domenica, 12 Gennaio 2025
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IL CALENDARIO DELLE INIZIATIVE #IODICONO A UDINE E DINTORNI

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Nell’ambito delle iniziative che il MoVimento 5 Stelle sta conducendo in tutta Italia a sostegno della campagna referendaria #IODICONO, per il NO alla riforma costituzionale, anche Udine e i comuni attorno al capoluogo si stanno mobilitando.

Facendo seguito alle manifestazioni già svolte secondo il calendario definito dagli attivisti locali congiuntamente al M5S regionale, che hanno già visto nel corso del mese di agosto quali sede degli eventi #IODICONO le località di Lignano, monte Lussari, Piancavallo e Zoncolan, a Udine sono state programmate alcune attività per i mesi di settembre, ottobre e novembre.

Le iniziative si articoleranno fra banchetti informativi nella città capoluogo e nei comuni del circondario, incontri/conferenza e dibattiti con alcuni portavoce M5S del Parlamento, della Regione e dell’Unione europea e personalità del fronte del No.

La campagna inizierà sabato 3 settembre con un banchetto in piazza San Giacomo dalle ore 10 alle 12.30 che vedrà presenti gli attivisti e tutti i consiglieri comunali di Udine e provincia per illustrare le ragioni del NO.

Si proseguirà con due conferenze/dibattito: la prima il 10 settembre a Udine in piazza XX settembre 14 presso il bar “Eat & Wine” alle ore 18 alla quale interverrà il portavoce alla Camera dei Deputati Emanuele Cozzolino, membro della Commissione Affari Costituzionali.

La seconda il 16 Settembre a Udine-Rizzi in via Brescia 3 presso il Circolo Culturale Nuovi Orizzonti alle ore 18.30 alla quale parteciperà la portavoce alla Camera dei Deputati Federica Dieni anch’essa membro della Commissione Affari Costituzionali.

Altri banchetti informativi si terranno nelle date 24-25 settembre, 1-8-15-22 ottobre e 5-12-19 novembre, inoltre è in via di definizione una importante iniziativa con una personalità di spicco nazionale del fronte del NO.

ACCOGLIENZA PROFUGHI: LA PRESIDENTE SERRACCHIANI DEVE DIRE NO AL PIANO DEL MINISTRO ALFANO

La notizia che il Ministero dell’Interno sia pronto a dare alle Regioni soldi per ristrutturare le caserme – per il Friuli Venezia Giulia le nuove strutture individuate sarebbero 14 – è sconcertante. Ma ancora di più lo è il silenzio della presidente Serracchiani. Dopo aver sottolineato di recente quanto fossero inopportune le continue dichiarazioni rilasciate dalla Serracchiani ai media nazionali in merito a un modello dell’accoglienza targato Fvg che funziona, ecco che scopriamo che, nel nuovo piano del governo che prevede la ristrutturazione delle caserme destinate agli immigrati, la nostra regione è quella con più edifici.

Serracchiani deve dire “no” a questa ipotesi. Se il ministro degli Interni Alfano vuole utilizzare le risorse a disposizione, le investa per incrementare il personale che gestisce le pratiche di riconoscimento dello status di richiedente asilo, per farlo più velocemente. Questa è la vera urgenza che permette di sapere nel più breve tempo possibile chi può restare e chi deve lasciare l’Italia e predisporre il giusto numero di posti destinati all’accoglienza.

Così come è urgente pagare nei tempi stabiliti chi si è offerto di aiutare queste persone, evitando per esempio quanto sta accadendo a Udine dove la Croce Rossa vanta un credito con lo Stato di addirittura 3 milioni di euro. Oppure, queste risorse vengano destinate alla Regione Fvg per ristrutturare le case Ater per le famiglie che non hanno un tetto dove vivere o che faticano a pagare anche solo una stanza in affitto.

Il modello da seguire deve essere sempre quello dell’accoglienza diffusa. Abbiamo già visto che le strutture di grandi dimensioni, dove le persone tutto fanno tranne integrarsi, non funzionano. La presidente Serracchiani deve rigettare questa ipotesi avendo ben presente le situazioni della Cavarzerani e del Cara di Gradisca. Strutture fatte per accogliere un certo numero di persone, che poi finiscono per contenere quantità incontrollate di immigrati. La Serracchiani deve pretendere che il governo Renzi voti contro all’attuale proposta di revisione del Trattato di Dublino che porterà un danno enorme, in primis, all’Italia e alla Grecia.

Visto quanto sta accadendo nel Centro Italia, questo Governo dovrebbe ricordarsi che nessuno deve rimanere indietro. Proprio nessuno!

 

TAPPA A PIANCAVALLO PER LA CAMPAGNA #IODICONO

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Approda anche nel Pordenonese la campagna del MoVimento 5 Stelle per dire “NO” al referendum costituzionale #IODICONO che si sta svolgendo nelle località turistiche di tutta Italia.

Dopo la prima riunione pubblica tenutasi a Pordenone in cui gli attivisti pentastellati hanno analizzato i dettagli della riforma costituzionale, domenica 28 agosto l’appuntamento è a Piancavallo: alle 9 sarà allestito un infopoint dove attivisti e portavoce spiegheranno le ragioni del “NO”, successivamente, alle 11, il gruppo si dislocherà per le vie del centro per distribuire e mettere a disposizione dei cittadini il materiale informativo.
Saranno presenti l’europarlamentare Marco Zullo, le portavoce in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo ed Eleonora Frattolin, nonché tutti i consiglieri comunali del MoVimento eletti in provincia di Pordenone.

Il MoVimento 5 Stelle dice “NO” perché la Costituzione non deve essere stravolta da una maggioranza di deputati e senatori che siedono abusivamente in Parlamento. Hanno avuto l’arroganza di mettere mano alla Carta fondamentale del Paese, generando un caos: il Senato resta dov’è, immunità elargita a consiglieri regionali e sindaci, procedimenti legislativi che si moltiplicano. La Costituzione si può modificare ma non così e non ad opera di queste persone. Per questo, quest’estate, abbiamo deciso di girare le località turistiche del Paese: per incontrare la gente e farla riflettere su quale sarà il futuro dell’Italia. Lo faremo, tutti insieme, anche a Piancavallo.

Troviamo assurdo che si voglia creare un Senato di sindaci e consiglieri regionali part-time. I due ruoli, di sindaco e di consigliere regionale, richiedono già di per sé un impegno che non è conciliabile con ulteriori attività, men che meno legislativa statale. Ci troveremo con senatori non eletti direttamente, ma per fare altro solo da una minima parte della totalità dei cittadini che poi rappresenteranno in Senato.

I cittadini saranno sempre più lontani dalle scelte politiche nazionali. Per non parlare dell’oscenità di estendere anche a loro l’immunità parlamentare! Una riforma costituzionale va fatta, ma non in questo modo e non da questo parlamento illegittimo!

