venerdì, 10 Gennaio 2025
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«La giunta Serracchiani vuole impedire l’accesso alle RSA alle persone affette da disabilità psichica e fisica»

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«Ennesimo pasticcio della giunta Serracchiani e della maggioranza di centro sinistra che hanno deciso di impedire alle persone affette da disabilità psichica e fisica l’accesso alle residenze sanitarie assistenziali (RSA). Con un emendamento votato in tutta fretta in Consiglio si è deciso, infatti, di eliminare la cosiddetta “funzione respiro”. Chiediamo all’assessore Telesca di rimediare subito a questa grave svista». La consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Elena Bianchi critica duramente questamodifica inserita nel disegno di legge di riordino del sistema sanitario.

 

«A questo punto è lecito chiedersi se in futuro esisterà ancora la “funzione respiro” per le persone con disabilità – aggiunge Bianchi -. Si tratta di un servizio molto importante offerto dalle RSA in grado di garantire momenti di sollievo e di distacco dalle attività di cura alle famiglie che abitualmente accudiscono a domicilio persone care affette da disabilità psichica e fisica».

 

«È noto che le funzioni delle RSA siano prevalentemente di carattere riabilitativo ma non meno importante è la presenza di un servizio molto utile per chi vive già una esistenza a dir poco difficile. Troppo facile – attacca la portavoce M5S – trincerarsi dietro la scusa che le rsa non sono strutturate per accogliere e gestire in modo appropriato le persone con disabilità fisica e psichica e che sono necessarie delle strutture apposite. E finché non realizziamo queste strutture che si fa? Come aiutiamo le famiglie in difficoltà?».

 

«Giunta e maggioranza continuano a dire che questa riforma non viene fatta in fretta e furia. Se così fosse – conclude Bianchi – non saremmo qui a commentare errori pacchiani che solo il MoVimento 5 Stelle ha notato e segnalato».

 

 

Libertà di scelta terapeutica, soddisfazione del MoVimento 5 Stelle.

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«Finalmente si potrà discutere in maniera approfondita in Commissione Sanità sulla libertà di scelta terapeutica e sulle cure complementari, temi oggi molto dibattuti che avevamo inserito anche nel nostro programma elettorale. Si tratta di un successo per il MoVimento 5 Stelle. L’obiettivo adesso diventa quello di gettare le basi per far diventare questi argomenti una legge della nostra regione». Il consigliere regionale M5S Andrea Ussai commenta con soddisfazione la decisione del Consiglio di stralciare l’emendamento sulla libertà di scelta terapeutica, presentato dai portavoce pentastellati, per portarlo in discussione in commissione.
«Nella consapevolezza che un numero crescente di cittadini ricorrono alle Medicine complementari, vogliamo che anche in Friuli Venezia Giulia, come già avviene in altre Regioni e in molti paesi europei, vengano assicurati il principio di libertà di scelta terapeutica nonché la sicurezza e qualità di queste cure – spiega Ussai -. Bisogna disciplinare l’accesso alle prestazioni di cui sia stata comprovata l’efficacia, nel rispetto dei livelli essenziali fissati dalla normativa nazionale e dei limiti imposti dal bilancio. Chiederemo, infine, che la Regione promuova la ricerca nel campo delle medicine complementari. Perché è fondamentale – conclude il portavoce M5S – verificare l’efficacia delle terapie non convenzionali nel caso di patologie specifiche».

All’aeroporto di Ronchi le spese di promozione decollano

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«Non è una livrea volante, è una voragine senza fondo. Come rivelato pochi giorni fa dalla stessa Serracchiani alla stampa, i milioni di euro stanziati dalla Regione per la fusoliera di un aereo contraddistinta da uno stormo di colibrì non sono andati ad Alitalia ma a Ryanair. Tanto che adesso Alitalia sta battendo cassa. La cosa incredibile è che la presidente ha già detto che è già pronto un nuovo versamento da parte della Regione». La consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo attacca la decisione della giunta di inserire nel prossimo Bilancio una posta apposita per pagare nuovamente la promozione della livrea.

«Invece di parlare con la stampa la presidente Serracchiani dovrebbe spiegare in Consiglio le ragioni dell’ennesimo spreco di denaro pubblico. Perché le risorse sono finite a Ryanair? Perché la Regione deve saldare un debito già saldato? Perché non paga Aeroporto Fvg? Quali sono gli estremi di questo accordo?» si domanda la portavoce M5S.

«Sono passati molti mesi da quando abbiamo chiesto, attraverso una richiesta di accesso agli atti, che questo accordo venisse rivelato in tutte le sua parti ma tutto è finito in un cassetto. Tace la giunta Serracchiani e tacciono i vertici di Aeroporto Fvg. Se questo sarà il modus operandi della prossima legge finanziaria, sappiamo già quale sarà la nostra posizione in merito. Purtroppo – conclude Dal Zovo – troppi politici non hanno capito che i cittadini oggi pretendo la massima trasparenza su come vengono spesi i loro soldi, perché – ricordiamo – le risorse pubbliche non sono né della presidente Serracchiani, né del presidente Dressi ma di tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia».

 

 

 

Consegna petizione popolare per la tutela del torrente Vielia

Una petizione per la salvaguardia del torrente Vielia, in Val Tramontina, per rafforzare il NO a ogni eventuale richiesta di

Progetti realizzati con fondi comunitari: «Bene parlare delle best practice ma non dimentichiamo le worst»

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«Recentemente la giunta regionale ha presentato a Udine le sei “best practicerealizzate grazie ai fondi comunitari del Psr. Una bella iniziativa senza dubbio che è giusto divulgare per far vedere che anche nella nostra Regione e in Italia si possono creare iniziative di successo che portano a maggior occupazione, nonostante l’art. 18. Peccato però che non si voglia mai parlare delle “worst practice” ovvero di quelle iniziative che nel corso degli ultimi anni hanno interessato le Procure e la Corte dei conti, o – peggio ancora – di quelle che sono passate indenni ai controlli comunitari e della Regione, potendo sprecare così ingenti risorse di denaro pubblico». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo punta il dito sui progetti finanziati dall’Unione europea che hanno finito per gettare discredito sul nostro Paese.

