domenica, 12 Gennaio 2025
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CHIUSURA PUNTO NASCITA LATISANA: LA GIUNTA SERRACCHIANI CHIEDA QUANTO PRIMA LA DEROGA ALLA MINISTRA LORENZIN

«Ora che anche il ministro della Salute sollecita una deroga alla chiusura del Punto nascita di Latisana, dopo aver visto la posizione geografica, il trend delle nascite e considerato il ruolo strategico per il comparto turistico, ci chiediamo se l’assessore Telesca suggerirà anche alla ministra Lorenzin di “leggere i documenti prodotti negli ultimi anni” dal suo ministero, “primi fra tutti quelli sugli standard per la valutazione dei Punti Nascita e l’Accordo Stato-Regioni sulle Linee di indirizzo 2010”, così come aveva consigliato a noi un paio di settimane fa». Usano l’arma dell’ironia i portavoce del MoVimento 5 Stelle, Andrea Ussai e Cristian Sergo, per commentare le ultime esternazioni sulla chiusura del Punto nascita di Latisana.

«Considerato l’aumento del numero dei parti, la disponibilità dei pediatri (che hanno risposto al bando di dicembre) e l’elevato numero di prestazioni legate all’urgenza pediatrica a cui l’Ospedale di Latisana dà risposta, riteniamo doveroso che la giunta Serracchiani ritiri la delibera che sancisce la chiusura di uno dei due punti nascita, tra Latisana e Palmanova. A nostro avviso – aggiungono i due pentastellati – va chiesta quanto prima una deroga al ministro Lorenzin per il Punto nascita di Latisana ma anche per quello di Tolmezzo, che ha chiuso poco sopra i 500 parti, perché in virtù della loro posizione geografica rappresentano due presidi assolutamente indispensabili della rete ospedaliera regionale».

FATTO GRAVE A FONTANAFREDDA E SCANDALOSO IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI

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Troppo spesso anche nel Friuli Venezia Giulia viene calpestata la legge Delrio sulla rappresentatività di genere all’interno delle giunte comunali. Il comma 137 dell’articolo 1 della L. 56/2014 prevede infatti che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento.
L’ultimo caso eclatante, sollevato dalla portavoce del MoVimento 5 Stelle Giulia Fiorillo, riguarda il Comune di Fontanafredda dove al momento l’esecutivo è composto da 2 sole donne e 5 uomini in piena violazione della legge. Di questa situazione è stata informata la Prefettura di Pordenone e il Servizio elettorale della Regione che ha confermato, per iscritto, l’illegittimità della nomina. Lo stesso Servizio elettorale ha anche ricordato che se il sindaco di Fontanafredda non modifica la composizione della giunta autonomamente, l’unico modo per far rispettare le quote è il ricorso al Tar, strada che il MoVimento 5 Stelle ha deciso di intraprendere.
A questo proposito chi volesse contribuire alle spese del ricorso, anche attraverso la donazione di una piccola somma, può farlo con un versamento sull’IBAN IT83X0760105138255280555285 (intestato a Giulia Fiorillo) o sulla Postepay n. 5333171014158154 (Giulia Fiorillo, codice fiscale: FRLGLI69M43H657T).
Come è giusto che fosse, è stata inviata anche una lettera alla Commissione regionale per le pari opportunità che non si è degnata nemmeno di rispondere. Un fatto altrettanto grave visto che si tratta dell’organo consultivo del Consiglio e della Giunta regionale che dovrebbe curare il controllo e l’effettiva attuazione nel territorio regionale dei principi di eguaglianza e di parità sociale. Che senso ha di esistere questa commissione se non si prende cura di violazioni di legge così palesi? Perché la commissione non fa un monitoraggio su tutte le amministrazioni comunali per verificare chi non rispetta le quote di genere previste dalla legge?

AZIENDA CONFISCATA ALLA MAFIA: BISOGNA TENERE ALTO IL LIVELLO DI GUARDIA, CHIEDIAMO LA DISCUSSIONE IMMEDIATA DELLA NOSTRA PDL ANTIMAFIA

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 Altri beni confiscati alla mafia riconducibili ad un’azienda con sede nella nostra Regione. E ancora una volta è il Pordenonese il territorio coinvolto nelle indagini che, in questo caso, riguardano l’imprenditore Pecora, deceduto nel maggio 2011, la cui figlia ha sposato uno dei trenta latitanti più pericolosi di “Cosa nostra”. Delle sei società sequestrate una, infatti, avevasede legale proprio nella destra Tagliamento.

 Un’operazione su vasta scala che arriva pochi giorni dopo l’inaugurazione del nuovo anno giudiziario. Come ricordato in quella sede dal procuratore generale della Corte d’Appello di Trieste – seppur in assenza di infiltrazioni criminali di stampo associativo mafioso – sul nostro territorio non mancano segnali di preoccupazione che devono spingerci a tenere alto il livello di guardia. La stessa cosa si può affermare leggendo anche la relazione sul primo semestre 2015 presentata, sempre pochi giorni fa, dalla Direzione Investigativa Antimafia. Il NordEst rimane una favorevole opportunità per riciclare somme di provenienza illecita e per percepire indebitamente finanziamenti pubblici per “Cosa nostra”. Per quanto riguarda l’analisi della presenza di infiltrazioni camorristiche – si legge nella relazione – le stesse vengono riscontrate nei comuni di Lignano Sabbiadoro, Monfalcone e Trieste dove gli interessi sarebbero rivolti allo spaccio di stupefacenti. Infine, pur non essendoci eclatanti manifestazioni della ‘Ndrangheta, rimangono sempre possibili le infiltrazioni nel settore degli appalti pubblici e negli apparati economici e produttivi. Le famiglie calabresi, invece, sarebbero interessate alle operazioni di partecipazioni societarie e di finanziamento di iniziative imprenditoriali, con l’intento di a coinvolgere anche soggetti degli enti pubblici locali.

 Parole di fatto non nuove, essendo già state pronunciate un anno fa anche dal procuratore capo di Trieste Mastelloni e che ci avevano spinto a convocare una commissione che si occupasse di questi temi con l’audizione dei principali soggetti interessati al tema. Commissione – purtroppo – mai convocata. Ci auguriamo che avendo depositato una proposta di legge organica sul tema, arrivi presto l’occasione per la sua illustrazione in commissione e che sia la volta buona per discutere di questi temi anche in Consiglio regionale.

 Continuare a fare allarmismi sulla presenza crescente del numero di immigrati nella nostra Regione, a fronte di un sensibile calo del numero dei reati sul nostro territorio, forse non aiuta a tenere alta l’attenzione su tematiche che, seppur vissute come lontane, vanno comunque a modificare la percezione che i nostri cittadini hanno in tema di sicurezza.

 In conclusione non possiamo dimenticare che, oltre alle confisca dell’altra mattina, recentemente ci sono state anche le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha fatto intendere come alcuni casi di abitazioni incendiate nel 2012 fossero riconducibili alla estorsione nei confronti di due assicuratori. Così fosse, questa sarebbe l’ennesima conferma dei legami tra il nostro tessuto economico e i clan mafiosi che sarebbero riusciti a penetrare qui da noi “contando sull’appoggio di alcune realtà locali”.

Click qui per aver più informazioni sulla nostra Proposta di Legge

BOMBE ATOMICHE AD AVIANO CON UN POTERE DISTRUTTIVO DI 80 VOLTE SUPERIORE ALLA BOMBA LANCIATA SU HIROSHIMA

Un documento della Corte dei Conti sulla gestione dei contratti pubblici segretati del 2014, datato 18 novembre 2015, ha rivelato che il Segretariato generale della Difesa ha firmato il contratto n. 636 del valore di oltre 200 mila euro per la sola progettazione delle opere di ammodernamento del sistema WS3 (Weapon Storage and Security System), i depositi sotterranei blindati che possono custodire fino a quattro ordigni nucleari. Questo sistema, in Italia, è operativo nella base aerea di Ghedi di Torre, in provincia di Brescia, e in quella di Aviano, in provincia di Pordenone.

