sabato, 11 Gennaio 2025
Home Blog Pagina 135

IL MESSAGGERO VENETO DEFINENDO I CONSIGLIERI REGIONALI ANALFABETI TECNOLOGICI STA FORSE CHIEDENDO LE DIMISSIONI DELL’ASSESSORE VITO?

0

«Oggi i lettori del Messaggero veneto, invece di trovare il consueto editoriale del direttore responsabile Tommaso Cerno, hanno potuto leggere un intervento dell’ingegnere di Pordenone Marzio Marigo, interamente dedicato allo stop, imposto dal Consiglio di Stato, alla costruzione dell’elettrodotto Udine-Redipuglia. Nel trascurare una nostra nota sullo stesso, spinoso, argomento (che alleghiamo qui di seguito), il direttore Cerno, ha preferito dare spazio a chi critica duramente l’interramento dell’elettrodotto e definisce i gruppi consiliari che caldeggiano questa soluzione “analfabeti tecnologici”».

«Perfetto, una valutazione come un’altra si dirà. Peccato che nel programma elettorale della Serracchiani ancora oggi troviamo questa promessa: “Intendiamo dettare i criteri per interventi infrastrutturali importanti sulla rete elettrica, puntando sulle reti intelligenti (smart grid) e utilizzando corridoi e dorsali non impattanti, prevedendo l’interramento laddove necessario e possibile dismettendo le linee obsolete”».

«Tutto qui? Certo che no. Le “promesse” avevano riguardato anche dell’elettrodotto Somplago-Würmlach. “La realizzazione dell’elettrodotto Somplago-Würmlach, se ritenuta economicamente vantaggiosa, deve avvenire – si legge nel programma della Serracchiani – secondo un tracciato interrato, meno impattante dal punto di vista paesaggistico e quindi meno dannoso”».

«Forse è utile ricordare al direttore Cerno che, sulla base di quello stesso programma, non solo è stata eletta la presidente Serracchiani ma anche la consigliera Sara Vito, successivamente nominata assessore regionale all’Ambiente ed energia. E definire un assessore “analfabeta tecnologico” non è il massimo! Forse il Messaggero veneto e il suo direttore stanno chiedendo le dimissioni dell’assessore Vito?».

 

——-

comunicato del  26/07/2015


Rimaniamo basiti dalla lettura delle dichiarazioni del “giorno dopo” la Sentenza del Consiglio di Stato riguardante l’elettrodotto Udine Ovest – Redipuglia.

Ci saremmo aspettati una lettura della sentenza e un commento di quanto in essa affermato e invece è ripartita la solita cantilena, i soliti ricatti occupazionali e i soliti attacchi a chi difende il territorio e i suoi cittadini.

Ci saremmo aspettati l’esultanza dell’assessore al Paesaggio Mariagrazia Santoro che si appresta a incontrare cittadini e istituzioni per il 7° workshop finalizzato alla realizzazione del Piano Paesaggistico Regionale, considerato che il Consiglio di Stato accusa di fatto il Ministero per i beni e le attività culturali di aver “illegittimamente subordinato il perseguimento dell’interesse pubblico primario (alla tutela paesaggistica) affidato alla sua cura alla realizzabilità comunque dell’opera, quasi che l’an del progetto non potesse essere nemmeno posto in discussione” ma non si limita a questo. Infatti, ricorda che “alla funzione della tutela del paesaggio è estranea ogni forma di attenuazione della tutela paesaggistica determinata dal bilanciamento o dalla comparazione con altri interessi, ancorché pubblici, che di volta in volta possono venire in considerazione”. Parole dure, un richiamo forte ai doveri chi amministra ed è chiamato a tutelare il nostro territorio. Invece, da quando si è insediata questa Giunta sono state poche le occasioni in cui questa Tutela sia stata anteposta agli interessi “ancorché pubblici”, dice la sentenza, ma spesso privati, aggiungiamo noi.

Questo elettrodotto fa parte di progetti pensati oltre dieci anni fa, quando la situazione era totalmente diversa. Sentiamo parlare di rischi di black out, ma evidentemente qualcuno, assessore Vito in testa, si è già dimenticato dei dati snocciolati pochissimi mesi fa dalla Regione stessa che parlavano di un calo di consumi energetici, dovuti sia alla crisi industriale, ma anche e soprattutto all’efficientamento energetico. Basti ricordare che negli ultimi anni in Regione c’è stato “un calo del 4,3% (da 10.030,4 GWh a 9.603,1 GWh)” e che i consumi industriali hanno subito un crollo del 14,1% dal 2007 a oggi e la cosa interessante è che “il trend di lungo periodo vede una progressiva riduzione della quota di consumi industriali” (fonte http://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/GEN/statistica/SCHEDA9/allegati/Report_energia_dicembre_2014.pdf).

Inoltre, se è vero che interrare l’elettrodotto comporterebbe tanti pericoli per la stabilità della rete e tanti ritardi per eventuali riparazioni, perché proprio la Ziu e l’Abs potranno usufruire di una linea interrata di 6km tra la Stazione di Santa Maria e la Zona Industriale Udinese, così come da noi denunciato questo autunno (http://www.movimento5stellefvg.it/elettrodotto-udine-redipuglia-la-polemica-non-si-placa/), senza che nessuno peraltro desse peso alle nostre constatazioni? Oppure, perché la stessa proponente interra elettrodotti da 380kv in Italia e solo in Friuli non può (a detta sua) farlo?

Infine, sarebbe ora che Terna facesse trasparenza anche sui costi di quest’opera e sui risparmi per i cittadini da sempre sbandierati ai quattro venti con totale spensieratezza. Oggi la società lamenta di aver già speso il 70% dei 100 milioni previsti per la realizzazione dell’opera. I conti, come spesso avviene in Italia con le Grandi Opere, non tornano. Da un precedente comunicato infatti si leggeva come “l’investimento complessivo stimato da Terna con la soluzione aerea è di 35 milioni di euro per la linea, ai quali si aggiungono 25 milioni di euro per la nuova stazione elettrica a 380 kV a Pavia di Udine e altri 40 milioni di euro per l’abbattimento dei 100 km di linee esistenti, per un totale di 100 milioni di euro”. Ammesso e non concesso che i lavori per la nuova stazione elettrica di Udine Sud siano terminati (e quindi che 25 milioni siano stati effettivamente spesi), non avendo iniziato lo smaltimento dei tralicci (e quindi non avendo speso 40 milioni di euro) e avendo solo messo i piloni e non ancora i cavi elettrici con tanto di elicotteri, come ha fatto Terna a spendere già 45 milioni di euro? Abbiamo letto più volte che il costo di un elettrodotto interrato sarebbe esorbitante, ma qualcuno ha mai chiesto ai cittadini se un’opera, che di fatto con i soli risparmi “annunciati” si ripagherebbe da sola in pochi anni, sarebbe sostenibile o meno?

Come MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre ritenuto che se di elettrodotto nuovo si deve parlare, si deve considerare solo l’interramento di un’opera che come dice il suo stesso nome potrebbe affiancare tranquillamente la nostra autostrada che congiunge proprio Redipuglia a Udine con un tragitto di soli 3 km in più. Come dimostra un video della stessa Terna per la presentazione di un elettrodotto interrato che verrà interamente realizzato in Piemonte è possibile far passare i fili anche sulle infrastrutture delle autostrade, senza dove impiantare piloni negli alvei dei fiumi o far passare fili sopra la testa degli automobilisti o a pochi metri dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari. (https://www.youtube.com/watch?v=A2mGSx25K0k).

