venerdì, 10 Gennaio 2025
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Pedrotti sbaglia a non voler incontrare i dipendenti di Hydrogea

 

«Il sindaco di Pordenone Pedrotti non vuole incontrare una delegazione dei lavoratori di Hydrogea, interessati dallo spostamento alla sede operativa aggiuntiva di Malnisio, nell’immobile ex Enel. Una presa di posizione incomprensibile visto che il Comune di Pordenone è socio al 98,6% della società che gestisce le risorse idriche attraverso i servizi di acquedotto, fognatura e depurazione in ben 20 comuni». La capogruppo in Consiglio regionale del MoVimento 5 Stelle, Eleonora Frattolin, denuncia l’intenzione, sempre più evidente, del primo cittadino di Pordenone di snobbare i dipendenti di Hydrogea.

 

«Sollecitati dagli stessi lavoratori, abbiamo chiesto più volte a Pedrotti un incontro ma il sindaco, nell’unica risposta che abbiamo ricevuto, sostiene di non rilevare “alcun motivo idoneo a giustificare interferenze di qualsiasi natura da parte del socio (il Comune di Pordenone, n.d.r.) nei confronti delle attività dell’organo amministrativo della società svolte in piena coerenza con i poteri statutariamente ad esso assegnati”.Della serie: non voglio mettere il naso in questa faccenda» attacca la portavoce M5S.

 

«Pedrotti sbaglia a non ascoltare i dipendenti di Hydrogea. Durante questo incontro potrebbero emergere alcune criticità, magari poco note o del tutto sconosciute. E potrebbero farsi largo nuovi quesiti che il sindaco – se volesse – potrebbe girare ai vertici della partecipata per avere un quadro ancora più completo su tutta questa operazione. Operazione in merito alla quale permangono diversi dubbi, che né l’amministrazione societaria né il socio di maggioranza intendono fugare. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, aggiungere un’ulteriore sede operativa di Hydrogea oltre a quella di Pordenone è una scelta economicamente discutibile – conclude Frattolin – che di certo finirà per scaricare i costi correlati sui cittadini (che molto probabilmente vedranno lievitare le bollette) e sui dipendenti, costretti a raggiungere una sede logisticamente difficoltosa. Al sindaco Pedrotti quindi domandiamo: a chi devono rivolgersi i cittadini per avere delle risposte?».

 

Elettrotreni Caf Civity. Il MoVimento 5 Stelle contesta la superficialità dell’amministrazione regionale.

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«Fra poco saranno trascorsi due anni da quella che doveva essere la data diconsegna degli elettrotreni spagnoli Caf Civity. Intanto, pressoché quotidianamente, continuano i disservizi causati dalla circolazione sulla nostra rete ferroviaria di treni sempre più vetusti. Senza dimenticare che questi elettrotreni hanno un costo sensibilmente più alto dei Minuetto e Vivalto già operativi sul nostro territorio». Il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo contesta sia i prezzi di questi elettrotreni sia i ritardi della loro consegna.

 

«I nuovi treni saranno dotati di soli 297 posti e costeranno complessivamente 5.650.000 euro l’uno, ovvero 19 mila euro per ogni posto a sedere – spiega Sergo -. I Vivalto, invece, hanno un costo di 13.600 euro per ognuno dei 596 posti a sedere. C’è anche da ricordare che la Regione ha ritenuto opportuno opzionare altri quattro treni che necessitavano di alcune modifiche per poter circolare anche in Austria. Alcune piccole modifiche – aggiunge il portavoce M5S – che finiranno per alzare il costo dei nuovi convogli dai 25 milioni preventivati a ben 36 milioni di euro. Facendo così ulteriormente impennare il costo per singolo posto a sedere ad oltre 30 mila euro. Un salasso per dei convogli ancora inutilizzati».

 

«Già nel maggio del 2012 la giunta Tondo aveva ammesso chiaramente quanto fosse opportuno garantire la massima continuità tra il processo di realizzazione degli elettrotreni e la loro gestione – ricorda Sergo -. Con quella delibera l’esecutivo regionale evidenziava anche la necessità di dotarsi di un supporto tecnico di qualificata esperienza in grado di affiancare in modo adeguato gli uffici regionali nell’espletamento delle attività previste dal contratto d’acquisto sia in sede di fornitura che in sede di messa in servizio del materiale rotabile. Il tutto – precisa il consigliere M5S – ben sapendo che Trenitalia è da considerarsi lo specifico soggetto chiamato a dover sostanzialmente condividere con la Regione tutti gli aspetti tecnici relativi alla fase di acquisizione e di conformità del nuovo materiale».

 

«Bene, a fronte di tutte queste necessità la Regione aveva predisposto un atto che doveva essere firmato congiuntamente con Trenitalia per dotarsi di questa assistenza, esperienza e consulenza. Successivamente però quell’atto non venne controfirmato da Trenitalia. Le ragioni? Misteriose. Al punto che lo stesso assessore Santoro, rispondendo a una nostra interrogazione, questa mattina non ha saputo spiegare il perché di questo “dietro front”. Ennesima dimostrazione di come la giunta Serracchiani abbia la situazione sotto controllo!».

 

«In Aula abbiamo anche chiesto all’assessore Santoro – sempre senza ottenere risposta – quali fossero le conseguenze di questa decisione, ma queste sono sotto gli occhi di tutti – commenta amaramente Sergo -: senza assistenza i treni non sono ancora in circolazione. E a pagarne le conseguenze, come sempre, sono i cittadini costretti a utilizzare il trasporto pubblico locale».

 

Prodotti del commercio equo e solidale, approvato ordine del giorno del M5S.

 

«Come in Toscana, anche nelle strutture della Regione Friuli Venezia Giulia saranno introdotti i prodotti del commercio equo e solidale. Una piccola vittoria simbolica che rappresenta però un cambio culturale nei confronti dei paesi in via di sviluppo e un sostegno a tutte quelle realtà che anche in regione operano a vario titolo nell’ambito del commercio equo». Il portavoce M5S in Consiglio regionale, Andrea Ussai, commenta con soddisfazione l’approvazione di un ordine del giorno presentato dal MoVimento 5 Stelle che impegna la giunta Serracchiani a introdurre questi prodotti anche nelle strutture della Regione Fvg. Approvazione avvenuta durante la discussione in Aula della legge sugli interventi regionali per la promozione del commercio equo e solidale, nel corso della quale sono stati accolti anche altri due emendamenti M5S che garantiranno persino ai prodotti equo e solidali “made in Italy” (e non solo a quelli dei paesi in via di sviluppo) una vasta diffusione nel Friuli Venezia Giulia.

