sabato, 11 Gennaio 2025
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Emergenza cinghiali, Dal Zovo (M5S): «Urgente una audizione in quarta commissione del personale di vigilanza delle Province, dell’Ispra e del servizio regionale competente»

«La vicenda del ferimento di una persona a Trieste da parte di un cinghiale esige una seria riflessione da parte dell’amministrazione regionale, soggetto responsabile della gestione faunistica nel Friuli Venezia Giulia. Per questo chiediamo una audizione urgente in quarta commissione dei soggetti pubblici chiamati a lavorare sulle problematiche legate a questa e ad altre specie selvatiche che interagiscono con le attività umane: personale di vigilanza delle Province, Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) e servizio regionale competente». A chiedere l’audizione è la portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo.

«Bisogna evitare il solito “approccio all’italiana”, secondo cui dopo un episodio grave il mondo politico ha una prima fase in cui sfodera slogan e proposte demagogiche e dannose, a cui segue regolarmente una seconda fase in cui il tutto finisce nel dimenticatoio; decisamente meglio cercare dunque di ragionale su come – in prospettiva – si possa fornire risposte serie alla comunità – sostiene Dal Zovo -.Bene, in questo senso, le dichiarazioni dell’assessore Panontin che annuncia l’imminente approvazione del “Piano faunistico regionale”, atto fondamentale che nel Friuli Venezia Giulia viaggia con “solo” 23 anni di ritardo. Si tratta certamente di uno strumento indispensabile, con il quale la pubblica amministrazione regionale può cominciare a riappropriarsi della gestione della fauna selvatica, dopo aver abdicato in toto ad occuparsene con la legge 6/2008 che delegava praticamente tutta la questione al solo mondo venatorio».

«Ma il piano faunistico ha – per legge – il compito di intervenire sul solo territorio agro-silvo-pastorale, sul quale – annuncia Panontin – sarà aumentata la pressione venatoria.Dubitiamo che il solo Piano – senza una adeguata riforma del quadro normativo regionale in materia – potrà influire sulle problematiche: già ora nel Friuli Venezia Giulia i cacciatori di cinghiali godono del periodo più vantaggioso d’Italia: da maggio a gennaio, tutti i giorni della settimana tranne il martedì ed il venerdì, da due ore prima del sorgere del sole a due ore dopo il tramonto».

«Gli ambiti urbani – nei quali sono segnalati i problemi maggiori – non rientrano però nel piano faunistico e nemmeno nelle zone dove la caccia è ammessa. Lo stesso Panontin sulla stampa ricorda a tutti che “Al di fuori dei periodi previsti e delle aree cacciabili il controllo non può essere attuato mediante l’attività venatoria bensì esclusivamente attraverso l’adozione di deroghe da parte della Provincia, come prevede la legge”. Proprio qui stanno le reali responsabilità della Regionele deroghe – dice la Legge nazionale – vanno attuate dal personale di vigilanza delle Province. Nel documento tecnico con il quale già nel 1994 l’Infs (ora Ispra) dava indicazioni alle Regioni su come dare attuazione alla legge nazionale sulla tutela e gestione della fauna selvatica si chiariva –  ricorda la portavoce M5S – che questo personale doveva essere in numero sufficiente, altamente formato nelle materie specifiche e non andava destinato a compiti diversi».

«Ma nel Friuli Venezia Giulia, con la Legge Regionale 9/2009, sono state sostanzialmente fusi i meccanismi di reclutamento, dotazione organica, formazione degli ex guardiacaccia provinciali con quelli dei vigili urbani dei comuni,  distraendo le già scarse forze in campo (5 operatori in Provincia di Trieste, 5 in quella di Gorizia, 34 nella provincia di Udine, 18 nel Pordenonese) dai compiti fondamentali per adibirle anche a funzioni di rappresentanza alle manifestazioni o a controlli stradali con autovelox.  Si tratta di una norma che ha evidentemente fatto la felicità dei bracconieri, ma che ha minato fortemente le capacità di risposta a problematiche come quelle dei cinghiali in città».

«Il centrosinistra, che ai tempi della giunta Illy nella legge regionale 6/2008 aveva inserito un articolo che prevedeva entro il 2009 la razionalizzazione delle forze in campo nella vigilanza ambientale (art. 36: “Al fine di assicurare l’esercizio unitario delle funzioni di vigilanza ambientale, forestale, ittica e venatoria e di potenziare gli interventi di salvaguardia e controllo del territorio, sino al riordino complessivo delle funzioni di vigilanza ambientale sul territorio regionale da realizzarsi entro il 31 dicembre 2009, la struttura regionale competente in materia di risorse forestali e naturali è titolare del coordinamento unico delle attività del Corpo forestale regionale e di quelle esercitate dalle Province in materia di vigilanza ittica nelle acque interne e venatoria, nelle more della costituzione di un corpo unico da realizzarsi entro il 31 gennaio 2009”) si è fino ad oggi adeguato. Nella “riforma Panontin” degli enti locali – sottolinea Dal Zovo – non c’è infatti traccia dell’accorpamento tra Corpo forestale e personale di vigilanza delle Province. La situazione di limbo in cui queste ultime sono state lasciate in attesa della cancellazione, peggiora ovviamente ancora di più la situazione organizzativa delle strutture di vigilanza, ridotte ormai all’osso».

«Posto che la situazione più rischiosa che si possa immaginare è proprio quella in cui le persone si fanno “giustizia da sé” (la quasi totalità dei casi di aggressione da parte di cinghiali avviene in situazioni simili o in incidenti di caccia), è evidente l’urgenza di ripristinare la capacità della pubblica amministrazione di intervenire con tempestività, competenza ed efficacia nelle situazioni pericolose o problematiche. Certo, il ripristino della vigilanza faunistica e venatoria nel Friuli Venezia Giulia farà arrabbiare qualche bracconiere e alcuni consiglieri regionali perderanno di conseguenza parecchi voti. Ma – conclude la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle – se ne faranno una ragione».

Moto enduro sulle montagne di Tolmezzo, Arta Terme e Zuglio, Sergo (M5S): «Ecco come in Regione si tutela il patrimonio ambientale e quale sia l’idea di turismo sostenibile»

 «Domani e domenica 31 maggio Tolmezzo, Arta Terme e Zuglio ospiteranno una importante manifestazione motociclistica, autorizzata dalla Comunità Montana con un provvedimento pubblicato sull’albo pretorio dell’ente solamente oggi, venerdì 29 maggio. Nonostantel’allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste, nonostante gli annunci della giunta Serracchiani di voler privilegiare il turismo sostenibile in tutto il Friuli Venezia Giulia e in particolare in Carnia, nelle prossime ore sulle nostre montagne si terrà una manifestazione sportiva che di sostenibile pare abbia ben poco. Ancora una volta i cittadini di queste zone vedranno sfrecciare moto enduro, così come spesso le vedono già sui sentieri che raggiungono, ad esempio, le vette del Crostis. Poco o nulla sono servite le segnalazioni fatte anche al Corpo ForestalePurtroppo non si vuole intervenire con la giusta determinazione per contrastare queste iniziative». Il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo denuncia l’ennesimo attacco al patrimonio paesaggistico e ambientale della nostra regione.

