lunedì, 13 Gennaio 2025
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“BUONA” SCUOLA: DISAGI SENZA FINE PROVOCATI DALLA RIFORMA RENZIANA

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È passato un mese dal suono della prima campanella quando tutti gli studenti del Friuli Venezia Giulia sono tornati sui banche di scuola, pensando di trovare gli effetti positivi tanto decantati della cosiddetta “Buona scuola”, la riforma voluta ostinatamente dal governo Renzi e sottoscritta dal ministro Giannini. In realtà ancora oggi gli istituti scolastici versano in una situazione a dir poco incredibile: mancano molti docenti e molti già nominati, in alcuni casi addirittura di ruolo, si sono visti “revocare” la sede assegnata poiché i posti ufficialmente ancora non ci sono.

Inoltre le graduatorie non sono state ancora esaurite. Per questo motivo moltissimi insegnanti saranno nominati utilizzando altre fasce, come nel caso della seconda fascia di istituto dove gli stessi docenti che non hanno superato il concorso saranno chiamati a coprire quelle cattedre che, in caso contrario, rimarrebbero scoperte.

E poi c’è la storia del concorso voluto in tutta fretta, una storia iniziata a maggio e che non si è ancora conclusa. Il governo Renzi aveva promesso, infatti, che l’intero iter sarebbe terminato entro metà settembre. I fatti sono diversi. Molte graduatorie dei vincitori di concorso, infatti, non sono ancora pronte e pertanto tutto slitterà al prossimo anno scolastico. E ancora c’è il caso veramente incredibile degli insegnanti della primaria i quali ad oggi non conoscono neppure i risultati delle prove scritte effettuate a maggio. E pensare che dovranno sostenere poi anche una prova orale!

È vero che alcune classi di concorso sono state raggruppate coinvolgendo più regioni e la “colpa”, pertanto, non può certo ricadere sull’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia. Ufficio che, a dire il vero ha cercato di rispettare i tempi imposti dal Ministero effettuando le nomine fino a notte inoltrata cercando di impattare il meno possibile sull’attività dei singoli istituti.

Purtroppo il governo Renzi non ha voluto ascoltare né le proposte del MoVimento 5 Stelle, né quelle degli oltre 50 mila docenti scesi in piazza a Roma, né le parti sociali. Abbiamo a che fare con un governo testardo e impreparato. E non è finita qui. L’esecutivo nazionale non ha considerato, infatti, l’ulteriore caos e le sicure lungaggini del prossimo anno quando scatterà il rinnovo delle graduatorie di terza fascia di istituto. Sono migliaia i docenti precari che ogni anno, pur essendo privi dell’abilitazione, vengono utilizzati per le supplenze.

Insomma, disagi senza fine, con gli uffici e il personal Ata, soggetto peraltro a continui tagli, costretto a impazzire durante l’estate e in molti casi a sacrificare le ferie per non far ricadere sulle famiglie i danni causati da una pseudo riforma che il governo ha avuto il coraggio di chiamare “Buona scuola”.

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE IN GRAVE RITARDO

Da tre anni denunciamo l’assenza, nel Friuli Venezia Giulia, di un Piano di Tutela delle Acque e la carenza dei dati su cui si basa quello proposto dalla Giunta Tondo nel 2012 e ri-proposto dalla Giunta Serracchiani nel 2014. Un Piano che manca alla nostra regione da 16 anni, ovvero da quando la Direttiva europea 50 del 2000 aveva imposto gli enti di dotarsi di questo strumento programmatico. Nonostante una nostra mozione e due interrogazioni criticassero questi aspetti, l’assessore Vito in aula non aveva perso l’occasione per difendere l’operato dei “Suoi” uffici e criticare il movimento 5 stelle.
Peccato che a pensarla come noi sia lo stesso Bruno Della Vedova, professore associato di Geofisica applicata dell’Università di Trieste e membro del Tavolo tecnico sui pozzi artesiani. Lo scorso 4 maggio Della Vedova ha confermato che “non disponiamo di un quadro conoscitivo di dettaglio della struttura degli acquiferi e della loro dinamica nella Bassa Pianura”, aggiungendo che “le informazioni sui pozzi sono spesso carenti”. Eppure la Regione aveva stipulato un accordo proprio con l’Università di Trieste per produrre uno “Studio sugli acquiferi regionali finalizzato anche alla definizione di linee guida per il corretto e compatibile utilizzo delle loro acque”, che doveva rivolgere una particolare attenzione all’analisi e alla quantificazione del prelievo dai pozzi domestici. Probabilmente qualcosa non è andato come doveva se ad oggi ci troviamo con una conclamata carenza di dati, da noi sempre denunciata. Nonostante queste pesanti criticità, in modo abbastanza incomprensibile il docente è giunto però a sottolineare “l’importanza dell’allacciamento all’acquedotto, unico modo per dare una garanzia al cittadino”. A leggere quanto avviene in queste ore a Pordenone e provincia sembrerebbe il contrario.
Noi del MoVimento 5 Stelle continuiamo la nostra battaglia a salvaguardia dei pozzi artesiani e del diritto dei cittadini di prelevare l’acqua dai propri terreni. In realtà tutta la discussione sulla possibilità di continuare a prelevare l’acqua dai pozzi è frutto di una precisa volontà esclusivamente politica. La scienza in tutto questo discorso ha di fatto un ruolo marginale, visto che gli stessi “tecnici” affermano di non conoscere quale sia la situazione del sottosuolo. Pertanto risulta ormai chiaro che chi governa questa Regione ha prima deciso di far pagare l’acqua a decine di migliaia di nuovi utenti allacciandoli all’acquedotto, per poi ricercare le motivazioni a giustificazione di questa decisione impopolare.
Il 10 maggio scorso, con una interrogazione, abbiamo anche chiesto che fine avesse fatto il Piano. Solo oggi scopriamo che nonostante la popolazione attende da un anno esatto di conoscere il parere della Regione sulle centinaia (se non migliaia) di osservazioni pervenute al Piano, l’esame delle stesse è terminato “appena” nel giugno di quest’anno (con otto mesi di ritardo) e sono ora al vaglio del Servizio Valutazioni Ambientali.
Sempre all’interno del Tavolo tecnico si parlava di una possibile adozione del Piano entro settembre 2016 e approvazione definitiva per aprile 2017. Il tutto senza ancora aver avuto la risposta a una semplice domanda: questi ritardi ci espongono a ulteriori sanzioni da parte dell’Europa?

A CATTINARA C’E’ UN ASILO NIDO NUOVO DI ZECCA CHE RIMANE INSPIEGABILMENTE CHIUSO

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«Ogni anno arrivano più di mille domande a fronte di appena 511 posti negli asili nido del Comune di Trieste. Molte famiglie non riescono così ad accedere a questo servizio educativo e sociale che gioca un ruolo importante nelle crescita e nella formazione dei bambini. Eppure, nonostante questa situazione, Trieste si concede il “lusso” – si fa per dire – di tenere ancora chiuso l’asilo nido aziendale dell’Ospedale di Cattinara, una struttura pronta da più di un anno». La denuncia è dei portavoce del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai e Alessandro Imbriani.