«Si tratta della prova che non solo in Italia ci sono armi nucleari, ma che il Ministero della Difesa è pronto a investire diversi milioni di euro per ammodernare queste strutture– spiega la portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Eleonora Frattolin -. Una notizia ancora più grave se si considera che, secondo il quotidiano britannico Guardian, il Pentagono si appresterebbe ad “aggiornare” ben 200 ordigni nucleari B61. Esperti internazionali ipotizzano, infatti, che ben 90 di questi ordigni atomici siano già presenti nelle basi militari di Aviano e di Ghedi di Torre, in provincia di Brescia. Stiamo parlando di bombe con una potenza dieci volte superiore all’atomica di Hiroshima. Ad ammodernamento completato – rimarca la portavoce del M5S – questi ordigni finirebbero per avare un potere distruttivo di 80 volte superiore alla bomba lanciata sulla città giapponese!».

«Alla luce di queste notizie – rivela Frattolin – abbiamo depositato una mozione per impegnare la giunta Serracchiani ad attivarsi presso il ministro della Difesa Pinotti al fine di ottenere chiarimenti e rassicurazioni su quanto si sta ponendo in essere nella base Usaf di Aviano. Inoltre chiediamo all’esecutivo regionale di compiere ogni atto che rientri nei suoi poteri per garantire la sicurezza degli abitanti della nostra Regione».

«Non possiamo dimenticare che, lo scorso settembre, in risposta a una nostra interrogazione, la presidente Serracchiani aveva affermato testualmente: “È evidente che la sicurezza dei nostri corregionali è argomento di prioritario interesse per questo Governo: sarà cura della Presidente, quindi, chiedere immediatamente al Ministero della difesa Pinotti un intervento presso il Governo americano al fine di ottenere chiarimenti e rassicurazioni su quanto si sta ponendo in essere presso la base USAF. Confermo inoltre che questo Consiglio regionale verrà prontamente informato su quanto il Ministero della Difesa avrà da dire sulla problematica”. Le solite belle parole di maniera sulle quali – conclude la portavoce del M5S – subito dopo è calato il consueto silenzio tombale».

NUOVO BANDO DI ASSUNZIONE PER ADDETTO DI SEGRETERIA – ASSISTENTE LEGISLATIVO DI CATEGORIA D

Il Gruppo Consiliare Regionale del MoVimento 5 Stelle ricerca:

Addetto di segreteria, indirizzo ambientale

Compiti principali:

    • Supporto tecnico e amministrativo alle attività del Gruppo consiliare;
    • Assistenza e supporto ai Consiglieri regionali nel lavoro delle Commissioni e nella predisposizione proposte di legge regionale;
    • Atti normativi;
    • Emendamenti nonché assistenza nei rapporti con gli Uffici regionali e le altre Amministrazioni, con particolare riferimento alla tutela dell’ambiente e del paesaggio.;

Requisiti generali di ammissione:

      • Cittadinanza italiana. Possono partecipare tutti i soggetti che rientrano nelle condizioni stabilite dall’art. 38 d.lgs. 165/2001 e D.P.C.M. 174/1994 purchè in possesso di adeguata conoscenza della lingua italiana;
      • Età non inferiore agli anni 18 e non superiore a quella prevista dalla normativa vigente per il conseguimento della pensione di vecchiaia;
      • Godimento dei diritti civili e politici;
      • Posizione regolare nei confronti del Servizio di leva per i cittadini soggetti a tale obbligo;
      • Assenza di condanne penali per reati che impediscono, ai sensi delle vigenti disposizioni, la costituzione del rapporto di lavoro con una Pubblica amministrazione;

Requisiti specifici di ammissione: i candidati devono possedere almeno una delle seguenti lauree magistrali (ovvero gli equipollenti titoli di laurea specialistica del precedente ordinamento)

        • Ingegneria per l’ambiente e il territorio;
        • Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio;
        • Architettura del paesaggio.

Eventuali titoli di studio conseguiti all’estero devono aver ottenuto l’equipollenza a corrispondenti titoli italiani o comunque essere riconosciuti validi dalle competenti Autorità.
Tutti i requisiti prescritti devono essere posseduti dai candidati alla data di scadenza del termine utile per la presentazione della domanda di ammissione, nonché al momento della sottoscrizione del contratto individuale di lavoro.

Modalità di svolgimento della selezione: comparazione dei curricula professionali e colloquio dei candidati che avranno ottenuto una valutazione di almeno 60 punti su 100 secondo i criteri indicati.

Criteri di selezione: La selezione è effettuata mediante valutazione e comparazione dei curricula sulla base dei seguenti criteri

FORMAZIONE (massimo 20 punti): aver conseguito titoli di specializzazione post-laurea o master attinenti alle mansioni da ricoprire e comunque in materia di diritto amministrativo e diritto ambientale.
DOCENZE-PUBBLICAZIONI (massimo 20 punti): aver svolto docenze, tenuto seminari in qualità di relatore o effettuato pubblicazioni almeno in una delle seguenti materie: tutela dell’ambiente, del paesaggio, diritto ambientale.
ESPERIENZA PROFESSIONALE (massimo 60 punti): saranno valutati in particolare il conseguimento di titoli di abilitazione professionale all’esercizio della professione (ad es. per la professione di Ingegnere); lo  svolgimento di libera professione ovvero attività di lavoro subordinato in Enti pubblici o privati con mansioni relative al diritto amministrativo, diritto ambientale ovvero aver curato pratiche di valutazione o autorizzazione ambientale (quali a titolo esemplificativo VIA, AUA, AIA).

Il punteggio verrà assegnato in relazione alle attività ed esperienze indicate nel curriculum dai candidati, assegnando il punteggio in ragione del numero, della durata e della rilevanza dei dati comunicati e/o provati da documentazione allegata.

I candidati i cui curricula avranno ottenuto una valutazione di almeno 60 punti su 100 accederanno al colloquio che verrà condotto dai Consiglieri regionali del Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle che verterà sull’accertamento delle esperienze pregresse indicate in curriculum nonché sulla verifica del possesso di caratteristiche personali quali, a titolo di esempio, le capacità comunicativa, il dinamismo, le abilità relazionali, il livello di motivazione/interesse verso il ruolo proposto.

L’inquadramento previsto è quello di categoria D e il tipo di contratto sarà a tempo determinato full time ai sensi dell’art. 5, comma 1, punto 2-bis) della legge regionale 28 ottobre 1980 n. 52 (Norme per il funzionamento dei gruppi consiliari) pubblicata sul BUR 29/10/1980, n. 111, per la durata della presente legislatura regionale.

La domanda in carta semplice con indicazione del nominativo, recapito postale e telefonico, codice fiscale del candidato deve pervenire entro e non oltre il 15/02/2016, mediante le seguenti modalità:
– trasmessa a mezzo e-mail all’indirizzo: ;
– spedita o consegnata a mani alla Segreteria del Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle, Piazza Oberdan, 6, 34100 Trieste. Nel caso di spedizione attraverso il servizio postale, la domanda dovrà pervenire al protocollo entro il termine indicato indipendentemente dalla data di spedizione del timbro postale.

Alla domanda vanno allegati:
– fotocopia di un documento d’identità in corso di validità;
– curriculum formativo e professionale, redatto in carta semplice, datato e sottoscritto.

Click qui per visualizzare e scaricare il bando

LA SERRACCHIANI CI DEVE DELLE SCUSE!

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«La Serracchiani offende e minaccia di querele i 5 stelle, ma sul caso della chiusura del Punto nascita di Latisana di certo non siamo noi quelli che hanno mentito!». I portavoce in Consiglio regionale Cristian Sergo e Andrea Ussai rispondono così all’ennesimo attacco mediatico sferrato da Debora Serracchiani contro il MoVimento 5 Stelle.

«Sulla vicenda della chiusura del Punto nascita di Latisana abbiamo riportato indignati quanto sostengono i politici veneti, ovvero che la decisione sulla chiusura del reparto della Bassa friulana sarebbe stata data loro per certa dalla presidente Serracchiani sicuramente prima dell’estate 2015 e, stando alle ultime dichiarazioni – precisano Sergo e Ussai -, probabilmente anche prima della discussione della mozione in Consiglio regionale con cui abbiamo chiesto di mantenere il punto nascita di Latisana».

