sabato, 11 Gennaio 2025
Home Blog Pagina 132

CHIEDIAMO LE DIMISSIONI DEL DIRETTORE GENERALE PILATI

0

«Alla luce di quanto accaduto nelle ultime ore il direttore generale dell’Aas2 Pilati deve prima annullare il decreto di sospensione del Punto nascita di Latisana e poi dimettersi». A chiederlo è il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai che da mesi, per non dire anni, sta mettendo in evidenza l’assurdità di questo provvedimento.

«Come avevamo ampiamente previsto – spiega Ussai – con la scusa della carenza dei pediatri si cerca di imporre la chiusura del punto nascita di Latisana – definita furbescamente sospensione tecnica e temporanea della operatività – prima che il divario dei parti tra Palmanova e Latisana si riduca troppo. In primo momento, infatti, sono state date disposizioni aziendali per indirizzare la future mamme presso altri punti nascita, nonostante l’assenza di un decreto di chiusura del punto nascita di Latisana, poi il direttore generale Pilati ne ha decretato la sospensione in contrasto con la volontà dell’assessore Telesca e della presidente Serracchiani, che evidentemente volevano essere le prime ad annunciare la notizia al momento più opportuno».

«Il comportamento del direttore generale è stato superficiale e palesemente di parte. Anche durante i lavori della commissione regionale – ricorda il portavoce del M5S – Pilati si è preoccupato di evidenziare in particolare l’alto numero di parti di Palmanova guardandosi bene dal dire cosa avrebbe provocato la chiusura del punto nascita di Latisana soprattutto per quanto riguarda l’urgenza-emergenza pediatrica. Stiamo parlando di oltre 3.000 accessi al Pronto soccorso pediatrico, di cui circa la metà riguardanti bambini da 0 a 3 anni, che dovranno essere indirizzati da un’altra parte. Per tutte queste ragioni chiediamo con forza le dimissioni di Pilati».

«La maggioranza di centrosinistra deve invece tenere fede all’impegno assunto con la mozione votata a maggio dal Consiglio regionale. Deve infatti garantire “le condizioni adeguate allo svolgimento del servizio” presso entrambe i punti nascita di Palmanova e Latisana e valutare con più oggettività “le prospettive di sviluppo” dei due punti nascita alla luce delle modificazione dei flussi degli ultimi mesi, considerando soprattutto la posizione geografica delle due sedi per garantire una maggiore sicurezza e fruibilità dei servizi».

«Purtroppo – conclude Ussai – come sempre a pagare il conto per questo teatrino della politica sono i cittadini ed in questo caso le mamme che dovendo partorire a breve non hanno ancora un’informazione certa su dove andare a far nascere i propri figli».

DENUNCIA DEL M5S: CON LA CHIUSURA DEL PUNTO NASCITA DI LATISANA, FUORI CONTROLLO I COSTI PER LA MESSA A NORMA DELLA STRUTTURA DI PALMANOVA

0

Dopo il sopralluogo ai punti nascita di Palmanova e Latisana rimangono molti dubbi sull’operato della giunta Serracchiani e un’unica certezza: a meno di ravvedimenti dell’ultimo secondo, il punto nascita di Latisana chiuderà entro metà dicembre! Ufficialmente la chiusura viene definita una “sospensione tecnica”, motivata dalla carenza di pediatri, ma con tutta probabilità si tratterà di una cessazione definitiva, voluta dalla maggioranza in Regione guidata dal Partito democratico. Una decisione supportata inoltre da alcuni tecnici come il direttore generale dell’AAS2 e alcuni primari che in questa vicenda non sono sembrati per nulla imparziali.

Quando, a maggio, in Consiglio regionale era stata discussa la nostra mozione, eravamo convinti del fatto, che nei mesi successivi, come – tra l’altro – aveva sostenuto l’assessore Telesca, le decisioni sarebbero state prese solo dopo aver valutato attentamente gli ulteriori sviluppi e tutti i dati a disposizione. Ebbene in questi mesi è accaduto che Portogruaro ha chiuso il punto nascita, le partorienti si sono trasferite da Portogruaro a Latisana, e non a S. Vito,  e che la differenza del numero dei parti tra Palmanova e Latisana è bruscamente diminuita. I dati parlano infatti di 1 parto al giorno in più a Palmanova rispetto a Latisana nel 2014 e di 14 parti in più al mese invece negli ultimi 4 mesi, per un totale di circa 50 parti in più a Palmanova da agosto a novembre. Inoltre, in base agli ultimi dati forniti alla stampa dallo stesso assessore,  è ormai acclarato che le donne di Gorizia stanno andando a partorire a Monfalcone e non a Palmanova. Per tutte queste ragioni siamo tutti convinti che quella della carenza dei pediatri sia stata una scusa creata ad hoc per chiudere la struttura di Latisana prima che il divario dei parti tra Palmanova e Latisana non si riducesse troppo.

Riguardo ai pediatri ci saremmo aspettati che il direttore Pilati si chiedesse perché solo a Latisana mancano pediatri. I concorsi per assumere pediatri vanno deserti, infatti, solo a Latisana e non negli altri ospedali. A questo punto per prendere la  decisione di chiudere i reparti sarebbe  bastato un segretario e non un direttore generale che invece è pagato per cercare di capire la causa dei problemi e per trovare le soluzioni per risolverli.

Ambigue e inverosimili sono sembrate anche le risposte dello stesso direttore generale alle domande sollevate alla fine dei due sopralluoghi dai consiglieri regionali della Commissione Sanità. Il dubbio principale, che ci ha portato a presentare una richiesta ufficiale di accesso agli atti, riguarda i lavori e gli investimenti che sarebbero necessari per l’accreditamento di entrambi i punti nascita. Investimenti che prevedono per la sede di Latisana solamente l’acquisto degli arredi per il reparto materno infantile – una struttura nuova di zecca e inutilizzata da circa due anni – e per Palmanova i lavori di messa a norma dell’impianto di areazione e di altre porzioni strutturali delle sale parto. Secondo il direttore generale questi interventi sarebbero compatibili con la normale prosecuzione dell’attività del punto nascita, tesi questa che riteniamo difficilmente sostenibile. A nostro avviso questa situazione rischia infatti di portare a un aumento esponenziale dei costi necessari per i lavori.

Ci sembra molto ambigua anche la lettura dei dati sull’attrattività delle due strutture. Se infatti per Latisana possiamo parlare di un introito netto per la Regione di oltre 1 milioni di euro dovuto a pazienti non residenti nel Friuli Venezia Giulia, per Palmanova i circa 2 milioni di “attrattività” sono strettamente collegati invece agli altri ospedali regionali. Non si tratta quindi di un reale vantaggio economico ma anzi di un meccanismo che riduce il numero dei parti nelle altre strutture del Friuli Venezia Giulia.

Far cessare l’attività, poi, del punto nascita di Latisana quando è ancora chiuso quello di Portogruaro, è particolarmente assurdo. Così facendo si mette la parola fine a uno dei pochi punti nascita della Regione in crescita e si finisce per sguarnire un territorio particolarmente vasto che vedrà ridotta la possibilità di accedere a servizi essenziali per le donne incinte e per le famiglie con bambini. Insieme al punto nascita a Latisana morirà infatti anche la pediatria.

Sarebbe stato più logico chiudere provvisoriamente il punto nascita di Palmanova, spostando i pediatri in servizio presso la sede di Latisana. Questo avrebbe consentito di effettuare i lavori strutturali necessari per la sicurezza presso il presidio palmarino senza danneggiare le partorienti e potendo, nel contempo, verificare l’andamento degli accessi a Latisana, determinati da una eventuale chiusura definitiva della struttura di Palmanova.

L’impressione che abbiamo avuto lo scorso martedì è che l’interesse della politica spinga nella direzione opposta a quella dei cittadini! Con il partito unico (PD più o meno L) soddisfatto per l’assist politico che questa cattiva decisione fornirà a entrambi i sindaci in carica nelle due cittadine.

BANDO DI ASSUNZIONE PER ADDETTO DI SEGRETERIA – ASSISTENTE LEGISLATIVO DI CATEGORIA D

0

**ATTENZIONE**

Al completamento dei colloqui per l’assunzione di un addetto di segreteria con competenze ambientali, ci siamo resi conto che il bando emesso era troppo restrittivo sui titoli di ammissione, richiedendo esclusivamente lauree in materie economico giuridiche.

Tutti i candidati prescelti per il colloquio presentavano alte competenze giuridico amministrative ma nessuna in materie ambientali.  Abbiamo ritenuto quindi opportuno riaprire i termini del bando, per poter valutare anche eventuali candidati aventi una formazione tecnico specialistica in materia ambientale.
 
Da oggi 02/02/2016 sarà pubblicato il nuovo bando a questo link e le domande potranno essere presentate entro il 15/02/16.
 