«Questo asilo – spiega Ussai, portavoce del M5S in Consiglio regionale – è stato realizzato per aiutare i dipendenti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali riuniti” e quelli delle ditte e cooperative che a vario titolo operano all’interno della struttura. In favore delle sua apertura, nel 2008 Confsal e Fials/Confsal raccolsero 600 firme e nel 2011 la Regione finanziò i lavori con uno stanziamento di ben 600 mila euro. Visto che i lavori sono stati ultimati più di dodici mesi fa, Regione e Azienda sanitaria devono spiegare ai cittadini perché il servizio non sia stato ancora aperto. Per questo – annuncia Ussai – a breve depositeremo una interrogazione rivolta alla giunta Serracchiani».

«Oggi è sempre più importante riuscire a conciliare gli impegni della famiglia con quelli del lavoro – ricorda Alessandro Imbriani, portavoce del M5S in Consiglio comunale -. Questi ritardi sono inaccettabili. Chiediamo a tutte le autorità coinvolte di fare uno sforzo per attivare quanto prima questa struttura, che si sviluppa su 400 metri quadrati e che dovrebbe accogliere 30 bambini. Sarebbe assurdo – conclude Imbriani – non sbloccare questa situazione nelle prossime settimane».

INQUINAMENTO: DEBORA SERRACCHIANI TUTELA PIU’ LE IMPRESE CHE LA SALUTE DEI CITTADINI

“Il vice segretario del Partito democratico Debora Serracchiani tutela più le imprese che la salute dei cittadini”. Sul palco di “Italia 5 Stelle” a Palermo la portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Eleonora Frattolin boccia senza appello le politiche ambientali realizzate dalla presidente della Regione Fvg.

“Per quanto riguarda la Ferriera di Servola, l’Ilva del Nord, la giunta Serracchiani non ha né preteso dall’azienda un’idea diversa di sviluppo, né ha imposto limiti più stringenti o la valutazione del danno sanitario da noi proposta in Consiglio regionale. Anzi, ha rilasciato una nuova Aia molto più permissiva, alzando i limiti di emissione e facendo in modo che non si registrino sforamenti tali da dover prendere provvedimenti”.

“Analogo discorso nel Maniaghese, comune dove sono presenti ben 11 impianti industriali altamente impattanti per quanto riguarda le emissioni. Anche qui, in sede di rilascio delle autorizzazioni, non è mai stato preso in adeguata considerazione e in applicazione delle direttive europee l’impatto cumulativo delle emissioni. Oltre a ciò l’amministrazione a guida Pd non si sogna minimamente di pretendere maggiori controlli da parte di Arpa e Aziende sanitarie. Basti pensare che nel Maniaghese, a Trieste, ma anche a Monfalcone dove è attiva una centrale a carbone, non viene analizzato sistematicamente l’inquinamento causato dalle diossine, uno degli inquinanti più terrificanti per la popolazione dal punto di vista sanitario”.

“Solo dopo anni di battaglie al fianco dei comitati dei cittadini del Maniaghese, sono state eseguite le prime analisi ufficiali che stanno facendo emergere quanto il territorio sia inquinato dalle diossine. La cosa grave è che ancora non si sia preso alcun provvedimento per indicare ai cittadini come comportarsi con le verdure coltivate negli orti e i polli allevati. Proprio per questa inerzia, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo deciso di far partire a nostre spese uno studio approfondito per verificare la reale portata di questo inquinamento”.

“Ecco, queste sono alcune delle imperdonabili carenze dell’amministrazione regionale guidata da Debora Serracchiani. Quando noi del MoVimento 5 Stelle saremo al governo del Friuli Venezia Giulia – ha annunciato Frattolin – metteremo al primo posto la salute dei nostri concittadini. Senza alcun compromesso”.

OPERE PUBBLICHE: SIAMO RIMASTI L’UNICO BALUARDO PER LA DIFESA DEL TERRITORIO, DEL PAESAGGIO E DELL’AMBIENTE

“Italia 5 Stelle”, la grande manifestazione del MoVimento 5 Stelle che si sta tenendo a Palermo, è stata aperta questa mattina da un incontro dedicato alle grandi opere. Il primo a salire sul palco è stato il portavoce del M5S in Consiglio regionale Cristian Sergo che ha sottolineato il ruolo sempre più importante giocato dal MoVimento 5 Stelle nel Friuli Venezia Giulia come nel resto del Paese. “Siamo rimasti l’unico baluardo per la difesa del territorio, del paesaggio e dell’ambiente – ha ricordato Sergo -. E questo perché siamo i soli, sulla scena politica italiana, a non fare gli interessi di pochi, delle lobby e delle imprese ma, solo ed esclusivamente, dei cittadini”.

Il portavoce del M5S Fvg ha battuto soprattutto sul progetto del Treno ad alta velocità (Tav) che dovrebbe collegare Venezia a Trieste. “Molti non sanno che c’è un Tav anche nel Friuli Venezia Giulia. Quando siamo stati eletti in Consiglio regionale nel 2013 – ha detto Sergo – il progetto era ancora in piedi e all’epoca costava ben 7,5 miliardi di euro. Abbiamo subito presentato una mozione per cercare di fermare questa mega opera che non stava in piedi né da un punto di vista economico né da un punto di vista della sostenibilità ambientale. Mozione, ovviamente, bocciata sia dalla giunta regionale guidata dalla vice segretaria del Pd nazionale Debora Serracchiani che dalla maggioranza di centro sinistra”.

Di fronte all’evidenza, trascorsi altri sei mesi, Serracchiani e compagni alla fine decidono di modificare il progetto. “Hanno partorito un nuovo Tav, con 18 km in galleria, che costerà ai cittadini “solo” 1,8 miliardi di euro, quando per noi del MoVimento 5 Stelle e per il commissario straordinario erano sufficienti 800 milioni di euro. E tutti questi soldi per risparmiare solo 10 minuti di tempo sulla tratta Venezia-Trieste – ha attaccato Sergo -. Un progetto che finirà comunque per distruggere una parte del territorio del Friuli Venezia Giulia. Un progetto in parte già condannato addirittura dallo stesso Ministero dell’Ambiente”.

“Su questi temi anche nella nostra regione c’è grande ipocrisia. In queste settimane è in discussione una nuova legge per tutelare le grotte del Friuli Venezia Giulia – ha spiegato il consigliere del M5S -. I primi 16 articoli del provvedimento sono pieni di vincoli e divieti. Poi c’è l’articolo 17 che sembra fatto proprio per consentire la realizzazione del Treno ad alta velocità. Grazie a questo articolo, infatti, in caso di opere pubbliche di interesse nazionale, si può andare in deroga su tutto: le grotte possono essere distrutte, danneggiate, riempite di rifiuti…”. Uno scandalo contro il quale il MoVimento 5 Stelle si batterà con tutte le sue forze.

OLIMPIADI: SERRACCHIANI VUOLE UN EVENTO CHE PRODUCE MILIONI DI DEBITI?