«Ricordiamo ancora i dati riferiti a due anni fa – sottolinea il portavoce M5S – quando vennero evidenziati dalle autorità di controllo ben 58 casi di alta “pericolosità” nella nostra Regione, per lo più dovuti al mancato mantenimento del vincolo di destinazione, false dichiarazioni in merito alle proprietà dei beni, mancato rispetto delle obbligazioni assunte, ma anche la violazione delle norme concernenti gli appalti. Ciò è dovuto alla polverizzazione delle iniziative che, essendo tante e di piccola entità, non vengono di fatto controllate».

«La Corte dei conti europea ha calcolato che l’Italia ogni anno percepisce illegittimamente 800 milioni di euro – aggiunge Sergo -. Tra il 1996 e il 2007, le stime parlano di frodi per – addirittura – quattro miliardi di euro. Di questi, almeno 1,2 miliardi sono finiti direttamente nelle mani delle organizzazioni mafiose. Di fronte a questi numeri – conclude Sergo – è giusto ricordare le iniziative migliori da cui prendere esempio, ma è altrettanto doveroso ricordare che sbagliando s’impara».

Gemona, incontro con il Sindaco Urbani per un NO comune alla riconversione dell’ospedale

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«Durante l’incontro con il sindaco di Gemona Paolo Urbani abbiamo ribadito la nostra contrarietà alla riconversione dell’ospedale in una struttura destinata a svolgere esclusivamente attività distrettuali sanitarie e sociosanitarie». I consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai ed Elena Bianchi oggi, insieme al consigliere comunale M5S Marco Cargnello e e le attiviste Elena Forgiarini e Nadia Di Doi del meet-up di Gemona, hanno fatto il punto sulla legge di riordino del sistema sanitario che domani arriva in Consiglio regionale.

«La riforma sanitaria della giunta regionale ricomprende l’Ospedale di Gemona tra i “presidi ospedalieri per la salute” – spiega Ussai -. Nonostante le “promesse” fatte pubblicamente dalla stessa presidente Serracchiani, l’ospedale è destinato a una riconversione come è chiaramente previsto nel testo del disegno di legge. La struttura subirà infatti nel tempo una profonda riorganizzazione. Così facendo – attacca il consigliere regionale – si rischia di indebolire l’azione di filtro per ricoveri impropri e di supporto all’Ospedale per acuti, che potrebbe trovarsi ulteriormente congestionato».

«In un sistema ove la cronicità è affidata al territorio nelle 24 ore, deve esserci comunque un sistema d’emergenza medicalizzato atto a filtrare e a soccorrere non solo l’acuto ma anche il cronico che si scompensa e che non potrà essere trattato certamente dalle aggregazioni di medici di Medicina generaleL’obiettivo non è tanto una difesa di tipo campanilistico, ma piuttosto organizzare e riqualificare i servizi al fine di offrire le giuste tutele in termini di tempestività e sicurezza, soprattutto – spiega Ussai – nella capacità di trattare non solo la cronicità ma anche le emergenze e dare risposte sui territori in cui si vive l’effettivo bisogno di salute».

«Ridurre le strutture come quella di Gemona a una gestione di carattere distrettuale serve certamente a ridurre la spesa pubblica – aggiunge la consigliera M5S Elena Bianchi –. Il problema è però che questa operazione scarica i costi sui cittadini che, per raggiungere gli ospedali più grandi e meglio attrezzati, dovranno sobbarcarsi le spese per i trasferimenti. Per raggiungere l’ospedale più vicino da alcuni centri montani sono necessari infatti anche 40 minuti di strada. Di fatto – conclude Bianchi – questi risparmi saranno fatti pagare due volte ai cittadini mentre gli ospedali più grandi saranno sempre più sovraccaricati».

 

Ussai (M5S): “… Se questo emendamento sarà mantenuto, noi come M5S questa Legge non la voteremo”

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Manifestazione contro la Riforma Sanitaria in FVG. Andrea Ussai (Consigliere regionale M5S): “… Se questo emendamento sarà mantenuto, noi come

Sondaggio Riforma Sanitaria

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Come indicato in assemblea portiamo alla tua attenzione la possibilità di votare on line alcune proposte da portare in consiglio regionale.
La riforma sanitaria è sicuramente quella più importante a cui sei chiamato a contribuire.
Dopo il lungo dibattito di Domenica scorsa, abbiamo preparato alcuni emendamenti che chiederemo di votare in aula  e vogliamo sapere la tua opinione.
dopo aver fatto l’accesso al nostro sito a questo indirizzo:
potrai votare nella pagina dedicata

http://www.movimento5stellefvg.it/votazione-riforma-sanitaria/

devi essere residente in FVG per poter votare

fino a sabato 27 settembre potrai esprimere le tue preferenze e porre le domande (nell’apposito spazio sottostante) necessarie per decidere come votare il sondaggio sui nostri “emendamenti”.
Se non ricordi la tua password segui il tutorial per come recuperarla http://bit.ly/1ohAsZ2 altrimenti scrivi a questo indirizzo di posta elettronica.

