domenica, 12 Gennaio 2025
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CAMORRA A TRIESTE E UDINE: ENNESIMO EPISODIO INQUIETANTE CHE LA POLITICA REGIONALE NON PUÒ SOTTOVALUTARE

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«Più volte in Consiglio regionale ci siamo sentiti dire: “La mafia in Friuli Venezia Giulia non esiste”. Oggi, invece, quegli stessi politici “distratti” sono costretti a registrare l’ennesima operazione della Guardia di Finanza e dei Carabinieri nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, guidata dal Procuratore capo Carlo Mastelloni. Operazione che sta coinvolgendo attività commerciali a Trieste e Udine. Questi politici devono togliersi il prosciutto dagli occhi e aiutarci a portare quanto prima in Aula la nostra proposta di legge regionale Antimafia “Norme in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso”. Nella presentazione della legge ricordavamo infatti come l’economia regionale si presti per attività di reinvestimento di capitali illeciti nei settori del commercio di capi di abbigliamento, ristorazione e attività ricreative. Continuare a negare l’evidenza, continuare a sottovalutare i problemi, non fa che lasciare campo libero alle Mafie». Il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo commenta così le nuove indagini portate avanti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste.

«Solo tre settimane fa – ricorda Sergo – a Trieste è stato interrogato uno dei boss della famiglia Iona, a capo di un’associazione a delinquere di stampo mafioso con base – udite udite! – a Monfalcone. Recentemente, sempre nel capoluogo regionale, sono stati confiscati 13 immobili a persone e organizzazioni di stampo mafioso. Abbiamo letto poi che i Casamonica si sono infiltrati in un’azienda di Budoia nel Pordenonese. E la lista potrebbe continuare a lungo. Tutto questo, però, ai politici del Friuli Venezia Giulia di centro destra e di centro sinistra pare non bastare».

«D’altronde la Mafia sempre più presente nei nostri territori è un argomento indigesto per la politica regionale. Nella precedente seduta di Consiglio, il 7 luglio scorso, abbiamo cercato di porre l’attenzione sul rischio concreto delle infiltrazioni mafiose nel settore delle attività estrattive. Anche in quella occasione – rimarca il portavoce del M5S – ci siamo sentiti dire che non siamo più negli anni 60, che non c’è alcun rischio nel ricco Nordest. Addirittura sono arrivati a sostenere che noi riteniamo dei delinquenti tutti gli imprenditori del Friuli Venezia Giulia. Ebbene, in quei giorni non sapevamo ancora quanto fosse accaduto a un’azienda del settore che opera anche nella nostra regione. Quest’azienda, in una cava vicino a Montebelluna a soli 40 km dal Friuli Venezia Giulia, ha subito un furto importante di automezzi per un danno pari a centinaia di migliaia di euro. Sindacati e media hanno parlato di “ombra di mafia” anche su questo episodio».

«Ormai è palese che le cosche stanno facendo loschi affari anche nella nostra regione. Fare finta di niente non fa che mettere in difficoltà i nostri imprenditori che si aspettano di essere difesi dalla classe politica. Per questo – conclude Sergo – chiediamo per l’ennesima volta che venga almeno istituito l’Osservatorio regionale Anti-Mafia da noi proposto».

ASSESTAMENTO DI BILANCIO – INTERVENTO CRISTIAN SERGO

Sono stati 125 gli emendamenti presentati dal gruppo del MoVimento 5 Stelle nelle sedute di bilancio di questa legislatura, che siano state leggi finanziarie, di stabilità o di assestamento, non ho tenuto in considerazione i mini-assestamenti che abbiamo imparato a conoscere durante lo scorso anno. Ebbene nonostante fossero tutti di merito e non ostruzionistici, solamente otto di questi emendamenti sono stati accolti da quest’aula, sette hanno visto il parere favorevole della giunta, uno è passato “per sbaglio”.

Infatti, in questi tre anni passati a fare proposte e a suggerire miglioramenti, questi sono gli emendamenti approvati: i primi due riguardavano la possibilità che i cittadini potessero alimentare il Fondo sviluppo per le PMI con proprie liberalità. Grazie a questo emendamento, in 3 anni, 5 consiglieri regionali hanno potuto versare in questo Fondo 750 mila euro tagliandosi lo stipendio con i fatti e non a parole. Avevamo previsto l’entrata di 250 mila euro nel Fondo grazie a queste liberalità: previsione rispettata!

Il terzo emendamento è quello passato con il voto contrario della Giunta, ma che, grazie a una distrazione dell’Aula, ha permesso il conferimento di ulteriori 30 mila euro nello stesso Fondo di sviluppo, risorse che la Giunta Serracchiani aveva inizialmente destinato per aumentare i soldi previsti per le sue spese di trasferta, stanziamento peraltro inutile visto che le risorse previste sono sempre state più che sufficienti, tanto che negli anni successivi sono state ridotte e non aumentate.

Un nostro intervento ha permesso poi di ricondurre alla norma nazionale le modalità di incentivazione per la progettazione interna all’amministrazione di opere pubbliche. Un altro ha permesso alle ATER di concedere in comodato propri locali non ad uso abitativo alle associazione di volontariato e di promozione sociale. Gli ultimi emendamenti lo scorso dicembre hanno visto l’approvazione di alcune nostre proposte volte a combattere concretamente l’azzardopatia nella nostra regione.

Da ricordare infine, l’emendamento di natura meramente tecnica, che esattamente un anno fa abbiamo fatto approvare a quest’Aula per prevedere quello che era per tutti una cosa naturale ovvero destinare le risorse previste per il 2016 e 2017 dall’ormai abrogato Fondo di solidarietà alla misura di inclusione attiva e di sostegno al reddito. Per tale emendamento siamo stati insultati in Aula e definiti parassiti dalla Presidente della Regione. Avrei capito e accettato gli insulti quando le abbiamo tolto i soldi per le sue trasferte, ma per questo no, non ci stava!

Ma si sa fuori da quest’Aula deve passare un solo messaggio: il MoVimento 5 Stelle non fa proposte, fa solo proteste, non ha idee, non garantisce un’idea di futuro.

Voi invece avete una grande capacità, quella di presentare alcuni interventi anche condivisibili in questi documenti e nel bilancio, altri meno. Poi però, come ricordato questa mattina dal relatore Cargnelutti, prendete le decisioni più importanti per la vita dei cittadini e per il destino di questa regione lontano da quest’Aula, in seduta di Giunta, o seduti attorno a tavoli di cui non veniamo nemmeno messi a conoscenza. E’ in queste occasioni che riuscite a dare il meglio di voi, oltre che nei salotti televisivi dove vi sforzate di dipingere una realtà che non esiste.

Le vostre scuse sono incredibili, le giustificazioni che date alle decisioni che prendete sono altrettanto incredibili e avremo modo di parlare anche dell’ultima ferita inferta a questo territorio con l’espressione di parere favorevole alla realizzazione dell’Elettrodotto Udine Ovest – Redipuglia, uno dei tanti errori commessi da questa Giunta, ricordarli sarebbe inutile e dimenticare di elencarne qualcuno non renderebbe giustizia a chi si sente vittima di tali decisioni.

8 emendamenti su 125 dunque, questa è stata la risposta alle istanze di cittadini per i cittadini, perché tutte le nostre 117 proposte avanzate in quest’aula sono proposte che qualsiasi cittadino di buon senso appoggerebbe per il bene di questa Regione.