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«Un conto finale di 1,1 miliardi di soldi pubblici persi e, poche settimane, fa ben 11 persone arrestate a Milano con l’accusa di associazione a delinquere per favorire Cosa Nostra. Ecco gli ottimi risultati dell’Expo che la presidente della Regione Fvg oggi in diretta televisiva ha scordato di raccontare agli italiani. Ecco come il Partito democratico vorrebbe sprecare le risorse pubbliche, rischiando di favorire imprese in odore di Mafia. Debora Serracchiani non poteva tirare in ballo esempio peggiore per caldeggiare la candidatura di Roma a sede delle Olimpiadi 2024». Il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale attacca duramente la presidente della Regione Serracchiani che questa mattina, durante il programma “L’aria che tira” de La7, ha invitato il sindaco Roma Virginia Raggi ad accettare la sfida delle Olimpiadi per il bene di un Paese che, secondo lei, “non vuole cambiare mai”.

«Non si capisce di quale sfida vinta stia parlando la vice segretaria del Pd – aggiungono i portavoce del M5S ­-. Forse quella di riuscire a far entrare la Mafia negli appalti pubblici? Oppure quella di lasciare un buco enorme sul groppone dei cittadini italiani? Invece di preoccuparsi delle decisioni del Comune di Roma, Serracchiani dovrebbe occuparsi delle pessime riforme che ha imposto al Friuli Venezia Giulia, invece di raccontare balle su balle ai media».

«Lo ha detto la stessa presidente della Regione questa mattina: “Anch’io ho bisogno delle Olimpiadi che portano lavoro e credibilità internazionale”, secondo noi per recuperare credibilità serve ben altro. Ad esempio andando in tv e raccontare la verità sulla situazione delle imprese e dei cittadini della nostra Regione. Per fortuna – concludono i pentastellati – la decisione l’hanno presa a giugno gli elettori. Il 67 per cento dei romani ha votato infatti per il programma del MoVimento 5 Stelle. Uno dei punti forti del programma era proprio un “No” grande come una casa alle Olimpiadi del 2024, ma si sa, la nostra Presidente ha un concetto tutto suo di demo-crazia».

ALBERGO DIFFUSO: 25 MILIONI PER IL RECUPERO DEL PATRIMONIO EDILIZIO DI AREE MOLTO SVANTAGGIATE

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In merito ai finanziamenti pubblici per gli alberghi diffusi non ho mai pronunciato le parole che oggi mi sono state attribuite dal Messaggero veneto a pagina 11. Non ho mai detto, infatti, che sono stati spesi troppi soldi pubblici per aiutare le aree svantaggiate. Ho affermato invece che sono stati spesi 25 milioni di euro per recuperare il patrimonio edilizio esistente che altrimenti, in aree così svantaggiate, nessuno avrebbe recuperato.

Ho ricordato inoltre che il compito del Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione – un organo che non è politico – è quello di fornire tutte le informazioni positive e negative alla commissione competente, per poter proporre modifiche normative.

Nel mio intervento ho poi sottolineato che, a fronte dei 25 milioni di euro garantiti dal pubblico, ci sono 25 milioni messi dai privati e che, se il tasso di occupazione dei posti letto (108 su quasi 2000) è così basso, per molti sarà difficile recuperare l’investimento fatto. Lo dimostra anche lo studio eseguito dall’istituto Ecoter. Alla domanda posta ai privati su quanto sia migliorata la loro condizione economica, il 67 % ha risposto, infatti, che la loro condizione è peggiorata o rimasta uguale.

SOPPRESSIONE AUTOMEDICA UDINE: SCANDALOSA LA NON-RISPOSTA DELL’ASSESSORE TELESCA

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“In merito alla soppressione del Servizio di Automedica 118 di Udine è scandaloso che l’assessore Telesca, oltre a continuare a omettere la verità sulle regioni che hanno portato alla cancellazione, per 24 mesi, di questo fondamentale presidio di emergenza sanitaria, si dimostri insofferente nel momento di dare risposte a un problema serio, liquidandolo come “ormai superato”. Se infatti l’automedica è stata ripristinata, sul tappeto rimane una questione rilevante: quella della trasparenza e dell’onestà intellettuale di chi governa il Friuli Venezia Giulia”. Andrea Ussai, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, commenta così la “non-risposta” data dall’assessore alla Sanità della giunta Serracchiani all’interrogazione sulla soppressione dell’Automedica di Udine.

“L’interrogazione – ricorda Ussai – prendeva spunto da una dichiarazione pubblica del direttore centrale Marcolongo, che in terza commissione aveva affermato che l’Automedica di Udine era stata sospesa per “gravi motivi di sicurezza”. Circostanza elegantemente “dimenticata” dall’assessore Telesca nel suo intervento in Commissione. Rimane il fatto che, dopo due anni, non è ancora chiaro il motivo di questa decisione che già allora scatenò forti proteste”.

“Nel frattempo non è stato modificato l’assetto organizzativo riguardante le due postazioni 118 afferenti alla allora Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine. Così come – aggiunge il portavoce del M5S – nei due anni intercorsi dalla soppressione del Servizio, avvenuta nel maggio 2014, il medico di Emergenza è stato impiegato quotidianamente sulle ambulanze in ambito cittadino, restringendo in maniera drastica il suo raggio di azione, quindi l’efficacia del suo operato ed incidendo anche sulla flessibilità di intervento in caso di emergenze contemporanee o errori di invio, come all’epoca era stato fatto notare da più parti”.

“Tra le domande che sorgono spontanee, la prima è ovviamente: cosa è cambiato dal punto di vista della Salute pubblica nel corso di questi due anni? E ancora: com’è possibile che sia stato sospeso un servizio essenziale per oltre 24 mesi, senza analizzarne prima l’efficacia, l’appropriatezza e la mole di lavoro svolto e senza monitorare successivamente gli effetti del cambiamento imposto? – si domanda Ussai -. D’accordo con molti professionisti dell’Emergenza-Urgenza, riteniamo che per fugare questi dubbi non sia sufficiente dire che è stata effettuata “un’analisi complessiva sul sistema di soccorso Regionale [..] dal gruppo di lavoro che ha stilato il Piano dell’Emergenza”. Siamo convinti invece che sia necessario entrare maggiormente nello specifico, anche perché un conto è “il monitoraggio delle attività di soccorso su tutto l’ambito regionale”, un altro è analizzare i dati in risposta ad un quesito specifico.

“In realtà dalla giunta Serracchiani non abbiamo ottenuto alcun chiarimento sul motivo della soppressione dell’Automedica di Udine, mentre è palese – conclude il consigliere pentastellato – l’ammissione di colpa rappresentata dal fatto di prevedere al più presto il suo ripristino con le stesse modalità operative di prima del 2014”.

