domenica, 12 Gennaio 2025
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BULLISMO E CYBERBULLISMO: EVENTO A PORDENONE CON MASSIMO ENRICO BARONI

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“Bullismo e cyberbullismo: riconoscere, prevenire e contrastare il fenomeno” è questo il titolo dell’evento, organizzato dal gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, che si terrà a Pordenone domani, giovedì 30 giugno, dalle ore 20.30 presso l’auditorium della Regione Fvg in via Roma, 2.

Relatori della serata saranno il portavoce M5S alla Camera Massimo Enrico Baroni, il presidente del Tribunale dei Minori di Trento Paolo Sceusa – che ha collaborato alla stesura della proposta di legge depositata dal M5S in Consiglio regionale – e la psicologa e psicoterapeuta in formazione Olga Nardelli.

Modererà l’evento la portavoce M5S in Consiglio regionale Fvg Eleonora Frattolin.

MUSEI PROVINCIALI: IL M5S NON FA INCIUCI CON NESSUNO

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La posizione del sindaco Romoli sulla questione dei Musei provinciali è a dir poco arrogante. È assolutamente sbagliato – come fa il primo cittadino – confondere la città di Gorizia e i suoi cittadini con l’intera popolazione della provincia. Siamo costretti a ricordare al sindaco che l’ente Provincia a breve non esisterà più. Pertanto troviamo molto scorretto che una sola città si arroghi il diritto di proprietà di beni culturali che appartengono a una collettività più ampia”. A prendere posizione sulla questione molto dibattuta nelle ultime settimane è la capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Elena Bianchi.

“Se il MoVimento 5 Stelle fosse stato d’accordo con la soluzione presentata in Consiglio regionale avrebbe votato a favore. Noi non temiamo infatti le accuse demagogiche di inciuci o di altre pratiche della vecchia politica. Sono concetti che non ci appartengono – sottolinea Bianchi -. Noi votiamo sempre nel merito delle proposte e in questo caso non siamo affatto convinti che la soluzione trovata sia la migliore. Per questo ci siamo astenuti. Una cosa è certa – aggiunge la portavoce del M5S -: sicuramente l’affidamento al Comune di Gorizia di tutti i beni dei Musei provinciali non ci può trovare favorevoli perché un simile provvedimento finisce per non garantire tutti gli altri cittadini della provincia”.

“Il sindaco deve poi informarsi meglio prima di dire cose sbagliate. In Consiglio regionale noi abbiamo votato contro l’intero provvedimento. Rimaniamo infine sconcertati da chi vuole penalizzare la città di Monfalcone. Quale gravissimo sgarbo hanno commesso i monfalconesi nei confronti dei goriziani per meritarsi tanto astio?” si chiede Bianchi in conclusione.

PRONTO SOCCORSO DI CATTINARA: I CONTI NON TORNANO

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ELETTRODOTTO TERNA BOCCIATO: VITTORIA DEI CITTADINI E DEL M5S

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Con il parere n. 3320 del 17 giugno 2016 anche il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha espresso parere negativo circa la compatibilità ambientale relativa al procedimento avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico concernente l’intervento “Elettrodotto 380 Kv S.E. Udine Ovest – S.E. Redipuglia ed opere connesse”. Bene, alla luce di questa ennesima bocciatura dell’opera non possiamo non ricordare che da più di un anno, dopo la Sentenza del Consiglio di Stato che dava ragione ai cittadini e ai comuni ricorrenti contro la positiva pronuncia di compatibilità ambientale (emessa dai Ministeri in data 21 luglio 2011) e anche contro l’autorizzazione alla costruzione dell’opera (decreto interministeriale n. 239/EL-146/181/2013 del 12 marzo 2013), la presidente Debora Serracchiani è andata avanti a sostenere che per far ripartire i lavori “basta una carta”. Il 7 marzo scorso, a Cividale del Friuli, è arrivata ad affermare che “non è possibile che l’elettrodotto Udine ovest-Redipuglia sia costruito al 75 per cento ma risulti bloccato perché manca una carta”. Ebbene con il parere del Mibac quella carta adesso è arrivata ed è sulle scrivanie della presidente Serracchiani e dell’assessore Vito che però, finora, si sono guardate bene dal commentare la notizia.
 
Eppure il parere è schiacciante e, oltre ad accogliere tutte le osservazioni del MoVimento 5 Stelle spedite ai Ministeri competenti due mesi fa, dichiara anche che non c’è possibilità di mitigare l’impatto che l’opera avrà sul Paesaggio, impatto che viene definito “Alto” e non certo “Basso” come sempre sostenuto da Terna.
 
Il parere del Mibac, interviene anche sulla scelta di Terna di non voler presentare un’alternativa possibile. Questa posizione viene infatti censurata e l’azienda viene accusata di aver argomentato in modo molto povero le sue ragioni. E pensare che le stesse cose le contestavamo noi in Aula un mese fa ma l’assessore Vito ci rispose che sarebbero state “mantenute salve le valutazioni ambientali già effettuate e pertanto non risultano oggetto di nuova verifica gli aspetti relativi ad analisi di possibili alternative progettuali”. Un abbaglio che abbiamo denunciato in Aula, sia a Trieste che alla Camera dei Deputati e ora il Ministero accoglie le nostre osservazioni facendole proprie.
 
Il parere richiama, altresì, l’orientamento consolidato del Consiglio di Stato che “maggiormente richiede per la legittimità amministrativa che nuove opere non deturpino ulteriormente l’ambiente protetto (cfr Consiglio di Stato Sez VI 27 aprile 2016 n. 2377, pag. 5).
 
Adesso che è arrivata la Carta tanto attesa dalla presidente Serracchiani (anche se il contenuto non è quello che lei si aspettava), la giunta regionale ci dia finalmente ragione, accolga la nostra mozione annunciata ieri nel prossimo Consiglio regionale , chieda l’interramento dell’elettrodotto e si batta per l’abbattimento dei piloni che deturpano il paesaggio.
 