«La montagna del Friuli Venezia Giulia, per la sua biodiversità, è un tesoro inestimabile che viene costantemente messo a rischio, anche dal punto di vista idrogeologico, da manifestazioni di questa portata – ricorda Sergo -. È singolare poi che la Regione, messa al corrente di questa iniziativa, non abbia potuto esprimere un parere da allegare all’autorizzazione della Comunità Montana per salvaguardare le specie faunistiche insediate in questa zona. Solo il Corpo Forestale sarebbe stato “disturbato” per stabilire il tracciato della gara e l’eventuale deposito cauzionale a tutela dei danni, anche ambientali, che quindi son già previsti».

«Sono ben tre le aree interessate, indirettamente, dal percorso che dovrà essere affrontato dai motociclisti, ma alcuni servizi della nostra Regione non hanno nemmeno potuto vedere il tracciato della gara. Si tratta di “Biotopi”, “Geositi” e “Important Birds Area”. Aree – aggiunge il portavoce M5S – estremamente delicate come hanno ammesso gli stessi organizzatori che hanno richiesto – citiamo testualmente – “l’autorizzazione al transito motorizzato su percorsi vietati da effettuarsi in occasione della Gara di Enduro valevole quale campionato regionale e triveneto a partecipazione regionale, interregionale, nazionale e internazionale in programma per i giorni 30 e 31 maggio 2015 nei territori dei Comuni di Arta Terme, Tolmezzo e Zuglio”. Aree vietate, quindi, ma non per le moto di enduro!».

«Proprio durante l’ultima seduta del Consiglio regionale abbiamo sottolineato quanto l’ambiente in Italia non goda della stessa attenzione che gode sul versante opposto, quello austriaco. In quell’occasione si parlava dell’elettrodotto Somplago-Wurmlach la cui autorizzazione in Austria è stata infatti negata. Per le autorità italiane l’opera si può invece realizzare. Che impattasse poi in modo pesante su alcune delle zone più belle e preziose dell’intera regione, questo – conclude Sergo – ai nostri politici e ai burocrati ministeriali non importa».

Punto nascita di Latisana, Sergo (M5S): «Se è così a rischio, perché non è ancora stato chiuso? In questa “non-scelta” c’entrano forse le elezioni del prossimo anno?»

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Sul caso spinoso del Punto nascita di Latisana va fatta una premessa importante onde evitare facili strumentalizzazioni da parte di chi non segue nel dettaglio queste vicende.

L’assessore Telesca parla di “decisione inaccettabile” se questa finisse per mettere territori e comunità gli uni contro gli altri. L’impressione è che ci si sia già dimenticato che il depotenziamento di ospedali e reparti (guarda il caso strutture che si trovano in comuni quasi sempre governati dal centrodestra!) sia stata una scelta divisiva non certo conciliante. Così come ci si è già dimenticati che a mettere in contrapposizione le comunità di Palmanova e Latisana sia stata proprio la giunta Serracchiani che a dicembre ha sancito la chiusura di uno dei due punti nascita.

Noi del MoVimento 5 Stelle, partendo da questa decisione – tra l’altro ribadita ieri in Aula dall’assessore – abbiamo dimostrato invece, con dati che nessuno è riuscito a confutare in due ore di discussione, perché sia nell’interesse dei cittadini e della Regione mantenere la struttura di Latisana che – è bene ricordarlo – è stata potenziata con investimenti milionari poco tempo fa dalla giunta Tondo.

Tutto questo a dimostrazione di come le scelte della politica non siano sempre logiche e comprensibili ai comuni cittadini.

Il Pd, solo alcuni mesi fa, sottolineava che la riforma sanitaria avrebbe dovuto potenziare i servizi per i cittadini e non certo eliminarli. E tra quelli da potenziare c’erano proprio i reparti per l’infanzia. Come tutti sanno, il MoVimento 5 Stelle è contrario ai doppioni inutili, ma si batte invece con forza a favore delle strutture deputate alle emergenze. In questo campo è evidente che la giunta Serracchiani abbia preso una decisione diversa, ma non perde l’occasione per scaricare le responsabilità su chi segnala pubblicamente queste contraddizioni.

Il MoVimento 5 Stelle, non avendo interessi privati o elettorali da difendere, quando prende una posizione non è mai legato all’ipocrisia della vecchia politica che, prima di assumere una decisione, sfoglia il calendario per guardare quando ci saranno le prossime elezioni. È forse un caso che sia Latisana che Palmanova vadano al voto fra un anno? Crediamo proprio di no!

Tra le cause che secondo la maggioranza di centrosinistra motivano la chiusura del punto nascita di Latisana c’è anche la presunta scarsa sicurezza per madri e nascituri, legata al fatto che la struttura affronta meno parti durante l’anno rispetto agli altri punti nascita presenti nel Friuli Venezia Giulia. “Autorevoli studi” ritengono, infatti, che nelle strutture con meno di 500 parti si verificherebbe un aumento del numero dei parti cesarei. Sarà anche vero ma stando agli ultimi dati rilasciati dall’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) Latisana ha la seconda percentuale più bassa di parti cesarei effettuati della Regione.

Elettrodotto Somplago – Wurmlach, Sergo (M5S): «Dopo la bocciatura austriaca è urgente un atto formale della Regione per porre definitivamente fine a questa vicenda»

«La Regione deve revocare quanto prima la delibera della giunta Tondo con cui si riconosceva all’elettrodotto Somplago – Wurmlach “un rilevante interesse strategico e la pubblica utilità” per il Friuli Venezia Giulia. Le due sentenze emanate hanno negato l’autorizzazione alla realizzazione dell’elettrodotto sul versante austriaco. In assenza della funzionalità dell’infrastruttura energetica, la giunta Serracchiani ora deve prendere i dovuti provvedimenti per fermare l’iter procedurale di quest’opera». A chiederlo è Cristian Sergo, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale che su questo argomento ha presentato una interrogazione.

«Con la nostra interrogazione – spiega Sergo – abbiamo voluto spronare la giunta Serracchiani a esercitare una pressione maggiore verso i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico che nell’ultimo anno hanno rispettivamente deliberato la compatibilità ambientale e riavviato il procedimento volto all’emanazione dell’autorizzazione unica per la parte di elettrodotto ricadente sul territorio italiano. Ma più che altro abbiamo chiesto che venga presa una posizione chiara. Finora l’assessore Vito ha più volte preso atto della mutata situazione ma non è stato fatto alcun atto istituzionale concreto, a parte una lettera inviata in aprile».