UN FLOP ANNUNCIATO DA TEMPO IL BANDO PER LA MOBILITA’ VOLONTARIA DEDICATO AGLI INFERMIERI

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Lo scorso 19 agosto è scaduto il bando per la mobilità volontaria dedicato agli infermieri con esperienza di centrale operativa, destinato ai futuri operatori della nuova Centrale unica 118 del Friuli Venezia Giulia.

L’adesione al bando è stata scandalosamente bassa: sembra infatti che solamente 7 infermieri su un totale di 99 operatori delle attuali Centrali 118 provinciali, ad oggi attivi in tutta la regione, abbiano fatto domanda di mobilità (fonte Il Messaggero veneto del 22 agosto 2016). Ma questa débâcle non va confusa con un fulmine a ciel sereno poiché quasi un mese fa – quindi ben prima della fatidica scadenza del bando – il MoVimento 5 Stelle aveva presentato un’interrogazione proprio per sollevare questo problema, dopo aver raccolto le perplessità degli infermieri che operano all’interno delle centrali 118. Come segnalato anche dal Nurinsd, il sindacato più rappresentativo di questi professionisti dell’emergenza, questo bando, infatti, non dà certezze per il futuro agli infermieri dell’emergenza territoriale regionale.

Molte sono le domande che sono state poste ma come spesso accade nessuna risposta e chiarimento sono pervenuti dagli assessori della giunta Serracchiani nonostante questi sapessero che le perplessità erano così numerose e così profonde da mettere a rischio molte – anzi moltissime – domande di mobilità di infermieri interessati all’opportunità di far parte di un progetto nuovo come il 118 regionale, presentato più volte all’interno della riforma della Sanità regionale.

Ora bisogna prestare grande attenzione alle responsabilità che qualcuno, con estrema facilità, vorrà accollare ai singoli infermieri, considerati “responsabili” per non aver fatto domanda. La realtà è differente: si tratta di un flop annunciato ed evitabile!

Di chi sono le responsabilità? Cosa si farà per rimediare? Qualcuno in Regione vocifera della possibilità di assumere personale attingendo dalla graduatoria del “concorsone regionale”. Con questa soluzione il ruolo di operatore di centrale 118, però, sarebbe ricoperto da personale privo di esperienza specifica, oppure, nel caso di neolaureati, privo proprio di esperienza lavorativa. Condizioni non ottimali per l’avvio di un nuovo progetto così importante e rivoluzionario per la salute dei cittadini del Friuli Venezia Giulia.

In questo momento, dopo questa débâcle annunciata, vanno tutelati certamente i cittadini, ma anche questi professionisti del settore che non si sono svenduti e non si sono fatti abbindolare da (poche) promesse senza alcuna certezza. Persone serie che hanno deciso di non fare un salto nel vuoto senza paracadute!

Ecco l’interrogazione presentata dal MoVimento 5 Stelle

ARRIVA SUL MONTE LUSSARI LA CAMPAGNA M5S #IODICONO

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Lussari, Zoncolan e Pal Piccolo. Ecco le prossime tappe, tutte in alta quota, della campagna referendaria del MoVimento 5 Stelle #IODICONO, la lunga serie di iniziative per spiegare ai cittadini del Friuli Venezia Giulia le ragioni del NO al prossimo referendum costituzionale che si terrà in autunno.

La prima delle tre escursioni è in programma domenica 21 agosto. Obiettivo il Monte Lussari che sarà affrontato a piedi lungo il Sentiero del Pellegrino. Il ritrovo per tutti i partecipanti è fissato alle ore 9 nel parcheggio dell’Hotel Carnia (via Canal del Ferro 28, Stazione Carnia, Venzone), quindi è in programma il trasferimento a Camporosso dove, verso le 9.45, inizierà la salita a piedi. Sulla vetta del Lussari i promotori del No al referendum costituzionale srotoleranno uno striscione e parleranno dei danni provocati da questa riforma che calpesta i principi della partecipazione democratica, della rappresentanza politica e dell’equilibrio tra i poteri, che concentra il potere nelle mani dell’esecutivo, riduce la partecipazione democratica e incide pesantemente sulla sovranità popolare, sulla rappresentanza e sul diritto al voto.

Abbigliamento consigliato: scarpe da trekking o scarponcini da montagna, bastoncini, giacca per la pioggia, vestiti pesanti e zainetto con acqua. Per chi non se la sentisse di affrontare la salita a piedi, c’è sempre la cabinovia del Lussari.

#IODICONO: FLASH MOB A LIGNANO SABBIADORO

Scatta sabato 13 agosto da Lignano Sabbiadoro la campagna referendaria del MoVimento 5 Stelle #IODICONO, una lunga serie di iniziative per spiegare ai cittadini del Friuli Venezia Giulia le ragioni del NO al prossimo referendum costituzionale che si terrà in autunno.

Sabato, a partire dalle 17.30, al Lido Ausonia di Lignano Sabbiadoro verrà realizzato un flash mob lungo la battigia della famosa località turistica. Saranno infatti i bagnanti stessi a formare una scritta per lanciare un messaggio chiaro contro la riforma Renzi/Boschi che, se passasse, finirà per stravolgere radicalmente l’impianto della Costituzione del 1948.

Dopo il flash mob sono in programma gli interventi dei portavoce del MoVimento 5 Stelle che daranno vita a una vera e propria agorà sulla spiaggia dedicata ai danni provocati da questa riforma che calpesta i principi della partecipazione democratica, della rappresentanza politica e dell’equilibrio tra i poteri, che concentra il potere nelle mani dell’esecutivo, riduce la partecipazione democratica e incide pesantemente sulla sovranità popolare, sulla rappresentanza e sul diritto al voto.

Sarà anche l’occasione giusta per rispondere pubblicamente alla segretaria del Pd Fvg Antonella Grim che ha accusato il Movimento 5 Stelle di fare “solo speculazione politica”. «Votare sì al referendum non significa affatto rendere più moderno ed efficiente il nostro Paese. Tanto meno si difende la specialità del Fvg – spiegano portavoce e attivisti del M5S Fvg -. Non è sicuramente attraverso una riforma pasticciata e pericolosa che possiamo pensare di mantenere la specialità del Friuli Venezia Giulia. È veramente assurdo, come fa Grim, affermare che, per quanto riguarda i rapporti organizzativi tra Stato e regioni e le rispettive funzioni, avremo istituzioni più efficienti e moderne e che il percorso per fare le leggi sarà più breve. Accadrà l’esatto contrario – sottolineano -. Questa riforma aggiunge più di 10 nuovi percorsi di approvazione di una legge, mentre 22 categorie di norme restano bicamerali, di competenza quindi sia della Camera che del Senato.

«Le conseguenze saranno drammatiche. Avremo un aumento dei rimpalli e continui conflitti su come debba essere discussa e da chi approvata una proposta di legge. Il ping pong tra Camera e Senato potrebbe andare avanti mesi. Oggi più che mai è necessario invece fare chiarezza in merito ai rapporti finanziari fra Stato e Regione, altrimenti il rischio di non poter garantire l’autonomia del Friuli Venezia Giulia diverrà sempre più alto».