«La Serracchiani, invece di prendersela con i colleghi del Veneto ha pensato – maldestramente – di attaccare noi definendoci “falsi”, “bugiardi in malafede” e – come fa spesso – minacciando querele! Da allora – spiegano i due pentastellati – sono state presentate le nuove schede ospedaliere per l’Ospedale di Portogruaro e la giunta Zaia, non solo ha confermato la volontà di tenere aperto quel Punto nascita, ma ha ribadito il concetto che a dare per chiuso il Punto nascita di Latisana fosse stata proprio la presidente Serracchiani».

«Di tutta questa vicenda appare evidente che qualcuno non stia raccontando tutta la verità, ma certamente questi non siamo noi! La presidente Serracchiani – già brillante avvocato – farebbe bene – concludono Sergo e Ussai – a chiedere scusa ai portavoce del MoVimento 5 Stelle invece di far perdere tempo ai suoi legali di fiducia».

 

 

Intervista tratta da: https://www.youtube.com/user/CafeTg24

NESSUN RISPETTO PER L’OPPOSIZIONE E PER IL RUOLO DEL COMITATO VIGILIANZA E CONTROLLO

In conferenza dei capigruppo, dovendo modificare l’Ordine dei lavori per riuscire a completare la votazione della legge sulla casa, abbiamo chiesto di non calendarizzare in data odierna la legge ma di rinviarla di un giorno per consentire alla nostra relatrice di minoranza, impegnata a Roma in quanto Presidente del Comitato per la legislazione la vigilanza e il controllo del FVG, di poter presenziare alla discussione e alla votazione del provvedimento.

Nonostante tale facoltà fosse già stata concessa in un caso analogo, durante la votazione della legge sull’immigrazione dove per impegni personali della consigliera Zilli si era rimandato la votazione della legge addirittura di qualche settimana, la maggioranza e il resto dell’opposizione si sono dichiarati contrari a tale possibilità.

Spiace constatare che se a parole tutti chiedono un atteggiamento collaborativo e costruttivo nella votazione delle leggi e magnificano il ruolo del Comitato, in pratica non c’è alcun rispetto per le richieste dell’opposizione e si continua trascurare la funzione di controllo del Comitato.

Queste motivazioni oltre all’impossibilità di presentare ulteriori subemendamenti alla legge ci ha portato ad abbandonare l’aula in segno di protesta.

ARRIVATI I NUOVI DATI SUI POLLI ALLA DIOSSINA

Prosegue il pressing della portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Eleonora Frattolin sul caso dei polli alla diossina nel Maniaghese. L’allarme non è infatti per nulla rientrato. “Oggi abbiamo ricevuto i risultati delle analisi eseguite il 13 gennaio scorso dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sui campioni di pollo prelevati dal Dipartimento di prevenzione dell’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n° 5 a Campagna di Maniago il 10 dicembre 2015. Visti questi dati – spiega Frattolin – abbiamo immediatamente scritto all’assessore regionale all’Ambiente Vito, al sindaco di Maniago Carli e, per conoscenza, alla Procura di Pordenone. Vogliamo sapere infatti dalle amministrazioni interessate se abbiano già ottenuto questi risultati e quali azioni intendano intraprendere per ottemperare quanto previsto dai livelli di azione della Raccomandazione della Commissione Europea d.d. 6 febbraio 2006, in tema di livelli massimi di diossine, furani e PCB nei mangimi e negli alimenti”.

 
“La giunta Serracchiani e l’amministrazione di Maniago devono spiegare – conclude la portavoce del M5S – come e quando intendano informare la popolazione in merito ai risultati riscontrati e alle azioni che si intendono intraprendere”.
 
“La situazione continua a essere seria. Siamo arrivati a questo dopo 5 anni di immobilismo colpevole e inconcepibile delle autorità, 5 anni dalle prime allarmanti analisi del famoso pollo fatto analizzare dai comitati. 5 anni – sottolinea Frattolin – durante i quali i comitati di cittadini si sono battuti per avere delle risposte concrete e rassicuranti e hanno ricevuto invece soprattutto derisione, tante belle parole di buoni intenti, analisi sbagliate, risultati spariti, ulteriori analisi inadatte per tipo di campione e localizzazione, tavoli di confronto aperti solo agli amministratori, rassicurazioni infondate. Senza dimenticare – aggiunge la consigliera del MoVimento 5 Stelle -, nel frattempo, anche una nuova autorizzazione alla combustione di rifiuti che impatterà sullo stesso territorio e l’ampliamento in corso d’opera di alcune pesanti attività esistenti“. 
 
“Per parte nostra è da agosto 2013 che in Consiglio regionale facciamo domande alla giunta Serracchiani, ricevendo – purtroppo – risposte inesistenti o evasive. Per questo, pur non essendo amministratori responsabili della salute dei cittadini, abbiamo chiesto di essere aggiornati su campionamenti e risultati delle analisi eseguite e abbiamo segnalato inadempienze alla Procura. Ci auguriamo che lo stesso abbiano fatto gli amministratori locali. Allo stesso tempo speriamo che siano stati tempestivamente avvertiti dei risultati i proprietari dei polli utilizzati“.
 
Non sta a noi divulgare i risultati delle ultime analisi e attendiamo con impazienza di verificare come e quando saranno informati i cittadini, ma soprattutto ci auguriamo – conclude Frattolin – che si proceda finalmente a uno studio serio dei livelli di inquinamento delle matrici viventi del territorio maniaghese, che non preveda due campioni l’anno, ma decine di campioni, che diano un quadro completo della situazione e aiutino a comprendere la reale situazione e a rimuovere quale sia la fonte (o le fonti) di questi livelli di inquinamento”.
 
 
Ecco le interrogazioni presentate dal M5S: 123

CHIUSURA PUNTO NASCITA LATISANA: IL DG PILATI NON HA RACCONTATO TUTTA LA VERITA’, DEVE DIMETTERSI

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Il Movimento 5 Stelle aveva già detto che i dati forniti dal direttore generale dell’AAS 2 Pilati sullo studio di fattibilità per l’adeguamento delle sedi di Latisana e di Palmanova, che attualmente non risponde agli standard strutturali delle normative vigenti, non erano verosimili. Oggi ne abbiamo la prova! Dalla richiesta di accesso agli atti, che il nostro gruppo ha fatto, così come il consigliere di maggioranza Pustetto, risulta infatti che i costi per l’acquisto delle attrezzature e degli arredi di Latisana sono stati stimati per eccesso in 300 mila euro (inizialmente erano calcolati in 202.000 euro) mentre i dati forniti per gli interventi per Palmanova arrivano a quasi 1 milione e mezzo di euro (per l’esattezza 1.435.000 euro) comprendenti opere edili e impiantistiche suddivise in prioritarie (585 mila euro) e opportune (850 mila euro).

Non riusciamo a comprendere come l’assessore ancora una volta possa affermare “che non sono i muri a rendere un punto nascita sicuro”……. Vorremmo ricordarle che invece le linee guida a cui lei fa riferimento prevedono tra i criteri di sicurezza anche il rispetto degli standard strutturali, anzi rappresentano il punto di partenza.

Dato che pare evidente che il direttore generale non abbia raccontato tutta la verità, fornendo i dati in suo possesso solamente a seguito di ripetute sollecitazioni, ed ha ancora una volta dimostrato la sua posizione non neutrale e sospetta in merito a quale punto nascita della Bassa friulana chiudere, non possiamo che chiedere nuovamente le sue dimissioni.

Ricordiamo che la prima richiesta di dimissioni l’avevamo avanzata quando, nonostante l’assenza di un decreto di chiusura del punto nascita di Latisana, erano state date disposizioni aziendali per indirizzare la future mamme presso altri punti nascita.

È ben noto alla Regione che l’AAS2 non è attrattiva dal punto di vista direzionale. L’anno scorso il direttore sanitario ha abbandonato la direzione strategica dell’azienda e nessuno dei potenziali sostituti contattati ha accettato l’incarico. Inoltre dal primo febbraio anche il coordinatore sociosanitario dell’AAS2 passerà la mano, un avvicendamento che fa pensare a qualche difficoltà a condividere le strategie e le decisioni di Pilati. In sostanza il direttore generale è sempre più solo ma continua ad avere la copertura da parte dell’assessore Telesca che, entro fine gennaio, dovrà decidere quale punto nascita mantenere e quale eliminare, fra Palmanova e Latisana.