 

«È importante riconoscere il valore sociale e culturale del commercio equo e solidale, promuovere la sua diffusione e sostenere, così, una forma di cooperazione e di economia che si basi su relazioni paritarie con le realtà produttive che operano nei Paesi in via di sviluppo e che nulla ha a che fare con iniziative di carattere assistenzialistico – spiega Ussai -. Allo stesso tempo è fondamentale aumentare la conoscenza e l’utilizzo di questi prodotti, che concretizzano una sostenibilità sociale e ambientale, attraverso la promozione del “consumo consapevole”».

 

«Sostenendo forme di economia che fanno della responsabilità sociale il loro valore aggiunto e che si fanno largo in un mercato dove l’unico obiettivo spesso è la ricerca del massimo profitto, di certo – conclude il portavoce M5S – facciamo un passo concreto verso una società più giusta»

 

 

Caso Torrenti, M5S non vota la mozione del centrodestra.

 

Il gruppo regionale del MoVimento 5 Stelle non ha votato la mozione sulla restituzione delle deleghe all’assessore regionale Gianni Torrenti proposta dal centrodestra. «I contenuti della mozione erano assolutamente strumentali. E il dibattito in Aula ha dimostrato ancora una volta quanto le nostre posizioni siano equidistanti sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Per questo abbiamo deciso di non partecipare alla votazione». Questo il commento a caldo della capogruppo M5S Eleonora Frattolin alla fine dei lavori in Aula.

 

«La Serracchiani deve chiarire la sua posizione su questa faccenda. E non regge la scusa della “sensibilità politica” avanzata dalla presidente della giunta – attacca Frattolin -. Nessuno, infatti, mette in dubbio la presunzione di non colpevolezza di una persona. Per noi si tratta, invece, di una questione etica. La stessa che ci chiedono di rispettare i milioni di italiani che votano per il MoVimento 5 Stelle».

 

«In linea con quanto avviene in tutte le democrazie evolute, quando si parla di comportamenti etici nella gestione della cosa pubblica noi siamo per la cosiddetta “linea dura”, quella stessa “linea dura” che la Serracchiani sbandierava in campagna elettorale solo un anno e mezzo fa – ricorda la portavoce M5S -. Una posizione rigida che va riaffermata non solo quando si è di fronte a reati gravi come il peculato e la truffa ma anche per reati molto meno rilevanti. Una coerenza di stampo europeo che va presa ad esempio sempre e non solo – conclude Frattolin – quando fa comodo».

 

 

 

Serracchiani debolissima con il governo centrale.

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«“Verba volant, scripta manent”.  Per quanto rassicuranti, le parole della “presidentessa” devono essere sostanziate dai fatti. Fatti che nell’accordo appena siglato con il governo non sembrano essere così espliciti». La portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Elena Bianchi commenta così le recenti esternazioni di Debora Serracchiani sulla difesa dell’autonomia del Friuli Venezia Giulia.

 

«Sulle parole al vento della Serracchiani pesa, infatti, come un macigno la clausola di salvaguardia dello Stato che – precisa Bianchi – all’articolo 3 comma 4 così recita: “È fatta salva la facoltà da parte dello Stato di modificare i predetti contributi in termini di saldo netto da finanziare e di indebitamento netto posti a carico della regione per fare fronte alle esigenze di finanza pubblica”. Naturalmente questa clausola è del tutto legittima – spiega la portavoce M5S -, ma altre regioni a statuto speciale sono più caute nel lasciare campo libero allo Stato».

 

«Si può ricordare, per esempio, il punto 18 dell’accordo recentemente siglato fra il governo nazionale, la Regione Trentino Alto Adige e le provincie autonome di Trento e Bolzano dove si garantisce, certamente, la salvaguardia della prerogativa statale, ma si mettono anche i puntini sulle i» sottolinea Elena Bianchi.

 

Nell’accordo, approvato lo scorso 15 ottobre si legge infatti che “Il gettito derivante da maggiorazioni di aliquote o dall’istituzione di nuovi tributi, se destinato per legge alla copertura, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, di nuove specifiche spese di carattere non continuativo che non rientrano nelle materie di competenza della Regione o delle Province, ivi comprese quelle relative a calamità naturali, è riservato allo Stato, purché risulti temporalmente delimitato, nonché contabilizzato distintamente nel bilancio statale e quindi quantificabileNon sono ammesse riserve di gettito destinate al raggiungimento di obiettivi di riequilibrio della finanza pubblicaNel caso in cui siano necessarie manovre straordinarie volte ad assicurare il rispetto delle norme europee in materia di riequilibrio del bilancio pubblico il contributo di cui al punto 14 primo periodo, può essere incrementato per un periodo limitato di una ulteriore percentuale non superiore al 10%”.

 

«Per difendere l’autonomia della nostra regione bisogna crederci fino in fondo e sono i piccoli dettagli che svelano la profondità di una convinzione. E purtroppo non ci sembra – conclude la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle – che la “presidentessa” sia così puntigliosa su questo argomento come lo è quando si tratta di difendere il Pdl (Partito della Leopolda) di Renzie».

Andrea Ussai M5S FVG su Bonus Bebè a “L’Aria che tira…”

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Andrea Ussai Portavoce regionale M5S FVG su Bonus Bebè a “L’Aria che tira…”.

Superamento patto Tremonti-Tondo. Bianchi (M5S): «Ennesima boutade mediatica della giunta Serracchiani»

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«Grande vittoria della Serracchiani! Per soli 350 milioni in 4 anni ha abdicato su tutti i fronti, rinunciando a tutte le rivendicazioni cui la nostra Regione poteva legittimamente aspirare: niente più reclami sulle indebite appropriazioni da parte dello Stato sugli aumenti Ivanessuna possibilità futura di aumentare la gestione in autonomia di materie strategiche per il Friuli Venezia Giuliazero accenni alla quota Irpef degli statali che lavorano in Regione. Ecco come la giunta regionale fa finta di superare il cosiddetto “patto Tremonti-Tondo e difende la specialità regionale».

La portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Elena Bianchi boccia senza appello questa operazione di facciata che, in realtà, non è altro che l’ennesima boutade mediatica della giunta Serracchiani.