Questa è una vittoria, certamente, del MoVimento 5 Stelle, ma soprattutto dei cittadini, di quei sindaci “ribelli” che hanno orgogliosamente difeso il paesaggio della nostra Regione e del Comitato per la Difesa del Friuli Rurale. Ma, soprattutto, è l’ennesima sconfitta di chi si è piegato, troppo spesso, alle sole volontà di Terna, invece di difendere il nostro territorio.

UNA RIFORMA SBAGLIATA: IL NO DEL M5S ALLE DECISIONI CALATE DALL’ALTO

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«Se non è zuppa e pan bagnato. La giunta Serracchiani e la maggioranza di centro sinistra trovano 1001 modi per imporre la loto volontà ai Comuni del Friuli Venezia Giulia. Da una parte si annulla l’iniqua distribuzione del fondo di perequazione e dall’altra si impedisce ai Comuni che non partecipano alle UTI di gestire i servizi socio-assistenziali in convenzione. Decisioni calate dall’alto che lasciano immutato il carattere coercitivo di questa riforma sbagliata. Ecco perché, anche se abbiamo votato i singoli punti in coerenza alla diversità dei vari punti e delle tematiche affrontate in Aula, il voto finale del MoVimento 5 Stelle è stato contrario». Queste le motivazioni con cui la capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Elena Bianchi, ha spiegato il “no” pentastellato allo stralcio n.106-02 contenentele modifiche all’articolo 27 della legge 26/2014, concernenti l’esercizio in forma associata di funzioni comunali.

«Abbiamo discusso questo provvedimento solo perché, grazie all’istituzione di un tavolo con l’Anci, si è giunti ad un accordo, che come ha ricordato la presidente Serracchiani “non ha avuto né vincitori né vinti”. Si è trattato infatti di un sotterramento temporaneo dell’ascia di guerra – precisa Bianchi -. Quello che ci rende distanti da questa riforma sono soprattutto le forzature coercitive cui, fin da subito, siamo stati contrari, fin dall’approvazione della legge regionale di riforma 26/2014. Se si riesce a trovare un accordo per l’introduzione dei parametri di adeguatezza sulle funzioni in forma associata dei comuni che partecipano alle UTI, all’ultimo secondo abbiamo registrato l’ennesimo intervento a gamba tesa. E non sappiamo – afferma la portavoce M5S – se l’innalzamento della soglia per l’esercizio delle funzioni in forma associata fosse ricompresa nell’accordo».

«Il risultato di questa operazione è che, per quanto riguarda i trasferimenti 2017 e 2018 alle UTI, tutti i Comuni che sono “fuori” da questo sistema saranno pesantemente penalizzati. Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che questa riforma non ha saputo prevedere da subito un sistema organico Regione/enti locali che si fondasse sui princìpi di differenziazione e adeguatezza. Al contrario, l’aver voluto imporre dall’alto uno schema incapace di tenere nella giusta considerazione assetti demografici, socio-assistenziali e finanziari già esistenti, costringe oggi il Consiglio a rincorrere il buonsenso di comprensibili istanze comunali e di ineccepibili sentenze del TAR regionale. Cartina di tornasole – ricorda Bianchi – è il continuo rinvio del termine iniziale previsto per le funzioni da esercitarsi in maniera associata o di quelle di competenza delle UTI».

«Una riforma nata male e sviluppata peggio rischia di creare un vuoto di sistema e di competenze, con Province ancora in piedi e UTI che rischiano di nascere quali scatole vuote o parzialmente riempite: smettiamola di ritoccare aspetti marginali e di dettaglio, e cogliamo piuttosto l’occasione per ridiscutere l’impianto complessivo di un armonico impianto delle Autonomie – conclude Bianchi – ricordando che non cambia la sostanza delle riforma con 18 enti destinati ad assorbire risorse in modo non adeguato ed efficiente».

MEDICINALI A BASE DI CANNABINOIDI PER USO TERAPEUTICO: LA PRIMA LEGGE DEL M5S FRIULI VENEZIA GIULIA

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«Siamo molto soddisfatti che oggi sia stata approvata la nostra proposta di legge sulla sperimentazione per la produzione di medicinali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche. Dopo tre anni di continue battaglie in Consiglio questa è la prima legge del MoVimento 5 Stelle in grado di raccogliere un consenso trasversale. Speriamo sia il segnale di una inversione di rotta in favore della buona politica». Non nasconde la propria soddisfazione il portavoce del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai, primo firmatario della norma a 5 stelle.

“Finalmente siamo riusciti a normare la sperimentazione della produzione di medicinali a base di cannabinoidi e modificare la legge regionale n.2 del 2013 sulla materia che, purtroppo, per alcuni aspetti è stata totalmente inapplicata. Finora – ricorda Ussai – i preparati a basa di cannabis terapeutica sono stati infatti a totale carico dei pazienti. Grazie al nostro provvedimento oggi non solo rendiamo possibile la rimborsabilità quando il farmaco viene somministrato in ospedale ma rendiamo possibile il trattamento direttamente a domicilio e, inoltre, consentiamo alla Regione di fare una convenzione con l’Istituto militare di Firenze per piantare la cannabis terapeutica nel Friuli Venezia Giulia”.

“Grazie a questo provvedimento assicuriamo omogeneità dell’applicazione delle disposizioni sul territorio regionale e in particolare nell‘erogazione dei farmaci cannabinoidi nell’ambito ospedaliero e in quello domiciliare. Potremo inoltre monitorare il consumo dei farmaci cannabinoidi distinguendo i medicinali importati dai preparati galenici magistrali. L’obiettivo è anche quello di ridurre al massimo i tempi di attesa e di prevedere forme collaborative tra le farmacie ospedaliere e delle aziende sanitarie per garantire la qualità dei preparati e la continuità terapeutica ai pazienti, anche al fine – conclude Ussai – di assicurare punti di preparazione ad alta competenza”.