 

 

 

 

LA SERRACCHIANI ANCORA UNA VOLTA SMINUISCE IL NOSTRO LAVORO

0
È terminato ieri a tarda sera un assestamento di bilancio che verrà ricordato più per le scaramucce tra maggioranza e opposizione che per gli interventi previsti al suo interno. Questo per far comodo alla presidente Serracchiani che, altrimenti, dovrebbe ammettere una volta ancora che le poste più importanti sono state approvate su indicazione delle opposizioni e ciò – ovviamente – non si può ammettere pubblicamente.
Ricordiamo, infatti, lo stanziamento di 11 milioni di euro per il sostegno al reddito trasferiti, grazie a un nostro emendamento, dal Fondo di solidarietà (già abrogato con la Legge 15) per gli anni 2016 e 2017 (per il 2015 rimangono intatti i 10 milioni di euro previsti per gli ultimi mesi dell’anno). Un passaggio definito inutile dalla presidente Serracchiani, che però a mezzo stampa non ha potuto trattenersi dal denunciare il suo “fastidio” per un provvedimento che andava fatto dagli uffici. Provvedimento – è bene ricordarlo – che avevamo già proposto il 29 giugno scorso e ritirato con la richiesta che venisse presentato nuovamente o durante l’assestamento o in finanziaria.
E così abbiamo fatto. Essendo ormai il Fondo di solidarietà abolito, abbiamo ripresentato questo emendamento alla prima occasione utile. Da parte nostra non c’era alcuna intenzione di attribuirci questa come “vittoria politica”, proprio perché trattasi – come direbbe l’assessore Peroni – di mera tecnicalità. In fondo, solo un anno fa, quando tutti ci chiedevano sbraitando “dove prenderete le risorse?”, avevamo dichiarato in Aula che una delle fonti di “approvvigionamento” sarebbe stata proprio il Fondo di solidarietà. E così è stato!
Questi tre giorni di dibattito hanno regalato altre note positive. Da sottolineare – per esempio – l’ordine del giorno, accolto dall’esecutivo, sui diserbanti a seguito della denuncia della consigliera Frattolin sui ritardi dell’amministrazione regionale in materia di recepimento delle direttive europee. Nella nostra Regione non sono ancora individuate infatti le aree sensibili dove l’intervento con diserbanti chimici tossici deve essere vietato. È stata anche l’occasione per ricordare come secondo l’Ispra  il numero delle sostanze controllate nelle analisi delle nostre acque superficiali e sotterranee sia nettamente sotto la media nazionale, tralasciando di ricercare la maggior parte dei composti classificati come altamente tossici.
Durante il dibattito abbiamo anche posto l’attenzione sui finanziamenti della Legge Rilancimpresa, che però sono dei meri spostamenti di risorse dai capitoli già stanziati in febbraio ad altri capitoli. In realtà gli unici interventi “nuovi” sono i 2 milioni di euro previsti per i Confidi e i 2,6 milioni di euro per un intervento legislativo in materia di attività produttive, sul quale il vice presidente Bolzonello non ha voluto dire nulla.
Abbiamo inoltre accolto con favore, dopo le nostre segnalazioni, la decisione di stanziare ben 13,5 milioni di euro per le sezioni Anticrisi dei fondi di rotazione destinati alle impreseUn intervento importante, sempre presente negli anni scorsi, e che questa volta, inizialmente, non era previsto tra le poste dell’assestamento.
Rimane il rammarico per l’intervento finale della presidente Serracchiani che, stizzita dalla bontà delle nostre proposte e sempre preoccupata che le nostre vittorie politiche vengano enfatizzate sul blog di Beppe Grillo, ha cercato di sminuire ancora una volta il nostro lavoro. È ormai evidente che non si sia ancora abituata a confrontarsi con una forza politica pronta a fare le pulci a chi amministra il Friuli Venezia Giulia. Forse era un po’ “attapirata” per la notizia proveniente da Roma dove il Consiglio di Stato ha accolto i ricorsi dei privati e dei sindaci contro l’Elettrodotto Terna Udine-Redipuglia, opera contro la quale il MoVimento 5 Stelle si è sempre battuto negli ultimi due anni, appoggiando invece i sostenitori della soluzione interrata.
Questa non è solo una vittoria dei comitati e dei sindaci che hanno ottenuto la sentenza favorevole, questa è soprattutto una sconfitta della politica regionale e delle tre giunte che si sono succedute in questi anni e che mai hanno prese le parti del nostro territorio e dei nostri cittadini.
 
 
 
Il Gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale

RITENIAMO CHE IL SILENZIO DELLA REGIONE SULLA CRISI COOPCA SIA IMBARAZZANTE

«La Regione cosa pensa di quanto sta accadendo nella Cooperativa Carnica? Con quale cda intende rapportarsi nel suo ruolo di vigilante e controllante? Con il cda che di fatto ha portato la Cooperativa al baratro e che è presieduto da chi più volte (l’ultima una settimana fa), sempre solo a parole, ha rimesso il proprio mandato? Oppure con il cda eletto dai soci che, sulla base di un ordine del giorno preciso, sono intervenuti nelle assemblee per nominare i nuovi amministratori?». Sono queste le domande che il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionaleCristian Sergo rivolge alla giunta Serracchiani in un momento di grave crisi istituzionale per la CoopCa.
«Il silenzio dell’organo di vigilanza su questo tema è a dir poco imbarazzante – attacca Sergo -. Intanto la Cooperativa, senza una guida certa, è formalmente nelle mani di un Cda in cui tuttora siedono anche amministratori cooptati o quelli finiti nelle indagini della Procura della Repubblica di Udine ad inizio anno. Eppure abbiamo più volte ricordato quali siano le azioni che l’esecutivo regionale poteva mettere in campo in queste situazioni, soprattutto a seguito delle due revisioni straordinarie volute dalla giunta Serracchiani. La seconda, deliberata a febbraio dal vice presidente Bolzonello, avrebbe dovuto monitorare proprio l’attività del cda».
«La cosa interessante è che in gennaio la Procura aveva depositato un’istanza di nomina di un commissario giudiziale, adducendo la necessità di vigilanza e tutela delle ragioni dei soci, creditori e lavoratori, ritenendo che il contegno degli amministratori fosse non convincente e da censurare. All’epoca il Tribunale ritenne sostanzialmente inutile la nomina di un commissario chiamato a sorvegliare l’iter generale della procedura concordataria, in quanto i suoi poteri sarebbero stati meno efficaci rispetto a quelli dell’autorità di vigilanza, cioè della Regione. Questo – sottolinea Sergo – dimostra come la Regione, in quanto autorità di vigilanza, avrebbe pieni poteri per agire, anche in questa situazione di “caos istituzionale”. La CoopCa deve avere, infatti, una guida certa, approvata dall’assemblea dei soci. In realtà questa si è espressa nominando 6 nuovi amministratori, in virtù di un ordine del giorno che era stato emanato dal Cda stesso, che ora non riconosce la volontà democraticamente espressa».
«Per concludere basterebbe ricordare le dichiarazioni della presidente Serracchiani dopo l’annuncio della nostra mozione di sfiducia: “la vigilanza della Regione è esclusivamente finalizzata a verificare il rispetto dei requisiti mutualistici tipici delle Cooperative e a fornire agli amministratori consigli e suggerimenti utili per migliorare la gestione e il livello di democrazia interna”. Ecco, se secondo la Serracchiani queste sono le uniche verifiche in capo alla Regione, nonostante in Aula avessimo già dimostrato con i fatti che le cose non stessero così, a fronte di quanto accaduto in questi ultimi giorni – conclude Sergo – il silenzio della Regione sulla democrazia interna della società è ancor più imbarazzante!».