PALMANOVA-MANZANO: UN ACCORDO STIPULATO SENZA AVVISARE I CITTADINI DEI COMUNI INTERESSATI

“È gravissimo che il sindaco di San Vito al Torre Gabriele Zanin abbia stipulato in luglio un’intesa con la Regione per la realizzazione della bretella Palmanova-Manzano, senza avvisare né i suoi concittadini, né quelli interessati dal nuovo tracciato che costerà comunque più di 65 milioni di euro. Allo stesso modo è altrettanto grave che la giunta Serracchiani da due anni a questa parte non abbia più informato la IV commissione sul progetto che sta alla base di questo accordo stretto in piena estate”. Ancora una volta il portavoce del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo è costretto a mettere in risalto la totale mancanza di trasparenza della politica regionale e a quanto pare di alcuni amministratori locali.
“Dopo le numerose riunioni a porte chiuse si è trovato il modo di spendere i 65 milioni stanziati dal governo Prodi nel 2007, ma a quanto pare si sono fatti i conti senza i cittadini. Di sicuro non è con una lingua di cemento che si aiutano le imprese del Manzanese che stanno vivendo un periodo di grande difficoltà”.
“Il MoVimento 5 Stelle è da sempre contrario alla Palmanova-Manzano e già nel 2014 aveva chiesto di girare i 24 milioni di euro alle imprese del Manzanese e non per consumare ulteriore suolo. Dalle intese firmate alle imprese arriveranno meno di 18 milioni. Verrà distrutta per sempre – ricorda il portavoce del M5S – una zona di campagna che risulta ancora immacolata. E tutto questo quando il mondo è cambiato, lo sviluppo e la ricchezza viaggia grazie alla tecnologia e dati alla mano il trasporto su gomma è – fortunatamente – utilizzato sempre meno”.
“A questo punto non resta che sperare nel buon senso dei cittadini di San Vito al Torre che, a quanto anticipato dall’amministrazione comunale ieri in una serata organizzata dai gruppi di opposizione in Consiglio comunale, saranno chiamati a esprimere la loro opinione su quest’opera, peccato che avvenga dopo la firma già scritta sull’intesa con la Regione. La vittoria dei “no” – conclude Sergo – potrebbe bloccare la realizzazione dell’intera opera e rappresenterebbe l’ennesimo ceffone a una politica brava, esclusivamente, a far calare dall’alto decisioni, tanto sbagliate quanto dannose”.

#IODICONO DUE INCONTRI VENERDÌ A UDINE E PORDENONE DEDICATI ALLA COSTITUZIONE

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Doppio appuntamento venerdì con la campagna referendaria del M5S #IODICONO, la lunga serie di eventi realizzati in tutto il Friuli Venezia Giulia per spiegare ai cittadini le ragioni del NO al prossimo referendum costituzionale che si terrà in autunno.

A Pordenone, venerdì 16 settembre alle ore 18 presso la Galleria d’arte moderna e contemporanea Armando Pizzinato (all’interno di Parco Galvani in viale Dante 33) è in programma l’evento “La Costituzione: il libro più bello”. Interverranno Nicola Morra, portavoce del M5S al Senato, Marco Zullo, portavoce del M5S al Parlamento europeo, e Petra Reski, giornalista d’Inchiesta. Prevista anche la partecipazione straordinaria di Rocco Barbaro che interpreterà gli articoli della costituzione modificati.

Seguirà una cena di autofinanziamento su prenotazione. Per informazioni si può chiamare questo numero: 392 8528944. Le prenotazioni invece vanno fatte on-line a questo indirizzo.

Sempre venerdì 16 settembre ma a Udine si terrà “La Costituzione ridotta a carta straccia? #IoDicoNo”, un incontro pubblico per comprendere meglio i contenuti della riforma costituzionale e spiegare le moltissime ragioni del NO.

L’evento avrà luogo, dalle 18.30, al Circolo culturale Nuovi Orizzonti che si trova ai Rizzi in via Brescia 3 (incrocio tra via Brescia e via Lombardia). All’iniziativa parteciperanno Federica Dieni, portavoce del M5S alla Camera e il prof. Alberto Travain, presidente del Fogolâr Civic che si focalizzerà sul fenomeno della partecipazione dei cittadini alla vita comunitaria, dei suoi rapporti con l’autonomia e della storica contrapposizione tra la volontà dei cittadini e i tentativi di instaurare un regime dispotico al di sopra di qualsiasi controllo. Interverranno anche i portavoce del M5S eletti nel Friuli Venezia Giulia.

Proseguono intanto i banchetti informativi della campagna referendaria del M5S #IODICONO. Domani, giovedì 15 settembre, dalle 9 alle 12 a Sacile gli attivisti saranno presenti in piazza del Popolo, mentre venerdì 16 settembre a Cordenons i sostenitori del NO al referendum saranno in piazza della Vittoria dalle 7.30 alle 13.30.

ELETTRODOTTO UDINE-REDIPUGLIA: BASTA CON LE PRESE IN GIRO!

“L’elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia, lungo ben 39 km, avrà una capacità di trasporto quasi doppia rispetto al flusso medio dell’intera Regione. Sulle reali motivazioni che stanno alla base di quest’opera, la giunta Serracchiani continua a prendere in giro i cittadini del Friuli Venezia Giulia, arrivando a citare il Programma triennale di Sviluppo del 2002 – vecchio quindi di 14 anni – e confermando la futura realizzazione dell’elettrodotto sottomarino di ben 1 GW tra Divaca, in Slovenia, e Salgareda, in provincia di Treviso. Un impianto che da solo finirà per sopperire all’energia esportata dalla Regione Fvg. Senza rendersene conto, l’assessore Vito oggi ha confermato l’assoluta inutilità dell’elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia che con i suoi piloni sta devastando il territorio del Friuli Venezia Giulia”. Il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Cristian Sergo, oggi in Aula ha contestato duramente la risposta data dalla giunta Serracchiani alla sua interrogazione a risposta immediata sulla capacità di trasporto rete elettrica regionale.

“Negli ultimi due anni è stata raddoppiata l’energia elettrica prodotta dalle centraline elettriche autorizzate dalla Regione – ha ricordato Sergo -. Inoltre oggi abbiamo il fotovoltaico e molte altre possibilità. Senza scordare che addirittura Terna, nelle sue rilevazioni statistiche riportate anche nel procedimento di Via, ha dovuto ammettere che dal 2008 al 2014, l’energia richiesta nella Regione FVG si sia ridotta di 891 GWh al pari del dato nazionale. Una richiesta di energia che si è ridotta quindi dell’8,5%. Dati che dimostrano ampiamente quanto quest’opera non sia giustificabile neanche dal punto di vista del fabbisogno energetico”.

“In Calabria e in Sicilia – ha aggiunto il portavoce del M5S – altri impianti simili all’elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia sono stati giustamente interrati per mitigare il fortissimo impatto sul territorio. Qui invece si procede a marce forzate, con l’obiettivo di innalzare quanto prima gli ultimi piloni nonostante i pronunciamenti contrari da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e del Consiglio di Stato che hanno dato ragione ai cittadini, ai comitati e a quei sindaci “ribelli” che stanno orgogliosamente difendendo il paesaggio della nostra Regione”.