Interventi volti a tagliare privilegi, a combattere gli sprechi, a far ripartire le imprese, a dare un futuro sostenibile alla nostra terra, a recepire i dettami volti a ridurre l’inquinamento, che silenziosamente ci soffoca e aumenta invece di diminuire nonostante ce lo chieda l’Europa, a venire incontro alle persone vittime di truffe, a combattere davvero l’azzardopatia, a tagliare le tasse ai virtuosi e a colpire chi rovina il nostro territorio. Tutte proposte regolarmente bocciate, con il sospetto che nella stragrande maggioranza dei casi il “NO” fosse dettato più dalla valutazione di chi stava proponendo quelle norme che non dalla loro valenza e portata.

In questo modo avete dimostrato che il MoVimento 5 Stelle è il movimento che fa proposte, voi siete quelli del “NO”.

Voi siete anche quelli che riescono a dire: “NO, la mafia in Friuli Venezia Giulia non esiste!”. Allora io capisco che il relatore Liva leggendo il Sole 24 Ore stamattina abbia notato come la nostra sia la terza regione ideale dove vivere, ma invito lo stesso Liva a leggere anche che la nostra Regione non è prima in nessuno dei servizi presi a riferimento: infrastrutture, istruzione, salute, sicurezza, ambiente ed economia. Ma più che altro nessuno ci sta ricordando che l’anno scorso nella stessa classifica TaxPayer del Sole 24 ore la nostra Regione era seconda, ora terza, non essendo aumentate le tasse (anzi in realtà dovrebbero esser diminuite), può significare solo una cosa, che i nostri servizi pubblici sono peggiorati. Mannaggia non possiamo mostrare alcuna medaglia a Roma, e ora?

Eppure il relatore Liva non ha potuto citare quello che sarà il titolone di domani sui giornali: “Riciclaggio, operazione anticamorra in FVG” E’ notizia di oggi che c’è stata, l’ennesima, operazione della Guardia di Finanza e dei Carabinieri nell’ambito di un’indagine della direzione Distretturale Antimafia. Perquisizioni e sequestri in 12 abitazioni e 20 sedi di società e punti di ristorazione a Udine, Trieste, Verona, Milano e Napoli.

Solo tre settimane fa uno dei nostri quotidiani locali intitolava: “L’ombra della Ndrangheta in FVG” L’interrogatorio di un indagato (non di un pentito) prova l’attività dei clan in Regione.

I titoli sulla presenza della Mafia ci sono già stati negli ultimi due anni. Bene, rilevando anche l’infiltrazione dei Casamonica in un’azienda di Budoia nel Pordenonese, possiamo citare, tristemente, l’introduzione di un libro che forse anche i colleghi farebbero bene a leggere (Mafia a Nordest), laddove gli autori del libro affermano che nel “Nordest non c’è la Mafia, ci sono TUTTE LE MAFIE”.

Certo non sarà l’approvazione di una proposta di legge regionale a combattere un fenomeno che solo il Governo nazionale può combattere in maniera incisiva, ma continuare a negare l’evidenza, continuare a sottovalutare i problemi, crea solo difficoltà alle nostre imprese. Le stesse difficoltà che abbiamo provato a segnalare in quest’aula il 7 luglio scorso, quando cercavamo di porre l’attenzione sul rischio del settore delle attività estrattive per le infiltrazioni mafiose. Ci siamo sentiti dire che non siamo più negli anni ’60, che non c’è alcun rischio nel ricco nordest e che noi pensiamo che tutte i nostri imprenditori siano delinquenti. Ebbene, in quella occasione non ero ancora venuto a conoscenza di un evento che ha visto protagonista una ditta che lavora anche in Friuli Venezia Giulia, che in una Regione e in una località molto lontani dai nostri confini ha subito un furto importante di automezzi per un danno pari a centinaia di migliaia di euro. Ennesimo episodio di questo tipo che ha portato subito sindacalisti e giornalisti a puntare il dito contro la “criminalità organizzata”. Anche in quel caso i titoloni sui giornali furono “FURTO IN CAVA, L’OMBRA DELLA MAFIA”. Dicevo, regione e località lontanissime dai nostri confini trattandosi di Volpago vicino a Montebelluna, in provincia di Treviso a 40 km di distanza dal Friuli Venezia Giulia, direi che possiamo dormire tutti tranquilli.

Quando quest’aula capirà che possono essere più i danni causati alle nostre imprese e ai nostri cittadini da eventi come questi, che non i benefici di una o due poste di bilancio, ancorché puntuali, probabilmente sarà sempre troppo tardi. Ci auguriamo pertanto che anche questi appelli non rimangono inascoltati, insieme a quelli già avanzati nel dicembre 2014, e che almeno in questa occasione non vogliate mettervi la stelletta del “NO” sulla giacca solo perché questi allarmi li lancia il MoVimento 5 Stelle e non altri partiti.

Grazie.

IL PARTITO UNICO SI E’ INVENTATO DI TUTTO PUR DI NON DISCUTERE LA NOSTRA MOZIONE SULL’INTERRAMENTO DELL’ELETTRODOTTO

Il teatrino del Partito Unico impedisce ai cittadini del Friuli Venezia Giulia di impegnare la giunta Serracchiani a chiedere l’interramento dell’Elettrodotto Udine Ovest – Redipuglia di Terna s.p.a..

«Il Consiglio regionale – spiega il portavoce del M5S Cristian Sergo – pur di non discutere la nostra mozione che chiedeva l’interramento dell’Elettrodotto Udine Ovest – Redipuglia ha fatto di tutto: prima ha rifiutato che si invertisse l’ordine delle tre mozioni in discussione nelle ultime due ore di seduta, lasciando per ultima la nostra, benché fosse l’unica effettivamente urgente, visto che la Giunta ha tempo fino al 19 luglio per chiedere l’interramento. Poi ha allungato all’inverosimile i tempi di discussione delle prime due mozioni, nonostante da regolamento ogni gruppo consiliare avesse “solo” 5 minuti a disposizione».

«Tolto quello pentastellato – sono sette i gruppi consiliari – quindi la discussione delle prime due mozioni doveva concludersi al massimo in 70 minuti. Invece… sospensioni, sforamenti e doppi interventi hanno portato l’Aula a occupare tutte le due ore rimanenti. Per discutere dell’interramento dell’elettrodotto Terna sarebbero stati disponibili ben 50 minuti e invece sono andati persi per due mozioni che, tra l’altro, sono state anche ritirate dai proponenti».

«Due ore perse – rimarca Sergo -. Non avendo potuto discutere la nostra mozione, non ci resta che depositare un’interpellanza alla giunta regionale per chiedere che intenzioni abbia. Come detto, entro il 19 luglio deve esprimere un parere circa la compatibilità ambientale di un’opera da noi sempre osteggiata e ora avversa anche al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali”.

«La carta che tanto aspettava la presidente Serracchiani è arrivata. Peccato per lei che il parere del Mibac – conclude il pentastellato – confermi che quest’opera non ha nulla a che fare con il nostro territorio».

TROPPI I RISCHI CAUSATI DALLA CHIUSURA DEL PUNTO NASCITA DI LATISANA

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“Poco più di un mese fa, il 10 giugno scorso, la commissione di esperti chiamata a valutare i requisiti essenziali delle strutture ospedaliere per ottenere l’accreditamento, ha verbalizzato in modo ufficiale che l’area materno-infantile del presidio di Palmanova non è a norma dal punto di vista dei criteri strutturali e la Pediatria non ha un numero adeguato di posti letto per i piccoli pazienti. Non si tratta di una bocciatura di poco conto visto che l’accreditamento è il provvedimento con il quale si riconosce alle strutture già autorizzate lo status di potenziali erogatori di prestazioni sanitarie nell’ambito e per conto del Servizio Sanitario Nazionale”. A rivelarlo è il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai che punta il dito contro una situazione che sta diventando ogni giorno più difficile.

