incondizionata alla volontà del governo Renzi di stravolgere la Carta costituzionale».

«Bene, non solo questo spudorato manifesto per il Sì al prossimo referendum del 4 dicembre è stato pagato con risorse pubbliche, ma si è svolto in piena violazione della par condicio e in totale assenza di contraddittorio. Durante il convegno è stato affrontato, infatti, il tema dell’imminente referendum popolare confermativo sulla legge costituzionale recante “Disposizioni per il superamento del Bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, in evidente violazione dell’articolo 9 a legge 22 febbraio 2000, n. 28. Debora Serracchiani, comunque, era in buona compagnia – ricorda la portavoce del M5S – visto che all’evento hanno partecipato importanti cariche istituzionali come il ministro degli Affari regionali e le autonomie Enrico Costa, il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop e alcuni sindaci. Tutti senza nascondere minimamente al pubblico presente il loro orientamento di voto per il referendum del 4 dicembre».

«Per chi non lo sapesse – sottolinea Bianchi – l’art. 9 della legge 22 febbraio 2000, n. 28 stabilisce infatti che a far data dalla convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni, e che tale divieto trova applicazione per ciascuna consultazione elettorale. Il convegno da noi segnalato all’Agcom risulta infatti riconducibile alla nozione di comunicazione istituzionale, come individuata dall’articolo 1 della legge n. 150/2000. Inoltre – aggiunge la consigliera pentastellata – la portata del divieto è stata ribadita recentemente da una circolare del Ministero dell’interno avente proprio ad oggetto il prossimo referendum costituzionale».

«È molto triste – conclude Bianchi – che Debora Serracchiani, che sta già ammirando il tramonto del sua brevissima e nefasta esperienza di governo, utilizzi mezzucci così piccoli nella speranza di condizionare l’esito del referendum».

Per saperne di più sulla “Carta di Udine” clicca qui:

CON LA “CARTA DI UDINE” IL FRIULI VENEZIA GIULIA VIENE SVENDUTO AL VOLERE DEL GOVERNO RENZI

MEDIOCREDITO: DOPO 3 ANNI E MEZZO DI LEGISLATURA NON SONO ANCORA STABILITE LE REALI RESPONSABILITÀ DELLA SITUAZIONE IN CUI SI TROVA L’ISTITUTO BANCARIO

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Apprezziamo che la giunta Serracchiani, per voce dell’assessore Peroni, finalmente si dica pronta ad avanzare una richiesta di azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori di Mediocredito nel caso in cui l’esito dell’istruttoria interna ravvisasse pesanti responsabilità da parte di chi ha gestito l’istituto bancario in passato.

Resta però lo sconcerto per il fatto che, dopo tre anni e mezzo di legislatura, non si siano ancora stabilite le reali responsabilità della situazione in cui si trova Mediocredito. E’ incredibile che gli ispettori di Banca d’Italia siano riusciti a mettere in luce i problemi di Mediocredito in un paio di mesi, mentre l’istruttoria interna dell’istituto bancario dopo quasi due anni non abbia ancora visto la luce.

Bisogna fare chiarezza. I cittadini pretendono la massima trasparenza. Gli amministratori coinvolti in operazioni non corrette ai fini dell’oggetto sociale vanno mandati a casa, se si trovano ancora a loro posto, e impedito loro di commettere nuovamente errori imperdonabili.

STRUMENTO PER L’ESAME DELLA DENSITOMETRIA OSSEA NEL REPARTO DI INFETTOLOGIA DI UDINE: VA SPOSTATO IN LUOGO PIÙ ADATTO PER TUTELARE PAZIENTI E OPERATORI SANITARI

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La densitometria ossea è una tecnica diagnostica che permette di valutare la densità minerale delle ossa. Serve a scovare patologie della componente minerale dello scheletro e, in particolare, per la diagnosi di osteoporosi. Presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine sono a disposizione due strumentazioni per l’esame della densitometria ossea. Una si trova al Dipartimento di Diagnostica per immagini, collocata nel padiglione d’ingresso del reparto di Medicina nucleare, l’altra invece è al Day Hospital Infettologia del padiglione 9 Scrosoppi.
Alcuni pazienti ci hanno segnalato che il macchinario collocato nel reparto di Medicina nucleare non sia più utilizzabile in quanto guasto. Non essendo possibile acquistare una nuova strumentazione, tutte le prestazioni sono state dirottate presso l’altro reparto che ospita l’unico densitometro ancora funzionante. Questa apparecchiatura viene utilizzata sempre dal medesimo personale della Medicina nucleare, costretto a spostarsi dalla sede di reparto, ma con una disponibilità oraria ridotta, a causa delle esigenze del reparto ospitante.
L’aspetto allucinante di questa faccenda è che il macchinario si trovi nel reparto di Infettologia, luogo poco adatto a svolgere le indagini in completa sicurezza. Gli utenti che necessitano di tale prestazione, anche i più vulnerabili quali anziani e bambini, sono costretti infatti ad attendere il proprio turno in un ambiente potenzialmente pericoloso per la salute. Ci corre l’obbligo ricordare a tutti il recente caso di contagio da Tbc registrato a Trieste dove una pediatra addetta ai vaccini, che operava in convenzione con l’Azienda sanitaria, ha contratto questa malattia, accorgendosi però di essere malata solo parecchi mesi dopo. Nel frattempo – purtroppo – ha avuto contatti con migliaia di persone e contagiato alcuni bambini.
Per questo abbiamo mandato una mail di segnalazione all’assessore regionale alla salute Telesca e al Direttore centrale della stessa Direzione, chiedendo di provvedere tempestivamente a rimuovere ogni eventuale pregiudizio per i cittadini che debbano sottoporsi a questa indagine diagnostica. Abbiamo chiesto loro di tenerci informati e di provvedere quanto prima a spostare il macchinario in luoghi più consoni. Ma, ad oggi, nessuno si è degnano nemmeno di risponderci con un “Grazie per la segnalazione”.
Chiediamo, inoltre, che si intervenga subito per consentire agli operatori di lavorare in un luogo maggiormente adeguato e ai pazienti di aspettare in un luogo lontano da ogni potenzialità di pericolo. Richieste che possono essere facilmente accolte visto che la macchina è facilmente trasportabile.

GIOVEDI 27 OTTOBRE ORE 20 A TRIESTE DIBATTITO DI APPROFONDIMENTO SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE DEL 4 DICEMBRE

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A sostegno del NO interverrà Mauro Barberis (docente di Filosofia del diritto all’Università di Trieste, teorico del diritto e storico delle idee, autore di una trentina di libri e blogger per Il Fatto Quotidiano e Micromega).

Le ragioni del saranno invece sostenute da Pietro Faraguna (dottore di ricerca in Diritto costituzionale all’Università di Ferrara e post doc in Istituzioni di diritto pubblico alla Luiss Guido Carli con un progetto di ricerca intitolato “La riforma del Bicameralismo italiano: origini, percorso e attuazione”).