“Questa maggioranza, che sostiene la Giunta che ha espresso parere favorevole di compatibilità all’opera, prima ci ha negato una commissione speciale sull’energia all’inizio legislatura, bocciando una nostra mozione, poi, più recentemente, non hanno accolto la nostra richiesta di audizione dei vertici della multinazionale in IV Commissione. Eppure era stato il Ministero dell’ambiente a chiedere ai proponenti di tener conto del mutato contesto rispetto agli anni in cui è stato proposto il progetto. È ora di smetterla e dimostrare una volta per tutte, numeri alla mano, perché l’elettrodotto si debba comunque fare. Costi quel costi”.

SOLIDARIETÀ ALLA SCOZIA PER L’OPPOSIZIONE ALLA BREXIT: IL NO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

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L’autonomia e l’autodeterminazione, giustamente rivendicate dalla Scozia, non sono compatibili con la permanenza nell’Unione europea. Si tratta di un vero e proprio ossimoro. Non possiamo infatti dimenticare che i trattati Ue richiedono una crescente cessione di sovranità da parte degli stati nazionali. Cessione di sovranità che, a cascata, finisce per danneggiare l’attività delle autonomie locali come quelle regionali. Se vuole rimanere autonoma e continuare ad autodeterminarsi la Scozia sbaglia a fare una battaglia per restare nell’Unione europea”. In questo modo la portavoce Elena Bianchi ha motivato il voto contrario del MoVimento 5 Stelle alla mozione di “Solidarietà del Consiglio regionale alla Scozia per l’opposizione alla Brexit”.

“Non si faccia finta che questi sono argomenti nuovi – ha incalzato Elena Bianchi -. Ogni qualvolta si è discusso dell’autonomia della Regione Friuli Venezia Giulia, in molti anche in Consiglio regionale hanno sottolineato quanto questa autonomia sia sempre più a rischio. Autonomia e autodeterminazione vanno infatti di pari passo con la capacità finanziaria di un Paese, con la possibilità di gestire il denaro pubblico. E noi oggi troviamo forti impedimenti nell’esercizio di questi diritti. Basti pensare – ha ricordato la portavoce del M5S – i vincoli di bilancio sempre più stringenti e i pesanti contributi che la nostra Regione deve garantire allo Stato centrale costretto a rispettare i patti internazionali sottoscritti proprio con l’Unione europea”.

“D’altronde, prima del referendum, il futuro della Gran Bretagna fuori dalla Ue veniva disegnato a tinte molto più scure. La realtà oggi è molto diversa. Importanti multinazionali della finanza hanno dovuto poi ammettere di avere sbagliato previsioni. Se vogliamo quindi essere veramente solidali con la Scozia, dobbiamo sostenerla nella sua lotta per l’autonomia, restando però fuori dall’Unione europea e dall’euro”.

PUNTI NASCITA: LA GIUNTA SERRACCHIANI NON HA MAI CHIESTO FORMALMENTE LA DEROGA PER MANTENERE OPERATIVA LA STRUTTURA DI LATISANA

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“La Regione ha inoltrato al Ministero una richiesta formale di deroga per il Punto nascita di Latisana oppure ha semplicemente dichiarato al Ministero la propria volontà di chiuderlo?”. È questa la domanda che il MoVimento 5 Stelle rivolge alla giunta Serracchiani con una interrogazione per fare chiarezza su uno dei casi politici più spinosi del suo mandato.

Tutto parte dalle dichiarazioni della presidente Serracchiani durante la seduta del Consiglio comunale di Latisana dello scorso 25 luglio 2016. In questo contesto Serracchiani aveva sostenuto, letteralmente, di “aver scritto al Ministero per ottenere delle deroghe, e che l’unica deroga… concessa è stata Tolmezzo…” e che a “tutte le altre richieste compresa Latisana… hanno detto di no!”. Dichiarazioni che sembrano smentite da un altro documento ufficiale che il M5S ha potuto visionare grazie a due accessi agli atti.

Si tratta di una lettera del 19 febbraio scorso con cui Adriano Marcolongo, direttore centrale della Direzione centrale salute, integrazione socio sanitaria, politiche sociali e famiglia della Regione, scrive a Renato Botti, direttore generale della Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute. Nella missiva si legge, anche qui testualmente: “Nel corso del 2016 la Regione effettuerà una richiesta di deroga per tale sede”, parlando di Tolmezzo, mentre nella lettera Marcolongo, affrontando il caso Latisana, chiede un incontro per un confronto tecnico “al fine di valutare la situazione nel suo complesso in merito all’opportunità di procedere ad una richiesta di deroga e concordare di conseguenza una modalità operativa che porti a una soluzione della questione”.

Questa lettera inviata da Marcolongo è piena zeppa di informazioni fuorvianti e dati sbagliati. Le tempistiche per il collegamento all’ospedale più vicino, infatti, vengono ampiamente sottostimate così come si afferma che c’è stato “un aumento del numero dei parti presso il Punto nascita di Latisana…che negli ultimi tre mesi si è attestato a circa 40/mese circa”. Anche qui viene sottostimato ad arte un trend che, nonostante le continue pressioni rivolte alle partorienti di rivolgersi ad altre strutture, avrebbe portato in proiezione al superamento dei 500 parti/anno. Nel testo inoltre vengono omesse le evidenti difficoltà legate alla viabilità e un fatto universalmente conosciuto: cioè il numero elevato di prestazioni urgenti di Pronto soccorso pediatrico registrato ogni anno a Latisana. Prestazioni che, ovviamente, aumentano sempre nel periodo estivo per la vicinanza a centri turistici affollatissimi come quelli di Lignano e Bibione.

Marcolongo, riferendosi esclusivamente a Latisana, scrive inoltre che “non vengono rispettati i criteri fatti propri dalla regione, in particolare per carenza di assistenza pediatrica neonatale, dovuta all’impossibilità di reperire personale medico specialista”. Il direttore generale qui omette di ricordare che l’équipe medica è unica per entrambe le sedi e non solo per Latisana. Inoltre tace sul fatto che la struttura di Latisana è di ultima generazione, mentre quella di Palmanova necessita di adeguamenti strutturali di quasi 1 milione e mezzo di euro.

A fine febbraio, dopo appena 10 giorni, arriva la rapida risposta del Ministero. Il direttore generale Botti, sulla base di quanto dichiarato da Marcolongo, manifesta il proprio apprezzamento e afferma di condividere la “dichiarata decisione della Regione FVG di prevedere … un unico Punto nascita tra Palmanova e Latisana, con la conseguente chiusura di quest’ultimo”. Nessuna richiesta di deroga, quindi, ma la conferma di una decisione già presa da tempo!

Botti richiama inoltre il Protocollo metodologico per la valutazione delle richieste di mantenimento in attività dei punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/anno (art. 1 D.M. 11/11/2015) che regolamenta la modalità di presentazione e valutazione delle richieste di deroga. Tutto questo finalizzato alla presentazione della deroga per Tolmezzo, iter che invece non è stato intrapreso per Latisana.