Il quadro è diventato estremamente critico da quando è stato chiuso il Punto nascita e la pediatria di Latisana. Nelle ultime 72 ore diversi bambini, infatti, sono stati trasportati a Palmanova per tutta una serie di urgenze che richiedevano la degenza in un reparto di Pediatria per poter essere adeguatamente trattate, tra queste alcuni casi di appendicite acuta. Alcuni di questi bambini erano in vacanza nella nostra regione con i loro genitori. Episodi facilmente prevedibili visto il periodo e il numero di pazienti che il presidio di Palmanova deve accogliere. Il risultato – aggiunge il portavoce del MoVimento 5 Stelle – è che ieri notte un bambino di Latisana con appendicite è stato trasportato a Udine in quanto l’ospedale di Palmanova aveva esaurito lo scarso numero di posti letto di cui possiede il reparto di pediatria, come appunto segnalato dalla commissione regionale per l’accreditamento regionale degli ospedali. Stessa destinazione per una donna incinta, sempre di Latisana, che, dopo essersi presentata al Pronto soccorso, è stata trasportata d’urgenza a Udine dove è stata sottoposta a taglio cesareo”.

Appare assolutamente evidente che la situazione non è sotto controllo come più volte ci è stato segnalato dall’assessore Telesca e dalla presidente Serracchiani, con i calcoli fatti sul numero di trasporti analizzati appena chiuso il punto nascita di Latisana. Come avevamo più volte segnalato non è stato preso in considerazione che durante il periodo estivo, il bacino di utenza dell’ospedale di Latisana aumenta di quasi dieci volte. La conclusione è che mentre l’area materno-infantile di Latisana, nuova e mai inaugurata aveva la capienza per reggere a questo numero di ricoveri, lo stesso non si può dire per Palmanova, visto che i bambini da Latisana-Lignano devono essere trasportati in ambulanza a Udine o in ospedali diversi da quelli della Bassa friulana.

“Si tratta di numerosi trasporti che riguardano tutte le prestazioni urgenti dell’area materno-infantile di Latisana e che sono da considerare rischiosi anche a causa del traffico particolarmente intenso in autostrada nel periodo estivo e per gli incidenti – purtroppo – sempre frequenti. Finora la giunta Serracchiani ha fatto spallucce, tirando dritta per la sua strada, sorda alle richieste dei cittadini e alle valutazioni degli esperti. Un errore molto grave per chi deve amministrare il Friuli Venezia Giulia, avendo come obiettivo primario – conclude Ussai – quello della tutela della salute dei sui abitanti”.

M5S LATISANA: DONATI 130 BUONI MENSA AI BAMBINI DI FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ ECONOMICHE

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Per il MoVimento 5 Stelle l’impegno politico deve essere considerato alla stregua di un servizio civico da effettuare per un tempo limitato. Un impegno alla portata di ogni cittadino che desideri mettere a disposizione della collettività una parentesi della propria vita.

Anche a Latisana si è voluto declinare fedelmente questo assunto, con una campagna elettorale assolutamente presente ed efficace, ma altrettanto contenuta nei costi, sostenuti esclusivamente grazie alle piccole donazioni di attivisti e simpatizzanti. Alla fine il MoVimento 5 Stelle di Latisana ha speso appena 754,88 euro, a differenza delle altre forze politiche che hanno impiegato cifre anche dieci volte superiori. Le liste a sostegno del sindaco Galizio, per esempio, hanno dichiarato spese per 13.840 euro, quelle dell’ex sindaco Benigno circa 14 mila euro e infine la lista Fratelli d’Italia ha speso 8 mila euro, ovvero dieci volte tanto rispetto al M5S prendendo 100 voti in meno.

Questa gestione oculata delle risorse ha permesso al M5S di Latisana di risparmiare una somma da devolvere in beneficenza, come era stato annunciato fin dall’inizio della campagna elettorale. E come sempre il MoVimento 5 Stelle mantiene le promesse prese con i cittadini!

Va ricordato che trasparenza, democrazia diretta e restituzione rappresentano i capisaldi dell’azione politica dei pentastellati.

Per quanto riguarda la trasparenza, è stata effettuata una rendicontazione puntuale e dettagliata che è stata pubblicata online sui social e sul sito internet del M5S di Latisana già il 7 giugno scorso, il giorno dopo lo spoglio elettorale.

La democrazia diretta è poi l’obiettivo più alto e ambizioso per un movimento di cittadini che vogliono riappropriarsi delle istituzioni. Per questo il M5S di Latisana, attraverso un sondaggio su Facebook dal 1 al 10 luglio, ha fatto scegliere direttamente ai cittadini chi dovessero essere i beneficiari di questa donazione. La scelta, tra le opzioni proposte, è caduta su un’iniziativa tanto nobile quanto urgente e necessaria: durante la campagna elettorale molte famiglie e molti addetti ai lavori avevano segnalato infatti un numero sempre crescente di bambini esclusi dalla mensa scolastica a causa delle difficoltà economiche dei genitori. Un grave vulnus che, almeno in parte, il MoVimento 5 Stelle di Latisana ha voluto colmare, donando oltre 130 buoni mensa scolastica ai bambini di queste famiglie in difficoltà. Una situazione allarmante che sarà monitorata con grande attenzione anche nei prossimi mesi.

Pertanto le somme non utilizzate, così come avviene per le indennità percepite dai portavoce, sono state restituite ai cittadini di Latisana. Questo per il M5S è un vanto ma rappresenta anche una strada che – purtroppo – nessun altra forza politica dimostra ancora oggi di volere intraprendere.

Il MoVimento 5 Stelle di Latisana

IMMIGRAZIONE: DENUNCIA DEL M5S

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«A Gradisca la gestione degli immigrati sta sfuggendo di mano alle autorità. Non c’è programmazione e le istituzioni sono assenti o carenti dal punto di vista del personale. Il Centro di identificazione ed espulsione (Cie), come ormai noto, viene utilizzato come centro di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara). L’utilizzo a Cara, doveva servire a gestire un’emergenza. invece, a distanza di anni, la situazione e’ rimasta invariata. Il numero di richiedenti asilo politico, ha raggiunto quota 400 in un territorio molto piccolo come il Comune di Gradisca, a cui vanno sommati i richiedenti che sono ospitati nei comuni limitrofi che passano le loro giornate a Gradisca. Notiamo una mancanza di rispetto delle regole basilari del vivere civile da parte di alcune di queste persone E nessun controllo da parte di chi deve presidiare il Comune. È una situazione al limite che si sta protraendo ormai da troppo tempo». A denunciarlo sono i portavoce del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo e Michele Freschi.
«L’apice si è toccato la scorsa settimana quando è stato ucciso un cigno lungo le sponde del fiume Isonzo – sottolinea Dal Zovo -. Stiamo parlando di una specie protetta, pertanto l’uccisione di questo animale è destinata a sfociare nel reato penale. Per questo chiediamo a gran voce che vengano trovati i responsabili di tale barbarie e che si proceda subito al rigetto della domanda di asilo politico. Il rispetto verso l’altrui dolore è sacrosanto ma quando le regole, alle quali devono sottostare tutti i cittadini italiani, vengono calpestate da chi viene ospitato nel nostro Paese, non possiamo rimanere in silenzio».
«Il rispetto delle regole è alla base di ogni stato democratico – ricorda la portavoce del M5S in Consiglio regionale -. Il prefetto deve adoperarsi il prima possibile per garantire il rispetto delle regole e ridare serenità ai cittadini di Gradisca e il rispetto delle regole anche attraverso un maggior controllo del territorio. Non è tollerabile che un cittadino si rivolga alle forze dell’ordine e si senta rispondere: “il problema è noto, non possiamo farci niente”. Chiediamo maggior vicinanza da parte di Regione e Stato al Comune di Gradisca d’Isonzo che sta sopportando, ormai da anni, questa situazione costante di carico a differenza di molti altri comuni che nulla fanno e anzi, decidono di non collaborare con l’idea di una accoglienza diffusa».
«Non possiamo dimenticare – aggiunge Freschi – che lo scorso anno il prefetto Isabella Alberti, supportato dal questore, aveva sottolineato come il problema sicurezza fosse solo percepito. L’avevamo incontrata tutti noi consiglieri comunali di Gradisca nel corso di una riunione nella quale si parlava dei problemi relativi a quello che doveva essere il temporaneo ampliamento del Cara. In quell’occasione avevamo fatto notare che l’ampliamento della struttura avrebbe potuto peggiorare la situazione. Bene, fino ad oggi, a parte qualche piccolo episodio, si poteva affermare che il problema sicurezza fosse solo percepito. Oggi invece dobbiamo constatare che le autorità non sono state in grado di gestire l’impatto sul territorio delle strutture d’accoglienza “temporaneamente” ampliate. A dimostrarlo sono i continui eventi di questi giorni».
«Capiamo le difficoltà operative, la carenza di personale, la mancanza di mezzi ma il prefetto e il questore, così come garantiscono il diritto di ospitalità ai richiedenti protezione internazionale, devono garantire ai cittadini di Gradisca la sicurezza richiesta e il pieno godimento del loro territorio. Due anni fa – ricorda il portavoce del M5S in Consiglio comunale di Gradisca – ci dicevano che non ci sono costruzioni abusive nell’alveo dell’Isonzo e che non ci sono fuochi in quelle zone. Oggi ci verranno a dire che le donne non possono stare in costume da bagno lungo un fiume non balneabile?».
«Che il governo o gli organi competenti intervengano il prima possibile e – conclude – mettano la parola fine all’utilizzo del Cie a Cara e ristabiliscano la sicurezza nel Comune di Gradisca».