Al termine di questa ulteriore selezione sarà redatta una graduatoria unificata dove le posizioni delle persone già sentite rimarranno inalterate.
_____________________________________________________________________________

Il Gruppo Consiliare Regionale del MoVimento 5 Stelle ricerca:

Specialista amministrativo-economico, indirizzo amministrativo

Compiti principali:

    • Supporto tecnico giuridico-legale alle attività del Gruppo consiliare;
    • Assistenza e supporto ai Consiglieri regionali nel lavoro delle Commissioni e nella predisposizione proposte di legge regionale;
    • Atti normativi;
    • Emendamenti nonché assistenza nei rapporti con gli Uffici regionali e le altre Amministrazioni, con particolare riferimento alla tutela dell’ambiente e del paesaggio.

Requisiti generali di ammissione:

      • Cittadinanza italiana. Possono partecipare tutti i soggetti che rientrano nelle condizioni stabilite dall’art. 38 d.lgs. 165/2001 e D.P.C.M. 174/1994 purchè in possesso di adeguata conoscenza della lingua italiana;
      • Età non inferiore agli anni 18 e non superiore a quella prevista dalla normativa vigente per il conseguimento della pensione di vecchiaia;
      • Godimento dei diritti civili e politici;
      • Posizione regolare nei confronti del Servizio di leva per i cittadini soggetti a tale obbligo;
      • Assenza di condanne penali per reati che impediscono, ai sensi delle vigenti disposizioni, la costituzione del rapporto di lavoro con una Pubblica amministrazione;

Requisiti specifici di ammissione: i candidati devono possedere almeno una delle seguenti lauree

        • laurea in giurisprudenza, scienze politiche, scienza dell’amministrazione, economia e commercio o laurea equipollente secondo la vigente normativa, conseguite secondo l’ordinamento universitario ante riforma di cui al DM 509/1999, oppure una delle lauree specialistiche o magistrali equiparate, secondo la tabella allegata al Decreto Interministeriale 9 luglio 2009, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 7 ottobre 2009, n. 233;
        • lauree universitarie rientranti nelle classi 2 (scienze dei servizi giuridici), 15 (scienze politiche e delle relazioni internazionali), 17 (scienze dell’economia e della gestione aziendale), 19 (scienza dell’amministrazione), 28 (scienze economiche), 31 (scienze giuridiche), di cui al DM 509/1999;
        • lauree universitarie rientranti nelle classi L-14 (scienze dei servizi giuridici), L-36 (scienze politiche e delle relazioni internazionali), L-18 (scienze dell’economia e della gestione aziendale), L-16 (scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione), L-33 (scienze economiche) di cui al DM 270/2004.

Eventuali titoli di studio conseguiti all’estero devono aver ottenuto l’equipollenza a corrispondenti titoli italiani o comunque essere riconosciuti validi dalle competenti Autorità. Tutti i requisiti prescritti devono essere posseduti dai candidati alla data di scadenza del termine utile per la presentazione della domanda di ammissione, nonché al momento della sottoscrizione del contratto individuale di lavoro.

Modalità di svolgimento della selezione: comparazione dei curricula professionali e colloquio dei candidati che avranno ottenuto una valutazione di almeno 60 punti su 100 secondo i criteri indicati.

Criteri di selezione: La selezione è effettuata mediante valutazione e comparazione dei curricula sulla base dei seguenti criteri

FORMAZIONE (massimo 20 punti): aver conseguito titoli di specializzazione post-laurea o master attinenti alle mansioni da ricoprire e comunque in materia di diritto amministrativo e diritto ambientale. DOCENZE-PUBBLICAZIONI (massimo 20 punti): aver svolto docenze, tenuto seminari in qualità di relatore o effettuato pubblicazioni almeno in una delle seguenti materie: diritto costituzionale, diritto pubblico, diritto penale, diritto amministrativo, diritto ambientale. ESPERIENZA PROFESSIONALE (massimo 60 punti): saranno valutati in particolare il conseguimento di titoli di abilitazione professionale all’esercizio della professione (ad es. per la professione di Avvocato o Notaio); lo svolgimento di libera professione ovvero attività di lavoro subordinato in Enti pubblici o privati con mansioni relative al diritto pubblico, diritto penale, diritto amministrativo, diritto ambientale; aver curato pratiche di valutazione o autorizzazione ambientale (quali a titolo esemplificativo VIA, AUA, AIA). Il punteggio verrà assegnato in relazione alle attività ed esperienze indicate nel curriculum dai candidati, assegnando il punteggio in ragione del numero, della durata e della rilevanza dei dati comunicati e/o provati da documentazione allegata. I candidati i cui curricula avranno ottenuto una valutazione di almeno 60 punti su 100 accederanno al colloquio che verrà condotto dai Consiglieri regionali del Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle che verterà sull’accertamento delle esperienze pregresse indicate in curriculum nonché sulla verifica del possesso di caratteristiche personali quali, a titolo di esempio, le capacità comunicativa, il dinamismo, le abilità relazionali, il livello di motivazione/interesse verso il ruolo proposto.

L’inquadramento previsto è quello di categoria D e il tipo di contratto sarà a tempo determinato full time ai sensi dell’art. 5, comma 1, punto 2-bis) della legge regionale 28 ottobre 1980 n. 52 (Norme per il funzionamento dei gruppi consiliari) pubblicata sul BUR 29/10/1980, n. 111, per la durata della XI legislatura.

La domanda deve essere presentata in carta semplice con indicazione del nominativo, recapito postale e telefonico, codice fiscale del candidato deve pervenire entro e non oltre il 15/01/2016, mediante le seguenti modalità: – trasmessa a mezzo e-mail all’indirizzo: ; – spedita o consegnata a mani alla Segreteria del Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle, Piazza Oberdan, 6, 34100 Trieste. Nel caso di spedizione attraverso il servizio postale, la domanda dovrà pervenire al protocollo entro il termine indicato indipendentemente dalla data di spedizione del timbro postale.

Alla domanda vanno allegati: – fotocopia di un documento d’identità in corso di validità; – curriculum formativo e professionale, redatto in carta semplice, datato e sottoscritto; – eventuale elenco pubblicazioni/docenze.

Click qui per visualizzare e scaricare il bando

DENUNCIA M5S: SUI TRENI REGIONALI CIRCOLANO PENDOLARI E TOPI NEGLI STESSI SCOMPARTIMENTI

Ci sono incontri che non si vorrebbero mai fare. Neppure su un vagone di un treno. Uno di questi incontri spiacevoli è capitato ieri alla portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio comunale di Udine Vanessa Passoni sulla tratta Udine – Venezia. Insieme ai tanti passeggeri viaggiava infatti anche un topo (come si vede nella foto allegata). «Non solo subiamo i ritardi ma ci ritroviamo anche i topi» ha commentato Vanessa Passoni.

Non manca la presa di posizione di Cristian Sergo, portavoce M5S in Consiglio regionale, che già nel settembre del 2014 aveva interrogato la giunta Serracchiani sui dati della qualità dei servizi offerti da Trenitalia. «All’epoca avevamo chiesto quali fossero gli importi delle penali per i servizi non adeguatamente resi da Trenitalia – ricorda Sergo -. Volevamo anche che i dati aggiornati sul monitoraggio effettuato da Trenitalia e dalla Regione sulla qualità dei servizi offerti, tra cui la pulizia. Invece ci vengono forniti solo mirabolanti dati sulla puntualità».

«Invece – sottolinea con un pizzico di amarezza il consigliere regionale pentastellato – su penali, decurtazioni e dati riguardanti la qualità dei servizi di Trenitalia non abbiamo ricevuto alcuna risposta. A nostro avviso, anche in base alla L.R. 7/2014 (open data), la giunta Serracchiani dovrebbe invece pubblicare mensilmente i risultati del monitoraggio e non limitarsi a farlo annualmente come accade adesso. Con i dati aggiornati ogni 30 giorni i cittadini potrebbero avere il polso della situazione non solo in merito alla pulizia sui vagoni ma anche sulla puntualità, sull’affidabilità, sull’affollamento, sul comfort di viaggio e sulle informazioni alla clientela. Purtroppo anche in questo caso, come in molti altri – conclude Sergo -, alle nostre domande l’esecutivo regionale continua a rispondere con un tombale silenzio

«Con la convenzione stipulata con la Regione, Trenitalia “si impegna ad effettuare un numero di interventi di pulizia adeguato e tale da garantire il mantenimento di un livello ottimale di pulizia dei mezzi in esercizio. Nel caso venisse riscontrato, nel corso delle verifiche effettuate dalla Regione, un livello di pulizia in esercizio non soddisfacente, Trenitalia provvede a rimodulare adeguatamente le attività di pulizia”. Pur non trattandosi di un caso di mancata pulizia dei convogli, quanto è stato riscontrato dai consiglieri del MoVimento merita comunque di esser preso in considerazione da Trenitalia per verificare come sia stato possibile e prendere le dovute precauzioni».

FINCANTIERI: NON E’ STATO ANCORA SIGLATO IL NUOVO PROTOCOLLO DI LEGALITÀ

0

«Quando verrà firmato il nuovo Protocollo di legalità per la Fincantieri di Monfalcone?». A chiederlo è il portavoce del M5S in Consiglio regionale Cristian Sergo, ricordando come già a luglio del 2014 si fosse levata da più parti – in occasione di un’audizione in seconda commissione – la richiesta di riformare un testo che risale al 2007 e che servirebbe, anche, ma non solo, a monitorare preventivamente eventuali infiltrazioni mafiose.