ELETTRODOTTO: LA REGIONE DEVE CHIEDERE UNA VALUTAZIONE SULL’INTERRAMENTO DELL’OPERA

In attesa di ascoltare le ragioni di Terna durante l’audizione prevista in IV Commissione – audizione da noi richiesta parecchi mesi fa – abbiamo deciso di presentare una mozione in Consiglio regionale per impegnare la Regione a chiedere alla società per azioni la valutazione dell’alternativa progettuale meno invasiva sul territorio così come richiesto dalla normativa vigente.

Ricordiamo che il 16 maggio scorso Terna ha pubblicato sui quotidiani locali e nazionali un avviso nel quale sosteneva di aver messo a disposizione ulteriori documenti tecnici in merito alla realizzazione dell’Elettrodotto 380Kv Udine Ovest – Redipuglia. Da quella data, secondo la società, ci sarebbero stati 60 giorni di tempo per presentare (di nuovo, per la terza volta!) le osservazioni del pubblico e degli enti interessati. In realtà i documenti sono stati pubblicati solo in data 20 luglio 2016. Questo ha finito per far slittare i termini per la presentazione delle osservazioni al 19 luglio (come riportato sul sito internet del Ministero dell’Ambiente), ma di questa modifica non è mai stato dato avviso al pubblico.

Nonostante questo ennesimo pasticcio burocratico rimane il fatto che la giunta Serracchiani non abbia emesso il proprio parere sull’opera entro i termini precedentemente previsti, cioè il 15 maggio 2016. Inoltre, da quanto riferito più volte dall’assessore in risposta alle nostre interrogazioni, non sarebbe intenzione dell’esecutivo regionale esprimersi su questo tema o, quantomeno, richiedere alternative progettuali.

Noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo già contestato questa decisione in Aula, ma adesso riteniamo giusto e corretto proporre una mozione. A fronte della presentazione di Terna Spa dello stesso progetto già bocciato dalla Soprintendenza alle belle arti e al paesaggio del Friuli Venezia Giulia e dal Consiglio di Stato, chiediamo che il Consiglio regionale si esprima chiaramente e che faccia pressione sulla giunta Serracchiani per pretendere dalla spa la valutazione di un’alternativa progettuale che abbia un impatto minore sul paesaggio e preveda il totale interramento dell’opera.

Siamo sicuri che l’Aula condividerà i nostri intenti e accoglierà la nostra proposta, visto che le forze politiche di maggioranza si erano già espresse in questo senso durante la scorsa legislatura.

VARIANTE DI PORPETTO: VIA IL TRAFFICO PESANTE DAL CENTRO MA NON A QUESTE CONDIZIONI

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«È pazzesco che per evitare che i camion attraversino il centro abitato di Porpetto si obblighi questi mezzi pesanti a fare 3,2 km per raggiungere la Zona Industriale Aussa Corno, utilizzando un tracciato che costerà ai cittadini più di 12 milioni di euro. È giusto spostare il traffico pesante dal centro ma non era più semplice individuare un percorso alternativo meno lungo, meno impattante sul territorio e meno costoso?!». Cristian Sergo, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, enfatizza l’illogicità di un’opera come la Variante di Porpetto che, come confermato oggi dalla giunta Serracchiani, la Provincia di Udine inizierà a realizzare il prossimo 24 giugno, data in cui è prevista la posa della “prima pietra”.

«Evidentemente, come ammesso dallo stesso vice presidente della Provincia di Udine, Mattiussi nei giorni scorsi, l’interesse ultimo di chi ha pensato a questo progetto ancora 15 anni fa non era quello di deviare il traffico pesante fuori dal centro abitato, risultato che si poteva ottenere in modo indolore individuando un altro tragitto, ma quello – spiega Sergo – di aumentare la “capacità attrattiva di nuovi insediamenti nella zona interessata dall’infrastruttura”. Questa frase, però, ha tradito le vere intenzioni dei proponenti: ma di quali insediamenti si sta parlando? Ci auguriamo non industriali – aggiunge il portavoce del M5S – visto che il sito dista solo 5 km dall’Aussa Corno. Unica alternativa potrebbero essere le aree commerciali. Da San Donà di Piave sino a Villesse quasi tutti i caselli dell’A4 hanno infatti nelle adiacenze un centro commerciale o un outlet, ma secondo gli intendimenti della giunta Serracchiani non sarebbe possibile – il condizionale in questo caso non può che essere d’obbligo – costruire nuove strutture di questo tipo, quindi a che serve l’opera?».

«Se queste continuano a essere le motivazioni alla base dell’opera “strategica” il nostro non può che essere che un “no” convinto alla sua realizzazione. Con la Variante di Porpetto il “Partito unico del cemento” scriverà l’ennesimo capitolo dedicato allo spreco di denaro pubblico e a un colpevole consumo di suolo, con il rischio di non ottenere neppure i risultati sperati a tutela dei cittadini di Porpetto, che rischiano di vedere il proprio centro abitato attraversato comunque dai mezzi pesanti che per evitare di allungare di 3 km il percorso “tenteranno” di attraversare il centro. Si parla sempre tanto e a sproposito di cambiamento, ma la vecchia politica continua ad andare avanti con le sue logiche. I cittadini del Friuli Venezia Giulia – conclude Sergo – ci aiutino a debellarla una volta per tutte».

PISCINA COMUNALE DI GEMONA: VOGLIAMO FAR LUCE SUI 240 MILA EURO CHE AVREBBERO DOVUTO CALMIERARE LE TARIFFE DELLE ATTIVITÀ NATATORIE

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“Siamo fortemente preoccupati e molto arrabbiati per la chiusura, il prossimo 30 giugno, della piscina comunale di Gemona del Friuli. Per quale motivo l’amministrazione guidata dal sindaco Urbani non è riuscita a evitare questo grave disservizio che penalizzerà tutti gli utenti dell’Alto Friuli? Com’è possibile che il più importante centro natatorio dell’Alto Friuli cessi l’attività proprio nel periodo in cui una sessantina di atleti si sta preparando ai campionati regionali e nazionali di metà agosto? Di chi sono le responsabilità?”. A chiederlo con forza sono i portavoce del MoVimento 5 Stelle Marco Cargnello, Matteo Muser e Battista Nardini.