LA STRETTA MORTALE DEL PD

La foto parla da sola. Il sindaco di Monfalcone Silvia Altran e l’ad di Fincantieri Giuseppe Bono che, supersorridenti, si stringono convintamente la mano. Un gesto mediatico per siglare un vero e proprio patto di non belligeranza. Comune e Fincantieri hanno infatti stretto un accordo per sancire la rinuncia, da parte dell’amministrazione monfalconese, di costituirsi parte civile nel processo per le morti di amianto. Questa immagine ci fa capire come i cittadini vengano continuamente utilizzati per fini politici. Il Comune di Monfalcone ha deciso, infatti, di sfilarsi da questo processo in cambio di un “contentino” di appena 140 mila euro, smentendo persino l’avvocato incaricato a difendere la stessa amministrazione comunale. Abbandonare in questo modo indegno i parenti delle vittime, per pochi spiccioli, dimostra come il PD – anche a livello locale – sia ormai lontano dai cittadini e sempre più servo dei poteri forti. Dopo le “leggi ad aziendam” ora è il turno dei “favori tra amici”. Questi politici di professione e questi finti manager continuano sulla scia delle scelte sbagliate, che hanno come unico obiettivo quello di coprire a vicenda le loro miserie.

MANUFATTI DI EPOCA ROMANA SOTTO LA VARIANTE DI DIGNANO

0

«La Variante di Dignano, con il suo scavo di una dozzina di metri di profondità, potrebbe imbattersi in aree di notevole interesse archeologico». La denuncia è della portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo.

«Uno studio molto accurato dell’architetto Luca Vignando, presentato alcuni giorni fa a Dignano, ha messo in evidenza alcuni punti critici di carattere storico-tecnico del progetto. L’area interessata dalla Variante presenta infatti strade militari e intercomunali di epoca romana e la conseguente, probabile, centuriazione dell’agro circostante – spiega la portavoce del MoVimento 5 Stelle -. Non lontano dall’area interessata dall’intervento, a Vidulis di Dignano, come inserito anche nella relazione archeologica effettuata dalla stessa Regione, è stata rinvenuta un’importante villa rustica romana di età giulio-claudia, mentre all’altezza di Bonzicco doveva esistere, con tutta probabilità, un antico attraversamento sul “Tiliaventum”. La relazione effettuata dalla Regione, però, non mette in relazione queste varie situazioni, ma le tratta in modo distinto, non valutando nel suo insieme la storia di quei luoghi».

«La nuova opera potrebbe poi contrastare con la normale laminazione delle acque meteoriche prevenienti dalla campagna limitrofa ad est e dirette, secondo l’orografia storica, verso il Tagliamento – aggiunge Dal Zovo -. Il “tunnel” presente nel progetto, lungo ben 450 metri e profondo fino a 15 metri sul piano di campagna, potrebbe creare un “effetto diga” dovuto alla sua parziale impermeabilità. Nella golena invasa dal tratto di strada “in rilevato” questo problema potrebbe innescare un “effetto laguna” causato, anche, dall’acqua “di ritorno” proveniente dalla barriera del “tunnel”. Ulteriori problemi – aggiunge la consigliera del M5S – potrebbero essere poi provocati dalla trivellazione del terreno indispensabile per inserire una doppia fila di pali del diametro di ben 1,2 metri ciascuno necessari alla costruzione delle “spalle” del “tunnel”. Gli effetti più cospicui potrebbero essere di natura acustica, tuttavia per le abitazioni più vicine ad esso (distanti solo una decina di metri) non si potrebbero escludere criticità statiche come confermato anche da un funzionario di Fvg Strade nel corso di un incontro pubblico».

«A breve invieremo lo studio dell’architetto Vignando alla Regione e a Fvg Strade – annuncia Ilaria Dal Zovo -. Questi elementi sono importanti e la nostra storia non può essere cancellata da un’opera infrastrutturale».

«Stiamo anche lavorando a una nuova mozione per chiedere la riapertura della procedura di Via, procedura che permetterebbe di valutare l’opera sotto tutti gli aspetti. La Regione alla luce dei nuovi studi che sono stati prodotti, non può essere contraria – attacca Dal Zovo -. La riapertura della procedura di Via non impedirebbe, infatti, il normale prosieguo del progetto, ma metterebbe in luce gli eventuali problemi ancora non valutati in modo adeguato».

«Senza dimenticare – precisa la portavoce del M5S – che la Corte dei Conti ha recentemente richiesto all’amministrazione regionale chiarimenti in ordine alla lievitazione dei costi della Variante di Dignano. Chiarimenti sui quali è calato un silenzio tombale. Per fare luce su questo aspetto di questa storia abbiamo da poco depositato una interrogazione rivolta alla giunta Serracchiani per capire se siano state valutate ipotesi alternative dell’intervento, non solo a causa della lievitazione dei costi complessivi del progetto ma anche alla luce delle problematiche tecniche emerse in sede di progettazione definitiva».

«L’esecutivo regionale, infine, deve spiegare se sia stato valutato il rapporto costo/benefici non solo alla luce dell’esplosione dei costi, ma anche in considerazione del fatto che le ordinanze di divieto di circolazione del traffico pesante hanno già risolto i problemi di sicurezza che – conclude Dal Zovo – hanno giustificato all’epoca la programmazione di quest’opera».

 

IL M5S FVG CONTRO LA NUOVA LEGGE ELETTORALE

0
«L’assurda suddivisione ipotizzata dall’Italicum è solo una delle innumerevoli schifezze contenute in questa legge elettorale. Il MoVimento 5 Stelle ha sempre mostrato tutta la sua contrarietà all’intero impianto previsto dall’Italicum che è persino peggiore del famigerato Porcellum». È un giudizio netto quello dei portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale sulla nuova legge elettorale che sta agitando i politici del Friuli Venezia Giulia.
«È inutile piangere sul latte versato. Tutti quelli che oggi qui in regione protestano, hanno dei “colleghi” che in Parlamento hanno approvato in modo entusiastico questo provvedimento – sottolineano i consiglieri regionali del M5S -. Rispetto alle porcate contenute nella nuova legge elettorale, la suddivisione dei collegi è acqua fresca. Il vero scandalo è che il Partito Democratico e i suoi alleati hanno imposto collegi da 600 mila elettori con un solo obiettivo: assicurarsi 100 nominati, eletti senza le preferenze!».
«Queste lamentele sono la dimostrazione di come tutti i politici del Friuli Venezia Giulia sappiano “salire sulle barricate” solo quando percepiscono il rischio di perdere la loro comoda poltrona. La rappresentanza politica – elemento cardine di ogni sistema democratico maturo – è distrutta non dal modo in cui la regione è stata suddivisa in collegi ma dal vergognoso sistema dei capilista blindati, veri e propri “capibastone”. Per questo il MoVimento 5 Stelle, fin dai suoi esordi, ha cercato di superare questa grave mancanza di democrazia attraverso lo strumento delle primarie che permette ai cittadini di scegliere direttamente, evitando che le decisioni vengano prese da due o tre capipartito».
«È sempre più palese il conflitto di interessi che ormai non riguarda più solo la presidente della Regione Serracchiani ma anche parlamentari come Rosato o Russo. Politici di professione, scollegati dalla realtà, che non rappresentano più il Friuli Venezia Giulia, costretti come sono a rispondere ad altri interessi, ad altri gruppi di potere, che – concludono – stanno lavorando da mesi per delegittimare la nostra regione».
Foto Italicum/Porcellum di Roberto Mangosi (Vignettista)