In questo contesto non possiamo non ricordare che già l’11 febbraio scorso il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale aveva depositato una mozione che impegnava la giunta regionale a chiedere quanto prima al Ministero della Salute una deroga al parametro dei 500 parti/anno per il Punto nascita di Latisana e per quello di Tolmezzo. Mozione che, come capita quasi sempre, era stata successivamente bocciata dalla maggioranza di centro sinistra.

La situazione che si è venuta a creare in una vasta area di territorio fra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto è molto grave. Il Punto di nascita di Portogruaro rimane ancora chiuso nonostante le reiterate promesse di riapertura. La contemporanea “sospensione dell’operatività” della struttura di Latisana costringe infatti le partorienti a rivolgersi o all’ospedale di Palmanova o a quello di San Donà di Piave. Prima che accada qualcosa di irreparabile, è urgente che i presidenti delle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia intervengano per chiarire come saranno garantite in sicurezza le emergenze ostetriche e pediatriche e in quale struttura.

Il MoVimento 5 Stelle continuerà la sua battaglia in favore della salute dei cittadini a tutti i livelli: comunale, regionale e nazionale. Per quanto riguarda la reale situazione dell’ospedale di Latisana, i dati corretti e non manipolati in modo strumentale saranno a breve inviati al Ministero della Salute.

Loredana Pozzatello

portavoce M5S Consiglio comunale Latisana

Andrea Ussai

portavoce M5S Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia

Arianna Spessotto

portavoce M5S alla Camera dei deputati

SOS IMMIGRAZIONE: 4 INCONTRI PER PRESENTARE LE PROPOSTE DEL M5S

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“Sos immigrazione, le proposte del MoVimento 5 Stelle”. Sono quattro gli appuntamenti organizzati dal M5S Fvg dedicati a questo argomento che continua ad alimentare un forte allarme sociale. Protagonista di tutti gli incontri pubblici sarà Manlio Di Stefano, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera, capogruppo in III Commissione Affari Esteri e Comunitari e delegato italiano presso il Consiglio d’Europa.
Si parte sabato 10 settembre in piazza Cavana a Trieste dove, alle ore 11.15, Manlio Di Stefano incontrerà i cittadini insieme ai portavoce del M5S eletti in Consiglio regionale e in Consiglio comunale.

La seconda tappa del mini tour pentastellato incentrato sui temi dell’immigrazione è in programma sempre sabato 10 alle ore 18 in piazza Falcone e Borsellino a Monfalcone. Oltre a Di Stefano, interverranno la portavoce del M5S in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo e il sociologo Alberto Gasparini. In caso di pioggia l’evento si svolgerà nella sala del palazzetto Veneto in via S. Ambrogio.

Domenica 11 settembre Manlio Di Stefano sarà in piazza del Popolo a Sacile. L’inizio degli interventi è fissato alle ore 10.30. È prevista la partecipazione dell’europarlamentare del M5S Marco Zullo, di Elena Bianchi e Ilaria Dal Zovo, entrambe portavoce del M5S in Consiglio regionale, e dei consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle eletti nel Pordenonese. A Sacile, oltre che di immigrazione, si parlerà del prossimo referendum costituzionale. Dalle 14.30 i portavoce del M5S e gli attivisti, infatti, saranno a disposizione dei cittadini presso i gazebo per approfondire nel dettaglio le ragioni del NO a questa scellerata riforma costituzionale.

Ultimo appuntamento, sempre domenica 11 settembre, a Gemona del Friuli alle ore 15 presso la Loggia di Palazzo Boton in piazza del Municipio. Manlio Di Stefano, il portavoce del M5S a Gemona Marco Cargnello e Ilaria Dal Zovo affronteranno insieme ai cittadini il tema dell’immigrazione, spiegando nel dettaglio le proposte del MoVimento 5 Stelle.

“Ormai sono passati due anni da quando abbiamo proposto poche semplici cose che possono essere fatte anche solo a livello nazionale e quindi senza le complicazioni dell’Unione Europea, eccole – ha scritto recentemente Manlio Di Stefano -. Innanzitutto garantire un rapporto 1 a 1000 tra richiedenti e cittadini. Non neghiamocelo, anche la percezione del fenomeno migratorio gioca un ruolo importante, avere 400 migranti nel quartiere, seppur pacifici, crea più malumore nella comunità ospitante rispetto ad avere 10”.

“Bisogna poi puntare sull’accoglienza diffusa. È fondamentale distribuire i richiedenti asilo su tutto il territorio nazionale piuttosto che in grandi agglomerati così da garantire un maggior controllo e una migliore integrazione”.

“Dobbiamo assumere 15 mila giovani, formati gratuitamente dagli organismi internazionali come l’UNHCR e la Croce Rossa, al fine di sveltire le procedure di disbrigo pratiche dei migranti nelle commissioni territoriali. Questo porterebbe da 18 mesi a 2 il tempo medio di attesa per capire se il richiedente ha diritto o va espulso. Ultimo, ma non per importanza, applicare queste nostre proposte limiterebbe di gran lunga la possibilità di speculazioni illecite sui migranti perché – conclude Di Stefano – garantirebbe un maggior controllo dei piccoli centri”.

DDL SU GEOSITI: UN TESTO OBSOLETO, MONCO E PIENO DI DEROGHE

Obsoleto, monco e pieno di deroghe assurde con un articolo che sembra fatto apposta per favorire, Tra gli altri, il progetto del Treno ad Alta Velocità. Il MoVimento 5 Stelle boccia senza appello il disegno di legge n. 150 che, in teoria, dovrebbe tutelare e valorizzare la geodiversità, il patrimonio geologico e speleologico e le aree carsiche.

“Ci aspettavamo una legge più innovativa – dichiara la portavoce in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo -. Questo testo invece, è già obsoleto prima ancora di entrare in vigore e pecca sotto molti punti di vista, in primis nella parte che riguarda le definizioni. Persino gli esperti auditi in Commissione le hanno definite errate e mancanti di alcuni concetti base”.

Letteralmente assurdo poi l’articolo sulle deroghe. Si propone una legge per tutelare e valorizzare la geodiversità del patrimonio geologico e speleologico e delle aree carsiche e poi, si rovina tutto, inserendo un articolo inconcepibile. Si tratta dell’articolo che noi abbiamo ribattezzato, da subito, l’articolo della TAV – spiega Dal Zovo -. In sostanza, cari cittadini, l’articolo consente la realizzazione di opere pubbiche o d’interesse pubblico – quindi anche private – in deroga ai divieti posti sui geositi o sul patrimonio speleologico e delle forre”.

“Nelle grotte carsiche o nelle forre, per esempio, è vietato abbandonare rifiuti e scaricare reflui di qualsiasi natura, ma se dovete realizzare un’opera pubblica, la norma prevede che potrete distruggere, occludere e danneggiare le forme carsiche o alterarne permanentemente la morfologia, ma se non bastasse potreste anche provocare alterazioni ambientali permanenti e, in particolare, alterare il regime idrico o compromettere la funzionalità dell’ecosistema”.