«Viene da chiedersi se effettivamente Antonella Grim abbia letto le modifiche apportate alla Costituzione per le quali saremo chiamati a votare a breve – aggiungono i promotori di #IODICONO -. Soprattutto però, la Grim farebbe meglio se concentrasse i propri sforzi imbonenti sui suoi stessi compagni di partito, visto che persino esponenti illustri, come il politologo iscritto al Pd Mario Cucchini, di recente ha definito pubblicamente la riforma un totale pasticcio».

Tornando all’iniziativa della campagna #IODICONO in programma sabato a Lignano, ricordiamo che alle 19.30 i partecipanti all’evento potranno anche prendere parte all’apericena presso il bar-ristorante Ausonia (ufficio spiaggia 9 di Lignano Sabbiadoro) che si può prenotare al link (16 euro per gli adulti e 8 euro per i bambini under 10).

TRAM DI OPICINA: CHIEDIAMO CHE LA LINEA VENGA SUBITO DOTATA DEL SISTEMA CONTROLLO MARCIA TRENO

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«Anche il tram di Opicina deve essere dotato del Sistema Controllo Marcia Treno (Scmt). In Italia sono quasi 12 mila km le linee attrezzate con questo importante sistema di sicurezza che, se fosse già stato predisposto per linea 2, avrebbe certamente evitato il grave incidente avvenuto ieri». A chiedere l’introduzione immediata del Sistema Controllo Marcia Treno sono i portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio comunale Paolo Menis, Alessandro Imbriani e Domenico Basso.

«Per certi aspetti la situazione di Trieste è peggiore di quella della linea tra Andria e Corato in Puglia dove lo scorso 12 luglio si sono scontrati due treni, causando la morte di 23 persone e il ferimento di una cinquantina di passeggeri – ricorda Alessandro Imbriani -. È incredibile che nel 2016 il tram di Opicina, che presenta dei tratti dove la pendenza è del 26%, non sia dotato di sistemi di sicurezza avanzati in grado di bloccare in modo autonomo le vetture in caso di situazioni pericolose dovute a malfunzionamenti o, per esempio, a un improvviso malore di un manovratore. Persino il sistema definito “vigilante”, che è già stato montato sulle vetture e che servirebbe a verificare l’effettiva presenza del manovratore, non è mai entrato in funzione».

«Negli ultimi anni sono stati impegnati milioni di euro per riqualificare la linea 2. Risorse importanti messe a disposizione dal governo e dal Comune di Trieste, in pieno accordo con la Regione Friuli Venezia Giulia. Purtroppo però – attacca Domenico Basso – neanche un euro è stato speso per migliorare i sistemi di sicurezza. Le dichiarazioni dell’assessore regionale Santoro, che oggi parla di “eventuali correttivi infrastrutturali da mettere in atto per evitare incidenti di questo tipo”, arrivano decisamente fuori tempo massimo».

«Più di un anno fa, nel giugno del 2015 – ricorda Paolo Menis -, avevamo chiesto all’allora sindaco Cosolini che fine avesse fatto il consulente/perito che, secondo una delibera del 2014, avrebbe dovuto verificare i motivi dei continui guasti al tram di Opicina. Mai avuto risposta. L’incidente di ieri non pare collegato all’attività di manutenzione straordinaria fatta alcuni anni fa ma – conclude il capogruppo M5S in Consiglio comunale – sui continui guasti e incidenti di questa linea così importante per Trieste è necessario fare subito chiarezza».

FERRIERA: PRESSING DEL M5S SU REGIONE E COMUNE PER RIDURRE L’INQUINAMENTO

Prosegue senza sosta, in Regione e in Comune, il pressing del MoVimento 5 Stelle sulla Giunta e sul Sindaco per fare rispettare i limiti di legge alla Ferriera di Servola. Con una interrogazione il portavoce del M5S in Consiglio regionale Andrea Ussai punta il dito sulle responsabilità legate ai ritardi nella riorganizzazione della rete regionale di rilevamento della qualità dell’aria, una situazione che si trascina ormai da anni. «I cittadini vogliono sapere una volta per tutte quali siano le ragioni del ritardo nella riorganizzazione della rete di rilevamento della qualità dell’aria che secondo l’Assessore all’Ambiente avrebbe dovuto concludersi nel 2014, e a chi siano imputabili questi ritardi – attacca Ussai -. Come è stato confermato dall’Arpa nella “Relazione sulla qualità dell’aria nella regione Friuli Venezia Giulia, anno 2015” appena pubblicata, a Trieste l’adeguamento della rete non si è ancora concluso. Il risultato è che qui sono ancora presenti stazioni di monitoraggio non conformi alla legge, e quindi i dati prodotti non sono utilizzabili. Al completamento dei lavori manca, per esempio, la postazione di piazzale Rosmini, attualmente ferma per motivi non ben precisati, pare non imputabili ad Arpa. Mancano all’appello sul sito dell’Arpa anche le centraline di via Pitacco e via Ponticello che dovrebbero fornire i dati rappresentativi della qualità dell’aria che respirano i cittadini di Servola, visto che la centralina di San Lorenzo in Selva, posta sul perimetro esterno dell’impianto ma comunque più lontano delle prime case, non è stata inclusa della rete regionale di rilevamento della qualità dell’aria».

«Infine, solamente ora – aggiunge il portavoce del MoVimento 5 Stelle – le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria di proprietà di Siderurgica Triestina vengono gestite direttamente da Arpa! A chi sono imputabili tali ritardi? Quando sarà concluso l’adeguamento della rete di monitoraggio delle sorgenti diffuse? Quando sarà concluso l’adeguamento delle sorgenti puntuali?” chiede Ussai nell’interrogazione.

«Sarebbe opportuno inoltre un sistema di monitoraggio per le polveri più sottili e più pericolose (2,5 µm) utilizzando una centralina di confine come quella di San Lorenzo in Selva. In realtà, la centralina nei mesi scorsi riportava la scritta esterna “particolato 2,5” ma ciò, come spiegato da Arpa, non corrispondeva al campionamento reale. Necessario infine sarebbe il rilevamento delle diossine, sottoprodotto indesiderato dalla combustione negli impianti industriali, che anche a dosi bassissime, sono cancerogene. Queste analisi, che permetterebbero chiare indicazioni delle sorgenti responsabili dell’inquinamento, a Trieste non sono mai state effettuate».

Di Ferriera si è discusso anche ieri sera in Consiglio comunale. I portavoce del MoVimento 5 Stella hanno presentato una mozione urgente sulla Ferriera di Servola. «Al di là delle diverse visioni politiche sui temi della città, non potevamo rimanere silenti di fronte alla risposta che venerdì scorso Siderurgica triestina ha dato al sindaco – spiega il capogruppo del M5S Paolo Menis -. Abbiamo quindi chiesto al presidente del Consiglio comunale con questo documento di esprimere all’azienda il rammarico per l’atteggiamento finora tenuto e a chiedere di rispondere alle richieste fatte da Dipiazza».