“Ricordiamo che Atlantis srl, società posseduta al 98% da Edilcoop fallita nel 2013, è il concessionario della struttura fino al 2045 e che entro la fine dell’estate, presumibilmente, sarà liquidata per cercare di ripianare i debiti vantati dai creditori di Edilcoop – sottolinea Cargnello -. Speriamo che la burocrazia della procedura non vada a peggiorare la situazione dei molti creditori, per lo più piccoli imprenditori e artigiani, che si trovano ormai con l’acqua alla gola”.

“Ci chiediamo inoltre – afferma Muser – se il valore di Atlantis non abbia avuto una pesante svalutazione negli ultimi tre anni, visto che già nel bilancio 2014 il revisore dei conti chiedeva l’urgente messa in liquidazione della società. Ulteriori interrogativi riguardano invece i contributi che il Comune di Gemona ha versato ad Atlantis per un importo complessivo di quasi 240 mila euro, con l’obiettivo di calmierare le tariffe delle attività natatorie. L’amministrazione del sindaco Urbani, infatti, ha assegnato alla srl nel 2013 88.300 euro, nel 2014 79.600 euro e nel 2015 72 mila euro, ma questi contributi sono poi realmente arrivati al gestore dello spazio acqua, l’associazione sportiva dilettantistica Gemona Nuoto? Trattandosi di soldi dei cittadini vogliamo sapere se l’amministrazione comunale abbia mai verificato che il contributo erogato sia stato utilizzato per le finalità previste dalla concessione. Anche perché – aggiunge – ci risulta che Gemona Nuoto in questi anni non abbia mai ricevuto alcun contributo per queste finalità”.

“Siamo infine molto preoccupati per il futuro della Gemona Nuoto, squadra agonistica pluripremiata, che vanta atleti di livello nazionale – ribadisce Nardini -. Sessanta ragazzi e ragazze provenienti da molti comuni dell’Alto Friuli che per la passione in questa attività agonistica e per conciliare lo sport con gli impegni scolastici hanno deciso di frequentare gli istituti di Gemona del Friuli. Tutti questi atleti, per poter continuare la preparazione in vista dei prossimi impegni in programma a metà agosto, per fortuna saranno ospitati dall’Unione Nuoto Friuli di Udine e dall’Arca Spilimbergo. Il Comune – conclude – abbia almeno la decenza di farsi da garante per permettere a questi atleti di poter ricominciare la stagione agonistica il prossimo settembre utilizzando nuovamente la piscina comunale di Gemona del Friuli”.

DIRIGENTE REGIONALE INSULTA L’ISLAM: SCANDALOSO CHE SI RISOLVA CON UNA NOTA DI CENSURA, BASTA INCARICHI A CHIAMATA!

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“Come sempre, nel meraviglioso mondo di Debora Serracchiani, le cose finiscono a tarallucci e vino. Un dirigente della Regione di una realtà importante come il Servizio delle relazioni internazionali insulta pubblicamente e in modo deprecabile l’Islam e cosa fa la giunta regionale? Risolve il tutto con una tanto formale quanto inutile nota di censura. A vergogna si aggiunge vergogna!”. È durissimo il commento di Ilaria Dal Zovo, la portavoce del Movimento 5 Stelle che, con una interrogazione a risposta immediata, questa mattina ha sollevato il caso in Consiglio regionale.

“Carlo Fortuna, il protagonista di queste deprecabili esternazioni, è stato selezionato all’esterno del comparto unico regionale – ricorda Dal Zovo -. Questa persona si trova a dirigere un servizio che, tra le varie cose, coadiuva la Presidenza nei rapporti internazionali assicurando il coordinamento con le autorità statali e le organizzazioni internazionali, nonché la coerenza degli obiettivi strategici della Regione in materia di cooperazione allo sviluppo e partenariato internazionale”.

“Materie decisamente delicate – aggiunge la portavoce del M5S -. Quanto accaduto non fa che rafforzare una nostra convinzione: il Servizio delle relazioni internazionali deve essere retto da esperti del settore individuati mediante pubblico concorso per titoli ed esami. Basta con incarichi a chiamata affidati a persone che gettano discredito sulla reputazione e sull’immagine della Regione!”.

“A nostro avviso non basta una “tiratina d’orecchi” e una “noticina sul diario” per ripianare un danno così volgare nei confronti di una comunità religiosa, soprattutto in un momento storico particolarmente difficile come quello che stiamo vivendo. E non basta neppure sottolineare, come ha fatto questa mattina l’assessore Panontin per conto della presidente Serracchiani, che il Servizio relazioni internazionali “ha raggiunto obiettivi importanti in tema di relazioni internazionali dimostrando, da parte del direttore del Servizio, un impegno sicuramente rispettoso di tutte le religioni e teso costantemente alla valorizzazione dei rapporti di amicizia e interscambio”. Le esternazioni scomposte e irrispettose che Fortuna ha pubblicato sui social dovevano essere punite con ben altra sanzione. Lasciare il dirigente al suo posto, a nostro avviso, vuol dire minimizzare l’accaduto. Ci auguriamo che scene come queste non avvengano mai più e che almeno – conclude Dal Zovo – siano state inviate le lettere di scuse a chi di dovere”.

PRONTO SOCCORSO DI CATTINARA: LA GIUNTO HA AMMESSO LA SITUAZIONE DI EMERGENZA, SUBITO UN PIANO DI INTERVENTO!

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«Per la prima volta la giunta Serracchiani ha ammesso pubblicamente la manifesta insufficienza delle dotazioni organiche del Pronto soccorso di Cattinara e dei quattro presidi ospedalieri dell’AASn°2 “Bassa Friulana – Isontina”. Il sovraccarico di pazienti è talmente evidente che oggi l’assessore Telesca ha dovuto parlare infatti apertamente di “criticità nella dotazione di personale presenti da molti anni”. Come dire, fin qui ci siamo sbagliati! E soprattutto non abbiamo ancora definito le dotazioni organiche standard, obiettivo che doveva essere raggiunto entro il 31 dicembre 2014. Meglio tardi che mai! Questo il commento del portavoce del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai alla lunga lista di interventi che l’esecutivo regionale oggi ha promesso di mettere in campo per cercare di correggere una situazione sempre più pesante.