L’incontro sarà moderato da Stefano Patuanelli, uno dei fondatori del MoVimento 5 Stelle a Trieste.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle iniziative di #IODICONO, la campagna promossa dal MoVimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia finalizzata a spiegare ai cittadini le ragioni del NO al referendum costituzionale.

RELAZIONE SU DDL 160: DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA DI CONTABILITA’

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Presidente, Consigliere, Consiglieri,

ci troviamo ad analizzare dopo il bilancio di previsione 2016 e il recente assestamento di bilancio 2016 il presente disegno di legge dove si vuole ricollocare la somma di € 96.540.000 a disposizione per il corrente anno.

Ci dispiace constatare che la cifra che stiamo ricollocando non derivi da maggiori entrate ma si tratti esclusivamente di una ridistribuzione dovuta ad una riprogrammazione di somme già stanziate. Se consideriamo i dati relativi alle entrate del Titolo I (Tributi propri della Regione e compartecipazioni ai tributi erariali) del 2015 e li confrontiamo con i dati del 2016 vediamo che il totale di queste entrate ha subito nel 2015 un incremento del 1,79% fra le previsioni iniziali e quelle assestate mentre quest’anno l’incremento è stato solamente dell’1% circa: questo non è sicuramente un segno della tanto decantata ripresa.

L’ormai consueta cerimonia della riprogrammazione degli stanziamenti non spendibili entro l’anno in corso – resa necessaria per adeguare la contabilità regionale alle procedure imposte dal famigerato pareggio di bilancio -, sembra mettere in luce una pratica che predilige gestire riserve di denaro allocate su fondi di riserva che vengono ridestinate all’ultimo minuto possibile a favore di misure già attive a esclusiva scelta giuntale. Solo per fare un esempio, cito la somma di 19 milioni prelevata sul capitolo 1575 “rimborsi del capitale derivante dalle operazioni di finanziamento di interventi di interesse regionale con ricorso al mercato finanziario”, e la somma di 14.290.000 prelevata sul capitolo 9601 “fondo per il finanziamento e l’ adeguamento di programmi e progetti ammessi o ammissibili a finanziamento comunitario. parco progetti fondi regionali – di parte capitale”.

Tale pratica rende così impossibile una qualsiasi condivisone delle politiche regionali impone delle scelte fatte dall’alto senza garantire alcuno spazio alla discussione politica soprattutto nei confronti delle opposizioni. Un esempio eclatante è l’indisponibilità a stanziare risorse adeguate sul capitolo della legislazione futura, per permettere la produzione di leggi su iniziativa di tutte le forze politiche; è evidente in questo caso la volontà politica di approfittare di fattori tecnici per imbavagliare le opposizioni in primis, ma tutto il consiglio di conseguenza, pur sapendo che nel caso tali risorse non dovessero venire completamente utilizzate potrebbero essere riprogrammate come viene fatto in questo disegno di legge.

Rimane evidente come sia sempre più necessario avviare con largo anticipo la programmazione delle risorse e la pubblicazione dei relativi bandi affinché si possano finanziare subito i beneficiari delle relative graduatorie piuttosto che attendere le ricollocazioni di fine anno.
Entrando nel merito, certamente non possiamo essere contrari all’incremento dei fondi di rotazione in agricoltura e al fondo sviluppo delle PMI e allo scorrimento delle graduatorie in edilizia, agli investimenti nella sanità o alla manutenzione straordinaria delle opere idrauliche, ma non possiamo non constatare che la manovra è stata presentata esclusivamente dall’Assessore alle finanze senza la partecipazione degli altri assessori competenti, né dei loro uffici, rendendo così impossibile entrare nel merito delle misure e tanto meno capire se siano state privilegiati alcuni interventi piuttosto che altri degni di interesse. Un esempio per tutti, a noi poco gradito, è stato lo scorrimento delle graduatorie per le scuole paritarie con lo stanziamento di 1.655.000 euro, mentre nessun intervento è stato effettuato per le scuole pubbliche.

Constatiamo, purtroppo, che non si perde occasione per erodere piano piano l’autonomia di questa Regione, rimandando a norme nazionali scelte che possono essere effettuate con nostre norme regionali. Autonomia significa responsabilità e impegno, se le nostre norme riguardo i compensi degli organi societari e dei dipendenti di società a controllo pubblico risultano frammentarie, abbiamo la responsabilità di dare organicità alle disposizioni normative e non necessariamente solo di emanare nuove leggi.

Infine rileviamo l’imprescindibile necessità, da parte della Giunta, di inserire poste puntuali con lo stanziamento di ulteriori 2 milioni di euro a Villa Louise una tantum che tanto “una” non sarà.

Rimandiamo il nostro giudizio finale agli esiti della discussione che si terrà in Aula.

CIMICE MARMORATA ASIATICA: PER RISOLVERE IL PROBLEMA SI LAVORI INSIEME ALLE ALTRE REGIONI PER EVITARE ULTERIORI DANNI AI NOSTRI AGRICOLTORI

«Con la legge di assestamento di agosto si è provveduto a modificare la norma sul Fondo regionale per la gestione delle emergenze in agricoltura; una modifica necessaria per risarcire gli agricoltori sui danni causati dalla cimice marmorata. Questa specie di cimice, asiatica, negli ultimi mesi ha attaccato i frutteti di mele, pere e pesche e colture erbacee come la soia e il mais, vanificando così il lavoro degli agricoltori della nostra regione e in particolare quelli che hanno scelto di produrre in modo sostenibile, abbracciando quindi un determinato stile di vita improntato al biologico, ma non solo. Tutti i loro sforzi sono stati vanificati dall’attacco dell’insetto. Vanno pertanto tutelati gli agricoltori e chiediamo agli enti competenti di adoperarsi quanto prima per metterli in condizioni di poter svolgere la propria attività in sicurezza”. La proposta è dei portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo e Cristian Sergo.
«Queste cimici sono particolarmente voraci e presentano una spiccata propensione a variare la loro alimentazione. La situazione, purtroppo, non è delle migliori – spiegano i due portavoce del M5S -. Non sono ancora stati individuati dei predatori naturali, provenendo le cimici dal continente asiatico. Inoltre si riproducono due volte all’anno, deponendo dalle 300 alle 400 uova alla volta, si spostano molto velocemente e coprono in volo grandi distanze alla ricerca dell’alimento di loro gradimento».
«Per fronteggiare questa piaga, che potrebbe acuirsi nella prossima primavera, è necessario trovare un modo per fornire agli agricoltori strumenti di difesa delle coltivazioni, di cattura e di contrasto, prima che sia troppo tardi, visto che l’insetto resiste all’utilizzo di sostanze chimiche che, oltretutto, sarebbero dannose per l’ambiente e la salute dei cittadini. Bisogna poi continuare con la ricerca, lavorando in team con le altre regioni dove si registra la presenza della cimice marmorata asiatica, ormai diffusa in quasi tutto il nord Italia. È necessario – concludono Dal Zovo e Sergo – informare i cittadini sensibilizzandoli, in maniera che tutti siano consapevoli dei danni che questo insetto è in grado di provocare alle nostre piante a partire dalla prossima primavera».