 

 

 

 

Riconversione dell’Ospedale di Sacile, Ussai (M5S): «A rischio trasferimento a Pordenone sia i posti letto di Post acuzie che i professionisti ospedalieri»

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«La riforma sanitaria della giunta Serracchiani ricomprende l’Ospedale di Sacile tra i “presidi ospedalieri per la salute”, cioè tra quelle strutture che devono essere riconvertite per lo svolgimento di attività distrettuali sanitarie e sociosanitarie. In realtà a Sacile è già avvenuta in parte questa riconversione. Negli anni c’è già stata, infatti, una profonda modifica del ruolo e delle funzioni dell’Ospedale: è cresciuta l’integrazione con l’Ospedaliera di Pordenone, con una graduale riorganizzazione delle degenze per acuti in posti letto per Post acuti e Riabilitazione, e si è promosso soprattutto un modello di integrazione dell’offerta sanitaria e socio-sanitaria innovativo, orientato a dare una risposta appropriata alla cura e all’assistenza dell’anziano fragile e della cronicità». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai sottolinea alcune criticità della riforma sanitaria per quanto riguarda la città del Livenza.

 

«Questo modello pionieristico – fortemente sostenuto dagli operatori – che aspettava solamente di essere completato e valorizzato attraverso una maggiore integrazione con il lavoro dei medici di Medicina generale e con un pieno coinvolgimento della comunità, per promuovere una cultura della salute e del benessere, oggi rischia di essere messo in crisi – precisa il portavoce M5S -. Non saranno sufficienti un nuovo centro per la Procreazione assistita o il trasferimento a Sacile della Cardiologia preventiva, caldeggiato anche da noi nei mesi scorsi per creare un polo per la Riabilitazione cardiologica, per valorizzare un “Modello Sacile” indicato dalla presidente Serracchiani come esempio per il Friuli Venezia Giulia».

 

«I veri nodi cruciali saranno, infatti, il mantenimento o meno a Sacile dei posti letto della Struttura complessa di Medicina interna e Post acuzie e la forma organizzativa proposta per la gestione dei malati che auspichiamo garantisca l’integrazione tra il medico di Medicina generale e l’internista ospedaliero. Il rischio – afferma Ussai – è quindi che sia i posti letto di Post acuzie che i professionisti ospedalieri siano trasferiti gradualmente a Pordenone, lasciando a Sacile esclusivamente posti per cronici in gestione ai medici di Medicina generale».

 

«Verrebbe così a mancare non solo un modello di gestione integrato, utile sia ad uno sviluppo culturale dei professionisti che alla presa in carico degli assistiti, ma sarebbe anche indebolita l’azione di filtro per ricoveri impropri e di supporto all’Ospedale per acuti, che potrebbe trovarsi ulteriormente congestionato. Purtroppo, nonostante la tanta sbandierata trasparenza della giunta Serracchiani, in realtà allo stato attuale non ci è dato saper quale sarà l’offerta totale dei servizi presso l’Ospedale di Sacile dopo la riforma, perché nell’allegato alla legge depositata ad agosto mancano le schede dei presidi ospedalieri per la salute – ricorda il consigliere regionale M5S -. Ci auguriamo che l’improrogabile sviluppo dell’attività territoriale, ancora particolarmente carente nella provincia di Pordenone, non si accompagni alla dispersione e alla frammentazione di quel patrimonio di esperienze che è rappresentato dal “Modello Sacile” e che invece – conclude – si pensi a valorizzare questo contesto di particolare pregio portando a compimento quell’integrazione con la comunità che potrebbe essere realizzata con una vera e propria “Cittadella per la Salute”».

 

Immobile ex Enel di Malnisio, esposto del MoVimento 5 Stelle alla Corte dei Conti

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La consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin ha presentato alla Corte dei Conte un esposto relativo all’acquisto dell’immobile ex Enel in via Volta a Malnisio da parte del Comune di Montereale Valcellina. «Dopo le nostre numerose sollecitazioni e richieste di chiarimento rimaste lettera morta, abbiamo deciso di rivolgerci alla magistratura contabile affinché vengano svolti i necessari accertamenti su quanto accaduto da quasi quattro anni a questa parte – spiega la capogruppo M5S in Consiglio regionale Eleonora Frattolin -. Siamo convinti che si tratti di un’operazione inopportuna, azzardata e pesantissima da un punto di vista economico per un piccolo comune come quello di Montereale Valcellina».

 

«Vogliamo venga fatta chiarezza su tutta la procedura amministrativa, a partire dalla richiesta di proroga del bando fatta dal Comune ad Hydrogea nel dicembre 2011. È ancora un mistero se ci fossero altre offerte e se la proroga fosse stata resa nota anche ad altri potenziali partecipanti al bando – attacca la portavoce M5S -. Fatto sta che subito dopo la proroga a fine marzo 2012, il Comune – ormai certo di poter subaffittare parte dell’immobile – ha deliberato di acquistare l’edificio al costo di 610 mila euro senza alcuna perizia di valutazione preventiva».

 

«Ai 610 mila euro vanno poi aggiunti altri 102 mila euro per le spese sostenute per la sua sistemazione, oltre alle imposte di legge e al costo del mutuo acceso dal Comune per l’acquisto. Inoltre – aggiunge Frattolin – dall’analisi delle determine abbiamo scovato altri 500 mila euro di costi di cui nulla si sapeva. Alla fine il Comune di Montereale Valcellina finirà per buttare al vento quasi 1 milione e mezzo di euro. Una spesa assurda per spostare i magazzini comunali e gli uffici tecnici in una sede decentrata e poter subaffittare parte dell’immobile alla stessa Hydrogea».