«Contemporaneamente – aggiunge Menis – abbiamo chiesto a Dipiazza di tenere in considerazione la possibilità di emettere un’ordinanza per limitare la produzione di ghisa. Ci siamo infatti accorti che dalle linee programmatiche del sindaco, votate durante la seconda seduta del Consiglio comunale, è stata tolta questa parte del programma elettorale. Ora, grazie a questa mozione del M5S votata anche dal centro destra, Dipiazza si è assunto l’impegno a valutare anche l’utilizzo di questo strumento. Vedremo – conclude il portavoce del MoVimento 5 stelle – se il sindaco emetterà questa importante ordinanza per limitare la produzione di ghisa».

CENTRI COMMERCIALI: ALLA GIUNTA SERRACCHIANI NON INTERESSA TUTELARE I PICCOLI COMMERCIANTI

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Purtroppo in Italia ci sono le leggi ma a volte i politici fingono di non conoscerle e di non poterle applicare. È il caso dei centri commerciali.

Come abbiamo più volte ricordato ai nostri colleghi durante le sedute del Consiglio regionale e all’assessore Santoro ogni qualvolta si sia affrontato l’ipocrita tema del “consumo suolo zero” con le leggi approvate in Consiglio in questi due anni, la norma che davvero permetterebbe di stoppare il proliferare dei centri commerciali c’è, è stata da noi più volte proposta ed è sempre stata bocciata.

Infatti, va ricordato che il Decreto Salva Italia di Monti (Legge 22 dicembre 2011, n. 214 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201: Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici (G.U. n. 300 del 27 dicembre 2011 ) prevedeva all’Art.31 comma 2 la liberalizzazione selvaggia, ovvero:
“Secondo la disciplina dell’Unione Europea e nazionale in materia di concorrenza, libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi, costituisce principio generale dell’ordinamento nazionale la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, e dei beni culturali. Le Regioni e gli enti locali adeguano i propri ordinamenti alle prescrizioni del presente comma entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto”.

Con questo decreto non era più possibile prevedere delle limitazioni per chi volesse costruire nuovi centri commerciali.

Le leggi però si possono modificare, soprattutto se nelle loro premesse citano la direttiva Bolkestein che, come sosteniamo da tre anni in Aula e fuori, prevede la possibilità di una limitazione alla liberalizzazione selvaggia soprattutto per tutelare la salute l’ambiente e i lavoratori (gli stessi principi che permetterebbero all’Italia di bloccare le aperture dei negozi nelle giornate festive). Ebbene già nell’agosto 2013 con il Decreto del Fare del Governo Letta venne approvata una modifica al decreto Monti e sono state aggiunte, in fine, le seguenti parole: “potendo prevedere al riguardo, senza discriminazioni tra gli operatori, anche aree interdette agli esercizi commerciali, ovvero limitazioni ad aree dove possano insediarsi attività produttive e commerciali”.

Per esser ancor più sicuri della bontà della norma e della sua impossibilità di esser impugnata da qualche imprenditore nel 2014 ci fu un’ulteriore aggiunta nel Decreto Crescita di Renzi laddove al Salva Italia sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “solo qualora vi sia la necessità di garantire la tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, e dei beni culturali”.

In questo modo è pacifico che sin dall’agosto 2014 le Regioni e i Comuni devono adeguarsi a queste normative potendo prevedere zone interdette alla nascita di nuovi centri commerciali, ma evidentemente in Friuli Venezia Giulia questo non si è voluto fare. Da parte di chi sostiene di voler una politica del “consumo suolo zero” (solo a parole) è ora che vengano date delle spiegazioni ai cittadini e non solo annunci che poi non vengono rispettati.
Dovrebbero anche spiegare perché i nostri emendamenti in tal senso son stati bocciati (e sono previsti anche bella nostra riforma urbanistica depositata ma che non è mai stata nemmeno calendarizzata in commissione), ma noi non desistiamo e forti della ragione che abbiamo, ripresenteremo le istanze dei cittadini e dei piccoli commercianti che non vogliono più assistere all’inaugurazione o all’allargamento di altri centri commerciali nei propri comuni.

È notizia di questi giorni che la Provincia dell’Alto Adige ha approvato una norma in tal senso, facendola passare come chissà quale vittoria del SVP a braccio di ferro col Governo quando in realtà si tratta solo del recepimento di una legge statale che è ferma lì e nessuna Regione provincia o amministrazione comunale ha mai voluto applicare.

Noi potevamo essere i primi in Italia, ma alla Giunta Serracchiani interessano altri record, non di certo quelli volti a tutelare i nostri piccoli commercianti, peccato.

CRACK VENETO BANCA: INDAGATO ANCHE L’ATTUALE COMMISSARIO LIQUIDATORE DELL’AUSSA CORNO

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“Tra gli indagati dello scandalo Veneto Banca, che nelle ultime ore ha portato addirittura in carcere l’ex amministratore delegato Consoli, risulta anche l’attuale commissario liquidatore del Consorzio Aussa Corno Marco Pezzetta, ex sindaco dell’istituto bancario. È lo stesso Marco Pezzetta la cui nomina avevamo contestato con una interrogazione lo scorso dicembre per tutta una serie di motivi di inopportunità e potenziali conflitti di interesse. Come al solito dalla giunta Serracchiani sulla posizione di Pezzetta non è arrivata nessuna risposta”. Il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo mette in luce ancora una volta il potenziale conflitto di interessi riguardante la nomina del commissario liquidatore del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della zona dell’Aussa Corno.

“Tra le varie cose alla giunta Serracchiani avevamo chiesto se per la scelta del nominativo da individuare per ricoprire questo incarico si fosse tenuto conto del fatto che Pezzetta avesse ricoperto e ricopra tuttora funzioni di sorveglianza e controllo in diversi Istituti bancari. Nelle ultime ore è giunta la notizia devastante del crack Veneto Banca. Speriamo – aggiunge Sergo – non sia necessario chiedere le dimissioni del commissario, visto che di sicuro non lo farà Debora Serracchiani che notoriamente non ama ammettere i propri frequenti errori. Figuriamoci se la presidente della Regione prenda in considerazione di fare qualcosa che possa dare ragione al MoVimento 5 Stelle!”.

“Ovviamente ci auguriamo che Pezzetta possa chiarire la propria posizione con la magistratura nel più breve tempo possibile. Per fare questo – conclude il portavoce del M5S – non può sottrarre tempo però a un’attività importante e delicata come la liquidazione del Consorzio Aussa Corno”.

PUNTO NASCITA E PEDIATRIA DI LATISANA: TRASFERIMENTI RISCHIOSI PER PAZIENTI PIÙ GRAVI

Nella notte tra sabato e domenica un bambino di circa un anno, proveniente da Lignano in condizioni gravi, è stato portato a Udine in ambulanza e per l’ennesima volta l’autostrada era bloccata. Gli operatori hanno dovuto arrangiarsi alla meno peggio utilizzando con difficoltà la corsia di emergenza. Ci chiediamo cosa sarebbe potuto accadere se si fosse trattato di un caso più grave come il distacco di placenta o di un altro problema urgente collegato alla gravidanza? Nonostante la chiusura del Punto nascita di Latisana, infatti, nell’ultimo mese sono state almeno sei le donne incinte trasferite. Con questi numeri un sanguinamento può capitare!