Non si capisce perché la giunta abbia tutta questa fretta di chiudere uno di questi due punti nascita quando è certo che, nella migliore delle ipotesi, il punto nascita di Portogruaro non riaprirà a breve.

Un aspetto ancora più grave è che il famoso piano di emergenza proposto dal gruppo di lavoro tecnico nominato dall’assessore Telesca, già giudicato inadeguato e poco sicuro da autorevoli esperti, sembrerebbe non possa essere operativo per i trasporti dei bambini, perché l’ospedale di Monfalcone, che doveva garantire l’automedica e il personale medico, pare abbia fatto marcia indietro.

Se il Partito democratico vuole mettere veramente al centro il cittadino, così come ribadisce in tutte le occasioni, deve evitare di chiudere proprio adesso il punto nascita e la pediatria di Latisana per non creare un vuoto di servizi sia per gli utenti del Friuli Venezia Giulia che per quelli del Veneto!

VERIFICA DELLA FORMAZIONE DEI DIPENDENTI REGIONALI: E’ SBAGLIATO AGGRAVARE IL LAVORO DEI DIRIGENTI CON NUOVE MANSIONI DI CONTROLLO

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«Alla giunta Serracchiani non manca certo la fantasia. Invece di modificare la piattaforma software per impedire che i dipendenti regionali scelgano di frequentare numerose volte lo stesso corso di formazione già superato con successo, l’esecutivo regionale preferisce richiamare i direttori responsabili a una “più attenta e severa vigilanza” sui corsi indicati dal singolo dipendente. Il fatto è che i dipendenti regionali sono 2875 e i dirigenti, che sono 175, hanno certamente problemi più importanti di cui occuparsi!». La portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Elena Bianchi contesta la superficialità con cui la giunta sta affrontando le modalità di verifica della formazione professionale di chi lavora in Regione.

 «La Regione ha l’obbligo di provvedere alla formazione e all’aggiornamento dei suoi dipendenti, nonché al loro perfezionamento professionale che, in base alla legge, costituisce infatti un diritto–dovere del lavoratore. Al punto – ricorda Elena Bianchi – che i dipendenti della Regione, frequentando alcuni corsi, riescono a soddisfare i criteri di formazione richiesti per raggiungere annualmente gli obiettivi di risultato. Ogni lavoratore, infatti, ha la facoltà di accedere a un catalogo di offerte formative definendo il proprio piano formativo annuale previa approvazione da parte del dirigente di riferimento».

 «La modalità di scelta e l’autorizzazione, però, viene effettuata in via telematica, senza che il sistema informatico denominato “Plateau learning – piattaforma per la gestione della formazione della Regione FVG” impedisca al singolo dipendente di iscriversi più e più volte a corsi di formazione già frequentati con profitto. Sulla base di questo meccanismo e pur in presenza di un’offerta formativa molto vasta, alcuni dipendenti regionali – svela la portavoce del M5S – hanno scelto di frequentare numerose volte lo stesso corso nonostante avessero già partecipato a quelle lezioni e avessero già ottenuto una valutazione finale positiva».

«Per modificare questa situazione sarebbe bastato un aggiornamento al software. La giunta Serracchiani, purtroppo, ritiene questa modifica “inutile e dispendiosa” e preferisce aggravare il lavoro dei dirigenti con nuove mansioni di controllo che – conclude Bianchi – potevano essere tranquillamente azzerate dalla tecnologia».

AUSSA CORNO: FIUMI DI SPRECHI

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“Aussa Corno, fiumi di sprechi”. Questo il titolo dell’evento, organizzato dal gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale in programma mercoledì 27 gennaio 2016 alle ore 20, nella sala conferenze di Villa Dora a San Giorgio di Nogaro (piazza del Plebiscito, 1). Sarà l’occasione per presentare tutto il lavoro svolto dal M5S in Consiglio regionale negli ultimi due anni e mezzo, dal momento della prima mozione votata in Aula – che riguardava proprio la Ziac – sino agli ultimi scontri politici avuti con alcuni esponenti di altre forze politiche.

 Oltre ai portavoce del M5S in Consiglio regionale Cristian Sergo, Elena Bianchi, Ilaria Dal Zovo, Eleonora Frattolin e Andrea Ussai, saranno presenti Settimo Mareno, assessore per le attività culturali e la promozione del territorio del Comune di Torviscosa, e Aldevis Tibaldi del Comitato per la Vita del Friuli Rurale.

 Durante l’incontro sarà ricordato in modo dettagliato il percorso che ha portato sino alla liquidazione di un Consorzio che doveva gestire una delle più importanti zone industriali della Regione.

RELAZIONE DI ILARIA DAL ZOVO SULLA RIFORMA DELLE POLITICHE ABITATIVE E RIORDINO DELLE ATER

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DISEGNO DI LEGGE N. 120

<<Riforma organica delle politiche abitative e riordino delle Ater>>

Signor Presidente, Signori Consiglieri,

Il diritto all’abitazione, conosciuto anche come “diritto alla casa”, è il diritto economico, sociale e culturale ad un adeguato alloggio e riparo. È presente in molte costituzioni nazionali, nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nella Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali.

La situazione di disagio nella quale si trovano a vivere, molti cittadini di questa Regione, ci fa subito dire che condividiamo l’impostazione di presentare un testo normativo onnicomprensivo sulle politiche abitative che individua una serie di principi, tra cui il diritto all’abitazione come strumento fondamentale per perseguire l’inclusione e la coesione sociale, oltre che una migliore qualità della vita. E’ indispensabile ribadire l’assoluta necessità che tutte le misure messe in campo dalla Regione in tale ambito, debbano essere dirette a garantire l’accesso a un alloggio adeguato, in locazione o in proprietà come prima casa ai cittadini della Regione, in particolare alle fasce più deboli della popolazione.

L’impostazione della nuova legge quadro sembra assolvere a tale obiettivo primario, anche se contiene alcune disposizioni che riteniamo necessitino di approfondimento o integrazione, come emerso anche in sede di audizioni con le parti sociali; problematiche non del tutto risolte in sede di Commissione e che ci auguriamo trovino una soluzione condivisa, tra queste la chiara disincentivazione alla costruzione di nuovi alloggi in tutti i casi in cui sia possibile recuperare gli immobili esistenti, o il rapporto tra la presente riforma e le leggi di settore in materia di sostegno al reddito, di diritto allo studio e in tema di recupero del patrimonio edilizio esistente.

Se veramente, l’attuale Giunta regionale, ritiene indispensabile, portare a 0 il consumo di suolo, riteniamo sia giunto il momento di smettere di finanziare, con soldi pubblici, tutti i canali che prevedono la nuova costruzione e quindi il consumo di nuovo suolo.

Tra gli istituti generali, la riformata Commissione regionale per le politiche abitative, intesa ora quale principale organismo consultivo in materia e con una dichiarata forte funzione di raccordo con il territorio, presenta una composizione squisitamente politica, restando escluse dalla partecipazione le associazioni di categoria, mentre anche la presenza di esperti del settore è prevista solo in via eventuale e straordinaria. Capiamo le ragioni che hanno spinto a tale impostazione, non condividiamo però la scelta di rendere facoltativa la presenza degli esperti dal massimo organo consultivo della Regione.

Istituto sicuramente innovativo e condivisibile è lo “Sportello casa”, che riteniamo sia uno dei punti cardine, sulla quale si basa questa nuova riforma. Nella prima proposta della Giunta, lo sportello, era strettamente legato alle UTI. Successivamente in Commissione, è arrivato un emendamento per far sì che lo sportello possa partire anche svincolato dalla previsione delle UTI, collegandolo, al momento agli ambiti socio assistenziali. Anche noi, in commissione avevamo sollevato questo problema. In mancanza della certezza della partenza delle UTI, riteniamo necessario dar vita a questo strumento il prima possibile.