OLTRE 1 MILIONE DI EURO PUNTUALMENTE DISTRIBUITI DAI RELATORI DI MAGGIORANZA PER LE FINALITÀ PIÙ DISPARATE

«Se è vero che tre indizi fanno una prova, allora oggi possiamo serenamente affermare che è nato ufficialmente il “bonus maggioranza”. Per la terza volta di seguito, infatti, all’interno di una manovra finanziaria regionale abbiamo scovato oltre 1 milione di euro puntualmente distribuiti dai relatori di maggioranza per le finalità più disparate». Questo il commento della portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Elena Bianchi alla lettura degli emendamenti proposti da tutti i consiglieri regionali che solo oggi pomeriggio sono stati distribuiti.

«Nel capitolo “Oneri spese obbligatorie d’ordine correnti” sono state trovate le risorse per sistemare orticelli molto specifici – spiega Elena Bianchi -. Sommandole si supera la cifra di 1 milione di euro. Niente di nuovo, intendiamoci, nella storia dei partiti italiani e del Friuli Venezia Giulia. Solo che la presidente Serracchiani già nel 2013 aveva soppresso il famigerato “bonus consiglieri”. Ora è chiaro a tutti che questa pratica vergognosa, che per anni ha fatto felici i politici di centro, destra e sinistra, ora sia stata semplicemente sostituita con il nuovissimo “bonus maggioranza”».

«Dispiace particolarmente perché la Serracchiani ha sempre fatto della “lotta” contro i privilegi della casta uno dei suoi cavalli di battaglia. Solo a parole ovviamente. I fatti, anzi i numeri, raccontano un’altra storia… milionaria! È evidente – conclude la portavoce del M5S – che questi “regalini” servono per rasserenare, pacificare, tranquillizzare, accontentare… le tante voci che compongono la maggioranza».

LA PEDIATRIA DI LATISANA LAVORA IL DOPPIO DI QUELLA DI PALMANOVA ED E’ UN SERVIZIO ESSENZIALE CHE NON PUÒ ESSERE CHIUSO

Abbiamo analizzato l’attività pediatrica registrata nel 2014 negli ospedali di Latisana e di Palmanova. Ci siamo concentrati sull’attività pediatrica ospedaliera in senso stretto: visite urgenti, osservazioni di bambini instabili (cioè di bambini con problemi acuti instabili, per esempio, crisi respiratorie di varia natura, gastroenteriti e disidratazioni, traumi cranici da monitorare, fratture di arti che vengono ridotte in sedazione e che necessitano di monitoraggio successivo, ecc. che devono rimanere in ospedale sotto monitoraggio per un periodo da 6 a 36 ore nel reparto di pediatra e solo successivamente possono essere dimessi o ricoverati) e i ricoveri veri e propri, escludendo i ricoveri dei neonati sani. Si è scelta questa impostazione perché i dati riguardanti le visite programmate non sono significativi perché queste prestazioni vengono eseguite quasi sempre presso il pediatra di base e non presso le strutture ospedaliere.

Ricordiamo che la soppressione del Punto nascita porterebbe, di conseguenza, alla cessazione dell’attività dell’area materno-infantile ospedaliera che ha un importanza fondamentale perché risponde ai bisogni più urgenti della popolazione infantile.

Per dare una dimensione del problema e della richiesta di prestazioni da parte della popolazione (anche quella turistica), vi presentiamo i dati riguardanti l’attività dei servizi pediatrici di Latisana e Palmanova.

Pediatria di Latisana anno 2014

– ricoveri: 325
– prestazioni di Pronto Soccorso (visite urgenti): totale anno 4558
gennaio-marzo: 1049
aprile-giugno: 1246
luglio-settembre: 1213
ottobre-dicembre: 1050
– osservazioni temporanee: totale anno 229
gennaio-marzo: 54
aprile-giugno: 59
luglio-settembre: 65
ottobre-dicembre: 51

Pediatria di Palmanova anno 2014

– ricoveri: 238
– prestazioni di Pronto Soccorso (visite urgenti): totale anno 3207
gennaio-marzo: 783
aprile-giugno: 855
luglio-settembre: 631
ottobre-dicembre: 938
– osservazioni temporanee: totale anno 145
gennaio-marzo: 41
aprile-giugno: 41
luglio-settembre: 26
ottobre-dicembre: 37

L’attività della pediatria di Latisana nei confronti di quella di Palmanova segna pertanto un +36% per quanto riguarda i ricoveri, un +57% per le osservazioni temporanee e un +42% per visite urgenti di Pronto Soccorso.
Inoltre analizzando l’andamento dei dati trimestrali è evidente che nel periodo luglio-settembre, rispetto agli altri trimestri, Latisana nei confronti di Palmanova presenta un +18% per quanto concerne le visite pediatriche urgenti e un + 26% per quanto riguarda le osservazioni temporanee.

Al contrario a Palmanova nel periodo luglio-settembre si registra un decremento di attività del 26% per le visite urgenti e del 36% per le osservazioni temporanee.

I dati parlano chiaro: la pediatria di Latisana lavora molto di più di quella di Palmanova durante tutto l’arco dell’anno, registrando picchi di attività proprio nel periodo estivo. Fenomeno, quest’ultimo, che non può essere certo sostituito dalla Guardia pediatrica turistica, in quanto un parte dell’attività, come per esempio le osservazioni temporanee, può essere eseguita solo all’interno delle strutture ospedaliere.

Se mettiamo sulla bilancia i pro e i contro in tema di sicurezza per l’utenza dell’area materno-infantile, abbiamo:

Palmanova:
– più vicina ai centri Hub (Udine e Monfalcone);
– minore richiesta di prestazioni pediatriche (sia programmate che urgenti) in generale con ulteriore riduzione di richieste di prestazione durante il periodo estivo;
– migliore viabilità in termini di traffico e distanze per raggiungere i centri Hub;
– blocco parto da ristrutturare;
– maggior numero di parti, ma maggiore numero di professionisti, quindi uguale livello di expertise/professionista (vero indicatore di sicurezza)

Latisana:
– più lontana dai centri Hub (Udine) visto che Palmanova e S. Vito non costituiscono un punto di riferimento per l’utenza della zona;
– maggiore richiesta di prestazioni pediatriche in generale e soprattutto urgenti con ulteriore aumento di richieste di prestazioni urgenti durante il periodo estivo;
– pessima viabilità in termini di traffico e distanze per raggiungere i centri Hub;
– blocco parto nuovo e accreditato rispetto alle indicazioni delle linee guida;
– nuovo reparto materno-infantile già collaudato (solo da arredare);
– minor numero di parti, ma minor numero di professionisti, quindi uguale livello di expertise/professionista (vero indicatore di sicurezza)

«Davanti a questi dati la giunta Serracchiani deve spiegare come intende affrontare la situazione quando verrà meno il Punto nascita e quindi anche il reparto di Pediatria di Latisana? Come saranno gestite le prestazioni urgenti e quelle complesse?» chiede il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai.