FERRIERA, RICATTO OCCUPAZIONALE PER POTER FARE I PROPRI COMODI: UN’INTERA CITTÀ IN OSTAGGIO

«Altro che “rispetto di tutti gli stringenti parametri ambientali disposti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale vigente”. Lo stabilimento di Servola sta continuando a produrre senza rispettare i limiti emissivi di legge per l’inquinamento acustico. Prova ne sono le rilevazione dell’Arpa e le sanzioni comminate alla proprietà». I portavoce del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai e Paolo Menis contestano con durezza le dichiarazioni del cavalier Arvedi che ieri ha affermato di essere pronto a chiudere l’area a caldo qualora emergesse che i valori ritenuti inquinanti superino i limiti di legge.

«Ci stiamo chiedendo, inoltre, di quale piano industriale Arvedi stia parlando quando afferma che “la chiusura dell’area a caldo significa la chiusura dell’intero stabilimento” perché “senza l’area a caldo non si sostiene economicamente nel piano industriale”. Vogliamo ricordare a tutti – sottolinea il portavoce M5S in Consiglio regionale Andrea Ussai – che il “piano industriale e finanziario 2014-2016”, presentato da Siderurgica Triestina all’interno dell’accordo di programma quadro, prevedeva già una seconda fase in cui valutare il mantenimento o meno “della produzione di ghisa e della cokeria con l’eventuale ipotesi di sostituire la produzione di coke approvvigionandolo dall’estero”. Tutto questo dismettendo la cokeria e riconvertendola in un’area retro portuale di circa 50 mila mq».

«Senza il contributo di soldi pubblici e senza il rilascio dell’AIA non ci sarebbe stato nessun investimento privato – incalza il portavoce in Consiglio comunale Paolo Menis -. Ed è per questo che la proprietà deve attuare da subito una seria concertazione per programmare il superamento dell’area a caldo riducendo nel contempo al minimo la perdita dei posti di lavoro che devono essere recuperati con l’entrata in funzione del laminatoio».

«È vergognoso – concludono i due pentastellati – che il cavalier Arvedi continui a sventolare il ricatto occupazionale per poter fare i propri comodi, tenendo così in ostaggio un’intera città».

CRITICITA’ E PROPOSTE PER MIGLIORARE LA RIFORMA SANITARIA: DOPPIO APPUNTAMENTO

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Due appuntamenti domani, venerdì 22 luglio, dedicati alla riforma sanitaria, organizzati dal gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale.

Il portavoce del M5S Andrea Ussai si confronterà con i cittadini sulle criticità e sulle proposte di miglioramento della riforma sanitaria voluta dalla giunta Serracchiani a Udine, alle 17, nella sala Pasolini in via Sabbadini 31 e a Pordenone, alle ore 21, nell’auditorium della Regione in via Roma, 2.

«Fin dalla sua presentazione – ricorda Ussai – abbiamo espresso tutte le nostre perplessità nei confronti di questa riforma, come sempre calata dall’alto dall’esecutivo regionale. È stata una scelta grave e azzardata quella di imporre cambiamenti così importanti senza un adeguato ascolto degli operatori e dei cittadini su temi particolarmente delicati come quelli legati alla salute pubblica. La giunta Serracchiani si è assunta inoltre la responsabilità di bocciare la quasi totalità delle proposte costruttive e di buon senso avanzate dalle opposizioni ma anche da una parte della maggioranza».

«Sono oggettivamente troppe le criticità emerse dall’approvazione di questo provvedimento che, ogni giorno di più, non sembra in grado di rispondere all’esigenza di dare continuità a servizi essenziali per i cittadini. La necessaria riqualificazione dei servizi sanitari – aggiunge il portavoce del M5S – deve sempre garantire le giuste tutele in termini di tempestività e sicurezza, soprattutto nella capacità di trattare non solo le cronicità, ma anche le emergenze, dando risposte certe su tutto il territorio regionale».

«Purtroppo, come più volte abbiamo avuto modo di dire, questa classe politica di centrosinistra e di centrodestra è espressione di un modo di gestire la cosa pubblica con logiche distanti dal cittadino e dai suoi fabbisogni. E a farne le spese in termini di disservizio e aumento del rischio – conclude il portavoce del M5S – sono sempre i pazienti e il personale sanitario che opera nella quotidianità con organici e mezzi sempre più scarsi».

IL GIUDICE DI MATTEO MERCOLEDI’ A MUGGIA

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Mercoledì 13 luglio 2016 alle ore 20.30 al teatro Verdi di Muggia è in programma l’incontro “La strage di via D’Amelio: il difficile cammino verso la verità” con la partecipazione del magistrato Antonino Di Matteo. Presidente dell’Associazione nazionale magistrati di Palermo, Nino Di Matteo è sotto scorta dal 1995 per le sue indagini sulle stragi di Mafia e sugli omicidi di Rocco Chinnici e Antonino Saetta.

 
Da ricordare che il prossimo 19 luglio saranno trascorsi 24 anni dalla strage di via d’Amelio in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellinoe la sua scorta, della quale faceva parte anche il muggesano Walter Eddie Cosina. Per questa occasione il Comune di Muggia ha giustamente concesso il patrocinio all’evento in programma al teatro Verdi, organizzato dalla sede del Friuli Venezia Giulia di “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” e dalla segreteria regionale del Siulp (Sindacato italiano unitario dei lavoratori della Polizia), in collaborazione con laFondazione Libera Informazione.