«Un anno dopo – sottolinea Sergo – questo tema è stato portato all’attenzione anche della Commissione parlamentare Antimafia. La presidente Rosy Bindi non ha esitato infatti a indicare per quanto riguarda la situazione di Fincantieri l’emergere “di criticità che richiedono un’interlocuzione, quanto meno per invitare l’azienda a siglare un nuovo protocollo di legalità”».

«Inoltre in occasione dell’audizione in Consiglio regionale del 2014, l’amministratore delegato Giuseppe Bono si era lamentato “dell’isolamento” dell’impresa nella lotta alla criminalità organizzata, dicendo che “se qualcuno ha dei fatti da denunciare, vada alla Procura della Repubblica e faccia le sue denunce; noi le nostre le abbiamo fatte. E non siamo noi che dobbiamo arginare l’infiltrazione mafiosa”. Parole che fortunatamente sono state contraddette dalla stessa società pubblica quando – ricorda il portavoce del M5S – il 10 luglio scorso ha firmato con la Prefettura di Ancona un protocollo volto a prevenire ed evitare tentativi di infiltrazione mafiosa negli appalti assegnati dalla società per il lavoro svolto nello stabilimento dorico del Gruppo».

«Temo che le dichiarazioni dell’assessore regionale Panariti e del sindaco di Monfalcone Altran di piena apertura alla ridefinizione del sistema dei controlli e degli accessi al Porto per i controlli ispettivi possano rimanere lettera morta se non si stipula un nuovo Protocollo. Vanno coinvolti tutti gli attori istituzionali – insiste Sergo – in primis la Prefettura e l’azienda, i sindacati che da anni si battono in difesa dei lavoratori e infine le amministrazioni interessate. Come abbiamo già sostenuto deve essere interesse primario di Fincantieri assicurare il rispetto della legalità e difendere il mercato da tentativi di infiltrazione mafiosa. L’azienda – conclude il portavoce del MoVimento 5 Stelle – deve garantire la massima collaborazione, sia per contrastare i tentativi di infiltrazione criminale, sia per fugare ogni dubbio sul rispetto delle procedure legate ai subappalti nel cantiere monfalconese».

I DATI SUI PARTI DIMOSTRANO CHE IL PUNTO NASCITA DI LATISANA PUÒ SUPERARE I 500 PARTI

0

Finalmente l’assessore Telesca ha reso noto, a mezzo stampa (Messaggero veneto) il numero dei parti registrati nei punti nascita regionali. Qualche giorno fa, con una richiesta di accesso agli atti, volevamo ottenere i dati aggiornati al mese di ottobre, cosa che – a nostro avviso – avrebbe ulteriormente confermato il trend in crescita per Latisana. Telesca, invece, non solo non ha fornito i dati del mese di ottobre, fornendo esclusivamente quelli fino al mese di settembre, ma soprattutto ha dato una interpretazione sconcertante dei numeri, formulando conclusioni molto discutibili. Per questo, nello schema qui sopra, abbiamo reso i dati più comprensibili.

Se il trend di nascite dell’ultimo trimestre fosse confermato anche per i prossimi 12 mesi, il punto nascita di Latisana potrebbe verosimilmente superare di gran lunga le 500 nascite/anno. Calcolando invece il periodo 1 gennaio – 30 settembre 2015 alla fine dell’anno, probabilmente, avremo 2 punti nascita che si attesteranno intorno i 500 parti: Latisana con trend in crescita rispetto al 2014 del 11,6% e Tolmezzo con un calo del 9,4% delle nascite totali rispetto al 2014. A questo punto ci domandiamo se l’assessore intenda mettere in discussione anche il punto nascita di Tolmezzo. Ci auguriamo proprio di no, perché nell’ottica di garantire criteri di equità nell’accessibilità e nella fruibilità dei servizi sanitari crediamo che si debba sempre tenere in grande considerazione il collocamento geografico dei due presidi e la loro lontananza da Udine che risulta essere l’ospedale di riferimento.

Tutti i punti nascita della regione registrano un calo dei parti con una percentuale negativa in regione del 6,5% (i decrementi più forti si registrano a S. Vito -16,5%; a S. Daniele – 10% e a Udine – 10,1%), crescono invece i parti a Monfalcone + 20%, Latisana +11,6% e Palmanova + 5,2%.

La percentuale di parti di mamme provenienti da fuori regione sul totale dei parti effettuati nel periodo 2013-2015 è tendenzialmente compresa tra il 1,4% e il 5% per i punti nascita regionali, salvo per quelli in prossimità del confine con il Veneto.

Dall’andamento delle percentuali nel periodo 2014-2015 si può trarre, inoltre, qualche valutazione sulla distribuzione dei parti delle madri provenienti da fuori regione dopo la chiusura del reparto materno-infantile di Portogruaro. Sostanzialmente: Pordenone: +1.4% (+ 9 pazienti); S. Giorgio di PN: +2,4% (+11 pazienti); S. Vito al T: + 4,7% (+7 pazienti); Latisana: + 6,4% (+ 34 pazienti). Questi dati dovrebbero chiarire l’attrattività e conseguentemente anche il vantaggio economico che ne deriverebbe dal mantenere attivi i diversi punti nascita.

Non riteniamo corrette inoltre le affermazioni dell’assessore che parla di “un problema di reclutamento di pediatri” a Latisana, perché dovrebbe riferirsi alla carenza rispetto a tutta l’AAS2. I dipendenti infatti possono essere spostati visto che, nel clima di incertezza che continua a permanere in merito alla prosecuzione dell’attività, un professionista non chiederà mai di essere trasferito volontariamente! Ci saremmo aspettati che l’assessore oltre a sollevare la carenza di pediatri ricordasse, per amor di verità, che altri punti nascita della regione oggi non hanno una guardia pediatrica attiva sulle 24 ore, senza considerare che sono molti i criteri di sicurezza da rispettare e non solo il numero dei parti.

Sicuramente avremmo preferito leggere un’interpretazione dei dati meno di parte da chi è chiamato, a seguito della mozione approvata dal Consiglio regionale, a svolgere “le opportune valutazioni in merito”… alla scelta sul mantenimento dei punti nascita e dei relativi reparti di Pediatria, basandosi … “sulle prospettive di sviluppo conseguenti alle politiche di riordino” del Servizio Sanitario Regionale . Per questo motivo e per avere una visione più completa della situazione, oltre ad aver promosso pochi giorni fa un sopralluogo dei punti nascita di Latisana e Palmanova, in queste ore faremo un’ulteriore richiesta di accesso agli atti. Vogliamo conoscere il numero di nati nel Friuli Venezia Giulia fino al mese di ottobre 2015, il numero di pediatri, ginecologi, infermieri e ostetriche in servizio presso gli ospedali in cui è presente un punto nascita negli anni 2014 e 2015 e le forme contrattuali con cui sono stati assunti. In merito all’ospedale di Latisana chiederemo informazioni circa il costo complessivo (strutture e arredi) del nuovo padiglione inaugurato nel 2013-2014 e i costi delle nuove sale parto e del nuovo dipartimento materno infantile tuttora chiuso.

Ci auguriamo infine che questa volta i dati vengano forniti senza dover scomodare i portavoce del MoVimento 5 Stelle in Parlamento. Certo che non comprendiamo le ragioni ultime di tutta questa segretezza e la paura di informare correttamente i cittadini.

ORA VA MESSA UNA PIETRA SU TUTTI I PROGETTI DI RIGASSIFICAZIONE IPOTIZZATI PER IL FRIULI VENEZIA GIULIA

Nessuno parla di un altro progetto scomparso all’interno della documentazione dell’Unione europea: il progetto del rigassificatore on shore del Nord Adriatico.
L’Unione europea non ritiene più strategico questo progetto? Per l’Europa sono sufficienti i rigassificatori di Veglia e Porto Viro? Noi del MoVimento 5 Stelle avevamo quindi ragione quando sostenevamo che non fosse necessario un altro impianto?

A questo punto la giunta Serracchiani deve attivarsi immediatamente nei confronti del governo per mettere definitivamente una pietra sopra al rigassificatore di Zaule. La presidente agisca in prima persona per evitare la costruzione del rigassificatore a Monfalcone e, soprattutto, tolga dal piano energetico regionale la previsione di realizzare un rigassificatore nel Friuli Venezia Giulia. Se l’Europa, tanto cara alla Serracchiani, non ritiene più strategico quel tipo di investimento, non comprendiamo perché questo progetto debba essere mantenuto all’interno della programmazione energetica regionale.

Basta consumare il territorio del Friuli Venezia Giulia, basta progettare impianti e strutture impattanti sull’ambiente, basta fonti fossili, basta costruire impianti ad alto rischio vicini alle abitazioni e nei centri abitati. La sicurezza e la salvaguardia dei cittadini deve essere collocata al primo posto nelle politiche di qualsiasi governo, sia esso nazionale o regionale.

Noi del MoVimento 5 Stelle avevamo già previsto tutto. Ora non ci resta che attendere le mosse della Regione.