 

«Come abbiamo già avuto modo di segnalare l’immobile offerto dal Comune di Montereale Valcellina non risponde, infatti, alle caratteristiche richieste da Hydrogea nel bando pubblico sia per quanto riguarda l’ubicazione e la superficie a disposizione, ma anche per i termini di presentazione della domanda e per il prezzo di locazione – conclude la portavoce M5S – assolutamente spropositato se confrontato con gli attuali prezzi di mercato».

 

Sicurezza dei punti nascita e utilizzo dell’epidurale, due interrogazioni M5S.

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«Con la riforma sanitaria in discussione in queste settimane si ridisegnerà la rete dei punti nascita regionali. Risulta quindi urgente capirequale sia la situazione in termini di sicurezza dei percorsi nascita e a che punto sia il recepimento dell’accordo Stato-Regioni per il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali in questo ambito». A chiederlo è il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai che sull’argomento ha depositato una interrogazione.

 

«In particolare la giunta Serracchiani deve rendere pubblici i dati, registrati nei vari punti nascita regionali, sui tassi di mortalità e morbilità materna e neonatale diversificati per epoca gestazionale – aggiunge Ussai -. Vogliamo inoltre sapere quale sia il numero di parti cesarei annuali in ciascuna sede, tipicizzati per gravidanze a basso rischio in Regione».

 

«In questa fase è importante che i cittadini abbiano a disposizione tutte le informazioni possibili relative alla sicurezza dei punti nascita ma anche sulla possibilità di “partorire senza dolore”, oggetto, quest’ultima, di una seconda interrogazione. Si tratta di due peculiarità del Servizio sanitario regionale che devono essere assolutamente garantite anche in un periodo di calo delle risorse – afferma il portavoce M5S -. La preoccupazione è che la carenza degli organici e il taglio delle risorse riducano la percentuale di parti con ricorso all’analgesia epidurale e che non venga garantita la presenza di un anestesista dedicato h24 nemmeno nelle strutture regionali dove si effettuano i parti ad alto rischio, nelle quali – conclude Ussai – il ricorso alla partoanalgesia è spesso terapeutico».

Trenitalia, Sergo (M5S): «La Regione deve garantire la dovuta trasparenza ai cittadini e ai pendolari»

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Trenitalia, Sergo (M5S): «La Regione deve garantire la dovuta trasparenza ai cittadini e ai pendolari»

«Abbiamo letto dell’accordo raggiunto tra la Regione e la società Trenitalia per quanto riguarda l’apertura delle carrozze aggiuntive in composizione ai treni regionali “media distanza” che viaggiano tra Friuli Venezia Giulia e Veneto. La cosa che ci lascia perplessi è che non si riesca a essere mai trasparenti sugli importi sostenuti dalla Regione per far fronte al contratto con Trenitalia». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo chiede ancora una volta alla giunta Serracchiani maggiore trasparenza.

«Il 16 luglio – spiega Sergo – avevamo espresso dubbi sullo stanziamento iniziale previsto in assestamento di bilancio da noi ritenuto “eccessivo” per far fronte al contratto in essere, chiedendo anche quali fossero i motivi di una spesa di questa portata, che non poteva certo riferissi alla sola indicizzazione Istat, così come sostenuto in commissione dall’assessore Santoro. Come di consueto, non abbiamo ottenuto una risposta alla nostra richiesta, ma in Aula quell’importo è stato significativamente ridotto. Rimane il fatto – aggiunge il portavoce M5S – che non sappiamo ancora per cosa siano state destinate queste risorse».

«Una decina di giorni fa abbiamo depositato una interrogazione per fare chiarezza su questi aspetti ma anche su quelli legati al rispetto delle norme contrattuali e alla richiesta delle penali chela Regione più volte ha minacciato di far pagare al gestore di servizio – ricorda Sergo -. A questo punto attendiamo con ansia di conoscere quale sia la somma pagata da Trenitalia per i vari disagi e disservizi lamentati negli ultimi anni dai clienti. Giovedì scorso abbiamo appreso, inoltre, che si è deciso di intervenire per sbloccare l’incresciosa situazione delle carrozze che venivano chiuse sul confine tra Veneto e Friuli. Lo stesso assessore Santoro prima aveva ammesso che non erano stati rilevati particolari disagi per poi cambiare improvvisamente idea – attacca il consigliere M5S -. Se solo due mesi fa, infatti, diceva di non dover pagare i circa due milioni di euro richiesti per lasciare aperti questi scompartimenti, adesso sostiene che si è “inteso di riconoscere a Trenitalia il valore delle carrozze aggiuntive utilizzate rispetto alle effettive necessità dei passeggeri del Friuli Venezia Giulia” ma non rivela quale sia questo “valore”».

«Con la nostra interrogazione siamo voluti intervenire anche sul monitoraggio dei dati relativi alla pulizia e ai ritardi dei treni, chiedendo anche che, in ottemperanza alla recente legge regionale sugli “open data”, i risultati delle ispezioni della Regione (da effettuarsi di norma ogni dieci giorni) e i dati relativi ai ritardi vengano forniti e pubblicati sul sito della Regione mese per mese e non solamente a fine anno, in modo da poter garantire un maggior controllo da parte dei cittadini».

«In chiusura una nota informativa per i cittadini del Friuli Venezia Giulia: con il contratto stipulato, Trenitalia si è impegnata a “far rimuovere eventuali graffiti entro 48 ore dalla segnalazione”. Armatevi di smartphone e fate le Vostre segnalazioni all’indirizzo http://reclami-e-suggerimenti.trenitalia.com/Reclami/Default.aspx. Entro giovedì – conclude Sergo – avremo di certo tutti i treni puliti e scintillanti, parola di Trenitalia».