«Avremmo voluto poter comunicare a Di Matteo la volontà del Comune Muggia di concedergli la cittadinanza onoraria – dichiara Emanuele Romano, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio comunale a Muggia – ma la nostra mozione non è stata ritenuta urgente e quindi non è stata inserita nell’ordine del giorno della seduta dello scorso 6 luglio».
«Durante la riunione dei capigruppo, invece, siamo stati informati che era intenzione dell’amministrazione concedere, come ogni anno, a Libera il patrocinio e un contributo di 300 euro. Ci piace questo segnale – aggiunge Romano -. Ora vediamo se la giunta vorrà fare un ulteriore passo in favore di chi lotta contro le mafie».

DENUNCIA DEL M5S: A GRADO LE AMBULANZE SONO SENZA INFERMIERI

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«A Grado, in piena estate, mancano gli infermieri sulle ambulanze in servizio dalle 8 alle 20». A denunciarlo è il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai.

«La situazione è così grave – spiega Ussai – che lo scorso 7 luglio il direttore della Struttura operativa complessa del Pronto soccorso di Monfalcone, per correre ai ripari al posto di un infermiere, addirittura, ha dovuto far salire a bordo dell’ambulanza l’unico medico che a Grado deve presidiare il Punto di Primo soccorso. Questo per garantire gli standard minimi di sicurezza del servizio territoriale nei codici di maggiore gravità. Ecco i risultati concreti della riforma voluta frettolosamente dalla giunta Serracchiani senza pensare al personale che dovrà attuarla.

«Quanto è successo era ampiamente prevedibile. Già nell’ottobre del 2015, con una interrogazione, avevamo segnalato infatti che “l’applicazione immediata del divieto per i dipendenti dell’AAS 2 di svolgere una qualunque attività presso le Croci private o le onlus rischiava di bloccare il servizio 118 in convenzione presso tale Azienda”. Considerato inoltre che ogni Azienda adotta un’interpretazione differente nel concedere i permessi ai propri dipendenti, ci sembrava particolarmente urgente adottare la medesima disciplina in merito allo svolgimento degli incarichi extra istituzionali, al fine di garantire la qualità dei servizi per i cittadini e non provocare “buchi” nell’assistenza».

«Di fronte a questi episodi, ci chiediamo se la direzione dell’AAS2, in questa fase di attuazione della riforma del Piano dell’Emergenza Urgenza, stia vigilando sulla presenza degli infermieri e degli autisti previsti dalla convenzione per la gestione dell’emergenza territoriale di Grado. Perché non è stato chiesto al personale infermieristico dell’AAS2 di coprire i turni di Grado, in prestazione aggiuntiva (per infermieri e medici), così come avviene per il Pronto soccorso e le ambulanze di Lignano?» chiede il portavoce del M5S.

«Vorremmo anche sapere se vengono effettuati i controlli di routine per il personale infermieristico che ricopre il ruolo di infermiere di ambulanza in regionale, come previsto dalle convenzioni. In buona sostanza, le diverse “croci” comunicano i nominativi, con tanto di curriculum, delle persone che operano per il 118? Non vorremmo mai che i turni siano ricoperti da personale infermieristico neolaureato o addirittura non iscritto all’albo professionale. Personale quindi privo di esperienza non solo per quanto riguarda gli interventi di emergenza ma addirittura – conclude Ussai – non dotato della necessaria formazione infermieristica di base».

TERNA: SOSPENSIONI, SFORAMENTI DEI TEMPI E MOZIONI RITIRATE

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Il teatrino del Partito Unico impedisce ai cittadini del Friuli Venezia Giulia di impegnare la giunta Serracchiani a chiedere l’interramento dell’Elettrodotto Udine Ovest – Redipuglia di Terna s.p.a.. 

«Il Consiglio regionale – spiega il portavoce del M5S Cristian Sergo – pur di non discutere la nostra mozione che chiedeva l’interramento dell’Elettrodotto Udine Ovest – Redipuglia ha fatto di tutto: prima ha rifiutato che si invertisse l’ordine delle tre mozioni in discussione nelle ultime due ore di seduta, lasciando per ultima la nostra, benché fosse l’unica effettivamente urgente, visto che la Giunta ha tempo fino al 19 luglio per chiedere l’interramento. Poi ha allungato all’inverosimile i tempi di discussione delle prime due mozioni, nonostante da regolamento ogni gruppo consiliare avesse “solo” 5 minuti a disposizione».

«Tolto quello pentastellato – sono sette i gruppi consiliari – quindi la discussione delle prime due mozioni doveva concludersi al massimo in 70 minuti. Invece… sospensioni, sforamenti e doppi interventi hanno portato l’Aula a occupare tutte le due ore rimanenti. Per discutere dell’interramento dell’elettrodotto Terna sarebbero stati disponibili ben 50 minuti e invece sono andati persi per due mozioni che, tra l’altro, sono state anche ritirate dai proponenti».

«Due ore perse – rimarca Sergo -. Non avendo potuto discutere la nostra mozione, non ci resta che depositare un’interpellanza alla giunta regionale per chiedere che intenzioni abbia. Come detto, entro il 19 luglio deve esprimere un parere circa la compatibilità ambientale di un’opera da noi sempre osteggiata e ora avversa anche al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali”. 

«La carta che tanto aspettava la presidente Serracchiani è arrivata. Peccato per lei che il parere del Mibac – conclude il pentastellato – confermi che quest’opera non ha nulla a che fare con il nostro territorio».

10 COMUNI DEL FVG HANNO PRESO UNA POSIZIONE PUBBLICA CONTRO IL TTIP, E LA REGIONE?

«Nel Friuli Venezia Giulia già dieci comuni hanno preso una posizione pubblica contro il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), l’accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato dal 2013 tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America». A rivelarlo sono stati ieri sera i portavoce del MoVimento 5 Stelle Marco Zullo, Cristian Sergo e la referente del Comitato Stop TTIP di Udine Emilia Accomando nel corso di un incontro che si è tenuto a Cervignano del Friuli, organizzato dal gruppo del M5S in Consiglio regionale.

«Da questo trattato trarranno vantaggio soprattutto le grandi multinazionali e ancora una volta il cittadino risulterà il più penalizzato – ha ricordato l’europarlamentare Marco Zullo -. Le persone, anche se consapevoli del problema, cercano di risparmiare quanto più possibile e finiranno per acquistare alimenti e prodotti che costano di meno: stime dicono che il 40% dei prodotti europei sarà sostituito dai prodotti delle multinazionali americane. Il risultato sarà una inevitabile diminuzione del 40% del fatturato delle nostre piccole medie imprese».

Negoziato in assoluto segreto tra Unione europea e Stati Uniti, il TTIP punta a dare vita a un mercato interno comune per Ue e Usa. «Dobbiamo evitare – aggiunge Cristian Sergo – che le regole siano imposte da grandi gruppi economici a danno delle PMI che sono l’asse portante della nostra economia, prevaricando gli stessi organi politici locali. Di fatto, con l’introduzione del TTIP così come viene discusso ora, i singoli governi, benché eletti democraticamente, rischiano di non poter più dettare le priorità in una materia così importante come il commercio. Molti comuni in Friuli Venezia Giulia l’hanno capito e si son espressi contrari al trattato , mentre il Consiglio Regionale si preoccupa di esprimere solidarietà alla Scozia dopo la Brexit».

«Non possiamo accettare che il trattato possa entrare in vigore senza la ratifica dei parlamenti dei singoli stati membri come vorrebbe Renzi e il Ministro Calenda- ha ribadito il portavoce del M5S in Consiglio regionale -. Il MoVimento 5 Stelle è da sempre contrario alla modifica delle cosiddette “barriere non tariffarie” tra Europa e Stati Uniti, di fatto gli standard per la sicurezza. Sul TTIP rimangono, infatti, tutti i nostri dubbi, ma soprattutto rimangono le nostre certezze: nonostante le tante esternazioni “rassicuranti” da parte della politica, questo trattato rischia di favorire solo le multinazionali americane e alcune multinazionali europee»

«Bene che ci sia una frenata sui negoziati, peccato che la spinta dia venuta dal Governo francese, mentre l’Italia punta ancora a trattare. Il problema – ha concluso Sergo – è che potremmo ottenere qualcosa ma cosa saremo disposti a cedere e chi lo deciderà?».

