È lunga la lista degli amministratori del Friuli Venezia Giulia che, pur ricevendo già una pensione, potrebbero chiedere (in alcuni casi lo hanno già fatto) che venga loro aumentata l’indennità di amministratore pubblico (tecnicamente “indennità mensile di funzione”), con un aggravio di costi per i bilanci degli enti pubblici anche del 50% per singola voce di spesa.
«La cifra complessiva non è certa ma si tratta di almeno 500 mila euro l’anno a carico dei bilanci degli enti pubblici locali – spiega la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Eleonora Frattolin -. Il dato complessivo, purtroppo, potrebbe essere molto più alto. Le cifre in nostro possesso, infatti, sono parziali, riferendosi solo a chi era già in quiescenza al momento dell’elezione, e quindi non tengono conto di tutti gli amministratori andati in pensione successivamente. Come accaduto, ad esempio, nel Comune di Pordenone per il sindacoPedrotti e per l’assessore Zille, che nel conteggio si devono aggiungere all’assessore Rubino, eletta già pensionata».
Altro dato ancor più preoccupante riguarda gli arretrati di questi aumenti. Ecco qualche esempio. Più di 63 mila euro al vice presidente della Provincia di Pordenone Eligio Grizzo. Quasi 58 mila euro al sindaco di Fontanafredda Giovanni Baviera e a quello di Tolmezzo Dario Zearo. Poco più di 38 mila euro al primo cittadino di Gradisca Franco Tommasini. Nell’elenco non mancano il sindaco di un comune piccolo come Lestizza, Geremia Gomboso, che potrebbe portarsi a casa oltre 33 mila euro, e due assessori della Provincia di Trieste, Vittorio Zollia eAdele Pino, che potrebbero mettersi in tasca più di 32 mila euro a testa.Umberto Laureni, assessore del Comune di Trieste avrebbe invece diritto a oltre 31 mila euro. L’elenco completo è consultabile nell’allegato.
Il totale complessivo degli arretrati spettanti ai diversi amministratori della regione, ad ogni modo, ammonta a più di 1,6 milioni di euro.
«Questa eventualità può e deve essere sventata dalla giunta Serracchiani – attacca la portavoce M5S -. Basta una delibera per modificare la normativa attuale e lasciare queste risorse nelle casse già abbastanza provate degli enti locali. Bisogna essere coerenti quando si parla di tagli ai costi alla politica. Questi aumenti inopportuni e ingiustificati rappresentano, infatti, un vero e proprio schiaffo ai cittadini che stanno vivendo sulla loro pelle le conseguenze della crisi economica».
«Il nostro auspicio è che la giunta provveda immediatamente a modificare la delibera attualmente in vigore, chiarendo che l’aumento di indennità non spetta agli amministratori in pensione, che, a differenza di lavoratori autonomi e di lavoratori dipendenti in aspettativa non retribuita, non subiscono un danno economico dallo svolgimento del proprio incarico. Nel frattempo confidiamo nella responsabilità degli amministratori locali. Questi politici – conclude Frattolin – devono rendersi conto fino in fondo di quanto siano inopportuni questi aumenti e, soprattutto, degli effetti che potrebbero aggravare ulteriormente i già precari bilanci comunali e provinciali. La responsabilità di un buon amministratore pubblico in questo caso si manifesta – conclude Frattolin – nella scelta, prevista dalla legge, di rinunciare sia agli aumenti che agli arretrati».