 

Sanità: “ Una suddivisione delle Aziende sanitarie che assomiglia più ad una spartizione politica”

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 “Se la Riforma Sanitaria della giunta Serracchiani vuole mettere il cittadino al centro perché ha scelto una suddivisione delle Aziende sanitarie che assomiglia più ad una spartizione politica?”

Di buone intenzioni sono lastricate le vie che portano all’inferno ed è così che la riforma della Sanità della giunta Serracchiani sebbene partisse da presupposti condivisibili è arrivata ad un testo definitivo che, cosa che è sotto gli occhi di tutti, risulta essere approssimativo e per molti versi campato in aria.

 

Le imprecisioni e gli errori, denunciati per primi dai professionisti auditi in commissione, sono il sintomo di una mancata condivisione e di un agire frettoloso volto più al dimostrare che si sta facendo qualcosa che al farlo bene.

Ma la cosa più grave non sono le dimenticanze nelle schede ospedaliere, di qualche funzione o di qualche reparto, ma la totale assenza di uno studio suoi risparmi e sui costi che questa riforma comporterà nel breve e nel lungo periodo.

 

Se uno dei principali motivi che impongono la necessità di predisporre la riforma sanitaria è quello di garantire la sostenibilità economica del sistema, come è possibile che di questo nel testo non si faccia nessun cenno concreto?

Ipocrita inoltre è l’uso continuo dello slogan “mettiamo il cittadino al centro” visto che ci si ricorda di lui solamente quando fa comodo.

 

Stiamo ancora aspettando che l’assessore venga in commissione, come previsto dalla legge regionale 7/2009, per poter discutere delle liste di attesa per le prestazione sanitarie, ma sono 2 anni che questa legge è disattesa e nella riforma non è previsto nessun provvedimento migliorativo a riguardo.

 

Inoltre la scelta del modello organizzativo che prevedere la fusione tra le aziende territoriali e quelle ospedaliere potrebbe, dopo aver risolto i problemi di illegittimità e previsti precisi paletti nella distribuzione delle risorse, portare ad un miglioramento sia della continuità delle cure che dell’uso delle risorse, ma ci chiediamo perché sia mancato il coraggio di tagliare ulteriormente il numero delle aziende per arrivare almeno ad un rapporto rispetto al numero di abitanti che si avvicini alla media nazionale, che è di una azienda sanitaria ogni 410.000 abitanti. Ma soprattutto perché si sono accorpati territori che non hanno niente in comune tra di loro? evidentemente si è preferito una suddivisione delle aziende che assomiglia più ad una spartizione politica che ad un’organizzazione che abbia a cuore i percorsi di salute del cittadino.

 

Per risolvere e chiarire le innumerevoli criticità emerse dalle audizioni credo che l’unica posizione di buon senso da parte di questa maggioranza dovrebbe essere quella mettersi in ascolto, evitare la fretta e dimostrare una vera aperture ad un dialogo che non sia solo di facciata. Domani potremo già verificare questa disponibilità misurando i minuti che si vorrà dedicare al comitato ristretto, che dovrebbe servire a giungere ad un testo unificato. Ci auguriamo che la priorità di questa maggioranza non riguardi solo un rispetto dei tempi “modello Renzie”.”

L’allenatrice nel pallone

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Debora Serracchiani – sempre più “allenatrice nel pallone” – ha messo in panchina il suo assessore alla Cultura, Gianni Torrenti, inventando una nuova figura politica nel triste panorama della politica italiana. Indagato per truffa aggravata ai danni della Regione Friuli Venezia Giulia per le fatture non pagate da “Spaesati” quando era al vertice di questa associazione, Torrenti deve difendersi soprattutto dall’ipotesi accusatoria del pm Frezza: essersi inventato “Spaesati” per aggirare le leggi sui fondi pubblici. Uno stratagemma che avrebbe permesso all’associazione di incassare ben 170 mila euro in cinque anni.

Tutto questo non ha scomposto più di tanto la “rottamatrice” Serracchiani che, invece di accettare le dimissioni che il buon Torrenti aveva immediatamente rassegnato, ha deciso di tenerlo in stand by, avocando a sé tutte le materie di competenza della Direzione centrale cultura sport e solidarietà. Una stelletta in più da appuntare a un petto già piuttosto affollato. Serracchiani è infatti presidente della giunta regionale, ha la delega in materia di relazioni internazionali, quella alle infrastrutture strategiche, quella al coordinamento delle politiche per la montagna, è commissario straordinario per la Terza corsia della A4, è commissario straordinario per gli interventi “nell’area di crisi complessa del porto di Trieste”, è rappresentante della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome nella Cabina di Regia per l’attuazione dell’agenda digitale italiana, oltre – ovviamente – ad essere responsabile Infrastrutture della segreteria del Pd e vicesegretario del Partito democratico. Ora ha anche le deleghe alla Cultura, sottratte a Torrenti.

Già, ma chi è Gianni Torrenti? Agente di commercio nel settore alimentare, trombato alle Regionali e subito promosso in giunta, “l’assessore in panchina” è stato per lungo tempo il tesoriere del Partito democratico di Trieste. In questa veste ha gestito e continua a gestire numerosi beni immobiliari del Pd nel Friuli Venezia Giulia. Torrenti è infatti amministratore unico di tre società: Immobiliare Capitolina srl, Liudski Dom srl e Luxa Twt srl. Quest’ultima, in particolare, è di proprietà al 100 per 100 della società cooperativa Bonawentura che gestisce il teatro Miela di Trieste e che fino a giugno 2013 era presieduta sempre dal politico del Pd. La stessa coop rossa che da sempre riceve finanziamenti pubblici (nella Finanziaria 2014 la giunta Serracchiani ha assegnato a Bonawentura 440 mila euro) e che, guarda caso, ha finanziato la campagna elettorale dello stesso Torrenti. Scandalo prontamente denunciato a giugno dal Gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale. 