Per quanto attiene agli organismi di supporto costituiti dai Tavoli territoriali per le politiche abitative, allo stesso modo si registra una preponderanza di presenza di soggetti politici, essendo stato inserito, dopo i lavori della Commissione consiliare, un rappresentante designato congiuntamente dalle realtà associative del terzo settore e del privato sociale competenti in materia di diritto alla casa e di promozione dell’abitare sociale. Sicuramente un passo avanti rispetto all’impostazione originaria ma non garantista del principio della massima partecipazione di tutti i soggetti interessati. Anche per tale istituto si presupponeva l’attuazione mediante UTI, superato poi, con l’emendamento sopra citato.

Restando ancora nell’ambito delle disposizioni generali, si evidenzia in materia di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, la necessità di legare questa norma, con quelle già realizzate in materia, ovvero prevedere un richiamo delle norme che sanciscono il riuso, oltre a escludere l’accesso alle agevolazione per gli interventi di nuova costruzione, se non per i casi dimostrati di impossibilità di reperire immobili preesistenti da ristrutturare e/o riqualificare.

Come evidenziato dai soggetti auditi, gli interventi di recupero, soprattutto se di demolizione e ricostruzione, anche con cambio di destinazione d’uso, richiedono obiettivi condivisi tra impresa e committente, pubblico o privato, e leggi che ne governino positivamente l’attuazione e che non ne limitino i risultati e l’efficacia: per tali motivi si ribadisce la necessità di intervenire contestualmente anche nella legge di settore (lr 19/2009), almeno per quanto attiene alle esenzioni dagli oneri Bucalossi.

Per quanto attiene all’attuazione delle politiche abitative, le associazioni di cittadini hanno evidenziato quattro principali criticità:

La prima: Definire chiaramente misure a vantaggio dei soggetti a reddito zero che vivono situazioni di totale precarizzazione. Sul punto si rileva che le politiche socio-abitative devono assolutamente risultare integrate e devono essere basate sulla capacità di determinare la condizione di vita in tempo reale (e non invece su un lungo intervallo temporale): la riforma non appare integrata con la legge sul sostegno al reddito, coordinamento che permetterebbe probabilmente di attuare interventi preventivi -ad esempio- delle situazioni di sfratto esecutivo per morosità incolpevole, o di integrare il diritto all’abitare come parte costitutiva di forme di reddito indiretto, allargando quindi la sfera di sperimentazione della legge citata.

La seconda: Il ruolo degli investimenti privati. Partendo dal presupposto della necessità dell’apporto dei privati alla soluzione delle problematiche abitative, le misure pubbliche devono comunque tradursi in benefici per i soggetti svantaggiati e non solo per i soggetti investitori e i mercati finanziari. Al fine di ovviare a tale questione si deve perseguire una forte persuasione al recupero e riutilizzo degli alloggi sfitti e alla loro messa a disposizione e una forte dissuasione alla costruzione di nuovi alloggi in assenza di queste misure.

La terza: L’autorecupero come principale misura per i soggetti a reddito zero. L’istituto potrebbe costituire l’accesso privilegiato per le classi di reddito uguale a zero, ma solo se inteso come “automanutenzione” e poggiante su di una forte rete locale.

La quarta: Efficientamento delle modalità di raccolta dati sensibili e dei modelli utilizzati. Le banche dati devono essere organizzate in modo continuativo e capillare, al fine di cogliere le specificità microterritoriali, in modo da includere tutte le prospettive necessarie ed essere uno strumento per interventi mirati oltre che per un aggiornamento costante delle politiche socio-abitative. A questo dovrebbe servire l’Osservatorio, istituito con questo testo normativo.

Sotto il profilo delle norme di dettaglio, la riforma procede con una delegificazione totale di tutte le disposizioni “operative”, i cui regolamenti sono soggetti a parere vincolante della Commissione consiliare. Seppur condividendo la subordinazione dei regolamenti al parere della commissione, riteniamo che la delega in materia di sanzioni in caso di inadempimento dei beneficiari (e non diversamente per stabilire i criteri e le modalità di applicazione delle sanzioni che dovrebbero essere definite in legge) risulti inopportuna. Le sanzioni, devono essere introdotte per norma regionale e non da un regolamento esecutivo.

In tema di competenza ATER evidenziamo la necessità di precisare la funzione nel settore del recupero edilizio ed urbano, e valorizzare le loro strategiche competenze sia nell’ambito dell’edilizia sovvenzionata sia negli appalti di manutenzione del patrimonio.

Inoltre, rileviamo l’assenza di specifiche norme che facoltizzino le Aziende territoriali a procedere attraverso la locazione finanziaria convenzionata, supportata dalla Regione e gestita dalle stesse ATER; istituto che consentirebbe, anche sulla base di quanto recentemente approvato dalla Camera nella legge di stabilità, di acquistare la prima casa attraverso un contratto di leasing immobiliare per quelle iniziative che le imprese, per permesso di costruire già rilasciato o per interventi quasi ultimati, potrebbero mettere immediatamente a disposizione.

Non vogliamo trascurare, il lavoro svolto, dal Comitato di Legislazione, vigilanza e controllo, che seppur con molte difficoltà ed ostacoli, è riuscito a svolgere la missione valutativa, in vista di questa norma. Innanzitutto è doveroso ringraziare, il Consiglio Regionale, ASVAPP e il comitato stesso, per il lavoro svolto nei tempi e nei modi che ci eravamo prefissati.

Le criticità emerse dal report finale sono sostanzialmente legate a:

– Edilizia agevolata: Misura certamente di successo, 732 Milioni di € in 10 anni, a supporto dell’acquisto della prima casa. Quello che emerge, però, è che molto probabilmente, abbiamo aiutato anche cittadini che non avevano bisogno del contributo regionale, risultando già mutuabili per le banche. Questo ha fatto sì che i cittadini, più ai margini, non abbiano usufruito della misura, spostando invece l’incentivo su una fascia di redditi maggiori. Questo problema, potrà essere risolto attraverso i regolamenti che, ci auguriamo, mirino ad aiutare i cittadini in difficoltà.

– Edilizia sovvenzionata: i problemi principali derivano dalla disponibilità di alloggi ATER. Non siamo in grado di coprire tutto il fabbisogno abitativo dei nostri cittadini, anche perché le risorse disponibili, sono sempre minori e molto spesso, gli investimenti vengono fatti, dove non servono. Il patrimonio Ater, è cresciuto in 10 anni del 3% a fine 2014. Molte risorse sono state messe a disposizione, anche dallo Stato, nel corso dell’anno 2015, ma non bastano a sopperire al disagio abitativo. C’è la necessità, quindi, di trovare modalità che incentivino il turn over degli alloggi e che conducano sul mercato delle locazioni o acquisti, le famiglie in migliori condizioni di reddito, liberando così immobili, a favore di soggetti più deboli.

– Un altro problema è sicuramente quello legato ai tempi di attesa. La quasi totalità degli assegnatari, aspetta più di 1 anno, tra la pubblicazione del bando e l’assegnazione dell’alloggio; il 76,2% attende più di 2 anni e il 50% attende più di tre anni. E’ innegabile, che bisogna trovare soluzione a questo problema, cercando di rimuovere gli ostacoli burocratici, amministrativi e sistematici, in modo da dare risposte veloci, a chi ha bisogno di un tetto sopra la propria testa.

– Il sostegno alle locazioni: i sistemi usati, dai comuni, per distribuire questo strumento, hanno in sostanza due grossi problemi. Da una parte ci sono comuni che distribuiscono in parte uguale e a tutti i soggetti che ne fanno richiesta, il contributo; dall’altra ci sono comuni che distribuiscono gli importi pari a quello richiesto. Entrambe i sistemi, però fanno sì che il disagio espresso dai cittadini, rimanga tale. Alcuni perché rimangono senza contributo, altri perché non gli viene assegnato l’importo di cui hanno veramente bisogno. Inoltre, il sistema di controllo è pressoché nullo, prevedendo autocertificazioni da parte dei richiedenti e controlli a campione per le verifiche. In mancanza di risorse, bisogna assolutamente essere certi che i sostegni erogati, vadano ad aiutare persone realmente in difficoltà e non escludano, per colpa di qualche furbetto, persone in estrema necessità.