CAVE: I CITTADINI DEVONO SAPERE CHE QUESTA LEGGE “FA CAVARE”!

«Un vero e proprio delitto ambientale. Ecco quanto rischiano di provocare, con le decisioni prese oggi, i partiti di centro sinistra e di centro destra presenti in Consiglio regionale. Hanno voluto approvare, infatti, un disegno di legge sulle attività estrattive in assenza di un Piano regionale delle attività estrattive (Prae), piano che fotografa la realtà e stabilisce i veri fabbisogni del Friuli Venezia Giulia in questo settore. A fronte dei milioni di metri cubi di materiale già autorizzati in precedenza, solo da poche ore sappiamo che esistono istruttorie per nuove autorizzazioni o ampliamenti per oltre 5 milioni e 200 mila metri cubi. Avete idea di quanti camion siano necessari per trasportare questa montagna di materiale? Almeno 346 mila camion che dovranno percorrere le strade e i centri dei piccoli paesi della regione per tutta la durata delle concessioni. Un danno ambientale incalcolabile! I cittadini devono sapere che questa legge “fa cavare!”». I portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, motivano così la bocciatura da parte dei pentastellati del testo di disciplina organica delle attività estrattive.

«Quello avvalorato ieri e oggi in Consiglio regionale è un modo di procedere assurdo e inefficace – attacca Eleonora Frattolin -. Abbiamo discusso e legiferato senza avere i dati delle cave dismesse, né quelli degli effettivi risultati economici del settore e con i numeri riguardanti le richieste di autorizzazioni pendenti resi pubblici solo la sera prima della discussione in Aula. È dal 2014 che chiediamo il completamento del Prae, ottenendo sempre la risposta che era in avanzato stato di realizzazione. Ora con questo disegno di legge si dice che il Piano – forse – sarà predisposto entro un anno. Nel 2015 avevamo anche chiesto uno stop al rilascio di nuove autorizzazioni, proprio per evitare la rincorsa che si è verificata in attesa delle nuove norme. Proposta cassata, come tutte quelle che abbiamo presentato per migliorare questa legge».

«Se tra un anno il Prae stabilirà che i fabbisogni regionali sono abbondantemente superati cosa faremo? Qualcuno vuole iniziare a considerare i materiali disponibili con lo sghiaiamento dei corsi d’acqua e quelli disponibili con il recupero degli inerti da costruzione e demolizione, che siamo costretti per forza ad aumentare come ci impone l’Europa? Ci sarà il coraggio di vietare nuove autorizzazioni e modificare questa norma in maniera più restrittiva?» chiede la portavoce del MoVimento 5 Stelle.

«Con questo disegno di legge si poteva dimostrare concretamente la volontà di tutelare dell’ambiente e il consumo di suolo zero. All’art. 11 – ricorda Cristian Sergo – si introducono i limiti di sostenibilità ambientale che però rispetto ad altre regioni, sono molto blandi. Anche sul fronte degli oneri di coltivazione, si è scelto di rimandare ad una successiva delibera di giunta la rideterminazione degli stessi, non ponendo nemmeno dei limiti inferiori sotto i quali non scendere. Il risultato è che il Friuli Venezia Giulia rimarrà una delle regioni con gli oneri mediamente più bassi, all’interno di una nazione che annovera oneri di estrazione ai minimi in Europa. Una manna per i cavatori: oneri bassissimi e guadagni altissimi!».

«Il peggio di questa legge è però incluso nelle norme transitorie: grazie a una lunga serie di deroghe, ampliate ulteriormente con emendamenti e subemendamenti portati in Aula, sono state fatte salve, ad esempio, tutte le autorizzazioni già rilasciate. Chi le ha ottenute, chiedendo per tempo i rinnovi, può così continuare a scavare fino all’esaurimento dei volumi autorizzati. Numerose attività avranno poi la possibilità di ampliare le cave in deroga ai vincoli stabiliti precedentemente. Con un solo articolo – specifica il portavoce del M5S – sono riusciti a vanificare le poche regole buone che avevano inserito in legge!».

«Rimane il rammarico di constatare che né centrodestra, né centrosinistra abbiano intenzione di iniziare a considerare il pericolo di infiltrazioni mafiose nella nostra Regione e anche in questo settore produttivo, che secondo il Ministero degli Interni e la Direzione Nazionale Antimafia è uno dei più a rischio. Nessuno colpevolizza le nostre aziende. Il nostro intento – conclude Sergo – è quello di non importare in Friuli Venezia Giulia imprese che abbiamo altri scopi».

GRANDE DISTRIBUZIONE: CONTRATTI DI LOCAZIONE IMMOBILIARE CAMUFFATI DA AFFITTI DI RAMO D’AZIENDA ANCHE IN FVG?

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Anche nel Friuli Venezia Giulia le grandi aziende proprietarie dei centri commerciali concedono i locali per l’insediamento dei negozi non attraverso i consueti contratti di locazione immobiliare, ma giustificandoli come affitti di ramo d’azienda. Una pratica quanto meno discutibile sulla quale hanno iniziato a pronunciarsi alcuni giudici (per ora giudici di pace e del lavoro) interessati da varie cause pendenti in tutta Italia. Al più presto va chiarito, quindi, se anche i negozianti della nostra regione – soprattutto i più piccoli e maggiormente indifesi di fronte a questi colossi – abbiano firmato contratti di questo tipo, magari prima della realizzazione o dell’inaugurazione degli stessi centri commerciali.

Per comprendere la gravità di questa pratica bisogna sottolineare che la differenza tra le due tipologie di contratto per i commercianti comporta la rinuncia a diritti e garanzie di solito previste per questi piccoli imprenditori. Ad esempio devono rinunciare al tacito rinnovo contrattuale e alla buonuscita, ovvero all’indennità di avviamento, in caso di risoluzione o scadenza dei termini. Talvolta all’interno del contratto viene inserito anche l’obbligo di licenziare i dipendenti assunti, pena l’applicazione di sanzioni molto elevate. In provincia di Parma alcuni giudici si sono già espressi dichiarando che licenziamenti con queste motivazioni sono da dichiararsi illegittimi, in quanto l’articolo 2112 del Codice civile stabilisce che nel caso di cessione dell’azienda i rapporti di lavoro devono continuare e i dipendenti conservano tutti i loro diritti.

In provincia di Brescia un avvocato di un famoso outlet ha sostenuto, addirittura, “la pacifica ammissione (…) riguardo alla insussistenza del rapporto di affitto di ramo d’azienda, avendo il contratto caratteristiche tipiche ed esclusive della locazione commerciale”, eppure la dicitura di “affitto di ramo d’azienda” era riportata persino nell’intestazione del contratto stipulato. In pratica, quando fa comodo ai centri commerciali si tratta di un “affitto di ramo d’azienda”, in caso contrario diventa improvvisamente una “locazione commerciale”.

Un ultimo giallo riguarda anche le segnalazioni certificate di inizio attività (Scia) che i centri commerciali rilasciano ai Comuni prima di stipulare con i commercianti i contratti di affitto di ramo d’azienda. Sinceramente non si comprende quali siano le attività di “vendita” poste in essere da queste grandi holding segnalate al Comune, tali da poter essere successivamente “affittate”, previa voltura della Scia stessa.