Immobiliare Capitolina e Liudski Dom sono invece di proprietà, rispettivamente al 100% e al 50% della Fondazione per il riformismo nel Friuli Venezia Giulia che – incredibile – è presieduta ancora da Gianni Torrenti, mentre l’altro 50% della società è della Dom Immobiliare Triestina spa che fa riferimento alla sinistra slovena di Trieste. Bene, la Fondazione in questione è già finita nel mirino di Unicredit per il “buco” da 200 milioni di euro dei Democratici di Sinistra, ereditato dal Partito Democratico. In particolare l’istituto contesta la donazione di un appartamento a uso ufficio e di un magazzino a Udine, trasferiti gratis dai Ds alla Fondazione per il Riformismo nel Friuli Venezia Giulia.

Insomma… soldi, scatole cinesi, accuse di truffa, conflitti di interessi… Niente sembra impressionare la “zarina” del Nordest che, quando si era candidata alla presidenza della Regione, non voleva neanche gli indagati in lista. È passato poco più di un anno ma sembra un secolo

Grafico intrecci PD

Il MoVimento 5 Stelle chiede chiarezza sul Nodo ferroviario di Udine. Sergo: «Troppi interrogativi su costi, tempi di attuazione e finalità dell’opera»

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Il MoVimento 5 Stelle chiede chiarezza sul Nodo ferroviario di Udine. Sergo: «Troppi interrogativi su costi, tempi di attuazione e finalità dell’opera»

«Dopo una richiesta di accesso agli atti, avanzata alla Direzione Infrastrutture della Regione il 25 giugno 2014 e tuttora inevasa, abbiamo deciso di approfondire la questione del Nodoferroviario di Udine. Nei mesi precedenti le elezioni, infatti, sia la giunta regionale che quellacomunale hanno rassicurato i cittadini di Udine Est che protestano da anni ormai chiedendo la dismissione della linea ferroviaria “storica” e il trasferimento dei treni sulla circonvallazione che attraversa via Cividale con un sottopassaggio. La richiesta dei comitati è sempre stata quella di spostare su quella linea – anche raddoppiandola – i treni merci e passeggeri e trasformare la linea storica in una pista ciclabile. Finora però ci sono state solo tante promesse e dichiarazioni fumose». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo chiede che, finalmente, venga fatta chiarezza sul Nodo ferroviario di Udine.

«Le amministrazioni coinvolte avevano promesso che si sarebbero spostati prima i treni cisterna, poi quelli merci infine quelli passeggeri – spiega la consigliera comunale M5S Claudia Gallanda -. A questo punto ci chiediamo se siano ancora valide le promesse elettorali, oppure no. Questo perché, anche se si dimezza il numero dei treni, non si risolve il problema sollevato dai cittadini: i passaggi a livello resterebbero in funzione, salvo prevedere altre costose opere per la loro dismissione, ma i treni passeranno comunque di lì!».

Sulla vicenda interviene anche il consigliere 5 stelle Paolo Perozzo: «Il sindaco Honsell dà sempre la colpa agli altri, ma lui stesso nel Piano Urbano della Mobilità di Udine non ha previsto l’eliminazione dei passaggi a livello in centro città».

«È legittimo chiedersi se sia necessario un intervento così oneroso – almeno 60 milioni di euro – se alla fine il problema non viene risolto – sottolinea Sergo -. Ma è anche l’occasione per chiarire ai cittadini quali siano le intenzioni della giunta Serracchiani anche per quanto riguardal’unico nuovo scalo nell’area a nord dello stabilimento Abs di Cargnacco, fuori città, a seguito della dismissione gli attuali scali attivi e che, come sostenuto dall’assessore Santoro, sarà “a servizio dell’Abs”. Altra opera realizzata con buona pace di chi, come noi del MoVimento, è contrario al consumo del suolo e a favore, invece, della riqualificazione dell’esistente e che ha già allarmato in passato il sindaco di Pozzuolo Turello».

«Ci sono molte contraddizioni tra le dichiarazioni rilasciate dal sindaco Honsell, dall’assessore Santoro, dai rappresentanti di Governo – attacca il portavoce M5S -. Per questo chiediamo che venga fatta luce una volta per tutte su quali siano le intenzioni, quali le somme previste, i tempi di attuazione e chi dovrà sostenere l’onere di questi interventi: R.F.I. e Società Cargo come sostenuto dal Comune di Udine oppure lo Stato e la Regione oppure la società per cui l’opera “sarà a servizio” ovvero l’ABS? Quest’ultima ha già fatto pressioni sulla Regione per la realizzazione dell’elettrodotto Redipuglia Udine Ovest e adesso starebbe per ottenere anche uno scalo merci “a suo servizio”. Tanti quindi gli interrogativi – conclude Sergo – cui la politica è chiamata a rispondere una volta per tutte».

Il MoVimento 5 Stelle chiede chiarezza sul Nodo ferroviario di Udine. Sergo: «Troppi interrogativi su costi, tempi di attuazione e finalità dell’opera

«Dopo una richiesta di accesso agli atti, avanzata alla Direzione Infrastrutture della Regione il 25 giugno 2014 e tuttora inevasa, abbiamo deciso di approfondire la questione del Nodo ferroviario di Udine. Nei mesi precedenti le elezioni, infatti, sia la giunta regionale che quella comunale hanno rassicurato i cittadini di Udine Est che protestano da anni ormai chiedendo la dismissione della linea ferroviaria “storica” e il trasferimento dei treni sulla circonvallazione che attraversa via Cividale con un sottopassaggio. La richiesta dei comitati è sempre stata quella di spostare su quella linea – anche raddoppiandola – i treni merci e passeggeri e trasformare la linea storica in una pista ciclabile. Finora però ci sono state solo tante promesse e dichiarazioni fumose». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo chiede che, finalmente, venga fatta chiarezza sul Nodo ferroviario di Udine.