«L’esecutivo regionale parla di “un’operazione complessiva che vale 825 milioni di euro” – aggiunge Bianchi -. Eppure una frase sibillina dell’assessore Peroni lascia più di qualche dubbio su che tipo di bilancio sia stato approvato l’anno scorso.  L’ex rettore dell’Università di Trieste ed ex consigliere della Banca d’Italia afferma che in Regione si potranno spendere ottanta milioni di euro in più ogni anno, per i prossimi quattro anni, risorse “che permetteranno già in questi ultimi mesi del 2014 di anticipare il raggiungimento degli obiettivi di governo che ci eravamo dati, senza ricorrere a rinvii tecnici”. Peroni vuole forse dire che finalmente abbiamo trovato le risorse economiche per attivare il reddito minimo garantito che la Serracchiani aveva promesso ai cittadini in campagna elettorale?» si chiede la portavoce M5S.

«E ancora: in questa partita come si collocano gli 87 milioni di euro già inseriti in tabella nella legge di Stabilità nei prossimi tre anni? Dovessero essere conteggiati anche questi si arriverebbe a un risultato “davvero eccezionale” – sottolinea in modo sarcastico Elena Bianchi -: uno sconto totale di appena 160 milioni di euro. Un vero trionfo per la “zarina” del Friuli Venezia Giulia nonché “braccio destro” del velocissimo premier Renzi».

 

Crac Cooperative Operaie «Ieri come oggi è mancata una reale vigilanza da parte della Regione»

 

 

 

«Il consigliere regionale Riccardo Riccardi e la deputata Sandra Savino, entrambi diForza Italia, rilasciano dichiarazioni sulle Cooperative Operaie con una faccia tosta che rasenta il ridicolo». Il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionaleAndrea Ussai attacca duramente chi oggi fa finta di non sapere nulla di quanto stesse accadendo alle Cooperative Operaie.

 

«Per chi se ne fosse dimenticato entrambi sono stati, infatti, assessori regionali della giunta Tondo dal 2008 al 2013. Già a partire dal 2004 il bilancio di esercizio dell’azienda aveva chiuso in rosso, con un passivo che arrivava a quasi 5 milioni di euro nel 2012 e a quasi 8 milioni di euro nel 2013 – ricorda Ussai -. Nei cinque anni che hanno governato la Regione cosa hanno fatto questi politici di professione per salvare le sorti delle Cooperative Operaie?» chiede polemicamente il portavoce M5S.

 

«In quegli anni Riccardi e Savino e tutta la giunta Tondo avrebbero dovuto occuparsi seriamente di questa situazione per tutelare i 17 mila piccoli risparmiatori e gli oltre 600 dipendenti delle Coop Operaie, nonché la storica autonomia nei confronti delle altre società cooperative che avevano messo gli occhi sull’azienda triestina. Se questo fosse avvenuto, forse, oggi potremmo raccontare un’altra storia».

 

«Invece di depositare inutili interrogazioni alla Camera e in Regione, Savino e Riccardi dovrebbero vuotare il sacco e rivelare ai cittadini tutto quello che sanno sul crac delle Cooperative Operaie – sostiene Ussai -. Nella passata legislatura, a più riprese, infatti, è stata denunciata la gravità della situazione, legata alle pesantissime perdite di esercizio e alle irregolarità senza che questo portasse alcommissariamento dell’azienda o ad altre misure alternative per garantire i soci delle Coop. Quello che risulta sempre più evidente è – purtroppo – la totale mancanza di una reale azione di vigilanza da parte della Regione, ieri come oggi. E così, ancora una volta la politica è stata sostituita dalla magistratura. Tanto – conclude il portavoce M5S – a pagare sono sempre i lavoratori e i cittadini del Friuli Venezia Giulia».

 

 

Il MoVimento 5 Stelle ricorda alla giunta Serracchiani gli impegni presi a luglio

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Dopo una lunga battaglia portata avanti dal gruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, a luglio il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno sul reddito minimo garantito che impegna la giunta Serracchiani ad attivarsi perreintrodurre la sperimentazione di forme articolate di sostegno al reddito per contrastare e prevenire il fenomeno della povertà.

 

«All’assessore Telesca, che oggi è intervenuta parlando di welfare, famiglie e povertà, ricordiamo l’impegno preso in Aula dalla giunta Serracchiani in favore del reddito minimo garantito che – stranamente – non trova spazio nel comunicato inviato alla stampa – affermano i portavoce M5S in Consiglio regionale Elena Bianchi e Cristian Sergo -. Ci auguriamo inoltre che già nella prossima Finanziaria vengano individuate le risorse per reintrodurre questa importante sperimentazione – concludono – tanto attesa dai cittadini del Friuli Venezia Giulia».

 

Già spesi più di 350 mila euro per i contenziosi con ex dirigenti e dipendenti licenziati

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A fine luglio, con una interrogazione rivolta all’assessore Bolzonello, il portavoce M5S in Consiglio regionale Cristian Sergo aveva voluto fare luce sui contenziosi che il Consorzio di Bonifica Cellina Meduna ha affrontato negli ultimi 5 anni per il licenziamento di alcuni dipendenti che si sono rivolti alla magistratura per impugnare questi provvedimenti nel tentativo di ottenerne l’annullamento.

 

«Dalla risposta ricevuta si evince come su quattro cause in essere, tutte per motivi di licenziamento e fine rapporto, tre hanno già visto il Consorzio soccombere, una in via definitiva e le altre due in primo grado – spiega Sergo -. Nella sentenza passata in giudicato il Consorzio è stato condannato, infatti, al reintegro del lavoratore e al pagamento delle retribuzioni non percepite, quantificate in oltre 180 mila euro, per l’esattezza 180.146,76 euro. Anche nelle altre due cause – prosegue il portavoce M5S – i giudici di primo grado si sono pronunciati a favore dei dipendenti. Ciononostante il Consorzio ha comunqueimpugnato entrambe le sentenze. Decisione che finirà per gravare pesantemente sulle casse dello stesso Consorzio. Per quanto riguarda l’ultima delle quattro cause segnalate, infine, i giudici non si sono ancora espressi».

 

«Questi e altri contenziosi, dal 2009 ad oggi, sono costati solo per le spese legali quasi 167 mila euro, precisamente 166.246,36 euro – ricorda Sergo -. Si tratta di contenziosi che, per esempio, hanno visto il riconoscimento di una somma di 7.129,86 euro a un ex impiegato a tempo determinato che ha promosso un’azione legale per l’annullamento dei termini del contratto e il riconoscimento del rapporto a tempo indeterminato, ma anche il risarcimento di alcuni infortuni sul lavoro. E la cosa non è finita perché, come già anticipato, ci sono almeno altre tre cause pendenti davanti al Tribunale».