Il tutto si manifesterebbe come un danno enorme per quei commercianti vittime di una politica fatta di annunci (tanti) e spot (molto spesso elettorali) che hanno promesso loro “mari e Monti” (maiuscolo non a caso), ma che si sono trasformati in un vero incubo per imprenditori, anche friulani che malgrado tutto ce la faranno a superare anche queste difficoltà, uscendone a testa alta. E’ a loro che ci rivolgiamo chiedendo di fornirci tutti gli elementi necessari per capire se quanto avvenuto in altre regioni e al centro delle indagini delle magistratura si sta verificando anche nel nostro territorio.

FERRIERA: LA GIUNTA SERRACCHIANI GARANTISCE ALTRI 30 MESI DI NOTTI RUMOROSE PER GLI ABITANTI DI SERVOLA

«Altri 30 mesi di rumori incontrollati per i cittadini che abitano vicino alla Ferriera di Servola. E’ quanto ha ammesso “candidamente” questa mattina l’assessore Sara Vito, la quale, rispondendo a una nostra interrogazione, da una parte ha dimenticato che l’AIA prevede che gli interventi di mitigazione sulle emissioni acustiche devono essere eseguiti “fermo restando i limiti previsti dalla vigente normativa” e dall’altra ha confermato che Siderurgica Triestina ha tempo fino a fine gennaio 2019 per rientrare nei limiti di legge. Una risposta a dir poco vergognosa!». Non nasconde il proprio sdegno il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai che ha chiesto “quali provvedimenti la Regione intenda assumere per garantire il rispetto dei limiti di legge in materia di inquinamento acustico”.

«Pochi giorni fa – spiega Ussai – sul sito online della Regione è stato pubblicato il rapporto conclusivo delle attività di controllo svolte da Arpa su Siderurgica Triestina. Per quanto riguarda il rumore, il rapporto sancisce la non conformità dell’azienda alle disposizioni di legge, con il costante superamento dei limiti. E per questo il Comune ha effettivamente sanzionato l’azienda sia a novembre 2015 che a maggio 2016, mentre pare che una terza multa sia in arrivo a breve. Nonostante queste violazioni di legge secondo il punto di vista della giunta Serracchiani l’AIA, il decreto di autorizzazione ad operare, stabilisce che il rispetto dei termini di legge sui valori di emissione acustica deve essere raggiunto, al più tardi, a gennaio 2019 a seguito dell’adozione del Piano di risanamento acustico. In altre parole – aggiunge il portavoce del M5S – i cittadini di Servola dovranno attendere tre anni per godere di un diritto garantito dalla legge».

«E’ incredibile che la Regione accetti di buttare nel cestino un preciso obbligo di legge, quello cioè di “salvaguardare il benessere delle persone rispetto all’inquinamento acustico”. Altrettanto incredibile e ridicola la laconica risposta dell’assessore Vito: “l’attuazione del piano di mitigazione acustica sarà oggetto di costante attenzione da parte della parte pubblica”. Della serie: cari cittadini, dormite sonni tranquilli e pazientate tre anni, noi invece veglieremo attentamente sulle vostre notti particolarmente rumorose!».

REFERENDUM BOCCIATO: DECISIONE VERGOGNOSA DI NON DAR VOCE AI CITTADINI

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“Appena due settimane fa Debora Serracchiani parlava di “stare più vicini ai cittadini, in ascolto e in dialogo costante”. Oggi ha fatto bocciare dalla sua maggioranza di centro sinistra il referendum sulla riforma sanitaria. Referendum che è a tutti gli effetti il principale strumento di democrazia diretta a disposizione dei cittadini. Incredibile che questo avvenga per volontà del Partito – ormai sedicente – democratico”. È durissimo il commento dei portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Bianchi, Frattolin, Dal Zovo, Sergo e Ussai dopo la bocciatura al referendum votata dall’Aula.

“La maggioranza ritiene inammissibile il quesito perché si tratta di una norma molto complessa contenente almeno 18 precetti o discipline distinte e la sua abrogazione creerebbe un vuoto normativo difficilmente colmabile nei 60 giorni di latenza concessi. Abbiamo dovuto però ricordare – sottolinea Eleonora Frattolin – che questa norma complessa è stata depositata alla presidenza del Consiglio in data 13 agosto 2014 ed è stata approvata dall’Aula il successivo 2 ottobre. Approvazione che è giunta quindi in meno di 60 giorni, nei quali ci sono state tutte le audizioni e le discussioni del caso sia in Commissione che in Aula. Questo sta a significare, pertanto, che, grazie alla possibile proroga prevista per legge, avremmo avuto tutto il tempo per modificare la norma in caso di esito positivo del referendum ed evitare, in questo modo, che la Regione cadesse nel caos amministrativo paventato dall’assessore Telesca e dalla giunta Serracchiani”.

“In questo momento – aggiunge Frattolin – non possiamo poi non ricordare le parole della presidente Serracchiani che meno di due settimane fa – esattamente il 20 giugno scorso – scriveva testualmente: “Non basta governare con capacità e onestà, né avere buoni programmi, occorre riprendere slancio nel rinnovamento, tornare a stare più vicini ai cittadini, in ascolto e in dialogo costante. Ricominciamo dai territori, dalle città, dalle comunità.Le solite belle parole. I fatti stanno nei numeri, con una maggioranza di centro sinistra che quasi all’unanimità ha votato “no” all’ammissibilità del referendum sulla riforma sanitaria. Una pagina vergognosa per questo Consiglio regionale, un’occasione persa per tornare a dialogare e a confrontarsi con i cittadini. È evidente – attacca – che i partiti sono alla frutta, completamente sconnessi dai cittadini e sordi alle esigenze che salgono dai diversi territori del Friuli Venezia Giulia”.

“Analoghe argomentazioni sono state portate oggi in Aula per chiedere l’inammissibilità degli altri due quesiti: uno per abrogare le Uti, l’altro per proporre una legge voto sulle province autonome del Friuli Venezia Giulia. A questo punto è necessario evidenziare come il Consiglio regionale sia evidentemente in conflitto di interesse a valutare l’ammissibilità di referendum abrogativi di leggi che la maggioranza ha recentemente approvato. Ed è per questo – ricorda Bianchi – che abbiamo chiesto a gran voce che si metta prontamente mano alla legge che regola l’argomento, introducendo un organo terzo in grado di pronunciarsi con effettiva competenza e privo di qualsiasi conflitto di interesse”.

“In un momento in cui è palese la disaffezione dei cittadini ai politici, prima ancora che alla politica e alle istituzioni, appellarsi a tecnicismi per mettere il bavaglio ai cittadini – ribadisce Elena Bianchi – è stato un azzardo non necessario. Speriamo che chi ha votato “no” abbia ben compreso il significato profondo che l’inammissibilità a questo referendum comporta. Non ci resta pertanto che ringraziare la maggioranza per la sua ostinatezza. Le conseguenze di queste decisioni – conclude Bianchi – non faranno altro che favorirci!”.

VIOLENZE ALLA CAVARZERANI: IL M5S CONTESTA IL MODELLO DI ACCOGLIENZA

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L’episodio di violenza all’interno della Caserma Cavarzerani di Udine è l’ennesima dimostrazione del completo fallimento del “modello” di accoglienza da sempre decantato dalla giunta Serracchiani e imposto al nostro territorio dal governo Renzi e dal ministro Alfano, i cui prefetti continuano a smistare profughi nelle nostre comunità anche in situazioni critiche o in strutture nemmeno considerate agibili.