IMMIGRAZIONE: COSA VOLEVANO DIMOSTRARE L’ONOREVOLE SALVINI E IL PREFETTO ZAPPALORTO ALLA CAVARZERANI?

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Siamo rimasti basiti dal video postato sulla pagina Facebook dell’onorevole Salvini in merito alla visita alla Caserma di Udine dove sono ospitati richiedenti asilo e non immigrati, come affermato dall’esponente politico della Lega Nord. Innanzitutto vorremmo sapere se le riprese, fatte all’interno della caserma, siano state autorizzate perché ci risulta che in questi contesti, come per esempio al Cara di Gradisca, sia vietata qualunque forma di ripresa video. Riteniamo che questa regola sia giusta anche perché serve a tutelare la privacy degli ospiti che – vorremmo ricordare all’onorevole Salvini e al prefetto Zappalorto – scappano da situazioni che mettono a repentaglio la loro sicurezza, siano esse situazioni di guerra o situazioni che limitano la loro libertà di espressione, religiosa o civile.
Non sappiamo cosa volesse dimostrare Salvini con questo video, ma riteniamo che il messaggio fatto passare sia ricco di inesattezze e approssimazioni. È giusto, sì, fare informazione ma utilizzando però dati corretti ed equilibrati in modo da non alimentare odio e falsi miti che sulla rete diventano presto verità. Il prefetto e l’onorevole Salvini, quali alti rappresentanti dello Stato italiano, dovrebbero ben sapere che gli ospiti della caserma Cavarzerani non percepiscono infatti alcun “Pocket money”.
Avvilente poi vedere il prefetto Zappalorto annuire al lamento dell’onorevole riguardo l’odore che si respira all’interno della caserma. Quell’odore si respira all’interno di ogni struttura in cui sono costrette a convivere o a lavorare molte persone di qualsiasi nazionalità esse siano. È innegabile che dobbiamo riuscire a far capire loro le regole vigenti nel nostro Paese, ma l’onorevole e il prefetto dovrebbero tener conto del luogo di provenienza di questi ospiti e della loro difficoltà ad imparare in primis la nostra lingua e del fatto che tra di loro molti non si conoscono. Hanno quindi bisogno di un periodo per imparare a convivere tra loro, oltre che con noi.
I flussi migratori, che stanno interessando tutta Europa, sono numericamente importanti. Entrando dai confini a Nord nella nostra Regione, la destinazione dei richiedenti non può che essere Udine come prima tappa, perché è a Udine che ha sede la Questura, luogo in cui i richiedenti devono presentare domanda di asilo politico o di protezione internazionale. Ed è per questo che sono in tanti alla caserma Cavarzerani, non certo per il passaparola denunciato da prefetto e onorevole nel video. Non vorremmo nemmeno commentare il cartello esposto sul bagno interno alla struttura, ma vista la frase scritta e la volontà esplicitata dal prefetto, sostenuta da Salvini, di scaricare il costo della riparazione sui richiedenti, vorremmo solamente dire che non gli stiamo certo facendo un favore, ma che l’accoglienza è un preciso dovere e obbligo imposto dall’Unione europea perché abbiamo firmato trattati internazionali e ci siamo impegnati a difendere i diritti umani di chiunque ne faccia richiesta, obbligo citato anche dall’art.3 della Costituzione italiana.
Infine, come mai l’onorevole e il prefetto non si sono preoccupati di andare ad incontrare e filmare anche le oltre 50 persone che vivono – se così si può dire – nei sottopassi della stazione di Udine? Quelle persone si sono già viste riconoscere lo status di rifugiato o di protezione internazionale, ma allo stato attuale non hanno un luogo dove poter dormire, lavarsi o mangiare.
Caro onorevole Salvini, dovrebbe preoccuparsi di formulare proposte concrete per governare questo fenomeno che non si fermerà di certo o proposte per favorire l’inclusione di questi esseri umani nella nostra società. Ad esempio, spinga i comuni che sono governati dal suo partito a inviare la domanda per partecipare al bando Sprar che scadrà a fine anno. Le possiamo dire da subito che se tutti i comuni aderissero a questo progetto, non esisterebbero più strutture come la caserma Caverzerani o il Cara di Gradisca ma l’accoglienza sarebbe di sicuro più umana e meglio gestita. I bandi Sprar prevendono, inoltre, la rendicontazione di tutte le spese effettuate e quindi avremmo anche un controllo su come le risorse statali, da voi ritenute sprecate, vengono effettivamente impiegate.
Caro prefetto Zappalorto, il suo compito non è certo quello di avvallare questo pressapochismo intollerante o le posizioni politiche dei vari leader. Il suo compito è quello di creare le condizioni per realizzare una società inclusiva, rispettosa delle regole, dove possano convivere tutte le etnie in modo pacifico e tollerante. Queste sono le basi e i presupposti per ottenere una crescita della nostra società, che non può certo alimentare l’intolleranza e lo scontro tra fasce deboli.

#IODICONO, LUIGI DI MAIO VENERDÌ A TRIESTE: IN PROGRAMMA ANCHE UN INCONTRO INFORMATIVO DOMANI A PORCIA E BANCHETTI NEI PROSSIMI GIORNI IN TUTTA LA REGIONE

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Arriva a Trieste Luigi Di Maio, testimonial d’eccezione di #IODICONO, la campagna promossa dal MoVimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia finalizzata a spiegare ai cittadini le ragioni del NO al referendum costituzionale che si terrà il prossimo 4 dicembre. Il vicepresidente della Camera dei deputati sarà infatti protagonista di un incontro con i cittadini venerdì 21 ottobre, alle 17.30, in piazza Cavana.
Sul palco insieme a Luigi Di Maio saliranno anche il portavoce del M5S al Parlamento europeo Marco Zullo, la portavoce del M5S in Consiglio regionale Elena Bianchi e gli avvocati Fulvio Vida e Alberto Kostoris, due dei 70 avvocati del Foro di Trieste che nelle scorse settimane hanno predisposto un “Manifesto” nel quale illustrano all’opinione pubblica le ragioni per cui hanno deciso di votare NO al prossimo referendum costituzionale.
Il calendario di #IODICONO presenta anche altre iniziative. Domani, giovedì 20 ottobre, a Porcia si terrà un incontro-dibattito organizzato dal gruppo “Amici di Beppe Grillo”. L’evento è in programma alle 21 alla pizzeria Al Castello in via Antonio De Pellegrini 1 a Porcia. Protagonisti dell’iniziativa il portavoce del M5S eletto nel Consiglio comunale di Porcia Fabio Veronese e gli attivisti del MoVimento 5 Stelle che presenteranno le motivazioni del NO utilizzando delle slide.Il MoVimento 5 Stelle Fvg intanto continua ad allestire banchetti e info-point in tutta la regione. Domani, giovedì 20 ottobre, gli attivisti saranno a Sacile dalle 9 alle 12 in piazza del Popolo e venerdì 21 ottobre a Cordenons dalle 7.30 alle 13.30 in piazza della Vittoria.
Ricchissima la presenza sul territorio regionale sabato 22 ottobre. Gli attivisti pentastellati saranno a Sedegliano dalle 9 alle 13, a Trieste dalle 9 alle 13 in via San Nicolò angolo via Dante, a Udine dalle 10 alle 13 in piazza Matteotti e dalle 10 alle 12 in piazzetta del Pozzo, a Gorizia in corso Verdi e a Pordenone dalle 15 alle 18 piazza della Motta. Infine domenica 23 ottobre sarà predisposto un banchetto a Prata di Pordenone dalle 9 alle 12 in piazza Wanda Meyer.