Purtroppo ogni giorno di più risulta evidente quanto l’attuale organizzazione sia inefficiente a coprire tutti i problemi che si possano presentare in un pronto soccorso come quello di Latisana, considerato il numero storico altissimo di prestazioni erogate, la presenza di una località turistica affollata in estate come Lignano e la viabilità spesso compromessa.

Leggere sui giornali che solamente adesso, a fine luglio, il direttore generale si sveglia e firma due decreti per assicurare la guardia attiva pediatrica e ginecologica sulle 24 ore, è davvero sconfortante. Ci pare palese che non ci sia stata una corretta programmazione e che sia mancato un adeguato monitoraggio volto a garantire la sicurezza. A questo punto dobbiamo ricordare a tutti che più di un anno fa avevamo richiamato l’attenzione sull’elevato numero di prestazioni urgenti di pediatria di Latisana – oltre 6 mila, il più alto all’interno dell’Azienda – e a dicembre avevamo sollecitato il primario di pediatria a prendere posizione. Sollecitazioni che, purtroppo, non hanno portato ad alcun risultato.

La giunta Serracchiani ha voluto considerare solamente il numero dei parti, trascurando colpevolmente il numero degli accessi pediatrici e i problemi legati alla viabilità che mettono a rischio anche i trasferimenti per le urgenze ostetrico-ginecologiche.

Ormai non c’è più alcun dubbio sul fatto che vada rivista urgentemente la decisione di chiudere la Pediatria e il Punto nascita di Latisana. Non possiamo più tollerare che la giunta Serracchiani navighi a vista senza un minimo di programmazione basata sui dati oggettivi!

PROGETTI ANTI-ESONDAZIONE DEL FIUME LAVIA: TROPPI SILENZI DALLA GIUNTA SERRACCHIANI

Da mesi a Campoformido i lavori per contenere le piene del torrente Lavia tengono banco tra i cittadini e gli agricoltori della zona. Su questo argomento spinoso tace invece l’assessore Panontin, ovviamente tace l’assessore Vito e tace anche il commissario straordinario alla realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico Serracchiani.

Coinvolti in “ben” due incontri pubblici, i cittadini si sono sentiti spiegare la necessità di intervenire per evitare ulteriori e nuovi allagamenti della Sp99 che regolarmente ormai alle prime piogge andava sott’acqua. Usiamo un tempo passato perché recentemente è stato sufficiente un intervento di manutenzione delle originarie vasche di laminazione per evitare le solite scene apocalittiche.

Da mesi i cittadini di Bressa chiedono però due cose: di vedere i progetti di quasi 400 mila euro di cui finora hanno solo sentito parlare, ma soprattutto di non sprecare denaro pubblico e ulteriore suolo per lavori che potrebbero risultare del tutto inutili. Questi lavori sono effettivamente urgenti e indifferibili da poter esser realizzati con le procedure d’emergenza previste per i lavori della Protezione civile? Ma soprattutto servono? I cittadini attendono risposte.

Secondo molti abitanti di Campoformido è stato sufficiente ripulire recentemente i fanghi dalle due vasche di laminazione, niente più che una semplice manutenzione dell’esistente, per permettere alle stesse vasche di svolgere regolarmente la funzione per cui sono state realizzate.

Pertanto, di fronte a tanti silenzi, abbiamo deciso di presentare un’interrogazione alla Giunta, in quanto questi lavori definiti urgenti verranno gestiti dalla Protezione civile. Questa urgenza evita infatti anche alcuni passaggi che lavori di questo tipo dovrebbero rispettare per poterne valutare la necessità, l’effettiva urgenza, il costo e l’impatto ambientale. Chiederemo altresì alla giunta
Serracchiani spiegazioni sull’utilizzo dei fanghi derivanti dalla pulizia delle vasche e la loro destinazione finale che ha destato non poche preoccupazioni tra gli agricoltori.

Come direbbe Renzi, che ha nominato la presidente Serracchiani commissario straordinario nel giugno 2014, “è finita l’epoca” della politica che decide per gli altri e pretende di non dover dare spiegazioni.

REDDITO DI CITTADINANZA: APPROVATO EMENDAMENTO M5S

Abbiamo iniziato l’assestamento ricordando al Partito democratico che nelle passate sedute dedicate all’approvazione del bilancio abbiamo presentato ben 125 emendamenti e che di questi solo otto sono stati accolti dall’Aula. Di questi otto uno è passato per uno sbaglio della maggioranza. Alla fine dell’ultima tre giorni la media è ulteriormente peggiorata. Il Consiglio regionale ha approvato, infatti, solo uno dei trenta emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle.

Si tratta però di un emendamento importante e significativo, rivolto a quei nuclei familiari in difficoltà che, a causa di alcuni requisiti particolari inseriti dalla maggioranza nella legge del sostegno al reddito, nei mesi scorsi si sono visti revocare questa misura. Secondo il regolamento, in vigore fino a pochi giorni fa, queste persone, tra l’altro, non avrebbero potuto presentare una nuova domanda di ammissione prima di 12 mesi dalla decadenza.

Visto che la giunta Serracchiani ha proposto alcune modifiche alla legge ammettendo di fatto gli errori commessi in fase di prima attivazione, abbiamo presentato un emendamento per consentire, a chi è stato tolto il sostegno per i requisiti modificati giovedì sera, di poter effettuare la domanda di ammissione già dal primo settembre 2016 senza dover aspettare i dodici mesi previsti dal regolamento.

Purtroppo la situazione rimane critica per chi riceve la misura, nonostante i recenti interventi migliorativi i ritardi continuano e in città importanti come Gorizia han raggiunto le quattro settimane.

Questo che è passato, come gli altri 29 emendamenti bocciati, è espressione di una visione della realtà permeata di buon senso che il MoVimento 5 Stelle sta cercando di portare all’interno dell’amministrazione regionale. Alcuni emendamenti son stati da noi ritirati per poterli presentare come ordine del giorno in modo da poter impegnare la giunta su tematiche importanti. Altri invece son stati bocciati completamente. È un vero peccato che dopo tre anni non tutti gli assessori della giunta Serracchiani abbiano capito che lavoriamo solo per il bene dei nostri cittadini, dei nostri comuni e del nostro territorio.