Una delle cause di questi scontri è da ricercare nel numero troppo elevato e concentrato in maniera esagerata nei comuni capoluogo. Basterebbe leggere i numeri di profughi che dovrebbero esser ospitati nei singoli comuni e quelli che effettivamente trovano rifugio nelle strutture preposte. Un esempio su tutti: a novembre l’assessore Torrenti aveva previsto per il Comune di Udine un totale di 590 profughi. Adesso ce ne sono oltre 800 solo nella Caserma dove ieri è scoppiata la violenza.

Un sistema del genere non funziona in nessuna altra provincia italiana. Concentrare così tante persone insieme in luoghi, il più delle volte non idonei, rende difficile qualsiasi processo di integrazione. Questo modello è lo stesso che per mesi ha visto il sottopasso della stazione di Udine trasformato in dormitorio.

I cittadini friulani non possono accettare questa situazione, sia quelli che esigono criteri e modalità più veloci per individuare chi effettivamente ha diritto di rimanere nel nostro territorio come richiedente asilo, sia quelli che ritengono giusto accogliere queste persone in difficoltà ma in una maniera dignitosa sia per loro che per i cittadini stessi con cui devono convivere.

Invitiamo pertanto il ministro Alfano a venire in Friuli Venezia Giulia non solo per promuovere il suo libro ma anche per rendersi conto di cosa sia il modello di accoglienza, che tanto gli viene decantato dalla presidente Serracchiani attraverso i suoi comunicati stampa, per prendere i provvedimenti del caso.

Immagine tratta dal Messaggero Veneto

RIFORMA SANITARIA: DOMANI SAREMO IN PIAZZA CON I COMITATI CHE PROMUOVONO IL REFERENDUM

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Il MoVimento 5 Stelle è al fianco dei nove Comitati che stanno chiedendo che la riforma sanitaria, voluta dalla giunta Serracchiani, venga sottoposta a referendum. Domani, martedì 5 luglio, giorno in cui i politici eletti in Consiglio regionale prenderanno una decisione sull’ammissibilità del quesito referendario, i portavoce e gli attivisti del M5S saranno infatti in piazza Oberdan, a partire dalle 9.30, per prendere parte al presidio organizzato dai Comitati. “Fin dall’inizio – spiega il portavoce del M5S in Consiglio regionale Andrea Ussai – abbiamo espresso tutte le nostre perplessità nei confronti di questa riforma, come sempre, calata dall’alto dall’esecutivo regionale. È stata una scelta grave e azzardata quella di imporre cambiamenti così importanti senza un adeguato ascolto degli operatori e dei cittadini su temi particolarmente delicati come quelli legati alla salute pubblica. L’esecutivo regionale si è assunto inoltre la responsabilità di bocciare la quasi totalità delle proposte costruttive e di buon senso avanzate dalle opposizioni ma anche da una parte della maggioranza. Per questo è giusto sostenere con convinzione il referendum. Devono essere i cittadini a dire l’ultima parola sulla riforma sanitaria”.

“Sono oggettivamente troppe le criticità emerse dall’approvazione di questo provvedimento che, ogni giorno di più, non sembra in grado di rispondere all’esigenza di dare continuità a servizi essenziali per i cittadini. La necessaria riqualificazione dei servizi sanitari – aggiunge il portavoce del M5S – deve sempre garantire le giuste tutele in termini di tempestività e sicurezza, soprattutto nella capacità di trattare non solo le cronicità, ma anche le emergenze, dando risposte certe su tutto il territorio regionale”.

“Purtroppo, come più volte abbiamo avuto modo di dire, questa classe politica di centrosinistra e di centrodestra è espressione di un modo di gestire la cosa pubblica con logiche distanti dal cittadino e dai suoi fabbisogni. E a farne le spese in termini di disservizio e aumento del rischio sono sempre i pazienti e il personale sanitario che opera nella quotidianità con organici e mezzi sempre più scarsi”.

“Infine non può che essere definito becero allarmismo quello che fa l’assessore Telesca quando afferma che il referendum porterebbe alla paralisi delle nuove Aziende sanitarie con “un effetto devastante sui servizi ai cittadini”. Ricordiamo all’assessore – conclude Ussai – che in caso di esito positivo del referendum il presidente della Regione può ritardare l’efficacia dell’abrogazione fino a 60 giorni in modo da consentire l’approvazione di una norma che colmi il vuoto legislativo e che accolga – finalmente – le istanze dei cittadini del Friuli Venezia Giulia.

PARIFICA BILANCIO 2015: TANTE E PESANTI LE BOCCIATURE DELLA CORTE DEI CONTI E GRAVE ASSENZA DELLA SERRACCHIANI

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«Vigilanza utilizzata poco e male, 5 milioni di euro di poste puntuali, il ricorso a sanzioni e commissari per far applicare la riforma degli enti locali e un Comitato per la valutazione e controllo della legislatura, a dir poco, privato delle risorse necessarie. Sono tante e pesanti le bocciature espresse questa mattina dalla Sezione regionale di controllo per il Friuli Venezia Giulia della Corte dei conti durante l’udienza pubblica, in adunanza plenaria, per il giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione per l’esercizio 2015. Udienza pubblica con una assenza eccellente. «Rumorosissima l’assenza della presidente Serracchiani – attacca la capogruppo del M5S in Consiglio regionale Elena Bianchi – che oggi non ha voluto raccogliere di persona i suggerimenti del consigliere Fabrizio Picotti, del relatore Marco Randolfi e del procuratore regionale Tiziana Spedicato. Un fatto a nostro avviso molto grave».

«Entrando nel merito degli interventi, siamo chiaramente soddisfatti per l’avvenuta parifica del rendiconto generale della Regione, in particolare per la qualità dei rilievi fatti dai consiglieri e dal procuratore – sostiene Bianchi -. È stato sottolineato, infatti, il ruolo importante del Comitato per la valutazione e controllo della legislatura, oggi presieduto dalla portavoce del M5S Ilaria Dal Zovo. Un organismo, purtroppo poco supportato e privo di risorse sufficienti, che dovrebbe occuparsi non tanto della verifica dell’applicazione delle leggi, quanto della loro effettiva utilità sulla base degli scopi che queste norme si prefiggono».

«Nel corso della seduta, inoltre, è stato ripetutamente evidenziato il mancato esercizio della vigilanza da parte della Regione. Uno strumento – sottolinea Bianchi – mal disciplinato e relegato a un mero uso formale postumo e non efficace. A provare tutta l’inefficacia della vigilanza della Regione alcune gravi situazioni elencate: Mediocredito, Ezit, Consorzio Aussa Corno, Consorzio Cellina Meduna, Villa Russiz… alle quali noi aggiungiamo volentieri Coopca e Cooperative Operaie. La Regione non può continuare, infatti, a esercitare la vigilanza “a posteriori” come se si trattasse di un banale controllo formale di atti e rendicontazioni. Deve, invece, intervenire prima che sia troppo tardi, utilizzando la normativa e i poteri dell’esecutivo e, dove necessario, persino rivedendo la disciplina vigente».

«Come ogni anno, immancabile poi il rilievo sull’utilizzo delle poste puntuali definito, garbatamente, “contributi a capitolo”, che per il 2015 hanno raggiunto quasi quota 5 milioni di euro. Una montagna di soldi pubblici destinati, in modo “chirurgico”, per lo più alla cultura e alle attività economiche – spiega la portavoce del M5S -. Infine, ciliegina sulla torta, un richiamo alle possibili conseguenze negative legate all’utilizzo di modalità autoritative, come le sanzioni e i commissari, nell’applicazione della riforma degli enti locali che potrebbero compromettere la sua completa attuazione».

«Tutti argomenti sui quali il MoVimento 5 Stelle si è speso moltissimo fin dall’inizio di questa legislatura. Segno che il timone – conclude Bianchi – è puntato nella giusta direzione».