 

«A questo punto è lecito chiedersi se tutte queste cause fossero così necessarie, ma soprattutto, ben consapevoli della risposta, la domanda da porsi è questa: chi pagherà queste cifre?».

 

 

 

Energia, il MoVimento 5 Stelle ribadisce la propria contrarietà a qualsiasi impianto di rigassificazione

 

Per il MoVimento 5 Stelle alcuni valori sono imprescindibili come il rispetto per l’ambiente e il rispetto della volontà dei cittadini e degli elettori che, votando il programma regionale del M5S, hanno detto “no” alle fonti fossili e “sì” alle fonti rinnovabili e a una politica incentrata sullo sviluppo di un’economia sostenibile in grado di portare a un miglioramento della qualità della vita. Un percorso realizzabile attraverso un “Piano energetico regionale” che favorisca le vere fonti rinnovabili e che punti con decisione sul risparmio energetico e sulla micro produzione di energia.

 

I cittadini – che tra l’altro con un referendum a Monfalcone si erano già espressi contro la realizzazione di un rigassificatore – ci hanno dato fiducia e ci hanno votato per portare avanti il nostro programma, in ogni contesto in cui operiamo. Il programma regionale, in questo senso, parla chiaro. Dice un secco “no” ai rigassificatori “onshore” e “offshore”, mentre sostiene l’utilizzo delle fonti rinnovabili, una politica incentrata sullo sviluppo di un’economia sostenibile, le piccole e micro imprese che fanno innovazione, il turismo come “asset” strategico per la crescita della regione e la salvaguardia della vita umana.

 

Ecco perché il MoVimento 5 Stelle si batte per un Piano energetico regionale (Per) che valorizzi le fonti rinnovabili, le forme di micro produzione di energia e i metodi alternativi di immagazzinamento dell’energia che, parlando per esempio di trasporti, si traducono in sempre più automobili elettriche, a idrogeno e ad aria compressa sulle strade del Friuli Venezia Giulia.

 

I livelli di consumo di gas sono in discesa, gli impianti di rigassificazione già esistenti sono praticamente fermi o funzionano a ritmi bassissimi. Il modo in cui il gas viene estratto, sia esso “shale gas” o “gas naturale”, inoltre, provoca devastazione del territorio, sia terrestre che marino.Danni ambientali che il MoVimento 5 Stelle non può certo trascurare.

 

Come portavoce del M5S, a tutti i livelli, abbiano un dovere, quello di rispettare la volontà di chi ha creduto in noi, il dovere di portare avanti politiche di sviluppo e imprenditoriali che siano alternative a quelle dei partitipolitiche che tutelino il territorio e i cittadini che lo abitano. Demagogia, dirà qualcuno. Bene, per qualcuno tutto questo potrà essere demagogia, per noi invece è semplicemente mantenere fede agli impegni presi.

 

La posizione del MoVimento 5 Stelle sugli impianti di rigassificazione è senza eccezioni, senza deroghe, senza distinguo: non è negoziabile e non è discutibile. Ribadiamo, pertanto, la nostra contrarietà agli impianti di rigassificazione previsti sul nostro territorio, presenti e futuri.

I portavoce europei, nazionali, regionali e comunali della regione Friuli Venezia Giulia

Carenze di organico in Sanità, blitz M5S a Cattinara

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I portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale Andrea Ussai ed Elena Bianchi oggi hanno fatto visita alla Clinica medica dell’Ospedale di Cattinara per verificare direttamente le criticità rispetto le carenze di organico segnalate dai sindacati nelle ultime settimane: solo 2 infermieri turnisti per 41 pazienti. Turni coperti a fatica con straordinari e personale proveniente da altri reparti, senza nemmeno il supporto di Operatori socio sanitari (Oss) durante la notte.

 

«Non si può continuare a spremere il personale come un limone aumentando così il rischio di infortuni e di incorrere in errori durante l’attività lavorativa – attacca il consigliere regionale Ussai -. La tanto decantata qualità del nostro Servizio sanitario regionale è in gran parte da attribuirsi agli operatori che, nonostante il blocco del turnover e dei salari, continuano quotidianamente a lavorare con passione, competenza e impegno. È inaccettabile quindi che si faccia finta di niente o che si giri la testa da un’altra parte davanti a una situazione come quella della Clinica medica dell’Ospedale di Cattinara che mette a rischio la qualità e la sicurezza delle prestazioni sanitarie erogate».

 

«Già un anno fa con un nostro ordine del giorno, che venne accolto dalla giunta Serracchiani, avevamo chiesto un miglioramento delle politiche rivolte al personale che si basava su un ripensamento organico delle risorse umane – ricorda la consigliera regionale M5S Elena Bianchi -. In quell’occasione chiedemmo che venisse valutata correttamente lasostenibilità a lungo temine delle mansioni assegnate al fine di tutelare la salute del personale sanitario e, in particolare, quella dei turnisti. Inoltre – aggiunge – solo pochi giorni fa, durante l’approvazione della riforma sanitaria, è stato accolto un altro ordine del giorno che chiedeva l’adeguamento degli organici del Servizio sanitario regionale».

 

«L’assessore alla salute Telesca deve pertanto intervenire urgentemente per trovare una soluzione alla carenza di personale evidenziata dai sindacati – incalzano i portavoce M5S -. Come recita lo stesso ordine del giorno presentato dalla maggioranza, va ripresa una politica di assunzioni che – concludono – possa rispondere alle effettive esigenze assistenziali».

 

“Italia5Stelle”, a L’Aquila a dicembre il primo meeting nazionale di tutti i portavoce regionali M5S

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Un meeting fra tutti i consiglieri regionali eletti in Italia che si terrà a L’Aquila a dicembre, un maggior coordinamento per quanto riguarda la comunicazione a livello nazionale, l’arrivo in regione di Luigi Di Maio e la restituzione di un bel assegno del valore di 375 mila euro. “Italia5Stelle”, il grande evento che si è tenuto nel fine settimana al Circo Massimo a Roma, ha rappresentato una straordinaria occasione di confronto e di lavoro per i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin, Elena Bianchi, Ilaria Dal Zovo, Cristian Sergo e Andrea Ussai.