«Questa inerzia ha di fatto permesso la pubblicazione, lo scorso 19 maggio, dell’integrazione dell’avviso pubblico su un quotidiano locale con il quale i proponenti hanno annunciato di aver stabilito un nuovo tracciato dell’opera e individuato i terreni da espropriare. La giunta Serracchiani, come tutti i cittadini che “possono derivare pregiudizio” dalla realizzazione dell’opera, ha trenta giorni di tempo (in realtà ormai solo una ventina) per poter ribadire le motivazioni per cui questa opera non ha alcun senso. D’altronde l’assessore Vito ritiene quest’opera “vana” proprio perché non può essere realizzato il tratto austriaco. Ora però – conclude Sergo – alle parole devono seguire i fatti per mettere, una volta per tutte, la parola fine a questa vicenda».

Punto nascita di Latisana, Ussai (M5S): «Pur di non scontentare nessuno il Pd ha deciso di non decidere»

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«Sul Punto nascita di Latisana, pur di non scontentare nessuno il Pd ha deciso di non decidere, imponendo in Aula un emendamento sostitutivo alla nostra mozione che aveva come obiettivo il mantenimento del punto nascita e del reparto di pediatria a Latisana. Una decisione che finirà per procrastinare nel tempo l’inaccettabileincertezza sulle sorti della struttura di Latisana che si trascina colpevolmente da anni». Il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Andrea Ussai, critica pesantemente l’approvazione della contro-mozione proposta dai capigruppo di Pd, Cittadini e Sel (e non sottoscritta solo dal consigliere Pustetto).

«Con il solito giro di parole tipico del politichese – spiega Ussai – la mozione “impegna la giunta a effettuare, in un tempo congruo e garantendo nel periodo transitorio condizioni adeguate allo svolgimento del servizio, le opportune valutazioni in merito al riconoscimento dei requisiti necessari per la conseguente scelta sul mantenimento dei punti nascita e i relativi reparti di pediatria, ostetricia e ginecologia del Friuli Venezia Giulia. Ciò basandosi non solo sui dati attuali, ma anche sulle prospettive di sviluppo conseguenti alle politiche di riordino”. La maggioranza – sottolinea il portavoce M5s – chiede quindi all’esecutivo regionale di realizzare quanto avrebbe dovuto fare fin dall’inizio della legislatura o quanto meno dall’ottobre scorso quando è passata la riforma sanitaria».

«In realtà oggi, con uno stratagemma, si è voluto impedire che il Consiglio regionale si esprimesse sulla nostra mozione che dava voce alle richieste dei cittadini. Cittadini che – è bene ricordarlo – sia nella passata legislatura ma anche poche ore fa hanno depositato una petizione per chiedere il mantenimento del Punto nascita di Latisana. Una posizione appoggiata con convinzione dal MoVimento 5 Stelle. Con la discussione anche animata che si è scatenata in Aula ci auguriamo di aver contribuito almeno a chiarire le motivazioni per le quali non debba essere penalizzato un territorio lontano dagli altri punti nascita e dai principali ospedali del Friuli Venezia Giulia. Quest’area rappresenta infatti una ricchezza importante dal punto di vista turistico e per alcuni mesi all’anno l’ospedale di Latisana è il punto di riferimento per il bacino di utenza più grande dell’intera regione. La speranza – conclude Ussai – è che la giunta Serracchiani e la maggioranza di centrosinistra, alla fine, siano in grado di privilegiare gli interessi dei cittadini e non quello delle case di cura private del Veneto o di qualche primo cittadino che danza nel cerchio magico della vice segretaria del Pd».

“Cosa resterà della nostra ‘Buona’ Scuola?”, oggi convegno organizzato a Palmanova dal Gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale

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Oggi, mercoledì 20 maggio 2015, alle ore 18, presso il Meeting Point San Marco (www.meetingpointsanmarco.itche si trova in via Scamozzi 5 a Palmanova si terrà il convegno “Cosa resterà della nostra ‘Buona’ Scuola?”, organizzato dal Gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale.

Interverranno Gianluca Vacca, portavoce M5S alla Camera dei deputati e componente della VII Commissione Cultura, scienza e istruzione (ancora presieduta da Giancarlo Galan); Giuseppe Lucilli, professore di matematica al Liceo Martin di Latisana; Aulo Cimenti, insegnante tecnico pratico alle scuole superiori. L’evento sarà moderato da Eleonora Frattolin, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale e vicepresidente della VI Commissione Ricerca, Istruzione, Cultura.

Riforma sanitaria, il MoVimento 5 Stelle presenta una mozione in difesa del punto nascita e del reparto di pediatria di Latisana: «È un presidio assolutamente indispensabile della rete ospedaliera regionale»

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Il MoVimento 5 Stelle ha deciso di depositare una mozione – primo firmatario Andrea Ussai – per mantenere il punto nascita e il reparto di pediatria a Latisana a causa della inaccettabile incertezza sulle sue sorti che si trascina colpevolmente da anni. Ad aggravare ulteriormente il quadro sono state alcune manovre organizzative adottate nell’ultimo biennio che hanno depauperato l’organico medico e ostetrico del presidio e unacampagna mediatica che ha fornito un’immagine poco attrattiva del punto nascita. Il risultato finale è stato un peggioramento del clima e delle difficoltà che ogni giorno si trovano a vivere operatori ed utenti dell’ospedale di Latisana.

Come M5S siamo fermamente convinti che debba essere mantenuto presso la sede di Latisana il Punto nascita assieme alle degenze di Pediatria e di Ostetricia e Ginecologia. Non può infatti essere il mero numero dei parti il fattore determinante nella scelta di quale punto nascita mantenere tra Palmanova e Latisana. Al contrario deve essere tenuta in debita considerazione la particolare posizione geografica dell’ospedale di Latisana, che lo pone – al pari di quello di Tolmezzo – come un presidio assolutamente indispensabile della rete ospedaliera regionale in grado di garantire criteri di equità nell’accessibilità e nella fruibilità dei servizi sanitari per tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia. Criteri, questi ultimi, chiaramente enunciati come principi ispiratori dell’attuale riforma sanitaria.

In caso contrario, la chiusura di un servizio basilare per un ospedale di rete quale l’intera area materno-infantile avrebbe come effetto il ridimensionamento, in poco tempo, di tutto l’ospedale, come è sempre avvenuto in Fvg in casi analoghi (Cividale, Gemona, Maniago, Sacile, etc.). In pratica verrebbe messo in discussione un ospedale di rete, che attualmente è il quarto in regione come numero di prestazioni di PS e per almeno quattro mesi l’anno ha il bacino di utenza più alto dell’intero Friuli Venezia Giulia.