ALTO IL PERICOLO DI INFILTRAZIONI NEL TESSUTO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA. INTERVISTA A GIULIA SARTI

0

«Il Fvg è una re­gio­ne ad alto ri­schio di in­fil­tra­zio­ni ma­fio­se». A de­nun­ciar­lo Giu­lia Sarti, por­ta­vo­ce del Mo­vi­men­to 5 stel­le alla Ca­me­ra non­ché com­po­nen­te della com­mis­sio­ne An­ti­ma­fia.

Il pre­mier Renzi al G20 di An­ta­lya ha af­fer­ma­to che l’I­ta­lia ha scon­fit­to le stra­gi e la mafia e quin­di potrà scon­fig­ge­re anche il ter­ro­ri­smo. Che ne pensa?
«Forse Renzi vive nel­l’i­so­la che non c’è. Sa­reb­be bello poter dire che le mafie nel no­stro paese sono state scon­fit­te. I fatti, i pro­ces­si in corso e il co­stan­te la­vo­ro di ma­gi­stra­tu­ra e forze del­l’or­di­ne di­mo­stra­no che pur­trop­po così non è. Pos­sia­mo però af­fer­ma­re che l’I­ta­lia ha a di­spo­si­zio­ne delle ot­ti­me “armi” e delle ot­ti­me com­pe­ten­ze date dal­l’e­spe­rien­za di tanti anni di lotta a que­sti fe­no­me­ni. Pos­sia­mo solo spe­ra­re che il Go­ver­no vada in que­sta di­re­zio­ne e noi bat­ter­ci af­fin­ché ciò av­ven­ga».

La Di­re­zio­ne na­zio­na­le an­ti­ma­fia nel suo ul­ti­mo rap­por­to so­stie­ne che vi sia un cre­scen­te grado di pe­ri­co­lo­si­tà ine­ren­ti la cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta e di stam­po ma­fio­so. Che sen­sa­zio­ne avete a Roma di quan­to ac­ca­de in Fvg?
«La sen­sa­zio­ne è che le mafie si sono evo­lu­te al punto tale da ag­gre­di­re tutti i set­to­ri pub­bli­ci e pri­va­ti. Il Fvg è una re­gio­ne al­ta­men­te a ri­schio per molti di que­sti set­to­ri: dai tra­spor­ti al gioco d’az­zar­do, solo per fare due esem­pi». L’os­ser­va­to­rio An­ti­ma­fia pro­po­sto dal M5s in Re­gio­ne può es­se­re una so­lu­zio­ne? «E’ una delle so­lu­zio­ni ov­via­men­te non l’u­ni­ca. Il Fvg deve pren­de­re esem­pio dalle leggi re­gio­na­li an­ti­ma­fia già va­ra­te in altri ter­ri­to­ri si­mi­li come Lom­bar­dia, Pie­mon­te, Emi­lia Ro­ma­gna. Un os­ser­va­to­rio è ne­ces­sa­rio per con­sen­ti­re la map­pa­tu­ra dei set­to­ri a ri­schio, l’a­na­li­si della si­tua­zio­ne e il mo­ni­to­rag­gio delle azio­ni che la re­gio­ne vorrà at­tua­re».

Quali i set­to­ri più a ri­schio in­fil­tra­zio­ne?
«Tutti quel­li che pro­du­co­no pro­fit­ti. Se c’è una cosa che dob­bia­mo te­ne­re sem­pre a mente è l’in­se­gna­men­to di Gio­van­ni Fal­co­ne: “Se­gui­re i soldi”». A Tol­mez­zo c’è il car­ce­re di mas­si­ma si­cu­rez­za che ospi­ta Sal­va­to­re Buzzi di Mafia ca­pi­ra­le.

Che ne pensa dei ten­ta­ti­vi di ri­ve­de­re il re­gi­me del 41 bis?
«Chi fa certe pro­po­ste do­vreb­be sem­pli­ce­men­te leg­ger­si il pa­pel­lo delle ri­chie­ste avan­za­te da Totò Riina allo Stato nel pe­rio­do della trat­ta­ti­va du­ran­te le stra­gi del ’92-’93: eli­mi­na­re il 41 bis era la se­con­da pre­te­sa in or­di­ne di ri­chie­ste dopo la re­vi­sio­ne delle sen­ten­ze del maxi pro­ces­so. Al­leg­ge­ri­re o to­glie­re il car­ce­re duro avreb­be una sola con­se­guen­za: fa­vo­ri­re le mafie. La trat­ta­ti­va, su cui in­da­ga Di Mat­teo, con­ti­nua, o me­glio con­ti­nua­no le trat­ta­ti­ve. Di­ver­se da quel­la che co­no­scia­mo es­se­re av­ve­nu­te negli anni delle stra­gi non pre­sun­te ma ac­cer­ta­te da sen­ten­ze e atti pro­ces­sua­li do­cu­men­ta­ti. Oggi ci sono col­lu­sio­ni tra ma­fio­si, po­li­ti­ci e pro­fes­sio­ni­sti. Com­bat­te­re le mafie si­gni­fi­ca re­ci­de­re quei le­ga­mi».

CERTIFICATI MEDICI: MAGGIORANZA SCONFITTA

Maggioranza battuta in Consiglio regionale su un ordine del giorno proposto dal MoVimento 5 Stelle sull’esenzione del pagamento del certificato medico per le attività sportive non agonistiche amatoriali. «Dopo che l’assessore Torrenti aveva respinto il nostro ordine del giorno, siamo andati al voto e la maggioranza è andata sotto per un voto» spiega la portavoce del M5S Eleonora Frattolin.

«Si tratta di un impegno pesante – aggiunge -. Con questo ordine del giorno la giunta Serracchiani dovrà attivarsi affinché il certificato medico sportivo per attività non agonistica venga rilasciato gratuitamente dai medici di medicina generale del Friuli Venezia Giulia. L’esecutivo regionale dovrà inoltre adoperarsi con ogni mezzo perché anche il Ministero della salute riconosca la gratuità del certificato a livello nazionale».

La giunta Serracchiani, con alcune modifiche proposte dall’assessore Torrenti, ha accolto anche un altro ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle finalizzato al sostegno all’attività motoria e sportiva dei giovani in condizione di disagio.

«Nonostante queste soddisfazioni, abbiamo votato contro il disegno di legge di modifica al testo unico sullo sport – sottolinea Frattolin –. Troviamo, infatti, inaccettabile il ruolo esclusivo che viene dato al Coni per quanto concerne la gestione dello sport scolastico e l’inserimento sempre del Coni fra i beneficiari dei contributi per l’organizzazione di manifestazioni sportive e per gli eventi di carattere straordinario. A nostro avviso queste iniziative non dovrebbero essere realizzate dal Comitato olimpico ma dalle singole associazioni, federazioni sportive e dagli enti di promozione. Con questa legge – conclude la portavoce M5S – si vuole riempire di funzioni il Coni, in fondo, per giustificare la sua esistenza».

Di seguito il testo integrale dell’intervento di Eleonora Frattolin.