«Tra osservazioni temporanee e ricoveri, in un anno, dal polo latisanese dovranno essere trasferiti in altre strutture circa 500 bambini. Con che mezzi e personale si può garantire la sicurezza dei trasporti?» si chiede ancora Ussai. «Va ricordato – prosegue – che almeno una parte di questi casi, concentrati nel periodo estivo (e quindi di maggior traffico stradale), sono casi complessi ed urgenti. Chiediamo l’intervento dell’elicottero ogni volta per trasferirli? Affrontiamo l’autostrada con ambulanza dedicata e un pediatra a bordo? Abbiamo quantificato i costi e le ripercussioni sull’intera rete dell’emergenza? Abbiamo quantificato i rischi?».

«Non bisogna essere specialisti in pediatria per capire che la risposta che la Regione intende dare alla chiusura del Punto nascita e pediatria non è adeguata alle esigenze dell’utenza di quella zona e soprattutto non è sicura! – attacca il portavoce del M5S – La Regione deve assumersi la responsabilità di dare un messaggio chiaro e inequivocabile alla popolazione dichiarando apertamente che i problemi acuti dei bambini (che ribadiamo rappresentano più del 80% delle prestazioni erogate dalla Pediatria Latisana e quindi facendo le debite proporzioni riguardano circa 500 casi) non saranno gestibili dall’ospedale di Latisana».

«Quindi “a monte” i genitori di quei “500 bambini” dovranno essere informati che non dovranno portare i loro piccoli in quest’ospedale. La cosa – già di per sé è di non facile attuazione sulla popolazione residente – diventerà pressoché impossibile da attuare nei confronti dei turisti, convinti che l’ospedale a ridosso della località turistica possa risolvere tutti i problemi sanitari dei bambini (dalla banale otite ai problemi più gravi, quali problematiche respiratorie o eventi traumatici di vario genere anche in evoluzione). Non dimentichiamoci, infatti, che Lignano e Bibione ospitano un turismo prevalentemente famigliare».

«Le conseguenze di tutto questo, in termini di sicurezza, di costi, ma anche a livello di immagine per la Regione, in questo momento non sono calcolabili. È possibile che tutto questo avvenga solo perché Palmanova registra 300 parti in più (e oltretutto di utenti non residenti in azienda)? Se facessimo deve valutazioni multidimensionali, il problema della sicurezza dovrebbe essere affrontato tenendo conto anche di questi aspetti. Noi del MoVimento 5 Stelle – conclude Ussai – siamo davvero allibiti per la leggerezza e la superficialità con cui un problema così delicato è stato affrontato finora dalla giunta Serracchiani».

ENNESIMO SCARICABARILE DELLA GIUNTA SERRACCHIANI CHE NON VUOLE ESPRIMERE UN PARERE CHIARO SUL PROGETTO DEL MINI RIGASSIFICARORE

«Ecco che ci risiamo! Solo pochi giorni fa avevamo chiesto alla presidente Serracchiani di esprimersi chiaramente in merito al rigassificatore di Monfalcone. Ieri, per tutta risposta, spunta una delibera di giunta che scarica, di fatto, le responsabilità sul governo Renzi. O meglio delega l’esecutivo nazionale di decidere su un tema così importante per il territorio monfalconese, tagliando ancora una volta fuori i cittadini». Questa la presa di posizione del gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale in merito alla “non-decisione” presa ieri dalla giunta Serracchiani.
Per l’esecutivo regionale, infatti, “non sussistono, al momento, le condizioni per poter pervenire ad un parere di compatibilità ambientale” sul progetto per la costruzione di un “minirigassificatore” a Monfalcone da parte di Smart Gas spa.
«Cosa vuol dire la giunta Serracchiani con questa delibera? Che se arriva la documentazione il progetto diventa compatibile? O se il privato firma l’accordo procedimentale, previsto nel piano energetico, lo stesso progetto diventa compatibile? – chiedono i pentastellati -. Siamoveramente stanchi di questo “modus operandi”. Ancora una volta una non posizione, una “non-decisione”, così come fatto su tanti temi posti alla giunta».
«La giunta deve smettere di prendere tempo. Vogliamo conoscere la vera posizione del governo regionale su questo tema. Lo chiediamo come cittadini del Friuli Venezia Giulia e come rappresentanti di un movimento politico che ha a cuore i cittadini e si batte per la tutela del territorio. Per questo – concludono i consiglieri regionali del M5S – rinnoviamo l’invito: Serracchiani mantenga gli impegni presi e ci dica una volta per tutte la posizione che intende tenere sulla realizzazione a Monfalcone del “minirigassificatore”».

 

AGGRESSIONE A TRIESTE, E’ STRUMENTALE CONFONDERE IL TEMA DELL’IMMIGRAZIONE CON QUELLO DELLA VIOLENZA

In merito all’aggressione subita dal ragazzo triestino all’esterno della discoteca Ausonia, il M5S Trieste vuole esprimere le seguenti considerazioni.

“La sicurezza è un bisogno primario del cittadino e le istituzioni pubbliche devono quindi garantirla.

Va tuttavia precisato che in almeno due occasioni le forze di Polizia, riferendo in Consiglio comunale, hanno fornito dati non troppo preoccupanti sul livello di criminalità in città. Ad ogni modo sono evidenti gli effetti che i tagli alle risorse effettuati dai governi di centro destra e di centro sinistra sul tema sicurezza hanno provocato anche a Trieste.

La Lega, quindi, assieme a tutti i partiti che hanno governato e governano il nostro Paese, dovrebbero solo tacere e chiedere scusa ai cittadini. La soluzione non è quella di istituire le ronde ma ripristinare le risorse tolte negli ultimi anni alle forze di Polizia.

Il tentativo costante del centrodestra e della destra, oggi rappresentata da Salvini e Fedriga, di confondere il problema della tutela della sicurezza dei cittadini con i temi dell’immigrazione e dei migranti rappresenta la peggior forma possibile di strumentalizzazione di temi che avrebbero bisogno di essere affrontati con intelligenza e buon senso, qualità che evidentemente mancano da quelle parti. La Lega, che oggi sbraita con la bava alla bocca, cosa ha fatto nei molti anni in cui ha governato “Roma Ladrona”?”

Paolo Menis
portavoce del MoVimento 5 Stelle
Consiglio comunale di Trieste

Stefano Patuanelli
portavoce del MoVimento 5 Stelle
Consiglio comunale di Trieste

Andrea Ussai
portavoce del MoVimento 5 Stelle
Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia

LA MESSA IN LIQUIDAZIONE DI COOPCA DANNEGGIA ANCHE I DIPENDENTI

«La delibera di messa in liquidazione di CoopCa proposta dal cda dell’azienda in sostanza decreta la fine della cooperativa. Stiamo assistendo a un vero e proprio colpo di mano da parte degli amministratori sul quale nutriamo molti dubbi e attendiamo che nel merito si esprima anche il commissario giudiziale». I consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo e Andrea Ussai tornano sull’ipotesi di messa in liquidazione di CoopCa.