Siamo altresì convinti che questa scelta di politica sanitaria regionale non possa essere affidata ad un Direttore generale o a qualche tecnico, ma che debba essere la politica ad assumersi la responsabilità di decidere seguendo il buon senso e l’interesse collettivo, prescindendo dalla convenienza o dall’appartenenza partitica.

Cattinara, Ussai (M5S): «Le associazioni di volontariato che operano a favore degli esposti all’amianto devono avere dei punti informativi e di incontro all’interno dell’ospedale di Trieste»

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«Anche a Cattinara vanno individuati spazi da adibire alle attività svolte dalle associazioni di volontariato, in particolare quelle che svolgono sul territorio la loro opera a favore degli esposti all’amianto». A chiederlo con una interrogazione alla giunta regionale è il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai.

«Spazi analoghi esistono già all’ospedale Maggiore – ricorda il portavoce M5S -. Data la rilevanza della tematica dell’esposizione all’amianto, è quanto mai opportuno creare dei punti di riferimento all’interno dell’ospedale per le associazioni che rappresentano gli interessi degli esposti e che forniscono a queste persone e ai loro familiari un costante supporto amministrativo, legale e psicologico».

«Se in questo momento non vi fossero degli uffici disponibili, bisognerebbe che questipresidi informativi, sotto forma di sportelli o punti di incontro, vengano almeno previsti nel prossimo intervento di ristrutturazione ed ampliamento dell’ospedale di Cattinara, legato anche alla realizzazione della nuova sede dell’Irccs Burlo Garofolo e di un nuovo Padiglione servizi interaziendale. Non si può scordare che per l’Azienda Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti” di Trieste è importante mantenere rapporti costanti con le associazioni di volontariato e con i cittadini che a diverso titolo partecipano attivamente alle iniziative di sviluppo e miglioramento nell’erogazione dei servizi sanitari. Parliamo di persone che, anche sulla scorta dell’esperienza personale, sono in grado di affiancare i sanitari e di garantireuna assistenza più completa a chi si ammala a causa dell’amianto e ai famigliari».

Alcatel Lucent, Ussai (M5S): «Immobilismo della giunta Serracchiani nell’ennesima crisi occupazionale di Trieste»

«Neanche un mese fa Debora Serracchiani esprimeva tutta la sua soddisfazione per l’attenzione del governo Renzi per il futuro dello stabilimento della Alcatel di Trieste. In quelle ore Alcatel Lucent Italia aveva ribadito infatti al ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi la strategicità del sito produttivo di Trieste, che occupa circa 850 persone tra dipendenti e indotto. Tra esecutivo nazionale, giunta regionale e vertici di Alcatel, è veramente difficile scegliere chi l’ha sparata più grossa!». Il portavoce del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Andrea Ussai, ricorda i tentativi maldestri di sedare le proteste e le legittime preoccupazioni di lavoratori, sindacati e opinione pubblica.   

«Serracchiani è arrivata a dire che si trattava di “una comunicazione che ci fa sperare bene… il primo importante risultato dell’immediato impegno della Regione su questo fronte e del continuo confronto che abbiamo mantenuto con il MiSE fin dal momento in cui, nei giorni scorsi, si erano diffuse notizie in merito alla mancata manifestazione di interesse all’acquisizione dello stabilimento triestino da parte di Nokia”. La verità – rimarca Ussai – è che l’esecutivo regionale non ha fatto proprio nulla per scongiurare l’ennesima crisi occupazionale di Trieste».

«Due settimane fa, con una interrogazione, abbiamo chiesto alla giunta Serracchiani di rendere note le azioni che intendeva compiere, sia a livello regionale che nazionale, per bloccare la paventata vendita dello stabilimento e salvaguardare l’occupazione della sede dell’Alcatel a Trieste considerata la sua elevata tecnologia, riconosciuta a livello mondiale e la strategicità del settore per lo sviluppo del Paese. Ovviamente non c’è stata nessuna risposta perché nulla è stato fatto! Che fine ha fatto la Serracchiani – chiede in conclusione Ussai – che due settimane fa vestiva il camice di un operaio dell’Alcatel?».

Chiusura del Punto nascita di Gorizia, Dal Zovo (M5S): «Giunta Serracchiani omertosa sui dati che hanno portato a questa dolorosa decisione»

«La giunta Serracchiani non vuole rendere pubblici i dati regionali sulla sicurezza che hanno portato alla chiusura del punto nascita di Gorizia». La denuncia è della portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo che su questo argomento ha presentato una interrogazione.

 «Invece di presentare dati precisi, ieri l’assessore Telesca si è limitata a snocciolare per l’ennesima volta alcuni passaggi della relazione tecnica del Comitato per il percorso nascita regionale nel quale si evidenziano le principali criticità rispetto alle linee guida nazionali: basso volume di attività, assenza di guardia pediatrica h24, carenze organizzative e strutturali, alto ricorso al taglio cesareo. Non è stato fornito infatti nessun dato sui risultati dell’attività della struttura di Gorizia in merito – per esempio – alla mortalità materna e neonatale».

 «Una riforma sanitaria che possa definirsi tale non può però basarsi solo su generiche linee guida – aggiunge Dal Zovo -. È paradossale poi che, a fronte di problemi di tale portata, si sia atteso un anno e mezzo prima di smantellare la struttura di Gorizia. Se le condizioni generali del punto nascita erano così gravi, si sarebbe dovuto intervenire subito, senza attendere 18 mesi. In caso contrario si poteva attendere ancora qualche mese e inserire questa proposta – dolorosa per il territorio – all’interno della riforma per permettere a tutte le forze politiche di approfondire questo argomento».

 «Con la cessazione dell’operatività, è stato bloccato di conseguenza anche il Gect Go casa del parto, un progetto che aveva già mosso i suoi primi passi e che presupponeva la presenza proprio del punto nascita. Il giudizio infine sul metodo utilizzato non può che essere estremamente negativo visto che ancora oggi – ricorda la portavoce M5S – i consiglieri comunali di Gorizia e quelli regionali non conoscono i dati che hanno spinto la giunta Serracchiani a prendere questa decisione».

 «Nei mesi precedenti alla chiusura, il M5S di Gorizia aveva ricevuto rassicurazioni puntuali sulla sicurezza del punto nascita tali da scongiurare ipotesi di chiusura della struttura – sottolinea la portavoce in Consiglio comunale Manuela Botteghi -. Poi la doccia fredda della chiusura che appare incomprensibile a meno che non si voglia dare una lettura tutta politica con la “punizione” della città – conclude – poco amica della “nostra Debora”, venuta a dare lezioni anche al Consiglio comunale goriziano». 