 

«Ci siamo confrontati con parlamentari, eurodeputati, consiglieri e sindaci, ovunque (anche in coda per un panino) e sui temi più disparati. Abbiamo raccontato il nostro lavoro a cittadini arrivati da tutta Italia, scoprendo che c’è qualcuno da Napoli o dalla Svizzera che, quando può, segue le dirette del nostro Consiglio regionale – racconta Eleonora Frattolin -. La soddisfazione più grande è stata realizzare che tante persone conoscono le nostre battaglie e le nostre vittorie… magari non si ricordano i nostri nomi, ma sanno che in Friuli Venezia Giulia ci sono dei consiglieri regionali che si sono battuti per il reddito minimo garantito o che hanno contribuito a fermare gli Ogm. E questa è la cosa più importante per noi, dimostrare – aggiunge la portavoce M5S – che anche un piccolo gruppo di solo cinque consiglieri (di cui nessuno ricorderà i nomi) di una regione piccola come la nostra (di cui molti sbagliano pronuncia o ubicazione) può dare il suo contributo».

 

«È stato impressionante vedere il Circo Massimo preso d’assalto da 200 mila persone. Mi piace far notare che nonostante le migliaia di rifiuti inevitabilmente prodotte, oggi non c’è traccia del nostro passaggio: questa si chiama civiltà, rispetto e amore per il nostro Paese – sottolinea Cristian Sergo -. Ritrovare persone da tutta Italia che condividono con noi gioie e dolori di questo cammino rappresenta sicuramente la parte migliore di eventi come questo. Sapere che non sei solo, che puoi sempre affidarti a qualcuno. È stato inoltre stupendo applaudire i nostri portavoce sul palco e ancor di più sentire gli applausi dei presenti al nostro quarto “Restitution day”». A Roma, infatti, i consiglieri regionali M5S del Friuli Venezia Giulia hanno simbolicamente consegnato ai cittadini un assegno di quasi 375 mila euro (nella foto), la somma cioè che hanno restituito, complessivamente, ai cittadini e alle imprese del Friuli Venezia Giulia dal giorno in cui sono stati eletti nell’aprile 2013. Si tratta di una quota rilevante, che si aggira attorno al 65%, delle indennità ricevute mese per mese, versata nel “Fondo per lo sviluppo” della Regione Fvg”.

 

L’evento del Circo Massimo ha fornito inoltre l’opportunità per gettare le basi per un miglior coordinamento fra i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle eletti in tutta Italia. «Su nostra proposta a dicembre sarà organizzato a L’Aquila il primo meeting fra tutti i gruppi regionali M5S italiani – rivela Elena Bianchi -. Sarà un momento di confronto e di crescita che coinvolgerà sia i portavoce eletti che i componenti degli staff che operano nei vari consigli regionali. L’Aquila è stata scelta per il forte valore simbolico che ancora oggi, dopo tanti anni dal terremoto, continua ad avere il capoluogo della Regione Abruzzo».

 

«Durante tutta la manifestazione c’è stato un via vai continuo di persone che chiedevano del reddito minimo garantito, dei soldi restituiti. È stato molto bello conoscere di persona gli amici che ognuno di noi ha sui social e sentire la forza e la speranza che tutta quella folla ha saputo trasmetterci – ricorda la portavoce M5S Ilaria Dal Zovo -. Rispetto per l’ambiente, cittadini che non gettano le immondizie per terra, stand che danno l’acqua pubblica gratuitamente a tutti. Questi sono valori importanti per il nostro MoVimento».

 

«L’evento è stato la dimostrazione che migliaia di cittadini credono ancora nella possibilità di migliorare le cose dando il proprio contributo e impegnandosi in prima persona – rimarca il consigliere regionale Andrea Ussai -. Il MoVimento 5 Stelle è infatti fermamente convinto che sia necessario un cambiamento culturale. Per raggiungere una vera democrazia c’è sempre più bisogno di cittadini attivi, critici e informati».

 

Nel corso della manifestazione anche i portavoce nazionali Manlio Di Stefano, Michele Giarrusso, Barbara Lezzi, Andrea Cioffi, Carla Ruocco, Federico D’Incà, Walter Rizzetto e Luigi Di Maio hanno fatto visita agli stand del MoVimento 5 Stelle Fvg. Il vice presidente della Camera ha anche confermato la sua disponibilità a partecipare a una nuova iniziativa politica che dovrebbe tenersi alla fine di novembre a Pordenone.

 

Variante di Dignano: «Costi lievitati e urgente verifica strutturale del ponte»

 

 

Con delibera del 3 ottobre scorso la giunta Serracchiani ha modificato e rimodulato l’importo stanziato per la realizzazione della Variante di Dignano. «Alla presidente piace molto il termine “rimodulare”. Facciamo solo notare che i 15,5 milioni di euro preventivati all’inizio della progettazione, sono diventati 22,6 milioni di euro solo per la Variante di Dignano mentre per quella di Barbeano si è deciso di rinviare tutto ai prossimi anni, quando si andrà alla ricerca delle risorse necessarie per coprire l’importo mancante. Attenzione, 22,6 milioni di euro e i lavori non sono nemmeno iniziati. A opera ultimata i costi saliranno certamente». La consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo punta il dito contro l’ennesima opera fuori controllo dal punto di vista sia della sostenibilità economica e ambientale, sia della sicurezza.

 

«Come MoVimento 5 Stelle abbiamo già chiesto con una interrogazione e con una mozione di fermare la realizzazione di quest’opera – ricorda la portavoce M5S -. Sono ancora troppe le questioni aperte, alcune di queste particolarmente preoccupanti. Innanzitutto sulla Variante di Dignano pende ancora un ricorso al Consiglio di Stato, mentre le petizioni dei cittadini che sono state depositate in Regione non vengono minimamente prese in considerazione. Infine non possiamo tralasciare la situazione del ponte che dovrà accogliere la confluenza delle due bretelle stradali».

 

«Dalla relazione commissionata da Fvg Strade a un architetto, infatti, si evince chiaramente che il manufatto ha bisogno di un intervento di straordinaria manutenzione che possa rimediare ai difetti riscontrati dalla perizia – sottolinea Dal Zovo -. Inoltre deve essere valutato il comportamento del ponte sia nel caso di scosse sismiche, sia per il maggior carico che andrebbe a sopportare, sia infine per i possibili movimenti delle strutture prive di calcestruzzo. Per questo abbiamo chiesto che venga effettuata una valutazione strutturale del manufatto, che non può limitarsi a una verifica di carattere visivo».

