Un disegno di legge importante nelle sue finalità che presenta alcuni elementi di criticità che andrebbero corretti nel corso dell’iter autorizzativo. Questa la posizione dei consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle, Cristian Sergo e Mauro Capozzella, sul ddl SviluppoImpresa. “Si è persa l’occasione di scrivere un testo unico – afferma Sergo -, integrando le norme della legge Rilancimpresa del 2015 e realizzando un’unica norma di settore, ben capendo quanto sia complesso da raggiungere anche se ci sono stati dieci mesi per farlo. C’è inoltre il rischio di frammentarietà – continua il capogruppo – con un totale di 51 interventi contributivi che dovranno essere finanziati e che portano a dividere le risorse disponibili in troppi rivoli, facendo perdere l’efficacia degli interventi”.
“Sul modo in cui è stato scritto il testo abbiamo fatto notare la necessità di riscrivere l’articolo 8, che prevede un intervento di riduzione dei tributi locali per le attività economiche che si insediano negli immobili dei centri urbani – aggiunge Sergo -. Apprezziamo l’impegno dell’assessore Bini a mettere mano a una norma che abbiamo proposto già a dicembre 2018, ma l’articolo è stato scritto talmente male che lo stesso assessore ha annunciato che verrà emendato in toto. Ci auguriamo che il principio non venga snaturato il principio e che sia anche tenuta in considerazione la necessità di tornare a esser attrattivi anche per quelle imprese che negli scorsi decenni hanno deciso di delocalizzare l’attività all’estero”.
“Positivi l’uso del crowdfunding e l’incentivazione della blockchain, l’impegno dovrà essere quello di non far rimanere queste norme soltanto sulla carta. Nell’ambito del sostegno alle imprese – continua l’esponente M5S – Friulia viene citata spesso. È comprensibile puntare sulla Finanziaria regionale ma bisogna stare attenti a non farle fare troppe cose in maniera poco efficace”.
Sul ruolo di Friulia, in particolare per quanto concerne l’accesso al credito, si sofferma anche Capozzella: “Bisogna evitare di creare una situazione paragonabile a quella di Mediocredito. Dopo avere perso la banca regionale a causa di voragini contabili, si cerca di dare al Friuli Venezia Giulia un soggetto analogo, attribuendogli funzioni di ingegneria finanziaria. Considerato il precedente, non c’è da stare tranquilli”.
“Non convince nemmeno l’affidamento a DiTedi il ruolo di ‘stimolatore’ del tessuto imprenditoriale per quanto riguarda la diffusione della cultura digitale – conclude Capozzella -. I poli tecnologici già svolgono egregiamente il ruolo sia di antenna tecnologia che di incubatori di nuove idee imprenditoriali”.