INQUINAMENTO DELL’ARIA: DATI ARPA RIVELANO UN RISCHIO POTENZIALE ALTISSIMO PER I LIVELLI DI DIOSSINA

Qual è lo stato di salute dell’aria nel Friuli Venezia Giulia? Certamente non buono. A confermarlo è il Report dell’Arpa sulla qualità dell’aria che i portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale hanno studiato in modo approfondito e analizzato in ogni suo aspetto. «I dati sono allarmanti e troppe sono le criticità emerse da questo studio. Innanzitutto – spiega Frattolin – sono state ridotte le stazioni di misurazione degli inquinanti: da 44 sono passate a 27, ma nel report del 2014 si parlava di una riduzione finale a 33 centraline. Perché si e scelto di ridurre di altre 5? Inoltre da un anno persistono non ben chiariti problemi tecnici che impediscono ai tecnici di Arpa di eseguire i modelli teorici necessari per avere un quadro completo della situazione su tutto il territorio regionale. Il report presenta poi banali errori di copia e incolla che si trascinano inspiegabilmente da tre anni, ma anche vere e proprie sparizioni. Dal documento dello scorsa anno è scomparso infatti l’indice di diluizione che valuta la dispersione degli inquinanti in un determinato territorio. Ecco su tutte queste anomalie – precisa la portavoce del M5S – chiederemo spiegazioni dettagliate ai dirigenti dell’Arpa e alla giunta Serracchiani».

Sono i dati però quelli che preoccupano di più. «Per quanto riguarda il Particolato (PM10 E PM 2,5) il 30 per cento delle zone di pianura, dove risiedono più di 260 mila persone, è interessato dal superamento delle PM10. A Trieste in tutte le stazioni di rilevamento la media annua è sempre superiore alla soglia di attenzione. Infine nelle aree industriali si riscontrano valori molto elevati a Torviscosa e si rileva che l’unica centralina attrezzata per rilevare le polveri fini (PM 2,5) si trova a Monfalcone. È l’unica in tutte le aree industriali il Friuli Venezia Giulia».

«Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2) – sottolinea Frattolin – di fatto, per il 2015, non disponiamo di dati sull’inquinamento a Trieste derivato dal traffico. Assurdo. Così com’è assurdo che vengano definiti “coerenti rispetto agli anni precedenti” i valori del benzene. Intanto si tratta di valori in leggera crescita rispetto al 2014, ma soprattutto si dovrebbe puntare decisamente a una riduzione del benzene (come per tutti gli inquinanti). A nostro avviso è grave mostrare una certa soddisfazione per il fatto che i dati siano rimasti sostanzialmente gli stessi».

«L’aspetto peggiore in assoluto è dato però dall’assenza di analisi delle diossine. Fortemente cancerogene a dosi bassissime, le diossine – prodotte principalmente dai grandi impianti industriali (e in maniera infinitamente più ridotta dagli impianti di riscaldamento o dalle automobili) – sono estremamente resistenti alla degradazione chimica e biologica e facilmente trasportabili dalle correnti atmosferiche, rendendo così possibile la contaminazione di luoghi lontani dalle sorgenti di emissione. Nel tempo queste sostanze tendono infatti ad accumularsi negli organismi viventi. Salendo nella catena alimentare, la concentrazione di tali sostanze può aumentare, giungendo ad esporre a rischio maggiore proprio l’uomo».

«Non essendoci analisi puntuali sul territorio, finora Arpa ha fatto una valutazione della potenziale presenza di diossina nel Friuli Venezia Giulia, basandosi su dati del 2010 che però sono stati resi pubblici solo l’anno scorso. Bene, da queste stime si evince che solo a Trieste ci sono più di 13 mila milligrammi all’anno, più della metà del totale della diossina prodotta in tutta la regione che risulta essere di 21,5 grammi. Per fare qualche confronto l’Austria produce solo 1,5 grammi all’anno, mentre la sola Ilva di Taranto immette nell’aria 14,9 grammi. Ricordiamo che secondo l’Organizzazione Sanitaria Mondiale (Oms) un bambino di 20 kg non può mangiare alimenti contenenti più di 20 picogrammi di diossina al giorno. Un picogrammo è un millesimo di miliardesimo di grammo!!!».

“La situazione di Trieste – aggiunge il portavoce del M5S Andrea Ussai – è molto grave perché, oltre al fatto che la postazione di via San Lorenzo in Selva non rientra nella rete delle stazioni di monitoraggio per la salvaguardia della salute umana, non è ancora conclusa la riorganizzazione della rete di monitoraggio e sono ancora presenti stazioni non conformi alla normativa. La giunta Serracchiani aveva promesso che la rete sarebbe stata completata entro il dicembre del 2014, ma ancora oggi molti dati prodotti non sono utilizzabili. Crediamo che la politica oltre a garantire analisi accurate e costanti nel tempo avrebbe dovuto ritenere urgente individuare le fonti di un inquinamento così pesante”.

Nel corso dell’incontro con la stampa che si è tenuto questa mattina nel palazzo della Regione a Trieste è stato presentato anche lo studio “Progetto Chicken’s POPs” che sarà condotto dal biologo Federico Grim per individuare i contaminanti organici persistenti in alcune galline del Maniaghese. Grazie alle analisi comparate dei congeneri delle diossine sarà possibile rilevare l’eventuale tipologia delle fonti inquinanti. Ciò potrà dare indicazioni utili a capire l’effetto cumulativo di diversi impianti produttivi in un territorio limitato come quello del Maniaghese al fine di proporre modifiche alla normativa in tema di autorizzazioni ambientali.

Da ricordare che alla fine del 2015 proprio in alcune aree vicine a Maniago alcune analisi effettuate da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, su incarico dell’ASL Friuli Occidentale, avevano evidenziato livelli di contaminazione da contaminanti organici persistenti (in particolare diossine) piuttosto rilevanti.

NO ALLE GABBIE PIÙ PICCOLE VOLUTE DALLA MAGGIORANZA DI CENTROSINISTRA. UNA BRUTALITÀ INAMISSIBILE

Ieri in Consiglio regionale è stato approvato un emendamento alla legge regionale n. 20 del 2012 sul benessere animale che consentirà l’uso di gabbie di dimensioni inferiori a quanto dalla legge stessa previsto per gli uccelli destinati ai concorsi canori.

Questo emendamento va contro la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, che l’Italia ha sottoscritto, e a varie norme nazionali che disciplinano questo argomento. E lo fa in modo molto squallido. Se per gli uccelli è prevista la detenzione all’interno di gabbie di certe dimensioni, con questo emendamento si afferma invece che per queste povere bestiole si possano utilizzare gabbie di dimensioni inferiore, senza nemmeno specificare quali misure debbano avere le gabbie per il trasporto di questi uccelli.

Siamo di fronte ad un passo indietro clamoroso, fatto da un partito di maggioranza che da una parte emana leggi a tutela degli animali e per il loro benessere e dall’altra fa passare emendamenti di questo tenore, creando anche una fascia di uccelli di serie A, che merita di essere trattata meglio, e una fascia di serie B, che può benissimo abituarsi a stare in gabbiette più piccole.

C’è poi da aggiungere che, a nostro avviso, questo emendamento va contro l’orientamento espresso dalla Corte costituzionale che, più volte, si è espressa con condanne anche pesanti, nei confronti di chi ha inflitto sofferenze inutili agli uccellini, omettendo loro la possibilità di volare e di muoversi liberamente all’interno di una gabbia.
Tutto questo è avvenuto nella totale indifferenza della maggioranza, come se stessero votando se dare un contributo puntuale a uno piuttosto che all’altro, noncuranti di quello che significhi il loro semplice premere il bottone del “sì” e delle sofferenze a cui sono sottoposti gli animali. Indifferenza che è figlia della nostra convinzione di essere esseri superiori.