DIOSSINA NEL MANIAGHESE: GRAVI E INACCETTABILI LE AFFERMAZIONI DEL DIRETTORE BOMBEN

Riteniamo assolutamente inaccettabili, sia da un punto di vista tecnico che precauzionale, le affermazioni degli ultimi giorni dell’Azienda Sanitaria 5 per il tramite del direttore del Dipartimento di Prevenzione Lucio Bomben.
Annunciando controlli serrati alle attività produttive insalubri dal 2 novembre (e risulta subito evidente che non saranno controlli a sorpresa), il direttore si spinge ad affermare che la situazione non farà emergere anomalie e che questo tipo di operazione si imponeva anche nei confronti della richiesta di trasparenza. Affermazione quantomeno azzardata e indicativa del fatto che si agisca solo su pressione dell’opinione pubblica!
Anche noi siamo persuasi che non si evidenzieranno anomalie, perché vogliamo ottimisticamente credere che tutte le aziende rispettino limiti e prescrizioni. Quello che però si fa finta di non capire – soggetti istituzionali in primis – è che il problema non sta tanto nelle emissioni delle singole aziende, quanto nel fatto che sono state autorizzate troppe aziende insalubri ad emettere sostanze inquinanti sullo stesso territorio: anche ammettendo che tutte rispettino i limiti previsti dalla normativa, l’impatto cumulativo è comunque devastante!
Il dott. Bomben ci tiene a temperare qualsiasi allarmismo, ma sia chiaro che nessuno di noi si sogna di fare allarmismo! Quello che pretendiamo però è che non si minimizzi il problema e si agisca con tempestività, dato che continuano ad aggiungersi nel tempo risultati che confermano la presenza sul territorio di diossina e pcb. Lo stesso direttore afferma che «L’analisi delle uova conferma come la presenza di sostanze potenzialmente nocive sia piuttosto diffusa».
È piuttosto grave che un direttore di un Dipartimento di Prevenzione ritenga diossine, furani e pcb sostanze solo “potenzialmente” nocive, quando lo stesso Ministero della Salute, nella sua ultima pubblicazione sul tema fa la seguente valutazione: “Diossine, furani e policlorobifenili costituiscono tre delle dodici classi di inquinanti organici persistenti riconosciute a livello internazionale: si tratta di prodotti particolarmente stabili e riconosciuti come tossici sia per l’ambiente che per l’uomo. Le diossine sono sostanze che vengono immesse nell’ambiente da numerose sorgenti, presentano una certa mobilità nei confronti delle diverse matrici ambientali, hanno una struttura chimica stabile ed una considerevole vita media. Le diossine possono determinare un inquinamento cronico, pressoché ubiquitario e possono dar luogo ad eventi che, con una nuova accezione del termine, potremmo definire “emergenze ambientali”. Infatti, si possono verificare situazioni in cui vi siano particolari catene alimentari che, attraverso fenomeni di bioaccumulo e pratiche/abitudini antropiche, portino le concentrazioni a livelli pericolosi per l’ambiente e/o l’uomo anche a fronte di una presenza di inquinanti bassa, o addirittura bassissima, che non comporterebbe rischi immediati e chiaramente identificabili”.
È assurdo che si utilizzino i dati senza approfondire il contesto dell’analisi: il fatto che a Campagna un campione di uova risulti con valori bassi di inquinanti vuol dire tutto o niente se non ci si preoccupa di sapere l’età delle galline che le hanno prodotte e quindi il tempo che hanno avuto per accumulare gli inquinanti.
È infine assolutamente superficiale da parte di un Azienda Sanitaria valutare i risultati delle uova di Maniago di Mezzo come indicativi di altre sorgenti inquinanti come traffico e riscaldamento domestico, solo perché le aziende insalubri si trovano a 2,5 km di distanza. È palese che la distanza di dispersione degli inquinanti dipende da molti fattori quali, tra gli altri, velocità di uscita dei fumi, direzione dei venti (in zona ancora poco monitorati) e caratteristiche delle sostanze emesse. Ma, cosa più grave vista la competenza tecnica propria di chi dovrebbe tutelare la salute, dall’analisi dei risultati delle uova (che ci siamo fatti consegnare) emerge chiaramente, come per tutti gli altri campioni analizzati dal 2011 ad oggi, che le sostanze nocive più presenti nei campioni sono quelle prodotte da attività industriali che contemplano l’utilizzo di cloro!!
Bisogna finirla di tirare in causa automobili e stufe a legna, a meno che non si dimostri che i cittadini maniaghesi utilizzano candeggina come combustibile!!

FERRIERA DI SERVOLA: INACCETTABILI TUTTI QUESTI EVENTI “ANOMALI” IN CONCOMITANZA CON LA MASSIMA PRODUZIONE DI GHISA

«La politica che governa questa Regione ha deciso di far coesistere a tutti i costi l’area a caldo della Ferriera con la città, limitandosi a guidare le attività attraverso le prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e chiudendo entrambe gli occhi davanti alle inadempienze. È sconcertante l’ambiguità della presidente Serracchiani infatti sulle non conformità emerse dal rapporto conclusivo delle attività di controllo di Arpa, del 23 settembre 2016, di cui la presidente ricorda solamente le raccomandazioni ottemperate. Secondo l’Aia alla Ferriera di Servola, fino alla messa a regime dell’impianto di aspirazione, la marcia della cokeria si sarebbe dovuta limitata a 75 sfornamenti al giorno. In aperta violazione di queste prescrizioni, invece, dal 9 febbraio al 6 aprile Siderurgica Triestina ha effettuato per 27 giorni – su 54 totali – un numero di sfornamenti superiore al numero prescritto. Adesso vogliamo sapere quali azioni ha intrapreso o intende intraprendere la Regione nei confronti dell’azienda». La richiesta viene dal portavoce del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai che recentemente ha depositato una interrogazione rivolta alla giunta Serracchiani.

«Il “Rapporto conclusivo delle attività di controllo”, inoltre, ha messo in evidenza un’alta concentrazione di benzo(a)pirene nello scorso mese di luglio. Una situazione fuori norma – precisa Ussai – rilevata dalla stazione di monitoraggio RFI di Arpa attribuibile univocamente all’attività dell’impianto siderurgico. Bisogna sottolineare che gli eventi anomali riportati dall’Azienda sono accaduti nel mese di luglio in concomitanza alla massima produzione di ghisa. Nel mese di luglio sono state prodotte infatti 1333 tonnellate di ghisa. Non c’è quindi “solamente” un problema legato alle emissioni acustiche – aggiunge il portavoce del M5S – che l’Arpa sottolinea essere “piuttosto rilevanti e impattanti e necessiterebbero di interventi di bonifica importanti e mirati su diverse sorgenti”. Confermando così la non conformità ai valori limite per l’impatto acustico, con riferimento sia ai rilievi in ambiente abitativo – effettuati cioè sia a finestre aperte che a finestre chiuse -, sia ai rilevi del rumore ambientale esterni, registrati sia di giorno che di notte».