Ospedale di Cattinara, Ussai (M5S): «Nonostante le azioni intraprese i tempi di attesa registrati al Pronto soccorso continuano a essere i peggiori del Friuli Venezia Giulia»

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«Nonostante le azioni messe in atto fino ad oggi dalla Direzione strategica dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Ospedali Riuniti di Trieste i dati rispetto ai tempi di attesa presso il Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara continuano a esserei peggiori del Friuli Venezia Giulia!”. Con una interrogazione, rivolta all’assessore alla salute Telesca, il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Andrea Ussai, denuncia le criticità che continuano a presentarsi in merito ai tempi di attesa registrati presso il Pronto soccorso triestino.

 «I dati, verificabili anche con il nuovo servizio on line – sottolinea Ussai -, dimostrano che il tempo di attesa spesso è doppio, e a volte persino quadruplo, rispetto agli altri ospedali principali (“hub”) di Udine e Pordenone, che comunque non presentano di certo una situazione ottimale. Secondo l’assessore Telesca, oltre a una marcata riduzione dei ricoveri ospedalieri, da gennaio ad aprile si è osservata una riduzione nei tempi medi di attesa per i codici verdi, passati da 2 ore e 32 minuti a 1 ora e 52 minuti. Nonostante questi “miglioramenti” e l’impegno di tutto il personale sono sempre notevoli le difficoltà di gestione dei flussi dei pazienti, soprattutto nei momenti di maggiore affluenza. Disagi testimoniati dalle numerose segnalazioni che sono pervenute anche a noi. In realtà – attacca il portavoce M5S – siamo ancora parecchio lontani dagli obiettivi delle linee di gestione di ridurre i codici verdi entro 1 ora nell’80 per cento dei casi».

 «Basti ricordare – aggiunge Ussai – che, nella sera del 30 aprile, con un sopralluogoeffettuato dal sottoscritto al Pronto soccorso di Cattinara abbiamo trovato 38 pazienti. In quella circostanza il tempo medio per i codici verdi era di 3 ore e 54 minuti e nella sala d’attesa dell’ospedale c’erano persone che aspettavano anche da ben dodici ore!».

 «Ad ogni modo, anche se arriva con quasi due mesi di ritardo, siamo contenti che – come rivelato dall’assessore Telesca – dal prossimo 18 maggio venga attivata la guardia ortopedica con disponibilità dello specialista sulle 24 ore. La speranza è che tutti questi interventi portino al raggiungimento degli obiettivi fissati dalle linee per la gestione del servizio sanitario regionale per l’anno 2015 e che risolvano – una volta per tutte – queste criticità che – conclude il consigliere pentastellato – non possono più penalizzare gli utenti triestini».

Dirigente condannato, Frattolin (M5S): «Perché il Codice di comportamento vale solo per i dipendenti? Scandaloso che la giunta Serracchiani non prenda provvedimenti»

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«Complimenti alla giunta Serracchiani. Il Codice di comportamento della Regione, da poco in vigore, vale per i dipendenti ma non per un dirigente come Gubertini – reo confesso – che ha patteggiato innanzi al giudice per l’udienza preliminare di Trieste una multa “con benefici” per omissione di atti d’ufficio. Ecco come la casta continua a proteggere i colletti bianchi legati a doppio filo con i partiti che governano e hanno governato il Friuli Venezia Giulia». Questo il commento della capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Eleonora Frattolin, alla rispostadell’assessore Telesca all’interrogazione presentata su questo caso a dir poco sconcertante.

«L’omissione di atti d’ufficio è un reato grave per chi riveste ruoli dirigenziali e dovrebbe svolgere il proprio lavoro con la massima diligenza. Se poi il reato viene protratto nel tempo per addirittura due anni e mezzo, il giudizio non può che essere estremamente negativo – sostiene Frattolin -. Non così però per l’esecutivo regionale che, trincerandosi dietro la normativa nazionale, oggi ha confermato che Gubertini – all’epoca dei fatti direttore del Servizio tutela inquinamento atmosferico, acustico e ambientale della Regione – non può essere né licenziato né sospeso. L’assurdità è che, mentre tutti i circa 14 mila dipendenti del comparto unico regionale sono soggetti a tutte le sanzioni disciplinari graduate a seconda della gravita dell’illecito commesso, i dirigenti della Regione sono soggetti solo alle sanzioni della sospensione o dellicenziamento, comminabile però per solo i casi più graviE fra questi non rientra – purtroppo – l’omissione di atti d’ufficio».

«Come sempre quando si punta solo a far passare il tempo in attesa che le acque si calmino, la Regione ha trasferito questo dirigente, assegnandoli il ruolo – non secondario – di direttore del Servizio geologico,  struttura che ricopre, tra le altre funzioni, quelle strategiche di realizzazione e manutenzione di opere di prevenzione da calamità naturali, di programmazione in materia di attività estrattive e di pareri di compatibilità delle previsioni degli strumenti urbanistici con le condizioni geologiche del territorio. Un’altra bella pagina – conclude la portavoce del MoVimento 5 Stelle – per chi, come la presidente Serracchiani, di professione avvocato, si vanta di aver cambiato questa regione!».

Consorzio Boschi Carnici, Bianchi (M5S): «Invece di tutelare e valorizzare il patrimonio boschivo comprano quadri, affidano discutibili incarichi esterni e cercano di acquistare un fabbricato fatiscente. Sempre più urgente un deciso ricambio generazionale»

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«Spese inopportune, incarichi esterni alquanto discutibili e nomine di matrice sfacciatamente politica. Il Consorzio Boschi Carnici è l’ennesimo esempio di come non debba essere gestito un ente pubblico». La portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Elena Bianchi, attacca duramente le modalità di gestione del Consorzio di Tolmezzo.

«Fra le sue funzioni storiche, riguardanti la filiera del legno in Carnia, troviamo quella produttiva legata al legname, alle resine ma anche ai frutti e ai funghi, quella di tutela del suolo e delle installazioni attraverso l’azione regimante delle acque, la difesa dall’erosione, dalle frane, dalle valanghe, dal vento, e più di recente quella turistico-ricreativa. Da tempo in Carnia a queste si è aggiunta però quella dell’interesse privato – spiega Bianchi -. Il Consorzio Boschi Carnici (www.consorzioboschicarnici.it) è infatti un’Azienda speciale consorziale riconosciuta dalla legge regionale 36/1991 che gestisce una vasta proprietà pubblica (oltre 3.000 ettari) a destinazione silvo-pastorale distribuita sul territorio di 18 comuni della Carnia».