Da apprezzare invece per una volta il voto contrario della presidente della Regione Debora Serracchiani, anche se irrilevante dal punto di vista del risultato finale.

Abbiamo denunciato questa schifezza in Aula perché rimanga agli atti e perché non vogliamo essere corresponsabili di una simile brutalità. Non sono ammesse deroghe quando c’è di mezzo un altro essere vivente, sia esso a due o a quattro zampe.

Barriere architettoniche, Ussai (M5S): «Urgente approvare anche nel Friuli Venezia Giulia una legge sull’accessibilità»

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«È urgente approvare una legge sull’accessibilità per facilitare le persone con disabilità ancora oggi nella nostra regione ostacolate da troppi muri». A sollevare il problema è stato ieri in Aula il portavoce del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai durante l’approvazione dell’assestamento 2016.

«Si tratta di un tema importante che tocca profondamente molti cittadini del Friuli Venezia Giulia – ricorda Ussai -. L’obiettivo di una norma di questo tipo è quella di favorire una vita indipendente e una partecipazione piena a tutti gli ambiti della vita per le persone con disabilità, ma faciliterebbe anche l’accessibilità degli spazi fisici, dei trasporti, dell’informazione e della comunicazione per tutti, incrementare così anche il turismo accessibile, fenomeno in forte crescita. La giunta Serracchiani continua invece a perdere tempo. Da due anni, infatti, con la scusa che la legge è sempre quasi pronta, la discussione di questo provvedimento ogni volta viene rimandata a data da destinarsi».

«Nel tentativo di sbloccare la situazione – spiega il portavoce del M5S – oggi abbiamo proposto un emendamento per obbligare i comuni a destinare una quota – il 10 per cento delle entrate derivanti dall’introito degli oneri di urbanizzazione – per l’abbattimento della barriere architettoniche. Niente da fare. Non solo l’emendamento è stato bocciato, ma non è stato nemmeno accolto lo stralcio che avrebbe permesso la sua discussione in commissione. Morale: per la giunta Serracchiani l’accessibilità non è un fatto strategico. Nonostante altre Regioni come la Toscana, la Lombardia, la Liguria e il Veneto prevedano già norme come quella proposta dal MoVimento 5 Stelle, il Fvg e le persone che si trovano in una situazione di difficoltà devono aspettare».

CAMPO SPORTIVO DI SAN VALERIANO DI GRADISCA: DENUNCIA DEL M5S

“Sventolare lo spauracchio dell’acquisizione da parte di speculatori immobiliari dell’area del campo sportivo di San Valeriano è un inganno bello e buono! Infatti un cambio di destinazione per quella zona non può avvenire senza l’intervento del Comune e con una votazione del Consiglio. Negli incontri pubblici ai quali ho partecipato come cittadino attivo qualche anno fa ricordo perfettamente come la maggior parte dei cittadini avesse espresso la propria contrarietà all’acquisto e respinto l’ipotesi del cambio di destinazione urbanistica”. Questo il commento del portavoce M5S in Consiglio comunale Michele Freschi all’indomani del voto che ha definitivo mandato al sindaco per l’acquisizione del campo sportivo di San Valeriano.

Il M5S ha espresso con il suo voto negativo la contrarietà politica e tecnica a questa operazione. “L’acquisto di immobili – prosegue Freschi – è consentito per obblighi giuridici incombenti nell’ambito del perseguimento delle proprie finalità istituzionali oppure per garantire il rispetto di norme in materia ambientale o sulla sicurezza. Inoltre è come minimo inopportuno che il Comune intervenga in un’asta fallimentare di una propria ex concessionaria, tanto più quando in quell’asta l’unico suo competitore è il nuovo concessionario sorto dalle ceneri della stessa fallita Itala San Marco”.

“Anche dal punto di vista politico si tratta di una scelta sbagliata, le priorità sono altre! Vogliamo parlare della situazione nella quale si trovano gli immobili di proprietà comunale? Manutenzione carente un po’ ovunque, dalle scuole agli impianti sportivi, fatta eccezione forse per il campo sportivo comunale Colaussi di Via dei Campi, pubblico, ma gestito come fosse privato. Per non parlare dello stato delle strade, provate a chiedere ad ogni cittadino se nel raggio di cento metri da casa sua ci sia una strada comunale senza buche! A voler pensar male – conclude Freschi – verrebbe da dire che per la maggioranza sia più importante assicurare ai creditori dell’ex Itala San Marco il rientro dei capitali che dare risposte ai problemi dei cittadini”.

DENUNCIA DEL M5S: SINISTRA A FAVORE DELLA TUTELA DEL TERRITORIO SOLO A PAROLE

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Oggi la maggioranza di centro sinistra in sede di assestamento di bilancio ha introdotto una deroga alle norme che regolano la materia di rilascio delle concessione, una delle quali pone come principio fondante la salvaguardia della risorsa idrica al fine di assicurarne l’equa condivisione e l’accessibilità a tutti nei limiti dell’utilizzo sostenibile, nella tutela delle aspettative e dei diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. Sempre la stessa legge prevede che l’uso dell’acqua per il consumo umano sia prioritario rispetto agli altri utilizzi dei corpi idrici superficiali o sotterranei che sono ammessi quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell’acqua destinata al consumo umano e l’equilibrio degli ecosistemi.

L’emendamento passato oggi in Aula, invece, introduce una deroga alle procedure previste per le istanze di concessione di derivazione d’acqua a uso idroelettrico, che ora potrà essere rilasciata fuori dal procedimento di autorizzazione unica previsto dalle leggi, al fine di accedere agli incentivi in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili.

Che l’unica finalità della norma sia agevolare i pochi operatori del settore nella percezione dei contributi pubblici di cui trattasi, a discapito delle regole procedurali in vigore per tutti gli altri, è dimostrato anche dalla precisazione che, in caso di mancato rilascio dell’autorizzazione unica (magari per questioni di incompatibilità ambientale), la concessione così rilasciata in deroga perderà efficacia, con l’obbligo per l’impresa di rimuovere l’impianto e ripristinare lo stato dei luoghi.

Domanda: quale è il vantaggio di ottenere anticipatamente una concessione prima di un provvedimento unico che potrebbe anche essere negativo, se non quello di percepire contributi pubblici, o peggio sanare situazioni di abuso non ancora emerse e che la norma andrebbe a coprire? Chissà quali altre motivazioni ci possono essere dietro, ma in Aula le nostre domande non hanno mai avuto risposta.

Perfino una regione come il Veneto, che non ci pare essere governata da una amministrazione di sinistra, ha provveduto a togliere dalla propria legislazione questa previsione. Non capiamo proprio perché la sinistra che governa il Friuli Venezia Giulia continui a dire di essere a favore della tutela del territorio e della salvaguardia dell’ambiente e poi, nei fatti, finisce per compiere azioni che vanno esattamente nella direzione opposta.