– Da tenere presente il totale fallimento della misura, riservata ai locatari: il poco tempo a disposizione per le domande e l’espletamento degli atti, ha fatto sì che questa misura non sia mai decollata e che le domande pervenute, siano irrisorie.

Lo studio, inoltre, suggerisce 5 questioni da affrontare per migliorare il sistema:

– Migliorare la qualità del sistema informativo sulle politiche abitative.

– Semplificare i requisiti di accesso e le condizioni di premialità.

–   Definire un unico indice di disagio abitativo: pur essendo di difficile attuazione, sarebbe di sicuro uno strumento utile per trovare un modo semplice di risoluzione del disagio abitativo dei nostri cittadini.

– Offrire incentivi e razionare le risorse: ovvero rinunciare alla regola di dare a tutti e seguire un criterio di razionamento nell’uso delle risorse, concentrandole su coloro che si ritiene più reattivi rispetto all’incentivo impiegato.

– Creare un agente territoriale unico per le politiche abitative: l’affidamento dei compiti a diversi soggetti attuatori e la non connessione tra di loro, può generare doppioni di interventi, interventi non necessari per il territorio o dispersione di risorse in canali diversi.

Ci auguriamo che la Giunta regionale, non lasci nel cassetto, il risultato della missione valutativa, ma lo utilizzi nell’atto di redazione dei regolamenti e nei momenti di riordino delle ATER regionali, facendo in modo così, che anche il Consiglio regionale, abbia messo del suo in questa riforma delle politiche abitative.

Riteniamo, che nessuno di noi, abbia la ricetta in tasca, sul come risolvere questo disagio che affligge i cittadini della nostra regione.

Siamo abbastanza certi, però, che questa sia una buona base di partenza, migliorabile, sicuramente, con i suoi limiti, probabilmente, ma auspichiamo che possa essere il motore per dare finalmente risposte a questo annoso e continuativo problema.

Grazie

 

LO STUDIO EPIDEMIOLOGICO INDICA L’AUMENTO NEL TEMPO DI TUMORI. COSA INTENDE FARE LA GIUNTA SERRACCHIANI?

Finalmente siamo riusciti ad avere lo studio epidemiologico, richiesto quasi due mesi fa. Le conclusioni di questo studio rilevano una propensione all’incremento nel tempo di tutti i tumori e in particolare del tumore della mammella, sia in provincia di Gorizia che nel resto del Friuli Venezia Giulia. 
 
Questo lavoro esprime inoltre una valutazione a parte in merito ai dati sul tumore alla vescica. Viene messa infatti in evidenza una tendenza alla maggiore incidenza di questa neoplasia tra le donne residenti nella Provincia di Gorizia e in particolare nel Distretto Basso isontino. Lo studio suggerisce pertanto di approfondire l’eccesso di rischio per i tumori ai polmoni, alla vescica e alla mammella. 
 
Come è noto a tutti, un rapporto dell’Università di Stoccarda ha rilevato che gli studi condotti sulle popolazioni residenti vicino alle centrali a carbone, responsabili dell’emissione in atmosfera di polveri sottili, benzoapirene, benzene, metalli pesanti, diossine e isotopi radioattivi, hanno dimostrato un aumento dell’incidenza di tumori di laringe, polmoni e vescica. Altri autorevoli studi, fatti a livello nazionale e in altre regione, pongono l’accento su questo tipo di patologie in aumento dovute alla presenza di impianti impattanti sul loro territorio. 
 
A questo punto, ci poniamo degli interrogativi. Che intenzioni ha la giunta regionale? Cosa intende fare, visti i risultati evidenziati dallo studio? Come intende procedere per verificare quali siano le cause, presenti sul territorio del Basso isontino, scatenanti queste tipologie di tumori? Quali sostanze, emesse in atmosfera, che si depositano al suolo, possono portare a incidenze tumorali più alte in questo territorio? E soprattutto quali realtà industriali, presenti nel Basso isontino, possono incidere sulle varie tipologie di tumori rilevate? 
 

FERRIERA DI SERVOLA: IL M5S ADERIRA’ ALLA MANIFESTAZIONE DEL 31 GENNAIO

Il MoVimento 5 Stelle ha deciso di aderire alla manifestazione, indetta dal Comitato 5 dicembre, che si terrà a Trieste il 31 gennaio con partenza da piazza Oberdan. «La manifestazione – spiega il portavoce M5S in Consiglio comunale Stefano Patuanelli – ha come oggetto un patto che la città deve imporre a chi amministra Trieste e il Friuli Venezia Giulia. Il patto è che la salute dei cittadini deve essere sempre garantita e deve essere collocata sempre al primo posto. L’amministrazione comunale e quella regionale avevano preso un impegno con i cittadini – ricorda Patuanelli -: se, entro il 31 dicembre 2015, lo stabilimento siderurgico di Servola, avesse continuato a emettere agenti inquinanti in atmosfera, l’area a caldo sarebbe stata chiusa. Il 31 dicembre 2015 è passato, i dati ambientali sono sotto gli occhi di tutti! Noi chiediamo che quel patto venga finalmente rispettato. Lo chiede il MoVimento 5 Stelle ma lo chiedono soprattutto i cittadini di Trieste che saranno numerosissimi in piazza Oberdan il 31 gennaio».

«I dati sull’inquinamento della città nel 2015 impongono un intervento urgente e drastico. Intervento che il sindaco Cosolini in questi mesi non ha mai preso in considerazione – aggiunge il portavoce del M5S in Consiglio comunale Paolo Menis -. Ci auguriamo che il prossimo sindaco – che sarà sicuramente un sindaco del MoVimento 5 Stelle – imponga quel cambio di rotta di cui la città ha bisogno, emanando le ordinanze necessarie per ridurre o addirittura azzerare la produzione della Ferriera. Trieste deve diventare una città salubre senza impianti inquinanti come la Ferriera di Servola».

«Da quando siamo in Regione abbiamo già presentato una quindicina di atti riguardanti la Ferriera – ricorda il portavoce del M5S in Consiglio regionale Andrea Ussai -. Abbiamo chiesto la chiusura progressiva dell’area a caldo dello stabilimento, cercando di far rispettare il diritto alla salute e tutelando i lavoratori. Abbiamo presentato una proposta di legge che riguarda la valutazione del danno sanitario per promuovere solo gli stabilimenti industriali in grado di rispettare il diritto alla salute, proposta di legge che speriamo venga presto discussa in Aula. Abbiamo presentato due esposti alla Procura: uno riguardante alcune irregolarità legate all’accordo di programma e l’altro riguardante le responsabilità del sindaco Cosolini. In poche parole il MoVimento 5 Stelle è stata l’unica forza politica a presentare costantemente interrogazioni, mozioni, proposte di legge sulla Ferriera di Servola. Nonostante questa intensa attività – conclude Ussai – il Partito democratico si ostina a puntare sull’attività siderurgica, sulla produzione di ghisa in centro città. Ecco perché chiediamo a tutti i cittadini di Trieste di manifestare insieme a noi il prossimo 31 gennaio».

TTIP: LA GIUNTA SERRACCHIANI NON TIENE CONTO DEI RISCHI DEL TRATTATO

Ieri sera si è tenuto a Rauscedo un incontro sul TTIP organizzato da ConfCooperative Fvg cui hanno partecipato sia l’assessore Bolzonello, sia l’assessore Cristiano Shaurli che l’eurodeputato De Castro dal titolo “TTIP: conseguenze e opportunità per l’agricoltura friulana”. Chi si aspettava una serata di informazione rivolta alle aziende agricole della zona di Rauscedo circa le possibili conseguenze che la firma di questo trattato potrà avere sulla nostra Economia, sarà rimasto un po’ deluso. In realtà, tutti e tre gli interventi dei politici si sono concentrati sulle opportunità che questo trattato darà alle imprese friulane, ma poco o nulla si è parlato dei rischi e delle conseguenze per le stesse.