«Noi del Movimento 5 Stelle non condividiamo il percorso comune intrapreso tra l’amministrazione regionale e Siderurgica Triestina ma allo stesso tempo siamo convinti che questo rapporto debba essere basato su principi di rigoroso rispetto delle regole condivise e alle istanze dei cittadini debba essere data risposta in tempi ragionevoli e certi. Per questo – insiste Ussai – chiediamo che la Regione ed il Comune di Trieste intraprendano tutte quelle azioni necessarie a tutelare la salute e il benessere dei cittadini. Bisogna assolutamente evitare che accadano ulteriori eventi “anomali” come quelli accaduti nel mese di luglio in concomitanza all’aumento dell’attività produttiva».

«Di fronte a questi dati – chiosa il capogruppo al Consiglio comunale di Trieste, Paolo Menis – il sindaco può intervenire al più presto con un’ordinanza al fine di imporre la riduzione della produzione. Ordinanza che il M5S ha già chiesto all’inizio di agosto con una mozione fatta propria dal vicesindaco Roberti ma alla quale la giunta Dipiazza non ha mai dato seguito».

ENNESIMA INVENZIONE DELLA SERRACCHIANI: NON ESISTE ALCUNA MORATORIA PER LA COSTRUZIONE DI NUOVI CENTRI COMMERCIALI

È da pochi giorni disponibile il video dell’intervento della presidente Serracchiani alla Construction conference, evento organizzato da “Civiltà di Cantiere” a Udine il 23 settembre scorso.

Nel corso di questo incontro Debora Serracchiani ha voluto ricordare – come al solito – i primati raggiunti dalle nostre imprese in materia di innovazione, ma ha voluto rimarcare anche alcune scelte fatte dalla giunta regionale per eliminare il consumo del suolo nel Friuli Venezia Giulia, dimenticando tuttavia di aver posto questi obiettivi al 2050. Nel frattempo, non ha voluto volutamente toccare il vero primato detenuto dalla nostra regione: il nostro territorio infatti è in testa alle classifiche nazionali per superficie occupata dalla grande distribuzione commerciale (ogni 1.000 abitanti il dato al 2015 era pari a 687 mq, mentre la media nazionale risulta essere di 372 mq, inoltre in provincia di Udine e di Gorizia abbiamo rispettivamente 802 mq e 762 mq di superficie ogni 1000 abitanti, prima e seconda tra le province italiane). Per poche decine di metri quadrati non raggiungiamo pertanto il doppio della media italiana. Una vergogna senza fine che testimonia come il nostro territorio sia stato per troppi anni considerato più il bancomat di amministratori locali e imprenditori senza controllo, che una risorsa da preservare!

Nel corso della conferenza di Udine la Serracchiani non poteva che regalare ai presenti una delle sue perle. Forse male informata dal suo assessore alle infrastrutture ha riferito ai presenti che la Regione «ha optato per una moratoria sulla realizzazione di centri commerciali». Una notizia grandiosa, ma che nessuno dei presenti in sala ha potuto contestare al vicesegretario nazionale del Partito democratico, anche solo per chiedere quando sia stata decisa questa moratoria e con che legge. Ciò che sconforta è che una moratoria è una sospensione di una previsione di legge, quindi anche fosse vero che in questo momento sia vigente una norma di questo tipo, significherebbe che tra pochi mesi si potrebbe ricominciare a costruire cattedrali commerciali nel deserto.

Purtroppo però non vi è alcuna norma varata dalla maggioranza Partito democratico che vada in tale direzione. Anzi, semmai tutt’altro come abbiamo sostenuto più volte in Consiglio regionale, evidenziando i rischi che le superfici commerciali autorizzate – per assurdo – possano ancora aumentare, invece che diminuire. Serracchiani dovrebbe saperlo visto che, dopo l’approvazione di questa legge, non ha esitato a presiedere alle inaugurazioni di nuovi spazi commerciali.

L’unico modo per porre davvero un freno alla costruzione dei centri commerciali è portare in Aula quanto prima la nostra proposta di legge sulla riforma del governo del territorio che potrà permettere a Regione e Comuni di individuare le aree interdette alla realizzazione di questi edifici, secondo le disposizioni europee. Una vera rivoluzione volta a salvaguardare il suolo come bene pubblico da preservare per le future generazioni.

CON LA “CARTA DI UDINE” IL FRIULI VENEZIA GIULIA VIENE SVENDUTO AL VOLERE DEL GOVERNO RENZI

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La “Carta di Udine”, sottoscritta dalla presidente della Regione Debora Serracchiani, rappresenta una vergognosa resa incondizionata alla volontà del governo Renzi di stravolgere la Carta costituzionale. E il convegno “Riforma Costituzionale e Autonomie speciali” che si è tenuto a Udine non è stato altro che un indegno manifesto per il SI al prossimo referendum del 4 dicembre, pagato con risorse pubbliche.
Perplessi fin dall’inizio per le modalità organizzative di questa iniziativa, durante il convegno abbiamo assistito al “trionfo” delle posizioni a favore della “schiforma”, senza che ci fosse alcuna possibilità di contraddittorio. Un modo scandaloso di interpretare il ruolo istituzionale e imparziale che dovrebbe essere sempre garantito da un ente pubblico.

Il prodotto del convegno, inoltre, è stata la cosiddetta “Carta di Udine” che solo grazie alla nostra insistenza, e dopo tre giorni, abbiamo potuto leggere. Una “Carta” che solo alcune regioni a statuto speciale hanno voluto sottoscrivere. Chi non ha firmato ha voluto forse mantenere un briciolo di dignità? Questo documento rappresenta infatti una resa incondizionata al governo centrale. In cambio di una flebile promessa legata alla necessità di disciplinare meglio i procedimenti deliberativi delle commissioni paritetiche, si legge chiaramente che “era ed è necessario portare a completamento e piena approvazione, con la collaborazione dei diversi sistemi istituzionali e con il decisivo apporto dei cittadini, attraverso il voto al referendum confermativo, la recente legge costituzionale per il superamento del bicameralismo paritario e la riforma del Titolo V della Costituzione”.

Ecco, la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, presidente – in teoria – di tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia, ha già deciso il futuro della nostra regione senza attendere il pronunciamento dei cittadini chiamati ad esprimersi il prossimo 4 dicembre. Dopo il Trattato di Campoformido, quando venne ceduta la Repubblica di Venezia all’Austria, oggi, nel 2016, abbiamo la “Carta di Udine”.

Cara presidente, siamo alla svendita definitiva della nostra Regione?