«Lo statuto – aggiunge la portavoce M5S – affida a questo ente pubblicol’amministrazione, la gestione e il miglioramento dei boschi demaniali nonché compiti di aggiornamento e di assistenza tecnico-forestale ed agraria nell’ambito del proprio circondario, avvalendosi del personale tecnico dipendente. Può, ove la situazione finanziaria dell’ente lo consenta, incrementare la sua proprietà con l’acquisto di nuovi beni silvo-pastorali e di altre realtà immobiliari. Bene, nonostante lo statuto individui chiaramente le finalità istituzionali, il Consiglio di amministrazione del Consorzio, con delibera n. 86 dell’8 novembre 2012, ha disposto l’acquisto di due opere dell’artista Giulio Cargnelutti intitolate “La vita” e “Putti musicanti” per una spesa complessiva di ben 6.292 euro al fine della loro collocazione a decoro della sala dell’assemblea quale testimonianza – ricorda Bianchi – dell’attenzione e dell’apprezzamento dell’ente nei confronti delle tematiche rappresentate dall’artista».

«Sotto il profilo amministrativo non mancano inoltre incarichi esterni i cui presupposti restano lacunosi anche per le stesse amministrazioni partecipanti o il tentativo di acquisto (delibere CdA 27/2010, 3/2011, 19/2012, 24/2013, 28/2014) di un’area attrezzata per insediamenti produttivi (ex segheria Capellari) per 350 mila euro che avrebbe richiesto – da subito – ulteriori  100 mila euro per la sistemazione della stessa prima di poterla effettivamente utilizzare, a cui sono seguite ben cinque richieste annuali di finanziamento inoltrate alla Regione. Tanta insistenza per un fabbricato che, come rilevato in atti “in considerazione alle vicissitudini legate alla proprietà e al lungo periodo di inattività” richiede dei lavori “al fine di garantire e migliorare la futura gestione aziendale”, non appare legata ad esigenze immediate dell’ente».

«Passando poi al management del Consorzio, la giunta comunale di Tolmezzo, con delibera 35 del 17 febbraio 2015, ha stabilito – in sede di rinnovo delle cariche – di sostenere la linea del rinnovamento della gestione, attraverso un presidente e di consiglieri da individuare in persone di provata competenza, dotate delle necessarie capacità e di alta motivazione per il tipo e le finalità dell’incarico, favorendo nel contempo un deciso ricambio generazionale. Non è un segreto – sottolinea la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle – che l’attuale presidente, ex dipendente pubblico in pensione dall’ottobre del 2003, abbia un curriculum politico di tutto rispetto e risulti in carica dal 4 settembre 2009. Un bel esempio di rinnovamento e ricambio generazionale bipartisan!».

«Senza dimenticare – conclude Bianchi –  che si è dato il via libera al rinnovo di questo incarico senza minimamente prendere in considerazione la legge 114 dell’agosto 2014 che impedisce il conferimento di incarichi di vertice in enti pubblici in favore di soggetti in quiescenza a decorrere dal 25 giugno 2014».

Ferriera di Servola, questa mattina in Consiglio regionale la consegna della petizione sottoscritta da più di 10 mila cittadini

Due petizioni sottoscritte da oltre 10mila persone, una per fermare l’inquinamento causato dalla cokeria della Ferriera del quartiere triestino di Servola, l’altra perché lo storico Circolo Miani sempre di Trieste (esiste da 34 anni) non venga sfrattato, causa morosità da tre anni, dall’alloggio Ater che sta occupando e da cui è già stato intimato per sei volte di andarsene.

Le hanno presentate questa mattina al presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, il primo firmatario nonché presidente del Circolo Miani, Maurizio Fogar, e Romano Pezzetta del Circolo Servola Respira, accompagnati rispettivamente dai consiglieri regionali Andrea Ussai e Franco Rotelli.

Quanto alla prima petizione, Fogar ha ricordato che la stessa Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) nel 2009 ha stabilito che i fumi della Ferriera interessano un raggio di 5 chilometri, perciò anche la raccolta delle firme non è avvenuta solo nei soliti rioni di Servola, Chiarbola e San Sabba, ma anche nelle zone del centro città, riscontrando un interesse altissimo e immediato da parte della gente. Ciò che si chiede è la chiusura dell’impianto di cokeria; il fermo anche dell’altoforno, con la verifica del rispetto delle prescrizioni sui lavori di bonifica da effettuare indicati nella perizia della Procura della Repubblica e nelle prescrizioni regionali; il mantenimento dei livelli occupazionali attraverso l’impiego del personale nella rimozione della cokeria e delle bonifiche e messe in sicurezza. Oltre al fatto – ha aggiunto Pezzetta – che i rilievi delle centraline sono inadeguati e non tengono conto dell’insieme dei fattori inquinanti che respiriamo.

Per quanto riguarda lo stabilimento siderurgico, la storica contrapposizione diritto alla salute/diritto al lavoro – ha affermato Ussai – è superata grazie allo sviluppo di attività di logistica e lavorazioni a freddo che permetteranno di mantenere invariato il livello occupazionale. Il consigliere ha, poi, ricordato la mozione presentata come M5S già nel 2013 affinché si intervenisse in salvaguardia della salute dei cittadini.

Per la seconda mozione, Rotelli ha parlato di sostegno basato sul principio della libertà e del diritto di discussione. Importante non è tanto ciò di cui il Circolo discute – ha detto – quanto il fatto che deve continuare a vivere ed esprimersi perché è un atto di democrazia. Un pensiero – ha reso noto Fogar – che hanno espresso, sottoscrivendo la petizione, personaggi famosi come Claudio Magris, Gherardo Colombo, Adriano Sofri e molti altri.

Da parte sua, il presidente Iacop ha sottolineato l’importanza di dare spazio, in Consiglio regionale, a temi come quello della salute e della salvaguardia dei cittadini, per altro già affrontati in passato con leggi, ordini del giorno e mozioni. Sono sicuro che le due petizioni – ha detto – non resteranno lettera morta nei cassetti delle Commissioni di merito a cui ho il compito di inviarle, ma saranno portate senza dubbio all’attenzione dell’Aula. Il problema inquinamento non interessa solo Trieste, ma è nazionale. È un tema che va affrontato a ogni livello, ce lo chiede anche l’Europa.

 

In merito al comunicato inviato oggi dall’Acon – Agenzia Consiglio Notizie sulla presentazione della petizione sulla Ferriera di Servola “Fermiamo l’inquinamento per la nostra salute e la nostra vita”, il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai tiene a precisare quanto segue:

 
“Solo attraverso la chiusura della cockeria e, eventualmente, dell’intera area a caldo dello stabilimento si può raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni diffuse con il conseguente superamento della contrapposizione fra diritto alla salute e diritto al lavoro, con i lavoratori della Ferriera che potrebbero comunque essere impiegati nelle altre attività previste dal Piano industriale di Arvedi, come il laminatoio e lo sviluppo della logistica, senza incidere pertanto sui livelli occupazionali”. 
 