Il vice presidente della Regione Bolzonello ha parlato di “grande opportunità” per le imprese agricole della nostra Regione, mentre l’on. De Castro ha ricordato che con l’abbattimento di alcune barriere “non tariffarie” ci potrà essere un consistente incremento delle esportazioni dei nostri prodotti che attualmente devono affrontare diversi ostacoli in territorio statunitense (a tal proposito è stato ricordato come in passa anche il Prosciutto di San Daniele ha dovuto scontrarsi con la tolleranza zero degli americani al batterio Listeria, oppure il latte crudo e suoi derivati considerati molto pericolosi in America).

Il problema però, che non è stato sottolineato, è proprio questo. Un conto sono le barriere tariffarie, la cui eliminazione potrà vedere aumentate le esportazioni e gli scambi tra le due sponde dell’Oceano, un conto sono le barriere non tariffarie. Da anni ormai attorno al TTIP è stato lanciato l’allarme su come l’eliminazione di queste barriere potrà incidere sulla salute e la sicurezza alimentare dei consumatori. A chi ha partecipato all’incontro di ieri sera non è stata data la possibilità di capire con quale forza contrattuale l’Europa potrà pretendere che vengano abbattute le barriere tariffarie statunitensi, agevolando così l’esportazione dei nostri prodotti e non permettere invece che vengano toccate quelle del nostro continente. Grazie a queste nel corso degli anni è stato possibile limitare la circolazione di prodotti OGM, di carne trattata con gli ormoni o di carne lavata con la varecchina.

Dai recenti studi del Dipartimento Americano dell’Agricoltura si prevede che con il solo abbattimento delle barriere tariffarie l’importazione di prodotti USA in Europa aumenterà di oltre 5 miliardi, mentre l’esportazione di prodotti Europei negli Stati Uniti potrà incrementare di soli 800 milioni di dollari, questo perché i dazi doganali sono più favorevoli agli esportatori europei in questo momento che non agli americani. Qualora venissero incluse anche le barriere non tariffarie all’interno del TTIP le esportazioni americane salirebbero fino a 9,5 miliardi mentre quelle europee, aumenterebbero sì ma fino a 2 miliardi. A beneficiarne sarebbero prodotti come formaggi frutta verdura e salumi, tra cui anche il prosciutto di San Daniele, che deve scontrarsi con una normativa americana molto severa che non prevede la stessa tolleranza al batterio Listeria concessa in Europa.

Sinceramente, le rassicurazioni dell’on. De Castro circa le possibilità del Parlamento Europeo di non appoggiare il TTIP, nel caso in cui all’interno vi siano anche norme che possano ledere la sicurezza dei nostri consumatori o la tutela dei nostri prodotti non possono lasciarci tranquilli. Il trattato con il Canada recentemente firmato prevedeva 1600 pagine, di queste solo 20 trattavano la tutela delle Indicazioni Geografiche. Ebbene, l’Europa è riuscita a “tutelare” una lista di 173 IG su 1438 presenti nel continente. L’Italia si è vista riconoscere solo 41 delle 276 IG presenti nella penisola. Tra queste solo il Prosciutto di San Daniele è della nostra Regione.

Questi soli dati dovrebbero far ben capire quale sarà lo scenario e quali le conseguenze di un trattato di liberalizzazione del commercio. L’aumento di prodotti importati, a parità di domanda comporterà l’abbassamento dei prezzi e la conseguente chiusura delle nostre aziende agricole, scenari già visti anche in questo settore. Qualcuno sicuramente saprà affrontare la sfida del mercato americano, qualcuno si è anche già attrezzato, la stragrande maggioranza rischia però di venir travolta, ma queste cose non vengono mai spiegate agli agricoltori, perché?

E’ strano che il vice presidente Bolzonello da un lato voglia combattere le liberalizzazioni del commercio e i danni che queste hanno causato in Italia (più di 650 mila aziende chiuse dal 2011 ad oggi) e dall’altro sostenga che questo trattato di liberalizzazione sia una “grande opportunità” per le nostre imprese.

Noi continueremo a porre all’attenzione del Consiglio Regionale questi aspetti, in attesa che la II Commissione riprenda una discussione iniziata esattamente un anno fa con l’approdo della mozione del MoVimento 5 Stelle in Aula sulle conseguenze del TTIP, discussione mai affrontata e mai portata a conclusione.

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RIFORMA SANITARIA: FRA I PRIMARI DI PEDIATRIA NON C’E’ ACCORDO SU QUALE PUNTO NASCITA VADA CONSERVATO E QUALE SOPPRESSO

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Pochi giorni fa la stampa ha dato spazio al “sì dei primari di pediatria alla concentrazione di competenze e professionalità per la sicurezza del percorso nascita”. Un parere unanime che è stato salutato con soddisfazione anche dall’assessore Telesca, principale fautrice della programmazione sanitaria che prevede la concentrazione dei punti nascita. Peccato però che i primari di pediatria, dovendo scegliere fra Latisana e Palmanova, non siano tutti d’accordo su quale punto nascita vada conservato e quale invece vada soppresso.

Non c’è una visione condivisa, quindi, nonostante il punto nascita di Latisana non abbia ancora raggiunto – anche se per poco – i 500 parti, uno dei fattori che vanno tenuti in considerazione per garantire la sicurezza delle partorienti e dei loro bambini. Alcuni primari avrebbero espresso il loro parere tecnico, sostenendo infatti la necessità di mantenere aperta la struttura di Latisana. In buona sostanza non si sono allineati alle posizioni della giunta Serracchiani. A un esperto professionista del settore non può sfuggire la collocazione geografica dei due presidi ospedalieri di Palmanova e Latisana. È evidente a tutti quanti che i residenti del Palmarino possano usufruire con maggior facilità di diverse strutture pediatriche collocate a breve distanza come quelle di Udine e Monfalcone. Condizioni favorevoli che, al contrario, non può vantare chi abita a Latisana!

In merito ai livelli di sicurezza emergono forti dubbi anche sul “Piano dell’emergenza urgenza pediatrico” messo a punto per compensare la chiusura del reparto pediatrico di Latisana dove non sarà più assicurato nessun ricovero urgente e nessuna osservazione temporanea! Di conseguenza, durante le ore notturne e nei pomeriggi dei fine settimana e dei giorni festivi quando mancherà il pediatra, tutti i bambini che avranno bisogno di consulenze urgenti – per esempio di tipo pediatrico, ortopedico o chirurgico – saranno mandati a Palmanova con una ambulanza senza pediatra a bordo.

Particolare non indifferente se si considerano i chilometri da percorrere e i lavori della terza corsia dell’A4 che stanno per incominciare. Ci domandiamo inoltre quanto costeranno questi trasporti, con ambulanza supplementare dedicata con la presenza dell’infermiere e quelli previsti con la presenza del medico anestesista nei casi di pazienti pediatrici critici o in condizione di emergenza. Bisognerebbe verificare se il costo di questo servizio alternativo verrà compensato o meno dai risparmi derivati alla chiusura del punto nascita e del reparto di pediatria.

A leggere le dichiarazioni della giunta Serracchiani sulla stampa sembra quasi che dopo tali chiusure a Latisana ci sarà un potenziamento dell’emergenza urgenza. A nostro avviso, purtroppo, non sarà così, almeno per la popolazione pediatrica! Siamo convinti infatti che queste decisioni – molto politiche – non rispondano né a criteri
di sicurezza né tanto meno alla necessità di utilizzare in modo più efficiente le risorse pubbliche.

CONTRASTO AL BULLISMO: SONO NECESSARIE PIU’ AZIONI CONCRETE

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«Invece di lanciarsi in stucchevoli dichiarazioni di principio, il presidente Iacop e tutto il Consiglio regionale dovrebbero sforzarsi per realizzare concrete politiche di contrasto al bullismo. Quanto fatto finora dal Garante per i diritti della persona e dal Corecom è il minimo sindacale». La portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Eleonora Frattolin critica duramente l’ultimo intervento del presidente Iacop che ha preso spunto dal grave fatto di cronaca che recentemente ha coinvolto una giovane di Pordenone.