Questo disegno di legge nasce con l’intento di rivedere la normativa esistente in tema di sport, la legge regionale 8/2003, in particolar modo per quanto riguarda le modalità e i canali contributivi. Come MoVimento 5 Stelle avremmo preferito di gran lunga che, magari prendendoci tutti più tempo – data la mancanza di una oggettiva urgenza -, si optasse per una completa revisione di tutta la materia, facendo un lavoro esaustivo, semplificativo e ampiamente condiviso, che non necessiti nel breve periodo di costanti aggiustamenti.
Pur configurandosi quindi come una semplice manutenzione della legge esistente, si è scelto tuttavia di introdurre delle modifiche sostanziali che avrebbero assolutamente richiesto un maggior approfondimento e che ci lasciano al momento parecchi dubbi sulla bontà complessiva di questo disegno di legge.
Entrando nel merito di questo provvedimento, apprezziamo la nuova formulazione delle finalità e l’esplicitazione degli obiettivi che la legge si prefigge, dando il giusto risalto al valore sociale, formativo ed educativo non solo delle attività sportive ma anche motorie, promuovendone e sostenendone la diffusione nei cittadini di ogni fascia d’età e condizione fisica. Ci auguriamo si riesca, tramite alcuni necessari miglioramenti al testo, ad intervenire anche a favore della diffusione dell’attività motoria tra le fasce di popolazione in condizione economica più disagiata: sarebbe un importante e concreto segnale del valore e del ruolo che riconosciamo allo sport nella tutela del benessere psico-fisico dei nostri cittadini, nonché del contributo dello stesso a quelle che dovrebbero essere efficaci politiche di prevenzione sanitaria e psicologica.
Una delle questioni più rilevanti e controverse affrontate dal disegno di legge, sulla quale mi soffermerò maggiormente, riguarda l’attività motoria e sportiva nella scuola: ad oggi, secondo la legge vigente, la Regione concorre con appositi contributi alla realizzazione di specifici progetti realizzati dalle istituzioni scolastiche, anche mediante convenzioni con le federazioni sportive, d’intesa con gli uffici provinciali del Miur. A questa modalità contributiva, negli ultimi anni si è affiancato uno specifico progetto denominato “Movimento 3S” cofinanziato da Governo e Regione FVG, che viene organizzato e coordinato dal CONI e che prevede l’impiego di docenti laureati in scienze motorie o diplomati ISEF per l’educazione motoria nelle scuole primarie e secondarie.
Con le modifiche apportate da questo ddl si prevede che l’unica forma di sostegno regionale dell’attività motoria nelle scuole si attui esclusivamente nell’ambito del progetto unitario coordinato dal CONI. Per giustificare questa decisione si afferma che il progetto ha avuto ottimi risultati, lasciando soddisfatto anche il Miur.
Questa scelta ci trova assolutamente contrari per diversi motivi: innanzitutto, eliminando la possibilità di finanziare singoli progetti delle scuole, si va in qualche modo a ledere l’autonomia delle istituzioni scolastiche, obbligandole di fatto ad aderire al progetto unitario proposto. Soprattutto non è stato minimamente preso in considerazione il fatto che la riforma scolastica recentemente varata dal Governo darà maggior autonomia gestionale ai dirigenti scolastici, in particolar modo riguardo all’assunzione dei docenti e all’organizzazione dell’attività, anche extrascolastica. Non ci si è soffermati poi sulle possibilità offerte dall’attuazione operativa delle reti di scuole in termini di gestione condivisa del personale docente. Con le previsioni contenute in questo ddl stiamo andando esattamente nel verso contrario a ciò che stabilisce la riforma.
Vale inoltre la pena ricordare alcuni punti della Risoluzione del Parlamento europeo del 13 novembre 2007 sul ruolo dello sport nell’educazione. Tra le altre cose, il Parlamento europeo:
– Invita gli Stati membri a prendere in esame, e ove necessario ad applicare, modifiche nell’orientamento dell’educazione fisica in quanto materia scolastica, tenendo conto delle necessità di carattere sanitario e sociale e delle attese dei bambini;
– Invita gli Stati membri a rendere obbligatoria l’educazione fisica nelle scuole primarie e secondarie e ad accettare il principio che l’orario scolastico comporti almeno tre lezioni di educazione fisica settimanali, mentre le scuole devono essere incoraggiate a sforzarsi di raggiungere tale obiettivo minimo, nella misura del possibile;
– Invita gli Stati membri e le autorità competenti a promuovere una consapevolezza del corpo e lo sviluppo della salute attraverso un più alto livello di integrazione tra sport e materie di studio;
– Invita gli Stati membri a garantire le condizioni di conformità alla quantità minima di lezioni di educazione fisica, tenendo presente che l’esercizio regolare contribuisce notevolmente a ridurre la spesa dell’assistenza sanitaria.

Alla luce di queste parole, sono tanti i dubbi e le domande che ci poniamo: con questo provvedimento stiamo facendo il possibile per rendere obbligatoria l’educazione fisica nelle scuole di ogni ordine e grado? Stiamo spingendo per arrivare al minimo auspicato dal Parlamento europeo delle tre lezioni settimanali? E siamo sicuri che l’inserimento di un insegnante coordinato dal CONI, che non partecipa ai consigli di classe – dove ci si confronta con gli altri insegnanti sulle problematiche degli alunni – e che svolge appena un’ora di lezione a settimana per pochi mesi, sia il modo corretto per incoraggiare nel modo migliore l’integrazione tra l’educazione fisica e il resto delle materie di studio?
Noi riteniamo di no.
Pur comprendendo la situazione di grave crisi economica che incide su tutte le politiche di governo, purtroppo dobbiamo evidenziare come l’istruzione, nello specifico la scuola pubblica, sia stata negli ultimi decenni quella che ha subito costantemente i maggiori tagli. In tale ottica è chiaro che il Ministero esprima soddisfazione per un progetto che permette di utilizzare dei docenti qualificati per un minimo di attività, lasciando al CONI la gestione dei contratti che vengono fatti rientrare nella fattispecie dei rimborsi a collaboratori sportivi fino a 7.500 euro/anno (ex Lege 342/2000) e quindi esenti da tassazione. Un progetto che, inoltre, non prevede riconoscimento di punteggio per i docenti coinvolti. Non ci sembra assolutamente questo il modo corretto di riconoscere l’alto valore educativo e formativo dell’unica materia scolastica che si occupa dello sviluppo psico-fisico, armonico ed equilibrato, dei nostri bambini.
Premettendo il fatto che, rispetto alla normativa che attualmente regola il finanziamento al CONI per il progetto 3S, le modifiche introdotte non prevedono più l’obbligo di presentazione semestre di un rapporto tecnico sullo stato di avanzamento del progetto e di un rendiconto finanziario, ci sembra che tutto l’impianto del disegno di legge vada nella direzione di attribuire sempre maggiori compiti al CONI.
Senza nulla togliere al ruolo di coordinamento che questo ha nei confronti delle Federazioni Sportive Nazionali, delle Discipline Associate, degli Enti di Promozione Sportiva e delle Associazioni Benemerite, non possiamo non rilevare come in tutti gli altri Stati i Comitati Olimpici abbiano la sola funzione di gestire ed organizzare la rappresentativa nazionale che partecipa ai Giochi Olimpici e Paralimpici.
Oltre al possibile “monopolio” nel settore dell’educazione motoria scolastica, non riusciamo a comprendere perché il CONI debba essere ricompreso tra i beneficiari di contributi per manifestazioni sportive o eventi sportivi straordinari. Secondo il MoVimento 5 Stelle non deve essere il CONI ad organizzare eventi ma le singole Federazioni, Associazioni, società o Enti di Promozione!
Troviamo altresì discriminatorio che si preveda un nuovo articolo riguardante l’introduzione di contributi annuali agli enti di promozione sportiva a sostegno della loro attività istituzionale. Questi enti hanno già accesso ai contributi per le manifestazioni che prevedono la possibilità di destinare una percentuale del 20% del contributo per le spese generali di funzionamento, ragion per cui non riusciamo a capire perché abbiano diritto anche ad un contributo costante annuale, a differenza delle restanti associazioni e società che promuovono l’attività sportiva.
Altra scelta poco condivisibile, alla quale auspichiamo si porrà rimedio con emendamenti in Aula, è quella di aver in qualche modo sminuito il ruolo e le competenze dei percorsi di alta formazione (Laurea in Scienze Motorie e Diploma ISEF) sia in riferimento all’incarico di direttore tecnico delle strutture sportive, sia per quanto riguarda la formazione degli operatori e dei dirigenti (che viene affidata unicamente alla Scuola dello Sport del CONI), che in ambito di educazione motoria e sportiva a scuola.
Nell’attesa dei possibili miglioramenti che verranno apportati al disegno di legge, anche attraverso l’approvazione degli emendamenti che presenteremo, ci auguriamo che il testo finale approvato dall’Aula finisca per essere, almeno in alcune parti sostanziali, decisamente diverso da quello uscito dalla Commissione.

ADESSO E’ UFFICIALE. TERNA SI RASSEGNI: ABBIAMO SEMPRE AVUTO RAGIONE NOI!

Anche l’Unione Europea si è espressa, così come sosteniamo da tempo e abbiamo sottolineato anche in occasione della visita del premier Renzi: l’elettrodotto Udine Ovest – Redipuglia non è prioritario.

L’elenco dei progetti di interesse comune presentato nel 2013, per quanto riguarda il Corridoio prioritario “Interconnessioni di elettricità nord-sud nell’Europa centro-orientale e sud-orientale”, il cluster 3.20 prevedeva sia l’Interconnessione fra Udine Ovest e Okroglo sia la linea interna fra Udine Ovest e Redipuglia.

Nel nuovo elenco presentato il 18 novembre l’Unione Europea ha sensibilmente ridotto il numero dei Pic da 289 a 195. Infatti, il nuovo documento per quanto riguarda il cluster 2.0 riporta la frase “no longer considered a PIC”, ovvero, “non è più considerato come prioritario”.

Ebbene, in questa vicenda siamo stati attaccati, insultati, irrisi da Terna e dai suoi sostenitori, anche dopo aver, invano, avvertito il presidente del Consiglio Renzi del fatto che un mese fa si sarebbe recato a inaugurare un impianto siderurgico che per anni era stato ritenuto sostenibile solo con la realizzazione dell’elettrodotto Udine-Redipuglia, ma che invece è stato inaugurato lo stesso nonostante l’opera non fosse stata completata.

Ora che l’iter, grazie al decreto del Mise, dovrà ripartire da zero, per Terna ci sarà un ulteriore ostacolo da superare: non solo l’inequivocabile sentenza del Consiglio di Stato ma anche questa decisione della Commissione europea.

Il tutto era stato anticipato anche da noi in commissione una settimana fa quando abbiamo analizzato il “pacchetto energia europeo” e abbiamo chiesto di sottolineare con forza il fatto che l’Europa “prevede diversi PIC italiani nel settore dell’energia elettrica, soprattutto interconnettori tra Italia da una parte e Francia, Svizzera e Austria dall’altra e i necessari rafforzamenti interni, permetterebbero, una volta completati, di incrementare la capacità di interconnessione elettrica del paese, portandola a circa il 12% entro il 2020”. Proprio perché nel documento non c’è traccia delle interconnessioni con la Slovenia, abbiamo chiesto che nella risoluzione del Consiglio venisse sottolineato proprio questo aspetto.