È inutile pianificare e fare programmazione attraverso norme o il Piano di tutela acque, se poi con un semplice emendamento si baypassano i buoni propositi a discapito del nostro territorio.

SALVARE O NO IL PUNTO NASCITA DI LATISANA? LA PRESIDENTE SE NE LAVA LE MANI

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Lunedì scorso la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha partecipato, insieme all’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca e al direttore della direzione centrale Salute, al Consiglio comunale aperto svoltosi a Latisana. Presenti in sala anche i portavoce del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai e Loredana Pozzatello.

«Salvare o no il Punto nascita di Latisana? La presidente Serracchiani in modo “pilatesco” ha scelto di lavarsene le mani – attacca il portavoce in Consiglio regionale Andrea Ussai -. Ha deciso infatti di non decidere e di scaricare tutta la responsabilità sui tecnici e sulla giunta Tondo adeguandosi, a suo dire, alle scelte di alcuni professionisti e alla delibera del precedente esecutivo regionale che prevedevano già la chiusura del punto nascita».

«Durante l’incontro la presidente Serracchiani ha sostenuto che “Non ci sono le condizioni per tenere aperto il punto nascita e il Ministero non ha accettato la nostra richiesta di deroga”. Ci piacerebbe leggere la richiesta che la direzione regionale ha inoltrato al Ministero per capire se veramente la volontà di questa amministrazione fosse quella di andare incontro ai bisogni e alle richieste del territorio della Bassa Friulana oppure se più semplicemente la necessità fosse quella di ottenere l’avallo del Ministero su una decisione già presa per accontentare in questo modo il sindaco “compagno di partito”. La presidente Serracchiani e l’assessore Telesca – aggiunge Ussai – non hanno risposto alle molte domande e non si sono confrontate sui numeri presentati dal Comitato nascere a Latisana, dai sindaci e dai consiglieri comunali presenti. Si sono limitati a rassicurare tutti sul fatto che “non c’è la volontà di chiudere l’ospedale di Latisana”. Al contrario hanno sostenuto che verrà rinforzato, in particolar modo per quanto riguarda l’emergenza urgenza. L’unica proposta partorita dalla presidente Serracchiani, infatti, è stata quella di creare un tavolo politico per confrontarsi con gli amministratori locali e con una rappresentanza dei cittadini».

«Di fatto è calata l’ultima pietra, quella tombale, sul punto nascita di Latisana mentre sull’assenza del reparto di pediatria e del pediatra h 24 la giunta ha sostanzialmente preso tempo. Per l’imbarazzo si è ben guardata dal fornire il numero degli accessi al Pronto soccorso pediatrico di Latisana. Soprattutto se confrontato con il numero degli accessi agli altri presidi ospedalieri aziendali, questi dati avrebbero fatto emergere che questo servizio è stato chiuso proprio dove serve di più, sia per numero dei pazienti che per la sua collocazione geografica».

«Il duo Serracchiani- Telesca – rimarca la portavoce in Consiglio comunale di Latisana Loredana Pozzatello – ha fatto quello che era venute a fare, ossia tacciare di incompetenza chi ha snocciolato dati precisi, senza peraltro smentirli, confermare che sul Punto Nascita non si torna indietro e lanciare la palla in avanti col contentino dell’ennesimo “tavolo tecnico”. Per parte loro i consiglieri comunali, l’assessore Massarutto, i sindaci degli altri comuni e Renata Zago per il Comitato hanno potuto esprimere chiaramente – chi più tecnicamente, chi più politicamente – la propria circostanziata insoddisfazione per la situazione creata dalla giunta PD nel territorio di Latisana».

«È stata soprattutto un’occasione persa per il sindaco di Latisana – sottolinea Pozzatello -. A fronte di un consiglio comunale unito e preparato come forse mai prima d’ora, il primo cittadino ha dimostrato di non rappresentarne altrettanto saldamente le istanze, preoccupandosi fin dall’inizio solo di prevenire applausi o brusii che infastidissero le importanti ospiti. Al termine della seduta si è mostrato addirittura soddisfatto. Motivazione? Perché “al presidente sta a cuore il presente e il futuro dell’ospedale di Latisana”. Figuriamoci se non fosse stato così!» conclude la portavoce del M5S.

AUTONOMIA: SPECIALITÀ SPRECATA DA UNA POLITICA INCAPACE

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«Il punto politico focale in questo momento storico è la situazione dell’autonomia della nostra regione. È necessario fare chiarezza in merito ai rapporti finanziari fra Stato e Regione, altrimenti il rischio di non poter garantire questa autonomia è sempre più alto. Su questo siamo d’accordo, anche perché noi del MoVimento 5 Stelle siamo convinti che l’autonomia, che deriva al Friuli Venezia Giulia dall’essere una regione a statuto speciale, sia la forma di governo più vicina ai cittadini. È bene però fare un po’ di chiarezza sullo stato di salute della nostra autonomia». Con queste parole oggi ha aperto il suo intervento in Consiglio regionale la portavoce del M5S Elena Bianchi durante il dibattito sulla Legge di assestamento.
«Secondo uno studio condotto recentemente dall’importante costituzionalista Gianfranco Cerea proprio sulle regioni a statuto speciale, siamo venuti a sapere che il Friuli Venezia Giulia finora ha approvato 42 norme di attuazione dello statuto, così come la Sicilia e la Valle d’Aosta, mentre la Sardegna ne ha approvate molte di meno. La nostra regione – ha puntualizzato Bianchi – risulta però molto molto indietro rispetto al Trentino Alto Adige che è riuscito ad approvare ben 165 norme di attuazione dello statuto».
«Senza dimenticare che, fra le regioni a statuto speciale, la nostra è l’ultima ad aver conquistato questo status particolare – appena nel 1963 (le altre fra il 1946 e il 1948) -, bisogna nel contempo sottolineare che anche nella definizione delle compartecipazioni la nostra è arrivata per ultima e, almeno in origine, ha avuto meno risorse da gestire. Facendo però una comparazione con il Trentino Alto Adige, non possiamo non rilevare che questa regione presenta compartecipazioni – teoriche – per nove decimi dei tributi. Bene, con questi nove decimi il Trentino Alto Adige ha attuato il 90 per cento delle competenze che precedentemente erano in capo allo Stato».
«Il Friuli Venezia Giulia presenta invece compartecipazioni per sei decimi dei tributi e con questi sei decimi finora ha attuato appena il 30 per cento delle competenze. È evidente – ha attaccato la portavoce del M5S – che c’è qualcosa che non va! Con le risorse che abbiamo a disposizione stiamo ottenendo dei risultati ben al di sotto delle nostre possibilità».
«È venuto il momento di guardare con attenzione come stiamo utilizzando le nostre risorse, in che modo possiamo recuperare nuove competenze, quale sia la direzione che vogliamo intraprendere. Altrimenti, con questi numeri, con queste performance, siamo veramente molto vicini a tutte le altre regioni che – ha concluso Bianchi – non possono vantare uno statuto speciale come il nostro».