A questo link il commento di Andrea Ussai:
 

Disabilità e Premio della Solidarietà, Dal Zovo (M5S): «Una manifestazione emozionante macchiata da uno spiacevole problema organizzativo»

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«Ieri c’è stato il Premio regionale della Solidarietà Friuli Venezia Giulia. A Grado sono stati premiati chi, nell’ultimo anno, si è speso per la disabilità. Molte cose sono state fatte e molte cose sono ancora da fare. Si è trattato di una giornata di festa e di progetti per il futuro. È sempre più urgente, infatti, un cambio culturale da parte della nostra società. Dove vive bene una persona con disabilità, vive bene tutta la comunità». Questo il commento della portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Ilaria Dal Zovo presente ieri all’iniziativa.

«La manifestazione è stata emozionante. L’evento è stato macchiato però da uno spiacevole problema organizzativo – rivela Dal Zovo -. Tra i premiati c’erano anche alcune persone in carrozzina, ma la zona del palco in prossimità della rampa d’accesso, era occupata dal coro e dal pianoforte. A queste persone, pertanto, è stato impedito l’accesso al palco e alla fine sono state premiate ai piedi dello stesso».

«Un grave ed evidente sbaglio da parte degli organizzatori che dimostra una volta ancora quanta strada dobbiamo ancora fare. Un episodio spiacevole – conclude la portavoce M5S – che ci fa capire quanto dovremmo ragionare con la mente di questi cittadini, per capire gli ostacoli che ogni giorno, per colpa nostra, si trovano a dover superare».

Rimpasto nella giunta Serracchiani, Frattolin (M5S): «La solita spartizione di poltrone in barba alle competenze. Bisognava invece abbassare lo stipendio degli assessori e aumentare il numero dei componenti dell’esecutivo regionale»

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«Al di là del fatto il mondo intero ignorava le competenze del capogruppo del Partito Democratico Shaurli in un campo, come quello dell’agricoltura, di cruciale importanza nella nostra regione, a noi sembra la solita spartizione di poltrone». La portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Eleonora Frattolin, commenta così la cosiddetta “riassegnazione delle deleghe” all’interno della giunta Serracchiani.

«Come si legge sul sito del Consiglio regionale Shaurli ha infatti un diploma universitario in educazione professionale e ha avuto – poche – esperienze lavorative: animatore nei centri estivi, commesso e operaio estivo nelle aziende della sua zona. In seguito – aggiunge Frattolin – ha intrapreso la sua formazione come educatore nella cooperativa sociale Aracon, costruendosi una professionalità come consulente per le politiche sociali presso diversi enti localiNiente a che fare quindi con l’agricoltura. Successivamente, dal 1999 e fino ad oggi – quindi per più di 15 anni – per “l’esperto di agricoltura Shaurli” solo politica, tanta politica!».

«Ovviamente, per non suscitare troppe polemiche, hanno nominato un politico di professione interno al Consiglio regionale, ma se la volontà fosse stata davvero quella di ottimizzare il lavoro contenendo le spese, avrebbero potuto abbassare lo stipendio degli assessori e aumentare il numero dei componenti dell’esecutivo regionale. Ad esempio – aggiunge Frattolin – sarebbe di urgenza vitale cominciare a gestire seriamente la delega per la montagna, che al momento rimane solo una tra le tante secondarie attività della presidente Serracchiani. Una sorta di “lustrino” per “Debby-tuttofare”».

«Il vicepresidente Bolzonello in cambio dell’agricoltura guadagna invece la delega alle politiche comunitarie. Quindi – sottolinea la portavoce M5S – l’agricoltura era una materia troppo complessa da seguire insieme alle altre attività produttiveLe politiche comunitarie, invece, sono meno impegnative!».

«Speriamo – ma sappiamo già che si tratta di utopia – che la logica di queste scelte non sia dettata sempre e solamente dagli equilibri di potere e dalla spartizione delle candidature in vista delle prossime elezioni».

 

Scuola, Frattolin (M5S): «Anche nel Fvg subito un confronto con insegnanti, studenti e genitori contrari alla riforma del governo Renzi»

«La giunta Serracchiani deve istituire subito dei tavoli tecnici per attivare un confronto con rappresentanti degli insegnanti, dei dirigenti scolastici, degli studenti, dei genitori e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, al fin e di revisionare il testo dell’attuale riforma sulla scuola». A chiederlo è la capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Eleonora Frattolin.

«Vogliamo che la Regione ascolti la voce delle migliaia di insegnanti, studenti e genitori che stanno protestando contro questa riforma – spiega Frattolin -. Siamo convinti che vada fatto qualcosa di concreto innanzitutto per bloccare questo provvedimento. Il ddl sulla “buona scuola” va rivisto infatti con chi nella scuola lavora e della scuola fruisce».

«Visto che riveste il doppio ruolo di presidente della Regione e di vice segretario nazionale del Partito democratico, Debora Serracchiani faccia pressione sul governo Renzi per evitare l’ennesimo conflitto sociale e – soprattutto – l’approvazione dell’ennesimo provvedimento che fa acqua da tutte le parti come recentemente ha messo in evidenza persino il Comitato per la legislazione, l’organo della Camera dei deputati – conclude la portavoce M5S – chiamato a esprimersi proprio sulla qualità dei decreti-legge e di alcuni disegni di legge».

 

Guarda il video qui –> La “buona” scuola – Frattolin (M5S): Questo provvedimento va bloccato!

Fontane, Sergo: «Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. L’acquedotto era previsto e i sindaci della Bassa lo sanno»

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«Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Nell’ultima seduta del Consiglio regionale abbiamo affrontato di nuovo la questione delle fontane opponendoci (da soli) al censimento dei pozzi artesiani che verrà fatto fare al gestore del servizio il “Cafc” e non ai Comuni, alle Regioni o alle Uti così come da noi richiesto. Questi enti, infatti, dovrebbero già essere in possesso delle “denunce di apertura pozzo” fatte dai cittadini. Che senso ha quindi coinvolgere il Cafc?». Il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo interviene ancora una volta in difesa delle fontane della Bassa friulana e del diritto al loro utilizzo sancito dal Regio Decreto.

«In Aula ci hanno accusato di fare “dietrologia” e di mistificare la realtà sull’acquedotto – attacca Sergo -. Ci hanno detto di fare attenzione con le parole dato che la gente può essere indotta a credere che si voglia fare pagare loro le bollette e che le cose non stanno assolutamente in questi termini! Già, noi saremmo quelli che fanno dietrologia e populismo! Non essendo – per fortuna – cantastorie di professione come molti politici di questa regione,prima di parlare ci informiamo e ci documentiamo. E infatti l’acquedotto era già previsto nel Piano d’Ambito, con tanto di preventivo di spesa (circa 25milioni di euro), così come c’era la cartina che indicava il suo percorso. Infatti, dopo la nostra denuncia e la dimostrazione di assoluta inutilità di un acquedotto nella Bassa friulana, il 27 marzo scorso – ricorda il portavoce M5S – il Cato ha dovuto fare marcia indietro portando in assemblea la modifica del Piano d’ambito votato solo un anno prima da 136 sindaci della Provincia di Udine».