Dopo l’estate torrida con i record di richiesta di energia elettrica e dopo l’inaugurazione del nuovo impianto di Cargnacco, che hanno dimostrato come la nostra rete elettrica è in grado di supportare l’attuale richiesta energetica – richiesta che secondo la previsione dell’amministrazione regionale dovrà anche ridursi con il tempo e con gli interventi di efficientamento energetico – adesso attendiamo cosa Terna e Regione si inventeranno per dichiarare l’opera strategica invece di puntare con decisione verso la realizzazione delle “smart grid” così come sostenuto dal Consiglio regionale con la risoluzione di maggio.

MOZIONE SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI: DOBBIAMO ABBANDONARE URGENTEMENTE LE FONTI FOSSILI PER FAVORIRE LE POLITICHE ECOSOSTENIBILI

0

Il gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale questa mattina ha votato a favore alla mozione sulla necessità di predisporre misure adeguate a fronteggiare i fenomeni naturali di cambiamento climatico.

Ecco l’intervento della portavoce M5S Ilaria Dal Zovo:

“Le stime parlano di un futuro fosco con un Pianeta sempre più caldo e più arido, un aumento degli eventi climatici estremi, delle alluvioni e delle siccità, con meno acqua e meno suolo fertile, con tutto quello che ne consegue.

Non ci aspetta quindi un futuro roseo se non saremo in grado di invertire la rotta.
Bisogna avere coraggio e fare delle scelte politiche completamente diverse da quelle fatte finora, basate su azioni concrete che portino a una riduzione di CO2 il più presto possibile.
Siamo in tremendo ritardo con gli obiettivi che ci eravamo prefissati con la strategia 20 20 20. Avremmo dovuto ridurre del 20% entro il 2020 le emissioni, ma abbiamo abbondantemente fallito. Se non ci si accorda, infatti, su una cospicua riduzione, e continua il trend attuale, per il 2050 la temperatura media del pianeta sarà aumentata di 5 gradi. Niente che la Terra non possa sopportare, ma per la stragrande maggioranza degli esseri umani non ci saranno più le condizioni per la sopravvivenza.

Dall’inizio della legislatura, come MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre avanzato delle proposte finalizzate a favorire le politiche ecosostenibili.

Dobbiamo abbandonare urgentemente le fonti fossili come il carbone, il petrolio e il gas perché – particolare troppo spesso dimenticato – anche il gas è una fonte fossile. È assurdo e grave che l’Europa continui a investire risorse imponenti nella realizzazione di rigassificatori, oleodotti e gasdotti.

È fondamentale puntare invece sulle fonti rinnovabili, sull’efficientamento energetico, sulla realizzazione di “smart grid”, sul rispetto della biodiversità, sulla tutela della fertilità dei suoli, abbandonando l’utilizzo di sostanze inquinanti in agricoltura e promuovendo filiere agroalimentari corte.

In quest’ottica bisogna includere anche il settore dei trasporti. La politica deve spingere con forza all’utilizzo di trasporti ecosostenibili.

Ci auguriamo pertanto che la conferenza di Parigi si dimostri in grado di trovare una soluzione per salvare il Pianeta, contrastando con coraggio le potenti lobby del petrolio e dell’energia”.

LA PORTAVOCE ALLA CAMERA GIULIA GRILLO HA CONDIVISO LA NOSTRA LOTTA PER IL MANTENIMENTO DEL PUNTO NASCITA DI LATISANA

0

Per la prima volta un parlamentare ha potuto conoscere di persona la situazione. Giulia Grillo, dopo aver incontrato il Comitato Nascere a Latisana, parlato con gli attivisti locali del M5S e studiato le carte, ha potuto constatare, infatti, come sia molto alto il rischio che la politica regionale (Serracchiani e Telesca) non tenga nella giusta considerazione le esigenze di un territorio vasto come quello della Bassa Friulana. Il Punto nascita di Latisana si trova in una posizione strategica dal punto di vista geografico. Chi chiuderà questa struttura finirà per arrecare un grave danno anche a Lignano, una delle località turistiche più importanti del Friuli Venezia Giulia. Senza dimenticare i cittadini che saranno costretti a raddoppiare il tragitto per raggiungere il punto nascita o il reparto di pediatria più vicino.

Giulia Grillo – ricordiamo -, componente della Commissione affari sociali e sanità della Camera dei deputati, visitando la struttura di Latisana è rimasta allibita dal fatto che un reparto pediatrico nuovo, che ha ottenuto finanziamenti per diversi milioni di euro e assolutamente pronto per essere utilizzato non sia stato ancora reso operativo.

La portavoce del M5S si è presa infine l’impegno di fare pressione sulla giunta Serracchiani affinché renda noti i dati riguardanti i parti del trimestre successivo alla chiusura del punto nascita di Portogruaro (trimestre agosto-ottobre). Dati più volte richiesti dal portavoce del M5S in Consiglio regionale Andrea Ussai ma che l’esecutivo regionale, per qualche sconosciuto motivo, si tiene ancora nel cassetto!

DENUNCIA DEL M5S: DIECI MESI SENZA RISPOSTE DALLA GIUNTA SERRACCHIANI

0

«È da quasi 10 mesi che la giunta Serracchiani non risponde alle nostre interrogazioni orali e alle nostre interpellanze. L’ultima risposta in Aula a una nostra interrogazione risale infatti al 27 gennaio 2015. I fatti dimostrano chiaramente il livello di rispetto dell’esecutivo regionale nei confronti del nostro ruolo di opposizione in Consiglio regionale e, soprattutto, dei cittadini del Friuli Venezia Giulia. Per questo motivo, in segno di protesta, questa mattina, dopo il ricordo della vittime degli attentati di Parigi, abbiamo deciso di non partecipare alla prima parte della seduta del Consiglio».

Con questa motivazione i portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai, Elena Bianchi, Eleonora Frattolin, Ilaria Dalzovo e Cristian Sergo hanno spiegato l’ennesimo abbandono dell’Aula durante le risposte della giunta alle interrogazioni e interpellanze dei consiglieri.

A tutt’oggi sono ben 25 le “domande” dei pentastellati alle quali l’esecutivo Serracchiani non ha ancora voluto dare risposta. Si tratta nello specifico di 19 interrogazioni orali e di 6 interpellanze.

«Oggi per fortuna – rivelano i portavoce del M5S -, durante la discussione sulle modifiche al regolamento interno del Consiglio regionale, l’Aula ha approvato una nostra proposta che impone alla giunta regionale, qualora non risponda alle interrogazioni entro 60 giorni dalla comunicazione in Aula della loro presentazione, di farlo in commissione. Infatti, le interrogazioni dovranno essere tramesse alla commissione competente per materia e – aggiungono i pentastellati – iscritte di diritto all’ordine del giorno della prima seduta utile della stessa commissione. Ogni consigliere potrà esercitare questo diritto al massimo per due interrogazioni al mese».

«Siamo soddisfatti che il Consiglio abbia approvato questa nostra proposta che – concludono i portavoce del MoVimento 5 Stelle – obbligherà finalmente l’esecutivo regionale a dare riposte a tutte le domande dei rappresentanti dei cittadini, senza arrogarsi il diritto di affrontare quelle più facili e di escludere – come troppo spesso accade – quelle maggiormente spinose».

IMMONDIZIE ABBANDONATE: PERCHE’ LE ISTITUZIONI NON RISPONDONO ALLE SEGNALAZIONI DEI CITTADINI?

Lo scorso 13 novembre abbiamo inviato alla Prefettura di Gorizia, agli assessori regionali all’Ambiente e all’Immigrazione e al sindaco di Gradisca d’isonzo, la segnalazione di un cittadino riguardante l’abbandono di rifiuti, da parte di immigrati, in viale Trieste e nel Parco degli Artiglieri a Gradisca.

Poco dopo è arrivata una prima risposta dall’assessore Torrenti che ci ha rassicurato, dicendoci che stanno cercando di trovare una soluzione definitiva in coordinamento con la Prefettura. La seconda risposta è arrivata invece dal sindaco Linda Tomasinsig, la quale ha affermato che la situazione era già stata risolta dagli addetti del Comune.

Un nuovo sopralluogo da parte del cittadino che aveva sollevato il caso purtroppo ha svelato l’amara verità: le immondizie sono ancora lì!

A questo punto abbiamo nuovamente inviato le immagini del degrado (in allegato) alle stesse istituzioni che abbiamo sollecitato fin dal primo momento, ma non abbiamo più ricevuto risposte in merito.

Dove sono le istituzioni? Perché non rispondono alle segnalazioni dei cittadini?