REFERENDUM REGIONALI: STOP ALLE DECISIONI DI CARATTERE POLITICO PRESE DALL’UFFICIO DI PRESIDENZA O DALLO STESSO CONSIGLIO REGIONALE

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“Il controllo di ammissibilità sui referendum regionali deve essere effettuato da una Commissione di garanzia, un organo di valutazione tecnico e terzo. Stop alle decisioni di carattere politico prese dall’Ufficio di Presidenza o dallo stesso Consiglio regionale”. Per modificare la normativa che disciplina questa materia, il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale ha da poco depositato una proposta di legge.

“Con questa proposta proponiamo l’istituzione di un organo di valutazione tecnico e terzo chiamato “Commissione regionale di garanzia per i procedimenti referendari e di iniziativa legislativa” – spiega la portavoce del M5S Elena Bianchi -. Attualmente la legge prevede che sull’ammissibilità della proposta di referendum decida l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale all’unanimità, o in seconda istanza, qualora non sia raggiunta l’unanimità, direttamente l’assemblea. Siamo convinti – specifica Bianchi – che questa procedura generi una sorta di “cortocircuito” istituzionale, giacché chi esercita il controllo è lo stesso organo titolare della potestà legislativa regionale e dunque autore dell’atto del quale si richiede l’abrogazione, con buona pace di quel carattere di terzietà che un compito del genere, al contrario, esige”.

“Oggi il giudizio di ammissibilità viene effettuato da un organo politico, inadatto, come tale, a svolgere quelle complesse valutazioni di natura tecnico-giuridica che la funzione richiede. Molte regioni italiane – ricorda la portavoce del MoVimento 5 Stelle – hanno già istituito la “Consulta di garanzia statutaria”, ovviando a questi inconvenienti per porre rimedio alla mancanza di competenza tecnico-giuridica nonché per fornire i necessari requisiti di “terzietà” che connotano l’operato dell’organo di controllo, cui deve spettare la decisione finale circa la prosecuzione dell’iter referendario. Questa scelta – prosegue Bianchi – consente cioè di affidare il controllo a organi che si configurano non soltanto come tecnicamente più adeguati, ma anche come autonomi e indipendenti rispetto al circuito politico regionale”.

La proposta di legge del MoVimento 5 Stelle prevede che la Commissione debba essere composta, garantendo la rappresentanza delle opposizioni, da cinque membri eletti dal Consiglio regionale sulla base di candidature presentate da soggetti di comprovata esperienza nel settore del diritto pubblico: un magistrato a riposo delle giurisdizioni ordinaria, amministrativa e contabile; professori universitari ordinari e associati di materie giuridiche delle università, con alta e riconosciuta competenza nel campo del diritto pubblico; due avvocati con almeno quindici anni di esercizio nel settore del diritto pubblico.

CERCASI RAPPRESENTANTI DI LISTA PER IL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE

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Attenzione, le registrazioni sono possibili fino a venerdì, ma da oggi pomeriggio in poi, data la complessa procedura burocratica, non possiamo garantire che tutte le nuove richieste siano accolte.

Per il Referendum del 4 dicembre 2016, stiamo cercando rappresentanti di lista presso i seggi elettorali del Friuli Venezia Giulia. Aiutaci a controllare che il voto e lo spoglio si svolgano legalmente; compila il form sottostante e verrai contattato dal nostro Staff per tutti i dettagli.

TAV VENEZIA – TRIESTE: 23KM DI GALLERIE NEL CARSO PER GUADAGNARE APPENA 14 MINUTI CHE COSTERÀ OLTRE 100 MILIONI PER MINUTO GUADAGNATO

Operazione verità del MoVimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia in merito alla “Nuova Linea Alta Velocità (TAV) Venezia – Trieste”. Oggi a Trieste si è tenuta infatti una conferenza stampa alla quale hanno preso parte i portavoce del M5S Cristian Sergo e Ilaria Dal Zovo (Consiglio regionale), Paolo Menis (Consiglio comunale Trieste), Marco Zullo (Parlamento europeo), Loredana Pozzatello (Consiglio comunale Latisana), Manuela Botteghi (Consiglio comunale Gorizia) e le candidate sindaco del MoVimento 5 Stelle a Ronchi dei Legionari e a Monfalcone Lorena Casasola ed Elisabetta Maccarini.

«Grazie all’intervento della deputata del MoVimento 5 Stelle Arianna Spessotto – ha spiegato Cristian Sergo – siamo riusciti a leggere lo studio preliminare di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) intitolato “Potenziamento Venezia – Trieste” redatto a fine luglio 2016, quindi ben tre mesi dopo la bocciatura della Commissione Tecnica di Valutazione di Impatto Ambientale al progetto proposto nel 2010. Nonostante questo parere negativo, RFI continua quindi a presentare carte e progetti in cui si parla di una nuova linea tra Ronchi e Aurisina che terrà conto di quanto già sviluppato nell’ambito del progetto “Nuova Linea Alta Velocità Alta Capacità Ronchi dei Legionari – Trieste”, ovvero la realizzazione di ben 22,7 km di gallerie nel Carso. Il costo previsto per queste opere – ha ribadito il portavoce del M5S – è di 1,8 miliardi di euro, nonostante nel contratto di programma 2012-2016 ne risultino stanziati solo 50, come già ricordavamo a fine maggio e non le centinaia di milioni di euro annunciati dal ministro Del Rio in campagna elettorale. I soldi stanziati serviranno, un’altra volta, solo a sostenere il progetto preliminare, per il quale RFI ha già richiesto 40 milioni di euro».

«La presidente Serracchiani deve fare chiarezza una volta per tutte in merito al destino del Carso triestino e a quello delle risorse pubbliche previste per quest’opera – ha attaccato Sergo -. Sempre in maggio Del Rio e Serracchiani nei loro comunicati lasciavano intendere che le opere di potenziamento sarebbero costate 1,8 miliardi. Conoscevano quindi il progetto di RFI che prevede le gallerie nel Carso e non si sono mai opposti. A dirlo è la stessa RFI che nel documento di luglio sostiene che questi progetti hanno già avuto la condivisione delle Regioni interessate. Ora chiediamo alla presidente Serracchiani e all’assessore Santoro di smentire ufficialmente che saranno realizzate delle gallerie nel Carso e che si spenderanno quasi 2 miliardi di euro per ottenere risultati risibili dal punto di vista della velocizzazione (14 minuti con un costo di oltre 100 milioni di euro per minuto “guadagnato”)».

«Bisogna invece risolvere le criticità tuttora presenti lungo le nostre infrastrutture ferroviarie, interventi individuati già tre anni fa dall’allora commissario straordinario Bortolo Mainardi, il quale aveva annunciato opere a impatto zero dal costo di circa 800 milioni di euro. La Regione ha avuto tre anni di tempo per dire a RFI questo progetto non poteva essere accettato. Se lo ha fatto, è evidente che questa “dichiarazione di contrarietà” deve essere stata ben poco chiara se RFI prevede ancora di bucare il Carso, non prendendo in considerazione il punto di vista di chi governa il Friuli Venezia Giulia. Se invece questa comunicazione non è mai arrivata ai vertici di Rete Ferroviaria Italiana e la giunta Serracchiani non è si è mai chiesta a cosa servivano i 1.800 milioni di euro, per l’esecutivo regionale – ha ribadito con forza il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle – è giunto il momento di fare le valigie».