«È ormai evidente a tutti – e non solo ai pazienti – che il numero di accessi al Pronto soccorso di Cattinara è in costante aumento. Una situazione che, oltre a costringere molti cittadini ad attese lunghissime, porta inevitabilmente all’aumento del verificarsi di errori e quindi di rischi per la salute dei pazienti e degli stessi operatori sanitari. Apprezziamo – aggiunge il portavoce del M5S – che si sia fatto un piano di intervento per fronteggiare l’emergenza. La speranza è che questi ulteriori correttivi abbiano finalmente il risultato sperato».

«Resta intatta però la preoccupazione per l’incremento incontrollato degli accessi. È evidente che a Trieste il fenomeno è dovuto soprattutto all’età sempre più avanzata dei pazienti, ma questi dati dimostrano anche in modo inconfutabile che manca ancora quel rafforzamento del territorio, distretti sanitari e ruolo dei medici di Medicina generale, tanto promesso con la riforma sanitaria. L’azione di “filtro” per i codici bianchi infatti – conclude Ussai – di fatto oggi ancora non si vede».

E’ SBAGLIATO CONTINUARE A PENALIZZARE CHI HA CONSEGUITO IL DIPLOMA MAGISTRALE O DEL LICEO SOCIOPSICOPEDAGOGICO PRIMA DEL 2002

“È incredibile che oggi il Consiglio regionale – purtroppo emulando una pessima decisione del governo Renzi – si sia opposto all’inserimento nelle graduatorie a esaurimento anche degli insegnanti con diploma magistrale o del liceo socio-psico-pedagogico. Persone che stanno solo chiedendo il riconoscimento di un diritto acquisito. Si tratta di un errore madornale perché la maggior parte di questi insegnanti da molti anni fa parte del corpo docente di scuole elementari e dell’infanzia anche del Friuli Venezia Giulia”. Questo il commento della portavoce del MoVimento 5 Stelle Fvg Eleonora Frattolin alla chiusura dei lavori d’Aula.

“Chi ha conseguito il titolo di diploma magistrale o di diploma di liceo socio-psico-pedagogico entro l’anno scolastico 2001-2002 – spiega Frattolin – ha il pieno riconoscimento del valore abilitante all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e primaria, come sancito dal decreto ministeriale del 10 marzo 1997 e dal successivo decreto del Presidente della repubblica del 25 marzo 2014. Inoltre il Consiglio di Stato con sentenze sia nel 2013 che nel 2015 ha dichiarato definitivamente l’esonero della frequenza dei percorsi abilitanti, come i Percorsi Abilitanti Speciali, e l’inserimento nelle Graduatorie in esaurimento (Gae) dei docenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002. Senza dimenticare – aggiunge – che persino la Corte di Giustizia europea nel 2014 ha diffidato lo Stato italiano dal continuare ad adottare un indiscriminato utilizzo di contratti di lavoro a tempo determinato”.

“È urgente segnalare alle istituzioni e alle sedi competenti le criticità in ordine al precariato nel mondo della scuola, alla discriminazione fra insegnanti e alla continuità didattica ed educativa. È assurdo che, anche nella nostra regione, la maggior parte di questi docenti, che fanno parte da anni dell’organico scolastico e vantano una cospicua esperienza, sono scavalcati in graduatoria da neo laureati alla prima esperienza. Si tratta di una chiara lesione dei diritti costituzionali. A chi oggi ha voluto bocciare la nostra proposta ricordiamo – conclude Frattolin – che è inutile aspettare nuove sentenze della magistratura. Serve subito una sanatoria per questa categoria di insegnanti precari e non stabilizzati che il sistema continua a penalizzare”.

AEROPORTO DI RONCHI: NO AI CONTRATTI DI SOLIDARIETA’, DEVONO PAGARE I DANNI GLI AMMINISTRATORI INCAPACI

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“I dipendenti dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari non possono pagare i danni causati da amministratori incapaci. I contratti di solidarietà, proposti dall’attuale gestione, rappresentano il primo passo di un ricatto occupazionale al quale i lavoratori non potranno sottrarsi pur di mantenere il loro posto. Non possiamo dimenticare che, negli ultimi 15 anni, sono state le amministrazioni di centrosinistra e di centrodestra a scegliere i vertici della struttura aeroportuale. Bisogna chiedere subito un’azione di responsabilità nei confronti delle passate gestioni”. I portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale contestano duramente un piano, presentato nei giorni scorsi dal novo direttore Consalvo, soprattutto nella parte in cui vengono proposti i contratti di solidarietà per abbattere i costi fissi del personale.

“Il nuovo Piano industriale rappresenta indubbiamente una svolta dopo anni di pessimi risultati economici – spiegano le portavoce del M5S Ilaria Dal Zovo ed Elena Bianchi -. È giusto mettere in sicurezza l’azienda che gestisce l’aeroporto perché, come tutte le attività imprenditoriali, deve essere efficiente e non andare continuamente in perdita. Se da una parte il direttore Consalvo fa bene, quindi, a puntare su una nuova politica commerciale, dall’altra la ristrutturazione non può andare però a penalizzare unicamente gli stipendi e le condizioni lavorative dei dipendenti dello scalo”.

“Non deve essere una buona parte dei turnisti – gli amministrativi e i dirigenti al momento sono stati risparmiati – a pagare per i gravi errori commessi nel passato. E soprattutto non possono essere utilizzati dei “trucchetti” come i contratti di solidarietà. Accettando questa imposizione, i lavoratori dell’aeroporto, per mantenere il posto di lavoro, nel prossimo futuro saranno infatti costretti ad accettare qualsiasi contratto che verrà loro proposto. È bene sottolineare, invece, che esistono già delle forme contrattuali che garantiscono la flessibilità, senza dovere per forza utilizzare i contratti di solidarietà”.