 

«A fronte di costi così ingenti per le tasche dei cittadini, quanto può incidere una valutazione strutturale del ponte? – si domanda la portavoce M5S -. È un dubbio più che lecito visto che Fvg Strade sostiene che non sia indispensabile fare una valutazione strutturale proprio perché troppo costosa. A questo punto chiediamo ancora una volta alla giunta Serracchiani e a Fvg Strade di effettuare subito questa verifica soprattutto per la sicurezza di chi – conclude Dal Zovo – un giorno si troverà a transitare su quella struttura».

 

 

RESTITUTION DAY

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I consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Fvg hanno già restituito ai cittadini quasi 375 mila euro: sabato a Roma il quarto “Restitution Day”

 

 

Quasi 375 mila euro, più precisamente 374.867,9 euro. È questo l’importo esatto che i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle hanno restituito, complessivamente, ai cittadini e alle imprese del Friuli Venezia Giulia dal giorno in cui sono stati eletti nell’aprile 2013. Parliamo di una quota rilevante, che si aggira attorno al 65%, delle indennità ricevute mese per mese, versata nel “Fondo per lo sviluppo” della Regione Fvg”.

 

In questi giorni Eleonora Frattolin, Elena Bianchi, Ilaria Dal Zovo, Cristian Sergo e Andrea Ussai hanno bonificato, infatti, altri 88.722,71 euro. Sono risorse risparmiate dagli stipendi dei consiglieri regionali nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e settembre 2014, destinate a sostenere le piccole e medie imprese del Friuli Venezia Giulia.

 

Il quarto assegno (simbolico) – dopo quelli di settembre e dicembre 2013 e di maggio 2014- sarà consegnato ai cittadini sabato pomeriggio a Roma nello stand allestito dal MoVimento 5 Stelle Fvg nell’ambito della grande manifestazione nazionale“Italia5Stelle” in programma al Circo Massimo.

 

«Questi quasi 375 mila euro rappresentano la risposta concreta a chi, nelle ultime ore, ha correttamente criticato le indennità ricevute dai consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia. Anche se – sottolineano i portavoce M5S – da quelle stesse personeavremmo gradito un maggior supporto quando il Consiglio regionale e la giunta Serracchiani, nel luglio 2013, hanno fatto finta di ridurre i privilegi dei politici regionali».

 

Per maggiori informazioni sulle modalità di accesso al “Fondo per lo sviluppo” si possono consultare questi link:

 

Finanziamenti agevolati per il sostegno delle piccole e medie imprese commerciali, turistiche e dei servizi (Sezione anticrisi commercio, turismo e servizi)

 

http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/economia-imprese/turismo/FOGLIA5/

 

Finanziamenti agevolati per il sostegno delle imprese artigiane (Sezione anticrisi artigianato)

 

http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/economia-imprese/artigianato/FOGLIA302/

 

Finanziamenti agevolati alle PMI

http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/economia-imprese/industria/FOGLIA24/

 

 

 

Nella foto il “Restitution Day” del maggio scorso con l’assegno che sarà consegnato a Roma.

 

 

Riforma Sanitaria in FVG – Cos’è successo? Ce lo racconta Andrea Ussai Portavoce regionale M5S

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RIASSUNTO DELLA NOSTRA POSIZIONE, DI COME SI E’ SVOLTA LA VOTAZIONE E IL PERCHÉ DEL NOSTRO VOTO CONTRARIO

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Reddito minimo garantito: Sel non commetta lo stesso errore fatto dalla Serracchiani e appoggi la battaglia

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«Abbiamo letto con piacere l’invito del coordinatore regionale di Sinistra Ecologia e Libertà Marco Duriavig volto a spronare la giunta Serracchiani a mettere in campo tutte le iniziative necessarie in favore dell’occupazione e dell’istituzione del reddito minimo garantito. È quanto, come MoVimento 5 Stelle, chiediamo dall’agosto 2013 e non dal 2014 come erroneamente indicato da qualcuno». I consiglieri regionali M5S Cristian Sergo ed Elena Bianchi esprimono soddisfazione per le continue prese di posizione favorevoli a uno strumento voluto da migliaia di cittadini del Friuli Venezia Giulia.

 

«Ricordiamo che solo qualche giorno fa il segretario regionale della Cgil Franco Belciaveva detto pubblicamente di voler sottoscrivere la nostra petizione per l’istituzione del reddito minimo garantito nella nostra Regione. Una presa di posizione da noi molto apprezzata. Siamo rimasti invece stupiti e anche un po’ interdetti di fronte alla dichiarazione di Duriavig che ha sostenuto di non ritenerla una mossa vincente – attacca Cristian Sergo -. Invitiamo infatti il coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà a leggere il testo della nostra petizione e anzi, lo esortiamo a firmare e a far firmare quel testo ai simpatizzanti di Sel. La raccolta firme che abbiamo promosso in questi mesi e che ci vede costantemente impegnati nelle piazze del Friuli Venezia Giulia – aggiunge – non è volta, infatti, a promuovere la proposta di legge n. 47 depositata in Consiglio regionale dal nostro gruppo, ma è volta a chiedere alla Regione di istituire una forma di sostegno al reddito per i disoccupati».

 

«Evidentemente il coordinatore Duriavig è caduto nello stesso errore della presidente Serracchiani, che ha voluto giudicare frettolosamente il nostro testo di legge senza nemmeno leggerlo e valutarlo nel merito. Stessa cosa ha fatto Duriavig con la nostra petizione – rimarca Elena Bianchi -. Non appoggiare quella raccolta firme vuol dire andare in contraddizione con l’ordine del giorno a firma lunga accolto dalla giunta due mesi fa. Se Sel ha cambiato idea basta che ce lo dica. Siamo sempre pronti a valutare quale sia la loro proposta di legge su questo tema, che ad un anno e mezzo dalle elezioni ancora non abbiamo potuto leggere».

 

«Limitarsi a dire che la nostra proposta è priva della copertura finanziaria – che deve essere garantita dalla maggioranza non certo dall’opposizione – è quanto meno riduttivo se paragonato al voto favorevole di Sel alla riforma sanitaria dell’assessore Telesca che – conclude il portavoce M5S – nonostante il voto favorevole dell’Aula ancora oggi non sappiamo quanto finirà per costare ai cittadini del Friuli Venezia Giulia».