 

«Le amministrazioni coinvolte avevano promesso che si sarebbero spostati prima i treni cisterna, poi quelli merci infine quelli passeggeri – spiega la consigliera comunale M5S Claudia Gallanda -. A questo punto ci chiediamo se siano ancora valide le promesse elettorali, oppure no. Questo perché, anche se si dimezza il numero dei treni, non si risolve il problema sollevato dai cittadini: i passaggi a livello resterebbero in funzione, salvo prevedere altre costose opere per la loro dismissione, ma i treni passeranno comunque di lì!».

 

Sulla vicenda interviene anche il consigliere 5 stelle Paolo Perozzo: «Il sindaco Honsell dà sempre la colpa agli altri, ma lui stesso nel Piano Urbano della Mobilità di Udine non ha previsto l’eliminazione dei passaggi a livello in centro città».

 

«È legittimo chiedersi se sia necessario un intervento così oneroso – almeno 60 milioni di euro – se alla fine il problema non viene risolto – sottolinea Sergo -. Ma è anche l’occasione per chiarire ai cittadini quali siano le intenzioni della giunta Serracchiani anche per quanto riguarda l’unico nuovo scalo nell’area a nord dello stabilimento Abs di Cargnacco, fuori città, a seguito della dismissione gli attuali scali attivi e che, come sostenuto dall’assessore Santoro, sarà “a servizio dell’Abs”. Altra opera realizzata con buona pace di chi, come noi del MoVimento, è contrario al consumo del suolo e a favore, invece, della riqualificazione dell’esistente e che ha già allarmato in passato il sindaco di Pozzuolo Turello».

 

«Ci sono molte contraddizioni tra le dichiarazioni rilasciate dal sindaco Honsell, dall’assessore Santoro, dai rappresentanti di Governo – attacca il portavoce M5S -. Per questo chiediamo chevenga fatta luce una volta per tutte su quali siano le intenzioni, quali le somme previste, i tempi di attuazione e chi dovrà sostenere l’onere di questi interventi: R.F.I. e Società Cargo come sostenuto dal Comune di Udine oppure lo Stato e la Regione oppure la società per cui l’opera “sarà a servizio” ovvero l’ABS? Quest’ultima ha già fatto pressioni sulla Regione per la realizzazione dell’elettrodotto Redipuglia Udine Ovest e adesso starebbe per ottenere anche uno scalo merci “a suo servizio”. Tanti quindi gli interrogativi – conclude Sergo – cui la politica è chiamata a rispondere una volta per tutte».

 

Riforma sanitaria «Bene le correzioni ma con la fretta si rischiano errori e ambiguità come nel caso dei servizi delle dipendenze»

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 «La riforma sanitaria definitiva depositata dalla giunta Serracchiani accoglie alcune nostre richieste sollevate in commissione durante l’audizione del 31 luglio con l’assessore Telesca, come ad esempio una maggior elasticità nell’apertura dei “punti di primo intervento” a seconda delle esigenze locali, ma contiene ancora molti punti poco chiari o ambigui». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Andrea Ussai commenta così le modifiche apportate alla riforma sanitaria.

 

«Prendiamo, ad esempio, la situazione dei servizi per le dipendenze – spiega il portavoce M5S -. In questo caso, dopo una apprezzabile modifica alla prima versione del documento, è prevista l’autonomia tecnico-gestionale, organizzativa e contabile, come nell’organizzazione attuale. Ma non riusciamo a capire perché, pur essendo tale descrizione sovrapponibile a quella di un dipartimento, come ad esempio quello di salute mentale riportato in un articolo successivo, non venga riproposto l’attuale modello che prevede, per l’appunto, un dipartimento delle dipendenze – si chiede Ussai -. Se la filosofia di questa riforma è quella di potenziare il territorio, considerando che il fenomeno delle dipendenze è in costante crescita, perché si è deciso di mettere mano all’attuale organizzazione rischiando di indebolire un servizio che oggi funziona?».

 

«L’organizzazione dipartimentale ha garantito in questi anni una gestione efficiente delle risorse eun coordinamento degli interventi con tutti i portatori di interesse – prosegue il consigliere regionale -. Ci auguriamo che, nonostante i tempo forzati decisi dalla giunta, le prossime audizioni e la discussione nella commissione competente possano portare a delle scelte basate più su motivazioni di tipo tecnico che ideologico, per scongiurare una frammentazione e una disomogeneità dei servizi delle dipendenze che potrebbero portare – conclude – anche al depotenziamento dell’attività di prevenzione».

 

Aperture domenicali, Sergo (M5S): «Bene il referendum ma che non sia solo l’ennesima presa in giro»

 

«Durante questo anno e mezzo di battaglie e prese in giro da parte del Partito democratico abbiamo sempre creduto che il referendum fosse “l’ultima spiaggia”, l’ultima cartuccia da sparare. La decisione di arrivare a questo punto è l’ennesima sconfitta per una maggioranza di Governo inesistente, inutile e dannosa per i cittadini e quindi ben venga che l’ultima parola spetti al popolo italiano». Il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle Cristian Sergo commenta così l’ipotesi referendum sulle aperture domenicali.