“Per risollevare le sorti dello scalo aeroportuale bisogna mettere mano a un piano di razionalizzazione che coinvolga l’intera struttura. Il personale – aggiungono – deve essere collocato nei posti giusti in base alle effettive necessità operative, ma al tempo stesso deve essere retribuito e tutelato dalla forme contrattuali già in vigore nel nostro ordinamento. I contratti di solidarietà finiscono per spingere sempre più in basso i livelli del mercato del lavoro. Si tratta di una politica occupazionale non degna di un Paese civile e i lavoratori non devono più essere costretti a raccogliere le briciole per colpa di altri”.

“Bisogna individuare – concludono Dal Zovo e Bianchi – tutte le cause del dissesto economico-finanziario in cui versa l’aeroporto di Ronchi. Cosa aspettano la Regione e il cda di Aeroporto Fvg a far valere l’azione di responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori e revisori dello scalo aeroportuale?”.

ENNESIMO SCHIAFFO ALLE PERSONE CHE HANNO PERSO IL LAVORO

«Il Mercatone Uno di Reana del Rojale ha chiuso nel silenzio-assenso della politica regionale e da pochi giorni a Tavagnacco, poco lontano, ha aperto un nuovo negozio per l’arredo casa che fa parte di una catena austriaca. Nel primo caso 40 persone hanno perso il lavoro, nel secondo si enfatizza la creazione di 50 nuovi posti. Sembra un beffardo scherzo del destino. È invece la palese dimostrazione della poca attenzione della giunta Serracchiani sulla vertenza e il destino dei dipendenti coinvolti. Incompetenza aggravata dal fatto che già nell’ottobre scorso avevamo avvisato l’assessore Bolzonello delle intenzioni del gruppo austriaco Dipo e chiesto che si incontrassero i dipendenti, ma l’incontro non c’è mai stato». È amaro il commento del portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo che ha sempre seguito da vicino le problematiche dei lavoratori di Reana.

«A febbraio dell’anno scorso in merito al caso Mercatone Uno l’assessore Panariti affermava che “la Regione – nell’ambito della situazione di criticità in cui si trova il settore del terziario con particolare riferimento alla grande distribuzione – intende farsi parte attiva affinché il Governo nazionale intervenga in vista dell’individuazione di adeguate soluzioni che garantiscano la continuità dell’attività del gruppo, avendo anche presente la situazione dell’indotto e le relative ricadute occupazionali”. A distanza di un anno i fatti dimostrano che poco o nulla di tutto questo è stato fatto – attacca Sergo -. L’unica speranza per i lavoratori del Mercatone Uno è il bando di vendita dell’intera azienda. Staremo a vedere a settembre se e cosa accadrà, ma intanto si è persa un’importante occasione per trovare un posto di lavoro a queste persone».

«Visto quanto accaduto vogliamo sapere dalla giunta Serracchiani quali risultati abbia dato il tavolo che doveva salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti del Mercatone Uno e se queste persone siano state, in qualche modo, coinvolte nell’apertura del nuovo negozio, considerato che sapevano da 8 mesi delle intenzioni del gruppo austriaco. Inoltre – aggiunge il portavoce del M5S – l’esecutivo regionale dovrebbe spiegare quale ruolo abbiano avuto lo Sportello unico per le attività produttive (Suap) e il Centro per l’impiego che fan riferimento al comune di Tavagnacco nella scelta dei dipendenti del nuovo punto vendita».

Il portavoce del M5S chiude con una domanda: «Sono stati, infine, previsti in 12 mesi corsi di formazione per permettere agli ex dipendenti di essere assunti in questo nuovo negozio o in altri? Se questo non fosse avvenuto saremmo di fronte all’ennesimo schiaffo inferto agli ex lavoratori dell’azienda di Reana del Rojale».

BOCCIAMO IL METODO USATO PER LA FUSIONE TRA CODROIPO E CAMINO

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«Calata dall’alto, pilotata a suon di costosissimi spot pubblicitari e organizzata nelle segrete stanze di due sindaci di un “certo” centro-destra – uno anche in scadenza – che non hanno alcun interesse nel coinvolgere i loro cittadini». È netta la bocciatura da parte del MoVimento 5 Stelle in merito al metodo imposto per giungere in fretta e furia alla fusione fra i comuni di Codroipo e Camino.

«Sulla base delle regole imposte dall’Unione europea, l’unica cosa che i piccoli comuni possono fare per garantire servizi adeguati ai loro cittadini nel rispetto della partecipazione democratica è quella di fondersi fra loro. Questo processo però – sottolinea la capogruppo del M5S in Consiglio regionale Elena Bianchi – deve essere partecipato, progressivo e largamente condiviso dai cittadini. Non può trattarsi di una decisione estemporanea presa dalle amministrazioni per “cogliere l’occasione” come sta avvenendo nel caso di Codroipo e Camino dove finirà per pesare enormemente la diversa dimensione dei due comuni, con Codroipo che conta ben 16 mila residenti e Camino che non arriva neppure a 2 mila!».

«Quando si va a intaccare l’identità di due comunità, non possono certo essere i maggiori introiti la motivazione principale. Anche per questo – aggiunge Bianchi – siamo fortemente contrari alle modalità con cui si è imposta alle popolazioni questa decisione improvvisa. Non possiamo accettare in silenzio questo referendum. Bisogna indire invece nuove elezioni e i candidati alla carica di sindaco devono esplicitare nei loro programmi la volontà di fondere i due comuni. A quel punto i cittadini, attraverso il voto, potranno esprimersi liberamente sul progetto di fusione. È lo stesso metodo usato per l’ipotesi di fusione fra Monfalcone, Ronchi e Staranzano dove il Movimento 5 Stelle aveva inserito nel programma il proprio parere favorevole, aveva contribuito a raccogliere le firme e oggi si batte convintamente per il “sì”».

