“Come sosteniamo da sempre, le strutture come il Cpr vanno chiuse! È infatti necessario ripensare un modello diverso di gestione della fase di riconoscimento e di rimpatrio delle persone ivi ospitate. Esprimiamo, perciò, tutta la nostra solidarietà alle Forze dell’ordine e al personale che vi opera, spesso sotto organico. Condanniamo, al tempo stesso, gli episodi di violenza accaduti a Gradisca e ribadiamo che la violenza non va mai e poi mai giustificata”.
Lo evidenzia, attraverso una nota stampa condivisa con la collega Ilaria Dal Zovo (coordinatrice territoriale per l’ex provincia di Gorizia), la consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), prendendo la parola sulle problematiche nuovamente esplose in maniera drammatica a Gradisca d’Isonzo e ricordando che “nei mesi scorsi abbiamo visitato la struttura isontina insieme al deputato Colucci, apprezzando la dedizione delle Forze dell’ordine e degli operatori che, quotidianamente, cercano di rendere vivibile quel posto”.
“Purtroppo, il sistema dell’immigrazione del nostro Paese – aggiungono le esponenti pentastellate – dimostra tutte le sue lacune. Così come lacunose sono le realtà come quella gradiscana dove, ormai troppo spesso, la detenzione avviene senza il rispetto dei diritti e della dignità umana”.
“La situazione di pericolosità e di fragilità di queste strutture – precisa Dal Zovo – era stata da noi più volte denunciata, soprattutto facendo seguito ai sopralluoghi effettuati dagli esponenti del M5S negli anni dei mandati in Consiglio regionale. Senza trascurare il fatto che la mozione dell’Assemblea legislativa che prevedeva la chiusura del Cie, prima che si chiamasse Cpr, portava anche la mia firma”.
“Trattenere un numero di persone spesso assai alto – sottolinea, dal canto suo, Capozzi – in un regime peggiore di quello detentivo, per mesi e senza tempi certi, aumenta il rischio della reiterazione di episodi come quello della scorsa settimana. Tutti lo sanno ma lo Stato, che dovrebbe interessarsi direttamente del problema, non fa invece nulla per garantire in primis la tutela delle Forze dell’ordine e di chi lavora in quegli spazi così a rischio”.
“Visto e considerato che si tratta anche di salute pubblica – concludono Capozzi e Dal Zovo – riteniamo perciò che chi deve tutelare la stessa, in primis i sindaci dei Comuni che ospitano tali strutture, possa accedere in qualunque momento alle aree in questione senza alcun preavviso, come già avviene per i parlamentari della Repubblica”.