Ilaria Dal Zovo
portavoce del MoVimento 5 Stelle
Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia

Michele Freschi
portavoce del MoVimento 5 Stelle
Consiglio comunale Gradisca d’Isonzo

IMPIANTO BIOGAS A SAN QUIRINO: PUR DI FARE CAMPAGNA ELETTORALE, SANTAROSSA SI STA COPRENDO DI RIDICOLO

Una interrogazione alla giunta Serracchiani, già nel gennaio 2014, per chiedere maggiori controlli sull’impianto a biomasse a San Foca di San Quirino, l’organizzazione di numerosi incontri nel Pordenonese sull’inquinamento provocato e sulla non sostenibilità di strutture di questo tipo, la presenza a due sedute del Consiglio comunale e la proposta che tutti i terreni dove si sparge il digestato vengano segnalati con una apposita cartellonistica. Ecco solo alcune delle iniziative portate avanti dal MoVimento 5 Stelle e in particolare dalla sua portavoce in Consiglio regionale Eleonora Frattolin, sollecitate dall’impianto biogas della Sito Energy di via Partidor a San Foca.

«I fatti sono la risposta migliore alla disinformazione attuata dal consigliere di minoranza Stefano Santarossa (San Quirino Cambia – Radicali Friulani) che recentemente è arrivato a dire ai giornali che sull’impianto biogas il M5S regionale si è distinto per una totale indifferenza. È evidente – attacca l’attivista del meetup di San Quirino Mauro Rampogna – che il nostro Santarossa sbagli obiettivo, accusando con falsità il M5S e ignorando i veri responsabili, come ad esempio l’assessore all’agricoltura, l’assessore all’ambiente, e tutti quelli che hanno contribuito a questa partita tra amici! Pare proprio un inizio di campagna elettorale».

«Purtroppo, come quasi sempre, la giunta Serracchiani (che Santarossa ha sostenuto in campagna elettorale e potrebbe quindi sollecitare) non ha risposto alla nostra interrogazione – ricorda la portavoce del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin -. Come gruppo di opposizione abbiamo proposto una modifica al regolamento del Consiglio regionale per rendere obbligatorie le risposte alle interrogazioni depositate, che sarà discussa in Aula la prossima settimana e che ci permetterà finalmente di ottenere delle risposte dalla giunta».

«Quest’uscita di Santarossa non la capisco proprio – sottolinea Rampogna -. Io e molti cittadini sanquirinesi non abbiamo dimenticato, infatti, che solo alcuni mesi fa, quando si crearono le condizioni per far cadere la giunta, il radicale Santarossa ha votato a favore del sindaco Della Mattia. E lo ha fatto chiedendo in cambio – usanza tipica della vecchia e attuale partitocrazia – maggiori controlli sull’impianto di San Foca e una maggiore attenzione per il Centro per la catalogazione dei Magredi. E oggi, trascorsi pochi mesi appena, lo stesso consigliere comunale chiede al sindaco – da lui graziato – di rendere pubblici i dati sull’inquinamento dell’impianto a biogas, dimostrando di essere stato preso in giro e di essere stato tradito nella fiducia dalla stessa amministrazione che non ha gestito in maniera trasparente l’iter autorizzativo dell’impianto. Così facendo Santarossa contribuisce a distogliere l’attenzione dei veri responsabili che mai si sono confrontati in incontri pubblici».

«Se proprio deve far campagna elettorale perché non comincia con un incontro pubblico sull’impianto biogas della Sito Energy, invitando al confronto con i cittadini quelli che sono i veri attori responsabili. Gli attivisti e i portavoce del MoVimento 5 Stelle sono ansiosi di partecipare a una iniziativa di questo tipo. Sarebbe una bella occasione – conclude Frattolin – per far capire ai cittadini, una volta per tutte, chi fa sul serio e chi, invece, muove solo polvere, mentre il tempo passa e nulla cambia».

AUSSA CORNO: PRONTO UN ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI

0

Nell’ultimo mese un nuovo “giallo” ha interessato il Consorzio Aussa Corno. Tutto parte dai primi di ottobre quando la Regione revocava alcuni contributi concessi circa 5 anni fa alla Ziac per l’acquisizione e la rinaturalizzazione di alcune aree, la cosiddetta Punta Planais o Punta Sud. La Regione contestava i ritardi dei lavori che nonostante le reiterate proroghe non son mai partiti. Considerata la disastrosa situazione dell’ente, questo non veniva più ritenuto capace di usufruire del contributo.
Con tre decreti, pertanto, venivano revocati 4 milioni di euro. Una buona parte di queste risorse doveva servire anche al pagamento degli interessi dei mutui contratti per l’acquisto dei beni. Acquisto che sarebbe effettivamente avvenuto nel 2010 e su cui abbiamo già iniziato ad approfondire.

Qualcuno in Consiglio regionale, però, ha voluto stoppare questa operazione. Prima è stata depositata una mozione dai consiglieri regionali Cargnelutti e Colautti – entrambi del Nuovo Centrodestra – con cui hanno chiesto alla Regione la conferma dei tre contributi per non sferrare il “colpo di grazia” all’Aussa Corno. Poi il 27 ottobre i consiglieri Paviotti, Moretti, Lauri, Riccardi, Cargnelutti, Tondo e Travanut hanno presentato in Aula un emendamento al disegno di legge n. 116 condiviso da Cittadini-Pd-Sel-FI-Ncd-AR, finalizzato a confermare i contributi.

Superfluo notare che del “gruppone” non fa parte il MoVimento 5 Stelle.

Durante la discussione in Aula, abbiamo chiesto che cosa si stesse confermando dato che i contributi, di fatto, non erano più a disposizione dell’Ente. Anche perché il Consorzio viene da 4 bilanci chiusi (pesantemente) in rosso e proprio per questo, secondo la Corte dei Conti, non può ottenere ulteriori risorse da parte della Regione.

Ovviamente non ci hanno consegnato i decreti prima della votazione, cosa che avevamo richiesto espressamente, e l’emendamento bipartisan è passato con i voti favorevoli di tutti i consiglieri, tranne – scontato sottolinearlo – quelli dei cinque portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale.

Dopo un vero e proprio pressing sugli uffici competenti della Regione abbiamo potuto visionare finalmente i tre “famosi” decreti. Nel frattempo la Procura si è mossa e dalle notizie di stampa pare abbia avviato un’indagine anche su questa vicenda, noi comunque ci rivolgeremo anche alla Corte dei Conti per far verificare la correttezza anche di queste operazioni portate avanti dai partiti che governano e che hanno governato il Friuli Venezia Giulia negli ultimi anni.

È da quando è iniziata la legislatura che si parla di quanto è successo a San Giorgio di Nogaro, con una differenza: noi continuiamo a cercare la verità e gli eventuali responsabili del dissesto, gli altri partiti continuano a voler erogare risorse ad un ente in costante perdita.

FERRIERA DI SERVOLA: SUBITO UN’AIA DI SCOPO PER LA CHIUSURA PROGRESSIVA DELL’AREA A CALDO

Oggi in commissione la presidente Serracchiani e i rappresentanti di Siderurgica Triestina hanno elencato tutti gli interventi già fatti sulla Ferriera ribadendo il rispetto dell’accordo di programma. Purtroppo però a fronte di pubbliche dichiarazioni di avvenuta esecuzione di tutta una serie di migliorie strutturali nessuno ha spiegato come mai si continuano a verificare gli sforamenti del limite di legge per le PM10 (125 contro i 35 consentiti all’anno) mentre le polveri non cessano di cadere copiosamente sulla città.

Entro dicembre 2015 – sostengono – si concluderanno tutti i lavori sull’area a caldo della Ferriera che, a detta della presidente Serracchiani, dovrebbero garantire una produzione pulita. Peccato che non sappiamo ancora quanto durerà la verifica sul totale abbattimento delle emissioni nocive, che, in caso di esito negativo, dovrebbe comportare la chiusura dell’area a caldo!

Con tutta probabilità verrà assecondata la volontà della proprietà (Arvedi) che aveva già spostato tale verifica a non prima della primavera 2016, smentendo la presidente Serracchiani, il sindaco Cosolini e gli impegni presi con i cittadini. Una volta rilasciata l’AIA – verosimilmente entro il 31 dicembre -, difficilmente si riuscirà a imporre la chiusura della parte a caldo dello stabilimento a un imprenditore privato, che, come ha già confermato nel Piano industriale di Siderurgica Triestina, continuerà la produzione a seconda della propria convenienza economica!

Come MoVimento 5 Stelle riteniamo che l’unica soluzione praticabile sia quella di prevedere un’AIA di scopo per la chiusura progressiva dell’area a caldo. Solamente in questo modo si riuscirà a tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini di Servola e di tutta la città ma anche la credibilità di una politica che finalmente potrà mantenere la parola data.
I cittadini sono stufi di essere presi in giro con continue promesse mai mantenute.