«Dove erano i sindaci della Bassa, “soci” del Cato, un anno fa? Non si sa! Stavano per costruire l’acquedotto a loro insaputa? – denuncia Sergo -. I passaggi che porterebbero alla privatizzazione dell’acqua sono fin troppo chiari: si parte con il censimento da parte del Cafc (che così sa già a chi spedire le bollette, approvato nel recente ddl 82, con la nostra unica opposizione); vorrebbero installare i misuratori di portata (dicasi contatori) previsti dall’art. 36 del Piano tutela Acque (proposta di imminente approvazione); propongono la strozzatura dei pozzi (art.48 del PTA) in modo da non renderli unica fonte di approvvigionamento dell’acqua; infine si voleva costruire un acquedotto (che era già stato inserito nel Piano d’ambito) per supplire alla mancanza d’acqua (25 milioni di euro che sarebbero stati pagati da tutti i clienti Cafc della provincia di Udine); tutto questo con la scusa che questi cittadini stiano sprecando una risorsa preziosa come l’acqua, mentre sono i primi ad essere interessati che le falde non siano prosciugate, ma soprattutto inquinati da altri agenti esterni (altrimenti sarebbero costretti a pagare un bene che ora hanno, per diritto, a disposizione gratuitamente)».

«Questa è la realtà dei fatti e non basteranno certo 24mila letterine a cancellare le undici mila firme depositate in Regione – aggiunge il consigliere M5S -. Se l’interesse è davvero preservare l’acqua allora si vada a intervenire laddove si può davvero risparmiare la risorsa. Invece di prendersela sempre con i cittadini prendetevela con i più “forti”: industrie, centrali idroelettriche, dighe, agricoltura per nulla sostenibile sono le altre cause di impoverimento delle falde, ma nulla si dice o si fa per contrastare questi fenomeni, anzi. Tanto per fare un esempio recente, nel ddl82 appena votato sulla tutela acque si è concessa la possibilità di attingere dalle acque superficiali fino a 50 litri al secondo per le derivazioni (ma i pozzi domestici van strozzati a 0,1 litri al secondo). Poi – conclude Sergo – lamentiamoci se a valle non arriva l’acqua o se non si ricaricano le falde!».

«Se il Pd e i Cittadini per Serracchiani del consigliere Paviotti hanno davvero l’intenzione di strozzare le fontane senza voler venire incontro alle richieste dei comitati e dei cittadini, ma anche dei loro stessi sindaci, perché non lo hanno scritto nel Programma Elettorale 2013, dove tra le diverse iniziative previste non vi è traccia di “risolvere” il problema che improvvisamente sembra essere il più urgente di tutti, ovvero limitare la portata delle fontane ad uso domestico della bassa friulana?!».

Burlo, Ussai (M5S): «La giunta Serracchiani riconosca la centralità dell’istituto triestino nella programmazione regionale adottando in tempi rapidi il nuovo piano materno infantile»

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«Non basterà un nuovo direttore generale, per quanto bravo, per rilanciare il ruolo e l’attività dell’Istituto materno infantile. È indispensabile che la giunta Serracchiani riconosca la centralità dell’IRCCS Burlo Garofalo di Trieste all’interno della programmazione regionale anche adottando in tempi rapidi un nuovo piano materno infantile». È questa la richiesta pressante che il M5S ha presentato oggi in Regione attraverso una mozione – primo firmatario Andrea Ussai – che chiede la valorizzazione del ruolo regionale dell’IRCCS e la revisione dei tagli previsti ai finanziamenti per l’istituto al fine di salvaguardarne i livelli di eccellenza raggiunti.

«Siamo rimasti sconcertati dalle dichiarazioni dell’assessore Telesca – attacca Ussai – che nei giorni scorsi è intervenuta in Consiglio comunale a Trieste affermando che: “rivendicare maggiori disponibilità di risorse per garantire l’eccellenza di una struttura sanitaria come l’IRCCS Burlo Garofolo è una contraddizione”. Ci chiediamo se non servono forse maggiori risorse per assumere personale, attrarre i migliori professionisti, fare ricerca o per acquistare apparecchiature all’avanguardia? Senza contare – aggiunge il portavoce pentastellato – che presso gli IRCCS vengono seguite patologie complesse che spesso prevedono prestazioni specialistiche particolarmente costose che non vengono eseguite negli altri ospedali».

«Vorremmo ricordare inoltre all’assessore che, a dispetto delle risorse finanziarie calanti degli ultimi anni, soprattutto grazie all’impegno dei professionisti dell’Istituto, si sono mantenute la quantità e la qualità della maggior parte dei servizi offerti, e che gli studi e la ricerca negli ultimi anni hanno consentito di raggiungere valori di “impact factor” sempre maggiori. Una situazione questa che non risulta, però, più sostenibile nel lungo periodo».

«Crediamo che la giunta Serracchiani, per negligenza o per opportunità, abbia fatto l’errore di considerare il Burlo alla stregua di un qualsiasi altro ospedale e non come Istituto di Ricerca e Ospedale Regionale di Riferimento per la salute della donna e del bambino – denuncia Ussai -. In Italia esistono solamente tre IRCCS materno infantili, e uno di questi si trova nel Friuli Venezia Giulia! Ciò rappresenta una ricchezza sia dal punto di vista culturale che sotto il profilo economico, essendo gli IRCCS strutture che attraggono pazienti a livello nazionale e internazionale».

«Non possiamo rischiare di perdere la specialità di IRCCS, né tanto meno correre il rischio che il Burlo diventi nel futuro semplicemente un reparto dell’ospedale di Cattinara. Fino ad oggi c’è stata disattenzione da parte della maggioranza verso il Burlo, testimoniata anche, nelle ultime settimane, dallamancata nomina tempestiva del direttore generale. Chiediamo quindi – insiste il consigliere regionale del M5S – che la Regione si assuma la responsabilità di definire e valorizzare il ruolo dell’IRCCS Burlo Garogalo, individuando le funzioni di livello regionale e concentrando qui le situazioni di maggior complessità, per non disperdere, in un territorio con una popolazione di solo 1 milione e 200 mila abitanti, casistica, competenze e denaro».

«Ci auguriamo infine che questa mozione non sia sostenuta solamente dai consiglieri di Trieste ma dall’intero Consiglio regionale, perché il BurloGarofalo – conclude Ussai – è un patrimonio di tutta la regione».

Ussai (M5S): Necessario piano materno infantile, manca dal 2004

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Intervista su telequattro del Portavoce regionale M5S Andrea Ussai

Burlo, Ussai (M5S): «La giunta Serracchiani riconosca la centralità dell’istituto