«Di sicuro non può essere questo cda a far sì che la CoopCa rimanga ancora sul mercato, salvaguardando davvero negozi, posti di lavoro e prestito sociale. Gli unici che ora possono ottenere questo risultato sono proprio i soci prestatori e i dipendenti che durante le assemblee possono non solo farsi sentire ma anche farsi valere concretamente. Questa società deve tornare a essere motivo di orgoglio per il popolo carnico».

«La messa in liquidazione, oltre ai soci prestatori, danneggia anche i dipendenti di CoopCa che perderebbero ogni speranza di mantenere il proprio posto di lavoro. Per questo – concludono i due portavoce del M5S – auspichiamo che i soci prestatori e i soci lavoratori della cooperativa partecipino alle assemblee e votino contro il bilancio e la messa in liquidazione proposta dal consiglio di amministrazione».

GRAZIE ALL’INTERVENTO DEL M5S DOPO 40 ANNI DI SILENZIO LA REGIONE HA PRESO COSCIENZA DELLO STATO IN CUI VERSANO LE GROTTE CARSICHE

«Siamo soddisfatti che dopo 40 anni di silenzio, anche grazie al nostro interessamento e alle numerose interrogazioni e mozioni che abbiamo presentato negli ultimi due anni, la Regione abbia finalmente preso coscienza dello stato in cui versano decine di cavità del Carso. Certo che se non fosse stato per l’intervento diretto del portavoce del M5S alla Camera Stefano Vignaroli, vicepresidente della Commissione bicamerale di inchiesta del ciclo illecito dei rifiuti, i politici e gli amministratori locali avrebbero continuato a fare finta di niente. Fortunatamente Vignaroli, dopo aver toccato con mano la gravità della situazione, ha convinto la Commissione a mandare una lettera alla presidente Serracchiani, invitandola a prendere provvedimenti urgenti. Il gruppo di lavoro sullo stato delle grotte del Carso è un primo risultato concreto dopo decenni di totale menefreghismo nei confronti di uno degli ambienti naturalistici più importanti e delicati dell’intero Friuli Venezia Giulia».

I portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Elena Bianchi, Eleonora Frattolin, Ilaria Dal Zovo, Cristian Sergo e Andrea Ussai svelano cosa ci sia dietro all’improvvisa attenzione rivolta a questa problematica che con “grande tempestività” l’assessore regionale Sara Vito ha definito “così importante”.

«Da questo momento vigileremo con attenzione che vengano mantenuti gli impegni presi dalla giunta Serracchiani – rassicurano i portavoce del M5S -. È quanto mai urgente, infatti, realizzare una ricerca approfondita relativa all’abbandono dei rifiuti e all’inquinamento che – con notevole faccia tosta – l’assessore Vito ha definito “eventuale”. Una affermazione assurda, visto che in tutti questi anni nessuno si è preso la briga di fare un campionamento serio e approfondito delle sostanze inquinanti presenti nelle cavità e nel sottosuolo carsico e che rischiano di minacciare persino le falde acquifere».

«Ora bisogna fare in fretta, mettendo mano a un piano condiviso di pulizia e di bonifica che deve essere realizzato nella massima trasparenza, informando passo passo i cittadini e tutte le realtà interessate a livello locale e nazionale. Per questo – concludono – chiederemo che durante l’Assestamento vengano reperite le risorse necessarie per pulire una volta per tutte questa macchia indecente della nostra storia recente».

LA MESSA IN LIQUIDAZIONE DI COOPCA DISTRUGGEREBBE L’AZIENDA DANNEGGIANDO SOCI PRESTATORI E LAVORATORI

1

«Ieri, in riferimento alla drammatica situazione che sta vivendo il sistema cooperativo regionale, la presidente della Regione Serracchiani ha dichiarato che “serve maggiore vigilanza, regole diverse e più informazione”. Dato che la legge regionale 27/2007 vede tra gli altri, proprio la giunta regionale tra i soggetti a cui sono attribuite le funzioni di vigilanza, auspichiamo che le dichiarazioni della Serracchiani siano finalmente il segno di una sana autocritica e che segnino veramente la volontà di un netto cambio di passo nel rapporti tra politica e sistema cooperativo». I portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo e Andrea Ussai commentano così le ultime dichiarazione della presidente della Regione.

«Abbiamo fatto di tutto per far capire alla giunta regionale che tra le sue competenze c’era anche il commissariamento del consiglio di amministrazione di CoopCa. Son passati nove mesi e per l’ennesima volta sentiamo dire “chi ha sbagliato deve pagare”. Evidentemente, la Serracchiani ritiene che lei stessa e il cda non hanno sbagliato nulla, perché finora a pagare son stati solo gli azionisti e lo saranno dipendenti e prestatori – attaccano i pentastellati -. Al contrario tutti ormai si sono accorti che i conti non tornano. La delibera di messa in liquidazione dell’azienda da parte del consiglio di amministrazione nei fatti decreta la fine della CoopCa. Questo è un vero e proprio colpo di mano degli amministratori sul quale nutriamo molti dubbi e attendiamo che nel merito si esprima anche il commissario giudiziale».

«Di sicuro non può essere questo cda a far sì che la CoopCa rimanga ancora sul mercato, salvaguardando davvero negozi, posti di lavoro e prestito sociale. Gli unici che ora possono ottenere questo risultato sono proprio i soci prestatori e i dipendenti che durante le assemblee possono non solo farsi sentire ma anche farsi valere concretamente. Questa società deve tornare ad essere motivo di orgoglio per il popolo carnico».

«La messa in liquidazione, oltre ai soci prestatori, danneggia anche i dipendenti di CoopCa che perderebbero ogni speranza di mantenere il proprio posto di lavoro. Per questo – concludono i due portavoce del M5S – auspichiamo che i soci prestatori e i soci lavoratori della cooperativa partecipino alle assemblee e votino contro il bilancio e la messa in liquidazione proposta dal consiglio di amministrazione»

CHIEDIAMO ALLA GIUNTA SERRACCHIANI DI SPIEGARE COME INTENDE RISOLVERE LA SITUAZIONE RIGUARDANTE LA DISCARICA ABUSIVA VICINO AL TIARE DI VILLESSE

«Nel Friuli Venezia Giulia spuntano discariche abusive come funghi. L’ultima in ordine di tempo è “comparsa” vicino al Tiare di Villesse. La giunta Serracchiani deve spiegare come tutto questo sia potuto accadere e quali azioni intenda mettere in campo per risolvere questa ennesima situazione di degrado. In quell’area non c’è più neanche la recinzione e – si sa – purtroppo l’occasione rende l’uomo ladro». Con una nuova interrogazione rivolta all’esecutivo regionale la portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo prosegue la battaglia del M5S in difesa del territorio e dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia e dei suoi cittadini.

