“La preoccupazione è alta, in un momento in cui c’è un progressivo impoverimento dei servizi offerti e aumentano i disagi per lo stato in cui soffre la sanità in regione, pensare di dimezzare i consultori familiari di Trieste fa specie, soprattutto perché la legge del ’96 ne prevede almeno uno ogni 20 mila abitanti”. Lo ha ricordato la Consigliera Regionale del Movimento 5 Stelle Rosaria Capozzi a margine della manifestazione tenutasi in piazza Unità a Trieste contro la chiusura dei consultori familiari della città.
“Benché l’assessore in aula abbia detto che la riduzione a due non equivale ad una riduzione di servizi, appare piuttosto paradossale pensarlo, difatti immaginare che il supporto offerto da due consultori sia uguale a quattro significa che o quegli operatori saranno dei supereroi visto che sopperiranno alle esigenze affrontante da 4consultori o si troveranno in grande affanno con i disservizi che ne deriveranno. La formula magica ‘meno operatori uguali servizi’ che Riccardi e Asugi propongono, non può esser applicata in presidi fondamentali per il supporto sanitario alle famiglie e alle donne, dove, già oggi, le liste d’attesa non consentono di offrire un supporto immediato”.
“Come donna, prima ancora che come persona politicamente impegnata, sono contraria a questa operazione perché parliamo di servizi importanti – ribadisce la pentastellata – soprattutto per il supporto offerto alle donne vittime di violenza o in ambito ginecologico per l’accompagnamento all’allattamento e al parto, oltre che per i servizi offerti a famiglie separate e persone con importanti problemi psicologici”.
“Noi oggi siamo scesi in piazza perché quest’accorpamento non ci convince – conclude Capozzi – e ci schieriamo con chi dice no all’ennesimo taglio della sanità pubblica che spinge i cittadini ad affidarsi a quella privata”.