“Parimenti con questo disegno di legge tuteliamo i geositi, ovvero quelle aree o territori, sia epigei che ipogei, con caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, paleontologiche, mineralogiche e pedologiche di intrinseco interesse e importanza per la comprensione della storia e dell’evoluzione della Terra. Poi però di fronte a una qualsiasi opera pubblica si permette l’alterazione del regime idrico, della morfologia del terreno, di realizzare nuove cave o impianti di recupero o smaltimento dei rifiuti. In sostanza – aggiunge il portavoce in Consiglio regionale Cristian Sergo – con questo solo articolo si annulla tutto quello che ci potrebbe essere di buono nella norma, con buona pace degli sforzi volti a tutelare questi patrimoni”.

“In altre regioni è prevista la realizzazione di opere, ma devono esser ritenute necessarie e supportate da documentati e imperativi motivi di interesse pubblico di sicurezza” sottolineano i portavoce.

“Questa volta la giunta Serracchiani non ha preso esempio dalle altre regioni che di solito vengono utilizzate come modello in questa legislatura. Invece – concludono i due portavoce del M5S – ha voluto dare prova diretta di quanto poco, come sempre, le interessi la tutela del territorio a vantaggio dello sviluppo, degli appalti, a tutti i costi”.

NO DEL M5S ALLA NUOVA CENTRALINA SUL TORRENTE ALBERONE

Ecco come nel Friuli Venezia Giulia si tutela l’ambiente: è pronto infatti un nuovo progetto di centralina idroelettrica che, questa volta, sfrutterà il torrente Alberone, nel Comune di Savogna, in provincia di Udine. Attualmente la procedura di VIA regionale è in corso e il Comune di Savogna ieri ha dato parere negativo al progetto, molto probabilmente anche per le pressioni esercitate da comitati e associazioni ambientaliste. Con una lettera il Servizio tutela del paesaggio e biodiversità della Regione Fvg, invece, ha reso pubblico il proprio nulla osta alla realizzazione del progetto. Avete capito bene: il Servizio tutela del paesaggio e biodiversità ha dato parere favorevole all’opera.

In zone uniche per la loro bellezza e biodiversità come le Valli del Natisone continuamente si permette la realizzazione di nuove centraline idroelettriche che compromettono la portata degli alvei di fiumi e torrenti, il paesaggio e l’ecosistema, danneggiando anche le attività che ruotano attorno a queste bellezze naturalistiche. Noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo rimanere in silenzio davanti a questo ennesimo progetto, realizzato in assenza di un Piano energetico nazionale che possa stoppare sfruttamenti ambientali inutili e dannosi.

Ancora una volta chiediamo alla giunta Serracchiani di stoppare le autorizzazioni, dando il via subito a una moratoria che avevamo già chiesto per tutelare le bellezze naturalistiche e l’ecosistema del Friuli Venezia Giulia.

TERNA: IL GIALLO DELL’ESTATE E’ RISOLTO

Dopo tre settimane siamo riusciti a ottenere da Palazzo Chigi la delibera del 10 agosto, con cui, stando al comunicato stampa del governo, il premier Renzi avrebbe dato via libera alla realizzazione dell’elettrodotto Udine Ovest – Redipuglia.

Leggendo la delibera abbiamo scoperto che in data 2 agosto 2016 la commissione tecnica Via aveva già espresso il suo parere favorevole alla realizzazione dell’opera e non solo da pochi giorni come si evince dal sito internet della stessa. Per rendersi conto della velocità di questo pronunciamento, bisogna precisare che il parere della Regione è stato protocollato il 29 luglio mentre quello dei comuni, chiamati a inviare le loro osservazioni all’opera, era precedente solo di qualche giorno. Ciò nonostante, e con un fine settimana di mezzo, la Commissione Tecnica è riuscita a esprimersi in un lasso di tempo di poche ore su un caso così complesso.

Sempre dalla delibera spunta un’altra chicca: la novità è che a difendere gli interessi di Terna non è più il Ministero dei Beni Culturali che era stato censurato dal Consiglio di Stato per averlo fatto nella precedente fase autorizzativa, commettendo il contestato “sviamento di potere”. Adesso a prendere le difese della società proponente è addirittura il Ministero dell’Ambiente che ci tiene a sottolineare come la Terna abbia già realizzato l’opera per oltre l’80% e impiegato già notevoli risorse economiche. Purtroppo il ministro non ricorda che molte di queste opere sono state realizzate dalla società a seguito della sentenza dell’aprile 2015, quando in fretta e furia cercò di innalzare quanti più piloni possibili, prima dello stop del luglio scorso, per mettere tutti di fronte al fatto compiuto. Inutile poi tornare anche sulle polemiche dei lavori “di messa in sicurezza” continuati anche dopo la pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato.

Sempre nella delibera il Consiglio dei Ministri si tradisce da solo quando parla di “progetto di completamento della realizzazione dell’opera”, dimenticandosi che la Valutazione di Impatto Ambientale, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, doveva esser fatta “ex novo”. Invece, vengono fatte salve anche le decisioni prese dal precedente decreto di compatibilità, quando pochi paragrafi prima se ne rilevava l’illegittimità del procedimento.

E’ chiaro ormai che le decisioni di Renzi e del ministro dell’Ambiente Galletti siano state dettate dalle forti pressioni politiche esercitate dalla presidente della Regione Serracchiani la quale, una volta eletta, è diventata grande sostenitrice dell’invasione dei piloni di Terna nella nostra pianura, tanto da farsi fotografare con i rendering dei piloni in mano. Le parole che vengono riportate nel testo, infatti, sono le stesse che sentiamo pronunciare dalla presidente dal giorno dopo la sentenza del Consiglio di Stato, quando si permetteva di criticare i giudici, accusati di non essersi resi conto che, a suo dire, l’opera ormai era quasi stata completata.

Rimane la speranza che il premier Renzi abbia deliberato di fare propria la posizione del Ministero dell’Ambiente in merito alla compatibilità ambientale del progetto presentato da Terna a condizione che siano rispettate le prescrizioni espresse dalle amministrazioni favorevoli allo stesso. Tra queste, anche quelle della giunta Regionale che però ne ha prevista una che è già stata bocciata dall’Enac ed è in contrasto anche con lo Stato Maggiore della Difesa. A rigor di logica se i piloni dovranno esser colorati di bianco e rosso, come previsto da questi due enti per la sicurezza “aerea”, l’elettrodotto non potrà essere dichiarato compatibile con l’ambiente.

Forse a quel punto qualcuno dovrà farsene una ragione una volta per tutte. Intanto noi del MoVimento 5 Stelle non molliamo. Non possiamo permettere che questo scempio venga perpetrato nella nostra regione. Per questo non ci gireremo dall’altra parte come chi invece dovrebbe difendere e tutelare il nostro Paesaggio, così come richiesto chiaramente dalla nostra Costituzione.

A2A MONFALCONE: SULLA PROROGA DELL’AIA CHI DICE LA VERITÀ?