«Decisioni così importanti per il futuro di due o più comunità – conclude la portavoce del M5S – non possono scaturire dal nulla senza prima una chiara e onesta consultazione dei cittadini».

CHE COSA STA AVVELENANDO I CITTADINI DI TRIESTE? SUBITO LE ANALISI DELLE DIOSSINE

«La giunta Serracchiani ha già stabilito di fare le bonifiche dei giardini inquinati di Trieste prima ancora di capire quali siano effettivamente tutti gli agenti inquinanti presenti e quali siano tutte le possibili fonti». È durissimo l’attacco della portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Eleonora Frattolin che da sempre si batte contro l’inquinamento che in molte zone del Friuli Venezia Giulia raggiunge picchi altissimi.

«Le analisi riguardanti i giardini di Trieste – spiega Frattolin – si sono fermate solo ad alcuni Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), senza indagare sugli altri inquinanti previsti dalla normativa».

«È gravissimo – per esempio – non aver inserito in queste analisi anche la valutazione sulla presenza di diossine, pcb e furani che darebbero indicazioni più precise sulla fonte dell’inquinamento, sostanze – aggiunge il portavoce M5S in Consiglio comunale Paolo Menis – che finora non sono mai state ricercate nei terreni del territorio comunale pur essendo le più pericolose per la popolazione e pur permettendo di individuare in modo puntuale quali siano le fonti principali di inquinamento».

«Oggi stesso – annuncia Frattolin – abbiamo fatto una richiesta urgente all’Arpa per sapere quali subcampioni (o frazioni) del topsoil sono già stati eseguiti successivamente all’ordinanza di chiusura dei parchi e che esito hanno dato. Pretendiamo inoltre dalla giunta regionale che vengano eseguite immediatamente le analisi sugli altri inquinanti, piuttosto che ci si affretti a stanziare subito fondi per le bonifiche, solo per far credere che si stia facendo qualcosa!».

«È inaccettabile che, invece di andare a fondo della questione, si voglia sfruttare la definizione di inquinamento diffuso contenuta nel D. Lgs. 152/06 (inquinamento diffuso: la contaminazione e/o le alterazioni chimiche, fisiche o biologiche delle matrici ambientali determinate da fonti diffuse e non imputabili ad una singola origine), per stabilire in questo nuovo protocollo d’azione della giunta Serracchiani, in maniera inequivocabile e basandosi solo ed unicamente sulle poche analisi effettuate, che a Trieste l’inquinamento è colpa di tutti e di nessuno! Altro che “fonti diffuse e non imputabili ad una singola origine”».

«Chi governa Trieste e la Regione – concludono Frattolin e Menis – abbia il coraggio di dire chi sta avvelenando i nostri cittadini».

L’INQUINAMENTO RISCHIA DI RADDOPPIARE PER L’AMPLIAMENTO DELLA KRONOSPAN APPROVATO DALLA REGIONE

«A San Vito al Tagliamento le emissioni in atmosfera di polveri sottili rischiano di raddoppiare a causa della realizzazione di due nuovi impianti a biomasse della Kronospan. Un danno ambientale colpevolmente trascurato dalla Regione». La portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Eleonora Frattolin punta il dito contro l’ampliamento della multinazionale del legno.

«Nel 2013 la Regione ha valutato positivamente l’impatto ambientale di un progetto di ampliamento della ditta Kronospan Italia all’interno della Zona Industriale Ponte Rosso comprendente la realizzazione di due grossi impianti a biomasse da 38 e 8 megawatt. E questo – ricorda Frattolin – nonostante la stessa Arpa in sede di “screening” avesse sollevato diversi dubbi sostanziali. Tra i più evidenti sicuramente la decisione di non prevedere punti di verifica della dispersione degli inquinanti anche sottovento rispetto alla direzione dei venti dominanti (ovvero presso l’abitato di San Vito), una evidente lacuna nella documentazione riguardante l’impatto acustico e l’aumento consistente dei prelievi di acqua di falda per uso industriale, che passerebbe da 300 metri cubi all’anno a ben 144 mila metri cubi all’anno».

«Ma l’aspetto più rilevante e impattante dal punto di vista ambientale sollevato da Arpa Fvg riguarda proprio le emissioni in atmosfera delle polveri sottili: con l’ampliamento previsto in progetto raddoppierebbe l’intero valore delle polvere sottili del Comune di San Vito, comprensivo di tutte le fonti esistenti – denuncia la portavoce del M5S -. Bisogna ricordare che il comune di San Vito rientra già nelle zone soggette a risanamento per l’inquinamento da polveri sottili e infatti il Piano regionale di miglioramento della qualità dell’aria, per le aziende presenti a San Vito, prevede una riduzione del 10% delle emissioni. Nonostante queste previsioni e nonostante i rilievi dell’Arpa sul raddoppio delle polveri sottili – sottolinea Frattolin – l’amministrazione regionale non ha avuto nulla da ridire in merito a un progetto come quello della Kronospan che, in confronto, rende ridicole le fonti emissive già presenti».

«A breve, con una interrogazione che depositeremo nei prossimi giorni, chiederemo conto alla giunta Serracchiani in merito a queste decisioni scellerate. Ci domandiamo inoltre perché il Comune di San Vito e l’Azienda sanitaria non si siano sentiti in dovere di esprimere alcun parere in merito all’impatto ambientale di questo progetto di ampliamento industriale. Inoltre c’è da rilevare – aggiunge la portavoce del M5S – che le ultime analisi disponibili sull’inquinamento di fondo della zona sono state eseguite da Arpa nel lontano 2005. In seguito a diverse interrogazioni presentate in Consiglio comunale, nel 2015 i vertici della Zona Industriale Ponte Rosso (Zipr) si erano impegnati a eseguire ulteriori analisi secondo le indicazioni di Arpa. Di queste analisi non si è più saputo niente. Noi – conclude Frattolin – chiediamo delucidazioni anche su questa “misteriosa” sparizione».