«Risibile poi la replica della giunta Serracchiani spedita ai media nel pomeriggio. Non devono prendersela con il M5S che tenta di fare chiarezza in questa vicenda ma, semmai, con RFI che porta avanti progetti ai quali – a parole – nessuno crede più. Progetti che RFI afferma, nero su bianco, di aver già condiviso con la Regione Fvg».

«In sede di discussione delle legge sulla tutela del patrimonio speleologico, già in commissione avevamo definito l’articolo dedicato alle deroghe un articolo “pro-Tav”, che lascia la porta aperta alla realizzazione di opere fortemente impattanti sul territorio – ha detto Ilaria dal Zovo -. Una cosa assurda per una legge che dovrebbe tutelare il territorio dal punto di vista geologico e speleologico. Inoltre, appena una settimana fa abbiamo presentato un preciso ordine del giorno alla giunta Serracchiani chiedendo che per salvaguardare il territorio del Friuli Venezia Giulia ci si opponesse, in particolare, alle grandi infrastrutture. L’ordine del giorno – purtroppo – è stato bocciato!».
Netta la contrarietà all’opera da parte degli altri portavoce del MoVimento 5 Stelle presenti alla conferenza stampa. «Questo progetto ci tocca in modo particolarmente invasivo – ha aggiunto la portavoce del M5S di Latisana Loredana Pozzatello -. A Latisana, nel silenzio generale dell’amministrazione locale, RFI prevede la realizzazione di una nuova linea e di una nuova stazione a 4 binari (il famoso quadruplicamento?). La popolazione è al corrente di questo progetto? A breve – ha annunciato Pozzatello – depositeremo una interrogazione in Consiglio comunale per chiedere al sindaco se sia a conoscenza di questo progetto».

«A Trieste è dal 2011 che mettiamo in evidenza le criticità di questo progetto che, solo per i quasi 23 chilometri in galleria, è da considerarsi assurdo – ha affermato Paolo Menis, portavoce del M5S in Consiglio comunale a Trieste -. Noi crediamo fermamente nel trasporto ferroviario, ma ci sono evidenti limiti ambientali ed economici che non si possono oltrepassare. Distruggere il Carso per guadagnare qualche minuto è delirante. Ci opporremo in tutti i modi a quest’opera».

«Sul Carso puntiamo tutti quanti come risorsa, sia per gli aspetti paesaggistici che sui possibili risvolti turistici che un’area unica nel suo genere può offrire» hanno enfatizzato le due candidate del M5S di Ronchi e Monfalcone Lorena Casasola ed Elisabetta Maccarini, mentre la portavoce di Gorizia Manuela Botteghi ha rimarcato l’impatto regionale che un’opera di questo tipo avrebbe su tutto il Friuli Venezia Giulia.

«Anche in Europa – ha concluso l’europarlamentare del M5S Marco Zullo – è dominante una visione che mette al centro queste opere, intese come strumenti per attraversare territori percepiti sempre come degli ostacoli. Noi ci opponiamo a questa visione. Noi del MoVimento 5 Stelle crediamo nella mobilità sostenibile e nel potenziamento della Venezia – Trieste che va nella direzione della sicurezza e del valore aggiunto che questa linea può dare a tutto il territorio».

MALAVITA ORGANIZZATA: PER CONTRASTARE MAFIA ED USURA NON POSSIAMO CONTINUARE A PERDERE TEMPO

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«Non ci facciamo mancare nulla. Dopo le inchieste su ’ndràngheta, camorra e mafia e la citazione della nostra regione nel rapporto Ecomafie, ieri è stato reso pubblico un caso di usura continuata ed aggravata a Trieste. Quanto tempo dovremo ancora aspettare prima di vedere approvata la nostra proposta di legge che punta a prevenire e a contrastare i fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso?». A chiederselo è il portavoce del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo , commentando l’arresto dell’usuraio che chiedeva tassi fino al 180 per cento.

«Bisogna istituire urgentemente almeno l’Osservatorio regionale Anti-Mafia, una delle proposte maggiormente qualificanti della nostra proposta di legge. Purtroppo – aggiunge Sergo – sono sempre più frequenti i segnali di preoccupazione che devono spingere istituzioni e forze dell’ordine a tenere alto il livello di guardia. La politica regionale continua invece a prendere tempo, annunciando interventi, ma c’è sempre qualcosa di più urgente da approvare, sottovalutando i problemi legati ai fenomeni di criminalità organizzata. Noi invece vogliamo risolverli».

«Come la magistratura ha già avuto modo di ribadire, il Friuli Venezia Giulia sta diventando, infatti, il rifugio preferito per esponenti della malavita organizzata che operano impunemente nel nostro territorio “con l’intento di sottrarsi all’attenzione degli organi investigativi e qui hanno investito, o reinvestito i patrimoni accumulati nel tempo».

«Dobbiamo ricordare a tutti che siamo una delle ultime cinque regioni italiane che non ha ancora una propria legge AntiMafia. Per l’ennesima volta – conclude il portavoce del M5S – chiediamo che al più presto venga discussa in Consiglio regionale la nostra proposta di legge intitolata “Norme in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso” che, oltre all’istituzione dell’Osservatorio regionale antimafia, prevede un articolo specifico per gli interventi di prevenzione e il contrasto dell’usura, nonché alcune azioni di sostegno alle vittime della malavita organizzata».

SERVIZIO IDRICO: IL M5S CONTRO LE DEBOLI GIUSTIFICAZIONI DEL PD

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Assurda la posizione di alcuni consiglieri regionali del PD che, sulla questione dei problemi di potabilità dell’acqua, invocano come soluzione il passaggio ad un gestore unico, che il governo Renzi vorrebbe privato.
Innanzitutto bisogna ricordare a tutti che quando le analisi danno valori superiori ai limiti di legge, i sindaci soci della società di gestione vengono informati immediatamente. Quindi bisogna dubitare fortemente che in questi casi un sindaco non sia a conoscenza della reale situazione. C’è da augurarsi che il tutore della salute dei cittadini si informi sullo stato dell’acqua anche quando non ci sono superamenti dei limiti.
Poi dobbiamo sottolineare che le problematiche dovute ad una “cattiva gestione” del sistema idrico sono sempre imputabili ai dirigenti della società e ai soci, che avallano le scelte aziendali. Se le società di gestione del servizio idrico negli ultimi anni hanno investito più in nuove sedi e in nuovi dirigenti piuttosto che nel miglioramento delle infrastrutture, la colpa non è della frammentazione delle società ma di chi quelle società doveva controllarle.
Ancora, non possiamo trascurare il fatto che il Comune di Pordenone ha il 97% delle quote di Hydrogea. Già così il controllo è stato piuttosto carente. Con una società unica, dove la quota di partecipazione dei comuni sarà minore, il controllo sarà di conseguenza minore. Se poi si arriverà alla vendita delle quote ai privati – incentivata dal governo Renzi – dubitiamo che il sindaco di Pordenone potrà esercitare un controllo ancora maggiore.
Parlare quindi di gestore unico come soluzione dei problemi del servizio idrico è solamente un voler confondere le acque su quelle che sono le reali responsabilità degli ultimi anni. Vogliamo rammentare agli smemorati chi ha amministrato negli ultimi 15 anni il Comune di Pordenone, con l’onere di controllare Hydrogea? Il duo Bolzonello-Pedrotti. E chi ha gestito Hydrogea fino due anni fa? Marco Tullio Petrangelo, oggi promosso dalla giunta regionale PD direttore generale di Promoturismo Fvg.