«Questo terreno adiacente al cavalcavia di accesso al Tiare, era stato utilizzato, precedentemente, da una delle ditte incaricate della costruzione del centro commerciale, quale deposito temporaneo di materiale di risulta del cantiere – spiega Dal Zovo -. Dopo numerose segnalazioni alcuni giorni fa abbiamo fatto un sopralluogo per verificare direttamente la situazione. Al momento l’intera area è sprovvista di reti di protezione e chiunque può accedere al suo interno e abbandonare materiali o rifiuti, che vanno ad aggiungersi a quelli già presenti in grande quantità. In sostanza – aggiunge – questa area non è più un deposito temporaneo di materiali, ma una vera e propria discarica abusiva».

«Non sarebbe possibile, inoltre, alcun intervento da parte della Forestale regionale, in quanto sull’intera area sarebbero in corso indagini avviate dalla Procura della Repubblica di Gorizia e da altri corpi di polizia giudiziaria. Per questo – chiede la portavoce del M5S – vogliamo sapere dalla giunta Serracchiani se, ancora oggi, sia possibile l’accesso a questa zona e come sia possibile abbandonare, in modo indiscriminato, in questo contesto rifiuti di ogni genere».

«Cosa ha fatto l’esecutivo regionale per evitare tutto questo? Quali informazioni ha già raccolto dalle istituzioni che hanno avviato indagini su questo sito? L’Arpa Fvg ha già effettuato ispezioni o rilievi per accertare un eventuale inquinamento dell’ambiente? L’area va sottoposta a bonifica?». Queste le altre domande contenute nell’interrogazione che attendono una pronta risposta da parte della giunta Serracchiani.

INTERROGAZIONE PER CAPIRE SE E’ STATA POTENZIATA LA RETE CHE GARANTISCE IL TRASPORTO MATERNO E NEONATALE NELLA PROVINCIA DI GORIZIA

0
«Da un anno è stata sospesa l’attività del Punto nascita di Gorizia. A fronte di una drastica chiusura, motivata dal mancato rispetto delle linee guida, non ci sembra sia avvenuto un reale potenziamento del territorio adeguato sia in termini di qualità e che di sicurezza. È venuto il momento di fare il punto su questa decisione fortemente voluta dalla giunta Serracchiani e di valutare l’efficacia delle alternative messe in campo da questa maggioranza per assicurare alle partorienti della provincia di Gorizia parità di trattamento e di assistenza rispetto agli altri territorio della Regione. In particolare vogliamo capire se sia stata potenziata la rete dell’emergenza-urgenza 118 che garantisce il trasporto materno e neonatale attivando anche specifici percorsi di formazione che permettano agli operatori di fronteggiare eventuali casi di parto in ambulanza». La domanda è contenuta in una interrogazione che il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai depositerà nelle prossime ore.
 
«Ci preme inoltre capire se e quando verrà attivata una convenzione per il trasporto in ambulanza delle partorienti verso l’ospedale di Šempeter nella vicina Slovenia, che al momento riguarda solamente il trasporto dei neonati che necessitano di assistenza medica neonatologica – aggiunge Ussai -. I cittadini di Gorizia e dell’Isontino devono sapere se il servizio di trasporto in ambulanza, garantito alle partorienti dalla Provincia verso gli altri punti nascita del Friuli Venezia Giulia, e la collaborazione transfrontaliera con l’Ospedale di Šempeter garantiscono veramente la sicurezza sia nei casi di parto naturale che nelle emergenze ostetriche con complicazioni».
 
«Attualmente – spiega il portavoce del M5s – non risulterebbe stipulata, infatti, alcuna convenzione con il 118 per il trasporto in ambulanza delle partorienti all’ospedale sloveno che pertanto possono raggiungere l’ospedale di Šempeter solo con mezzi privati. La convenzione per il trasporto in ambulanza delle partorienti nei casi di emergenza ostetrica è quanto mai necessaria – ribadisce Ussai -. Solo in questo modo possiamo garantire la massima sicurezza alle donne residenti nei comuni della provincia di Gorizia che hanno deciso di partorire a Šempeter e – conclude – dare in questo modo piena attuazione alla collaborazione sanitaria transfrontaliera».

 

PUNTO NASCITA LATISANA: IL SINDACO DI PALMANOVA INGANNA I CITTADINI UTILIZZANDO DATI FUORVIANTI E PARZIALI

1

«Il sindaco di Palmanova bara sapendo di barare. Con il suo intervento sul Messaggero veneto, in particolare nella prima parte del suo discorso, vuol fare credere di essere oggettivo ma casca, invece, in una becera faziosità quando mette a confronto il numero di parti registrati a Latisana e a Palmanova. Per ingannare i lettori prende infatti i dati degli ultimi 10 anni per Palmanova mentre per Latisana solo quelli degli ultimi 4 anni».

«A questo punto il sindaco fazioso dovrebbe spiegare perché non ha voluto considerare tutti i 10 anni?! Probabilmente perché avrebbe dovuto ammettere che la diminuzione dei parti a Latisana sia iniziata nel 2011 nel momento in cui la vecchia giunta regionale, guidata allora da Renzo Tondo, aveva già deciso di eliminare il Punto nascita di Latisana, iniziando a spostare primari e personale verso altre strutture, per formalizzare solamente l’anno seguente tale scelta».

«Questa decisione non ha portato alla chiusura immediata del Punto nascita ma ha ridotto in maniera significativa il numero di partorienti che, se prima utilizzavano la struttura di Latisana, successivamente sono state costrette a seguire il proprio medico in altri reparti della regione».

«Nel descrivere la “realtà” il sindaco Martines dimostra, inoltre, gravi lacune nelle due discipline in cui si erge a tecnico: ostetricia e matematica! Se voleva essere tanto ligio perché non ha ricordato che la riorganizzazione della rete regionale del percorso nascita – fatte salve le aree con caratteristiche orografiche o di viabilità critiche – dovrebbe tendere al mantenimento dei Punti nascita con un volume di attività di almeno 1000 nascite/anno?».

«È evidente che la chiusura del punto nascita di Gorizia non ha prodotto quel clamoroso aumento di parti che il sindaco di Palmanova si aspettava, portando a solo 28 parti in più nel primo semestre 2015, un trend che porterebbe il numero dei nati a Palmanova a fine anno a 746 e non a 800 come da lui sostenuto».

«Ci sembra significativo invece che Latisana, nonostante le manovre di strozzamento e nonostante il vistoso calo dei parti a livello regionale, in media -5,6%, abbia mantenuto un trend positivo».

«Il sindaco dimentica inoltre che lo studio di fattibilità che cita considerava solo l’ex Azienda Sanitaria n° 5, mentre ora l’assetto aziendale risulta completamente cambiato! È inaccettabile che ci siano tre punti nascita nel raggio di poco più di 20 chilometri – due della stessa Azienda Bassa Friuli e Isontina e uno a Udine – quando poi resterebbe completamente scoperta l’area di Latisana che si trova nella parte più estrema della regione!».

«A differenza del sindaco Martines noi lasciamo la valutazione sui criteri di sicurezza al nuovo direttore della Struttura operativa complessa di Ostetricia e Ginecologia che si è da poco insediato. Vorremmo però ricordare al sindaco che la sicurezza è data da percorsi, procedure e “out come” materni e neonatali di cui lui non fa alcun cenno e che l’eccellenza è data soprattutto dai professionisti – che per il presidio di Palmanova e Latisana sarebbero gli stessi – ma anche dagli standard strutturali che vedono le sale parto di Palmanova da rifare per soddisfare le linee guida mentre quelle di Latisana risultano essere nuove di zecca!».