Quando è diventata di dominio pubblico la notizia che l’Autorizzazione integrata ambientale del 2009 alla Centrale termoelettrica di Monfalcone era stata raddoppiata dal ministero, l’assessore all’Ambiente Sara Vito era letteralmente caduta dalle nuvole, del tutto ignara – a suo dire – delle decisioni prese a livello nazionale. La smentita, purtroppo per lei, è arrivata direttamente dal governo Renzi. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti recentemente ha dichiarato, infatti, che un funzionario della Regione Friuli Venezia Giulia partecipava al tavolo di coordinamento Stato-Regione. La giunta Serracchiani pertanto era a conoscenza di quanto, di lì a poco, sarebbe accaduto.

Ecco come viene interpretato il concetto di trasparenza. Una parola tanto usata, quanto oscura nella pratica quotidiana del Partito democratico. È venuto il momento di gettare la maschera e di spiegare ai cittadini di Monfalcone quale iter in realtà abbia avuto questa proroga deleteria.

Intanto sui media, in questo ultimo periodo, si parla spesso di una chiusura progressiva della centrale a carbone. La verità è che il carbone non è più produttivo! Persino la Cina sta chiudendo le centrali a carbone e sempre più frequenti sono le voci di maggiori tassazioni per il carbone che finiranno per rendere questo combustibile fossile, di fatto, antieconomico.

Bene, ma con cosa il Partito democratico pensa di sostituire il carbone? Forse con le immondizie definite, in modo più elegante, “biomasse a filiera corta”?. D’altronde siamo l’unico paese al mondo dove abbiamo trovato un termine affascinante anche per l’inceneritore che la politica chiama “termovalorizzatore”. Una cosa però è certa: riconvertendo il carbone con i rifiuti non si va molto lontano. Dopo l’amianto, il carbone e le polveri sottili i cittadini di Monfalcone dovranno respirare anche nuovi inquinanti molto pericolosi per la salute umana!

Nel Piano energetico nazionale presentato dal MoVimento 5 Stelle si prevede l’abbandono definitivo del carbone in Italia entro il 2020. Per parte nostra, da quando siamo stati eletti in Consiglio regionale, abbiamo chiesto indagini, studi epidemiologici, studi sui fondali, indagini sui licheni per avere dati certi sull’inquinamento nel Monfalconese. Niente di tutto questo finora è stato realizzato. Ora leggiamo sui media che Arpa e Comune di Monfalcone stanno progettando gli stessi studi proposti dal MoVimento 5 Stelle ben tre anni fa. D’altronde a noi interessa il bene dei cittadini, agli altri, probabilmente, solo farsi eleggere o rieleggere e in campagna elettorale se ne escono con questi spot.

DOMENICA SALE SUL PAL PICCOLO LA CAMPAGNA #IODICONO PER DIRE NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE

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Non c’è due senza tre. Dopo il Lussari e lo Zoncolan, gli attivisti e i portavoce del MoVimento 5 Stelle saliranno sul Pal Piccolo. Anche questa iniziativa, in programma domenica 4 settembre, fa parte della campagna referendaria del M5S #IODICONO, la lunga serie di eventi realizzati in tutto il Friuli Venezia Giulia per spiegare ai cittadini le ragioni del NO al prossimo referendum costituzionale che si terrà in autunno.

Il ritrovo per tutti i partecipanti è fissato alle ore 8.45 all’uscita dell’autostrada Amaro-Tolmezzo, quindi è in programma il trasferimento in auto verso Passo di Monte Croce Carnico dove, verso le 9.30, inizierà la salita a piedi.

In cima al Pal Piccolo i promotori del No al referendum costituzionale srotoleranno uno striscione e parleranno dei danni provocati da questa riforma che calpesta i principi della partecipazione democratica, della rappresentanza politica e dell’equilibrio tra i poteri, che concentra il potere nelle mani dell’esecutivo, riduce la partecipazione democratica e incide pesantemente sulla sovranità popolare, sulla rappresentanza e sul diritto al voto.

Ricordiamo che sulla cima del monte è allestito anche un museo all’aperto, dove è possibile visitare i resti delle trincee e dei baraccamenti usati dalle truppe italiane e austoungariche durante il primo conflitto mondiale.

Abbigliamento consigliato: scarpe da trekking o scarponcini da montagna, bastoncini, giacca per la pioggia, vestiti pesanti e zainetto con acqua.

ELETTRODOTTO UDINE-REDIPUGLIA: RENZI E SERRACCHIANI VOGLIONO DISTRUGGERE IL PAESAGGIO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

Renzi e Serracchiani vogliono distruggere il nostro paesaggio. A dirlo non è solo il movimento 5 Stelle e non sono solo i cittadini, sindaci e comitati locali. A dirlo è stato il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) che, nel giugno scorso dando parere negativo alla realizzazione dell’elettrodotto aereo, sottolineava l’estraneità di quest’opera al contesto della campagna friulana che resterà per sempre sfregiata.

L’affermazione «ormai era stato deciso» della presidente della Regione non ha alcun fondamento. Il 7 maggio 2010 l’allora eurodeputata Debora Serracchiani gridava allo scandalo, accusando Terna di voler imporre con un atto d’imperio l’elettrodotto aereo. Dello stesso avviso era anche l’attuale presidente del Consiglio regionale Iacop che in quei giorni presentava un’interpellanza, chiedendo alla giunta regionale di coinvolgere il Consiglio regionale nella decisione di interrare l’opera. Eppure, una volta al governo, il Partito democratico e l’attuale presidente nulla hanno fatto per impedire la realizzazione dell’opera aerea.

Anzi, dopo che il Consiglio di Stato ha annullato l’intero procedimento di VIA, dopo che il Ministero dei Beni Culturali ha espresso parere contrario, dopo che i Comuni attraversati dall’elettrodotto si sono espressi una volta ancora in maniera negativa, la giunta regionale un mese fa ha espresso parere di compatibilità ambientale favorevole, cosa che nemmeno la giunta Tondo era riuscita a fare quando è stato il suo turno di decidere!

Due settimane fa è arrivata da Roma la notizia che il governo ha consentito la prosecuzione del procedimento, volto ad autorizzare la realizzazione dell’opera. Perché mai Renzi è dovuto interviene in una procedura ordinaria sulla quale non ha alcun dovere di intervenire? Avremmo voluto commentare le ragioni di questa anomala, irrituale ed incomprensibile intromissione nella procedura amministrativa, ma dal 10 agosto stiamo chiedendo la delibera agli uffici di Roma, senza aver ottenuto alcuna risposta.

Che cosa c’è di tanto segreto da non poter essere reso pubblico? Forse il motivo risiede nel fatto che il Ministero dell’ambiente si trovava nell’imbarazzante situazione di “dover” dare a tutti i costi parere favorevole nonostante il giudizio contrario del Ministero dei Beni Culturali?

Non ci stancheremo mai di ripetere che l’articolo 9 della Costituzione recita che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. La Costituzione nel nostro Paese andrebbe difesa ed attuata nei suoi principi fondamentali, non riformata.

La giunta Serracchiani deve dimettersi, prima di arrecare ulteriori danni irreparabili al territorio del Friuli Venezia Giulia.