UCCELLAGIONE: DENUNCIA DEL M5S

Per quattordici lunghi anni, nel Friuli Venezia Giulia, le reti avevano smesso di mettere a repentaglio la migrazione degli uccelli. Purtroppo oggi la presidente Serracchiani ha deciso di riesumare questa pratica brutale.

Che ci fosse feeling tra la una parte del mondo venatorio e la giunta Serracchiani era cosa a noi già nota ma che si arrivasse alla riapertura dell’uccellagione motivando la scelta con il fatto che, se la Regione non autorizza la cattura degli uccelli, i cacciatori se li procureranno da soli o li compreranno dai bracconieri, travalica ogni limite.

Il provvedimento emanato dall’esecutivo regionale recita così: “Atteso che allo stato attuale gli allevamenti presenti in Regione, con riferimento alle specie Merlo, Cesena, Tordo bottaccio e Tordo sassello e utilizzate come richiamo vivo, non risultano in grado di soddisfare la richiesta proveniente dai soggetti esercitanti l’attività venatoria con conseguente possibile ricorso, da parte di questi ultimi, ad individui di cattura”. Ma la cattura degli uccelli non è un reato? Perché allora non regalare anche un motorino a tutti per scoraggiarne i furti?

Ricordiamo che nel Friuli Venezia Giulia la caccia da appostamento fisso agli uccelli migratori si svolge da anni in violazione della norma quadro nazionale. Nel Friuli Venezia Giulia infatti – caso unico in Italia – tutti i cacciatori possono alternativamente andare a caccia di uccelli con i richiami vivi e dedicarsi ad altre attività venatorie. La norma nazionale, alla quale la Regione non si è mai adeguata, prevede invece l’opzione obbligatoria. Il comma 5 dell’art. 12 della Legge 157/92 afferma: “Fatto salvo l’esercizio venatorio con l’arco o con il falco, l’esercizio venatorio stesso può essere praticato in via esclusiva in una delle seguenti forme: a) vagante in zona Alpi; b) da appostamento fisso; c) nell’insieme delle altre forme di attività venatoria consentite dalla presente legge e praticate nel rimanente territorio destinato all’attività venatoria programmata.”

E non è tutto. La norma quadro nazionale, che il Friuli Venezia Giulia avrebbe dovuto recepire ben 24 anni fa, prevede che il numero dei cacciatori autorizzato a praticare la caccia da appostamento fisso agli uccelli migratori non possa essere superiore a quello dell’annata venatoria 1989-90. Purtroppo però questi cacciatori non sono mai stati censiti e oggi ognuno degli oltre 9 mila cacciatori della regione può quindi detenere addirittura quaranta uccelli selvatici per attirare gli animali a tiro di schioppo.

È su queste basi che la presidente Serracchiani ha deciso di riaprire l’uccellagione? Questa domanda l’abbiano rivolta all’esecutivo regionale – insieme ad altre – con una nota urgente inviata lo scorso 23 settembre. Intanto lunedì 4 ottobre si riapre quindi l’uccellagione senza che la Regione – come quasi sempre accade – abbia ancora risposto.

Vogliamo pertanto ricordare a questa giunta che la fauna selvatica appartiene per legge a tutti i cittadini italiani in quanto “patrimonio indisponibile dello Stato”. E lo Stato siamo noi. Sappiamo bene che in merito il parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) sia possibilista, ma sappiamo anche che serve una delibera regionale che noi non abbiamo trovato e che, molto probabilmente, proprio non esiste.

Aspettiamo quindi fiduciosi la risposta della giunta Serracchiani, ma nel frattempo non possiamo rimanere in silenzio. Lunedì la cattura indiscriminata avrà inizio ed è nostro dovere chiedere tutti i chiarimenti possibili su questa triste vicenda.

GRAZIE A NOI LE GROTTE NON POTRANNO ESSERE DISTRUTTE. LA NORMA HA CONSERVATO PERO’ TROPPE DEROGHE INACCETTABILI

“Grazie al nostro pressing abbiamo evitato che in futuro le grotte possano essere distrutte e occluse e che possano essere danneggiate le loro forme carsiche o alterata in modo permanente la loro morfologia. Purtroppo sono rimaste alcune deroghe che permetteranno di causare alterazioni ambientali permanenti e, in particolare, di alterare il regime idrico o compromettere la funzionalità dell’ecosistema, in caso di opere pubbliche o di interesse pubblico, soggette o no a Valutazione di impatto ambientale. Deroghe per noi inaccettabili per una norma che dovrebbe tutelare e salvaguardare il patrimonio speleologico e geologico della nostra regione. È un assoluto controsenso. Per questo abbiamo votato contro questo provvedimento”. I portavoce del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo e Ilaria dal Zovo commentano così l’esito della legge regionale approvata oggi in Consiglio regionale.

“Tutti i nostri emendamenti volevano accogliere le osservazioni avanzate dai tecnici auditi in Commissione. Con un ordine del giorno – spiega Dal Zovo – abbiamo anche cercato fino all’ultimo di tutelare il patrimonio speleologico e le forre presenti sul nostro territorio, chiedendo alla giunta Serracchiani di sensibilizzare su questo punto anche il governo nazionale. Volevamo evitare, infatti, che grandi infrastrutture lineari di trasporto sul territorio regionale, come per esempio il progetto di Treno ad Alta Velocità (Tav), finissero per attraversare le zone carsiche. Un tentativo che è andato a sbattere contro l’ostinazione di chi governa il Friuli Venezia Giulia, che ha bocciato questa richiesta e lasciato in legge una serie di deroghe che, a nostro avviso, lasciano la strada aperte a chi volesse devastare il nostro territorio”.

“Se questa legge fosse stata approvata lo scorso 14 settembre le deroghe sarebbero state molto più ampie, consentendo addirittura la distruzione delle grotte – ricorda Sergo -. Il tempo trascorso, e soprattutto la nostra insistenza, hanno spinto giunta Serracchiani e maggioranza a modificare la norma. Questo episodio – aggiunge il portavoce del M5S – dimostra quanto sia pericolosissima la riforma costituzionale voluta da Renzi e dalla Boschi. La cosiddetta “navetta”, il passaggio cioè di un testo da una Camera all’altra, ha infatti il pregio di approfondire i contenuti di una norma e permette alle opposizioni di farsi sentire”.