«Siamo convinti che con un piccolo sforzo, cioè con l’apertura del nuovo reparto materno infantile e con un messaggio di fiducia rivolto al territorio, i famosi 500 parti si raggiungerebbero facilmente! Se poi Portogruaro realmente chiudesse il problema sarebbe già automaticamente risolto».

Andrea Ussai
portavoce del M5S in Consiglio regionale Fvg

Antonio Gaudiano
Meetup M5S di Latisana

CHIEDIAMO CHE SI FACCIA CHIAREZZA SULLA REALIZZAZIONE DEL RIGASSIFICATORE DI MONFALCONE

«Sappiamo che a breve la Regione dovrà esprimere il proprio parere sul progetto del rigassificatore di Monfalcone. Abbiamo visto come la presidente Serracchiani e l’assessore Vito si siano battute contro la realizzazione del progetto di Zaule, progetto nemmeno aderente al Piano regolatore del porto di Trieste. Speriamo di vedere la stessa foga e determinazione anche per quanto riguarda il progetto di rigassificazione presentato a Monfalcone, che è inserito all’interno del porto sebbene sia noto che a Monfalcone non ci sia ancora alcun piano regolatore. Circostanza che lascia spazio, quindi, ad ogni tipo di iniziativa quasi deregolamentata. Il silenzio tombale che la presidente Serracchiani sta mantenendo su questo impianto ci lascia basiti».

«L’abbiamo sentita tutti la presidente, durante un convegno in Slovenia, ripetere più volte il suo “no ai rigassificatori nel golfo di Trieste”, ma abbiamo sentito anche l’assessore Bolzonello, nonché vicepresidente della Regione, plaudere al progetto di Monfalcone. Si mettano d’accordo una volta per tutte – attaccano i portavoce M5S – e abbiano il coraggio di dire ai cittadini di Monfalcone che questa giunta è contraria all’impianto di Zaule, ma non a quello di Monfalcone e che, di fatto, esistono situazioni di serie A e situazioni di serie B».

«Il Monfalconese è già martoriato dalla presenza di numerose attività impattanti, come la centrale termoelettrica, Fincantieri, l’inquinamento atmosferico dovuto al grosso traffico di mezzi pesanti e non solo, l’aeroporto – ricordano I portavoce del M5S -. La pianificazione e le regole sono dettate da chi governa. Se ci fosse quindi maggiore conoscenza e un più spiccato spirito di iniziativa sapremmo perfettamente di cosa abbiamo bisogno, quali investimenti siano da realizzare e quali no. Non è possibile che tutto quello che arriva vada bene – sottolineano -. Una Regione così piccola non può essere schiava di investimenti così importanti senza che ci sia un chiaro segnale in grado di indicare la strada che si intenda seguire».

«In questo periodo storico di forte instabilità per i Paesi del Nord Africa e con quanto accaduto anche in Francia, non possiamo permetterci di avere sulle nostre coste impianti che, sottoposti alla direttiva europea Seveso, si trasformino di fatto in obiettivi sensibili per eventuali attacchi terroristici. Per queste ragioni nelle ultime settimane i meetup locali stanno distribuendo un volantino informativo, rivolto ai cittadini del Monfalconese, proprio sul rischio di incidenti rilevante legato a impianti di questo genere».

«Non abbiamo bisogno di carbone, petrolio e gas, ma solo di idee intelligenti che troppo spesso giacciono dimenticate nei cassetti».

MoVimento 5 Stelle Fvg

DA OGGI POTETE SCARICARE LA NUOVA APPLICAZIONE DEL MOVIMENTO 5 STELLE FVG

0

Da oggi è disponibile l’APP del MoVimento 5 Stelle FVG. Creata dal nostro attivista Federico Luciani che ha fatto un gran lavoro.

Per rimanere in contatto con gli attivisti e i Portavoce di tutta la regione andate su Google Play (per ora disponibile solo su android), scaricate l’applicazione e avrete accesso a:

– le pagine FB di Movimento 5 Stelle FVG
– la pagina FB di Marco Zullo M5S Europa
– le principali pagine FB dei principali meetup regionali
– I canali rss di Movimento 5 Stelle FVG e di Marco Zullo – Europa
– La rassegna stampa regionale, navigabile articolo per articolo
– il canale YouTube del Movimento in FVG
L’app è gratuita; ma – se la trovate utile e può piacervi – vi permette di fare una donazione a vostro piacere allo sviluppatore.

http://bit.ly/1Ju0l3W

LA REGIONE NON DIFENDE L’ACQUA COME BENE COMUNE. INTERROGAZIONE M5S PER SAPERE SE SONO STATE DEFINITE REGOLE UNIFORMI PER TUTELARE I CITTADINI.

Come al solito la Regione, pur avendo disciplinato con legge regionale il Servizio idrico, non è in grado (o non ha interesse) a definire regole uniformi per tutelare i cittadini, che oggi -a seconda del Gestore di riferimento- si trovano di fronte a comportamenti diversi, che possono andare dalla semplice richiesta scritta, alla chiusura dell’utenza o alla messa in vendita della casa.

Il problema del caro bollette è tristemente di attualità, come la grave crisi economica che colpisce migliaia di famiglie e imprese. Conseguenza di tale situazione è l’effettiva difficoltà a far fronte alle scadenze di tutti coloro che sono rimasti privi di mezzi di sussistenza senza colpa e che si vedono anche negare l’accesso ad un bene primario come l’acqua.

Dopo quanto apparso sulla stampa in merito al comportamento del CAFC che, per risolvere una grave situazione di morosità che raggiunge il 10% del bollettato, ha iniziato a piombare le utenze  che non risultano assistite dai servizi sociali, il M5S ha pertanto presentato una interrogazione urgente in Consiglio per sapere se sono state predisposte delle linee guida uniformi da parte delle Consulte d’Ambito per gestire le situazioni di morosità degli utenti, al fine di evitare trattamenti diversi a seconda dei gestori, in questo grave momento di crisi economica.

La Giunta nella seduta odierna, nel precisare che la riscossione della tariffa è un obbligo da parte dei gestori del Servizio, ha segnalato che è in corso a livello nazionale un’azione di omogeneizzazione delle tariffe e che esistono proposte normative nazionali sull’accesso universale all’acqua per le utenze deboli. Nessuna risposta però è stata data né al Consiglio né ai cittadini.

CONTINUA L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA A 5 STELLE A LIVELLO REGIONALE

0

Dopo il successo del sostegno al reddito, la consigliera Elena Bianchi esprime soddisfazione per gli emendamenti approvati nella nuova legge sulla finanza locale.

“L’Aula ha approvato all’unanimità una norma che autorizza la Regione a finanziare gli enti locali perché aumentino la partecipazione dei cittadini, soprattutto attraverso la pratica del bilancio partecipativo, punto fondamentale del nostro programma.

“Oltre a questo è stato stralciato, su esplicita richiesta, l’articolo relativo alla trasformazione delle aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP) in fondazioni, evitando la brutta abitudine di inserire norme che nulla hanno a che fare con il tema delle leggi, creando inutili confusioni normative.

“Grazie a noi sarà obbligatorio chiedere parere al CR per i criteri che formano le classifiche degli enti locali, necessarie a definire misure incentivanti e sanzionatorie nei confronti degli enti e dei loro amministratori”.