 

Relazione di minoranza alla riforma Sanitaria FVG

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Relazione al DDL 59 “Riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale e norme in materia di programmazione sanitaria e sociosanitaria”

 

Andrea Ussai

 

Movimento 5 Stelle

 

Signor Presidente, Assessori, Consiglieri,

per poter valutare il disegno di legge presentato dalla Giunta per riformare la Sanità regionale, non possiamo che partire innanzitutto da una panoramica della situazione attuale dei servizi, per poter poi evidenziare in un secondo momento quelli che sono, a nostro avviso, i rischi, le criticità ma anche i potenziali vantaggi della presente proposta.

Il Servizio Sanitario Regionale del FVG è riconosciuto da tutti come uno dei migliori in Italia, ha Enti che raggiungono livelli di eccellenza e una gestione economica che, nonostante gravi per intero sul bilancio della regione, negli ultimi anni ha sempre chiuso in pareggio. Con un avanzo pro capite cumulato che nel periodo dal 2001 al 2012 è stato di 171 euro, presentando la migliore situazione di equilibrio economico finanziario di lungo periodo nel Paese.

Merito questo da attribuire a tutti gli operatori che, nonostante il blocco del turnover e dei salari, continuano quotidianamente a lavorare con passione, dedizione, competenza ed impegno.

Ma nonostante il sistema presenti nel suo complesso buoni e a volte ottimi livelli di qualità, si evidenziano innumerevoli criticità e grandi margini di miglioramento sia rispetto all’appropriatezza della risposta sanitaria, sia rispetto a una distribuzione delle risorse ancora poco equa ed efficiente.

Infatti, se il cambiamento epidemiologico della popolazione ci impone come principale problema da risolvere, rispetto alla sostenibilità del Servizio Sanitario Regionale, la gestione della cronicità, dall’altro lato l’assistenza territoriale, cioè il luogo più adatto per il trattamento di queste patologie, dove si crea gran parte della Salute delle persone, non è riuscita ancora a svilupparsi in maniera adeguata ed omogenea su tutto il territorio regionale.

L’aziendalizzazione inoltre ha comportato una vera e propria concorrenza tra le aziende sanitarie, con addirittura stucchevoli lotte e “scarica barili” tra i direttori delle aziende ospedaliere e sanitarie nelle zone dove si trovano a gestire, in maniera separata, il medesimo bacino di utenza.  Atteggiamento questo che di certo non ha giovato ai percorsi di salute e alla continuità delle cure dei cittadini.

In questo contesto, a cui dobbiamo aggiungere anche un sensibile calo di risorse a disposizione del bilancio della regione, pensare ad una riforma sanitaria può essere certamente opportuno, anche se forse quello di cui avremmo avuto maggiormente bisogno in questi anni è una regia forte, che si occupasse – certo – dell’ordinaria manutenzione del sistema, ma che facesse anche scelte coraggiose e difficili come il taglio degli sprechi, dei doppioni e la riconversione delle strutture che non corrispondono a standard di sicurezza.

Con la Riforma quindi la Giunta si propone di intervenire sulle numerose criticità del sistema: sui ritardi rispetto agli adempimenti nazionali, sulla tenuta del SSR (sotto il profilo economico) e sulla rimodulazione dell’offerta dei servizi sulla base delle mutate esigenze della popolazione.

Ma si sa, di buone intenzioni sono lastricate le vie che portano all’inferno, ed è così che la riforma della Sanità della giunta Serracchiani, sebbene partisse da presupposti condivisibili, è arrivata a un testo definitivo che risulta essere per molti versi campato in aria e poco chiaro.

Le imprecisioni e gli errori, denunciati per primi dai professionisti auditi in commissione, sono il sintomo di una mancata condivisione e di un agire frettoloso, volto più a dimostrare che si sta facendo qualcosa che al farlo bene.

Ma la cosa più grave non sono le dimenticanze nelle schede ospedaliere, di qualche funzione o di qualche reparto, ma la totale assenza di dati o di una relazione tecnico finanziaria, che quantifichi i risparmi e/o i costi che questa riforma comporterà nel breve e nel lungo periodo.

Se uno dei principali motivi che impongono la necessità di predisporre la riforma sanitaria è quello di garantire la sostenibilità economica del sistema, come è possibile che di questo nel testo non si faccia nessun cenno?

Ci troviamo quindi, per molti versi, davanti ad un libro dei sogni che non sappiamo se e quando riusciremo a realizzare.

Inoltre, se la scelta del modello organizzativo che prevede la fusione tra le aziende territoriali e quelle ospedaliere potrebbe, dopo aver risolto i problemi che impediscono una fusione immediata,  portare ad un miglioramento sia della continuità delle cure che dell’uso delle risorse, ci chiediamo perché sia mancato il coraggio di tagliare ulteriormente il numero delle aziende per arrivare almeno a un rapporto rispetto al numero di abitanti che si avvicini alla media nazionale, che è di una azienda sanitaria ogni 410 mila abitanti. Ma soprattutto perché si sono accorpate aziende che non hanno niente in comune tra di loro, come l’Azienda Bassa Friulana e quella Isontina, o il distretto del S.Danielese con la montagna, gettando alle ortiche quelle collaborazioni e quei percorsi che erano ormai consolidati. Evidentemente il non aver inserito gli ospedali di rete (spoke) assieme agli ospedali di riferimento (hub) corrisponde ad una suddivisione delle aziende che risponde più ad interessi politici che ad un’organizzazione che abbia a cuore i percorsi di salute del cittadino.

Nonostante l’asserita volontà di “mettere il cittadino al centro” quindi, queste scelte ci appaiono poco comprensibili se non in termini di redistribuzione dei poteri.

Chiederemo quindi un ripensamento nella divisione territoriale delle Aziende per l’assistenza sanitaria, auspicando che prevalga il buon senso.

Un altro punto critico è la riconversione completa dei piccoli ospedali in “presidi ospedalieri per la salute” per lo svolgimento di attività distrettuali sanitarie e sociosanitarie.

Strutture che, dalle dichiarazioni della Presidente, non dovrebbe essere oggetto di alcun taglio, ma che in realtà, da quanto riportato nell’articolato, subiranno nel tempo una profonda riorganizzazione cancellando un modello di gestione integrato, utile sia ad uno sviluppo culturale dei professionisti che alla presa in carico degli assistiti. Così facendo si rischierebbe anche di indebolire l’azione di filtro per ricoveri impropri e di supporto all’Ospedale per acuti, che potrebbe trovarsi ulteriormente congestionato.