«Vanno sostenute con coraggio e determinazione tutte quelle iniziative di contrasto al bullismo che stanno dando risultati importanti. Un esempio di best practice è sicuramente il protocollo utilizzato con successo dal Comune di Monfalcone. Un progetto in grado di mettere in rete gli istituti scolastici, il Tribunale per i minorenni del Friuli Venezia Giulia, le forze dell’ordine e la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. L’utilizzo concreto di questo protocollo in pochi anni ha portato, infatti, a una riduzione significativa dei casi di bullismo scolastico».

«Quanto realizzato a Monfalcone, che non ha bisogno di nuove leggi per essere efficace ma trova un solido appoggio normativo nella legge 38 del 2009 sugli “atti persecutori” (stalking), è oggetto di apprezzamento e di studio dagli esperti del settore a livello internazionale. Il Consiglio regionale – conclude Frattolin – dovrebbe prendere questo protocollo a modello e spingere affinché venga adottato il prima possibile in ogni comune del Friuli Venezia Giulia».

LE DICHIARAZIONI DEL SINDACO DI UDINE HONSELL SONO INCREDIBILI, FRIULI DOC A UDINE NON ERA ACCESSIBILE AI DISABILI

«A chi cerca di seguire le cronache udinesi sembra spesso che il sindaco Honsell non si renda ben conto di quale città stia amministrando. Sulle scelte politiche si può anche discutere, ma non possiamo certo lasciar perdere le prese in giro. Leggere il sindaco, qualche giorno fa, parlare di città “non inaccessibile” ci ha fatto sobbalzare letteralmente sulla sedia. Più volte, come MoVimento 5 Stelle abbiamo segnalato, infatti, le problematiche relative alle difficoltà riscontrate dalle persone con disabilità anche nel Comune di Udine». Il portavoce del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergocommenta così le ultime dichiarazioni del sindaco Honsell in merito all’accessibilità del capoluogo friulano.

 Honsell è riuscito a dire a mezzo stampa che “Per quanto riguarda le opere, come per esempio i plateatici delle piazze, noi siamo costantemente in contatto, per quanto possibile, con la Soprintendenza. Tutte le volte che ci sono degli eventi, penso per esempio a Friuli Doc in piazza Libertà o al mercatino di Natale in piazza Matteotti, abbiamo fatto in modo di rendere accessibile l’intera piazza”. Dichiarazioni incredibili! – attacca il pentastellato -. In occasione dell’inaugurazione di Friuli Doc lo scorso 10 settembre mi sono trovato a constatare personalmente l’inaccessibilità del piano rialzato di piazza Libertà. La giunta comunale non aveva fatto nulla per rendere visibile l’inaugurazione della kermesse cittadina alle persone con disabilità. Mancavano infatti rampe o accessi conformi al piano della piazza ove era stato collocato il palco! Queste persone nonostante avessero chiesto aiuto alla Polizia locale presente sul posto e informato lo stesso sindaco Honsell, alla fine sono dovute  rimanere in mezzo alla strada da dove non si poteva vedere praticamente nulla dello”spettacolo”, come attestano le foto da noi scattate quel giorno».

«Che non si possa avere una città senza barriere architettoniche nel giro di pochi anni ne siamo tutti convinti, che si voglia far passare messaggi falsi non lo possiamo accettare» ribadisce il portavoce del M5S.

«Invitiamo pertanto il sindaco a munirsi di carrozzina e circo mediatico al seguito per venire a parlare di questo e di altri problemi legati all’accessibilità della città presso i nostri uffici di via Poscolle, 6 in Udine. Quando si accorgerà che gli stessi, questa volta non per sua colpa diretta, risultano ancora inaccessibili nonostante le nostre denunce, si potrà rendere veramente conto- conclude Sergo –  diquale sia la reale situazione della città che si trova – ancora per poco – ad amministrare».

LA VARIANTE DI DIGNANO RISCHIA DI DISTRUGGERE PER SEMPRE PREZIOSI REPERTI DI ETA’ ROMANA

“Ci sono molti indizi per ritenere che in prossimità del territorio lambito dell’opera denominata Variante-Sud, tra le vie Dignano-Banfi a ovest e Casarsa a est, si trovino, sepolti sotto l’attuale sedime stradale, cospicui e preziosi reperti archeologici di età romana attinenti ad una Villa (Casa Rota) e una via glareata (via Crescentia /Dignano-Banfi)”. Queste alcune delle conclusioni dello studio eseguito dall’architetto Luca Vignando, commissionato dal gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale. Partendo dalle principali e più recenti pubblicazioni della letteratura storico-archeologica, questo lavoro – presentato questa mattina alla stampa a Udine – ha confermato che nell’area oggetto d’intervento della nuova struttura viaria denominata Variante-Sud sono documentati e rintracciabili sedimenti di viabilità e/o insediamenti di età romana. Tra questi la Villa di Vidulis, gli insediamenti di Coseano, la fornace/Villa di Griulis di Flaibano e, soprattutto, il mosaico della cantina di Casa Rota a Bonzicco (posto a poco più di 400 metri a sud dalla futura Variante alla quota di -2,5 metri dal piano di campagna).

«Invieremo subito questo studio alla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia e al Ministero per i Beni e le Attività Culturali – ha annunciato la portavoce del M5S in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo -. Alla luce di queste evidenze chiederemo inoltre alla Soprintendenza l’applicazione immediata degli articoli 95 e 96 del Codice degli appalti. È fondamentale infatti riaprire la procedura sulla base dell’interesse archeologico della zona. Si deve ottenere un provvedimento preventivo ai lavori, con carotaggi e approfondimenti, per verificare quello che c’è realmente sotto il tracciato della Variante. Nel caso in cui la procedura non venisse modificata – ha aggiunto Dal Zovo -, rischiamo di distruggere e seppellire per sempre un patrimonio di valore inestimabile per il nostro territorio. Riteniamo che la relazione archeologica, allegata al progetto della Variante, non abbia approfondito alcuni aspetti importanti che lo studio dell’architetto Vignando, invece, approfondisce».

«Fra le prerogative dell’Unione europea c’è quella di proteggere e tutelare il patrimonio culturale, storico, artistico e archeologico. Prerogativa demandata agli stati membri – ha ricordato il portavoce del M5S al Parlamento europeo Marco Zullo -. Per questo verificheremo e controlleremo che le procedure siano state rispettate in modo corretto a tutti i livelli amministrativi. Personalmente mi adopererò – ha sottolineato Zullo – affinché questo studio giunga al Ministero per i Beni e le Attività Culturali».

«A chi è dato decidere chiediamo di approfondire ulteriormente questi studi facendo un’indagine preventiva concreta sul sito al fine di salvaguardare questi interessanti resti archeologici che diversamente verrebbero distrutti irrimediabilmente durante le escavazioni del tunnel previsto proprio su quei sedimenti – ha detto la presidente del Comitato “Assieme per il Tagliamento” Franca Pradetto Battel -. L’attuale Giunta regionale dovrebbe investire in opere che danno benefici a lungo termine a un territorio invece di stanziare ben oltre 22 milioni di euro per poco più di un chilometro di strada per accontentare le lobby del cemento».

CONFERENZA STAMPA SULLA VARIANTE DI DIGNANO

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Il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale organizza domani, venerdì 15 gennaio, alle ore 11 a Udine presso la sala Kugy del Palazzo della Regione (via Sabbadini, 31) una conferenza stampa per presentare lo studio intitolato “I resti più cospicui di sedimenti di viabilità e insediamenti di età romana nel territorio del Comune di Dignano in relazione all’opera denominata Variante Sud Dignano“, curato dall’architetto e libero professionista Luca Vignando.
 
Interverranno la portavoce del M5S in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo, il portavoce del M5S al Parlamento europeo Marco Zullo, la presidente del comitato “Assieme per il Tagliamento” Franca Pradetto, il portavoce del comitato “Uniti per l’ambiente” Walter Vidusso e il curatore dello studio Luca Vignando.
 
Laureato in architettura all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (Iuav) nel 1990, Vignando ha insegnato arti visive all’Istituto Tecnico V. Manzini di San Daniele del Friuli e ha collaborato alla didattica dei corsi di progettazione architettonica 1H e 2G allo Iuav. Ha vinto anche il primo premio del Concorso Internazionale di idee per la piazza del Mercato di Cracovia, la piazza più grande d’Europa.