GARANTE DEI DIRITTI A TOLMEZZO: APERTURA DI UNA FINESTRA DI DIALOGO COI CITTADINI

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La Presidenza del Consiglio regionale ha accolto la nostra richiesta: fra una pio di settimane il Garante regionale dei diritti della persona aprirà una finestra di dialogo con i cittadini di Tolmezzo e dell’Alto Friuli. Siamo molto soddisfatti per questo significativo passo nella direzione della tutela dei diritti e per l’attenzione riservata al territorio montano. Se dal prossimo luglio, infatti, sarà messa a disposizione per il ricevimento della cittadinanza uno spazio presso la sede regionale di via Jacopo Linussio 2, il merito è del MoVimento 5 Stelle che tre mesi fa aveva avanzato questa proposta all’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, cui vanno i nostri ringraziamenti per quanto fatto.

Uno spazio – tra l’altro – che farà evitare a questi cittadini – troppo spesso trascurati – inutili e costosi trasferimenti per raggiungere gli unici uffici finora messi a disposizione per il Garante.

TTIP: NON POSSIAMO ACCETTARE CHE ENTRI IN VIGORE SENZA LA RATIFICA DEGLI STATI MEMBRI

«Immutate le preoccupazioni legate alle ricadute per il Friuli Venezia Giulia in caso di approvazione del TTIP». Questo il commento a caldo del portavoce del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo alla fine della videoconferenza in Consiglio regionale dedicata al trattato transatlantico di liberalizzazione commerciale.

«Come noto – sottolinea Sergo – noi rimaniamo contrari alle ipotesi di modifica delle regolamentazioni e degli standard – le cosiddette “barriere non tariffarie” – tra Europa e Stati Uniti. Sul TTIP rimangono, infatti, tutti i nostri dubbi, ma soprattutto rimangono le nostre certezze: nonostante le esternazioni “rassicuranti” del premier Renzi, questo trattato rischia di favorire solo le multinazionali americane e alcune multinazionali europee»  .

«Anche i funzionari intervenuti oggi in videoconferenza non hanno fugato i nostri dubbi su un rischio molto forte: quello che la Commissione europea consideri il TTIP un accordo “non misto”. In questo caso per entrare in vigore non sarebbe necessaria la ratifica da parte dei parlamenti dei singoli stati membri ma sarebbe sufficiente solo l’approvazione a livello europeo. Una ipotesi ventilata nell’ultimo periodo soprattutto dopo la ferma opposizione del governo francese».

«Inoltre, vista la segretezza dei trattati e dei documenti in esso presenti oggi non è stato possibile fare le domande che avremmo voluto circa i contenuti del TTIP. Ad ogni modo abbiamo potuto fare alcune considerazioni sulla distanza abissale tra le posizioni sbandierate a livello europeo e quello che effettivamente prevede il trattato. È un dato di fatto – aggiunge il portavoce del M5S – che nel corso del 13° round di negoziazione siano stati impiegati ben due giorni e mezzo sul capitolo riguardante i diritti di proprietà intellettuale, mentre sono state spese appena due ore per discutere di un tema importante per il nostro Paese: quello della salvaguarda delle Indicazioni Geografiche dei nostri prodotti. Questo la dice lunga sulla volontà degli Stati Uniti di cedere su alcuni punti che potrebbero avvantaggiare le nostre imprese».

«Un ulteriore esempio è quello inerente l’accesso per le nostre aziende al mercato statunitense degli appalti pubblici. Da parte Usa non c’è alcuna volontà di modificare la legge denominata Buy american act (del 1933), ovvero quella che prescrive al governo federale di acquistare ferro, acciaio e prodotti finiti fabbricati negli Stati Uniti per la realizzazione di queste opere. Quella che, apparentemente, sembra una grande vittoria, a nostro avviso – conclude Sergo – continua a essere un vantaggio solo per le imprese a stelle e strisce».

PRONTO SOCCORSO DI CATTINARA: AUMENTO DEI TEMPI DI ATTESA E DEI RISCHI PER PAZIENTI E OPERATORI

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«Non si arresta l’aumento di pazienti che ogni giorno si presentano al Pronto soccorso di Cattinara! Se nel primo trimestre del 2016 si era registrato un aumento del 10% degli accessi rispetto allo stesso periodo del 2015, dopo altri due mesi, dati alla mano, questa percentuale continua inesorabilmente a crescere: siamo infatti oltre il 13%». A lanciare l’allarme, ancora una volta, è il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai.

«L’incremento – spiega Ussai – incide soprattutto sull’attività notturna, quando sono in servizio solamente due medici rispetto ai cinque operativi nelle ore diurne, e nei fine settimana con picchi mai registrati prima: 207 pazienti contro una media di 150. Stiamo parlando di quasi il 40% in più! Un sovraccarico per gli operatori che inevitabilmente finisce per aumentare il verificarsi di errori e di eventi avversi».

«È palese che sono del tutto insufficienti le azioni correttive fin qui messe in atto dalla Direzione strategica dell’Azienda Triestina per risolvere la situazione di congestione del Pronto soccorso – attacca il portavoce del M5S -. Così come risulta fallimentare l’azione di filtro delle strutture presenti sul territorio che, a un anno e mezzo dall’entrata in vigore della riforma regionale della Sanità, ancora non ha certo prodotto i risultati sperati. Ci chiediamo inoltre quanto abbia aggravato le situazioni di sovraffollamento la diversa organizzazione della modalità di accesso per le prestazioni specialistiche ambulatoriali urgenti (Dgr 2034/2015) che ora devono passare obbligatoriamente per il Pronto soccorso».

«Pertanto, per sollecitare una pronta risposta a queste criticità, abbiamo deciso di depositare nelle prossime ore una nuova interrogazione in Consiglio regionale – annuncia Ussai -. Vogliamo conoscere nel dettaglio la situazione del Pronto soccorso del nosocomio triestino e quali azioni strategiche la Direzione abbia intenzione di mettere in campo per evitare che continuino ad allungarsi i tempi di attesa e di conseguenza – conclude – anche i rischi per i cittadini e per gli operatori sanitari».