Se nulla verrà toccato perché non è stato messo in legge il mantenimento della Struttura complessa di Medicina interna e Post acuzie?

Maggiori delucidazioni andrebbero fornite anche rispetto alla garanzia del servizio di emergenza/urgenza nelle periferie. È ragionevole pensare che in un sistema ove la cronicità è affidata al territorio nelle 24 ore, vi debba essere comunque un sistema d’emergenza medicalizzato atto a filtrare e a soccorrere non solo l’acuto ma anche il cronico che si scompensa e che non potrà essere trattato certamente dalle aggregazioni di medici di Medicina generale.

Se si riducono i posti letto, se chiudiamo i pronto soccorso nelle ore notturne, se chiudiamo i piccoli ospedali che davano risposta all’acuto, come pensiamo che i nostri cittadini possano avere delle cure valide e non solo essere trasportati al più vicino pronto soccorso da un’ambulanza con personale volontario o con seppur validissimi infermieri che però non sono abilitati a svolgere interventi di carattere medico? Perché non sfruttare la presenza dell’emergenza territoriale per mettere in sicurezza capillarmente il territorio assieme al collega della continuità assistenziale?

Alcuni punti di pronto soccorso avanzato con automedica potrebbero sopperire alla lontananza dai pronto soccorsi hub e potrebbero così effettuare trasporti protetti con medico ed infermiere presso le strutture maggiormente attrezzate e sicure.

Purtroppo su questi temi abbiamo avuto solamente rassicurazioni ma nel merito nessuna risposta.

L’obiettivo non è tanto una difesa di stampo campanilistico o la difesa del posto letto, ma piuttosto organizzare e riqualificare i servizi al fine di offrire le giuste tutele in termini di tempestività e sicurezza, soprattutto nella capacità di trattare non solo la cronicità ma anche le emergenze e dare risposte sui territori in cui si vive l’effettivo bisogno di salute.  Tutto ciò non può venire realizzato senza un’analisi approfondita della realtà locale dove si vuole intervenire, non solo a livello regionale, ma anche al livello di comunità, l’unica che conosce realmente le criticità e le potenzialità di un territorio (come ad esempio la carenze di mezzi di trasporto o le risorse del tessuto sociale come associazionismo e volontariato), ma sia nella costruzione della legge che nell’articolato, almeno inizialmente, non veniva dato nessuno spazio al ruolo di queste risorse e alla sussidiarietà orizzontale, che risulta indispensabile per garantire l’integrazione delle cure.

Esprimiamo quindi forti perplessità su una progettualità non condivisa con gli operatori del sistema e non spiegata in modo trasparente al cittadino, stigmatizzando la logica di stampo paternalistico che vede gruppi di saggi, peraltro sconosciuti, che fanno analisi, preparano proposte e le calano dall’alto.

Un punto che ci sembra qualificante della riforma è la valorizzazione delle professioni sanitarie. Speriamo che finalmente sia arrivato il momento di slegare definitivamente le professioni sanitarie dall’antica idea di subalternità gerarchica dalla professione medica e che i tempi siano maturi per un pieno compimento della L.R. 10/2007. Ci auguriamo che nel passaggio in aula non si cancelli questo punto di forza della riforma.

Per una vera sostenibilità del SSR infatti l’unico mezzo efficace è puntare sulla prevenzione e su un cambio culturale dei cittadini e degli operatori.

I servizi sanitari spiegano solo l’11% della mortalità prevenibile, il rimanente 89% è associato a stili di vita, fattori ambientali sociali e culturali.

Occorre modificare la cultura della salute, coinvolgere professionisti, pazienti e cittadini, promuovere incontri, formare le persone, cambiare decine di comportamenti e abitudini, investire denaro, stringere alleanze e intervenire sui potenti poteri economici, un’impresa difficile che molti giudicano impossibile. Attualmente esiste una grave divaricazione tra gli interessi degli erogatori da una parte e dall’altra quelli del servizio sanitario pubblico ovvero della salute della comunità dei cittadini. Bisogna allineare le convenienze dei diversi attori in sanità alla salute della comunità degli assistiti. In sintesi, a nostro modo di vedere, al di là del modello istituzionale che si vuole sposare per una vera riforma della sanità che possa rendere sostenibile il sistema, si dovrebbe smettere di finanziare e di incentivare le prestazioni sanitarie incominciando a darsi obiettivi e un modello di finanziamento che “paghi la salute”.

 

Mezzi antincendio all’Aeroporto di Ronchi, pressing M5S alla Camera e in Regione per garantire la massima sicurezza

 

 

«Bisogna garantire l’efficace funzionamento dei mezzi a disposizione dei Vigili del fuoco di stanza presso l’Aeroporto Pietro Savorgnan di Brazzà di Ronchi dei Legionaria tutela dei viaggiatori e del personale impiegato». A chiederlo è il Movimento 5 Stelle con due interrogazioni depositate in Regione dalla consigliera regionale Ilaria Dal Zovo e alla Camera dal deputato Aris Prodani.

 

«All’interno dell’Aeroporto è dislocata una sezione del comando provinciale di Gorizia del Corpo dei Vigili del fuoco, dotata di numerosi mezzi per il soccorso che non possono essere tutti parcheggiati al chiuso a causa della ridotta capienza della infrastruttura deputata a tale funzione – spiega Dal Zovo -. Alcuni mezzi – si tratterebbe di cinque veicoli “poseidon” – sarebbero quindi sottoposti alle intemperie e presenterebbero continue rotture e infiltrazioni legate al costante logoramento».

 

«La sicurezza dello scalo non può essere pregiudicata dal cattivo stato di conservazione dei mezzi antincendio – continua il segretario della Commissione Attività produttive della Camera -. Questi ultimi infatti devono essere sempre pronti a fronteggiare qualsiasi incidente possa avvenire all’interno dell’aeroporto. È molto preoccupante, quantomeno immotivato, il silenzio dell’ente gestore dell’Aeroporto».

 

«Vogliamo sapere chi è il responsabile della mancata soluzione di questo problema che viene segnalato da anni e che le autorità competenti devono risolvere per garantire la massima sicurezza e la possibilità ai mezzi di soccorso di intervenire nel modo più rapido possibile in caso di necessità. Il MoVimento 5 Stelle – concludono i due portavoce M5S – continuerà a fare pressing sullo scalo di Ronchi affinché operi nelle migliori condizioni».