«Eppure ci sono tante cose che non tornano – aggiunge Sergo -. La prima? Il popolo italiano si è già espresso in materia e il risultato del referendum del 1995 è stato netto e inequivocabile. I cittadini italiani, che sono ben più lungimiranti dei politici, si erano detti. Infatti,contrari all’ipotesi di liberalizzare gli orari degli esercizi commerciali. Purtroppo però, come al solito, i partiti si sonosottomessi alle lobby e alle multinazionali, agevolando la distruzione di quella che era la piccola media impresa “commerciale” italiana, desertificando i centri storici delle nostre città, contribuendo al loro degrado, per favorire invece il fiorire dei centri commerciali nelle nostre periferie».

 

«Ancora oggi si vuole proseguire con questa logica, per esempio, in una città piccola come quella di Udine – ricorda il portavoce M5S -. È del tutto insensato far scegliere ai sindaci se i negozi devono stare chiusi o meno la domenica. Ma ve lo vedete un sindaco di un comune con meno di mille abitanti dove è stato costruito un mega centro commerciale che si oppone alle richieste del magnate di turno di rimanere aperto? Dopo tutto quello che han fatto per approvare varianti e contro varianti e favorirne la costruzione?» si chiede Sergo che attacca. «Adesso, dopo dodici mesi che chiediamo l’abrogazione dell’art. 31 del decreto “Salva Italia” di Monti che al nostro Paese ha causato solo danni e problemi, i politici giocano la carta del referendum? Gli stessi politici che solo un anno fa – senza neanche aver letto la direttiva – dicevano “non possiamo fare niente, la Bolkenstein ce lo impedisce”?».

 

«Ecco, ora questi politici propongono il referendum, ovvero un modo per far passare altro tempo e per evitare che da settembre venga discussa in aula la proposta di legge del MoVimento 5 Stelle, così come promesso prima della chiusura dei lavori dal presidente della Commissione Attività Produttive Epifani – afferma Sergo -. Prima di invocare il referendum non sarebbe meglio fare le dovute pressioni sul Parlamento affinché quel testo di legge venga approvato nel più breve tempo possibile?».

 

«Ovviamente, ciò che interessa ai partiti è far vedere che il MoVimento 5 Stelle non fa niente e non sa far niente. Purtroppo – conclude il consigliere regionale M5S – a questa classe politica non interessa un bel niente dei reali interessi dei cittadini».

Il Movimento 5 Stelle risponde all’accusa di nichilismo rivolta dal capogruppo del pd monfalconese Paolo Frisenna.

 

Risulta incomprensibile l’affermazione di Frisenna perchè, a supporto dell’accusa di nichilismo, introduce un argomento, come l”installazione dei denitrificatori, estraneo dal contesto in cui era inserito il nostro intervento.

Il vero contesto è un camino di sessant’anni e una AIA in scadenza.

L’installazione dei denitrificatori ricorda il vecchio detto popolare “stucco, pittura e fa bella figura”.

Il problema qui non è essere o meno contrari ai denitrificatori (cosa alla quale noi siamo certamente favorevoli), le normative europee lo prevedono e dunque, l’obbligo dell’abbattimento degli inquinanti rendeva consultivo il parere dei comuni del mandamento.

Nessuno discute delle migliorie se sono obbligo di legge caro Frisenna, è qua che il suo intervento diventa strumentale e fuorviante.

A2a, per ottemperare alle normative vigenti sull’inquinamento del carbone, ha dovuto richiedere al Ministero dell’Ambiente un aggiornamento della autorizzazione integrata ambientale dove si era reso obbligatorio agire come se i denitrificatori fossero installati.

Da tempo la centrale aveva ridotto la produzione di energia per restare nei parametri imposti dalle leggi europee.

Il problema attuale è l’accelerazione di A2a sulla messa in opera dei denitrificatori.

Perchè l’azienda investe 25 milioni di euro prima della imminente scadenza dell’AIA? Non vorremmo che la risposta sia che l’azienda è evidentemente sicura di poter proseguire per altri anni con l’incenerimento del carbone al quale speriamo non si aggiungano i rifiuti, ammortizzando in breve tempo, la spesa dei denox.

“Caro capogruppo una domanda ci sorge. Perché l’amministrazione comunale non ha assunto una posizione politica con il ministero dell’ambiente, che chiedeva un parere consultivo? A nostro avviso le prescrizioni ai denox hanno avuto un preciso significato politico, hanno detto un SI al proseguo del carbone in una centrale obsoleta dove nessuna miglioria tecnologica cambia, di molto, la realtà: la realtà di una centrale sessantenne, adiacente alle abitazioni e con il camino più basso d’Europa . ”

Sappiamo perfettamente che l’Ufficio tecnico ha provveduto ad inviare prescrizioni. Da quanto abbiamo avuto modo di capire erano prescrizioni che non incidevano sul problema carbone si o carbone no. Oppure prescrizioni che non incidevano sull’installazione dei bomboloni di ammoniaca alti 40 metri, vicino alle abitazioni. L’amministrazione comunale avrebbe avuto facoltà di farlo in base alle normativa vigenti.

Questo era il momento giusto per dire NO AL CARBONE a Monfalcone.

Caro capogruppo siamo noi che ci sorprendiamo della sua incapacità di cogliere il messaggio del nostro comunicato. Una incapacità talmente palese che rasenta l’imbarazzo. Il messaggio era molto chiaro: la centrale non deve bruciare carbone, denox o non denox.

Non è accettabile che vengano macinati utili  sulle spalle della salute dei cittadini offendendo anche coloro che cercano soluzioni alternative ed INVESTONO il loro tempo in questa ricerca che, se lo lasci dire, è tutt’altro che una perdita di tempo.

Polo intermodale di Ronchi dei Legionari

A Novembre 2013, in commissione abbiamo chiesto se in questo momento di crisi, spendere 18 milioni di euro per costruirlo