IMMIGRATI E PROFUGHI A GORIZIA E NELL’ISONTINO

In un’orribile partita di scacchi si spostano le persone come fossero pacchi da una parte all’altra del globo: non possono stare a Gorizia , non possono stare in Regione , ma possono stare solo da qualche altra parte dove noi non le vediamo e che non sia qui. In questo gioco al massacro la cosa che sanno fare meglio tutte le Amministrazioni pubbliche , Stato, Regione e Comune, è scaricarsi l’un l’altro la responsabilità che manca a tutti. E’ una situazione vergognosa che non è più possibile tollerare.
Sono ormai anni che in tutto il territorio nazionale e nell’Isontino assistiamo impotenti al fenomeno migratorio di persone che provengono dai paesi più martoriati e sfruttati o da luoghi dove non è più garantita la libertà e che giungono fin qui per cercare di ricominciare un vita normale.
Ma continuiamo con la logica dell’emergenza, tanto cara a chi nell’emergenza sguazza contento di fare buoni affari sulle spalle dei cittadini di ogni colore e nazionalità, italiani compresi naturalmente. E allora via alla demagogia di chi propone soluzioni che sa essere inattuabili, in una gara a chi la spara più grossa: i leghisti o i forza-italiani di turno? I fratellastri-di-talia o i democratici-alfaniani-governativi? La sfida è davvero impari e se non ci fosse da piangere ci verrebbe da ridere. Intanto le “orde di invasori” costantemente bivaccano e si spostano nelle vie cittadine in attesa di una risposta degli apparati governativi e dormono alla Suite Isonzo abbeverandosi nelle nostre “sacre fontane”.
Ora è arrivato il periodo freddo, (chi l’avrebbe mai detto!),e il problema della sistemazione di queste persone in strutture che possano essere migliori di un tetto fatto di alberi e di pareti inesistenti in rivaal fiume, diventa più umanamente e moralmente importante di qualsiasi altra preoccupazione legata agli immigrati stessi. I portavoce comunali e gli attivisti del Movimento 5 Stelle di Gorizia e Gradisca denunciano la situazione insostenibile ed esprimono la loro solidarietà a chi fattivamente lavora per dare il soccorso che le Istituzioni pubbliche non sanno incredibilmente dare. Esprimono sdegno per il comportamento della Giunta comunale goriziana che usa il problema profughi come strumento di propaganda politica. Alla Regione che tentenna tra inutili provvedimenti legislativi e grandi proclami inconcludenti, chiedono che siano messe a disposizione le strutture dell’ex Ospedale cittadino di via Vittorio Veneto quale luogo possibile, anche se non l’unico, per la permanenza temporanea di questi forzati ospiti, che nell’attuale via vai fra Parrocchia della Madonnina e le rive dell’Isonzo innescano anche un problema di sicurezza sulle strade attigue fra ponte IX Agosto e l’inizio dello Stradone della Mainizza. Se proprio non si riesce ad essere misericordiosi, pensiamo almeno ai costi sociali di persone che dovremo soccorrere in caso di incidenti oppure curare a spese del Servizio Sanitario Nazionale quando si ammaleranno al freddo e al gelo.

I portavoce e gli attivisti M5S di Gorizia e Gradisca d’Isonzo
Luisa Alessandrini, Manuela Botteghi, Ilaria Dal Zovo, Michele Freschi, Ermanno Macchitella , Roberto Marcosig, Mattia Policardo

LA DEMOCRAZIA PER IL PD EQUIVALE A TOGLIERE LA PAROLA AI CITTADINI CHE ESPRIMONO LA LORO OPINIONE

0

Si è svolta stamattina la Commissione generale per gli affari politici e interni dell’Assemblea parlamentare dell’Iniziativa Centro Europea (INCE), quello che doveva esser un Vertice con i commissari europei si è trasformato in una parata per i politici locali che hanno aperto i lavori. Presenti il sen. Sonego, la Presidente Serracchiani, il Presidente del Consiglio Iacop oltre che l’ambasciatore Giovanni Caracciolo di Vietri, il commissionario Zeno D’Agostino e in collegamento da Roma il sottosegretario per gli Affari esteri e la Cooperazione internazionale Benedetto Della Vedova.

Dopo i loro interventi c’è stata la presentazione del Porto di Trieste ai presenti da parte del Commissario Zeno D’Agostino che ha illustrato l’andamento del traffico merci nel porto triestino, dipingendo uno scenario in leggero contrasto con quelle che sono le statistiche riguardanti il traffico merci. Infatti, di fronte ad un annunciato incremento del numero di treni partiti dal terminal triestino (+15%), le statistiche non svelate dal commissario parlano di un lieve calo del traffico merci nei primi sei mesi dell’anno. Questo in controtendenza con quanto avvenuto nei restanti porti italiani, dove l’incremento è stato in media del 10%. Livorno città governata dal sindaco Nogarin del MoVimento 5 Stelle ha visto un incremento del 16% delle tonnellate movimentate nello stesso periodo.

Alla fine degli interventi una cittadina ha ricevuto la parola dalla presidente della Commissione Ince Maria-Andreea Paul e ha fatto un intervento accalorato e una domanda precisa ai commissari: “perché non ascoltate mai i territori e le popolazioni quando parlate di Tav e di infrastrutture?”. Il tono appassionato della signora, che non ha insultato nessuno dei presenti è bene dirlo, non è stato molto apprezzato dal senatore Sonego che dapprima ha cercato di togliere la parola alla cittadina, poi Le ha impedito di assistere al proseguimento dei lavori nel pomeriggio, con tanto di segnalazione da parte degli agenti della Digos. Quella che doveva essere una riunione pubblica, con annunci sui giornali e senza alcuna necessità di invito è diventata una riunione a porte chiuse.

Da un senatore del Partito Democratico ci si aspetterebbe un altro atteggiamento e non solo per un aspetto etimologico (demos=popolo cratos=potere). Democrazia, ovvero quella forma del potere che il popolo esercita votando i programmi dei partiti e che i rappresentanti eletti si devono impegnare a rispettare. Peccato che nonostante il 60% dei cittadini del Friuli Venezia Giulia andati al voto nel 2013 abbiano scelto programmi con scritto a chiare lettere no all’alta velocità e stop al consumo del suolo (PD+M5S), fra pochi mesi si vedranno recapitare da RFI un nuovo progetto di “velocizzazione della linea Venezia – Trieste” che costerà circa 1,8 miliardi di euro e porterà ad almeno 40 km di nuovi binari. Tutto questo è come sempre molto democratico, ma noi pretenderemo la massima trasparenza e pubblicità su questo progetto.

CONTINUA LA NOSTRA BATTAGLIA PER MANTENERE APERTO IL PUNTO NASCITA E IL REPARTO DI PEDIATRIA DI LATISANA

0

«Perché l’assessore Telesca non rende pubblici i dati riguardanti le nascite registrate a Latisana negli ultimi tre mesi? Gli ultimi dati a nostra disposizione risalgono a luglio. È molto importante avere una situazione il più possibile aggiornata per valutare con attenzione il trend dei parti presso i punti nascita della regione a più di un anno di distanza dalla chiusura di Gorizia e a meno di tre mesi da quella di Portogruaro». A chiederlo è il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai che continua la battaglia per il mantenimento del Punto nascita e del reparto di Pediatria a Latisana.

«A fine maggio il Consiglio regionale aveva impegnato l’assessore Telesca a basarsi “non solo sui dati attuali ma anche sulle prospettive di sviluppo conseguenti alle politiche di riordino”. Qui invece non si rendono pubblici neppure i dati certi che la giunta Serracchiani, volendo, può avere sicuramente in tempo reale – attacca Ussai -. Il riscontro che abbiamo, è che siano numerose le donne di Portogruaro che hanno scelto di partorire a Latisana, generando un trend in crescita rispetto ai mesi precedenti che, se mantenuto sui 12 mesi, potrebbe verosimilmente far superare di gran lunga le 500 nascite/anno».

«Si sta facendo, inoltre, sempre più seria la questione legata alla criticità dei pediatri sia a livello regionale, che nel presidio ospedaliero di Latisana e Palmanova. Numericamente infatti i pediatri potrebbero non bastare per coprire i turni di guardia in entrambe le sedi ospedaliere. Su questo punto – aggiunge il portavoce del M5S – è bene ricordare che da sempre il numero di urgenze pediatriche a Latisana risultano essere nettamente superiori a quelle registrate a Palmanova. Nel caso di chiusura dell’area materno-infantile di Latisana le future mamme o – evenienza ancora più grave – i bambini con problemi acuti o emergenti saranno costretti a trovare la riposta più vicina in altri ospedali, in taluni casi, a non meno di 60-70 km e con tempi di percorrenza molto lunghi per viabilità non sempre agevole, senza il rispetto quindi dei parametri di sicurezza recentemente deliberati nel nuovo piano dell’emergenza della Regione FVG. Valutazioni queste, soprattutto per quanto concerne la sicurezza, che non possono essere sottovalutate da chi è chiamato a prendere decisioni importanti per la salute dei cittadini».

«D’altronde sulla base della stessa mozione che abbiamo richiamato prima, l’assessore Telesca avrebbe dovuto garantire a Latisana “condizioni adeguate allo svolgimento del servizio” fino alla decisione finale. Invece siamo in piena emergenza pediatri. Sarebbe inaccettabile – conclude Ussai – se questa carenza fosse presa a pretesto per giustificare davanti all’opinione pubblica la chiusura del Punto nascita e del reparto di Pediatria a Latisana. Scelta, questa, dettata da ragioni più attente alla convenienza politica che ai bisogni del cittadino».